Ce l'avete fatta! Questo è l'agognato traguardo! ^__^

Credo di non aver mai scritto nulla di più schifosamente dolce di questo, ma tutto sommato il risultato mi piace ^^ So che all'interno ci saranno delle parole, definizioni che non per tutti saranno chiare quindi per ogni chiarimento non fatevi problemi e scrivetemi pure. La mia mail è: apapa@getnet.it

Quest'ultima, oltre che a Najka e Ria, è dedicata anche a Kieran, perché senza il suo incoraggiamento è probabile che questa terza parte non avrebbe mai visto la luce.

Buona lettura ^_^



Maiko
di Alessia


Però! Una volta di più la kitsune è riuscita a stupirmi!
Credevo che non appena entrato in casa l'avrei trovato con un kalashnikov spianato contro di me, mia madre e sua sorella, invece era tranquillamente seduto in ginocchio in attesa di essere vestito per una nuova, come le chiama lui, giornata del tormento.

Natsuko e mia madre posano scatole e trousse sui tatami, disponendo gli strumenti di tortura in ordinate file, neanche fossero dei chirurghi.

La kitsune sembra tranquilla, ma sono sicuro che stia cercando di studiare un, per quanto inutile, piano per fuggire da questa stanza e nonostante sappia benissimo che quelle due non glielo permetteranno mai. Io l'ho sempre pensato che Natsuko e mia madre sarebbero andate d'accordo sin dal primo istante, ed infatti...

Nonostante arrossisca ancora, non posso fare a meno di sorridere al ricordo di come Kaede si sia trovato nuovamente in questa situazione...



Rukawa iniziò a lanciare accorate preghiere a chiunque fosse lassù, promettendo qualsiasi cosa purché lo salvassero. Che lo teletrasportassero via, che lo rendessero invisibile, che lo trasformassero davvero in una volpe! Tutto pur di non affrontare Aiko... ma la sua da poco ritrovata fede scomparì nuovamente quando la porta si aprì del tutto e la donna, non appena notatolo, lo fulminò con lo sguardo.

"Tu, razza di... di..." gli puntava un dito contro, fissandolo con odio "Lo sapevo che non dovevo fidarmi!" lo afferrò per un polso, trascinandolo via con violenza da sotto le coperte, ignorando del tutto la sua nudità "Esci fuori da casa mia! Non farti più vedere!" urlava e sembrava fosse sull'orlo di una crisi isterica; poi, voltandosi verso suo figlio: "E tu, disgraziato, come pensi di dirlo a Kaede, eh?"

Sakuragi cercava di coprirsi alla bell'e meglio con il piumone "No, mamma, io..."

"CHE COOOSAAA?!?!?" probabilmente quell'urlo era giunto sino ad Alpha Centauri "Non vuoi dirglielo? E come speri di nasconderglielo, eh? Sappi che se non glielo dici tu, sarò io farlo!" gli occhi della donna si riempirono di lacrime "Oh... povero bambino... morirà quando lo saprà... lui ti ama così tanto..."

"Ma...mamma..."
"Ehm... signora..."

I due ragazzi si guardavano smarriti, imbarazzati e senza sapere cosa fare.

"Aiko..."

Come una belva ferita la donna tornò ad assalire il ragazzo "Non osare chiamarmi per nome, brutto... brutto teppista rovina coppie! Ingannatore, bugiardo, put..."

"MAMMA LUI È KAEDE!!"

La voce di Sakuragi riuscì a superare quella donna, che non appena assimilò quelle parole si zittì all'istante squadrando dalla testa ai piedi l'oggetto della sua furia contro cui, sino a un attimo prima, stava inveendo.

Rukawa cercò di coprirsi con le mani, ma la donna lo fulminò con un: "E' inutile che tu ti copra, non hai nulla di cui io non abbia ampiamente usufruito!" e poi, rivolta al figlio: "Questo non è Kaede, Kaede non arrossisce!" indicando colui ora del colore di un aragosta e che per lei continuava ad essere Asada Koori.

"Mamma, ti prego..."

Aiko catturò il volto di Rukawa fra le mani, fissandolo a lungo negli occhi, poi sorrise "Ommiddio, sei davvero Kaede! Oh!" si staccò da lui coprendosi il volto arrossato con le mani "Spero di non avervi... ehm... disturbato, eheheh..." camminava all'indietro, cercando di guadagnare l'uscita "Io me ne vado di là a cucinare. Resti a cena, vero Kaede?" non aspettò la risposta ma prima di chiudere la porta sorrise al figlio "Hana-chan, per favore, quando avete finito col burro buttalo, d'accordo?"

Il cuscino colpì la porta con qualche secondo di ritardo.

"Do'hao..." Rukawa scuoteva la testa, senza sapere cosa fare.
"Baka kitsune, che vorresti dire?! Se non era per me..." ma ogni sua protesta fu soffocata dal bacio del suo ragazzo.

Quando se ne staccò gli sorrise malizioso "Visto che dovremo buttarlo... vediamo di farlo fruttare fino in fondo, no?" sussurrò, posandogli un dito pieno di burro alla base del collo per poi leccarlo via...



E così, per farsi perdonare del dolore arrecata a mia madre dalla nostra menzogna, Kaede si è dovuto sottoporre ad una nuova di queste sedute. Non so ancora come lo combineranno, ma il semplice fatto che due matte come mia madre e Natsuko si siano messe insieme per concepire il suo abito basta a spaventarmi. Certo, anch'io sono vestito con gli abiti che mia madre ha scelto per me questa mattina - jeans blu denim attillati e una camicia sagomata di raso color miele con sopra una giacca a tre quarti di pelle marrone - ma io sono stato fortunato e dubito che Kaede lo sarà altrettanto.

Mia madre si occupa dei capelli mentre Natsuko del trucco. Posso vedere, nel riflesso dello specchio, lo sguardo pieno d'agonia della volpe. Un sentimento che non è di certo dato da ciò cui sta venendo sottoposto, oh no! A questo oramai è abituato; ciò cui non è abituato è quello di girare mascherato tra i suoi compagni di scuola. Oggi allo Shohoku c'è il festival scolastico e mia madre e Natsuko, per ritenersi totalmente soddisfatte, hanno preteso che Kaede si presenti così alla festa. Inutile dire che fino a ieri mi pregava in ginocchio per fuggire e trasferirci in Finlandia, vero?

Mi alzo e spiego che esco a fare un giro. Le due mi concedono il permesso (!!!) e mi faccio quasi violenza ignorando Kaede che, attraverso lo specchio, mi implora con lo sguardo di portarlo via di qui. Gli dico che lo amo - muovendo le labbra, non ho intenzione di fare simili dichiarazioni davanti a queste due pazze - ed esco con il pallone del mio ragazzo diretto verso il campo vicino il mare.

Arrivato qui non riesco a resistere e scese le scalette mi siedo sull'ultimo gradino. Chiudo gli occhi e inspiro l'aria salmastra del mare. Adoro l'acqua, la sensazione di totale libertà che provo quando mi immergo. In uno strano modo è come se fluttuassi nello spazio, come se fossi senza peso, slegato da quella forza di gravità che mi inchioda a terra. Chissà, forse amo così tanto il mare perché mia madre mi ci ha fatto nascere. Kami, quanto vorrei farmi una nuotata!

Una folata di vento più forte mi porta addirittura delle gocce d'acqua che mi bagnano il viso.
Sono felice.

Intendiamoci, non è quella felicità data dall'aver ricevuto il regalo desiderato a Natale, non è quella del vedere di essere stato promosso quando già si pensava a quale inferno sarebbe stato ripetere l'anno, e non è neanche quella felicità ottenuta per il conseguimento di un risultato insperato. No, la felicità che io provo non è quella del cuore - effimera, in una certa qual maniera. Quella che io ho conquistato è la felicità della mente e dell'anima.

La felicità che io provo è quella del sapere che accanto a me ci sono persone che mi vogliono bene e che farebbero di tutto per non farmi soffrire. La felicità che io provo è quella dell'avere una madre quali ce ne sono poche al mondo e ringrazio ogni giorno chi di dovere per questo. La felicità che mi accompagna ogni giorno, ovunque io vada a con chiunque io sia, è quella del sapere accanto a me una persona meravigliosa quale è Kaede.
Sono sincero, questa felicità è soprattutto merito suo.

A volte... sono quasi spaventato dalla gioia che provo quando sono con lui. In fondo, per quanto io lo ami, ricambiato, non sono così ingenuo da credere che il nostro sia l'amore di tutta la vita - anche se lo sono abbastanza da sperarlo - ma questo pensiero anziché deprimermi mi spinge a godere sempre più intensamente di ogni momento che passo con lui. E se questo desiderio inespresso divenisse realtà, non so... penso che allora al mondo non potrà mai più esistere una persona più felice di me.

Un rombo più forte mi fa riemergere da questi pensieri e comincio a riflettere su quanto mi piacerebbe passare una notte sulla spiaggia, dormendo sotto le stelle, insieme a Kaede. Andare magari fuori città, lontano dalle luci artificiali, potrei portare il mio telescopio e insegnerei a Kaede a riconoscere le varie costellazioni, narrandogli le leggende che le legano ai miti greci. Sperando naturalmente che non si addormenti prima che io finisca di montarlo!

Do un'occhiata all'orologio, sono quasi le dieci e a dire il vero vorrei andare subito a scuola per vedere a che punto sono, come stanno andando gli stand e i vari gruppi. La mia classe si occupa della sala da tea inglese e tutto ciò che ho dovuto fare è stato promettere alcuni dolci fatti da mia madre che porterò più tardi. Mi piace quando la mia partecipazione richiesta è così bassa!

La squadra di basket invece non ha potuto organizzare nulla. La palestra serviva al club di teatro per la loro rappresentazione. Se siamo in tempo mi piacerebbe assistervi, voci non confermate mi hanno detto che Mitsui e Ayako sono stati costretti a prendervi parte nel ruolo della coppietta pucciosa e innamoratissima. Povero Ryo-chan, mi fa quasi pena!

Mi alzo e mi pulisco i pantaloni, prima di tornare a casa Rukawa, a quest'ora dovrebbero aver finito, no? Ihih, non vedo l'ora di ammirarlo in tutto il suo splendore. Mentre stavo uscendo ho visto mia madre prendere quella che mi sembrava una parrucca. Chissà come me l'hanno conciato 'sta volta! Forse da damina dell'ottocento? Oppure da pastorella delle Alpi? Oppure gli hanno messo un vestito come quello rosso di Scarlet quando va alla festa di compleanno di Melania? Magari...

Sospiro estatico alla visione della mio volpe vestito da donna, ma per quanto starebbe bene (e su questo non esiste alcun dubbio!) devo ammettere che mai più nessun costume potrà mai superare quello del suo compleanno. Se ci ripenso mi ribolle il sangue nelle vene.

Abbiamo avuto la nostra brava crisi, ma ora è tutto risolto ed è da San Valentino che non litighiamo più. Naturalmente le risse in campo non rientrano nella categoria...

Tutti quelli che ci conoscono e che sanno di noi dicono che stiamo bene insieme perché ci compensiamo e tirano fuori astrusi paragoni come la notte e il giorno, il ghiaccio e il fuoco. Ma non è vero, perché anch'io, come Kaede, adoro il silenzio, il non detto; e lui altrettanto ama la confusione, il rumore (altrimenti come potrebbe mai riuscire ad ascoltare quei gruppi spaccatimpani?!). So bene che non è facile da capire, ma, ad esempio, se alla volpe non piacesse la confusione come potrebbe giocare a basket? Un gioco che per sua stessa natura è fondato sul rumore. Se davvero Kaede amasse il silenzio così tanto come in molti si ostinano a pensare, allora il gioco più adatto a lui sarebbe quello degli scacchi, no?

La verità è che insieme stiamo bene perché amiamo le stesse cose, perché quelle che ci dividono adoriamo comunque condividerle con l'altro sperando che possa nascere una nuova passione comune.

Lungo la strada per tornare verso casa della kitsune mi alleno nel palleggio - anche se ovviamente non ne ho reale bisogno - ma un piccolo avvallamento di cui non mi ero accorto mi fa perdere il controllo della palla che fugge via rotolando sino in fondo ad un vicolo. Quando riagguanto la fuggitiva mi ritrovo davanti ad un negozio cui non avevo mai fatto caso prima.
Entro e mi guardo un po' intorno.



Non posso credere che lo stiano facendo sul serio. Mamma non può aver dato a Natsuko il permesso di usare questi vestiti!

Quando ho visto il cerone bianco e la parrucca, ho pensato che volessero farmi interpretare uno di quei ruoli tradizionali del teatro kabuki (mi sarebbe stato bene), persino fare il Re dell'Addio mia concubina avrei accettato - oramai conosco a memoria quell'opera. Ma questo no!
Come possono anche solo pensare che io accetti di farmi vestire e andare in giro come fossi una maiko?!

Una volta che Hanamichi è uscito - abbandonandomi a tale infausto destino e per questo me la pagherà... oh! se la pagherà! - le due pazze mi hanno fatto la sconvolgente rivelazione. Ho urlato, minacciato, ho inveito contro di loro! E poi sono passato alle suppliche, alle preghiere d'essere graziato, ma è stato tutto inutile... creature demoniache prive di compassione per il prossimo...

Oh, certo, me la posso sempre cavare tirando fuori per l'ennesima volta il mio alter ego Asada Koori, ma se continuo così diventerò schizofrenico!

L'idea si sofferma, tentatrice, nella mia mentre... le giuro ispettore che non sono stato io ad uccidere quelle donne! E' l'altra mia personalità, ne sono sicuro, io non sarei mai in grado di fare una cosa simile!

"Kaede, perché hai quel sorriso ebete in faccia?"

"Nulla Natsuko!" bene! Koori ha già iniziato a prendere il sopravvento sul timido e indifeso Kaede... mi spiace solo per Hana che non avrà più sua madre, ma sono sicuro che capirà il perché abbia dovuto farlo... capirà e poi vivremo in pace per sempre!

Per sempre... mi chiedo spesso se fra noi durerà per sempre... siamo così giovani e nelle nostre vite dobbiamo ancora incontrare così tante persone che, credo, sarebbe una stupida presunzione dire che non ci lasceremo mai. Naturalmente lo spero, ma sono sufficientemente realista da capire che le unioni che durano per tutta la vita sono rare e preziose come e più di diamanti neri.

Hana non è il mio primo ragazzo e tanto meno è il primo cui abbia detto di amarlo, ma è il primo a cui l'ho detto con cognizione di causa, senza dirlo solo perché pensavo dovessi farlo. Tante, troppe volte le ho pronunciate a vuoto, ma quando le dico ad Hanamichi, sento che esse acquisiscono concretezza, come se divenissero tangibili. Io amo Hanamichi Sakuragi: colui che alla prima occhiata mi ha dato una testata; colui che con tutto il suo coraggio non riusciva a confessare di amarmi per cui dovetti fare io il primo passo; è colui che è riuscito a perdonarmi per averlo costretto alla suo prima volta.

Ma sopra ogni altra cosa Hana è colui che col suo meraviglioso, caldo sorriso riesce a rendermi più sopportabili queste tristi giornate in cui sono ridotto a poco più di una bambola gonfiabile.

Accidenti a mia madre! Non poteva impegnarsi un po' di meno e farmi meno bello?
"Ahia!" mi giro e lancio un'occhiata infuocata ad Aiko, ma lei mi sorride e mi fa presente che per essere belli si deve essere pronti a soffrire un po'. Ma io sono già bello, non ho bisogno di diventarlo ancora di più!!!

Natsuko mi riafferra per il mento ordinandomi di stare immobile perché ora è il momento più delicato. Aggiungo io: se solo respiro e la faccio sbagliare di mezzo millimetro è capace di squarciarmi... sigh&sob! Ma cos'ho fatto di male io? Me lo sapete dire? Non ho ucciso nessuno - non ancora... hai ragione, Koori, grazie! - tratto bene anziani e bambini anche quando l'unica cosa che vorrei fare è sbatterli al muro e cerco di non far pesare troppo la mia superiorità ai miei avversari. Insomma, sono un cherubino formato umano, cos'altro si vuole da me?!?!

Mia sorella si ritrae da me con espressione estatica "Mio dio... Kaede sei... sei il mio capolavoro..." Aiko le si fa accanto e guardandomi si abbracciano felicitandosi l'una con l'altra.
Spero solo che fatte queste due abbiano buttato via lo stampino...



Rientro in casa facendo ben attenzione a farmi sentire. Fosse mai le sorprendessi e per questo decidessero di punirmi? Già mi basta questa camicia fredda da morire. Busso "Posso entrare?" il trambusto all'interno è di quelli che si sentono quando una persona cerca di nascondere tutto in fretta e furia. Tipo me quando mia madre viene a controllare che abbia messo in ordine la mia camera.

"Venite avanti..." alzo un sopracciglio. Sembrava la voce di Kaede, ma di sicuro mi sono sbagliato. Faccio scorrere il pannello di carta pronto a tutto ma non a ciò che mi ritrovo davanti.

Ricordo la nonna, quando l'andavamo a trovare a Tokyo; la sua casa, ai miei occhi di bambino, così strana. Ricordo i suoi racconti di tempi perduti e dimenticati, di quando le geishe erano importanti e le ragazze lavoravano duramente per diventarlo; ricordo di come mia madre mi spiegasse che quella dolcissima signora di tempi andati non fosse veramente sua madre ma colei che l'aveva accolta come allieva, perché anche lei, prima d'incontrare mio padre, aveva desiderato diventare una geisha. E ricordo le ragazze che avevano l'età che io ho ora, che vivevano nella sua casa e di come la nonna mi raccontasse che se fossero state brave e convinte dei propri desideri sarebbero potuto diventare come lei, ma prima dovevano essere...

"...maiko..." vedo gli occhi di mia madre brillare di felicità al pensiero che nonostante tutti gli anni passati io ricordi ancora la nonna Hime, le sue storie e i suoi insegnamenti. Ed è proprio così! Perché mi inginocchio e mi inchino di fronte a loro tre, e man mano che parliamo mi tornano alla mente le sue parole e la sua voce calda e affettuosa. Ma se per me e mia madre comportarci in questo modo e parlare usando sottili giochi di parole, allusioni e deferenza è come un ritorno al passato, mi chiedo come possano Natsuko e Kaede riuscire a seguirci. Mia madre non può aver insegnato loro tutto questo in appena due ore... quale altro segreto mi nascondi, volpe? Con te non faccio in tempo a riprendermi dal fatto che sei lontanamente imparentato con la famiglia imperiale che ti scopro fine conoscitore del mondo dei fiori e salici.

Infine mia madre scoppia a ridere riportandoci al presente, ricordandoci che dobbiamo uscire in fretta se vogliamo far ammirare a tutti la loro opera d'arte. Beh, che Kaede sia bello non ci piove, ma da qui a paragonarlo ad una fredda opera d'arte, ce ne corre...

Finalmente riusciamo a rimanere soli per qualche minuto e mi faccio vicino a lui. Vorrei toccarlo, ma sporcherei il suo volto dipinto di bianco. La parrucca: dei lungi capelli neri raccolti e abbelliti con dei pettinini. I suoi meravigliosi occhi blu sono leggermente allungati grazie ad una linea di matita rossa, mentre le labbra... come una vera maiko, solo quello inferiore è dipinto di un brillante color scarlatto.

Un'opera d'arte... tanto bella quanto fredda e inanimata, è questo quello che ho sempre odiato di questo mondo e, dentro di me, sono convinto che sia stato soprattutto questo, nonostante fosse il suo più grande desiderio, che mi madre lo ha abbandonato. Quando si è una maiko o, più tardi, una geisha, sei solo un grazioso oggetto da ammirare e da cui farsi servire ma nulla di più.

"Hana, cos'hai?" la voce di Kaede mi riscuote e finalmente torno a specchiarmi dentro di lui "Eri strano..."
"Stavo solo pensando..." sussurro, e lui sorride.

"In effetti mi chiedevo cosa fosse quel rumore di ingranaggi arrugginiti..." per un attimo non capisco ma quando si fa chiarezza sto per lanciarmi su di lui, inveendogli contro al mio solito modo, quando un urlo disumano in stereo mi perfora i timpani "STAI LONTANO DA LUI!!!" e mia madre e Natsuko si schierano in sua difesa neanche fosse la vergine che rischiava di essere violentata dal bruto. E l'infame ha anche il coraggio di sbattere le ciglia facendo gli occhioni innocenti... ma io lo strangolo!!

Comunque, bene o male, riusciamo ad uscire di casa e aiutando Kaede, che su quei geta rischia di sfracellarsi a terra ad ogni passo, ci dirigiamo verso lo Shohoku. Naturalmente lungo la strada siamo oggetti di non pochi commenti, ma non ci facciamo troppo caso. Non sono nulla se paragonati a ciò che dicevano quando Kaede ha dovuto partecipare a quel concorso.

"Mi spieghi come conosci il mondo delle geishe?" Kaede scuote la testa come a dire che non è importante, ma io insisto, voglio sapere!

"La sorella di mia nonna possiede una casa di geishe nel quartiere Gion di Kyoto"

Gion!? Il quartiere delle geishe di Kyoto più antico di tutto il Giappone? Ed ora, non per la prima volta mi sale alla mente una domanda che esce spontaneamente dalle mie labbra "Kitsune, ma quanto cavolo è importante la tua famiglia?" lui mi guarda e mi sorride enigmatico, poi s'inchina lievemente e con piccoli passetti affrettati traballanti raggiunge le due donne che camminano poco avanti a noi, lasciandomi qui con un palmo di naso.

Stringo più forte i due cartoni con i dolci di mia madre e a testa bassa cammino dietro di loro. Non mi piace quando fa così!



Non vorrei nascondergli nulla, ma non gli racconterò la storia della famiglia Rukawa in mezzo alla strada. A dire il vero non vorrei dirgli nulla in ogni caso. Il fatto è che non mi piace il morboso attaccamento alle tradizioni che si respira nella famiglia di mia madre, i Rukawa appunto.

Però... quando torneremo a casa voglio fare una cosa. E' sciocca e infantile, lo so benissimo da me, ma il mio cuore di patetico sedicenne innamorato ne ha bisogno.

Arriviamo a scuola quando il cortile è affollato all'inverosimile e a nessuno sfugge il nostro arrivo. Hanamichi ci lascia quasi subito per portare i dolci di Aiko alla sua classe e ci mettiamo d'accordo per rivederci davanti al chiosco degli udon fra un'ora.
Un'ora in balia di queste due... no comment.

Gironzoliamo fra le bancarelle e se fosse per mia sorella potrei morire di sete, ma fortunatamente Aiko è fornita di un cuore un po' più generoso e mi permette di bere. Beh, in verità mi concede solo di mettere in bocca un cubetto di ghiaccio, ma meglio accontentarsi.

All'improvviso il cielo già scuro si fa ancora più cupo e goccioloni di pioggia cadono su di noi. Io apro il mio ombrello rosso di carta oleata e facendo molta attenzione mi dirigo al coperto e vista l'ora ci ritroviamo tutti in palestra, dove tra poco ci sarà la rappresentazione teatrale.

"Yu-uuuu... Natsuko!"
No! Non può essere! L'orrido porcospino è qui! Ma chi l'ha invitato?!
"Akira!" mia sorella gli va incontro tutta sorridente - una gara no? - e lo abbraccia "Hai fatto in tempo allora!" ecco chi l'ha invitato...

"Certo, non mi sarei mai perso la possibilità di rivedere il mio amato Koori..." e così dicendo fa per abbracciarmi ma Aiko si mette in mezzo. Meglio di Kevin Costner ne La guardia del corpo! "Lontano da lui, Akira!" me la vedo in occhiali da sole e una pistola in mano... non sarebbe male...

Ci sediamo tutti quanti - io stretto, non si sa come fra Aiko e Akira, mia sorella accanto al mio rivale - e ogni tanto sbircio l'ora sull'orologio di Sendoh.

Le luci si abbassano e il sipario si apre. Tutti applaudono e nel mentre della mia ultima occhiata al quadrante dell'orologio, quando Aiko è distratta dallo spettacolo - ma che razza di guardia del corpo è!? - Akira si china verso di me sussurrandomi: "Lo so che delle belle mani... tu dimmi solo dove le vuoi sentire..."

Ma io questo lo distruggo! Gli sorrido sornione e mi avvicino al suo orecchio "Sfiorami..." gli bisbiglio voglioso "...e sarà l'ultima cosa nella tua vita che farai..." soddisfatto vedo il suo sorriso afflosciarsi di un paio di gradi e mi giro verso il palco dove Mitsui e Ayako sono sdraiati su un letto in ferro battuto, coperti solo da un lenzuolo blu oltremare. Sento uno strano rumore e voltandomi vedo Miyagi mordere una sedia con gli occhi in cui splende una non poco rassicurante luce omicida.

Dove sei andato a finire do'hao?

Sono passate quasi due ore e ancora non è tornato. E' vero, avevamo appuntamento fuori ma di sicuro avrà pensato che ci siamo rifugiati al coperto... e d'altronde era soprattutto lui che voleva vedere questo spettacolo! Mi guardo attorno ma non riesco a trovarlo.

"Tranquillo... vedrai che arriverà..." guardo Aiko, ma non riesce a infondermi la sua stessa sicurezza.
"Mi presti il telefonino?" mi sto preoccupando, dannazione! Compongo il suo numero ma dopo pochi secondi un'irritante vocina mi dice che l'utente non è raggiungibile. Tsé! Mai che funzionassero 'sti cosi maledetti!

Mi alzo e cercando di crearmi un varco tento di uscire dalla fila e giuro che se non fosse che sono di fretta trancerei le mani a tutti quelli che cercano di toccarmi. Giù le zampe, maniaci!

Finalmente fuori, dove ancora imperversa il diluvio, lo vado a cercare senza trovarlo in alcun posto. Perché diavolo non si fa trovare?
Lo odio!

Guardo nelle aule in disuso, nei laboratori, mi affaccio alla sua classe ma mi dicono che dopo che ha portato i dolci non l'hanno più visto. Poi, passando di fronte ad una finestra, lo vedo. Ma cosa cavolo ci fa lì?! Mi tolgo i geta e per quanto permessomi da questo ingombrante e pesante kimono corro, salendo le scale, sino a raggiungere la terrazza. Spalanco la porta e dopo essermi rimesso le calzature esco, l'ombrello a proteggere il mio costume "Hana... ti stai perdendo tutto lo spettacolo..."

Al suono della mia voce si gira. I capelli gli ricadono bagnati sulla fronte, la camicia bagnata, sotto la giacca lasciata aperta, gli evidenzia ogni muscolo e i capezzoli inturgiditi dal freddo. Dice qualcosa, ma non riesco a sentirlo, il suono della sua voce è coperto da quello del vento. Mi avvicino e lo copro col mio ombrello, asciugandogli con le dita un po' di quella pioggia che gli bagna il viso.

"Ti amo..." il suo è solo un sussurro ma questa volta riesco a sentirlo.
"Anch'io ti amo..."



Non so perché io sia venuto quassù. Ho portato i dolci alla sala da tea e stavo per tornare da loro, solo che invece di scenderle, le scale, mi sono ritrovato a salirle. In terrazza mi sono avvicinato alla ringhiera ed ho scrutato tutto il cortile alla sua ricerca senza riuscire a scorgerlo. Oggi non è di sicuro ciò che si può definire discreto, ma in mezzo a tutta quella folla è comunque difficile scovarlo. Ho visto l'arrivo di Sendoh e di alcuni studenti di altre scuole.

Di lì poco sarebbe iniziato lo spettacolo, sarei dovuto scendere e raggiungere gli altri, ma non sono comunque riuscito a muovermi di qui; neanche alle prime gocce di pioggia sono riuscito ad andarmene, ma proprio quando mi stavo per costringere a farlo ho visto il suo ombrello rosso. L'acqua che scivolava via, la grazia con cui veniva mosso - i delicati passi per non cadere - e alla fine, per pochi secondi, è rimasto solo, lì nel grande cortile.

E' stato allora, sebbene non per la prima volta, che mi sono trovato spaventato di fronte alla sua unicità. Non sto parlando della fase cosa ci trova in me - visto che può avere chi vuole ma ha chiesto a me di stare al suo fianco vuol dire che qualche qualità l'avrò, no? Però, ciò che non riesco a superare è la sua famiglia. Oh, certo, suo padre, sua madre, per non parlare di Natsuko, mi adorano; ma rabbrividisco ancora al ricordo di quella volta che sono andato a trovarlo senza avvertirlo perché volevo fargli una sorpresa ed ho trova in casa solo sua zia: Rukawa Meiyo.

Perché cavolo non me ne sono stato nel mio appartamento quel giorno?!

Ricordo ancora benissimo la sensazione d'essere considerato poco più di un insetto sul vetrino del microscopio per essere studiato. Il modo in cui mi ha porto la tazza di tea giapponese, e come solo grazie agli insegnamenti della cara nonna Hime io sia riuscito a non fare una totale figuraccia Ripensandoci adesso, rifletto che già allora avrei dovuto capire che c'era qualcosa di strano - ancestrale..? - nella famiglia di Kaede. Le domande che quella donna mi fece erano tutte atte a scoprire l'importanza della mia famiglia, la nostra storia e il legame che mi univa a suo nipote - anche se questo penso che l'avesse capito da sola sin dall'inizio. Fortunatamente dopo un po' è arrivata la volpe a salvarmi!

Ma il dubbio che se la sua famiglia vedesse la nostra storia durare serenamente provasse a dividerci, non mi abbandona. In realtà mi piace, mi fa sorridere, la visione di me e Kaede, amanti contrastati, lottare per il loro amore. Fa molto Giulietta e Romeo... magari senza finale tragico, grazie!

Alzo il volto al cielo, chissà perché tutta questa malinconia oggi. Dovrebbe essere una giornata divertente, da usare per ricattare la volpe una volta ogni tanto e invece sto quassù a piangermi addosso! Voglio vedere il tappo cosa sta facendo e poi... poi voglio rapire il mio prezioso bocciolo di felicità perpetua* - come una volta mia madre ha chiamato Kaede - e rapirlo per riportarlo a casa e dargli quel magnifico mazzo di fresie multicolorate dal dolce e delicato profumo.
Avanti, Hanamichi, è ora di darsi una svegliata!

"Hana... ti stai perdendo tutto lo spettacolo..."

Mi volto spaventato perché non l'avevo sentito arrivare e sussurro qualcosa che lui evidentemente non sente perché mi si fa più vicino coprendo anche me col suo ombrello. Mi toglie dal viso quelle gocce di piaggia simili a lacrime.

"Ti amo..." mi è venuto istintivo dirglielo.
"Anch'io ti amo..."

Al contrario di ciò che mia madre e sua sorella pensano, non stiamo a ripetercelo ogni secondo, e questo perché sappiamo entrambi che sono parole troppo preziose da venire sprecate ad ogni piè sospinto.

Lo vedo che vorrebbe poggiarsi a me, abbracciarmi, ma naturalmente non può farlo e così prende una mia mano intrecciandone le dita con le sue. Sono belle le sue dita e le avvicino alla bocca, posando sopra ognuna di essere un lieve bacio. Spalanca gli occhi, inghiotte a vuoto e poi si inumidisce le labbra con la punta della lingua. Chissà che saporac...
"Vuoi essere il mio danna?"



No! No! No!
Non doveva essere così, maledizione! Non l'avevo programmato in questo modo!

Saremmo dovuti tornare a casa io e lui da soli ed avrei dato vita ad una tradizionale cerimonia del tea, cullati dal malinconico suono dello shamisen. Avrei fatto rivivere, solo per poche ore, quelle tradizioni in cui sono cresciuto e che mi è stato insegnato rispettare come sacre. Mi sarei dovuto rivolgere ad Hanamichi con deferenza e rispetto sino a quando, inchinandomi di fronte a lui - la fronte a sfiorare le mani poggiate sul pavimento - gli avrei chiesto di poter diventare il mio danna.
Ma sempre il mio cuore di patetico sedicenne innamorato ha deciso che questo era il momento giusto per chiederglielo.

Mi guarda perplesso. Sa di cosa sta parlando, ma ovviamente non può capire cosa io gli stia realmente chiedendo. Gli sorrido "Il danna è colui che mantiene economicamente una geisha" lui annuisce "Io vorrei la stessa cosa" mi guarda sempre più perplesso "Ma non voglio soldi, io ti sto chiedendo di rimanere al mio fianco per tutta la vita" è questo che fa un danna, lo sai, no? "Anche se un giorno dovessimo lasciarci, se tu od io ci innamorassimo di qualcun altro, è però solo te che vorrei sino alla fine vicino a me" nei suoi occhi leggo che anche lui ha pensato che, nonostante il nostro amore, tra noi un giorno esso potrebbe comunque estinguersi, ma leggo anche che ha compreso ciò che gli ho chiesto: un impegno per la vita, un impegno preso non in nome dell'amore ma della fiducia, del rispetto e dell'affetto che sempre, comunque, ci legherà. A dispetto del tempo che trascorrerà, delle persone con cui potremo stare, il nostro sarà un legame che non sarà mai possibile recidere.

Sorride "Accetto..."

Io annuisco e, per quanto permessomi dall'ombrello, cercando di non bagnarmi, mi inchino di fronte a lui. Le nostre dita sono ancora intrecciate e stringo un po' la mano sentendo che lui fa lo stesso.

Qualunque cosa la vita ci riserverà, sia felicità che dolore, sappiamo che non saremo mai soli, che avremo sempre qualcuno con cui dividerle. Il nostro primo amore, quello che non si dimentica mai.