Memories of The Lost Times

 

parte V

 

di Castalia Rimu





I raggi della luna penetrarono silenziosi nella stanza, disegnando arabeschi nelle oscure ombre tutto intorno a noi. I capelli mi ricadevano scomposti e spettinati sul viso, concedendomi una visione confusa di quello che mi circondava.
La testa bionda di Michael se ne stava morbidamente sprofondata nel cuscino, girata sul lato del letto opposto al mio, dandomi le spalle.
E' rimasto accovacciato contro di me per diverse ore, fin quando mi decisi a spostarlo dal posto in cui si trovava, mettendolo in una posizione più comoda. Potevo ancora avvertire il suo calore sulla pelle delicata dell'addome, come se avesse deciso di rimanermi addosso senza la minima intenzione di smettere di tormentarmi.
Tutte quelle sensazioni contrastanti che allora per me non avevano che iniziato timidamente a mostrare uno spiraglio di quello che erano nella mia mente, mi procuravano un immensa gioia, ma anche un' incredibile ed irritante frustrazione che non ero in grado assolutamente di controllare.
Se solo allora avessi saputo quel che sarebbe accaduto, forse ora non starei come ora, perso in me stesso. Ma ecco che come mio solito non riesco a mantenere il filo del discorso e mi ritrovo a parlare di cose che per voi non hanno assolutamente la minima logica.
Mi sforzerò di seguire tutto passo per passo, nel caso mi succeda ancora di perdermi, non vogliatemene. E' solo che i ricordi sono forse la cosa più terrificante di tutte.. Sì, perché è come andare a scavare dentro se stessi, come costringersi ad aprire porte chiuse da tanto di quel tempo che se ne ricordava a malapena l'esistenza. E le porte vecchie e polverose, portano sempre un violento odore di chiuso. In ogni caso, anche se sono felici, questi ricordi, fanno molto male perché la felicità è la prima cosa che si è portati a rimpiangere..Ma riprendiamo, non è il caso che mi dilunghi in inutili chiacchiere.
Quel suo calore, insomma, si era radicato nel mio cuore, senza possibilità di scampo, senza che poi, avrei potuto più liberarmene.
Il piede mi doleva ancora, anche se il male era diventato decisamente più sopportabile.
Quel dottore aveva fatto davvero un miracolo..
Un movimento rapido, un fruscio ed un piccolo sospiro.Mi volsi verso Mick, incuriosito da quel suo movimento.Ed ebbi un sussulto.
Un lungo braccio pallido si era allungato placidamente nuovamente sul mio ventre, quel viso bellissimo esposto apertamente alla mia visuale. I muscoli rilassati sotto la pelle liscia, cosparsa di qualche piccola cicatrice sulla schiena, la lieve peluria bionda del ventre compatto..
Mi scossi subito, stringendo gli occhi, facendo muovere di scatto Michael, che ritirò il braccio e si volse con il viso verso il soffitto.
"Oh Dio..Oh Dio.."Fu tutto quello che la mia mente riuscì a costruire in maniera coerente."Mi ero..mi stavo"..eccitando.
Non mi era mai successo, nemmeno con le ragazze.
E forse era davvero questo il punto. Con le ragazze non mi era mai successo COSI'.
Certo, tra noi ragazzi giravano le solite cassette porno, i soliti giornali di playboy, ma non era la stessa cosa, nulla era mai stato come in quel momento. Quando avevo visto quelle donne, mi ero sentito euforico, emozionato in un certo senso, ma non quello scorrere pulsante e quasi folle del sangue, non quel sentirsi il cuore perdere i battiti ad un semplice respiro..
"Che cos'è? Che cos'è tutto questo?!"
Passai una mano ad allontanarmi dal volto i capelli scomposti, gettando un'ultima occhiata al profilo illuminato dalla luna di Mick.
Mi ricacciai sotto le coperte, cercando di coricarmi il più lontano possibile da lui.
Un sottile profumo di marmellata di arancia mi raggiunse le narici, accompagnato dall'aroma inconfondibile del caffè.
-Alex svegliati.-
Solo un sussurrio, ma quello bastò a farmi riprendere completamente il contatto con la realtà. Mi sollevai a sedere, stropicciandomi gli occhi feriti dalla luce del sole appena sorto.
Mi resi conto, con mia somma sorpresa, di non essermi neppure accorto del tempo che passava. Il sonno infatti era ancora lì.. Guardai male di sottecchi quella specie di angelo davanti a me, che quel giorno più che mai era arrivato nel momento sbagliato.
-Mmh..-Fu l'unica cosa che riuscii a mugugnare. Non ho mai amato parlare appena sveglio, per la verità..Mi sembrava assolutamente fuori luogo. E poi perché, anche se non sembrerebbe, sono una delle persone più pigre sulla faccia della terra.
-Questo sarebbe il tuo tentativo di augurarmi buongiorno?-
Non mi curai nemmeno di rispondere, affondando i denti in una fetta di toast spalmata di marmellata e burro. Lui mi fissò ancora per qualche secondo, poi si allontanò dal letto dirigendosi verso la porta.
-Vado dal dottore per sentire se posso rifarti la fasciatura al piede, intanto ti ho lasciato un asciugamano ed il sapone sul tavolino, vedi di lavarti.-
Sollevai il viso stizzito a quella puntualizzazione, ma la porta si era già richiusa alle sue spalle.
"Simpatico già di prima mattina, he? Mi sembrava troppo bello per essere vero che fosse diventato così gentile.." Pensai, sollevandomi a fatica dal letto e notando solo in quel momento il piccolo lavabo di ferro in un angolo della stanza.
L'acqua scorreva stranamente morbida sulla mia pelle quel giorno.Era quasi come volesse carezzarmi, più che svolgere la sua funzione assieme alla saponetta.
Il profumo di quella saponetta me lo ricorderò fin che campo..Un misto estremamente armonioso tra rose e lavanda, due elementi che non erano assolutamente concordi di per se stessi, ma che in quel caso strano ed unico, erano a dir poco perfetti.
Passandomi la spugna un po' ruvida dell'asciugamano sulla pelle, avvertii nell'aria le note un po' stonate di 'Layla', quella canzone stupenda di Clapton che mio padre non smetteva mai di ascoltare. E questa stupida nostalgia si attaccò nuovamente e con rinnovata ferocia al mio cuore, facendomi stritolare con forza la stoffa pallida tra le dita di una mano.
Il mio sciocco attaccamento al passato, è sempre stato il più grande problema in questa vita all'apparenza così vuota di qualsiasi altra cosa.. Comunque, posso anticipare che quel giorno accadde una cosa molto importante, che quindi non voglio più esitare dal raccontare.
Camminando con estrema fatica, arrivai alla porta varcata prima da Michael, sbirciando il corridoio esterno. Ora la canzone era cambiata, il titolo non lo conoscevo.
Mi aggrappai alla maniglia di metallo freddo con tutte le energie che riuscii a trovare, iniziando a camminare al di fuori della stanza, appoggiandomi poi all'altrettanto fredda superficie del muro procedendo pian piano. Quello che ancora la mia testa si domandava, era il perché di tutta quella confusione che stava cominciando a piombarci addosso, così, senza il minimo preavviso.
O forse Mick sapeva più di quel che voleva dirmi. E come suo solito non avrebbe fiatato nemmeno sotto tortura. Era per colpa di Daniela?
No, non solo per quello. Sentivo chiaramente che le reali motivazioni erano ben più oscure e profonde di quel che potevano sembrare. E comprendevo altrettanto bene che anche io vi ero in mezzo, a questi motivi. Quel che mio padre mi confessò in punto di morte, ovvero che vi erano cose che non aveva fatto in tempo a dirmi, mi rimbombava nella testa come una premonizione.
Che davvero fossi io, la causa prima della situazione? Arrivai dinnanzi alle scale scalcinate, che sinceramente m'ispiravano poca fiducia. Le guardai con aria scettica per qualche istante, fissandole come avessero il malocchio. Il mio piede sembrava anche lui non voler affatto collaborare, perché pulsava in una maniera incredibile.
Trassi un profondo respiro, rassegnato, facendomi coraggio. Di certo volare non si poteva, giusto?
Allungai il piede sano verso il primo scalino, cercando di accompagnarlo al secondo e mi andò bene.
Al successivo, invece, una fitta più forte delle altre fece sentire la sua presenza ed il mio equilibrio se ne andò a farsi benedire.
La rampa delle scale si avvicinava sempre più pericolosamente alla mia faccia, mentre pensavo di dover dire addio ai miei incisivi, se non si fosse rotto altro, certo..
Ma invece del freddo del suolo, quel che avvertii fu qualcosa di completamente differente. Un dolce e tiepido calore mi avvolse, insieme ad un prepotente odore mascolino che mi penetrò nelle narici. Sollevando appena gli occhi, notai tanti bellissimi fili dorati che si scompigliavano nell'impatto, danzando come i raggi del sole attraverso le nubi in quei
giorni che sembrano quasi finti.
E poi, cosa fondamentale, mi resi conto che non mi avvicinavo più al suolo.
-Questa dovevo aspettarmela da te.-
Due specchi grigi erano furenti e fissi nei miei, completamente spalancati.
-Io..volevo solo..qualcosa da bere..-
-E non potevi avere un minimo di pazienza? Guarda che stavi per combinare Alexander!-
Il vero problema ora, era la posizione in cui mi trovavo. O meglio nella situazione in cui *ci* trovavamo.
Ero quasi piegato completamente sulle ginocchia, le sue braccia intorno alla
vita che mi stringevano in mezzo alle sue gambe, il volto contro il suo
ventre e quel viso affilato chinato verso il mio. Ero completamente nel panico, il corpo ed il cuore che stavano cominciando ad andare per i conti propri.
Le sue mani mi scorsero lungo la schiena, passandomi sotto le ascelle, mentre mi risollevava, il più delicatamente che potesse.Non avevo neppure più la forza di sollevare gli occhi nei suoi.
-Vedi di non fare più sforzi simili. Vuoi costringermi a portarti in braccio ancora una volta?-
Un sussurro, lieve, vicino ad un orecchio.
Sentii le ginocchia cedermi nuovamente, mentre stringevo forte le palpebre nel tentativo alquanto disperato di non perdere il controllo.
"Oddio, questo mi vuol fare impazzire.."
Il silenzio tra di noi si stava prolungando, senza che nessuno dei due riuscisse a fare un solo movimento. E di nuovo quella presenza prepotente del suo essere così vicino a me che stava mandando al diavolo ogni razionalità anche minima che possedessi.
-Alex? Non ti senti bene?-Mi chiese, con un tono decisamente preoccupato.
"E' per questo che non si sposta da me?" In effetti questa domanda mi giunse spontanea, anche se in realtà la risposta inconsciamente già la conoscevo. Il vero problema era che in effetti la mia coscienza non ne voleva sapere di farmi la cortesia di informare anche me.
Non saprei nemmeno io spiegare tutt'ora, dove trovai il coraggio di aggrapparmi ancor più a lui, stritolando la camicia azzurra che indossava nelle mani, con un piccolo sospiro.
In effetti, male mi sentivo; ma non certo nel modo che intendeva Michael.Anche le sue mani si strinsero su di me, attirandomi a lui. E non saprei dire se in effetti quello che mi serpeggiò nelle vene fosse stupore o gioia..O forse tutte e due, assieme, come la droga più bella..
Quando poi, quasi con frenesia lui si scostò, mi ritrovai a spalancare gli occhi incredulo; un ultimo tuffo in quel cielo grigio che erano i suoi occhi e poi il calore vellutato delle sue labbra sulle mie, con una violenza ed una passione che mai e poi mai mi sarei mai aspettato di vedere in lui.
In quel momento tutto in me si perse definitivamente.. quella lingua calda che danzava con la mia, il suo profumo, i muscoli compatti delle braccia che si stringevano con forza su di me, quasi fossi la sua ancora di salvezza e lui la mia. Socchiusi gli occhi lentamente, riducendoli ad un piccolo spiraglio che mi concedeva di osservare il luccichio quasi crudele serpeggiante in quelle pupille affilate come lame argentee.
Era il mio primo bacio e fu, da quel che posso ricordare, il più meraviglioso che mi sia mai stato dato da lui. Era come se in quel gesto avesse racchiuso tutto il sentimento che provava per me, quella sensazione folle che mi aveva trasmesso senza che nemmeno me ne accorgessi..
Non volevo che il suo tepore mi lasciasse, nemmeno quando quell'incantesimo si sarebbe rotto, volevo che mi rimanesse per sempre, come potessi in quel modo avere qualcosa di lui dentro di me; così mi sollevai sul piede sano ed alzai il capo andandogli incontro, ricambiando con la stessa passione e la stessa intensità il suo volermi quasi divorare.
Lo sentii fremere per un attimo solo, una cosa così rapida che probabilmente me la sognai soltanto e poi interrompere lentamente quel nostro duello, per riprendere fiato, la sua fronte contro la mia.
Eravamo ancora stretti, l'uno all'altro ed il silenzio era di nuovo padrone di noi, mentre ci scrutavamo come ci vedessimo per la prima volta.Avevo il fiatone. Un lieve formicolio mi raggiunse le guance, tingendole inevitabilmente di rosso.
Lui non sorrise di questo, rimase ancora serio, ancora in silenzio, solo guardandomi in quel suo solito modo penetrante.
Poi davvero le gambe non mi diedero retta, facendomi cadere sullo scalino, accompagnato da Mick che provvedette immediatamente a trattenermi dal piombare sul cemento freddo in malo modo.Feci per risollevare la testa, ma il rumore di alcuni passi mi bloccò.
"E se il dottore o Selma ci avessero visti..?"
In quel momento, ero come attanagliato dalla paura di me stesso, di quel me stesso che avevo appena scoperto, e ogni cosa che la mia mente catalogava come pericolosa mi faceva scattare come una molla.
Michael mi aiutò a rialzarmi, senza più guardarmi negli occhi.
-Che succede Angel? Il ragazzo è caduto?-
Dopo che mi fui assicurato saldamente alla sua spalla, iniziammo a scendere lentamente le scale, arrivando vicino a Jhonatan.
-No, non si è fatto nulla.-
E riecco il suo tono glaciale e piatto apparire come in automatismo con coloro che si trovava dinnanzi. Che solo con me si permettesse di mostrare uno spiraglio di sé? Avevo dunque tanto potere?
In seguito compresi di sì, ma quello che accompagnò quel fatto.. Oh, ecco che ci ricado di nuovo! Stavo nuovamente parlando di cose che ancora non devo dire..
Il vecchio medico mi si fece vicino, movendo i lineamenti in quello che riuscii ad interpretare come un sorriso, mentre faceva cenno a Mick di accompagnarmi nella stanza col divano del giorno prima.
Ebbi un più che evidente sussulto alla sola idea, mentre nuovamente i ricordi mi si affacciavano alla mente, torturandomi. Ma subito, una stretta decisa e dolce, mi scosse da quei pensieri; alzando lo sguardo, mi specchiai in quello di Michael.
Per il successivo quarto d'ora, il medico si rimise a trafficare attorno alla mia ferita, evidentemente soddisfatto che stesse reagendo bene alle cure.
Poi lo vidi nuovamente allontanarsi, versandosi dell'infuso in una tazza trasparente.
-Angel devi prendere una decisione. Non potrò nasconderti qui per sempre.-Mick si passò lentamente una mano nei capelli.
-Lo sapevo anche da me, Jhonatan. Il problema è che non posso far muovere Alexander in queste condizioni. Sarebbe come condannarci tutti a morte.-
Sobbalzai a quell'affermazione. Allora davvero ero io la causa di tutto?!
-Mick non credi che sia il momento di spiegare qualcosa anche a me?-Dissi, del tutto intenzionato a farmi rivelare qualcosa, ma lui scosse semplicemente il capo, versandosi da bere a sua volta.
-Anche se te ne parlassi, non sarebbe di nessuna utilità.-
"Ecco, lo sapevo.." Pensai, sospirando sconsolato. "Non avrò spiegazioni nemmeno questa volta.."
Intanto, i due avevano ripreso a discutere.
-Ma guarda che Lucas vi cercherà e vi farà fuori! O meglio, farà fuori te! Lo sai benissimo che lui vuole Alexander e nemmeno se venisse giù Dio qualcuno lo dissuaderebbe dal prendersi quel che desidera!-
-Allora vorrà dire che se non ci riesce Dio, ci proverà un misero mortale, chissà che la fortuna non sia con me..-
L'uomo anziano sbuffò, posandosi pesantemente una mano su un fianco.
-Sì, la fortuna dei folli! Lo sai bene che in cose come queste non esiste fortuna!-
Gli occhi di Michael brillarono di una scintilla quasi malvagia.
-Beh, c'è sempre una prima volta.-
Chinai il capo.
Mi sentivo inutile ed avvilito.
Tutto quel dolore, tutto questo caos, l'avevo dunque provocato io, e per giunta per cose che non sapevo nemmeno, per colpe che non conoscevo. Che fosse tutto legato al passato in cui vissero mio padre e mia madre?
Quell'uomo, Lucas, mi disse che io ero simile a lui.
Ma cosa intendeva realmente? Cosa voleva dirmi?
Stavo perdendo tutto l'autocontrollo che possedevo, la paura, quella maledetta, mi iniziava a torture il corpo dall'interno.
-Santo cielo, sei davvero senza speranze..-
-Già, me lo dicono in molti..-
Un sorriso curvò le labbra del dottor Dawson.
-Quando vuoi muoverti?-
-Non appena Alex potrà camminare.-
-E allora preparati, perché non potrà appoggiare il piede prima di quattro o cinque giorni, era una ferita lieve, per esser stato colpito da un proiettile, ma pur sempre una ferita.-
Michael fissò per un attimo gli occhi su di me, con qualcosa che potrei definire dispiacere, ma non saprei dire con esattezza, sono passati così tanti anni da allora..
-Mmh..-
Voltai il capo verso la finestra dinnanzi a me, perdendo gli occhi nel paesaggio esterno, bagnato appena dai pallidi raggi di quel sole che sembrava quasi malato, quel giorno. Eppure all'inizio era così luminoso..
-In effetti, oggi sembra quasi che il sole non si decida a splendere..-
Annuii, assorto, nei confronti di Jhonatan che aveva commentato il mio osservare quasi mi avesse letto nel pensiero.
Poco dopo, fui riportato nella stanza dove avevo dormito quella notte, sempre trasportato come fossi un sacco di patate da Mick.Non appena mi poggiò sulla stoffa profumata del letto, si avviò verso la finestra, spalancandola mentre l'aria frizzantina si spandeva nella camera.
-Grazie.- Dissi.
Lui sollevò solo una mano, lentamente, accendendosi una sigaretta e lasciando che la scia di fumo si perdesse all'esterno.
-Che ti avevo detto a proposito del fumo?-
Lui continuando a guardare fuori, mi rispose:
-Che fa venire il cancro?-
Mi sistemai meglio contro il cuscino.
-Sai Mick.. oggi mi sono reso conto che non hai ancora risposto alla domanda che ti feci.-
Stavolta si voltò verso di me, fissandomi interrogativo.
-E cioè?-
-Che cos'è che devi dirmi?-
Qualcosa nel suo sguardo s'incupì, mentre senza profferire parola ritornava ai suoi pensieri.
"Eh, no, stavolta mi risponderai!"
-Michael Mangel, voglio una risposta.-
Usai il tono più duro e tagliente che possedessi, tanto che le mie parole sembrarono quasi vibrare nella stanza. Lui non diede segno di avermi sentito, spegnendo la sigaretta sul piccolo davanzale.
Alcuni secondi di silenzio si persero nella stanza, mentre mi rassegnavo a lasciar cadere per l'ennesima volta il discorso. I rumori delle piccole fabbriche intorno a noi presero a comporsi lentamente, creando ritmi cadenzati, in cui io persi i miei pensieri per qualche minuto, respirando solamente.
Poi, però,lui prese inaspettatamente a parlare.
-E' così strano.. Non mi era mai successo di sentire un simile affetto per qualcuno..-
Come si stesse facendo una violenza incredibile, nel dar voce a quel che aveva dentro, sul suo viso si dipinse una piega di incredibile sofferenza. Incrociai le braccia, in un gesto lento e tranquillo, attendendo che proseguisse.
-Le sole persone che io abbia mai amato sono entrambe morte.. E poi, nel mio cuore è come se si fosse congelato qualcosa, una cosa importante che dimenticai senza nemmeno accorgermene. Poi lavorai con Jeff, e qualcosa ritornò a galla, dal mio io oscuro, lasciandomi senza parole. Come se invece di me stesso, avessi scoperto una nuova persona.. E c'eri anche tu, che brillavi quasi fossi il sole stesso..ridevi con una facilità disarmante, affrontavi le cose con estrema semplicità, senza ricorrere a scappatoie, come avevo fatto io.
E poi ti odiai anche, per un certo periodo. Perché ero ancora troppo vigliacco per ammettere che la persona che odiavo, in realtà ero io..E, così, senza nemmeno un barlume di avviso, sei diventato quella speranza che credevo di aver seppellito troppo a fondo per poterla ritrovare..-
Mi accorsi che avevo trattenuto il respiro solo quando lo lasciai andare, gli occhi ancora sbarrati.
Non mi guardava, aveva sempre quell'espressione tormentata su di sé.
-Io.. alcune volte, mi chiedo perché mi sia stata data ancora un'altra possibilità..-
Era una frase come un sussurro, ma la colsi ugualmente.
Un lungo sospiro di sollievo mi uscì dalle labbra quasi mi fosse stato levato un peso dal cuore.
Lui si volse finalmente verso di me ed io sorrisi, con tutto il calore che riuscii a trovare.
-Sai una cosa? Per un attimo ho temuto che mi dessi del pervertito!-
Lo vidi ridacchiare, passandosi una mano nei capelli.
-Alex, sono davvero senza parole..-
E con lui risi anche io.



      

  

 


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