Warning: amore deviato, angst!!!
Riassunto: è la fine di Schwarz. Ancora poche ore e dovranno
prendere strade separate, per sempre. Mentre il suo compagno dorme, Schuldig
riflette sul loro legame.
Nota: probabilmente un (bel) po’ OOC
Disclaimer:
ebbene sì, Schuldig è mio, lo possiedo tutte notti
sul tavolo della cucina. Per non parlare di tutti gli altri... Sapeste che
numeri. Però non ci faccio una lira, è tutto aggratis e in allegria.
Nota2: questa fic è nata prima in Inglese e poi l’ho tradotta in
Italiano per la challenge Fanfic100_ita (http://community.livejournal.com/fanfic100_ita/)
Prompt della challenge per questa fic: Porpora
Mentre dormi
di LoLL
C’è qualcosa di
innocente che ti addolcisce il volto, mentre dormi; l’accenno di un sorriso
sulle labbra, un leggero rossore sulle guance. Le cicatrici sono appena
visibili nella luce dei neon che filtra dalle tende, ma non ho bisogno di
vederle, le conosco tutte fin troppo bene. Seguo il loro percorso con dita
immaginarie; mi piacerebbe poterle toccare ma non voglio svegliarti e rubare
questi momenti preziosi di pace innaturale. Ancora poche ore e sarà tutto
finito.
Se ti sveglio, so che riuscirò a sentire i tuoi pensieri e non voglio perché
sono troppo oscuri e pieni di dolore. È strano come io riesca a tollerare
tutto tranne la sofferenza della tua anima, che è così simile alla mia e,
allo stesso tempo, così diversa.
Schwarz non esiste più. Ancora poche ore e qualcuno verrà e ci porterà via,
lontani, per sempre. Lontani l’uno dall’altro, lontani da quello che siamo,
da quello che abbiamo. E non ci rivedremo mai più.
Le tue labbra si schiudono e lasciano sfuggire un suono soffocato, sembra
quasi un lamento.
So che stai sognando, posso vederlo dai movimenti rapidi del tuo occhio sano
e mi chiedo se i tuoi sogni hanno gli stessi colori allucinati dei tuoi
pensieri da sveglio.
Sentire i pensieri altrui è un gioco pericoloso e vizioso. Un gioco che ti
si può rivoltare contro in ogni momento, facendoti affondare in un vortice
di immagini ed emozioni fino a che non ne muori. O, peggio, fino a che non
perdi completamente la ragione. Ma i tuoi pensieri non mi spaventano più, ho
imparato a comprenderli, a seguire le loro esasperate involuzioni senza
lasciarmi risucchiare. Riconosco i segni, assorbo le sensazioni fino a che
non trovo quello stesso desiderio che pulsa dentro di me. C’è un filo
sottile che li unisce, purpureo come il sangue, che porta sempre alla stessa
conclusione. Morte.
Ci siamo capiti fin dall’inizio, noi due, non ho nemmeno dovuto strisciare
di nascosto dentro la tua mente. E lo avrei potuto fare così facilmente ai
tempi, quando le tue difese erano pressoché inesistenti. Avrei potuto
stuprare i tuoi pensieri e plasmarti nel mio alter ego perfetto in quel
gioco al massacro che è stato Schwarz. Ma non ne ho mai avuto bisogno perché
il tuo desiderio di morte era già lì, affiorato in superficie, scritto nelle
tue cicatrici. Mille volte ancora più potente e distruttivo del mio,
tangibile e sostanziale.
Credo si chiami empatia, questa comunione di sentimenti, emozioni ed intenti
che è così forte da essere quasi fisica.
Abbiamo iniziato a cacciare insieme, ad uccidere insieme, ed insieme abbiamo
trasformato ogni singola morte in un rituale destinato soltanto a noi.
Diverse le ragioni che ci muovono, ma alla fine sono sempre le stesse quelle
di cui entrambi ci nutriamo: sete di sangue e dolore. E desiderio, quel
desiderio palpitante che ci fa bruciare la carne e ci fa arrancare,
disperati, nel primo vicolo nascosto, affamati, eccitati, sporchi di sangue,
con le urla delle nostre vittime che ancora riecheggiano nella testa. Ma
così forte è il desiderio che ci divora dal di dentro che può spegnersi solo
nel momento in cui i nostri corpi si toccano. Pelle contro pelle, bocca
contro bocca, fino a che io vengo dentro di te e sento il tuo seme colare
lungo la mia mano.
Ed è solo dopo che la nebbia si dissolve che posso vederti veramente. Mio
angelo maledetto, bellissimo e terrificante, e io so che sono l’unico che
può averti così.
Mio Farfarello.
Eppure, per gli altri non siamo altro che l’immagine che proiettiamo nelle
loro fin troppo arrendevoli menti: due stranieri, due gaijini con
buffi vestiti ed eccentriche acconciature, che camminano per le strade di
Tokyo. L’ho molto tempo fa, una sera in cui sedevamo in un cinema a guardare
un film come una normale coppia di amici, o di amanti. La curiosità morbosa
per le cicatrici sul tuo volto e per la benda sull’occhio trasformata in
disgusto nel momento in cui ho preso la tua mano e tu hai appoggiato la
testa sulla mia spalla. Ho sentito il tocco lieve dei tuoi pensieri e ti ho
baciato la fronte.
Quanto avevi ragione. Che vita miserabile conduce la gente comune. Così
miserabile che non è degna nemmeno di essere vissuta.
Stai sorridendo ancora nel sonno. Mi chiedo che cosa stai sognando. Forse
noi due? Tocco leggermente la tua mente e le tue difese si schiudono per
lasciarmi entrare.
Quello che vedo mi fa mancare il respiro e mi colpisce al cuore con la
violenza di una pugnalata. Così, tanto grande è il tuo amore per me...
Mi asciugo una lacrima mentre mi piego e sfioro le tue labbra con un bacio.
Non è questo il momento per le lacrime.
“Farf...”
Il mio respiro ti accarezza la pelle e il tuo occhio si apre e mi guarda.
Sai che ho sentito e non hai nemmeno più bisogno di chiedere. Conosci già la
mia risposta. Sai che lo farò. Per te. Per noi.
Mi tocchi una guancia e sorridi, e non posso non baciarti ancora, più forte
questa volta, più a fondo, mentre sento la tua eccitazione crescere contro
il mio corpo.
La tua pelle è morbida e tiepida.
“Fottimi, Schu.”
Sì, certo che sì. Farò qualsiasi cosa tu mi chiederai.
Ma senza fretta. Bacio e accarezzo con venerazione ogni singole porzione
della tua pelle, stuzzicandoti, coccolandoti, mentre il tuo respiro si fa
più profondo e veloce. So come prendermi cura di te, come risvegliare i tuoi
punti sensibili, come eccitarli fino a farli vibrare come nervi scoperti.
Posso sentirlo anch’io, attraverso quel filo di porpora che ci lega
indissolubilmente; la sensazione dei miei capelli che si muovono sulla tua
pelle, il formicolare dei capezzoli che si induriscono e si gonfiano,
sensibili fino al dolore, il calore incandescente del sangue che pulsa in
mezzo alle gambe...
Sei già completamente pronto per me, il tuo sesso è scuro di sangue, duro e
bagnato quando lo prendo in bocca.
Lo so che non posso farti aspettare e anche il mio controllo sta cedendo
troppo rapidamente, ma, allo stesso tempo, non riesco a smettere di giocare
con te. Muovo la lingua sulla punta, strusciandola contro la pelle,
stuzzicando l’apertura, succhiando le gocce salate che escono sempre più
copiose fino a che mi afferri i capelli e ti spingi a fondo, con violenza,
fino quasi a farmi soffocare. Posso sentire il sangue pulsare contro la
lingua, è rapido e forte e ha lo stesso ritmo del tuo cuore.
Sei così vicino... E io ho bisogno di scoparti fino a farti perdere la
ragione.
Niente delicatezza, niente preparazione niente parole inutili; ho troppo
bisogno di sentirti, ho bisogno di te così tanto che fa male e so che per te
è lo stesso.
Inarchi la schiena e butti la testa all’indietro, offrendomi la gola. Non
posso fare a meno di marcare quella pelle lattea e succhiare forte mentre
continuo a muovermi dentro di te. Le tue mani mi afferrano il volto e ci
guardiamo negli occhi. Per un breve momento ci dimentichiamo di tutto e
tutto ciò che deve essere detto è lì, sospeso fra di noi, silenzioso eppure
più consistente e più reale di qualsiasi parola.
Un ultimo bacio, un’ultima volta, mentre sento le tue cosce che si stringono
attorno ai miei fianchi. Veniamo nello stesso istante, soffocando i gemiti
l’uno nella bocca dell’altro.
Ora!, grido nella tua mente. E in quel momento vedo la lama, un gesto
rapido della tua mano e uno strano bruciore mi fa pizzicare la gola.
Poi, ogni cosa prende una sfumatura purpurea e bagnata e capisco che è il
mio sangue che si mescola con il tuo, inondandoci il petto, inzuppando le
lenzuola. Cerco di tirarmi fuori da te, senza staccare il mio sguardo dal
tuo, ma con la forza che ti rimane mi tiri ancora verso di te e mi tieni
stretto.
E allora capisco.
Appoggio la testa sul tuo petto, proprio sopra il cuore, dove i battiti
diventano sempre più leggeri e lenti, e lenti, e lenti...
Addio, amore mio.
Le tue parole sono come una carezza dolcissima e disperata nella mia mente e
questa volta non riesco più a trattenere le lacrime.
Addio.
Dicevano che eravamo incapaci di amare. Se solo avessero saputo...
END
gaijin = japanese for "strangers"
Lo so, in genere si
avverte quando si tratta di una death-fic, ma io sono per i finali a
sorpresa...
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