Nota1: Questa fic è dedicata alla mia cara cugy Aru per il suo compleanno!! Auguriiiii!!!^****^ Sono certa che ti piacerà….non perché l’ho scritta io o perché sia particolarmente bella…ma solo per il fatto che è di KOF!!! E’ bello avere qualcun altro che capisce a fondo ed apprezza questo manga/gioco! ç******ç Ti avrei regalato Iori se solo appartenesse a me e non tentasse di incenerirmi appena mi vede svoltare l’angolo….credo ce l’abbia ancora con me per le altre ficci che ho scritto!-__-;;;; Nota2: come sopra accennato i personaggi di questa fic non appartengono a me ma alla SNK e ad Andy Seto…..peccato!ç_____ç A parte Ace ovviamente che è di mia invenzione!^_^
Memory parte I di Miyuki
Si sentiva confuso…perso…non riusciva a capire dove fosse…attorno a lui c’era solo il buio. Il suo corpo, che in quel momento non era neppure certo di avere, era freddo…sentiva un freddo pungente trapanargli le ossa…oltre a quello si sentiva stanco e dolorante anche se sotto forma di una strana eco…come se fosse un dolore lontano, un dolore che in quel momento non lo toccava personalmente. In ogni caso lo considerò un buon segno…se sentiva dolore, di qualsiasi tipo fosse, significava che era ancora vivo…questo perché ricordava un’esplosione…esplosione in cui era stato coinvolto anche lui. Ad un certo punto percepì qualcosa di diverso, delle voci…delle voci di persone che sembravano fisicamente vicine a lui. D’istinto iniziò a muoversi nella loro direzione, nella speranza di poterle raggiungere e la cosa sembrò funzionare…le voci si fecero man mano più forti e chiare…conosceva i proprietari di due di quelle voci, la terza gli era sconosciuta. Poi il buio attorno a lui cominciò a scemare ed anche il dolore che attanagliava le sue membra si fece più intenso. Finalmente riuscì a sentire concretamente il suo corpo ed una volta realizzato ciò cercò in tutti i modi di aprire gli occhi. Voleva sapere cosa stava succedendo ma soprattutto dove si trovava. Sentì le palpebre aprirsi lentamente, vide delle figure sfocate davanti a lui. Allora li richiuse nuovamente e provò ad aprirli una seconda volta qualche minuto dopo. Le figure erano ancora sfocate ma riuscì a metterle a fuoco. Si trovava in una stanza completamente bianca, almeno da quello che poteva vedere dalla sua posizione…provò a muoversi un poco ma la fitta di dolore che provò lo persuase dal continuare. Il suo tentativo però attirò l’attenzione degli altri ospiti della camera, che subito si affrettarono accanto al suo letto. “Guarda…si è svegliato finalmente…” “Ehi Kyo…riesci a sentirci?” “Certo che vi sento…” mormorò il ragazzo con voce roca ed affaticata “Dove mi trovo?” “Sei in ospedale.” rispose Benimaru sorridendo al suo amico “Sei stato privo di sensi per quasi due giorni…stavamo cominciando a preoccuparci seriamente.” Kyo rimase in silenzio mentre registrava quelle informazioni che gli venivano dette, allo stesso tempo cercò di fare mente locare e riordinare gli spezzoni confusi dei suoi ricordi…riuscì così ad estrapolare due concetti fondamentali. “Iori…l’esplosione…” “Esatto Kyo…c’ stata un esplosione…quando il capannone è saltato in aria io e Shingo siamo accorsi subito in tuo aiuto…quel posto era un disastro te lo garantisco e per un attimo abbiamo creduto che fossi morto…” sospirò il biondo “Cavolo…a pensarci bene saresti dovuto rimanerci secco là dentro…qualcuno ti ama sul serio amico mio…” “Già…sono d’accordo…” confermò Shingo, che nonostante fosse estremamente sollevato di vedere il suo amico finalmente sveglio, sembrava anche piuttosto pensieroso…quasi fosse preoccupato per qualcosa…quasi stesse cercando di nascondere qualcosa. “Capisco…ma come sono sopravviss…” non riuscì a terminare la frase perché un colpo di tosse lo travolse, scuotendo tutto il suo corpo e facendolo gemere di dolore. Subito Benimaru versò un po’ d’acqua in un bicchiere da una brocca sul comodino e lo porse al suo amico affinché bevesse e si rinfrescasse la gola. “Grazie…ne avevo bisogno…” sorrise al biondo riporgendogli il bicchiere “Dicevo…come sono potuto sopravvivere a quell’esplosione? Non ricordo nulla di quello che è successo…l’ultimo ricordo che ho è la faccia soddisfatta di Ace…” “Ace? Ace Harphazon? Quel pazzo psicopatico che era stato dato per morto anni fa? Quello che voleva la morte tua e di Iori?” “Si esatto…è ancora vivo…è stato lui a mandarmi quella lettera…e ne aveva mandata una identica a Iori firmata a nome mio…era una trappola…” poi si interruppe di colpo, nell’istante in cui la sua mente focalizzò un concetto importante…i suoi occhi si spalancarono e fissarono allarmati ed apprensivi le figure dei suoi due amici. “Iori…dov’è Iori!? C’era anche lui nel capannone con me! Dov’è…sta bene?” I volti di Shingo e Benimaru si rabbuiarono a quelle parole e si fecero seri mentre il corpo del giovane Kusanagi fu attraversato da un brivido freddo…allora aveva visto giusto…gli stavano nascondendo qualcosa, qualcosa che riguardava la sua nemesi. Che cosa poteva essere successo? Era ferito gravemente forse? Non poteva essere morto…no, era da escludere…lui in fondo era sopravvissuto e Iori non era di certo da meno di lui…aveva la pelle dura…allora perché quel silenzio lo stava facendo sprofondare in una angoscia colma di cattivi presentimenti? D’accordo…lui e Yagami combattevano in continuazione e tutto il resto…ma nonostante il desiderio del rosso di fargli la pelle, per quanto lo riguardava non lo avrebbe mai voluto vedere…morto… “Avanti ragazzi, parlate! Che è successo?” chiese ansioso. “Ecco Kyo…vedi…” iniziò con voce incerta il biondino “Prima ti ho detto che quel posto era un vero inferno quando io e Shingo siamo arrivati…e che…beh…saresti dovuto essere morto se non fosse stato per un ‘miracolo’…” “Si e con ciò?!” “Beh…tecnicamente non è stato un miracolo a salvarti…è stato Iori…” continuò Shingo nervosamente. Kyo li fissò ancora più sorpreso mentre la bocca gli si apriva nel tentativo di far uscire delle parole alle quali però non riusciva a dar voce. Tutto ciò che riuscì a dire fu un semplice ed incredulo “cosa?”. I due ragazzi in piedi accanto al letto si lanciarono un’occhiata incerta perché pure loro facevano fatica a credere a quello che stavano dicendo, eppure ne erano stati testimoni…avevano visto con i loro occhi quello che era successo…solo non sapevano come riferirlo al loro amico senza shockarlo troppo. “Vedi…giunti al capannone c’erano solo macerie e fiamme…ci siamo subito messi a cercarti anche se eravamo terrorizzati dal pensiero di non riuscire a trovarti ancora, beh, vivo…faceva un caldo terrificante e si respirava a mala pena…sapevamo di dover aspettare i soccorsi ma non riuscivamo a darci pace…” mormorò Shingo col volto basso, non riusciva a fissare il suo idolo in alcun modo mentre stava narrando quella vicenda “Poi finalmente siamo riusciti a scorgere qualcosa tra le macerie…e spostando un enorme pezzo di muro abbiamo trovato voi due.” Kyo li stava fissando con intensità…pendeva letteralmente dalle loro labbra…ci stavano mettendo troppo ad arrivare al punto…le sue domande non avevano ancora una risposta e lui stava cominciando a diventare ansioso a vette mai raggiunte prima. “Iori ti ha fatto da scudo col suo corpo Kyo…” disse in definitiva Benimaru, quasi fosse riuscito a leggere i pensieri dell’amico “Lo so, sembra impossibile ma è così…non si può spiegare altrimenti il fatto che giacevi sotto il suo corpo quando vi abbiamo trovato…e che tu sei vivo, praticamente incolume, mentre lui è…in coma…” scosse la testa passandosi una mano tra i capelli che stranamente, per una volta, erano sciolti sulle spalle e non eretti sulla sua testa come gli aculei di un porcospino…le ultime parole erano state pronunciate con enorme solennità. Per il giovane Kusanagi fu come essere colpito in pieno stomaco da una cannonata, gli mancò il respiro e qualcosa dentro di lui si contorse dolorosamente, non volendo credere con tutti sé stesso a ciò che aveva appena sentito. Fosse stato più in forze e meno dolorante avrebbe di sicuro afferrato il biondino per la maglietta e lo avrebbe strapazzato nella speranza di farsi dire che tutto quello era solo un bruttissimo scherzo. Dannazione, Iori ne aveva passate di tutti i colori, aveva subito gli attacchi di avversari pericolosissimi e letali ed era sempre sopravvissuto…come poteva essere caduto in coma per una cosa del genere!? Perché per salvare lui poi! Era impossibile. L’elettrocardiogramma misurò un aumento delle sue pulsazioni. Ma ancora una volta Benimaru lo anticipò e provò a placare le domande che sapeva stavano frullando nella sua testa. “Kyo…devi capire che è già un miracolo che sia sopravvissuto a quell’esplosione…per proteggerti ha retto con il suo solo corpo il crollo dell’edificio…forse ha addirittura utilizzato la sua fiamma per ridurre i danni ed impedire ad entrambi di morire carbonizzati…non lo so, l’unico che può risolvere i nostri dubbi è proprio Iori ma non può farlo…” “Io…scusami Beni…non ce l’ho con voi…” riuscì a mormorare con lo sguardo perso a fissare il soffitto bianco di quella camera d’ospedale “E’ solo che è difficile credere ad una cosa simile…io…Iori…che dicono i dottori sulle sue condizioni?” “Dicono che le sue condizioni sono stabili ma non mostrano alcun miglioramento…” I tre ragazzi si voltarono nella direzione da cui proveniva quella voce e si ritrovarono davanti un dottore dall’espressione calma e sorridente…avrà avuto circa quarant’anni, corti capelli neri ed occhi marroni…entrò nella stanza tenendo le mani nelle tasche del camice. Il giovane Kusanagi trovò quella voce piuttosto famigliare… “Kyo…questo è dottor Terazuma…è lui che ha sotto cura te e Yagami…” disse Shingo lasciando posto al medico che si avvicinò al letto. “In verità il signor Yagami è affidato ad un mio collega di terapia intensiva ma diciamo che io e lui lavoriamo in coppia…sono felice di vedere che si è finalmente risvegliato ma non le fa bene agitarsi in questo modo…dovrebbe riposare…” disse gentilmente. Il moretto allora capì che quella voce apparteneva alla terza persona presente nella stanza poco prima che riprendesse i sensi. “Mi scusi dottore…ma deve capire che tutta questa storia è stata piuttosto sconvolgente per me…comunque mi chiami pure Kyo…non mi piace che mi si dia del lei…” Terazuma sorrise. “Capisco benissimo Kyo…ma c’è poco che possiate fare per il vostro amico…” “E’ grave?” “Come ho detto le sue condizioni sono stabili…e questo è un buon segno…oltre a questo ha un braccio e tre costole rotte…ma è la ferita presa alla testa quella più preoccupante e non siamo in grado di prevedere se e quando si risveglierà, mi spiace…” Kyo non disse nulla ma si limitò a chiudere gli occhi e sospirare sconsolato…non avrebbe mai voluto che si finisse in quella situazione…maledetto Ace. “Posso vederlo?” “Certamente…ma non oggi e nemmeno domani…prima ti devi riposare a sufficienza…e proprio per questo ti consiglierei di tornare a dormire…” poi si voltò verso Benimaru e Shingo “L’infermiera mi ha detto di dirvi che l’orario delle visite è finito…potete tornare domani mattina se volete. “D’accordo…” disse il biondo “Noi ce ne andiamo Kyo…avviseremo noi i tuoi genitori che ti sei ripreso, continui a far prendere a quei poveretti dei brutti colpi lo sai?” “Lo so…e me ne dispiace…” “Suvvia…ora non prendertela troppo…vedrai che andrà tutto bene. Torniamo domani a trovarti…tu pensa a recuperare le forze…” “Ok…a presto ragazzi…” e con questo i suoi due amici lasciarono quella camera d’ospedale. Il dottore si raccomandò che rimanesse a letto e che se mai avesse avuto bisogno di qualcosa avrebbe dovuto contattare una delle infermiere tramite il bottone di cui era munito il letto…poi anche lui uscì dalla stanza, lasciando il ragazzo ai suoi pensieri, che lo tennero sveglio parecchie ore prima che la spossatezza lo facesse sprofondare in un oblio senza sogni.
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Gli ci vollero tre giorni prima di riuscire finalmente a mettere piede giù dal letto. Pensava che ci sarebbe riuscito molto prima visto che non aveva nulla di rotto salvo una spalla slogata, una costola incrinata ed il corpo pieno di contusioni…niente di nuovo rispetto al solito, durante i combattimenti si riduceva peggio di così…ma non appena si metteva in piedi veniva invaso da nausea e capogiri…quindi dovette procedere per gradi prima di riuscire a raggiungere il suo scopo. Era stato frustrante ma per lo meno ora avrebbe potuto vedere Iori. Assieme a lui ci stavano i suoi due fedelissimi amici…i suoi genitori erano venuti a trovarli entrambi i giorni precedenti per assicurarsi che stesse bene ma anche loro avevano i propri impegni quindi non potevano essere sempre con lui. Il dottor Terazuma aveva insistito che il viaggio dalla sua camera a quella di Iori in terapia intensiva lo facesse in carrozzina, perché ancora non si fidava a lasciarlo andare in giro da solo con i suoi giramenti di testa, ma Kyo aveva detto categoricamente di no ed al povero dottore non era rimasto altro che assecondarlo. Lì guidò lui personalmente dal rosso, presentandogli il collega che stava monitorando i progressi di Iori, ovvero il dottor Nomashi…ed ora eccoli lì, davanti alla stanza di Yagami. Kyo si fece coraggio ed aprì la porta, entrando per primo nella stanza…c’era un silenzio quasi assoluto lì dentro, solo il leggero ronzare delle apparecchiatura mediche disturbava quella quiete…al centro stava il letto in cui giaceva un fin troppo calmo Iori. I suoi capelli rossi erano sparpagliati scompostamente sul cuscino dalla federa bianca, i suoi occhi erano chiusi e la sua carnagione solitamente solare aveva un pallore poco rassicurante…eppure l’espressione del suo volto era perfettamente rilassata. Il moretto avanzò cautamente nella stanza avvicinandosi al suo inerme rivale e studiandolo con maggiore attenzione…vide che il braccio rotto era accuratamente ingessato ed adagiato accanto al suo corpo sul materasso, la testa era fasciata e le strisce di garza spiccavano a contrasto con i suoi capelli rosso. Quella stanza era così fredda ed informale che riempì di tristezza l’animo di Kyo. “Così è vero…” mormorò ormai ad un passo da Iori…fino all’ultimo aveva sperato di sbagliarsi…che i suoi amici gli avessero fatto un brutto scherzo…che i dottori avessero dato un responso sbagliato…ma lo sapeva fin troppo bene che quelle ipotesi erano fragili, per non dire nulle ed improbabili. Non ci sono stati progressi nelle suo condizioni in questi ultimi giorni?” chiese voltandosi verso il dottor Nomashi…che era un uomo, ad occhio e croce, di qualche anno più vecchio del suo collega ed aveva capelli color terra bruciata. “No, mi spiace…” rispose con aria sinceramente dispiaciuta, non come certi dottori che esprimevano il loro dispiacere per pura cortesia senza provarlo veramente…sia il dottor Nomashi che il dottor Terazuma sembravano avere a cuore i loro pazienti. “Non che nulla che potete fare per aiutarlo?” “No…stiamo facendo tutto il possibile per lui ma la volontà di risvegliarsi possiamo dire che risiede solo nelle sue mani…noi più di tenerlo sotto controllo e somministrargli i farmaci non possiamo fare…” “Capisco…” mormorò Kyo sempre più abbattuto. Era la prima volta che vedeva Iori in un letto d’ospedale e gli faceva uno strano effetto…era buffo ma aveva sempre pensato che fosse invulnerabile…perché ogni volta che lo aveva creduto morto, qualche tempo dopo se lo era sempre trovato davanti vivo e vegeto e più tenace di prima. No…decisamente non gli piaceva vederlo in quelle condizioni…e per l’ennesima volta si dispiacque di non essere riuscito prima a chiarire la loro situazione. Era sicuro che prima o poi sarebbe riuscito a fargli capire l’inutilità di combattere l’uno contro l’altro per una stupida tradizione. Il giovane Kusanagi si guardò attorno e scorse una poltroncina in un angolo, con un po’ di fatica e di obiezioni per il suo corpo dolorante la accostò al letto e vi si sedette sopra. “Kyo…hai intenzione di rimanere qui?” chiese Benimaru che se ne stava in piedi qualche passo dentro la stanza. “Si…” si limitò a rispondere. Benimaru e Shingo si lanciarono un’occhiata quasi a domandarsi cosa fare e la risposta sembrò averla il dottor Terazuma. L’uomo posò una mano sulla spalla dei due ragazzi e sorrise, proponendo loro di andare a bere una tazza di caffè assieme. I due accettarono e si avviarono per il corridoio. Il moretto indugiò alcuni istanti a lanciare un’occhiata al suo collega, che in risposta sorrise e gli fece un segno affermativo col capo, quasi avesse risposto ad una muta domanda che gli era stata fatta…poi anche Terazuma scomparve fuori dalla stanza. Ora che era solo con Kyo e Iori, Nomashi si avvicinò al letto, puntando lo sguardo sul suo paziente. “Sai Kyo…tu sei il primo visitatore ufficiale di Yagami…nemmeno i tuoi amici hanno mai messo piede del tutto in questa camera…” “Sul serio?” chiese voltandosi appena nella sua direzione. “Già…in oltre non siamo riusciti a trovare alcuna informazione sui suoi famigliari o amici da poter contattare…tu sapresti forse aiutarci?” Kyo scosse la testa. “No…da quello che ne so i suoi genitori preferirebbe non vederli…per quanto riguarda gli amici, beh, è sempre stato un tipo solitario…non saprei dirvi chi chiamare…” “Davvero? E’ triste non avere nessuno che ti venga a trovare mentre stai male…in oltre la loro presenza avrebbe potuto aiutare.” “Aiutare? E come?” chiese incuriosito il ragazzo. Nomashi sorrise. “Beh…devi sapere che anche se una persona è in coma si dice che possa percepire la presenza delle persone care accanto a lui…e se queste gli parlano magari, c’è la speranza che possa sentire le loro voci e decidere di seguirle fino a tornare di nuovo tra noi…” spiegò con espressione gentile “Lo so, sembra una versione romantica della situazione ma è vero…come è vero che nei casi di coma irreversibile, per quanto tu possa parlare e desiderarlo, dovrebbe avvenire un miracolo affinché quella persona si svegli…ma fortunatamente non è il caso di Yagami.” Kyo fissò il dottore e poi spostò lo sguardo su Iori con espressione pensosa. “Dice che questo lo aiuterebbe?” “Secondo me si…un ambiente sereno aiuta sempre i malati…” In quel momento entrò un’infermiera nella stanza e richiamò su di sé l’attenzione del medico. “Mi scusi dottor Nomashi…c’è il paziente della camera 113 che vorrebbe parlarle…” “Certamente, arrivo subito…” e tornò a fissare il ragazzo “Kyo…il dovere mi chiama, tornerò più tardi a vedere come vanno le cose…tu resta pure quanto vuoi ma non affaticarti ok? Altrimenti Yuki mi farà la pelle…” Il Kusanagi su voltò verso di lui ed abbozzò un sorriso. “Non si preoccupi, non la metterò nei guai col suo collega…” “Molto bene…allora a dopo…” e così il dottore uscì assieme all’infermiera, lasciando Kyo ai suoi pensieri.
Erano passate due settimane da quel giorno e niente nelle condizioni di Iori era cambiato. Kyo era stato dimesso la settimana precedente, visto che le sue ferite erano lievi e non richiedevano ulteriori supervisioni…il tutto si era svolto in modo molto discreto per non attirare l’attenzione della gente, specialmente di Ace che, forse, li aveva creduti morti ed avrebbe continuato a ritenerli tali per un pò…ma da allora aveva continuato a fare visita ogni giorno al suo rivale. Già quando era ancora in ospedale coglieva ogni occasione per andare nella camera del rossino e passare lì la maggior parte del suo tempo…e la cosa sorprendente era che sembrava stesse seguendo il consiglio del dottor Nomashi, ovvero stava cercando di far sentire la suo presenza all’altro ragazzo. All’inizio gli era sembrato stupido, per non dire difficile, parlare con Iori…primo perché gli sembrava di parlare al vento, visto che non poteva rispondergli, secondo perché gli faceva impressione conversare con lui…in anni che si conoscevano non erano mai riusciti a fare una conversazione civile che durasse più di cinque minuti…mentre ora passava ore ed ore seduto accanto al suo letto a chiacchierare. Ad essere sinceri non gli raccontava nulla di particolare…cose quotidiane che gli erano successe quel giorno oppure in passato, qualche aneddoto divertente che gli aveva raccontato Shingo oppure semplicemente leggeva qualche articolo di giornale ad alta voce…gli sembrava quasi di stare facendo amicizia con lui. Shingo e Benimaru all’inizio lo osservarono perplessi e sorpresi, non capendo perché si stesse interessando tanto a qualcuno che aveva sempre cercato di ucciderlo…eppure in un certo senso capivano che era giusto che si comportasse così, in fondo gli aveva salvato la vita anche se non se ne sapeva ancora il motivo. Ed era proprio questo uno dei motivi per cui stava agendo in quel modo…voleva capire perché lo aveva fatto…quella domanda lo stava tormentando senza sosta da quando si era verificato l’incidente e non sapeva darsi pace. In oltre non avrebbe mai voluto che Iori restasse in quelle condizioni, lo stimava e rispettava troppo per quello…e poi gli sembrava così triste che nessuno volesse prendersi cura di lui, così si era fatto lui carico della cosa. Aveva addirittura comprato un bel mazzo di fiori una volta uscito dall’ospedale e glieli aveva portati, così da abbellire un poco la stanza e farla sembrare meno fredda e sterile. Il dottor Nomashi lo fissava con approvazione e soddisfazione per il suo comportamento, si fermava spesso a fare quattro chiacchiere con lui quando passava in rassegna i suoi pazienti ed altrettanto spesso andava a trovarlo il dottor Terazuma. Entrambi i medici erano davvero delle persone straordinarie. Erano già due ore che Kyo, quel giorno, era seduto su quella poltroncina a parlare ad un Iori in coma…era appena passata una delle infermiere a portargli un caffè ed a controllare le apparecchiature che monitoravano il rosso, la ragazza aveva scosso il capo con un sospiro, indicando che non c’erano ancora cambiamenti. Così il moretto continuò con il suo racconto…che riguardava una delle avventure in cui li aveva cacciati Shingo…più precisamente di quando lui, Shingo e Benimaru erano andati a fare un week-end nei boschi in campeggio…ed il ragazzo aveva finito per farsi rubare lo zaino con le provviste da un orso piuttosto burlone ed affamato…aveva trascorso quasi tutta una mattina a rincorrerlo per recuperare la loro roba. Ad un certo punto del racconto qualcosa attirò la sua attenzione…non era stato un suono, ne qualcosa che aveva visto…era stata quasi una sensazione…si guardò attorno con sospetto ma non vide niente…poi puntò lo sguardo su Iori e lo vide nelle stesse identiche condizioni di prima…allora scosse le spalle e continuò quello che stava facendo. Ma poco dopo la sensazione tornò. Non capiva che cosa fosse…era come se qualcuno gli stesse punzecchiando una parte del cervello per renderlo consapevole di qualcosa che gli stava sfuggendo…e per l’ennesima volta scrutò la stanza e per l’ennesima volta non vi trovò nulla fuori dall’ordine. Allora sembrò riflettere attentamente su quella sensazione, cercando di capire cosa poteva scaturirle…e dopo lunghi attimi di concentrazione e riflessione lo capì. Spalancò gli occhi e fissò Iori sbalordito. Era la sua aura! La sua aura che fino ad allora era stata assente ora stava cominciando a riemergere…anche se era presente in una percentuale pressoché insignificante era il segno che il rossino si stava svegliando. Preso dall’eccitazione del momento uscì dalla stanza ed andò a chiamare il dottor Nomashi in persona, lui di sicuro avrebbe saputo dirgli se qualcosa stava effettivamente cambiando osservando i monitor delle apparecchiature. Gli ci volle una quindicina di minuti per recuperarlo e quando tornarono nella stanza ebbero la sorpresa più grande che si potessero aspettare…Iori era sveglio…stava sdraiato nel letto con il capo rivolto nella loro direzione e li stava fissando. “Iori! Non posso crederci…finalmente ti sei svegliato!” disse Kyo incredulo, mentre una notevole felicità si faceva strada nel suo petto. Il dottor Nomashi sorrise e si avvicinò al suo paziente. “Ben tornato da noi signor Yagami…” Iori non disse niente per alcuni istanti e li fissò con espressione impassibile…poi dalle sue labbra uscì una voce roca, dovuta al periodo di inutilizzo. “Chi è questo…Iori Yagami? Ma soprattutto, chi siete voi?”
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