Nota
dell’autrice
I
personaggi mi appartengono e la storia è stata scritta con la
collaborazione della mia amica Zizze.
Il manto
blu
di Minako
-
Bibibip! Bibibip!
La
sveglia suonava cercando disperatamente di attirare l’attenzione del
ragazzo che giaceva riverso sul letto.
-
Clack.
Una
mano si posò delicatamente sulla sveglia, spegnendola.
-
Uhm… devo alzarmi…- mugugnò nel sonno Patrick, stropicciandosi
le mani sugli occhi.
Si
mosse ed il materasso ad acqua ondeggiò dolcemente invitandolo di nuovo
al riposo.
Coraggiosamente
trovò la forza di alzarsi; aprì le imposte e la luce di quel caldo
mattino di giugno pervase la stanza.
Si
diresse verso il bagno ed aprì l’acqua del lavandino, si sciacquò
abbondantemente la faccia e poi fissò il suo riflesso nello specchio.
I
morbidi capelli viola scuro gli arrivavano al mento, solleticando
leggermente le labbra rosee, il naso sottile e delicato sovrastava quelle
labbra sempre distese in un dolce sorriso rivolto al mondo, due occhi di
un verde screziato ne illuminavano maggiormente il volto.
Qualche
goccia d’acqua colava ancora dalle ciglia scure.
Ritornò
in camera ed indossò un paio di jeans leggeri ed una maglietta bianca a
maniche corte.
Preso
le zainetto appoggiato sulla soglia di casa indossò le scarpe ed uscì.
…
Fuori
lo accolse un miagolio disperato.
“Sono
in ritardo! Non posso fermarmi a …”
un cucciolo di siamese gli si parò davanti sempre miagolando.
Gli
occhi del ragazzo erano fissi in quelli del gatto.
-
Allora si tu a fare questo casino, eh?
-
Miaooo
-
Dov’è il tuo padrone, piccolo?- lo prese in braccio e solo in
quel momento notò che non aveva un collare.
-
Sei solo cucciolo?- il micio strusciò il musino contro il volto
del ragazzo e gli leccò il naso.
-
Come sei dolce…- sorrise.
-
Din don dan!
-
Ahhhhhhhhh!!!!!!! Sono in ritardo! Il capo mi caccerà!- e si avviò
verso la libreria con il micio ancora tra le braccia.
…
-
Simons! Sei in ritardo!
-
Mi… mi scusi capo! Le prometto che non si ripeterà più…!
-
Voglio sperarlo! Sei qui per lavorare!
-
Sì…
-
Ancora un ritardo e ti caccio!
-
Sì capo…
-
Vai a cambiarti! Muoviti!
…
Patrick
si diresse verso lo spogliatoio in fondo alla libreria, si tolse la
maglietta bianca e indossò una bordeaux che ben s’intonava con il
colore dei suoi capelli, in alto a sinistra mise la targhetta con il nome.
-
Miaooo!
-
Eh? Ma sei ancora qui? Cacchio! E ora come lo spigo al capo?
-
Miao
-
Se gli dico che vado a riportarti indietro mi caccia di sicuro…
-
Maoooo?
-
Ma se ti tengo qui e lui ti scopre sono cavoli amari! Ahhhhhhhhhh!!!!
Cosa faccio? Cosa faccio? Cosa faccio?????????
-
Miaaaooo
-
E va bene! Sta qui e non ti muovere!- concluse sistemando il gatto
tra alcuni scatoloni di libri che avrebbe dovuto smistare poco dopo.
Un
raggio obliquo di sole colpì il manto del felino e Patrick rimase
incantato ad osservarne i riflessi bluastri…
-
Simons!- una voce lo riportò alla realtà.
-
Arrivo! E tu non muoverti.- ripeté uscendo.
…
Quella
giornata sembrava non finire più!
I
clienti non facevano che lamentarsi del servizio scadente ed il capo
sembrava avercela con Patrick.
-
Simons! La signora ti ha chiesto di prenderle “Il giorno della
civetta ” da almeno dieci minuti!
-
Sì capo. Mi scusi signora provvedo subito.- e con una corsa
sfrenata si diresse nel magazzino a prendere il libro richiesto.
-
Simons! Porta qui altre copie de “Il signore degli anelli”!
-
Arrivo!
“Uffa!
Con questa storia del film tutti comprano il libro…! E pensare che è
sempre stato un libro magnifico e lo comprano solo per far vedere che lo
conoscono! E i bellissimi libri su cui non fanno films? Li buttiamo via?
Che gente!” si
lamentava mentalmente mentre tornava nella sala con una pila di libri.
-
Scusi giovanotto.
-
Mi dica signore.- rispose Patrick con il fiato corto per la corsa.
-
Patrick vai dal capo, al signore ci penso io.- poi il ragazzino che
si era intromesso si rivolse al cliente- Desidera?
-
Non riesco a trovare “Canne al vento” della Deledda.
-
Cosa scusi?
-
Ma come! Lavora in una libreria e non conosce questo libro di
Grazia Deledda! Vincitore del premio Nobel!
-
Non posso conoscere tutti i libri… In ogni caso ora guardo nel
registro se c’è.
Prima
ancora che il ragazzino, il cui nome era Daniel, si sedesse davanti al
computer, due mani porsero il libro in questione al signore.
-
Certo che c’è, Daniel!- esclamò Patrick- Tenga, può pagare di
là alla cassa.
-
La ringrazio.
Poi
i due si avviarono verso il distributore di bibite posto vicino
all’entrata del negozio.
-
Giornata piena eh?- commentò Daniel parandosi gli occhi con una
mano.
-
Già…- mormorò Patrick esaltandosi al contatto dei raggi solari
con la sua pelle accaldata.
Poi
avvicinò la lattina gelida alle labbra e bevve un lungo sorso.
-
Simons! Le Goff! Dove vi siete cacciati! Qui c’è da lavorare!
-
Ops… il capo…
-
Andiamo.
-
Alla buon’ora! Le Goff vai a dare una mano alla cassa e tu Simons
vai a smistare un po’ di roba in magazzino. Uff! Questa storia degli
sconti per il rinnovo locale sta diventando insostenibile…
-
Sì capo!- ed i due ragazzi si diressero alle rispettive
occupazioni.
…
Il
ragazzo dai capelli viola stava smistando i libri già da un po’ quando
si ricordò del micio.
-
O Cavolo! Se il capo lo trova prima di me sono dolori!
-
Micio, micio, micio, micio, micio, micio… veni qui… da bravo…
micio…
Inutile!
Il
gatto sembrava essersi dissolto nel nulla.
-
Avrà trovato qualcun altro che lo coccolasse…- senza che se
n’accorgesse una fitta di tristezza lo trapassò.
Perfino
un gattino aveva preferito andarsene che stare con lui.
Quella
era la storia della sua vita.
Si
rimise a frugare tristemente tra i libri quando udì un miagolio familiare
alle sue spalle.
-
Micio!- esclamò girandosi di scatto, poi si bloccò.
Il
gattino era in braccio ad un ragazzo alto, sulla ventina, con i capelli
neri che superavano di poco le spalle del ragazzo.
-
Stavi forse cercando lui?- domandò con fare impertinente.
-
La prego di uscire da qui. I non addetti non possono starci.
-
Non mi sembra che questa stanza sia pericolosa…- mormorò
baciando il capo del gattino proprio in mezzo alle orecchie.
-
La devo pregare nuovamente di uscire.- insistette Patrick.
-
E se io non volessi?- un lampo malizioso passò per quegli occhi
verdi, quasi gialli.
-
Per favore…
-
Ti metterei forse nei guai?- la malizia che era sprigionata da
quegli occhi pareva non avere fine
-
Senta! Per favore! Se ne vada!
-
Ma volevo solo riportarti il micio… si aggirava tutto solo e
temevo fosse stato abbandonato.
-
C’è già stato un essere orribile che lo ha abbandonato vicino a
casa mia e non sono certo io. Ora, se mi vuole scusare, ho del lavoro da
sbrigare!
-
E va bene… me ne vado…- così dicendo appoggiò il gattino sul
pavimento e quello si mise a fargli le fusa.
-
Che animale adorabile!- commentò, poi si rivolse all’altro
ragazzo- Come si chiama questa bellezza?
-
Cosa?
-
Avrà pure un nome, no?
-
…- Patrick lo guardò con la bocca aperta- Veramente non…- poi
si bloccò- Seiran. Si chiama Seiran.
-
Che strano nome… comunque piccolo Seiran tornerò a trovarti al
più presto, te ed il tuo adorabile padroncino… ah, ah, ah! Guardalo
Seiran! Guarda com’è arrossito!
Patrick
lo squadrò e solo allora notò il suo abbigliamento.
Un
giacca di broccato amaranto aperta lasciava intravedere una camicia di
seta bianca con un colletto lavorato, le maniche a sbuffo fuoriuscivano da
quelle della giacca e si strofinavano leggermente come una tela sottile
sul musino del gatto.
Sotto,
un paio di jeans scuri davano un che di moderno a quella figura efebica
che sembrava uscita da un libro sull’amore cortese del mille e duecento.
-
Che cos’hai da guardare?- gli domandò quello sentendosi
osservato, ma senza alzare lo sguardo dal micio.
-
Io? Niente!
-
Menti…
-
Stavo solo pensando…
-
A cosa?
-
Al fatto che… sembri…- “Dannazione!
Non posso certo dirgli che sembra uscito da un libro!”.
-
Sì?- lo incoraggiò l’altro.
-
Sembri uscito dal manga di Versailles no bara!
-
Che… che cosa scusa?
-
Sì… sai, con quei vestiti…
-
Fortuna che sono già seduto per terra…- commentò riprendendo in
braccio il gatto e continuando a coccolarlo- Versaille no Bara… bhè…
dovrei prenderlo come un complimento… credo.- il suo sguardo stranito si
posò sul ragazzo dai capelli viola.
Entrambi
scoppiarono a ridere fragorosamente.
-
Molto piacere, io sono Andrea Lanchaster.
-
Patrick Simons.
-
E hai del lavoro da sbrigare se non sbaglio.- commentò Andrea
rompendo l’incanto del momento.
-
Già… devo ancora smistare dei libri…
-
Posso occuparmi io del gatto sino a che devi lavorare.- prese un
foglietto e scrisse qualcosa- Tieni. Questo è il mio indirizzo. Passa
appena finisci.
-
Ma… non vorrei disturbarti.- aveva iniziato a dargli del tu quasi
senza accorgersene.
-
Non preoccuparti! Sono io a chiederti questo piacere… non
negarmelo…- quegli occhi di un verde chiarissimo rilucerono ed
un’espressione supplichevole si fece strada sul bel volto aggraziato.
-
Ma…
-
Shhh. Lo riprenderai stasera.- disse avvicinandosigli- E non
succederà nulla che tu non voglia.- gli disse quasi sulle labbra.
Poi
si allontanò con passo aggraziato.
…
Patrick
rimase imbambolato per un po’.
Quegli
occhi gialli e quei capelli neri lo avevano stregato; per non parlare del
portamento regale e delle espressioni a volte così sincere a volte così
artificiose…
Si
rimise a smistare i libri solo per occupare la sua mente… ma non fu così.
Di
fatti le sue mani eseguivano i movimenti meccanicamente, ma la sua mente
tornava con insistenza a quegli occhi e a quel viso…
S’accorse,
arrossendo, d’essere eccitato al solo pensiero…
…
Suonò
per tre volte al campanello del lussuoso appartamento.
Il
lavoro era finito da circa mezz’ora, ma l’inquilino non sembrava in
casa, o forse non voleva semplicemente aprirgli.
Sentì
una morse stringergli il cuore.
Voleva
entrare!
Voleva
vederlo di nuovo! Fosse stata anche l’ultima volta!
E
poi lì c’era il suo Seiran!
Il
suo gatto!
Doveva
riprenderlo!
Appoggiò
tutto il suo peso sul pulsante del campanello.
Ancora
niente!
-
Diammine!- esclamò sferrando un calcio alla porta che si aprì
sbattendo.
-
Oh cacchio! Credo d’aver combinato un guaio…- mormorò entrando
nell’appartamento avvolto nell’oscurità.
Due
mani sottili lo afferrarono per le spalle e una lingua morbida gli stuzzicò
l’orecchio sinistro… il dolce respiro di lui gli accarezzava il collo.
-
Andrea…- mormorò l’intruso tra lo stupito e l’eccitato.
-
Volevo vedere se eri convinto.
-
Di cos…aahhh.
-
Di venire da me… avresti potuto lasciar perdere e tornare
domani…
-
Il gatto… dovevo…
-
E vuoi prenderlo ancora?- le sue mani sottili stavano accarezzando
il torace muscoloso del più giovane.
-
Io… sì… devo…
-
Sei sicuro di essere qui solo per lui…?- la sensualità di quella
voce era palpabile…
-
Mi confondi…
-
E ti dispiace?
-
Io… io…
-
Lasciati confondere…
Solo
in quel momento Patrick si accorse del dolcissimo profumo in cui era stata
avvolta la stanza.
Con
un battito di mani, Andrea fece rischiarare la stanza da una luce soffusa,
delicata.
Il
mobilio della stanza era ricco e l’arredamento era molto di gusto oltre
ad essere di classe.
Ma
Patrick neanche lo scorse.
L’unica
cosa che lo assillava era come diavolo era finito tra le braccia di
quell’angelo tentatore!
Come
aveva fatto ad innamorarsene a prima vista?
Sapeva
da tempo di essere attratto da individui del suo stesso sesso, ma una cosa
simile non gli era mai successa!
E
poi… ora era lì! In casa di un attraente sconosciuto a lasciarsi
maneggiare come un oggetto!
E
il gatto!
Certo!
Non
doveva dimenticare il gatto!
Era
lì per quello no?
O
forse…
Forse
anche lui sperava che le cose si sarebbero evolute… ma non certo così
in fretta!!!
Cosa
doveva fare?
Il
dolce profumo in cui era avvolta la casa lo stordiva. Quelle mani esperte
lo facevano bruciare di passione. La luce soffusa lo accarezzava
gentilmente.
“Cosa
devo fare!!!!!” pensò.
Anche
i suoi pensieri stavano diventando incoerenti, sommersi dalle emozioni
contrastanti che provava.
Eppure
un barlume di coscienza rendeva tutto più difficile.
-
Dev… o… andare…- mormorò cercando di divincolarsi
dall’abbraccio.
-
Sicuro…?
-
Sì…
-
E non provi niente per me?- la domanda fece bloccare per un attimo
i tentativi che Patrick faceva per sfuggire ad Andrea.
-
Io…- si schiarì la gola- Credo di provare qualcosa…
-
E allora? Perché esiti?
-
Non è così che dovrebbe andare…!
-
In che senso scusa? Un uomo ed una donna posso concedersi l’un
l’altro…
-
Lo so.
-
Dunque?
-
Non ci conosciamo neanche…
-
Ci siamo già presentati mi pare!
Detto
ciò Andrea decise che il discorso era chiuso e che avrebbe convinto il
ragazzino recalcitrante, così cominciò a mordicchiargli il collo.
Le
sue mani armeggiavano con i bottoni della maglietta bianca.
“Dannati
bottoni!” pensò
irato.
Finalmente
le asole cedettero e Andrea poté osservare il corpo muscoloso del più
giovane.
Con
il dito percorse le linee dei muscoli che guizzavano sotto il suo tocco.
Un
leggero morso sulla spalla sinistra fece gemere Patrick.
“No!
Non è così che deve andare!”
continuava a pensare il ragazzo dagli occhi screziati, ma ora mai la sua
mente non aveva alcun potere su quel corpo che non gli dava retta ed
assecondava il suo carnefice.
Si
ritrovò ad ansimare di piacere quasi senza accorgersene.
Andrea,
seduto per terra alle sue spalle, sorrideva soddisfatto.
Ora
mai il ragazzino non avrebbe più potuto opporre resistenza!
Era totalmente alla sua mercé!
Povero
cucciolo… quasi quasi gli dispiaceva usarlo così…
“Ma
che diavolo vado pensando! Non è da me! Ti divertirai piccolo, te lo
prometto.”
…
Ora
erano sdraiati sul grande letto, anche se sembrava più un campo di
battaglia.
Il
copriletto era stato gettato a terra insieme ai vestiti di entrambi e le
lenzuola giacevano scompostamente.
Un
bacio.
Il
primo che Andrea gli avesse dato sulla bocca.
Un
contatto di qualche frazione di secondo accompagnato da un brivido lungo
la schiena.
Poi
Andrea aveva ripreso ad esplorare febbrilmente il territorio sconosciuto
che era il corpo di Patrick.
Patrick
agognava solo ad un altro bacio sulla bocca, questa volta più lungo, più
intenso, ma Andrea si sottraeva e giocava, ora con i capezzoli rosei ora
con il collo, torturando dolcemente l’amante.
I
due indossavano solo i boxer.
Con
un gesto delicato Andrea introdusse una mano all’interno di quelli di
Patrick e accarezzò la virilità eccitata.
Il
giovane si immobilizzò.
I
boxer caddero per terra.
Il
sofisticato Andrea sorrise compiaciuto, poi sfiorò appena, con la lingua,
la punta del pene.
Un
gemito di Patrick.
Accarezzò
sempre più a fondo sino a coprirlo totalmente con la sua bocca.
Il
ritmo con cui succhiava era pari a quello dei gemiti dell’altro.
Stava
per venire, lo sapevano entrambi.
Andrea
si alzò e riprese a baciare e a mordicchiare i piccoli capezzoli, mentre
le sue mani continuavano a giocare con l’eccitazione dell’altro.
Un
liquido perlato bagnò le mani di Andrea e le lenzuola.
Ora
sorridevano entrambi, Andrea di soddisfazione e Patrick di piacere.
Le
sottili dita di Andrea iniziarono ad accarezzare le labbra del compagno
che si schiusero e cominciarono a mordicchiarle.
Il
sapore acre del suo stesso seme scivolava nella bocca di Patrick.
Il
moro fece voltare il compagno a pancia in giù e riprese a mordicchiargli
la schiena, le sue dita erano ancora nella bocca di Patrick.
Le
tolse con delicatezza e si alzò dal letto.
Patrick
mugugnò di disapprovazione senza capire cosa stessa succedendo.
…
Andrea
si diresse in bagno e prese un tubetto dal ripiano dei medicinali.
Era
il momento.
…
Patrick
smise di mugugnare solo quando sentì il corpo caldo ed eccitato
dell’altro premere nuovamente contro il suo.
Sentì
le dita del compagno passargli qualcosa di freddo fuori e dentro
l’orifizio e capì.
-
Shhh… tranquillo…
Il
compagno più adulto passò ancora un po’ di crema, poi cominciò a
baciare il volto del compagno mentre il suo sesso gonfio premeva
sull’apertura.
Il
mento, le guance, la fronte, il tutto accompagnato da spinte leggere.
Infine
le labbra.
Il
bacio che Patrick desiderava fortemente.
Un
bacio caldo e bagnato, mentre con un’ultima spinta Andrea lo possedeva.
Un
urlo soffocato.
Poi
le spinte aumentarono di velocità e intensità; lo stesso Patrick le
assecondava.
Con
una mano Andrea riprese a stuzzicare l’eccitazione dell’altro.
Poi,
mentre sentiva il liquido caldo colargli tra le dita, anche lui venne con
un gemito all’interno di Patrick.
Si
appoggiò pesantemente su di lui ansimando.
…
Due
occhi gialli avevano visto tutto.
-
Miaaaooooo
Patrick
riaprì gli occhi e trovò il micio ad accarezzargli il viso con a lingua
rosea.
Si
girò lentamente e si accorse d’essere a casa sua.
Il
materasso ad acqua ciondolava come il solito, la luce filtrava appena
dalle finestre e…
-
Fssss!
Con
un sibilo una fontanina d’acqua lo investì in pieno viso.
Si
alzò e guardò cos’era successo.
-
Seiran!- esclamò prendendolo in braccio.
Il
micio aveva dato un’unghiata al materasso che si muoveva e l’aveva
bucato.
Il
ragazzo dagli occhi verdi rimise a terra il micio, poi cercò di sistemare
alla meno peggio.
-
Uff! Tanto sarebbe successo prima o poi… i gatti ed i materassi
ad acqua non vanno d’accordo!- mormorò mentre asciugava la stanza.
…
Finalmente
a pomeriggio inoltrato il danno era stato sistemato.
Si
sedette sulla sedia dell’anticamera con in braccio il micio.
“Ma…
ieri sera non ero da Andrea?”
si domandò “Che mi sia sognato
tutto? No… questo dolore è reale… E allora? Come sono tornato a casa?
Mi ci ha accompagnato lui? Ma se non sa dove abito! Sono tornato da solo?
Me lo ricorderei…”
-
Miaooo
-
Hai fame Seiran?
-
Maoooo
-
Vado a comprarti qualcosa al supermercato qui sotto. Tu non
andartene e stai buono.- disse il ragazzo dai capelli viola prendendo le
chiavi di casa e uscendo.
…
Aveva
comprato qualche scatoletta di cibo ed era rientrato.
Seiran
mangiava con appetito.
Il sole colpì di striscio il suo bel pelo rivelandone nuovamente i
riflessi bluastri.
Dove
aveva già visto simili riflessi?
Ma
certo!
I
capelli d’Andrea!
Lo
aveva notato quando si era accesa la luce!
Anche
quelli avevano quei riflessi bluastri, per non parlare di quei suoi occhi
gialli…
Seiran
ed Andrea si somigliavano sopra ogni limite!
Con
una mano tremante il ragazzo dagli occhi screziati prese in braccio il
micio e cominciò a coccolarlo.
“È
strano… Seiran… Andrea… così simili! Sembra uno scherzo!”
Il
gatto balzò sul terrazzo e cominciò ad inseguire un insetto che
volteggiava per la stanza.
“La
stessa eleganza d'Andrea… Che diammine vado pensando! Se sapesse che lo
sto paragonando ad una gatto… ci sarebbe da ridere! Eppure…no! Non è
possibile! Devo essere impazzito!”
-
Seiran!- esclamò guardando il gatto saltare giù dal balcone.
Corse
al balcone e si affacciò preoccupato. Il micio era atterrato su quello
sottostante e lo guardava incuriosito.
-
Non fare più cose simili Seiran! Mi hai fatto prendere un colpo!
-
Maoooo
-
Sta fermo lì che vengo a prenderti!- detto ciò uscì di corsa e
di casa ed andò a suonare all’inquilino del piano di sotto.
…
Andrea
era a casa sua, sdraiato languidamente sul divano: lo sguardo perso nel
vuoto, una mano dietro la testa e l’altra penzolava fuori del divano.
“Patrick…”
quel nome riecheggiava
nella sua mente come una litania.
Aveva
passato una nottata stupenda eppure… eppure quando si era svegliato con
accanto quel ragazzo non si era più sentito padrone della sua vita e
quegli occhi gialli che lo fissavano accusatori…
No!
Non aveva resisto!
Aveva
riaccompagnato Patrick a casa.
Aveva
chiesto al suo capo dove abitasse il pomeriggio prima e le chiavi gliele
aveva trovate in tasca.
Aveva
sorriso quando si era accorto che il letto del ragazzo era ad acqua.
Ma
poi era andato via, silenziosamente.
Ed
ora era lì a rimuginare sulla serata passata.
Non
gli era mai capitato!
Aveva
avuto numerosi amanti, ma nessuno l’aveva stregato come Patrick!
Quei
soffici capelli viola, gli occhi screziati, il corpo atletico…
Eppure
non era solo per il corpo.
Non
aveva un corpo speciale, era uno come tanti.
La
cosa che lo differenziava dagli altri era l’oceano che aveva visto in
quegli occhi!
Ma
ancora di più erano i sentimenti sinceri che scaturivano da ogni suo
gesto, anche il più semplice!
“Sono
innamorato di Patrick!” concluse,
stupito dalla sua stessa rivelazione.
…
-
Mi scusi molto se l’ho disturbata signora Jones!
-
Non preoccuparti Patrick! Sei sempre il benvenuto!
-
La ringrazio, è molto gentile.
-
Bisogna essere buoni vicini, no?
-
Ha ragione.
-
E poi tu sei tanto paziente con quei discoli dei miei figli…-
sospirò- Sono davvero delle pesti!
-
Si figuri. Ora mi scusi ma devo andare.
-
Certo, certo! Perdonami se ti ho trattenuto.
-
È stato un piacere. Arrivederla.
-
A presto.
…
Rientrò
in casa mentre ancora rimproverava il gatto.
-
Seiran! Non farlo mai più! Mi raccomando! Mi hai fatto spaventare
a morte!
-
Maooo
-
E non guardarmi con quegli occhi!
-
Miaooooooo
-
Seiran!
-
Parli anche con i gatti ora?- una voce dolce interruppe il
battibecco.
-
A… Andrea!
-
Non sei felice di vedermi?
“No…
non guardarmi così! Ti prego! Non con quei tuoi occhi accattivanti! No! E
la tua voce così sensuale! Basta ti prego!” invocava
silenziosamente il ragazzo dagli occhi screziati.
-
Cosa ci fai qui?- domandò cercando di mantenere il controllo.
-
Sono venuto a salutarti… non posso? Anche qui l’accesso è
riservato agli addetti ai lavori?- una risata calda.
-
Come sai dove abito?
-
Ti ho riportato a casa ieri.
-
Questo lo avevo intuito.
Silenzio.
-
Perché l’hai fatto?
-
…
-
Perché mi hai riportato a casa abbandonandomi? Sei tu che lo
volevi, non io.
-
Anche tu…
-
Sta zitto! Sai benissimo di avermi convinto tu! Per te non sono
stato altro che uno tra tanti!
-
Pat…
-
Avanti! Smentisci! Di che non è così!
-
Senti io…
-
Hai persino risparmiato i soldi! O forse sei venuto a pagarmi per
le prestazioni?
-
Sciaf!- Andrea si era alzato ed aveva dato un sonoro schiaffo sulla
guancia al più piccolo.
-
E ora non mi interrompere più! Sono venuto qui perché ho capito
che nonostante sia da poco che ci conosciamo io provo qualcosa di sincero
per te!- un sorriso amaro- Pensi davvero che si venuto qui per pagarti?
Per trattarti in maniera così schifosa? Umiliarti sino a questo punto? Io
ti amo.
Un
silenzio raggelante avvolse la stanza e dopo gli urli non si sentì più
volare una mosca.
-
Capisco se non vuoi più sentire parlare di me… è colpa mia.
Si
avviò verso la porta.
-
Addio Patrick.
Ancora
un ostinato silenzio.
Andrea
sospirò ed attraverso la soglia.
-
Miao!- Seiran si diresse verso di lui e cominciò a giocare con il
bordo dei pantaloni
-
Cucciolo!- lo stupore era visibile sul suo volto.
-
Seiran.. lasciami andare… il tuo padrone non vuole più vedermi,
non è il caso che resti qui!
Patrick
abbracciò Andrea da dietro.
Le
sue lacrime bagnavano la costosa camicia.
“Ma…!
Allora prova anche lui qualcosa di sincero per me! Credevo fosse solo
attratto! Ma queste lacrime! Queste lacrime dicono più di mille parole…
o Patrick…”
Si
girò e lo abbracciò a sua volta.
-
Su… smetti di piangere…- e con un calcio richiuse la porta.
-
Dai! Smettila!
-
Mao!
-
Vedi! Anche Seiran ti dice di smettere… Asciuga quelle lacrime!-
fece per prendere il fazzoletto quando realizzò che c’era un modo molto
più intimo per asciugargliele.
Avvicinò
i loro volti ed iniziò a leccare tutte le gocce d’acqua salata che
correvano giù.
-
Ti amo Patrick! E non voglio vederti piangere, né per me né per
nessun altro. Tutto ciò che desidero è che tu sia felice.
Patrick
si addormentò cullato e coccolato da Andrea, una persona che non lo
avrebbe mai lasciato, lo sapeva.
…
Era
una giornata stupenda. Quelle ore in cui il sole non è più così forte e
sembra accarezzare ogni cosa con affetto.
I
capelli viola del ragazzo si lasciavano trasportare dal leggero
venticello.
Andrea
sarebbe dovuto arrivare da un momento all’altro e lui fremeva
d’impazienza!
Si
rendeva conto benissimo di dipendere troppo da lui, eppure non riusciva a
farne a meno!
-
Maoo.
Un
miagolio gli ricordò che sebbene lui dipendesse da Andrea, c’era ancora
qualcuno che dipendeva da lui.
Prese
una scodellina e versò un po’ di latte, poi si perse nella
contemplazione di quel musino aristocratico che leccava con la piccola
linguetta rosea.
Due
mani gli cinsero le spalle.
-
Dovresti imparare a chiudere la porta a chiave…
-
E tu come faresti a cogliermi di sorpresa ogni volta?- rispose
Patrick voltandosi verso Andrea e baciandolo appassionatamente
-
Giusta obbiezione…
Ripresero
a baciarsi mentre il sole si spingeva sempre più verso il basso, tingendo
il cielo di quel rosso vivo così simile al loro amore appena sbocciato.
FINE^O^O^O^O^O^O^
****Minako****
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