Silenzioso, si spogliò di tutto
quello che aveva indosso. Il mantello, la camicia e poi i pantaloni con un
lieve fruscio caddero a terra, trascurati.
Le azzurre tende della grande
portafinestra, lievemente aperta, svolazzavano delicate, mosse dalla leggera
brezza della notte profonda.
La fioca luce delle stelle remote e
della luna, che brillava alta, oramai quasi alla fine del primo quarto,
ritraeva sulla pelle lattea del ragazzo insoliti riflessi e ombre, che
giocavano poi con i capelli d’ebano. Come un elegante e altero felino. Come
una maestosa pantera, lentamente, senza produrre il minimo suono, si
avvicinò al letto che, a due piazze, troneggiava al centro dell’ampia
stanza.
Giunse ai piedi di questo e, rapito
dalla visione che gli si presentava dinanzi agli occhi, il moretto perse per
un attimo la cognizione del tempo. Un leggero sussurro uscì dalle sue labbra
quando quel corpo assopito tra le oscure lenzuola di seta si mosse appena.
Allungò una candida mano e le dita sottili ne afferrarono un lembo per poi
attirarlo a sé. A poco a poco, il lenzuolo scivolava muto sulla nuda pelle.
A poco a poco, poté ammirare quel
corpo marmoreo che, lentamente, veniva scoperto e portato alla luce. Degno
di un’inconsueta perfezione. Il petto, che ritmicamente si alzava e si
abbassava, l’addome, le parti intime e infine le gambe tornite erano ora
baciati dai deboli raggi lunari. Non ancora soddisfatto, pregustando già la
preda di cui andava a cibarsi, salì sul letto con un movimento deciso se pur
cauto e, a gattoni, si avvicinò ulteriormente.
Il moretto sovrastava con il suo
corpo quello dell’altro ragazzo ma senza toccarlo, quasi sfiorandolo
soltanto. Lasciò che una gamba andasse a sistemarsi tra quelle del
dormiente, mentre si puntellava anche coi gomiti ai lati dell’incantevole
viso. Ancora incredulo di poterlo ammirare di nuovo, solleticò con le dita
quella liscia e altrettanto diafana pelle, come per accertarsi che fosse
realmente presente. E così era. Perfettamente, sentiva sotto quei suoi
semplici tocchi la fresca guancia. Come rincuorato, si chinò quindi a
sfiorare con un casto bacio quelle rosee labbra che pudiche gli venivano
porte.
A quel primo bacio ne seguì un
secondo e poi un terzo e un quarto, uno più delicato dell’altro. Finché
quelle labbra, destatesi, non iniziarono a rispondere alle sollecitudini.
Quei leggeri baci, riconosciuti fin da subito, lo sciolsero dalle braccia di
Morfeo. Nessuno a parte lui, avrebbe mai osato tanto e proprio quel moretto,
ora, chiedeva che la sua fame venisse appagata.
Trasportato dalla frenesia di quella
risposta, che arrivò dopo una spasmodica attesa, prese a far vagare una mano
sulla nuda pelle di quel corpo che teneva imprigionato sotto di sé. Al
tatto, distintamente, poteva sentire le forme degli addominali sul ventre
piatto e i capezzoli inturgiditi. In poco tempo il bacio divenne più
profondo, le loro calde e umide lingue si scontrarono, duellando poi con
sempre più acceso fervore. Ansanti furono costretti però a fermarsi e
riprendere fiato. Solo allora aprì gli occhi specchiandosi in quelli
malachite del moretto che, con un tenue sorriso, quasi bisbigliando, gli
disse. "Mi sei mancato, Kaede."
Questo, appoggiata una mano sul
fianco del moro e l’altra dietro la sua nuca, andando ad affondare le dita
nei suoi morbidi capelli, gli rispose ridando vita al bacio appassionato e
travolgente che un attimo prima era stato interrotto. Dopo alcuni istanti,
senza mai interrompere il contatto con quelle labbra assetate, con un
energico colpo di reni, Kaede ribaltò le posizioni portandosi sopra colui
che l’aveva svegliato.
Ora era lui ad avere una gamba tra
quelle del moretto, che flebilmente spinse i fianchi verso il suo bacino, in
cerca di un contatto sempre maggiore. Kaede pose fine per la seconda volta
al loro bacio per poter andare a torturare il suo collo e poi il lobo del
suo orecchio destro. L’eccitazione un gradino alla volta saliva, portandoli
in un mondo intriso solo dei loro più nascosti desideri, dei loro ansimi di
piacere e dei loro sguardi focosi. Poi, anche lui mosse piano il bacino
premendo la sua virilità tesa contro la coscia del moretto, facendogli
percepire quello che la sua inaspettata presenza gli stesse facendo e dove
lo stesse conducendo.
"Quando…" Fu Kaede ad iniziare la
frase in un labile sussurro, che il moretto interruppe rispondendo comunque
a quella che voleva essere una domanda. "Adesso e la prima persona che
volevo vedere, eri tu." Pago e contento di una tale risposta, smise di
mordicchiare il suo lobo, staccandosi un po’ da quel corpo bollente per
poterlo vedere in viso e scorgere nei suoi occhi, che in quel mentre
parevano di notte, una fremente eccitazione. La stessa che riluceva negli
occhi screziati di zaffiro di Kaede, che poggiò una mano al lato della
fronte del moretto, percorrendone delicatamente i tratti, la tempia, lo
zigomo, la guancia e il collo. Per poi seguire, con il pollice, i morbidi
contorni di quelle labbra carminio, che a volte perfide diventavano schive.
E infine, riluttante a qualsiasi altro tentativo di trattenersi oltre,
sostituì al dito la lingua e quindi la bocca. Il bacio che ne seguì fu lungo
ed intenso.
Le mani del moretto intanto vagavano
per il corpo di Kaede, lambendo quanta più pelle potevano e ad ogni carezza
lasciavano dietro di sé una scia bollente, che stava portando entrambi alla
più dolce delle follie. Quelle di Kaede, invece, scesero dalle ampie spalle
del moro al suo petto. Lì, una trovò dimora, stuzzicando e giocando con i
capezzoli turgidi, mentre l’altra continuò la sua inesorabile discesa fino a
che un grido uscì dalle labbra del moretto quando raggiunse la sua meta e le
dita si serrarono fresche sulla sua virilità, pulsante e calda, iniziando un
lento massaggio.
Le labbra di Kaede poi, seguirono lo
stesso percorso intrapreso prima dalle sue mani, lasciando libera la bocca
del moretto dalla quale, non più ostacolata, uscirono gemiti sommessi che
divennero sempre più acuti. La strada di baci proseguì fino a posarsi su un
capezzolo che Kaede prese a leccare e a mordicchiare piano, per poi passare
all’altro e degnarlo delle medesime cure. Quindi scese lungo gli addominali
scolpiti, l’ombelico e oltre, fino a raggiungere il sesso del moretto,
invadendo il territorio della sua stessa mano, che scese alla base di esso,
palpandone i testicoli. Senza preavviso, la bocca di Kaede, si chiuse sulla
punta della virilità del moretto e di nuovo, il ragazzo, che da cacciatore
divenne facile preda, ansimò pesantemente sentendosi risucchiare in un
anfratto caldo ed avvolgente.
Kaede, sommesso, prese a leccare e
succhiare, facendo di quel dolce lavoro di suzione una terribile tortura a
doppia lama. Tuttavia continuò, finché non sentì le mani del moretto
affondare nei suoi capelli e il suo bacino spingersi più in profondità nella
sua bocca. Avvertì il corpo sotto di lui vibrare debolmente e un primo
goccio del suo seme invadergli la bocca e scendergli lungo la gola. Ma, nel
più completo disaccordo del moretto, interruppe l’operazione, allontanandosi
da quell’arma di piacere, seppur febbrile anche lui di aspettative. Un
mugugno di frustrazione stava per uscire dalle labbra del moro ma subito fu
ricacciato indietro da un bacio di Kaede. Bacio che aveva un gusto diverso e
che fu ancora più appassionato. Quindi Kaede spostò all’esterno la sua
gamba, in modo da trovarsi con le ginocchia all’altezza dei fianchi snelli
del moretto.
Lasciò quelle labbra, che ogni volta
sembravano rapirlo, e tiratosi su, con uno sguardo misto di ardore e di un
soffocante desiderio, si separò i sodi glutei, per poi impalarsi da solo con
estrema lentezza. A quel poco dolore che percepì all’inizio, presto si
sostituì un immenso e travolgente piacere. Il moretto, quasi stentava a
credere che finalmente, dopo molti anni, quell’incantevole e avvenente corpo
potesse essere ancora una volta suo. Dimentico per un attimo di quell’orgoglio
e di quella perenne voglia di supremazia, che, come una costante, segnavano
la persona di Kaede, il moro, per la seconda volta si lasciò stupire. Quel
movimento che, impetuoso, quasi lo fece venire all’istante, divenne poi
freneticamente lento.
Percepiva quelle mani sottili che lo
accarezzavano con gesti voluttuosi e quella carne che lo avvolgeva sempre di
più, mentre Kaede scendeva piano su di lui. Voglioso, il moretto, appoggiò
le mani su quella pelle liscia e morbida e, osservandone ebbro il pallido
candore, le fece quindi scorrere sui pettorali e su ogni muscolo contratto
dell’addome, fino a fermarsi sui fianchi stretti. Iniziando a stringerne poi
la carne come in un dolce e sensuale massaggio, lo aiutò, tenendo ancora le
mani intorno alla sua vita, piano, a penetrarsi. A un tratto fece scivolare
le sue mani dietro la solida schiena di Kaede attirandolo a sé per baciarlo.
Questo, cacciò un grido, sentendosi invadere più in profondità e, aderendo
perfettamente al rovente e sudato corpo del moretto, rispose al bacio con
furore quasi esasperato.
Con un altro colpo di reni il
moretto invertì nuovamente le posizioni per poi affondare completamente, con
una piccola spinta in Kaede che, impreparato, venne una prima volta con
impeto e irruenza irrefrenabili. Riempiendo ancora di più le pareti di tutta
la stanza di un urlo di puro piacere, che andò a fondersi con gli ansimi del
moretto. I loro respiri più veloci, intensi. I corpi intrisi di sudore,
frementi. Il moretto era al limite e tuttavia voleva godere ancora a lungo
di quel momento concessogli.
Senza dar tregua a Kaede. Senza
dargli motivo o un momento per potersi riprendere. Iniziò a entrare e uscire
dal suo corpo. Una danza sensuale. Un ritmo elettrizzante. Sospiri, ansimi e
grida sempre più forti. Chiedevano, insofferenti, sempre di più.
Inappagabili, ancora di più. Le gambe di Kaede allacciate dietro la schiena
e le braccia dietro al collo del moretto. Desiderio. Un desiderio
implacabile e assoluto oramai li aveva travolti entrambi. Anelando ancora
piacere, in misura sempre maggiore. Una dolce carezza.
Il corpo di Kaede si tese nuovamente
a quel tocco, se pur a tratti quasi violento. Le labbra unite, ancora una
volta. Le spinte più veloci. Il ritmo serrato. I tocchi frementi, concitati.
Fino a raggiungere l’apice della passione. Ancora una spinta. Kaede affilò
le sue zanne di vampiro, lacerando la carne del collo del moretto. E questo
accelerò, avvertendole dentro di sé. Spinse a fondo. In profondità. Con più
forza. Con più energia. Poi, anche lui, mostrò le sue zanne. Addentò alla
giugulare di Kaede. Il suo sangue caldo. Quel gusto metallico e denso
scendergli lungo la gola. Invaderlo totalmente. Inebriandolo. Quindi,
un’ultima possente spinta e vennero entrambi. Insieme.
Il moretto si sciolse dentro il
corpo di Kaede. Kaede sulla mano del ragazzo. Lasciando libere le bocche di
gridare la loro passione. Insieme. Poi, silenzio per quello che parve un
minuto infinito. I respiri ora più regolari. Finalmente, sfamato e
soddisfatto il moretto, lasciatosi andare, in seguito all’amplesso, rimase
così, sul corpo spossato di Kaede. Mentre a quest’ultimo, ancora, era
rimasto un lieve residuo di forza che gli permetteva di accarezzare i
capelli neri del ragazzo, abbandonato sul suo petto bianco, con gesti fluidi
e lenti.
"Allora anch’io ti sono mancato, hn?!"
Furono le uniche flebili parole che uscirono roche dalle labbra del moretto.
Prima che lasciasse quel corpo caldo, con estremo rammarico. Ed un
lievissimo, a malapena percepibile sorriso, comparve quasi beffardo sulle
labbra di Kaede che, dopo essersi leccato via da un angolo della bocca una
furtiva goccia di sangue, gli baciò la fronte. Beato. Il moro tirò a sé il
lenzuolo, coprendo entrambi. Il contatto con quel tessuto freddo e leggero
provocò un brivido che li scosse tutti e due. Ma subito, si lasciarono
crogiolare nel calore dei loro stessi corpi uno abbracciato all’altro, le
gambe intrecciate e la testa del moretto ancora appoggiata nell’incavo della
spalla di Kaede. E così, cullati anche dalla brezza notturna, si
addormentarono, entrando in un mondo impopolato di sogni.
…tsuzuku
Finalmente!!! Sono riuscita a
concludere… hemm ^^’’… ‘sto pezzo…
Voi, vi starete kiedendo -e la
storia?-, non ke abbiate tutti i torti, però, un attimo!! Datemi tempo e
arriva anche quella!! E… hemm… ancora una cosa… Mi dispiace per i patiti
della Anne Rice, mi dispiace per i patiti di Pathos… ma a me i vampiri
servivano così, quindi, abbiate pazienza!
>ma come ho fatto a scrivere una
cosa del genere?!?!?<
*coff* *coff* …ecco, io, volevo
ancora dire che… è già due mesi che questo capitolo e un pezzo del secondo,
sono nel mio pc, calmi e tranquilli, in attesa di essere spediti. Non avevo
proprio il coraggio di mandarlo all’ysal… Perché?? Beh, perché… sono scritti
in modo un po’ (tanto) diverso da come generalmente scrivo e… poi anche per
via del suo contenuto, forse un po’ troppo… Quindi