Piccola HanaRu dal sapore autunnale scritta in autunno ^^ a me piace tantissimo il nome Kaede !!!! lo so che le mie fic scritte "in serie" ora si svolgono in estate, ma ho deciso di prendermi la licenza di fare un salto indietro…e un’altra cosa che posso fare è dedicare la fic a Calipso, a Greta e a Ria. Senza dimenticare un bacio e un saluto ad Angie, a Dream e ad Hanako…
Maple tree
di Nausicaa
"Kaede…".
Non sto chiamando il mio amore, anche se ora è qui vicino a me: sto assaporando il suono del suo nome, ripetendolo solo per me, modulando queste sillabe dolci e forti. È un nome non comune, che non mi era capitato di sentire prima di conoscere lui…non so perché oggi il mio pensiero torni così spesso su questo particolare, forse perché siamo in un parco, seduti sotto gli alberi d’acero che in autunno assumono quel loro colore così particolare: le foglie diventano rosse ed è un rosso indescrivibile…diventa addirittura difficile distoglierne gli occhi, tanto si rimane rapiti dalle sue sfumature cremisi, dalla sua calda intensità che fa pensare ad un incendio, al rosso delle fiamme, solo che questa fiamma riscalda senza essere pericolosa…
"Kaede…" mormoro di nuovo.
L’ideogramma con cui si scrive il suo nome significa "acero", proprio la specie di alberi che ora ci sovrasta, mentre ce ne stiamo seduti a terra, vicini alle loro radici. È stata una geniale idea del tensai, naturalmente, quella di trascorrere il pomeriggio, o quel che ne resta, al parco, facendo merenda con dei toast che ho preparato io stesso. E poi è quasi l’ora del tramonto: ormai le giornate hanno cominciato ad accorciarsi sempre di più…ma non importa, perché in autunno il rosso del cielo al tramonto rende brillanti come non mai le foglie d’acero…uno spettacolo che non mi perderei per niente al mondo!!! E quest’anno ho un motivo in più per osservare questi alberi: il nome del mio Kaede… e poi a noi giapponesi l’acero piace, ci piacciono le sue belle foglie che ricordano una mano…la mano di un bambino, secondo la tradizione. Mi ritrovo a pensare che sia un nome indovinato per la mia kitsune da questo punto di vista, perché nessuno ha delle mani belle come le sue e nessuno le sa usare bene quanto lui: per giocare a basket, per comandare a quel pallone che obbedisce sempre ai suoi tiri, e poi per stringere me, per accarezzarmi in quel suo modo lieve e sensuale…ok, mi ci ha anche preso a pugni con le sue mani, ma che c’entra?!
"Kaede…" lo ripeto in un sussurro, senza stancarmi di pronunciarlo…
"Conosco il mio nome, do’aho, cosa lo ripeti a fare?".
Grrrrr…oggi romanticismo zero, eh, kitsune?!
"Mi piace…ha un bel suono! Chi è stato a sceglierlo, tua madre o tuo padre?" gli chiedo, un po’ incuriosito. Lui sembra pensarci un attimo, poi dice: "Mia madre, credo. Amava molto la natura…perché?".
Noto con soddisfazione che, dopo aver posto la sua domanda, mangia un altro po’ del toast…allora li ho preparati bene!!!! Poi gli rispondo.
"Così, per saperlo…sarà per l’abitudine, ma non ti ci vedrei mai con un altro nome, anche se…" mi fermo…oddio, mi sta venendo in mente adesso…cioè, non che non lo sapessi, ma non avevo mai fatto mente locale…
"Anche se? Do’aho, lo sai che mi dà fastidio se ti blocchi a metà di una frase!" mi sollecita Kaede, ma non ha parlato in tono brusco, sembra piuttosto incuriosito anche lui, forse deve aver notato la mia espressione…Io non posso vederla, ma credo che sia un po’ stupita!!!
"Oi volpe, scusa, ma perché ti hanno dato un nome femminile?!" perché il suo è davvero un nome femminile, ora che ci penso!!!! Però io l’ho sentito sempre e solo riferito a lui e quindi avevo sempre sorvolato su questo particolare!!!
Lui si acciglia un po’, forse non gli fa piacere la mia osservazione; mi chiedo se per caso, da bambino, non l’abbiano preso in giro a scuola per questo.
"Non lo so il perché, forse perché a mia madre piaceva l’albero d’acero!" replica un po’ seccamente, ritrovando il suo tono più brusco e imbronciandosi.
Ehm…l’ho già detto che io adoro il suo broncio? No, perché la sua bocca attira ancora di più i miei baci quando è imbronciata…che dite, ci sarebbero problemi se gli saltassi addosso in un parco pubblico? Forse sì, eh? Ma comunque prima devo ricordargli di non parlare così al tensai!!!!
"Stupida volpe, non rivolgerti così al fulgido genio del basket! Non volevo mica polemizzare, ero solo ansioso di saperne di più e poi, insomma, questa cosa è interessante…".
"Dacci un taglio, do’aho!" perché sembra così urtato? È una volpe permalosa, ma io non ci posso fare niente, ormai parlo un po’ a ruota libera, incurante dei suoi sguardi assassini: "…certo, in questo modo tornano molte cose, ad esempio come mai tra noi due tu s…".
"Ti ho detto di darci un taglio!!!" mi sibila.
Non finisco la frase, molto cretina in effetti, perché mi arriva un pugno di Kaede in piena faccia!! Ahi…non vi avevo detto che sa come usare le mani? Certo, preferisco che le usi in un altro modo, ma stavolta me lo sono meritato, lo ammetto, con la mia allusione alla nostra intimità.
Mi massaggio la faccia con la mano, ma sono davvero dispiaciuto, non provo neanche a protestare: "Scusa, Kaede, io scherzavo…".
"Hn".
Non dice altro, prende dal cesto della merenda un altro toast e comincia a sbocconcellarlo, ostentando indifferenza nei miei confronti per farmi capire che si è offeso; ah, è in questi momenti che mi domando se per caso non abbia ragione quando mi esorta ad inserire il cervello prima di parlare!!! Però…
Ok, avrà tutte le ragioni, ma io DETESTO che mi ignori!!! Così mi avvicino a lui e gli volto il viso verso il mio, tenendoglielo con la mano: voglio che si specchi nei miei occhi e vi legga tutto l’amore e il rispetto e la stima che gli porto…e forse ci riesco, a fargli leggere tutto questo, perché i suoi lineamenti si distendono e il suo sguardo diventa di nuovo limpido. Nonostante questo, non rinuncia a sgridarmi!!!
"Do’aho!!".
Io gli sorrido, sfiorando con le dita la sua pelle: "Stupida volpe…stavo scherzando!! Sai benissimo che conosco la tua forza e sai una cosa, kitsune? E’ proprio perché sei forte che tra noi le cose stanno così…" e lo penso veramente…lui è la dimostrazione che la forza e la virilità sono prima di tutto mentali e lui le ha e il suo donarsi a me non gli toglie nulla…
"Do’aho!" ripete, ma con una sfumatura diversa stavolta.
Devo avere un’aria un po’ buffa mentre mi guardo rapidamente intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno, ma sapete com'è… non voglio denunce!!!! E dopo essermi accertato che siamo effettivamente soli, mi protendo e lo bacio dolcemente sulle labbra.
"Ti amo tanto…" gli mormoro, fissando i suoi bellissimi occhi d’onice.
Kaede inclina leggermente il capo, accenna un sorriso e io capisco che ha accettato le mie scuse, che poi però ci scommetterei che questa kitsune indisponente lo sa benissimo che la mia osservazione in realtà era innocua!!!! Ma una cosa la devo sapere…
"Di’ la verità, Kaede: ti hanno mai preso in giro a scuola a causa del tuo nome?".
"Non sei l’unico do’aho della terra…" borbotta lui, fissandomi.
"CHECCOSA VUOI INSINUARE, EH?! Mi stai dando dell’idiota?!" scatto io, a questa ennesima provocazione. Notate la mia prontezza di riflessi…
"Hn…sono quasi tre anni che ti do dell’idiota, che ti scaldi a fare?- e lui alza le spalle, con uno sguardo malizioso che fa un bellissimo contrasto- Comunque, sì, qualcuno mi ha preso in giro, ma ha smesso subito…" e fa quest’ultima affermazione con una voce moooooolto eloquente.
Chissà perché mi torna il mente il nostro primo incontro, in terrazza, con lui che aveva steso da solo Hotta e la sua banda…uhm…deve esserci stato qualcosa di simile…bene, suppongo che i tipi in vena di prese in giro abbiano avuto una dimostrazione di quanto sia grande la sua forza fisica!!! Eheheheheheh…
Torno a osservarlo, riempiendomi gli occhi di lui: "Hai un nome bellissimo, Kaede…quasi quanto quello del tensai!!!" gli concedo. Poi rido.
"Il mio nome è più bello, do’aho…in fondo, ha una sua originalità addosso a me!" scherza, con autoironia, e mi sorride.
E questo mi diverte talmente che neanche bado alla poca considerazione che ha dimostrato per il mio nominativo!!! Anzi, mi viene in mente un’altra cosa!!!
"Ehi, l’ideogramma di ‘Hana’ è quello che significa ‘fiore’!!! Dai, quasi ci siamo, no? È una coincidenza del destino…tutto portava a noi due insieme!!" mi esalta tantissimo questa cosa…ma mi accorgo che il volpacchiotto mi fissa perplesso…
"Quasi ci siamo, in che senso Hana?" chiede, sospettoso.
Devo spiegargli sempre tutto!!! Eppure è così lampante!!!
"Il mio nome significa, in parte, ‘fiore’ e il tuo ‘acero’, giusto? Lo vedi? Fiori, alberi…stiamo lì, no? Si tratta sempre di vegetali!!!" ma mentre lo dico mi gelo…oddio, dubbio atroce, sono vegetali vero?! Vabbe’, animali non sono, minerali nemmeno…possono essere soltanto vegetali!!!
Lui emette un piccolo sbuffo e scuote il capo, come a darmi silenziosamente del cretino, ma poi chiede: "E nel tuo caso chi è stato a scegliere?".
Io sorrido a trentadue denti! Mi piace troppo vedere il volpacchiotto interessato a ciò che mi riguarda, a ciò che è stato il mio passato!!! Mi siedo più comodamente per terra, vicino a lui, mentre su di noi soffia un vento piacevole, di quelli autunnali, freschi ma non violenti, che ci scompiglia appena i capelli e solleva le foglie cremisi intorno a noi; appoggio il mento su una mano e ritorno agli innumerevoli racconti che mi aveva fatto mia madre su questo argomento: qualcosa di ascoltato così tante volte che mi è capitato di chiederle di smetterla e di essere pure sgridato per questo!!! Il tensai sgridato, ma ve lo immaginate?!
"Hanno deciso di comune accordo di chiamarmi Hanamichi…volevano un nome che richiamasse la natura, come il mio cognome" poetico, vero? Guardo Kaede e lui mi osserva a sua volta, tranquillo e rilassato, senza fare battute.
"Mi sembra giusto…" mormora e poi solleva da terra una foglia d’acero e la accosta ai miei capelli.
"Non è che il colore sia molto diverso…" dice, a voce ancora più bassa.
E ti pareva!!!!
"Che hai da dire sui miei capelli, kitsune?!" mi ringhia Hanamichi, scrutandomi biecamente mentre mi diverto ad accostare la foglia d’acero alla sua testaccia dura!! Ma quanto è ancora suscettibile a riguardo…e poi adesso non ho niente da dire, visto che l’ho convinto a non usare più il gel!!! Ora porta i capelli liberi da quella sostanza secondo me tossica (per convincerlo gli ho detto che ne fa uso anche Sendoh…) e quindi gli ricadono morbidamente sulla fronte…mi piace tanto passarvi le mani mentre facciamo l’amore…o anche dopo, quando ci abbracciamo in attesa del sonno…
Io lo fisso con aria di rimprovero: "Sei proprio un do’aho!!! Era un complimento!! Già te ne faccio pochi, poi come se non bastasse quando mi sforzo tu neanche li riconosci!!".
Lui borbotta qualcosa fra i denti, qualcosa che ha a che fare con il soprannome che gli ho sempre dato. Sono quasi tre anni che lo chiamo così e ancora protesta…
Tendo una mano fino a sfiorare una delle sue, per attirare la sua attenzione e fargli alzare il volto che ora tiene chinato.
"Oi do’aho…ma tu non ti offendi sul serio quando ti chiamo così, vero?" gli chiedo, sforzandomi di avere un tono canzonatorio e un po’ ironico, per nascondergli che in realtà mi dispiacerebbe davvero se lui si offendesse.
Il mio Hanamichi sembra sorpreso di questa domanda, non credo pensasse che gliela avrei mai fatta nella vita e non lo pensavo neanche io fino a poco fa. Ma lui ha iniziato a parlare dei nostri nomi e ormai per me ‘do’aho’ e ‘kitsune’ sono anch’essi dei nomi propri, qualcosa che fa parte di noi e della nostra storia da quando ancora non era cominciata.
"No che non mi offendo, kitsune…lo so che non lo pensi veramente" mi sorride lui, con uno sguardo velatamente speranzoso.
Uhm…ora ti faccio arrabbiare, amore mio…
"Invece sì, lo penso veramente" replico con voce piatta e monocorde, come se stessi dicendo la cosa più ovvia del mondo e la sua stupidità fosse una delle leggi dell’universo. La faccia del mio do’aho è uno spettacolo: diventa tutto rosso in volto, stringe i pugni, si acciglia e assume un’espressione furiosa come poche e io devo trattenermi dal ridere e a questo non mi sono ancora abituato. Io, Kaede Rukawa, che devo trattenermi dal ridere… è un altro dei tuoi regali, Hana, uno dei tanti…
"Che diavolo significa che lo pensi veramente, dannata volpaccia? Tu pensi SERIAMENTE che io sia un idiota???!!!" mi ringhia lui. Uhm…forse si è arrabbiato troppo…ma io non mi scompongo mente lo fisso negli occhi: "No, idiota no…ma sei buffo e maldestro e pasticcione e un po’ imbranato…" enumero solennemente. Lui trattiene il fiato e poi lo lascia andare sospirando con rassegnazione: "Nient’altro?" chiede, a malincuore.
"…e mi piaci da morire così come sei: un do’aho!" e gli sorrido, mentre con le mie dita sfioro le sue. È la prima cosa che ho pensato quando l’ho conosciuto, che era un do’aho, e ora è diventato più di un soprannome, per me chiamarlo così è come mormorargli ‘ti amo’…ci chiamo solo lui…
Ed eccolo che di nuovo mi sorride, contento per le mie parole: "Anche tu mi piaci da morire perché sei una kitsune!!!" e io ne sono felice.
Perché adoro essere chiamato così da lui, anche lui chiama così solo me, è qualcosa di soltanto nostro e io sono per l’esclusività…ma forse questo si era intuito…
"Una presuntuosa, pericolosa, bellissima kitsune!!! Kaede, tu ridai un senso a tutte le tradizioni giapponesi sulle volpi: sei proprio come uno spirito-volpe…mi hai stregato…" e il mio do’aho mi guarda con occhi brillanti e dolcemente desiderosi e io accenno ad un altro sorriso, anche se il soprannome che mi ha dato è quello dell’animale infido per eccellenza qui in Giappone, ma non importa…ormai per me la parola ‘kitsune’ ha una connotazione positiva, lo pensereste? Perché so che anche lui in realtà mi dice ‘ti amo’ quando mi chiama così…
E questo ci permette di insultarci davanti a tutti parlando con una specie di codice che dice ben altro…
"Uno di questi giorni andiamo allo zoo, Kaede?" dice all’improvviso Hanamichi, con gli occhi impazienti di un ragazzino.
Hn? Perché ha sempre di queste uscite?!
"Per che fare?" gli chiedo, un po’ contrariato.
"Ci sarà anche una gabbia per le volpi, no? Voglio fotografarti vicino ad una volpe vera!!! Non è una grande idea? La volpe vera e la kitsune umana!!! Poi potremmo appendere la foto in camera nostra, con una bella cornice!!" non c’è niente da fare, ormai Hanamichi ha preso il via con questa trovata…però mi piace il suo tono entusiasta…
Io, comunque, mi acciglio; se lo merita per la scemenza che ha detto.
"Ma cosa vai farneticando? ‘Volpe umana’…sembra un film di fantascienza sulle mutazioni…" lo rimprovero, fingendomi più irritato di quanto non sia.
"Il tensai ha un talento innato anche per la fantascienza, stupida volpe! Quante storie per non ammettere che potrebbe essere divertente!" anche lui sembra piccato. Uhm…
"Ok…andremo allo zoo a fotografare le volpi…" gli concedo.
"Io voglio fotografare TE e le volpi!" puntualizza lui, animandosi tutto.
"Dovrai accontentarti delle sole volpi…a una condizione, però: che dopo andiamo a fotografare le scimmiette. Sai, per farti sentire a tuo agio…" concludo, di fronte alla sua faccia alterata.
"IO NON SONO UNA SCIMMIETTA!!!" grida il mio do’aho, che è rimasto molto suscettibile sull’argomento.
"Insomma, non sei un do’aho…non sei una scimmietta…a quanto pare non sei nessuna delle cose per cui mi piacevi!! Temo che dovrò lasciarti…" dico con disinvoltura, ma non finisco la frase che mi ritrovo schiacciato all’albero, con il suo viso vicino al mio.
"Non dirlo neanche per scherzo, Kaede, o sarò costretto a ridurti tipo stola!" mi soffia sulle labbra e io gli sorrido confermandogli il mio scherzo.
Hanamichi mi bacia rapidamente su una guancia, poi mi chiede con voce un po’ insicura: "Ti dà fastidio che io ti chiami ‘kitsune’? Cioè…lo sai perché ti ci chiamavo…poi ho continuato perché per me ormai era parte di te, ma se ti dovesse dar fastidio la smetterei".
"Ci devi solo provare a non chiamarmi più così!!!" gli sibilo io, minaccioso. Lui mi dà un altro bacio, stavolta sulla fronte, poi divide a metà l’ultimo toast rimasto e me ne porge una parte, non senza polemizzare: "Noto che tu però non ti preoccupi che mi possa dar fastidio esser chiamato ‘do’aho’!!! Sei sempre la solita kitsune…". Sbocconcello svogliatamente il toast prima di rispondergli: "Per me non farebbe differenza…ti ci chiamerei lo stesso!".
"Grrr…grrr…" è il suo modo di protestare, ma la smette quando io gli rivolgo un’occhiata maliziosa e poi una più tranquilla.
Mi appoggio al tronco dell’albero e osservo il manto di foglie rosso cremisi che si stende sul prato, per i viottoli del parco, intorno a noi; assaporo il soffio gentile del vento sulla pelle del mio viso, mi accorgo che ora è un po’ più forte di prima e che forse porterà con sé il cattivo tempo.
"Ti piace l’autunno, Kaede?" mi domanda all’improvviso Hanamichi.
Ci penso per qualche attimo, poi gli dico: "Mi piacciono i colori dell’autunno". Colori caldi e avvolgenti…mi piacciono le foglie rosse dell’acero: il mio albero e i suoi capelli…be’, forse non è proprio così, ma è la sensazione che mi trasmette.
"E a te piace l’autunno?" gli chiedo a mia volta, dopo una pausa di silenzio.
Hanamichi ride, con un suono allegro e gioioso: "A me piace la primavera, ma sai…da quando sto con una certa volpaccia insopportabile non faccio più caso al cambio delle stagioni! Le stagioni sono qualcosa di mutevole e invece a me ora interessano concetti come l’eternità e la stabilità…hai afferrato, volpe?!".
"Hn" ho afferrato benissimo, ma non mi va di dargli la soddisfazione di ammetterlo. Guardo il cielo e scorgo le prime nuvole rosate dal tramonto imminente; già, tantissime cose sono mutevoli, ma io non credo sia importante: nella vita basta avere due o tre punti fermi e per il resto affrontare con grinta i cambiamenti.
È banale se dico che il nostro principale punto fermo è il nostro amore? Forse sì, ma non importa. È un sentimento talmente intenso che lo sento anche mentre dormo, anche mentre penso a tutt’altro…
Hanamichi mi osserva incuriosito mentre raccolgo da terra una grande foglia d’acero e la osservo a lungo; poi, alla prima folata di vento più forte, la lascio andare e seguo con lo sguardo il suo essere trasportata via, leggermente.
Quando mi giro di nuovo verso il mio do’aho trovo nei suoi occhi l’amore di cui parlavo poco fa. Il nostro punto di riferimento.
E questo sentimento non se lo porterà via, come le foglie, il vento…
Fine ^^