passava per il corridoio
che a scarabocchiare il quaderno. Lo vide, s’illuminò e si precipitò
fuori dall’aula.
-Sei venuto!-
-Dobbiamo parlare-
-Dopo! Ora vieni con me!- Alex lo prese per un
braccio e lo trascinò nel bagno degli studenti. La porta, tanto per
cambiare, si apriva senza l’inserimento della tessera magnetica, dentro,
un paio di ragazzi, chiacchieravano e uno dei quattro gabinetti sporchi
e pieni di scritte era aperto. Alex ci si fiondò, tirandosi dietro Luf e
chiudendo la porta alle loro spalle.
Luf non ebbe il tempo di dire nulla: Alex si era
precipitato sulle sue labbra e lo stava baciando, premendosi contro di
lui, palpeggiandogli il sedere e le cosce. Luf era frastornato e, quando
Alex si staccò, continuò a stare zitto.
-Scusami.... avevo bisogno di farlo. Credo che, se
non ti avessi baciato, sarei morto!-
-Esagerato!- Gli sorrise Luf. Non era un rimprovero.
-Il tuo ragazzo si è arrabbiato tanto?-
Luf scosse appena la testa, senza staccare gli occhi
dai suoi.
-Stai scherzando?- Alex era incredulo.
-Ha detto che non gli importa....-
Alex fece una faccia sconvolta che gli strappò un
sorriso.
-Noi... non stiamo proprio insieme-insieme.... -
-Fate sesso!-
-Più o meno...-
-Ma... bisogna essere pazzi: se io avessi un ragazzo
come te...-
Luf lo baciò. Non capiva bene neppure lui perché lo
faceva, ma non voleva ascoltare quell’ipotesi: se lui ed Alex fossero
stati assieme....
Alex approfondì subito quel contatto, infilando un
ginocchio tra le gambe di Luf e premendolo alla parete. Luf si strusciò
lentamente su quel ginocchio e poi lo respinse, leccandosi le labbra,
tenendo lo sguardo basso, come se si sentisse in colpa.
Alex aspettava che gli dicesse qualcosa.
-Io... ero venuto solo per chiederti se ti andava
ancora di studiare assieme....-
-Si... si certo!- Adesso Alex era disorientato,
quello spazio era troppo piccolo se non poteva saltargli addosso.
-Io... canto in una band... stasera ci esibiamo in
Piazza delle Erbe... ti va di venire a sentirci?-
-Sicuro! Che musica fate?-
Alex era felice: forse non si trattava di un vero
appuntamento, ma si sarebbero rivisti, quella sera, avrebbero potuto
bere qualcosa assieme, dopo il concerto...
Alle nove era tutto finito. La piazza si era
spopolata e gli spazzini raccoglievano stuzzicadenti e bicchieri di
plastica dal suolo.
-Sei bravo!-
-Grazie-
-Sicuro che non devi aiutare gli altri a smontare?-
-No, tranquillo- Wonder gli aveva detto di
raggiungere Alex, che al resto avrebbero pensato loro e così, ora,
poteva passeggiare con lui sotto i portici, guardando le vetrine e
cercando un bar ancora aperto per prendere qualcosa da bere.
-Se posso... c’è il batterista che non va!-
-Wonder?- Luf lo guardò stupito.
-Anche io suono la batteria e... uff! Bravo è bravo,
ma... non c’è passione! La sua è solo tecnica, non so se mi spiego...-
-Si, ho capito..- Luf sembrò immalinconirsi, perché
Alex doveva sembrare essere lì per contrapporsi a tutto quello che
Wonder diceva o faceva? Wonder gli dava sicurezza, tranquillità..... era
davvero così sbagliato?
Chiacchierarono di fronte alla vetrina di un
localetto di kebab, con un enorme panino in mano e le birre appoggiate
al muretto. Il tempo volava. Alla fine Alex gli disse che non erano
troppo distanti da casa sua e gli chiese di accompagnarlo.
Non era esageratamente tardi, ma erano lontani da
casa di Luf e lui non aveva molta voglia di fare tutta quella strada a
piedi, da solo, al buio....
Alex, arrivati sotto casa sua, lo abbracciò
dolcemente e lo baciò, dapprima un tocco leggero, che chiedeva il
permesso di continuare. Quando Luf glielo diede, il bacio divenne molto
più coinvolgente.
-Sali?- Gli chiese Alex, con la voce arrochita dal
desiderio e gli occhi luminosi di speranza.
Luf lo fissò per un momento prima di sottrarsi al suo
abbraccio.
-Scusami, Alex. Non me la sento. Non credo di
sentirmi pronto per iniziare una storia seria...-
-Tranquillo: so essere paziente- Gli sorrise.
-Allora, ci vediamo domani?-
-Si. Notte-
-Notte- Alex aprì un portoncino malandato e Luf si
mise a camminare verso casa. Il cuore gli batteva tanto forte da
sentirlo nelle orecchie. Desiderava tornare in dietro, battere a quel
portoncino e passare la notte con Alex, ma... l’indomani? L’avrebbe
voluto ancora, l’indomani?
Non c’era nulla da fare: Wonder ed Alex non si
sopportavano! Alex andava a studiare a casa loro quasi tutti i giorni,
Wonder supervisionava con aria divertita che non saltasse addosso "al
suo ragazzo" e lo stuzzicava per metterlo in imbarazzo. A Luf non
dispiaceva quella situazione: insieme riuscivano a dargli più equilibrio
di quanto avesse mai pensato di trovarne nella sua vita.
-Stai pensando a lui?- Gli chiese Wonder, quella
notte, mentre facevano l’amore.
-N... no!- Luf ansimò, aggrappandosi alla sua
schiena, mentre Wonder si spingeva dentro di lui per l’ennesima volta.
-Davvero?- Gli morse dolcemente il collo, prendendo a
leccare la pelle che stringeva tra i denti.
-Wonder..... ti prego...-
-Cosa? Ti prego fammi venire? Oppure ti prego non
parliamo di lui?-
-Non parliamo di lui "ora"!-
-Altrimenti cosa succede, Luf? Scopri che vorresti
lui, al mio posto?-
Luf gli puntò i palmi delle mani sul petto e lo
respinse. Wonder uscì dal suo corpo senza opporre resistenza e Luf gli
diede le spalle.
-Ho indovinato, vero?- Gli baciò la spalla,
attendendo una risposta che non venne.
Wonder aveva tirato le tende e la luce gli colpì gli
occhi. Luf borbottò il suo disappunto e si stiracchiò nel letto. Non
fece in tempo ad aprirli che Wonder fu su di lui, a baciarlo ed
augurargli il buon giorno con una valanga di coccole sensuali che gli
fecero iniziare il giorno col sorriso sulle labbra.
-Quanto ti manca per finire la tesi?-
-L’ultimo capitolo, le conclusioni, perché?-
-Pensi di potertela cavare senza di me?-
-Si...-
Wonder si sollevò e Luf vide una valigia aperta, con
dentro le cose di Wonder ben piegate ed ordinate.
-Wonder?- Gli chiese, sedendosi di scatto sul letto,
con gli occhi sbarrati.
-Vuoi che rimanga, Alice?-
-Certo! Che domande sono?!-
Wonder si guardò in torno, come a cercare qualcosa,
un segno.
-Non è vero, Luf. Tu vuoi il Cappellaio Matto- Gli
sorrise. -Ma è giusto così: il Bianconiglio deve solo mostrare la strada
che conduce al Paese delle Meraviglie, non può restare sempre al fianco
di Alice-
-Cosa stai dicendo, Wonder?- Luf aveva gli occhi
colmi di lacrime.
-Dico che devi conoscere bene questa terra ed i suoi
personaggi, prima della scelta definitiva. Se vorrai venire nel mio
mondo, io ti porterò con me, quando sarà il momento, ma fino ad allora
devi cavartela da solo-
Il Bianconiglio si alzò e chiuse la valigia, fece un
gesto con la mano, un rapido movimento col polso e la valigia scomparve
in una spirale di fumo.
Wonder gli sorrise, ma pareva triste.
-Alex suona la batteria, no? Chiedi a lui di
sostituirmi col tuo gruppo-
-Mi lasci così?.... Quando ti rivedrò?-
-Quando mi rivedrai, penserai che sia troppo
presto... tutti gli uomini lo fanno: nessuno vuole mai morire.. non è
buffo, Luf? Per quanto miserevole sia stata la loro vita, nessuno di
loro la vuole abbandonare.... la tua sarà una vita degna di essere
vissuta, te lo prometto!- Si piegò a baciarlo sulla fronte.
Estrasse l’orologio a cipolla dal taschino e sorrise.
A Luf parve che cercasse di nascondere una lacrima. -Che buffo! Questa
volta sono addirittura in anticipo!-
Furono le ultime parole, poi scomparve.
Luf si dette malato per un paio di giorni. Non voleva
vedere nessuno, doveva organizzare di nuovo tutta la sua vita.
Poi Alex suonò al suo campanello.
-Ho pensato che, se stai male, magari ti serve
qualcosa-
Luf lo fece entrare.
-Ora sto meglio, grazie-
-Lenti_a_contatto_rosa oggi non c’è?-
Luf prese in braccio il peluches che, da un paio di
giorni, era tornato sul suo letto e gli sorrise, era così che Alex lo
chiamava.
-Se ne è andato- Disse piano.
-Oh!... Ma andato.... in che senso? Andato via per un
po’ e poi torna, oppure andato-andato?-
-Andato-andato-
Alex non riuscì a trattenere un sorriso. -Allora,
adesso, posso provarci con te senza rompiscatole tra i piedi?-
Luf gli sorrise ed assentì. I capelli gli scivolarono
davanti agli occhi ed Alex glieli scostò, fissandolo negli occhi neri un
po’ arrossati. Notò l’orecchino che sembrava ammiccare e gli sorrise, ma
non se la sentì di baciarlo, in quel momento. Lo abbracciò stretto e gli
chiese cosa avesse voglia di fare.
Alex gli rimase vicino fino alla fine della stesura
della tesi, lo accompagnò a consegnarla, e lo riaccompagnò a casa,
sbrigate tutte le noiose formalità.
Le giornate si erano allungate, faceva caldo ed il
ventilatore, in camera di Luf, restava sempre acceso.
-Fra qualche giorno avrai la data dell’esposizione.
Agitato?- Gli chiese, baciandogli il collo.
-No- Gli sorrise Luf. -Vado a prendere il thè in
frigo, ti va?-
-Muoviti!- Gli ordinò scherzosamente, assestandogli
una pacca sul sedere.
Quando Luf fu uscito, Alex si tolse la maglietta
madida di sudore e la mise ad asciugare alla finestra. Luf rientrò con
due bicchieri ed una bottiglia di plastica e rimase incantato a
fissarlo. Alex era massiccio, dava l’idea di un succulento pezzo di
carne da addentare. Il petto coperto da una rada peluria bionda ed i
capezzoli turgidi per effetto del ventilatore sulla pelle sudata ed i
fianchi larghi.... erano un invito più irresistibile di tutte le
proposte più o meno indecenti che gli aveva fatto negli ultimi due mesi,
da quando Wonder se ne era andato.
-Cosa c’è? Ti sei imbambolato?-
-Scusa!- Luf arrossì, posando bicchieri e bottiglia
sulla scrivania. -E’ che... quando ti ho visto.... mi è venuta voglia di
toccarti-
Alex fece uno di quei suoi sorrisi larghi e solari.
-Tocca tutto quello che vuoi, bello! Il paese delle
meraviglie è qui per te!- Disse allargando le braccia in un gesto
d’invito.
Luf impallidì, invece, a quelle parole.
-Luf, ho detto qualcosa che non va?- Si preoccupò
subito Alex, abbracciandolo.
-No...- Luf gli sorrise rassicurante, appoggiando le
mani sul petto ampio, morbido per quel vello dorato tra cui affondavano
lievemente le sue dita. Le fece scorrere, Alex gonfiava il petto come un
pavone che fa la ruota, era quel corpo il paese delle meraviglie di cui
parlava e non poteva dargli torto: era solido, invitante, faceva bene ad
esserne orgoglioso. Luf si sentì avvolgere da quelle braccia grosse e
forti e premere contro il petto, mentre la bocca di Alex cercava ancora
il suo collo. Con le dita cercò un capezzolo, lo strofinò, era ruvido e
sentì Alex sussultare. Lo strinse tra le dita ed Alex sospirò,
cominciando a spingerlo contro il letto. Lasciò la presa su quella carne
dura e gli fece una domanda che lo spiazzò del tutto.
-Se fossi un personaggio di "Alice nel Paese delle
Meraviglie", chi saresti?-
Alex si bloccò e lo fissò.
-Come, scusa?-
-Se fossi...-
-Si, si, ho capito- Gli sorrise e ci pensò un po’,
stringendo gli occhi per fingersi concentrato. -Credo sarei il
Cappellaio Matto! E tu chi saresti?-
Luf sorrise. Sorrise di cuore, perché era la risposta
in cui sperava.
-Io? Sarei Alice, no?-
Alex scoppiò a ridere. Si sedette sul letto e prese
Luf in braccio, guardandolo dritto negli occhi, con i suoi che
sorridevano felici.
-Ho vent’anni, Luf e non intendo fare la persona
matura e responsabile ancora per molto tempo! Per cui non aspettarti da
me che sia serio, ma, con te, io sono pronto ad impegnarmi qui e adesso,
per tutta la vita!-
Luf gli sorrise, lusingato e felice. Nascose il viso
tra la spalla ed il collo e cercò una sua mano con cui intrecciare le
dita.
-Dammi ancora un po’ di tempo, Alex- Gli chiese,
anche se ormai era certo di cosa avrebbe scelto.
-Tutto quello di cui hai bisogno, Luf- Lo baciò tra i
capelli. In cuor suo sentiva che non sarebbe stata un’attesa lunga.
Sperava di non sbagliarsi.
Continua....