Mai per caso

di Mokuren

parte V


Max!
Era proprio Max il tipo in tenuta sportiva che si allenava da solo sul campo da Tennis? E a quell'ora del mattino poi. Non era possibile! Come caspita. O meglio: cosa e perché?
Un attacco di nostalgia per i vecchi tempi forse?
Un improvviso ritorno d'interesse? Magari desiderava addirittura rientrare in squadra. Certo che così era veramente bello! Da un po' di tempo aveva smesso  persino di sperare in un suo possibile ritorno al gioco e vederlo ora gli aveva provocato un tuffo al cuore.
Poter finalmente tornare ad osservare quei suoi movimenti forti e decisi, la potenza del suo servizio, il suo bellissimo volto concentrato, il suo sguardo attento; aveva fatto male a desiderare il suo rientro! Averlo davanti ogni giorno, poter parlare con lui, giocare assieme a lui, per non parlare poi del dover condividere il medesimo spogliatoio; tutto questo l'avrebbe mandato diretto in manicomio. La sua pelle dorata e compatta, la sua schiena ampia, le goccioline di sudore che scivolano sul suo corpo sfiorando quelle parti di lui che non poteva far a meno di sognare in ogni momento, tutte le notti.
Alla sola idea gli aumentarono i battiti del cuore, per non dire del volume di qualcos'altro.
Mentre Breed era intento a fantasticare, non si accorse di essersi fermato ai bordi del campo, con le mani artigliate alla rete di recinzione, mentre con lo sguardo, seguiva attento ogni movimento del ragazzo sul campo.

Qualcuno lo stava osservando, poteva sentire chiaramente due occhi fissi su di lui che studiavano ogni suo più piccolo spostamento.
Senza interrompere la serie di battute che aveva iniziato, Max si guardò attorno e lo vide.
Breed; chi altri credeva potesse essere a quell'ora improponibile; chi altri se non quel: fanatico, borioso, ossessionante, frustrante Breed!
Perché diamine si era piazzato li immobile a spiarlo, invece di entrare e prenderlo un po' in giro per la sua scarsa preparazione fisica? poteva farlo e a ragion veduta, visto quanto si era rammollito durante tutto quel tempo di volontaria inattività; solo ora che aveva ripreso una racchetta in mano si accorgeva di quanto aveva perso in potenza, agilità e velocità.
MERDA!
E lui, invece di approfittarne, se ne stava li imbambolato, seminascosto tra le  piante e coperto dalla rete, ad osservarlo, a studiare i suoi movimenti quasi... quasi ammirato.
A quell'assurdo pensiero uno strano formicolio gli andò a solleticare la bocca dello stomaco.
Che assurdità!
Indispettito dal corso dei suoi pensieri, Max strinse la pallina che teneva tra le dita e, con un colpo preciso, centrò la rete proprio nel punto in cui si trovava Breed, che, colto alla sprovvista, si scostò da questa con un balzo, incontrando così lo sguardo adirato di Max.

"Cosa cavolo ci fai li a spiare? Osservi lo stile del tuo rivale per trovarne i punti deboli? Se hai qualcosa da dirmi su come gioco, dilla senza tante storie! Lo so perfettamente di essere un tantino fuori forma, ma aspetta qualche settimana e ti riduco in poltiglia."
Una pausa e poi uno strano sorriso si disegnò sul suo volto.
"Anzi. perché non fare un set ora? Io e te soli! così, solo per vedere se io sono veramente così fori forma come son certo tu speri?"

Ma che caspita stava dicendo, perché diamine, ogni volta che se lo ritrovava davanti doveva mettersi a sparare un cumulo di stronzate; probabilmente era perché la sua sola presenza lo metteva a disagio, lo innervosiva lo turbava in maniera strana, come non gli era mai successo prima... E, se adesso Breed decideva di accettare quella sua assurda proposta? La figura di merda era assicurata. Porca miseria.

Un sorriso amaro balenò sul volto di Breed, era stato sciocco a tornare a sperare di poterselo almeno fare amico, ma, nei suoi sogni, nonostante tutte le prove che riceveva ogni giorno, non riusciva proprio a perdere tutte le speranze; aveva per troppo tempo fantasticato su un suo possibile ritorno in squadra, su un loro avvicinamento: compagni di scuola, poi sul campo di gioco e magari, con il passare del tempo, amici pure nella vita di tutti i giorni.
Ma, come gli era data nuovamente riprova, non sarebbe riuscito ad oltrepassare neppure il primo gradino.
Prese fiato e si passò una mano tra i capelli per cercare di calmare i battiti del cuore:
"Se è questo che vuoi Max!? io non ho nulla da obbiettare."

Si sentiva sicuro il Breed, a ragione certo, ma non gli avrebbe di sicuro dato la soddisfazione di vederlo vacillare:
"Non sai da quanto!"

No Max! sei tu a non poter neppure immaginare da quanto tempo io sogno il giorno in cui noi due avremmo potuto giocare assieme; anche se speravo sarebbe stato come compagni e non come antagonisti. A quanto pare vuoi essermi avversario anche nel gioco. Se è così non mi tirerò certo in dietro, ti farò vedere che anch'io sono un bravo giocatore.

"Non c'è altro da aggiungere, possiamo cominciare quindi. Ma..non sperare in un trattamento di favore, non avrò nessun occhio di riguardo nei tuoi confronti. Se desideri così tanto essere umiliato, non vedo perché dovrei negartelo!"
La faccia di Max a quelle parole si imporporò per l'ira:
"Brutto presuntuoso, borioso bastardo... sarò anche fuori forma, ma non mi occorre certo il tuo patetico aiuto per stracciarti; sono in grado di farti fare la figura che meriti in qualsiasi condizione fisica e.. i guanti di velluto vedi di infilarteli la dove non batte il sole."

Ecco il solito Max: irruente, irascibile, impulsivo, ma era quello il ragazzo di cui si era innamorato tre anni prima e di cui era ancora perso.
"Hai intenzione di continuare a blaterare per tutta la mattina? Se sei bravo nel gioco almeno la metà di quanto lo sei con le parole, credo che non sarà semplice sconfiggerti. sempre se!"

Pure l'ironico si metteva a fare, ma l'avrebbe pagata cara, a costo di ritrovarsi distrutto alla fine, l'avrebbe battuto.
"Bene, iniziamo all'ora, senza ulteriori e inutili chiac..."

"HEEEEEEI VOI cosa state facendo? Non mi posso neppure permetter il lusso di dormire qualche ora  che subito accade qualcosa che la manager della squadra dovrebbe sapere, ma di cui non avrebbe notizia se riposasse come merita?"
"Isa! Arrivi giusto a proposito. Vedi manager, il caro Max, a cui è venuto un improvviso ritorno di fiamma, a deciso che questo è il giorno buono per darmi una lezione."
"Una lezione! E come?.. non sul campo vero?!?!. nooooo, neppure Max può essere così creti.."
Una pausa ed  un sorriso imbarazzato rivolto a Max.
"..fantasioso da credere di poterti battere nel gioco."
"Credo proprio che il nostro amico sia così fantasioso! Mi ha fatto ben capire che in un set mi avrebbe fatto mangiare tanta di quella polvere da sotterrarmici sotto senza problemi."
Un nuovo sorrisetto obliquo.
"Noooo.. Max, è uno scherzo vero?"
Max intanto stava levitando come il pane per la rabbia, quei due lo stavano prendendo per i fondelli, i due fidanzatini segreti; al ricordo del bacio a cui aveva assistito la sera prima si sentiva ancora inspiegabilmente irritato. Quei due lumaconi; ma avrebbero riso ancora per poco, gli avrebbe fatto vedere lui a Isa chi tra loro era il più forte.
"Non scherzo affatto e, se non è troppo disturbo, cara la mia Manager vorrei iniziare prima di esser costretto ad andare a lezione."
"Ma Breed.. è veramente convinto!"
"Tel'avevo detto!"
"Assurdo!. Ma se vuoi proprio suicidarti Max, fallo bene! Una partita. Tre set ed io arbitrerò il tutto."

Di male in peggio, ma, non sarebbe certo stato lui a tirarsi indietro.
"Perfetto! Iniziamo. sempre se adesso siete in comodo."
"Per te sempre Max caro!"
"Cretino! Avrai ancora per poco quell'espressione da ebete sul volto."
"Bando alle ciance! Siete pronti?! Iniziamo, il servizio a Max."

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Sconfitto! Clamorosamente sconfitto; ma cosa cavolo si aspettava, Breed era bravo e lui lo sapeva perfettamente, l'aveva osservato mentre si allenava e poi, in quell'ultimo periodo, con l'avvicinarsi del torneo e l'intensificarsi degli allenamenti lo era divenuto ancor più.
Aveva messo in quella partita tutto l'impegno possibile, non aveva mollato neppure quando aveva sentito il cuore battergli a mille nel petto e le gambe che gli cedevano per la stanchezza, ma Breed, quasi senza sforzo, l'aveva fatto letteralmente a brandelli. Probabilmente era anche quello che si meritava, per la sua assurda presunzione, ma, questa consapevolezza, non serviva certo a rendergli la sconfitta meno amara.
Chiuse gli occhi ed allargò le braccia carezzando la calda terra rossa del campo su cui si era sdraiato, o meglio, su cui era piombato una volta concluso l'ultimo set. Poteva sentire le gocce di sudore rotolargli lungo tutto corpo, il respiro era ancora affannato ed i muscoli gli dolevano come se glieli avesse strappati; era stato uno stupido a fare una cosa del genere dopo tutto quel tempo di inattività; stava di merda, non solo fuori, soprattutto dentro; ma doveva rialzarsi, rialzarsi fisicamente da terra e risollevare pure nell'orgoglio ferito, era prevedibile la sua sconfitta, ma non lo sarebbe stata più in un prossimo futuro.
Adesso doveva solo riuscire a rimettersi in piedi ed arrivare sino agli spogliatoi per fare una doccia, non poteva dare a Breed la soddisfazione di vederlo in quello stato pietoso. Forza, bastava un po' di buona volontà. 
Riaprì gli occhi e si trovò a fissare le profondità di due iridi verdi che lo osservavano compiaciute, quelle di Breed che, fresco come una rosa, era li, chino su di lui con una mano tesa nella sua direzione, con l'apparente intenzione di aiutarlo a rialzarsi.
Quel tipo! Pareva quasi pronto a ricominciare da capo, mentre lui non riusciva più a sentire neppure proprie le gambe.

"Sei stato eccezionale Max!"

A quella assurda affermazione gli occhi di Max si spalancarono stupefatti.
"Eccezionale?" ma se non era riuscito a vincere un solo set! Se quello voleva essere un modo per umiliarlo, ci stava riuscendo benissimo... ma quegli occhi, quel sorriso, non sembravano volerlo deridere, sembravano quasi felici, orgogliosi, orgogliosi di lui.
A quel pensiero il cuore di Max mancò un battito, mentre il suo sguardo s'incatenava a quello dell'altro, la sua mano si mosse quasi animata di volontà propria, andando incontro a quella di Breed.
Era tutto così strano, ovattato, perso in quegli occhi pareva di vivere in un'altra realtà, in un sogno, un sogno in cui non aveva paura di credere nella veridicità di quelle parole, in cui lui desiderava quel sorriso e quello sguardo, in cui aveva anche il diritto di immaginare quelle labbra sorridenti che sfioravano le sue, calde, invitanti, eccitanti, vogliose; ma, si sa che i sogno hanno vita breve e, proprio quando i loro palmi si sfiorarono, lasciandogli percepire il calore, la morbidezza e la realtà dell'altro, il sogno s'infranse come un'enorme bolla di sapone, riportandolo bruscamente alla realtà e Max, che, esasperato e spaventato da quelle sempre più frequenti, non che assurde ed illogiche sensazioni, non si sforzò neppure di evitare il suo solito atteggiamento scontroso.
Schiaffeggiò quella mano ancora tesa allontanandola e si rialzò da solo.
"Eccezionale eh! Un originale modo di prendermi per il culo. Riconosco di aver fatto schifo: 4 a 6, 6 a 7, 3 a 6: bella prova davvero, ma, non illuderti, presto sarò io a farti i miei più "sentiti complimenti" per l'ottima sconfitta riportata."
E, raccolta la racchetta abbandonata a terra, Max si diresse, a passo incerto, verso gli spogliatoi.

"Sempre il solito cretino! Rientra in squadra e si crede subito il migliore; come poteva anche solo sperare di batterti dopo mesi che non prendeva una racchetta in mano? E poi ha pure il coraggio di fare l'offeso, hai fatto bene a prenderlo un po' in giro Breed."
""Non stavo scherzando! E' stato veramente eccezionale!"
"Cosa?"
Dopo aver seguito Max con lo sguardo, sin quando la sua figura non era scomparsa all'interno dell'edificio sportivo, Breed si voltò verso Isa.
"Non volevo prenderlo in giro, Max è stato veramente grande, ha un vero talento naturale, Non è stato facile batterlo. Nel primo set, si vedeva che aveva da riacquisire confidenza con il campo e con la racchetta, ma poi, ritrovato il giusto ritmo, nel secondo set si è scatenato e per poco non mi ha battuto, nel terzo invece gli  ha ceduto il fisico, non era preparato ad un simile sforzo e non ha retto. Io mi sono allenato ogni giorno sino ad oggi, mentre lui ha ripreso a giocare solo ora dopo un anno; se fuori forma è a questi livelli, una volta tornato in pista non lo fermerà più nessu.."
Breed a quel punto rimase con la frase a mezz'aria, come se solo in quel momento si fosse accorto di un particolare importante sfuggitogli sino a quel momento, i suoi occhi si strinsero e fissarono Isa in maniera torva:
"Hai detto che "Max è rientrato in squadra" non è vero Isa!?! E da quando sai che Max è rientrato, se mi è dato di chiedertelo?"

SCOPERTA! Un tremulo sorriso si allagò sul volto di Isa, che, come sempre, solo ora che gli si faceva notare, si era accorta di aver parlato troppo.
"Ecco io. vedi. ieri."

"IERI! Lo sai da IERI! Sai che Max torna a giocare da un intero giorno, dopo che ti ho assillato con le mie: speranze, sogni, pie illusioni, su un suo futuro rientro e non mi dici nulla?!?!?!?!?! E tu ti definisci la mia migliore amica? Quella che mi sa capire? Che mi è vicina? Che si è persino offerta di trovarmi un degno sostituto per il "carciofo"?"
"Bhè. a parte che dire un intero giorno è eccessivo; vedi, ieri sera ho trovato Max che parlava con Strecton, gli stava chiedendo se poteva tornare in squ..."
A quelle parole un muscolo guizzò sulla mascella di Breed ed i suoi occhi si ridussero a fessure dardeggianti.
"Piccola strega! Quindi sapevi effettivamente tutto, ma ti sei ben guardata dall'avvisarmi!"
"Ma. l'effetto sorpresa, la gioia della diretta scoperta, dove me le metti Breed?."
"Ora te lo faccio vedere io un bell'effetto sorpresa!"
E così dicendo si mise all'inseguimento di una "disperata" Isa che se la dette a gambe levate.

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Perchè si doveva sempre comportare come un perfetto idiota di fronte a quello?!?
Di solito riusciva ad instaurare un rapporto sereno più o meno con tutti, ma con Breed non c'era proprio verso: sarà stato il ricordo di quell'assurdo bacio scambiatosi per caso o le strane sensazioni che iniziavano a danzargli dentro ogni qualvolta se lo trovava davanti o incrociava il suo sguardo; ma, non riusciva proprio ad tenere con lui un atteggiamento naturale. E anche quella mattina non si era certo smentito, ma... in fondo non era poi tutta colpa sua; a quel coglione veniva talmente naturale prenderlo per i fondelli e non si faceva mai sfuggire un'occasione per farlo, e questo di certo non lo aiutava ad instaurare un rapporto... normale, come non l'aiutava il continuo desiderio che aveva di provare nuovamente a baciarlo.
Ce cavolo si metteva a pensare?! Spaventato da quell'ammissione Max si spogliò in fretta e si mise sotto la doccia. L'acqua tiepida che gli scorreva sul corpo calmò un po' la sua agitazione; rivolse il volto verso il piacevole getto rimanendo li immobile per qualche secondo godendosi quel
benefico tepore.
"Eccezionale" questa parola continuava a rimbalzargli nel cervello senza una ragione, era ovvio che si era trattato di una presa in giro, l'ennesima, ma... quella mano, l'espressione di quel volto, l'intensità di quello sguardo.
Era inutile continuare a rimuginarci sopra, aveva fatto tardi con quella partita e non aveva tempo per continuare a lambiccarsi il cervello inutilmente.
Alzò il braccio, ormai stufo dei suoi stessi pensieri, per chiudere il rubinetto e una stilettata alla spalla lo lasciò quasi senza fiato.
Maledizione! cosa diavolo era stato?
Si afferrò il braccio e osservò la spalla dove iniziava a prendere forma un ematoma violaceo.
BENISSIMO! pure quello a risollevargli il morale; non aveva fatto a tempo a tornare che già si era infortunato; la fortuna continuava a perseguitarlo; ma.. quando diamine.... certo, aveva sbattuto la spalla quando si era gettato a terra per cercare di recuperare quel rovescio nel secondo set, si era buttato senza pensare e, probabilmente, era atterrato proprio su quella spalla; non si era accorto di aver sbattuto così forte, certo, l'aveva sentita un po' indolenzita quando si era rialzato, ma, sul momento non aveva avuto tempo di prestarvi troppa attenzione; adesso però, passata l'euforia e la concentrazione del momento, si accorgeva che non doveva esser poi la cosa da nulla che aveva inizialmente creduto. Ora che i muscoli si erano raffreddati non riusciva quasi più a sollevare il braccio, forse era il caso di fare un salto in infermeria appena finite le lezioni. E pensare che nel pomeriggio ci doveva essere il grande rientro in squadra, "il ritorno del campione", a quel punto gli suonava più come il "ritorno del coglione".
Un espressione rassegnata gli si dipinse sul volto: questo era quello che si meritava per la sua assurda presunzione.

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Quella streghetta di Isa gli era sfuggita, ma avrebbe avuto più tardi l'occasione di fargliela pagare per quel suo simpatico scherzetto. "Max tornato", certo, come già visto, pareva che non vi fosse possibilità alcuna di instaurare un rapporto amichevole con lui, ma, il suo spirito masochista non poteva far altro che gioire per tale notizia, gioia che era per la squadra che ritrovava uno dei suoi migliori elementi, ma, egoisticamente, tale gioia era soprattutto per se stesso; certo sarebbe stata una sofferenza averlo davanti tutti i giorni, allenarsi fianco a fianco senza riuscire a stabilire un minimo contatto, cercando di non far trapelare quali erano i veri sentimenti che nutriva nei suoi confronti, ma, come poteva evitare di gioirne in qualche modo di tale evento? e soprattutto: come poteva riuscire a strapparsi quel sorrisetto idiota che gli si era dipinto sulla faccia dal momento in cui aveva avuto il tempo di assimilare tale notizia?
Breed, ancora preso dalle sue riflessioni, entrò nello spogliatoio in tutta fretta, si svestì e si diresse alle docce, senza accorgersi, sin quando non varcò la soglia della zona docce, che non era solo; un box era occupato da un'alta figura che, immobile, si godeva il rilassante massaggio dell'acqua sulla pelle. Era ovvio chi questa fosse, Max! *nudo* e a pochi passi da lui, non l'aveva mai visto così, non aveva mai visto quelle natiche sode prive della protezione data dai vestiti.
Per un attimo si impietrì li, dove si trovava, a fissare quella figura immobile, solo quando questa si mosse riuscì a riscuotersi e ad infilarsi a sua volta in una doccia.
Il cuore gli batteva a mille, il volto era in fiamme e... ed il suo amico si ergeva vispo davanti a lui; se Max si fosse voltato in quel momento l'avrebbe beccato mentre stava dando un bello spettacolo di sè.
Svelto aprì il rubinetto dell'acqua fredda; il getto gelato lo investì facendolo rabbrividire e placando, almeno in parte, anche il desiderio che gli si era risvegliato dentro e pure fuori.

Qualcuno era entrato, Breed di sicuro; anche questo aveva bisogno di una doccia, magari non era uscito disfatto come lui dalla loro sfida, ma almeno un po' sudato doveva pur esserlo; in fin dei conti anche mister perfezione non era altri che un ragazzo come lui!
Una pausa, poi un sospiro rassegnato: nuovamente quel sarcasmo che lo accompagnava ogni qualvolta pensava a Breed; doveva piantarla e preoccuparsi solo di riuscire a nascondere il suo infortunio, non voleva che proprio il suo primo rivale lo beccasse così malconcio dopo una sola partitina. 
Con il braccio sano riuscì finalmente a chiudere il rubinetto e, avvoltosi l'asciugamano in vita, uscì dal box in tutta fretta, dirigendosi nello spogliatoio.
Durante il breve percorso, che lo separava dall'altra stanza, però i suoi occhi si posarono sulla superficie dello specchio che, in quel momento, rifletteva una figura di spalle, intenta a lavarsi e, il suo sguardo cadde proprio su la parte anatomica di quel corpo che tutte trovavano irresistibile "il fondoschiena di Breed" il tanto decantato "culo".
Fu solo un attimo, un istante che gli fu più che sufficiente per far accendere le guance di un intenso color rosso vermiglio non che a darsi, per l'ennesima volta, del pervertito.
Arrivato nell'altra stanza Max si asciugò il più in fretta possibile, per quanto la spalla dolorante gli permise, e poi, in tutta fretta, si infilò boxer e pantaloni, senza soffermarsi troppo sul motivo di quel rigonfiamento che gli rese non facile l'operazione di chiusura della zip. Adesso non doveva far altro che infilarsi la camicia e correre fuori da quella stanza divenuta improvvisamente troppo piccola.
Rovistò nella sacca e, trovatala, la afferrò aprendola e poggiandosela sulle spalle, inserì prima il braccio sano, poi, iniziò ad armeggiare per mettere nella manica pure l'altro.

Se n'era andato! ora non gli rimaneva che attendere il momento in cui sarebbe uscito anche dallo spogliatoio per evitare così ogni possibile incontro.
Breed tese l'orecchio per sentire tutti i movimenti che avvenivano nell'altra stanza e, tra un passo e l'altro, un cigolio e uno sbattere di borse e ante degli armadietti, sentì anche dei lamenti soffocati; che Max si fosse infortunato? più di una volta aveva temuto per "l'incolumità" fisica dell'altro durante il loro scontro; questo infatti non si era di sicuro risparmiato, cercando di recuperare tutte le palle e, proprio per questo si era schiantato malamente a terra più di una volta.
Un nuovo lamento.
Non poteva sbagliarsi, Max si doveva esser fatto male e, di sicuro, visto il tipo che era, non l'avrebbe detto a nessuno magari aggravando la situazione.
Ad un ennesimo lamento Breed iniziò a preoccuparsi seriamente; chiuse l'acqua e si avvicinò allo spogliatoio il più silenziosamente possibile, sbirciando dentro per vedere cosa accadeva.
Max era intento a cercare di infilarsi una camicia e pareva non riuscire a sollevare un braccio. La spalla! certo, la brutta caduta del secondo set; quando l'aveva visto buttarsi a pesce su quella palla atterrando proprio sulla spalla sinistra; a quella vista si era istintivamente spostato verso la rete per chiedere se era tutto a posto, ma poi, questo si era rialzato senza batter ciglio continuando a giocare come se nulla fosse, ma, a quanto pareva, qualcosa si era fatto.
Max era talmente preso dall'impresa di infilarsi quel recalcitrante indumento che non si era neppure accorto che lo stava spiando. Sapeva che non avrebbe dovuto, visto che l'altro ne stava soffrendo, ma Breed non riuscì a trattenere un sorriso nel vedere la concentrazione di questo nel cercare di indossare quella camicia senza emettere nessun lamento. Era quasi tenero nella sua ostinazione di non farsi cogliere in difficoltà.
Ad un ceto punto, vedendo l'espressione sofferentemente concentrata che si era dipinta sul volto di Max, Breed si mosse senza pensare, avvicinandosi a lui.

"Max... stai bene?"

Per poco Max non spiccò un balzo per la sorpresa, non si era accorto di averlo alle spalle, sin quando non aveva udito la sua voce.
"Cosa ti salta in mente di comparirmi in questo modo alle spalle, vuoi farmi prendere un colpo e farmi morire sul posto? Che caspita, neppure quando uno si veste può stare in pace senza essere importunato dal maniaco di turno?"

Quelle parole ferirono Breed, ma, ormai abituato a quelle velenose uscite, riuscì a non darlo a vedere.
"Non sei il mio tipo caro. Anche se comincio a sospettare che inizi a sperare che io ti salti a dosso visto le continue allusioni."
"Brutto frociaccio, stammi lontano, non ho bisogno di nulla e di sicuro non ho bisogno del tuo aiuto."
"Mi era sembrato il contrario."
E così dicendo gli assesto una pacca sulla schiena, proprio sotto la spalla infortunata. Max strabuzzò gli occhi afferrandosi il braccio.
"Bastardo!"
"Hops; scusa, visto che non hai nulla probabilmente è colpa mia; da un po' di tempo non riesco più a regolare la forza della mia mano."
"Ridi pure, tanto non sarò certo fermato da questa bischerata.... hei... fermo, cosa caspita vuoi fare, mollami... mi fai male!"
Mentre Max lo guardava in cagnesco Breed l'aveva afferrato per un braccio costringendolo a sedersi e posizionandosi alle sue spalle.
"Non hai appena affermato di non avere nulla, di essere in perfetta forma e così via? quindi non avrai nulla in contrario se mi sincero di persona delle tue affermazioni!?!?!"
"Mollami! dico solo che son cose che non ti devono riguardare!" 
"Non sono tanto d'accordo, visto che sei un elemento della mia squadra, squadra di cui io sono il coordinatore e responsabile..."
"COSA! e da quando?"
"Direi ormai da cinque mesi buoni! Comunque, proprio per questo, se ti infortuni, è anche affar mio. E ora calmati e stai fermo, ma soprattutto vedi di chiudere, almeno per cinque minuti, la ciabatta; tutti questi schiamazzi mi fanno venire il mal di testa."

Maledizione. Non aveva idea che adesso il suo vecchio posto fosse stato preso da Breed, certo era prevedibile, dopo di lui era Breed il miglior giocatore della scuola ed era quindi logico supporre che il mister avrebbe affidato a lui quel compito dopo il suo abbandono; ma stranamente, fin quando questo non gliel'aveva detto, non ci aveva pensato, quella situazione non gli piaceva, averlo un gradino sopra anche come posizione "sociale", lo esasperava ancor più.
Sentì che Breed, da dietro, gli stava togliendo la camicia che aveva tanto faticato ad infilarsi, ma non si oppose, non ne aveva più voglia, magari se rimaneva fermo e lo lasciava fare si sarebbe sbrigato e lui avrebbe fatto prima ad andarsene.

"Guarda qua che del tatuaggio!"
E così dicendo Breed gli sfiorò l'ematoma con la punta delle dita, un contatto lieve, ma caldo, che lo fece rabbrividire.
"Aspetta qui, ho una pomata che farà proprio al caso tuo."
Breed si allontanò in fretta per afferrare la sua sacca e, voltatosi per ruffolarvi dentro non si accorse dello sguardo di Max, che, tenuto basso sino a quel momento, si era rialzato adesso per posarsi la dove l'asciugamano candido gli fasciava i fianchi.
"Eccola, sapevo di averla con me."
Non appena Breed si voltò lo sguardo di Max si riabbassò di scatto.
"A questo punto vediamo meglio cosa si può fare per questa spalla!"
Breed, aperto il barattolo in cui era contenuta la crema, ne prese una bella dose sulle punta delle dita passandola poi, con delicatezza, sull'ematoma, massaggiandogli la pelle con un'insospettata maestria, sondando così la spalla senza fargli alcun male, anzi, riscaldandogli il muscolo e alleviando la tensione che vi si era accumulata.
L'esame non fu lungo e anzi, si rivelò sin troppo gradevole, i suoi polpastrelli l'avevano piacevolmente carezzato esaminando attentamente la situazione, sino ad arrivare ad una diagnosi:
"Sai, credo che la spalla sia andata fuori posto; se vuoi puoi fartela aggiustare in infermeria, o, sempre se ti fidi, posso fare io, non è una cosa grave, l'ho già fatto varie volte, ma è piuttosto dolorosa e più passa il tempo, più sentirai male, cosa decidi?"
Max, si era rilassato al punto che, finito il tutto, si ritrovò a provare quasi un fastidio fisico quando sentì quelle mani che si allontanavano lui e quella voce andare a concludere quel particolare momento.
La spalla fuori posto, l'aveva sospettato, poteva effettivamente aspettare l'apertura dell'infermeria, ma, ormai era inutile nascondersi e lo era ancora di più aspettare, Breed aveva visto la spalla e sapeva esattamente come stavano le cose, quindi tanto valeva fare subito, magari pure quell'operazione si sarebbe rivelata una piacevole scoperta.
"Procedi pure; a questo punto è inutile attendere l'apertura dell'infermeria."
"D'accordo, ma. preparati perché ti farò male, ma sarà solo un attimo, poi starai meglio...Sicuro allora?"
"Falla poco lunga. A quest'ora potevamo aver già finito."
Breed, senza aggiungere altro, gli afferrò il braccio e glielo fece alzare con delicatezza, era quello che voleva, tornare a sentire quelle dita che lo carezzavano solleticandogli dolcemente la pelle; poi, sempre con la massima attenzione Breed inserì il ginocchio sotto la sua ascella in modo tale che il suo fianco si potesse appoggiasse alla sua gamba, questa posizione mise a stretto contatto i loro due corpi, e li, dove la loro pelle si sfiorava, Max avvertì uno strano formicolio, stano ma piacevole, quasi invitante; la pelle di Breed era morbida, non credeva che la pelle dei ragazzi potesse esserlo, ma la sua lo era, morbida, calda e lievemente profumata di bagnoschiuma. A questo punto Breed ruotò il busto per afferrargli il polso con entrambe le mani e, così facendo, gli sfiorò il volto con i capelli ancora umidi. Era una posizione strana, ma inspiegabilmente gradevole, troppo gradevole, sentire quella pelle che si strusciava alla sua era così... eccitante, e, di questo, il suo corpo iniziava a dare chiara prova.
Max a quel punto chiuse gli occhi assaporando quel contatto fin quando Breed non strattonò violentemente il suo braccio facendolo gridare dal dolore e dimenticare, in un solo attimo, di tutte quelle esaltanti sensazioni.
Rialzatosi di scatto afferrò Breed per una spalla ed, invelenito, iniziò a sbraitargli contro:
"BRUTTO CANE BASTARDO! volevi mettermi definitivamente fuori uso! Lo sapevo che non c'era da fidarsi di un rileccato come te... MALEDIZIONE! non mi sei mai piaciuto e avevo ragione a non fidarmi di te, mi sei sempre rimasto sulle scatole, tu e tutta la tua boria. MERDA! Me l'hai quasi staccato il braccio, ho fatto bene a lasciare la squadra quando sei entrato, sapevo che da te non sarebbe venuto nulla di buono per il sottoscritto e mi chiedo ancora perché diamine ho detto a Strecton che sarei nuovamente stato dei vostri, STRONZO! Ma cosa diamine hai contro di me, me lo spieghi?..."

Mentre Max era intento ad urlargli contro, Breed era rimasto immobile di fronte a lui, spaventato, ma non per quella sfuriata, piuttosto per il timore di aver veramente eseguito male qualcosa.
Quando aveva udito l'urlo di Max si era raggelato. Aveva curato più di una volta quel genere di slogature, tutte con successo; una volta era capitato persino a lui di sottoporsi a quell'operazione, ma stavolta, udendo quel grido, aveva temuto di aver combinato un pasticcio. Poi Max era saltato sulla panca come una molla, dandogli una spinta che per poco non l'aveva mandato a gambe all'aria, se non l'avesse poi afferrato per una spalla, stringendolo fin quasi a fargli male, tutto questo proprio con il braccio infortunato; quindi aveva eseguito tutto perfettamente e la rinnovata mobilita dell'articolazione dell'altro lo dimostrava.
Stava per farglielo notare quando Max l'aveva investito con quella valanga d'insulti ed improperi, parole dette una di seguito all'altra senza quasi riprendere fiato, parole cattive che, nonostante l'allenamento di anni, non era riuscito a farsi scivolare sopra senza esserne trafitto. Il fatto di sentirsi dire di essere una persona spiacevole, un ragazzo che era stato notato solo perchè irritante, gli si infilarono nel cuore come stilettate, ed il sapere che il suo abbandono di un anno prima era dovuto anche alla sua presenza gli aveva dato il colpo finale; inaspettatamente i suoi occhi iniziarono a pungere insopportabilmente; stava per piangere, mio Dio, proprio davanti a lui. Si ritrovava li immobile, davanti a quell'infuriato ragazzo con una disperata voglia di piangere, quasi di chiedergli scusa per com'era, per quel che era.
Si voltò di scatto per tornare nella zona docce; le lacrime se unite all'acqua non si sarebbero viste e di sicuro non avrebbe dato a Max la soddisfazione di vederlo ridotto in quelle condizioni solo per le gratuite cattiverie dettegli.

"... Dove credi di andare adesso?"
Ma Breed non lo ascoltava più e con uno strattone si liberò dalla presa di Max.
"Non mi toccare, sono stufo marcio di te e di tutti i tuoi assurdi insulti!..."
La voce di Breed era fredda al punto che bloccò in Max qualsiasi tipo di reazione.
"... non ho fatto nulla di più di quel che ti avevo detto, ho rimesso a posto la tua spalla e, se non riesci a sopportare un po' di dolore, non posso farci nulla; vedi di pensarci la prossima volta e, invece di fare il galletto a tutti i costi, rifletti prima di agire, io vedrò di evitare qualsiasi ulteriore atto di generosità nei tuoi confronti, è una gran soddisfazione il vedersi così ricompensati solo per aver agito nel migliore dei modi.Ora vado a finire di lavarmi e gradirei evitare di ritrovarti qui al mio ritorno. La pomata puoi prenderla se vuoi o, "se non ti fidi di questo cane bastardo" lasciala dove è e levati di torno." 
Non aggiunse altro lasciando Max li a fissare il vano della porta vuota.

Caspita, non l'aveva mai sentito così alterato, ma.. che diamine, aveva ragione lui, gli aveva quasi strappato il braccio.
Si portò una mano sulla spalla e provò a ruotarla per sincerarsi che fosse ancora li e, inaspettatamente, non sentì più dolore, solo un formicolio ed un leggero indolenzimento del muscolo.
IMPOSSIBILE! ci riprovò, ma le cose non cambiarono.
A quel punto cadde nuovamente a sedere sulla panca.
Che cretino, aveva fatto nuovamente la figura della mezza tacca e stavolta era tutta sua la colpa, Breed si era comportato nel migliore dei modi e lui l'aveva insultato nel peggiore dei modi, accusandolo di cose assurde, tante erano state le cavolate dette che se ne ricordava circa la metà, aveva aperto la bocca e dato poi fiato a raffica, scollegando l'impianto vocale dal cervello, sempre se di cervello ne aveva uno, cosa di cui, in quegli ultimi tempi, si era ritrovato a dubitare.
Vide il vasetto di crema vicino alla sua mano e lo afferrò.
Perchè doveva comportarsi da imbecille solo con Breed?
L'acqua aveva ripreso a scorrere nell'altra stanza, forse avrebbe dovuto andare da lui e chiedere scusa, ma.. non se la sentiva proprio; in quel momento l'immagine, che solo pochi minuti prima aveva visto riflessa nello specchio, gli balenò davanti agli occhi scotendolo. Non poteva affrontare una nuova discussione adesso, non gli era proprio possibile; meglio rimandare tutto a quel pomeriggio. Si, avrebbe chiesto scusa più tardi. 
Mise il barattolo nella borsa e si infilò la camicia uscendo subito dopo dagli spogliatoi.

Max se ne era finalmente andato! Ora era solo; adesso poteva sfogarsi liberamente, ma no! Non voleva piangere solo per ciò che Max aveva detto, lo sapeva, lo sapeva perfettamente come l'altro lo considerava e allora perché quelle lacrime, solo perché una sicura supposizione gli era stata così brutalmente sputata in faccia?
Dopo quel bacio, dopo quel maledetto bacio, le cose per lui erano andate a precipitare sempre più in basso; quella piccola soddisfazione l'aveva pagata cara, troppo cara; era la seconda volta che gli capitava di piangere per Max e questo non era giusto, no, non lo era.
Ma, mentre pensava tutte questa cose, i singhiozzi iniziarono a scuoterlo e le lacrime, lavate via dall'acqua, continuarono a scendere copiose, portando via con se, i suoi stupidi sogni e le sue vane speranze e lasciandolo svuotato di tutto.

continua...



^^;;;;; tanto tempo per leggere di nuovi frignastei, ma... questa storia mi vien così, ed il bello è che non ho ancora finito di far piangere la gente! Sarà che l'inverno mi si presta alla tristezza malinconica? forse; quel che posso dire è che, spero di finire con altri 2, massimo 3 capitoli, quindi, per tutti coloro che, masochisti fino alla fine, avranno il coraggio di proseguire in questa banale e scontata lettura, sappiate che non manca poi così tanto al traguardo.
Bacirillini a tutti gli intrepidi lettori dalla Moku.




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