TITOLO: Matrimonio a sorpresa
AUTORE: Nuel
SERIE: Slam Dunk
PARTE: 1e 2/2 (erano troppo corte per postarle
separatamente!)
PAIRING: Fidatevi!!>.<
RATING: PG
DECLAMER: I Pg sono un po’ miei, un po’ di papà Inoue
ARCHIVIO:
Ysal
MATRIMONIO A SORPRESA
Di Nuel
PRIMA PARTE
-....Ma si, mamma! Stai tranquilla: sei bellissima!-
-Grazie tesoro, sei troppo buono! Non sai come sono
nervosa!-
-Ancora? Ma quante volte siete usciti già?! Me lo
farai conoscere quest’uomo, prima o poi?-
-Si, si! Ma ora scappo, ciao tesoro!-
-Ciao mamma, buon divertimento!-
La donna uscì di casa con un dolce sorriso dipinto
sulle labbra. Il parco non era poi troppo lontano, ma lei sarebbe
arrivata in ritardo, giusto perché la paura di non essere più una
ragazza attraente le aveva fatto perdere un po’ troppo tempo davanti
allo specchio, risvegliando una punta di vanità che credeva di aver
perduto.
Lui l’aspettava in piedi, sotto un salice, vicino al
lago, come ogni domenica da quasi tre mesi.
-Ciao! Scusami, ho fatto tardi! E’ tanto che
aspetti?-
-Ciao Makiko!- Le porse un mazzo di rose di un
delicato color rosa. -Non preoccuparti, non ho aspettato molto- L’uomo
le sorrise ed i due si fecero rapire l’uno dallo sgurardo dell’altra.
Risero un po’ imbarazzati: erano entrambi vicini ai quarant’anni,
entrambi vedovi già da molto e conservavano nei loro cuori il ricordo di
un matrimonio felice e si sentivano come adolescenti alla loro prima
cotta.
Entrambi avevano un figlio, in età adolescenziale,
che sicuramente avrebbe potuto redarguire il proprio genitore scuotendo
la testa e prendendolo in giro.
Eppure Makiko e Tsujiro erano felici e totalmente
sostenuti dai loro figli, che li vedevano finalmente sereni dopo tanto
tempo.
Passavano le domeniche pomeriggio passeggiando al
parco, prendendo un caffè al chiostro vicino al lago, andando a cena e,
qualche volta, al cinema, alla sala d’essai che spesso trasmetteva
vecchi classici americani in bianco e nero.
-Mio figlio mi prende in giro e dice che vorrebbe
conoscerti!- Ridacchiò, imbarazzata Makiko.
-Davvero? Ne sarei felice! Potremmo uscire tutti e
quattro, domenica prossima, che ne dici?- Le propose lui, entusiasta.
-Oh... beh...- Lei era arrossita, inconsapevole che
il suo rossore faceva impazzire quell’uomo che aveva conosciuto per
caso, mentre faceva la spesa al supermercato.
-Non vuoi, Makiko?- Chiese preoccupato, lui.
-Ma no, no! Solo... mi chiedo se si troveranno
bene...-
-Hanno più o meno la stessa età ed entrambi giocano a
basket... vedrai che andranno subito d’accordo!-
-Se lo dici tu, Tsujiro- Rispose lei, tenendo gli
occhi pudicamente bassi.
Tsujiro la vedeva già con in dosso un kimono elegante
e sobrio, con quei suoi capelli corti e sottili acconciati in una
piccola crocchia dietro la nuca, il giorno in cui... Tossicchiò,
rendendosi conto da aver lasciato divagare troppo la fantasia.
Lasciarono il parco abbastanza presto: voleva
assolutamente portarla in un ristorante francese che aveva scoperto con
suo figlio qualche tempo prima, al ritorno da una delle loro gite
"padre-figlio" che avevano preso a fare dalla morte di sua moglie, per
sentirsi meno soli, per essere ancora una famiglia.
Kaede gli aveva detto "Perché non la porti qui? Farai
sicuramente colpo!" e gli aveva strizzato l’occhio. Il suo Kaede... gli
era affezionatissimo, ma si vedeva che gli era mancata una madre: era
scontroso, timido.... non aveva molti amici. Sperava che il figlio di
Makiko fosse paziente e che riuscissero ad andare d’accordo.
Se anche tra i ragazzi fosse subito andato tutto
bene, intendeva chiederle di sposarlo al più presto. Avrebbe chiesto
consiglio a Kaede, ma era sicuro che suo figlio l’avrebbe appoggiato
fino in fondo.
>°-°< >°-°< >°-°<
Rukawa era alquanto agitato. Il primo giorno del
"Patto di non belligeranza" che avevano stipulato, il giorno prima, lui
e Sakuragi stava iniziando.
Meno di quarantotto ore prima si stavano azzuffando
come loro solito, solo che lui era inciampato ed era caduto. Se non si
era fatto male era perché.... perché quella specie di scimmia centimani,
che lui si era fatto rovinare addosso, gli aveva messo una mano dietro
la nuca, per non fargli battere la testa.
Così se lo era trovato imbarazzantemente vicino, in
una posizione alquanto equivoca, da cui non aveva alcuna fretta di
liberarsi.
Stranamente aveva avuto l’impressione che pure
Sakuragi non avesse molta voglia di spostarsi. Gli aveva balbettato uno
"Stai bene?" e poi gli aveva proposto di non picchiarsi più, onde
evitare incidenti che potevano compromettere l’avvenire della squadra.
Lui aveva provocatoriamente risposto "Già che ci sei
perché non mi proponi anche di diventare amici?!" e quello... se ne era
uscito con un "Ottima idea volpe!".
Poi era schizzato via come un fulmine, lasciandolo
senza parole.
Peggio: con un batticuore da paura e... una paura
tremenda!
Nonostante il suo smisurato amore per il basket, quel
pomeriggio, avrebbe volentieri saltato gli allenamenti: amico di
Sakuragi.... poteva essere una condanna a morte! Di essere suo amico non
gliene fregava niente! Non aveva bisogno di amici, lui!
Piuttosto.... amante, innamorato.... andava bene
anche rapitore-stupratore... purché poi, a lui, venisse la sindrome di
Stoccolma!
Per di più suo padre stava vivendo un momento
idilliaco con una misteriosa donna....
non era proprio il caso di creare altro trambusto in
famiglia!
-Ciao Rukawa!- Sakuragi gli batté una mano sulla
spalla, con un sorriso luminoso e gli occhi che parevano particolarmente
felici.
"Ecco appunto!" Pensò lui, mentre il cuore gli creava
tutto lo scombussolamento possibile nel petto.
La giornata proseguì quasi normalmente e, alla fine
degli allenamenti, quando Rukawa riaccese il cellulare, si trovò un
messaggio del padre: "Raggiungimi quando hai finito alla gioielleria Kyu
Ryu".
Rukawa montò in bicicletta e pedalò fino a
destinazione con il vago sentore del perché suo padre gli avesse chiesto
di raggiungerlo in una gioielleria.
>°-°< >°-°< >°-°<
-Ciao Kaede!- Lo salutò, felice, suo padre. -Vieni,
voglio mostrarti questi... voglio il tuo consiglio!-
Sul bancone di cristallo antiproiettile, sotto un
faretto alogeno, disposti su un panno di velluto blu, c’erano cinque
anelli. I finalisti di una dura selezione.
-Ne deduco che ieri sera, con Makiko, è andato tutto
bene-
Il padre gli sorrise ed assentì.
-Vorrei chiederle di sposarmi, Kaede-
Il ragazzo alzò di scatto la testa dai cerchietti
d’oro. Suo padre sorrideva, lo sguardo pieno di aspettativa.
-Se non ritieni che sia troppo presto...-
-Domenica non ci sono partite in tv, vero? vorremmo
uscire anche con te e suo figlio. Vorrei regalarle un anello e chiedere
la sua mano davanti a voi....-
-Questo- Scelse Kaede, prendendo una semplice fedina
in oro bianco, con un brillantino da pochi punti incastonato nel sentro.
-E’ elegante, ma semplice: non strafare all’inizio,
papà-
Il signor Rukawa abbracciò suo figlio, ringraziandolo
e comprò la fedina.
>°-°< >°-°< >°-°<
Makiko stava preparando la cena quando il suo adorato
figliolo rientrò in casa.
-Ciao mamma!- La salutò, abbracciandola da dietro e
scoccandole un bacio in testa.
-Ciao, tesoro, com’è andata a scuola?-
-Benone, mamma. E il tuo appuntamento di ieri sera?
Sei tornata tardi-
-Ma come? Adesso controlli a che ora rincaso?-
Scherzò la donna, sapendo che il figlio, probabilmente, era rimasto
sveglio a lungo per studiare.
Il ragazzo si mise a preparare la tavola, come faceva
ogni sera.
-Dimmi tu, piuttosto, come va con quel ragazzo che ti
piace?-
-Bene, mamma. Non preoccuparti per me. Me la so
cavare e poi, anche se ha un caratteraccio, è una brava persona!-
-Sarebbe uno sciocco se si lasciasse scappare un
ragazzo come te!- La donna cominciò a riempire i piatti e si sedette di
fronte al resto della sua famiglia.
-Piuttosto, domenica non sei impegnato, vero? Tsujiro
ha proposto di uscire tutti e quattro a cena assieme...-
-Bene! Così finalmente lo incontrerò!...... Mamma,
gli hai detto di me? Non vorrei mai crearti dei problemi...-
La donna lo guardò dolcemente e gli sorrise. -Se
avesse dei preconcetti tanto stupidi non varrebbe la pena di
frequentarlo, caro!-
La settimana trascorse in fretta, la domenica
seguente avvenne l’incontro e, con grande sorpresa di tutti, risultò che
i due ragazzi non solo si conoscevano, ma che giocavano nella stessa
squadra di basket! Ciò appianò ogni timore e, con grande emozione,
Tsujiro Rukawa porse alla sua Makiko l’anello che il figlio l’aveva
aiutato a scegliere. La donna, con le lacrime agli occhi, gli porse la
mano. Il figlio fu il primo a felicitarsi con lei, poi seguì Kaede.
Infine Tsujiro guardò negli occhi il futuro figliastro e gli promise che
avrebbe reso felice sua madre.
Fu una sera molto felice, la promessa dell’inizio di
una nuova vita, per tutti loro....
SECONDA PARTE
Erano trascorsi quindici giorni da quando Rukawa e
lui avevano deciso di tentare di essere amici, ma qualcosa non stava
andando nel verso giusto. Sakuragi ne era assolutamente convinto: la
volpaccia dei suoi sogni a luci rosse non gliela raccontava giusta:
tutto d’un tratto era diventato quasi socievole: riusciva a produrre
brevi suoni articolate e, talvolta persino sorrideva.... la cosa tragica
era che sorrideva non a lui, ma a Kogure! Per carità: il vice capitano
era una persona gentile ed affabile, ma... ma... Rukawa era suo!!!
Mentre camminava perso in questi pensieri, Sakuragi
venne attirato da due risate: riconobbe subito il timbro di Kogure, ma
la seconda, di chi era?
Si nascose dietro l’angolo di un armadietto dello
spogliatoio e sporse appena la testa. Il cuore gli si fermò per qualche
istante: la seconda risata non poteva riconoscerla perché non l’aveva
mai sentita
prima! Era Rukawa!
-Sarà un bellissimo matrimonio, te lo garantisco!-
Kogure gli strizzò l’occhio.
-Si- Rispose solo Rukawa, abbassando lo sguardo, con
un sorriso dolce sulle labbra.
-Io metterò il kimono, tu invece?- Chiese Kogure.
-Preferisco lo smoking-
-Prevedibile! La sala da the dove faremo la cerimonia
è molto bella, non credi?-
-Si, abbiamo fatto un’ottima scelta- Confermò Rukawa.
I ragazzi avevano voluto organizzare la cerimonia per
i loro genitori che, a causa del lavoro avevano poco tempo a
disposizione per farlo, ma Sakuragi non poteva saperlo e dovette
trattenersi dall’urlare e prendere a testate quei due o, almeno,
l’armadietto dietro cui si nascondeva.
-C’è qualcuno di particolare che vorresti invitare,
Kaede?- Chiese ancora Kogure, con tono molto familiare.
Rukawa sbuffò e poi scosse la testa.
-No, manca solo una settimana alla cerimonia e non
potrei spiegargli, in così poco tempo-
Kogure gli mise una mano sulla spalla. -Essere gay,
talvolta è una scocciatura, vero?-
Era davvero troppo. Aveva appena avuto la conferma
che Rukawa era omosessuale e che, quindi, i suoi sogni avrebbero anche
potuto realizzarsi, prima o poi, ma anche che era impegnato e che....
cielo! Si sarebbe sposato di lì a una settimana!
Cercando di non farsi scoprire, Sakuragi prese la via
della porta, non poteva restare oltre. Non sapeva che in Giappone i
matrimoni gay fossero stati legalizzati, ma, per quel che ascoltava lui
i telegiornali, potevano anche essere sbarcati gli alieni!
Se fosse rimasto avrebbe sentito il resto della
conversazione....
-Certo che, statisticamente parlando, è davvero
incredibile!- Aggiunse Kogure. -In squadra siamo in cinque e, se come
dici tu, Sakuragi è gay, siamo in quattro!!-
-Tra un po’ penserò che si tratta di una malattia
contagiosa!- Scherzò Mitsui, entrando in quel momento, dopo aver evitato
per miracolo Sakuragi che correva via come un disperato.
-Ciao-
-Ciao-
Salutarono i due. Mitsui abbracciò Kogure, baciandolo
dolcemente.
Rukawa li guardò senza poter evitare di sorridere.
Sperava che anche per lui e Sakuragi sarebbe giunto il momento di essere
così felici.
-Avete bisogno di una mano per il matrimonio?- Si
propose, ansioso di partecipare alla cerimonia accanto al suo ragazzo.
-No, tu devi solo stare accanto a me e non combinare
guai!- Lo strinse forte Kogure, alzandosi in punta di piedi per
reclamare un nuovo bacio.
Alla spicciolata arrivarono anche gli altri membri
della squadra. Tutti, meno Sakuragi, che non si fece vivo neppure i
giorni seguenti.
In compenso, i ragazzi dell’armata, che avevano la
fortuna (o sfortuna, in quel momento) di vederlo tutti i giorni, erano
estremamente preoccupati per il nervosismo eccessivo del loro amico.
A Kanagawa c’erano solo tre sale da the che
ospitassero cerimonie nuziali. Sakuragi non sapeva in quale delle tre si
sarebbe tenuta la cerimonia, ma la mattina di domenica, decise di
scoprirlo. Forse avrebbe fatto solo la figura dello stupido, ma non
avrebbe permesso a Rukawa di sposare un altro senza avergli prima
confessato i suoi sentimenti.
Si alzò di buon’ora e si incamminò con aria truce
alla prima delle tre sale. Chiese ad un uomo impettito se si svolgesse
lì, quel giorno il matrimonio in questione, ma ricevette un diniego.
Arrivò alla seconda e la trovò affollatissima. Sentì
un improvviso terrore, ma si decise ad entrare. Nella reception non
c’era nessuno dei dipendenti. Probabilmente a causa del gran numero di
invitati erano tutti affaccendati, così non trovò nessuno a cui chiedere
informazioni. Cercò senza essere fermato da nessuno. Il locale disponeva
di cinque sale ed erano tutte occupate: c’erano tre matrimoni, una festa
di fidanzamento ed una colazione d’affari... tra tante persone che
festeggiavano si sentì un pesce fuor d’acqua: tanti innamorati e il suo
cuore sanguinava!
Fuori dalle sale dei matrimoni c’erano le lavagne
nere bordate di nastri e fiori che recavano i nomi degli sposi. Dopo
aver letto l’ultimo ed aver visto che neppure quello corrispondeva a chi
stava cercando, non gli rimase altro da fare che uscire per andare alla
terza sala.
Uscito dall’edificio guardò il cielo e sospirò....
Forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere. Se Rukawa aveva deciso di
sposare Kogure significava che lo amava, che era felice con lui....
Scosse la testa per togliersi quei pensieri dalla
testa: non poteva rinunciare senza provare, non lui!
La terza sala da the era la più distante e ci mise un
bel po’ a raggiungerla, soprattutto perché, nervoso com’era, non aveva
pensato di prendere la metropolitana! Del resto aveva bisogno di
muoversi.
L’edificio non era molto grande, era in stile
giapponese ed aveva una sola sala.
Sakuragi non ebbe bisogno di chiedere informazioni:
la lavagna nera, bardata a festa, presentava scritti con tratti sicuri i
nomi Rukawa e Kogure.
Sakuragi rimase a fissarla per qualche momento. Per
quanto se lo fosse ripetuto, trovarselo davanti era tutta un’altra cosa.
Guardò il breve corridoio da cui giungevano degli applausi e qualche
"evviva". Dietro una porta scorrevole, in carta di riso, il suo sogno si
stava infrangendo, diventando il sogno di qualcun altro.
Sakuragi prese il coraggio a due mani. Non gli
importava di quanta gente ci fosse in quella stanza, neppure della
figura che avrebbe fatto...
-FERMO RUKAWA!- Ordinò a voce altissima appena ebbe
fatto irruzione nella sala.
Una ventina di persone in abito elegante si girò
sorpresa verso di lui.
Compresi una donna ed un uomo che non conosceva e che
stavano al posto degli sposi.
Sakuragi fissò interdetto la coppia, non sapendo più
cosa dire.
-Sakuragi?- Si sentì chiamare dal fondo della sala.
-Ru...-
-Che ci fai qui?-
-Io...-
-E’ un tuo amico Kaede?- Chiese lo sposo.
Rukawa annuì e si diresse verso Sakuragi. Kogure
seguì con apprensione la scena, ma non intervenne.
-Riprendete pure la cerimonia- Disse Rukawa,
trascinando fuori Sakuragi.
-Allora, Sakuragi, vuoi dirmi cosa credevi di fare?-
Gli chiese, piuttosto irritato.
-Io.... io....- Biascicò. -Pensavo di impedire il
matrimonio tra te e Kogure....-
Rukawa alzò un sopracciglio e sbuffò.
-E da quando, in Giappone, sarebbero ammessi i
matrimoni gay, razza di stupido?!-
-Ma... ma.... voi parlavate.... nello
spogliatoio..... ho pensato....-
-Hai urigliato, Sakuragi?-
-Tu eri strano e io..... e Kogure....-
-Sakuragi, il sempai Kogure sta con Mitsui e sono sua
madre e mio padre che si sposano-
Sakuragi si sentì avvampare, ma non riuscì a
trattenere il sorriso.
-Tu non ti sposi, Ru?-
-No-
Rukawa lo fissò, mentre Sakuragi scoppiava a ridere,
colmo di uno strano ed un po’ folle entusiasmo.
-Sakuragi, per caso, tu saresti stato geloso di me?-
Ipotizzò a cuore più leggero di quanto credesse.
L’euforia di Sakuragi scomparve improvvisamente come
era giunta. Il rosso si fece serie e lo fissò negli occhi.
-Ru... Kaede... io...-
-Non sposerei nessuno che non fosse te- Lo tolse
d’impiccio Rukawa.
Sakuragi rimase a bocca aperta, incapace di capire se
quello fosse uno dei suoi sogni e Rukawa, sorridendogli per la prima
volta, lo fece convincere ancora di più che fosse frutto della sua
fantasia, baciandolo timidamente.
-Vieni dentro con me- Lo invitò Rukawa, riportandolo
alla realtà.
Sakuragi si ritrovò a non sapere cosa dire. Rukawa
gli prese la mano e, prima di aprire la porta, lo baciò di nuovo.
Sakuragi, stavolta, rispose e poi lo seguì docilmente tra gli invitati.
Kogure guardò i due che entravano tenendosi per mano
e sorrise prima al suo ragazzo, poi a loro.
Nella foto di famiglia ci sarebbe stato uno
stravagante ragazzo dai capelli rossi che non indossava l’abito da
cerimonia.
Fine