Disclaimers: I personaggi non sono miei ma appartengono alle Clamp.
Sigh, sob, sigh!
Note: E' una ff incentrata principalmente su Kamui (vi ho gia' detto che e' il mio personaggio preferito?), sui suoi sentimenti e sul suo legame con Subaru. E' molto triste, così triste che quando la rileggo viene da piangere a me che l'ho scritta. Spero che nonostante questo vi piaccia.
Simboli:
<...> corrisponde ai pensieri
file://...// sono ricordi




Maddest

di Kemis

Parte 5/?


      Subaru si accorse a stento che era arrivata un'equipe medica.
Quando i paramedici gli tolsero il corpo dell'adolescente dalle braccia tentò di opporsi, ma Sorata lo trattenne. Il Sumeragi rimase come instupidito ad osservare mentre Kamui veniva caricato su un'ambulanza e portato via. Il monaco del Kansai lo chiamò, dicendogli che potevano seguirlo con la macchina che Imonoyama-san aveva mandato, ma l'onmyouji non si scosse. Con con sospiro lo prese per il braccio e lo condusse gentilmente verso l'auto.
     Durante il viaggio verso l'ospedale Subaru non disse una sola parola, non si mosse neppure per pulirsi il viso dal sangue e dalle lacrime che lo macchiavano. Si sentiva come intorpidito, annichilito.
Per la seconda volta in poco più di un mese aveva stretto tra le braccia una persona cara morente che con le sue ultime forze gli aveva sussurrato il suo amore.
     Era per questo che si sentiva così male? Perché quanto era successo aveva riaperto la ferita lasciata nel suo cuore dalla morte di Seishiro?
Oppure era veramente il pensiero di perdere Kamui che gli causava un dolore che credeva - *sperava* - di non poter più provare?
     La macchina si fermò davanti all'ingresso dell'ospedale e i due Seals scesero e corsero dentro. Vennero subito accompagnati verso la sala operatoria in cui Kamui era stato portato. In pochi minuti arrivarono anche tutti gli altri Seals - Karen, sostenuta da Arashi, Yuzuriha e anche Aoki, che aveva abbandonato il lavoro appena aveva ricevuto la telefonata di Nokoru. L'infermiera che li guidava stava parlando di sopraggiunte complicazioni - emmoragia interna?
Collassamento di un polmone?
     "Un momento, un momento." la interruppe Sorata. "Con tutti questi giri di parole *cosa* sta cercando di dire?"
     L'infermiera rimase in silenzio per qualche istante, poi sospiro.
"I chirurghi stanno facendo del loro meglio, ma... ma le possibilità del vostro amico di sopravvivere sono scarse."
     Per qualche lungo attimo nessuno parlò. "Esattamente quanto scarse?" chiese ancora Karen.
     "Prossime allo zero." disse la donna, con un'espressione addolorata. 
     "No." disse inaspettatamente il ragazzo del Kansai, con un'espressione ferma. "Lui è Kamui. Non può e non *deve* morire. Non in questo modo, né in nessun'altro!"
     "Tutte le ferite che ha riportato in pochi mesi avrebbero provato uomini ben più robusti di lui. C'è da meravigliarsi che sia arrivato così lontano." spiegò piano l'infermiera, che seguiva Kamui fin quasi dall'inizio e conosceva la sua storia clinica. "Il suo corpo è debole, debolissimo. Già tre giorni fa ha rischiato di non farcela. Quest'ultimo... tentativo si è aggiunto a gravi lesioni ancora troppo fresche. Non ha più energie per continuare a lottare. E, a quanto sembra, neppure la volontà di farlo."
     La disperazione e l'angoscia iniziarono a farsi largo nello sguardo di Sorata. Arashi lo abbracciò, nascondendo gli occhi pieni di lacrime contro la sua spalla. Lui la strinse in silenzio, affondando il viso nei suoi capelli. Yuzuriha scoppiò in un pianto dirotto e Karen tentò di calmarla, ma senza molto successo. Subaru se ne stava appoggiato con la schiena al muro, come se cercasse sostegno per sopportare quelle notizie.
     "È finita." mormorò Seiichiro, scuotendo leggermente la testa. "Se lui muore, l'umanità non avrà scampo."
     "Cosa importa? Cosa importa l'umanità?!" scattò Sorata. "A me importa più di Kamui che dell'umanità! Niente nella sua vita è andato per il verso giusto, gli sono state scaricate addosso una disgrazia dopo l'altra senza che gli fosse concesso un briciolo di gioia!" esclamò con le lacrime negli occhi. "Non c'è uomo che potrebbe sopportare anche solo la metà dei tormenti che lui ha passato! Come può Dio pretendere che un ragazzo fragile come lui, poco più che un bambino, possa far fronte a tutto questo?!"
     Subaru stava in disparte. Le parole dell'infermiera gli rimbombavano nelle orecchie. file://"Non ha più energie per continuare a lottare. E, a quanto sembra, neppure la volontà di farlo."//
     L'onmyouji si accostò ai vetri sulla porta della sala operatoria e sbirciò dentro. Vide un gruppo di persone col classico vestito verde affaccendate intorno al tavolo operatorio. Intravide l'apparecchio che indicava lil battito del cuore del ragazzo. La frequenza cardiaca era a 40, in discesa costante.
     Kamui stava morendo.
     Subaru era riuscito ad uccidere anche lui, ma in modo infinitamente peggiore. Gli aveva reso la vita così dolorosa da fargli preferire la morte. Sorata aveva ragione: Kamui non meritava di morire. Serrò involontariamente i pugni. Non lo aveva strappato alla morte tre giorni prima perché succedesse questo. Non voleva perderlo così presto. Non voleva perderlo.
     Spalancò le porte della sala operatoria ed entrò, incurante degli infermieri che gli stavano dicendo di uscire subito.
     "Kamui, non arrenderti in questo modo!" gridò, intravedendo appena la testa scura dell'adolescente in mezzo ai camici verdi. "Eri disposto a regalarmi dei ricordi di Seishiro anche sapendo che in questo modo non ti avrei più neanche guardato! Eri disposto a essere infelice per realizzare un mio desiderio!"
     "Buttatelo fuori!" urlò il chirurgo, senza distogliere l'attenzione dal complicato intervento in cui era impegnato. Gli infermieri tentarono di trascinare Subaru di peso fuori dalla sala operatoria, ma lui si oppose, liberandosi facilmente dalla stretta di quello più grosso.
     "Io desidero che tu viva, hai capito? Voglio che tu rimanga con me!" Aiutati anche da Sorata e Aoki, finalmente riuscirono ad aver ragione di Subaru nonostante la sua opposizione furiosa. "Kamui, *non lasciarmi*!!" gridò con gli occhi pieni di lacrime, prima di essere trascinato fuori.
     Karen, Arashi e Yuzuriha lo fissavano in un attonito silenzio, sorpresi nel vedere quell'uomo sempre così calmo e apatico perdere in quel modo il controllo.
     In corridoio il Sumeragi si liberò bruscamente della stretta di Sorata e cercò di tornare dentro, ma i medici avevano già chiuso le porte, bloccandole dall'interno. Furioso le batté coi pugni, gridando il nome di Kamui.
     "In nome del cielo, qualcuno chiami la sorveglianza e faccia portare via quel pazzo!" esclamò uno dei medici, esasperato.
     "Lasciatelo esattamente dov'è." lo contraddisse subito il chirurgo, osservando il monitor dei segni vitali. La frequenza cardiaca si era stabilizzata e aveva iniziato lentamente a salire. "Quel pazzo, chiunque sia, è riuscito a farlo riprendere. Non sprechiamo questa possibilità." disse, prima di rimettersi al lavoro con rinnovato vigore.
     Fuori della sala operatoria, Subaru, esausto, si era lasciato scivolare a terra. Restava immobile inginocchiato davanti alle porte singhiozzando come un bambino, piangendo tutte quelle lacrime che aveva tenuto dentro per nove anni.

      *****

     I Seals attendevano angosciosamente fuori della sala operatoria. Il tempo trascorreva lentamente in un cupo silenzio. Erano già passate più di due ore da quando Kamui era stato portato dentro e nessuno aveva ancora detto loro nulla sull'andamento dell'operazione.
     Sorata camminava nervosamente avanti e indietro come un leone in gabbia. Ogni tanto sbirciava dai vetri delle porte, ma non riusciva a capire niente di quello che stava accadendo. Karen si era seduta sulla panchina lì di fronte e teneva in grembo il capo di Yuzuriha, accarezzandole i capelli per rincuorarla. Aoki si era allontanato qualche minuto prima per telefonare a alla moglie e avvisarla che sarebbe rincasato tardi. Arashi lo aveva accompagnato e quando tornarono avevano un sacchetto con delle lattine di te e caffè caldi per tutti. 
     Subaru se ne stava seduto per terra vicino alle porte, la schiena contro il muro e una sigaretta accesa tra le dita. Aveva già fumato metà del pacchetto nuovo che aveva in tasca. Accettò silenziosamente il caffè che Arashi gli tendeva, senza neanche sollevare lo sguardo su di lei. Bevve qualche sorso della bevanda calda, rendendosi improvvisamente conto di quanto aveva freddo. Non solo fuori, ma anche dentro di sé.
     <Sono tornato ad essere un Seals per aiutare Kamui a sconfiggere la sua pazzia.> pensò, osservando con lo sguardo vacuo la sigaretta che gli bruciava tra le dita. <Ma come posso insegnargli a controllare i suoi sentimenti quando non sono in grado di contenere i miei?>
     Sospirò, provando l'improvvisa sensazione che una voragine si fosse spalancata dentro di lui, inghiottendo il suo cuore. <Hokuto-chan aveva ragione. Io sono nato anche con la sua magia, mentre lui è venuto al mondo con la capacità di comprendere il mio animo come io invece non so fare.> Chiuse gli occhi. Non voleva che nessuno notasse che erano di nuovo pieni di lacrime. Hokuto non gli era mai mancata tanto come in quel momento.
     <Da una parte Kamui, che non sa dominare il suo cuore e arginare i suoi sentimenti. Dall'altra io, che non so neppure capire me stesso. Chi è il più folle, tra noi due?>
     Trascorse un'altra ora prima che finalmente la luce sopra la porta della sala si spegnesse e i medici uscissero. Subito i Seals si strinsero intorno a loro, ansiosi.
     "È arrivato vivo alla fine dell'operazione, e questo è già di per sé un miracolo." esordì il chirurgo con un sorriso stanco. Yuzuriha emise un gridolino felice, mentre Sorata abbracciava con un sorriso Arashi. Subaru tirò un sospiro di sollievo. "Ma le sue condizioni ugualmente non sono buone." proseguì il dottore. "Il problema più immediato è stato superato, ma non c'è modo di dire se riuscirà effettivamente a riprendersi."
     "Cosa vuole dire?" chiese Karen preoccupata.
     Il medico la fissò. "Lei è la madre?" le chiese. La donna scosse la testa.
     "No, noi siamo degli amici."
     "La sua famiglia?"
     "Kamui è orfano. Ci prendiamo noi cura di lui." spiegò Karen, iniziando ad essere sempre più preoccupata dall'improvviso interrogatorio.
     "Forse sarebbe meglio parlarne in privato, allora."
     "Senta," intervenne Sorata, "a tutti noi è stato affidato il compito di occuparci di lui e di proteggerlo. Parli pure senza riserve."
     L'uomo sospirò, scuotendo la testa. "La vastità dei danni che ha riportato ha dell'incredibile e ancora non capisco come faccia ad essere ancora vivo. Il suo corpo sta praticamente cadendo a pezzi." disse, con un'espressione quasi sconsolata. "Siamo riusciti a rimetterlo insieme, ma il suo organismo è talmente debilitato che potrebbe non riuscire a far fronte alla guarigione e andare incontro ad un nuovo collasso, caso in cui né noi né nessuno potrebbe fare qualcosa per salvarlo. Anche se ciò non avvenisse, per diverse settimane non sarà neppure in grado di respirare da solo senza l'aiuto di una macchina."
     "Quanto ci metterà per guarire?" chiese Karen a bassa voce.
     "Al momento è davvero impossibile dirlo, ma senz'altro ci vorrà parecchio." disse il dottore. "Io e il mio collega che si occuperà della cura abbiamo deciso di tenerlo in coma indotto per facilitare le cose."
     "Coma indotto?" chiese Yuzuriha. "Perché?"
     L'espressione del chirurgo si ammorbidì un po'. "Le sue ferite sono ampie e abbiamo dovuto operare in profondità. Se fosse sveglio, sarebbe torturato costantemente da dolori lancinanti, nonostante tutti gli antidolorifici che potremo dargli. È meglio che dorma finché non starà meglio."
     "Per quanto dovrà restare così?" chiese Aoki, avvicinandosi di un passo.
     "Credo ci vorrà un mese, forse anche più prima che sia in condizioni di essere svegliato dal coma indotto. E dopo quel momento, un altro mese per essere dimesso. Nella migliore delle ipotesi."
     Yuzuriha si aggrappò al braccio di Karen. "Come faremo, Karen-san? Non sarà mai in grado di affrontare quello che deve venire!" disse, con uno sguardo angosciato e spaventato.
     Per diversi minuti nessuno parlò.
     "È possibile vederlo?" chiese alla fine Subaru, parlando per la prima volta.
     Il dottore annuì. "Lo hanno portato in sala rianimazione." disse, indicando loro il corridoio vicino. Un'infermiera li guidò nella stanza e li fece entrare.
     Kamui era lì, steso su un letto troppo grande che lo faceva sembrare piccolo come un bambino, un braccio sotto la spessa coperta che lo copriva e l'altro, a cui era attaccato una flebo con un flacone di sangue, era abbandonato sulle lenzuola. La fasciatura sul suo polso risaltava chiaramente contro la coperta. Dopo l'operazione lo avevano intubato per permettergli di respirare e la mascherina azzurrognola era fissata con dello scotch medico al suo viso. Diversi infermieri si affaccendavano intorno a lui, controllando il livello della trasfusione, l'elettrocardiogramma e i settaggi del respiratore.
     Quando li videro stare sulla porta gli infermieri uscirono tutti, concedendo loro qualche minuto di solitudine. I Seals si avvicinarono silenziosamente al loro giovane capo. La vista di Kamui confinato a letto coperto di bende era diventata dolorosamente familiare, ma mai lo avevano visto ridotto così. Il suo pallore naturale ora era quasi un livore cadaverico ed era assolutamente immobile, il suo petto si alzava e si abbassava così lievemente da essere quasi impercettibile. Se non fosse stato per l'elettrocardiogramma che indicava altrimenti, avrebbero pensato che fosse morto.
     Inuki si avvicinò, annusandogli la mano appoggiata sulle lenzuola, ma subito Yuzuriha lo allontanò bruscamente, come se temesse che anche un contatto così leggero potesse danneggiarlo. Incapace di sopportare oltre quella vista così straziante la ragazzina corse fuori in lacrime.
Con un sospiro Arashi andò a cercarla per cercare di confortarla, sebbene lei stessa non riuscisse a capacitarsi della situazione.
     Karen si accostò al letto e posò la mano sulla sua. "So che fa male, piccolo, ma devi cercare di resistere." sussurrò alla figura stesa sul letto. "Se tu morissi lasceresti un vuoto incolmabile nei nostri cuori. Non arrenderti."
     Con l'aiuto di Aoki si rialzò ed uscì dalla stanza, facendo segno a Sorata di seguirla. Lui annuì in silenzio. Si chinò su Kamui, scompigliandogli delicatamente in capelli in un gesto affezionato e sorrideva, nonostante i suoi occhi fossero lucidi per le lacrime. Fissò per un istante Subaru, poi si voltò e uscì, lasciandolo solo con Kamui.
     Per alcuni attimi l'uomo non si mosse, ancora incapace di credere che tutto quello che stava accadendo fosse reale e non un incubo. Alla fine si avvicinò e si inginocchiò accanto al letto, raccogliendo la mano del ragazzo nelle sue. Quella di Kamui era piccola e simile al vetro: fragile e gelida. Fissò le bende che fasciavano il polso sottile.
     "È colpa mia, vero?" bisbigliò, anche se sapeva che non avrebbe avuto risposta. "Sono stato io a causarti tanto dolore da farti desiderare la morte. Sono stato io a privarti della speranza andandomene e abbandonandoti a te stesso... anche se sapevo che da solo non ce l'avresti fatta, che senza il mio appoggio saresti rimasto schiacciato dal peso del tuo destino."
     Gli occhi di Subaru si riempirono di lacrime. "Mi dispiace..." sussurrò, portando la mano bianca al suo viso. "Mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto, Kamui, perchè non hai mai fatto nulla per meritarlo e mi dispiace di essere stato così crudele..." Sentiva sulle sue spalle il peso del rimorso, incombente come l'ombra del destino che attendeva tutti loro. "Non morire, Kamui... Guarisci in fretta e torna tra noi." Si interruppe, baciando dolcemente le dita fredde. "E allora forse, con il tuo aiuto, riuscirò a capire quali sono i miei sentimenti per te."
     Sentì la porta aprirsi e Sorata entrò nella stanza, facendogli segno che era ora di andare. Subaru annuì. Abbassò la coperta, scoprendo il petto bendato di Kamui, poi estrasse un ofuda dalla tasca e lo posò sulla pelle del ragazzo. Recitò un incantesimo e a mano a mano che pronunciava le parole il talismano di carta prese a risplendere, prima di venir assorbito dal corpo del ragazzo. Quando ebbe terminato l'unico segno rimasto, visibile solo a chi era dotato di capacità psichiche, era la stella a cinque punte dei Sumeragi che spiccava sulla pelle pallida.
     "Un incantesimo di guarigione?" chiese Sorata. Subaru annuì, coprendo nuovamente Kamui. Stava per rialzarsi, quando parve avere un ripensamento. Estrasse un altro ofuda e recitò una breve evocazione, trasformandolo in uno shikigami bianco che con pochi battiti d'ali si posò sulla ringhiera del letto di Kamui.
     Subaru si chinò di nuovo sul ragazzo, passando dolcemente le dita fra le morbide ciocche indisciplinate. "Ti ho abbandonato una volta e facendolo ti ho quasi ucciso." sussurrò, senza smettere di accarezzargli i capelli. "Adesso ti prometto che qualunque cosa succeda, ovunque tu vada, io non ti lascerò mai solo." Si protese in avanti, posando un bacio sulla sua fronte. "Sogni d'oro, Kamui."
     Si rialzò in piedi e, senza guardare nessuno in faccia, se ne andò senza salutare.


 - Fine 5' parte -


 
Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions