Disclaimer: i
personaggi di questa fic non sono miei testo e musica appartengono a
p.bruni, e. salvi, c.petricich, f.li causi,f.barbacci
Note: tra ** **
il testo della canzone
Dediche: solitamente non le riporto mai ma
questo è un caso speciale... ad Aiko.
Magnolia
di Naika
Pow Rukawa
*** Lentamente
scivola
la tua mano su di
te... ***
Io sono la gelida
kistune.
L’algido Kaede Rukawa.
Il ragazzo di ghiaccio.
Così dicono.
Così gli altri
dicono.
Coloro che non mi
conoscono.
Si fermano alle
apparenze.
Alla mia bravura sul
campo.
Alla mia pelle candida.
Ai mie occhi blu.
Freddi.
Così mi vedono.
Così gli altri
mi vedono.
*** quel tanto che
basta per trasformare
ogni carezza in un
gemito ***
Come si tramuterebbe il
loro volto nel guardarmi ora?
Ora, che le mie labbra
solitamente serrate in una linea dura sono socchiuse, gonfie, umide.
Gemo.
Gemo lasciando che il
respiro venga delicatamente sospinto fuori dai polmoni, liberandomi di
quest’aria bollente che mi comprime il petto facendo rimbalzare i battiti
del mio cuore, impazziti.
Eppure sono immobile.
Non sto facendo nulla.
Assolutamente nulla.
A parte...
*** ti guardo
accaldato contorcerti
tra le lenzuola
umide ***
Lui.
Che cosa pensa di lui
la gente?
Il rossino casinista.
Imbranato.
Confusionario.
Mister cinquanta
rifiuti.
Lui.
E’ lui che strappa
l’aria dai mie polmoni.
Lui che in questa
domenica silenziosa si è liberato dei vestiti e si è steso sul mio letto.
Languido e lento.
Semplici cuscini di
cotone bianco.
Un comunissimo
copriletto blu.
Un banale giaciglio
all’occidentale.
Questo era il mio
letto.
Prima.
Prima che lui vi si
sdraiasse sopra.
Nuvole candide su cui i
suoi capelli si sciolgono come raggi di un sole infuocato.
Un oceano di languide
onde blu che lambisce la sua pelle dorata, tesa, umida, mentre le sue mani
scivolano.
Scivolano a
ricordarmene ogni muscoloso.
Incollando i miei occhi
al loro percorso.
Richiamandomi a lui.
Il materasso geme
quando lui inarca la schiena, le lenzuola sussurrano aggrovigliandosi sotto
di lui, il legno della testiera ansima, quando lui lo graffia con le unghie,
stringendolo con forza, alla ricerca di un appiglio che gli permetta di non
perdersi nel piacere che si sta dando.
Questo è ora il mio
letto.
*** goloso ed
implacabile ***
Non hai pietà Hana?
Non hai pietà di questo
mio respiro che si spezza per te?
Del doloroso
rigonfiamento nei miei pantaloni?
I suoi occhi dorati
sono due laghi di felina soddisfazione.
Lucenti giade, mentre
la sua mano scende ancora.
Scende, e stavolta non
si ferma agli addominali, no... spiraleggia giù finche le sue lunghe dita
non raggiungono il suo sesso e dalle sue labbra martoriate dai denti candidi
i sospiri escono veloci, rincorrendo i gemiti nell’aria incandescente.
Si inumidisce le labbra
con la lingua, rossa, sulle sue labbra rosse.
Umida sulla sua bocca
umida.
Golosa della sua stessa
pelle.
Del suo stesso sapore.
Conosco il gusto di
quella lingua, la dolcezza della sua bocca.
*** forza fammi male
finchè vuoi… ***
Splendido e terribile.
Guardarlo mi fa bollire
il sangue nelle vene.
I pantaloni della tuta
tirano sul mio membro teso.
Verso di lui.
Che ansima e geme per
Me, sul Mio letto, invocando piano il Mio nome mentre alza i fianchi per
lasciarsi guardare, bruciare dal mio sguardo.
Una tortura.
Una tortura sottile e
incandescente che scorre nelle mie vene scuotendo il mio essere,
risvegliando ogni cellula del mio corpo.
Una tortura, sì.... ma
così dolce....
*** lo sai… ***
“Do’hao...” il mio è un
gemito roco e basso mentre slaccio la camicia e mi avvicino lentamente al
letto.
L’ho lasciato giocare
anche troppo.
Ora tocca a me.
I suoi occhi seguono il
mio incedere languido, appannati e liquidi.
Oro.
In cui m’immergo mentre
anche i pantaloni e i boxer scivolano a terra.
Salgo lentamente,
sinuoso, sul letto, mettendomi a gattoni su di lui.
Mi chino sulle sue
labbra e le chiudo con le mie mentre il mio corpo si stende sul suo.
Le nostre lingue si
cercano, si trovano, si intrecciano nelle nostre bocche affamate mentre con
un braccio gli cingo la vita e la mano sinistra corre ad affondare tra i
suoi capelli rossi.
Solleva i fianchi,
cercandomi, cingendomi le spalle con le braccia mentre rincorre la mia bocca
che si era staccata da lui per riprendere fiato.
Come assettati nel
deserto rovente della nostra passione, troviamo ristoro solo nei baci.
*** pioggia io sarò
… per toglierti la sete… ***
Stacco le labbra dalle
sue, lentamente solo per scivolare ancora verso il basso, disegnando con la
lingua i suoi lineamenti, bagnando la sua pelle già umida, socchiudendo le
labbra per succhiare quel velluto dorato, fremente e caldo, che a me si
offre.
*** e sole salirò …
per asciugarti bene… ***
E il mio respiro
accelera, scaldandosi, confondendosi con i suoi ansimi, scivolando bollente
sulla sua pelle calda, asciugandola, bruciandola, prima che la mia bocca
torni a bagnarla ancora.
*** vento arriverò …
per poterti accarezzare… ***
Le mie mani scivolano
sul suo corpo, disegnando il contorno dei muscoli, stringendo
possessivamente la sua pelle ambrata.
Mi torna alla mente la
prima volta che ho capito, sai Hana?
La prima volta che ho
spalancato gli occhi ‘vedendoti’.
Ti avevo guardato a
lungo.
Ma quel giorno... quel
giorno ti vidi per la prima volta e fui perduto.
Lì nel cimitero,
davanti alla lapide grigia di tuo padre, con quel sorriso dolcemente triste,
mentre gli parlavi di te con voce così bassa e gentile che feci fatica a
riconoscerla come tua.
E il vento autunnale
sollevò le foglie rosse e gialle, facendole danzare attorno a te,
scostandoti i capelli scarlatti dalla fronte, accarezzandoti dolcemente,
come se tuo padre fosse lì davvero, ad ascoltare, ad accarezzarti, per
consolare il suo bambino.
E tu alzasti il volto
al cielo plumbeo chiudendo gli occhi con un sorriso leggero mentre una sola
lacrima cristallina scivolava lungo la tua guancia portando via il dolore.
Salutasti tuo padre con
calore e uscisti dal cimitero canticchiando la tua canzoncina.
Tu eri tornato quello
di sempre.
Io, io non avrei mai
più potuto esserlo.
Non potevo tornare il
Kaede Rukawa freddo e determinato, con l’unica passione per il basket, che
conoscevi.
Perchè ora dentro di me
c’era una macchia scarlatta che bruciava, scaldandomi il petto.
Un calore che chiamava
il tuo.
Che era nato dal tuo,
in quel grigio cimitero silenzioso, in cui il vento continuava a far volare
le foglie.
*** ma se vuoi… se
tu vuoi…
tra fango e neve,
fango e neve impazzirò! ***
Ma questo non è il
momento dei ricordi.
Quel freddo giorno
d’autunno è un rubino prezioso racchiuso nello scrigno dei ricordi ora.
E anche se fuori la
neve fiocca silenziosa e fredda com’ero io allora, in questa stanza non
giunge il gelo dell’inverno.
Perchè qui, con me, ho
il mio sole estivo personale.
Mi allaccia le gambe ai
fianchi, si offre a me, chiamandomi, con la voce, con il corpo, con quest’anima
luminosa in cui fondo ancora una volta, perdendo ME, trovando NOI.
Non c’è più tempo, non
c’è più ragione.
“Fammi impazzire...”
sussurra.
E la sua voce è bassa e
roca, calda e spezzata.
“Impazziremo insieme...”
gli sussurro sulle labbra, affondando la mia lingua nella sua bocca, il mio
sesso nel suo corpo.
Si tende, ansima e poi
si scioglie.
Ormai so di non fargli
più molto male ma attendo comunque un momento prima di mantenere fede alla
mia promessa.
Spingo con forza dentro
di lui mentre le nostre bocche si lasciano per poi ricercarsi fameliche.
Geme, sollevando il
corpo, gridando con me finchè il mondo non si disintegra attorno a noi in
mille scintille di luce e restiamo solo io e lui, senza freno o ragione.
Solo io e lui, fusi
insieme.
Pow Hanamichi
Ascolto il suo respiro
mentre, dolcemente, mi fa scivolare una mano tra i capelli, strofino la
guancia contro il suo collo, baciandogli dolcemente il lobo dell’orecchio,
sussurrandogli un: “Ti amo...” con voce ancora provata, che gli scatena una
cascata di brividi.
Mi bacia dolcemente la
fronte obbligandomi a sollevare il volto, cercando le labbra con le sue per
un bacio così dolce da valere mille risposte.
Le parole mentono,
mi disse quel giorno lontano, i gesti non possono farlo.
Il suo ti amo me
lo dissero le sue labbra sulle mie.
Me lo insegnò la sua
lingua riverente nel chiedermi l’accesso.
Me lo sussurrano il
fruscio dei vestiti quando mi avvolse nel suo abbraccio.
Lo mormorò il calore
dei nostri corpi vicini, stretti, allacciati per sempre.
Gli sorrido e mi
rilasso mentre anche il suo respiro rallenta piano.
Ti amo Kaede, ti amo
mia stupida, splendida, volpe.
*** ti ammiro per
come ti approcci
a questi anni
mutevoli ***
E amo tutto di lui.
Non solo questo suo
corpo perfetto, non solo questi suoi occhi ipnotici.
Amo il suo perseguire i
suoi obbiettivi senza farsi compromettere da niente e da nessuno.
Non importa come
cambino i gusti e le mode, la società stessa, intorno a lui, LUI non si
lascia cambiare.
Insegue il suo sogno
senza farsi false illusioni o credere alle lusinghe, contando solo sulle sue
forze.
Con perseveranza e
coraggio.
Con determinazione.
*** mi piace quel
tuo senso pratico ***
E con praticità.
Qui io spesso difetto
lo ammetto.
Tendo ad entusiasmarmi
in fretta a gettarmi d’impulso nelle cose mentre lui non fa mai niente senza
riflettere e ponderare a lungo.
Bhe.... quasi
niente.
Questo pensiero mi
strappa un sorriso.
Uno dei grandi meriti
del tensai!
Solo io riesco a far
perdere la testa a questa pragmatica volpe.
Come quella volta che
ha tirato un pugno a Mitsui perchè, per scherzare, mi ha palpato il sedere.
Se si fosse fermato a
riflettere un secondo si sarebbe reso conto che era solo un gioco innocente
ma la mia volpe quando diventa gelosa è intrattabile.
Alla fine abbiamo
dovuto spigare come stavano le cose tra noi due.
*** la tua forza e
l’ironia ***
Ricordo ancora il suo
sguardo limpido e forte.
Nei suoi occhi blu non
c’era nessuna esitazione.
Nessuna paura.
Nessun dubbio su quello
che stava dicendo quando scandì con voce minacciosa “Teini le TUE mani
lontane dal MIO ragazzo!”
*** i cieli neri
intorno a noi ***
Non sapevo come
comportarmi.
Per me il giudizio
degli altri è sempre stato importante, essenziale.
Tuttavia almeno ai
ragazzi della squadra e alla mia armata avrei voluto confessare la mia
felicità.
Però, devo ammetterlo,
avevo una paura terribile.
Se ci avessero
disprezzato?
Allontanato?
Io ho sempre avuto
bisogno di circondarmi di mille persone, di confusione e risate.
Essere lasciato solo è
la mia più grande, terribile, paura.
*** sono soltanto
nuvole
che dolcemente soffi
via ***
Però quando ho visto il
tuo sguardo...
Quando ho sentito il
calore delle tue parole...
Allora ho capito.
Che non c’era motivo di
avere paura.
Perchè anche se il
mondo intero mi avesse voltato le spalle io non sarei stato solo.
C’eri tu, con me.
Mitsui ha fissato
Rukawa per un momento.
Forse si è chiesto se
era serio.
E anch’io mi sono
voltato a fissarlo, con un sorriso.
Un sorriso libero dalle
paure, luminoso della mia nuova, totale certezza.
Forza e determinazione,
calore e luce, il nostro amore dinanzi a loro.
*** e niente può far
male più, lo sai…
lo sai… ***
E Mitsui ci sorrise,
massaggiandosi la mascella, “Ti sei scelto un ragazzo possessivo Hana!” ha
sbottato, mentre il Gorilla scuoteva la testa, confuso, “Ma se state insieme
non potreste smettere di menarvi?” chiese.
Il nostro “MAI!” giunse
perfettamente all’unisono, ricordo, senza riuscire a trattenere ora come
allora, la risata che seguì quell’affermazione, coinvolgendo poi, l’intero
spogliatoio.
“Che hai da ridacchiare
do’hao?” sussurra la mia volpetta riscuotendomi dai miei ricordi, e io mi
sollevo sul suo petto osservandolo con occhi divertiti.
“Pensavo a quel giorno
che hai picchiato Mitsui...” gli ricordo e vedo un lampo violetto
scintillare nelle iridi blu.
Stupida kitsune gelosa,
come se davvero potessi solo pensare a qualcun altro ora che ho conosciuto
te!
Pow Rukawa
*** pioggia io sarò
… per toglierti la sete… ***
Si solleva a
tempestarmi il volto di piccoli baci, giocando con me, spianando le piccole
rughe che mi hanno teso la pelle della fronte quando ho ricordato quell’episodio.
Ha poco da ridacchiare
lui, io ero lì tranquillo che me ne uscivo dalle docce e vedo Hisashi che
allunga la mano e palpa il sedere del MIO ragazzo!
Ecchecavolo!!!
***e sole salirò …
per asciugarti bene… ***
Hana si mette a
cavalcioni, sulla mia vita, lasciando che le lenzuola candide scivolino a
terra e i miei pensieri si annullano.
Bello.
Lucente.
Un raggio di sole.
Una angelo di luce che
mi irradia con la sua aura fiammante.
Calda e dolce.
Come il sorriso che ora
mi rivolge mentre inclina il capo su una spalla.
“Che c’è?” sussurra
sorpreso, arrossendo, nel notare il mio sguardo bruciante.
Do’hao...
“Sei bellissimo...”
mormoro attirandolo a me con forza.
*** vento arriverò …
per poterti accarezzare… ***
Le mie mani percorrono
la sua schiena, dolcemente mentre le nostre bocche si cercando di nuovo,
ritrovandosi, riconoscendosi, amandosi.
Pow Hanamichi
*** ma se vuoi… se
tu vuoi…
tra fango e neve,
fango e neve impazzirò!
impazzirò!….
***
Mi cattura il volto tra
le mani e mi attira a se chiudendo le mie labbra con le sue.
Mi lascio accarezzare
dalla sua lingua prima di rispondere al suo bacio, stendendomi su di lui, e
le sue mani vagano dolcemente sul mio corpo accarezzandomi i fianchi,
scendendo sui glutei mentre i sento il fuoco riaccendersi in me ed
istintivamente mi strofino su di lui, gemendo tra le sue labbra.
*** finche’ pioggia
diverrò … per toglierti la sete…
e sole io sarò … per
asciugarti bene…
vento arriverò … per
poterti accarezzare…
ma se vuoi… se tu
vuoi…
tra fango e neve,
fango e neve impazzirò!… ***
Ogni cellula del mio
corpo vive e ansima per lui, brucio tra le sue mani mentre sento il sangue
pompare più in fretta, le nostre pelli scaldarsi una contro l’altra, e le
sue dita scivolano tra le mie natiche strappandomi un ansimo quando mi
penetra.
*** impazzirò!
***
Impazzirò...
O forse sono già pazzo.
Pazzo di lui.
*** e pioggia io
sarò
per toglierti la
sete, per asciugarti bene, per
poterti
accarezzare... ***
“Kaede...” ansimo
piano, e lui mi accompagna con le mani sui suoi fianchi, lentamente inarco
la schiena, tendendomi, appoggiando le mani al materasso per tenermi mentre
lui solleva il bacino per cercarmi e le sue dita mi lasciano per scivolare
in avanti a stringere il mio membro teso.
*** ma se vuoi , se
tu vuoi….
fino alla fine, fino
alla fine del mondo… ***
I nostri respiri
crescono in sintonia mentre si fa lentamente strada dentro di me, finchè
siamo di nuovo una cosa sola.
Questo è tutto ciò che
voglio...
Tutto ciò di cui ho
bisogno...
Essere una cosa sola
con lui.... fino alla fine del mondo.
*** vieni con me,
vieni con me, vieni con me
ad insegnarmi a
camminare,ad insegnarmi a respirare…
***
Insieme impareremo
quanto ancora questa vita ha da insegnarci.
Io insegnerò a te e tu
insegnerai a me.
Insieme supereremo gli
ostacoli e affronteremo il dolore.
Insieme.
E’ il mio ultimo
pensiero prima che ancora una volta i brividi salgano a spezzarmi il
respiro, prima che le sue mani accelerino il ritmo su di me, mentre le
spinte diventano profonde e intense.
Grido.
Grido il suo nome e
sento lui che grida il mio.
E ancora una volta non
c’è un IO e un LUI.... ma solo NOI.
fine....
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|