Memories of The Lost Times

 

parte VII

 

di Castalia Rimu







Ok, glielo dissi.
Gli dissi che lo amavo, con una voce sottile ad al contempo priva dell'intonazione che avrebbe dovuto avere. Ma dentro di me c'era tanto dolore, un vuoto immenso, che lui chissà come colse.Ma forse non mi ero reso conto che in definitiva Mick mi conosceva meglio di quanto io abbia mai conosciuto me stesso. Mi abbracciò stretto e mi sussurrò
che non c'era nulla da perdonare, perché il cuore e la mente in certe cose non coincidono mai; e comunque, aggiunse, da perdonare c'era solo lui, perché sapeva che nulla sarebbe mai arrivato alla sua forma definitiva come
invece sarebbe dovuto essere.
In due parole, anche se nel suo solito modo contorto, mi amava anche lui. Mi baciò e sentii il fiele scorrermi dagli occhi al posto delle lacrime. Ero felice, quasi ebbro di quelle labbra e quelle braccia calde e possessive che mi stavano scaldando, ma allo stesso tempo vi era qualcosa di incredibilmente malinconico in tutto ciò. Come se dopo quelle nostre parole il futuro ci avesse già precluso ogni cosa.. Stavo soffrendo e gioendo assieme.
E lo trovai davvero meraviglioso, perché per la prima volta nella mia vita, vi era qualcosa di chiaro e trasparente, qualcosa che non aveva misteri, che si mostrava nella sua natura senza angoli in ombra. Mi sentii sollevare da terra in un attimo e quello dopo ero completamente appoggiato al corpo di Michael ; senza che la testa avesse più il controllo delle azioni, mi strinsi di più a lui, spingendo il corpo verso il suo per avere qualcosa di più da quel bacio feroce che ancora ci stavamo scambiando. Quando dovemmo separarci per riprendere fiato, vidi una strana ed opaca luce attraversargli gli occhi, mentre mi prendeva per mano trascinandomi verso il capannone che avevamo di fronte.
All'interno, l'ambiente era quanto di più lurido e mal messo avessi mai visto; ma come ho già detto, nulla aveva più il potere di stupirmi..
Mi ritrovai a tentare di non respirare il fetore che cera in quel luogo, ma la mia attenzione fu presto distolta da Mick che mi aveva afferrato con forza le spalle e mi aveva sbattuto poco delicatamente contro una parete di lamiera, che, con un cigolio di protesta sobbalzò a quel colpo ricevuto.
Sollevai gli occhi esterrefatto, puntandoli in quelli di Michael, ma ogni protesta mi si bloccò in gola non appena quelle pupille di argento fuso si incontrarono con le mie. Rispecchiavano una famelicità spaventosa ed una passione a stento trattenuta, tali, che il mio corpo fu scosso da un sussulto violento.
-Alex..Alex..-
Sussurrò roco, serio. E da lì iniziai ad avere paura.
-Che ti prende?- Lo chiesi, senza la minima sicurezza nella voce, una voce che risultò ferma solo perché la tenevo troppo bassa per sentirne il tremito.
-Che mi prende?-Gli occhi gli si illuminarono maggiormente, scintillando.-Mi prende che non lo so nemmeno io che mi prende. So solo che ho come la terribile sensazione che poi non avremo più tempo..non avremo più tempo..-
Il freddo iniziò a scorrermi nelle vene senza sosta, intervallato a vampate di caldo. Cosa mi stava dicendo? Che avrebbe fatto l'amore con me in quel luogo sudicio e sporco, pieno di topi?Sì. Fu proprio quello che accadde. Fu l'esperienza più dolorosa e totalizzante che provai, in tutta la mia vita. E non mi riferisco alla mia vita fino ad allora, parlo di TUTTA la vita, tutto quell'infinito scorrere di giorni, ore, minuti, secondi..che mi ha logorato dentro, attimo dopo attimo, che ha rischiato di farmi perdere il senno, ben più di una volta.
E anche adesso, pensandoci, sento quasi il desiderio di piangere..ma le lacrime sono finite da troppi anni, ormai, perché possa prendermi questa piccola soddisfazione.. Tutto è così maledettamente fuggevole, così maledettamente perduto.. una volta chiesi a mio padre, come si potesse fare a non perdere qualcosa di prezioso, qualcosa che allora inconsapevolmente credevo necessitasse solo di una risposta, per ottenere soluzione.. e, sapete cosa mi disse lui? Mi rispose che nulla si può fermare, nulla si può catturare e tenere stretto tra le mani, senza che un giorno ti sfugga.
Perché? Perché, inevitabilmente la nostra mente viene attratta da qualcos'altro.
Ma il mio errore più grande, è stato quello di aver posto troppa attenzione, quello di voler a tutti i costi andare contro a questa regola per ottenere quella felicità suprema di cui leggevo spesso nei libri, che sentivo nelle canzoni..E la vita non è una semplice ballata, è una guerra..una guerra troppo dura, a volte, che vorresti poter perdere apposta. Ma è impossibile svincolarsi dalla ragnatela del destino..
Sono giunto alla conclusione che gli uomini, sono troppo arroganti..
Le sue mani mi passarono dalle spalle lungo le braccia contratte, in una lunga carezza, mentre i suoi occhi rimanevano nei miei, non lasciandoli un istante. Ma non riuscivo a tranquillizzarmi, ero terrorizzato. Il luogo poi era una cosa talmente orrenda, che mi bloccava psicologicamente, mi toglieva le forze..ogni tanto lo squittio di un topo vibrava nel capannone, infilandomisi malignamente nelle orecchie. Avvertii le labbra umide e calde di Michael posarsi sulle mie in tante piccole carezze, per poi scendere, e seguire il contorno della mia mascella fino a posarsi sulla vena pulsante della gola che batteva ad un ritmo forsennato. Strinsi gli occhi, una piccola lacrima spaccava in due il mio zigomo, scivolando anch'essa sul collo, quando la lingua gentile di Mick la raccolse, leccandola piano;sollevandosi nuovamente su di me, mi sussurrò all'orecchio di stare tranquillo, che non dovevo avere paura. Annuii, ma mi limitai solamente a racchiudere dentro di me quel sentimento, per lasciare spazio solo al contatto fisico che avevo con lui, cercando di dominare il più possibile le reazioni.
Le sue mani si infilarono sotto la mia camicia, sollevandola piano, mentre la bocca riprendeva il percorso che aveva interrotto, scendendo lungo lo sterno, gli addominali, il ventre, i fianchi. Una sensazione di calore mi si espanse per tutto il corpo, cominciando a scorrermi nelle vene, mentre sotto quelle carezze che si facevano sempre più audaci il respiro mi diventava affannoso e via via sempre più spezzato.
Sussultai, quando le sue mani presero ad accarezzarmi i capezzoli, pizzicandoli, facendomi quasi emettere un singulto che non so nemmeno io come riuscii a frenare. Ma di nuovo la sua voce mi giunse alle orecchie.. mi disse che non dovevo trattenere quello che sentivo, che dovevo rilassarmi e non pensare più a nulla..mi disse che non mi avrebbe fatto del male, non lui.
Cercai di impormi di rilassare i muscoli, e ci riuscii. Le sue mani ricominciarono a torturarmi, affannandomi il fiato, mentre la sua bocca si fermava sull'ombelico, leccandone l'interno in una maniera talmente sensuale che una piccola serie di ansimi più forti degli altri mi scaturirono dalla gola.
Mi appoggiai completamente contro la parete metallica, facendola sussultare per la seconda volta. La mia testa era in completo subbuglio, non riuscivo più a formare un pensiero coerente, senza che andasse in frantumi in pochi attimi.
Sollevai una mano e la affondai nei riccioli che mi ricoprivano la fronte, stringendola in essi per soffocare l'adrenalina che avevo in corpo. Le sue mani si stancarono di giocare con i miei capezzoli e raggiunsero la bocca che ora mi stava mordicchiando i fianchi leggermente, facendomi una specie di solletico..quelle dita sottili ed affusolate percorsero gli addominali, disegnandone i contorni con una forte pressione, fino a carezzarmi il ventre fermandosi solo quando incontrarono il tessuto ruvido dei jeans.E allora cominciai a perdere completamente la ragione.
I bottoni si sciolsero uno dopo l'altro, ed il fiato caldo di Mick li accompagnò nella loro discesa, sfiorandomi parti del corpo che iniziarono a torturarmi di eccitazione.
La sua bocca calda si posò con un bacio sullo strato sottile di cotone dei miei boxer, percorrendo i contorni della mia erezione sempre più dolorosa ancora imprigionata sotto il tessuto candido, mentre veri e propri gemiti incominciarono a uscire sotto forma di piccole grida dalle mie labbra socchiuse. Bramavo aria con sempre più insistenza, mentre le mani di Michael mi si stringevano sulle natiche, continuando quel bacio umido.Le dita fecero pressione sulla mia pelle ancora coperta, accarezzandomi in mezzo alle gambe, stimolando anche i miei testicoli, risalendo poi a sfiorare con tocco deciso e prolungato la piccola apertura che presto avrebbe sanguinato copiosamente. Ma il dolore in quel momento era in assoluto la cosa più lontana da me.
Di nuovo il suo fiato si posò sul mio ventre, mentre interrompeva quella tortura che mi stava facendo impazzire, sfilandomi lentamente i boxer, calandoli lungo le mie gambe tirandoli coi denti. Ora, immaginatevi la scena: ero nudo, al freddo, in quel luogo sudicio e maleodorante, con la persona che amavo di più al mondo inginocchiata in mezzo alle gambe e che mi stava facendo cose tali da mandarmi cervello a farsi benedire..se uno ci pensa, la cosa sembrerebbe persino comica. E in fondo a me piace ricordarla così.. di dolore se ne trova sempre e pure gratuito.. le risate invece non nascono mai da sole.
La sua lingua si posò sulla punta della mia eccitazione, lappandola gentilmente a tratti, per poi scendere verso la base e di nuovo verso l'altro, imprigionandone metà tra le labbra ed incominciando a succhiare con forza, mentre mi contorcevo come un dannato, gemendo con forza senza nemmeno capire più nulla..Sotto i miei occhi si accendevano scintille bianche, mentre quel poco controllo che bene o male ero riuscito a mantenere si scioglieva in me, facendomi urlare sempre di più, le mie mani che si tuffavano nella massa bionda dei suoi capelli, stringendo con forza quelle ciocche lucide.
Venni, con un piccolo urlo soddisfatto, mentre lui beveva avidamente il mio sperma. Cercai di scostarlo, ma non avevo più forze da utilizzare. Il respiro mi usciva in ritmi scomposti, le labbra mi erano divenute secche.Quando le sue si posarono sulle mie, il mio sapore ed il suo si mischiarono, facendomi quasi ritrarre dallo stupore. Si fece assaporare lasciandomi condurre il bacio, per un lungo momento che non saprei tradurre in termini di tempo. La luce del pomeriggio che si stava trasformando in sera era rossa come il sangue..la vidi dipingersi su di noi, mentre un pensiero mi squarciò la mente. La sensazione di non avere più modo di andare avanti, la mancanza dell'unica cosa che veramente conta, per ogni cosa.. la mancanza di "tempo"..Compresi il timore di Michael, compresi la sua urgenza di arrivare da qualche parte, prima che fosse tardi. E' come se, arrivati ad un certo punto nella propria vita, ci si rendesse conto che non si ha più modo di tornare indietro, non si ha più la capacità di cambiare strada anche se lo
si desidera con tutte le proprie forze, anche se si suda sangue per questo..Mi sentii triste e amareggiato, ma in un certo senso, anche parecchio più tranquillo. Ho sempre pensato, nella mia maggiore convinzione, che vivere nel dubbio sia la cosa peggiore che possa capitare ad un uomo. E lì non c'erano dubbi, tutto era rivolto verso una direzione precisa; come per il sentimento contrastante che sentivo di provare per Mick. Tutto si ridusse a due singoli pensieri nella mia mente, e, anche se erano indubbiamente tristi, mi davano un'incredibile sicurezza in me stesso..
Le sue mani si strinsero sui miei fianchi, mentre il suo sguardo serio si fissava su di me, tuffandosi nei miei occhi. Non stava chiedendo alcun permesso, sapeva bene che non ce ne era alcun bisogno, ma mi stava comunque lasciando libero di decidere se fermarmi oppure no. Aha, che grande bugia ho detto.. Sono sempre troppo sentimentale, che posso farci? Alla mia età il carattere non si può più cambiare per mia disgrazia..
Lui non si sarebbe fermato comunque, qualsiasi cosa gli avessi detto. Mick era così: quando la sua passione sostituiva la ragione, nulla avrebbe mai potuto fermarlo dal raggiungere ciò che si era prefissato. E questo in tutte le cose, non solo nel lato puramente legato al sesso. Dal canto mio, non avevo la minima intenzione di fermarmi. Era la prima volta che venivo adorato così, che venivo *amato* così. Ed ero talmente ebbro di questo che per nulla al mondo sarei stato tanto masochista da fermare lui.
Le sue braccia mi sollevarono da terra, facendomi allacciare le gambe contro i suoi fianchi. Arrossii a questa posizione e un brivido mi fece irrigidire contro di lui.
-Sssh..- Quel suo piccolo tentativo di tranquillizzarmi non andò a buon segno, mentre chinavo la testa nascondendola nell'incavo della sua spalla.
-M-ma non ti peso così..?- Glielo chiesi, non sapendo che altro dire, mentre le sue labbra mi sfioravano un orecchio lentamente.
-No, te lo avevo già detto. Sei leggero per essere un ragazzo..-
Lo disse con una sensualità tale nella voce che per poco non mi sentii male. Entrò in me, cercando di controllarsi il più possibile, mentre io provavo un dolore tremendo, una cosa lacerante, come se tutto dentro di me si stesse spezzando. Il sangue scorse tre me e lui come in un rituale. Da quel momento ero suo, completamente; e questo era quello che volevo.
Iniziò a muoversi ritmicamente avanti e indietro, facendomi urlare e sussultare dal dolore. Solo quando toccò un punto particolare, il dolore venne sobbarcato da un piacere quasi folle, totalizzante come mai ne avevo provati.
Mi aggrappai con forza a lui, tirandomelo contro furiosamente, mentre il mio ed il suo ritmo acceleravano vorticosamente, esplodendo poi nell'orgasmo che ci colse incredibilmente nello stesso momento.
Non mi fermo a raccontare come riuscimmo a rimetterci in sesto dopo quell'amplesso, perché risulterebbe solo noioso. Parlammo di quello che avevamo provato, lui si scusò per il dolore che inevitabilmente dovetti subire e altre chiacchiere di questo tipo.
Dialoghi di cui non mi ricordo nulla con precisione e che in definitiva non hanno nessuna importanza.
Mentre mi riassettavo la camicia, lo vidi sedersi sopra una cassetta di legno-di quelle che si usano di solito per la frutta- e perdere gli occhi nel tramonto ormai alla sua fine.
Lo osservai per qualche attimo, mentre quei riflessi color carminio gli tingevano il profilo di un rosso cupo ed acceso insieme.. mi sentii triste di nuovo, ma non ci feci poi tanto caso. Era una sensazione che mi accompagnava da diverso tempo, anche troppo per i miei gusti..era diventata un'abitudine..
-A che stai pensando ora?-
Mi sedetti al suo fianco, inginocchiandomi sul cemento caldo e posando il capo sulla sua gamba.
Come al solito ci mise un po' a rispondere, ma poi, senza guadarmi negli occhi iniziò.
-Fra poco saranno qui, non ci metteranno ancora molto..-
Sospirai.
-Questo lo sapevo già, non c'era affatto bisogno di ricordarmelo.-
Ridacchiò un poco al mio tono seccato, accendendosi la sua solita sigaretta.
-Temo proprio di aver detto la cosa sbagliata al momento sbagliato, vero?- Me lo disse, una luce leggermente divertita negli occhi. Voleva provocarmi? Bene, avrebbe avuto pane per i suoi denti.
-Credo che la cosa sbagliata nel momento sbagliato sia già stata sia detta che fatta!-
Un'espressione fintamente offesa gli si dipinse in volto.
-Sono stato così deludente?-
Mi si spalancarono gli occhi e boccheggiai per lo stupore. Quell'uomo era davvero il più grande mistero della mia vita..
Lo vidi iniziare a ridere sonoramente, dinnanzi alla mia faccia credo decisamente buffa per lui.
-Michael Mangel sei veramente vergognoso!- Glielo sibilai irrigidendomi, mentre lui cercava di smettere di ridere, lasciando cadere la cenere dal mozzicone senza preoccuparsene minimamente.
-Non sono io che sono vergognoso, è la tua faccia che è troppo buffa Alex!-
Sbuffai nuovamente, incrociando le braccia al petto, lo sguardo rivolto al paesaggio alquanto squallido che ci circondava.Poi mi irrigidii di scatto, avvertendo il suo alito caldo posarsi contro il padiglione dell'orecchio. Le sue labbra accarezzarono la mia carne che divenne immediatamente bollente.
-Certo è, che nemmeno tu hai avuto poca partecipazione, hmm?-
Lo sussurrò malizioso, facendomi correre innumerevoli brividi lungo la schiena, la mia mascella che si serrava di scatto.
Mi volsi verso di lui, appoggiando il naso contro il suo.
-Davvero Mick, ormai non ho più parole.- Lo dissi, questa volta con tutta la dolcezza che seppi trovare, mentre tornava a sorridermi, nella maniera meravigliosa che conosceva solo lui.
Un rumore di gomme che slittavano feroci sull'asfalto ci riscosse da quel nostro attimo di tranquillità, che, quando le berline nere si fecero a cerchio intorno a quella bianca e maestosa dalla quale scese la figura incredibilmente elegante di Lucas, ebbi la certezza, sarebbe stato l'ultimo, per molto, molto tempo.


     

  

 


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