LUF IN WONDER'LAND 4

TITOLO: Luf in Wonder’land

AUTORE: Nuel

SERIE: originale

PARTE: 4/6

RATING: PG

PAIRING: Wonder-Luf e Alex-Luf

DECLAMER: I Pg sono tutti miei, anche se "usufruiscono" di nomi di pg altrui....

ARCHIVIO: Ysal

 

LUF IN WONDER’LAND

 

di Nuel

 

I ragazzi volevano festeggiare. Per loro era stata una bella notizia, non immaginavano che sforzo era stato per lui varcare quella porta e tornare dalla sua relatrice. Dopo tutto quel tempo, gli era tornata la voglia di rimettersi sui libri e di laurearsi. Aveva dell’incredibile! In parte il merito era di Wonder. "Stavano insieme" da poco più di un mese e lui si sentiva rinato, eppure non li univa l’amore... Wonder era una fonte inesauribile di cultura, di conoscenza, parlavano per ore, di qualsiasi cosa, dimenticandosi anche di mangiare e, qualche volta, persino di fare l’amore. Aveva una naturale affinità con Wonder... con la sua mente, ed anche col suo corpo.

Aveva deciso che non gli importava cosa fosse Wonder, se voleva continuare a proclamarsi il Bianconiglio, facesse pure. Gli mostrava i suoi poteri ed il modo in cui li usava, talvolta invitava lo Stregatto ed, anche se lui, sulle prime, era riluttante, facevano sesso in tre. Non ne era entusiasta, ma c’erano giochini che, in due, non si potevano fare. Loro lo tenevano al centro delle proprie attenzioni e lui aveva imparato che anche il sesso ha i suoi lati positivi e che può non avere nulla a che fare con l’amore.

In parte si sentiva defraudato di quell’ingenuità che lo aveva fatto arrivare vergine fino a Michele, del resto vedeva quanti ragazzi come lui praticassero il sesso senza troppi scrupoli.

"Va così, che vuoi che ti dica- Gli aveva detto Francesco, una sera- nelle comunità omosessuali si fa sesso molto facilmente, sono i rapporti veri che si fatica ad instaurare" Doveva ammettere che, per quanto non gli piacesse, era vero.

-Vado a prendere qualcos’altro da bere- Disse a Wonder, Francesco e Luca, alzandosi dal divanetto del locale dove lui, una volta, cantava.

Wonder lo chiamo quando era già nel corridoietto che si apriva tra i tavolini e, girandosi per chiedergli cosa volesse, Luf andò a sbattere contro qualcuno.

-Scusa!-

-Guarda dove cazzo cammini, stronzo!-

Luf rimase interdetto: un ragazzo biondo, di tutta la testa più basso di lui, lo fissò con sguardo assassino per un paio di secondi, prima di riprendere il suo cammino. Luf lo guardò allontanarsi. Sembrava molto giovane ed arrabbiato col mondo intero.

-Che tipo!- Commentò Francesco.

-Cosa volevi, Wonder?-

-Niente- Sorrise il Bianconiglio.

Luf fissò quell’espressione soddisfatta e beffarda con preoccupazione. Ormai lo conosceva abbastanza da sapere che Wonder gli nascondeva qualcosa.

Quando tornò al tavolo, Francesco, dopo aver confabulato un po’ col suo compagno, si sporse in avanti, con le mani giunte e lo fissò intensamente.

-C’è un’altra persona che è contenta che tu abbia deciso di laurearti, Lufi-

Luf lo guardò curioso e sorridente.

-Avrebbe voluto essere qui, ma pensava non fosse il caso.... Michele ti saluta e ti fa mille in bocca al lupo-

-Ah!- Luf impallidì per un momento, ma si riprese subito. -E come sta? E Kurtz, sta meglio?-

Francesco si rilassò subito, pensando ancora una volta che Luf era troppo buono. -Sta bene, ha trovato lavoro. Il tedesco sta in piedi, anche se ancora non cammina proprio. Comunque l’hanno dimesso. Hanno preso casa a Francoforte-

-Bene. Salutameli, quando li senti-

 

Quella notte, Wonder non volle sentire ragioni, anche se Luf era stanco, anche se avevano bevuto troppo e c’era bisogno di smaltire, anche se Luf, la mattina dopo, aveva un impegno importante, Wonder voleva fare l’amore.

Luf non ricordava che Wonder ci avesse mai messo tanto impegno e, stranamente, non usò nessuno dei suoi trucchi. Luf credette che di quel Wonder avrebbe anche potuto innamorarsi e glielo disse.

-Vedrai che cambierai presto idea- Gli aveva risposto, ansante e madido di sudore, il Bianconiglio.

-Perché?-

-Perché hai già incrociato il tuo destino- Gli sorrise enigmatico. -Presto non mi vorrai più con te, Luf. Mi mancheranno le nostre chiacchierate. Non ho mai incontrato un uomo che sapesse farmi dimenticare il mio compito, Luf. Tu ci sei riuscito: io non voglio più la tua anima, se tu non vorrai darmela. Voglio chiacchierare con te, discutere di filosofia e fare l’amore come stanotte-

Luf gli sorrise, sporgendosi per baciarlo. Da quando gli aveva detto la verità su chi era e perché fosse li, tutto era andato meglio.

-Perché dovrebbe cambiare, allora?-

-Perché tu lo vorrai-

-No-

-E’ già successo, Luf. Solo che tu ancora non lo sai. T’innamorerai del Cappellaio Matto e prenderai con lui il the per il resto dei tuoi giorni-

Luf si aggrappò ai suoi fianchi, non sarebbe andata così. Voleva restare con Wonder. Almeno, credeva di volerlo.

La mattina dopo, assonnato e dolorante per l’essersi troppo rotolato tra le lenzuola, uscì di casa con una cartelletta colma di fogli in mano.

L’università non era troppo distante. Si sentiva agitato. Grazie a Wonder aveva finito i primi tre capitoli della sua tesi. Ora doveva consegnarli per la correzione.

Arrivò in anticipo, si iscrisse per primo alla lista di ricevimento della sua relatrice e si infilò in bagno. Uscì e cominciò a camminare avanti indietro.

Finalmente la professoressa arrivò, gli sorrise, riconoscendolo, e lo fece accomodare nel suo studio.

 

Alex arrivò davanti alla porta dello studio della sua professoressa, da dentro uscivano delle voci. Dette un’occhiata alla lista di ricevimento e vi si iscrisse come secondo, poi si sedete sulla seggiolina scomoda, allungando le gambe, nella saletta d’attesa e sbadigliò. Era stanco morto. La sera prima aveva litigato col ragazzo con cui era uscito, aveva perso l’occasione per fare un po’ di sana ginnastica ed aveva vagato buona parte della notte per farsi passare l’arrabbiatura.

Si appisolò, ma appena sentì la porta aprirsi, scattò in piedi e... si ritrovò davanti la scena della sera prima: una specie di visione in nero, capace di mandargli il sangue alla testa era davanti a lui.

-Tu sei quello di ieri sera...- Mormorò incredulo.

Luf assentì. -Scusami per esseri venuto addosso-

-Nonono! Scusami tu! Avevo appena litigato con una persona e stavo cercando di attaccar briga...-

-Nessun problema!-

-Cosa fai a pranzo?-

-Come, scusa?-

-Se aspetti dieci minuti ti offro il pranzo... per farmi perdonare per ieri sera!-

-Non serve, davvero!-

-Insisto!- Non se lo sarebbe fatto scappare. Quel ragazzo era la concretizzazione di tutti i suoi sogni erotici!

-Ok- Gli sorrise Luf, inconsapevole di avergli fatto perdere il respiro.

Luf si sedette dove prima era seduto quel tipo assurdo ed attese meno di dieci minuti.

-Andiamo?- Gli chiese appena uscito. -A proposito, io mi chiamo Alex- Gli tese la mano.

-Luf-

-Che razza di nome è?-

-Sta per Ludovico-

-Ah....-

-E’ un po’ presto per il pranzo-

-Allora facciamo un giro, ci conosciamo un po’, mi dici dove abiti e che sei single...-

Luf sorrise, divertito. - Mi spiace, sono impegnato-

-Lo posso eliminare, non ci sono problemi!- Gli sorrise a sua volta.

Alex era al primo anno, doveva sostenere un esame con la sua relatrice, ma non aveva frequentato molto. Parlava a raffica e quando non parlava con lui, litigava con qualcuno per strada. Teneva il broncio qualche minuto e poi tornava a sorridergli. Mangiarono in mensa. Luf aveva ancora il suo tesserino universitario e si divertì a mangiare in mezzo agli studenti, dopo tanto tempo. Rimasero d’accordo di rivedersi il giorno dopo, dato che Luf aveva un paio di libri che ad Alex servivano.

Salutato Luf, Alex corse di nuovo allo studio dalla professoressa, a cercare la lista che, per fortuna era ancora appesa alla porta. In bella grafia lesse il nome prima del suo: "Ludovico Carco" ed il numero di matricola. Fece un rapido calcolo e sorrise: Luf era fuori corso da un po’, ma non era troppo vecchio per lui. Sorrise soddisfatto e uscì di nuovo. Era una bella giornata, una giornata fortunata! Si cacciò in testa il baschetto e se ne andò fischiando.

 

Luf era di buon umore. Alex era un po’ svitato, ma simpatico. Aveva una foresta di capelli biondi in cui infilava continuamente le mani, col risultato di spettinarli a più non posso. Non era alto, ma era massiccio, rassicurante. Ed aveva degli splendidi occhi azzurri. Luf si sentì un po’ arrossire: stava pensando troppo ad un tipo che aveva visto solo un paio di volte.

Wonder, a casa, stava facendo il lavoro che avrebbe dovuto fare lui: posizionava post-it colorati e carichi di appunti tra le pagine dei libri che aveva in consultazione per la tesi. Lo abbracciò di spalle e gli baciò il collo.

-Grazie-

-Figurati. Ci sei stato tanto.... hai incontrato qualcuno- Ovviamente già lo sapeva.

-Il ragazzo di ieri sera. L’avresti detto che pure lui fa filosofia?-

Wonder sorrise, mentre Luf si infilava in bagno e continuava a raccontare.

-Perché non lo inviti qui, potreste studiare assieme. Io domani sarò fuori, potresti chiedergli di ascoltarti, così avresti un altro parere-

-Perché no! Sei un genio Wonder!- Lo baciò di nuovo.

Wonder abbandonò il suo lavoro e lo fece sedere sulle sue ginocchia, abbracciandolo e pretendendo un bacio vero. Luf gli si appoggiò alla spalla, respirando a fondo il suo profumo.

-Mi sento felice come non mi succedeva da tanto, Wonder-

Wonder immerse il viso tra i suoi capelli e non rispose. Avrebbe voluto che quel giorno arrivasse un po’ più tardi, ma le favole non durano mai troppo, altrimenti, qualcuno potrebbe dimenticare qual’è la vita vera. A Luf non sarebbe successo.

-Vorrei portarti con me nel Paese delle Meraviglie- Gli sussurrò piano.

-Un giorno ci verrò con te, Wonder, te lo prometto. Diventerò quello che tu vorrai, alla fine di questa vita-

-Saranno anni lunghi-

-Il tempo di uno sbadiglio, no?- Gli sorrise.

 

Luf era seduto sui gradini polverosi della scala del Palazzo della Ragione. Aveva dato appuntamento ad Alex sotto l’orologio zodiacale della Piazza dei Signori. Gli ultimi ambulanti stavano partendo, dopo la chiusura del mercato. Guardò la piazza, cercò un punto preciso: dove, sotto la pioggia, Michele lo aveva baciato la prima volta. Entrambi ubriachi, entrambi più giovani ed ingenui. Era arrivato in anticipo. Tra una flotta di studenti che si avvicinavano alla fermata dell’autobus, vide la testa bionda di Alex. Era arrivato di corsa, si era sistemato a modo suo i capelli e guardava l’orologio. Era tentato di lasciarlo lì ad aspettare: gli piaceva guardarlo senza essere visto. Arrivò l’autobus e la folla si diradò. Si alzò in piedi e gli andò in contro.

-Ciao. E’ tanto che aspetti?- Finse di essere appena arrivato.

-No, sono appena arrivato-

-Io... non so come chiederti scusa, ma... ho dimenticato i libri a casa-

Alex era quasi felice: i libri gli servivano, ma, almeno, aveva la possibilità di rivedere Luf.

-Se vuoi te li porto domani, oppure... fai un salto da me e te li do-

Alex era decisamente felice.

-A me servirebbero, se non ti disturbo....-

-Perfetto! Andiamo, allora?-

-Certo-

Luf ringraziò Wonder di avergli tolto i libri di mano, quella mattina ed avergli suggerito quella strategia. Aveva il cuore in subbuglio e non sapeva neppure perché. Alex gli piaceva, ma lo conosceva appena. Fece strada verso casa sua. Chiacchierarono del più e del meno e poi Luf gli chiese se gli andasse di studiare assieme, gli parlò della sua tesi ed Alex commentò con una faccia schifata che lo lasciò interdetto.

Arrivati a casa, Alex si guardò in torno. Una delle ragazze con cui Luf viveva aveva appena fatto il the e mise nelle mani di Luf due tazze colme ed un piattino di biscotti da portarsi in camera per studiare col suo amico.

Luf ed Alex ringraziarono e si chiusero in camera.

Alex fissò il letto a due piazze di Luf formulando una lunga serie di pensieri, poi guardò il resto della stanza, finché Luf non gli diede i libri.

-Grazie-

-A me non servono più, tienili quanto vuoi-

Si sedettero intorno alla scrivania e ripresero a parlare. Luf prese ad illustrargli l’argomento della sua tesi, spiegandogli come Wonder lo stesse aiutando, come fosse stato fondamentale il suo supporto per sviluppare un tema complicato come la razionalità nel pensiero filosofico attraverso i secoli, senza lasciarsi coinvolgere dimenticando la propria.

-Non sono d’accordo!- Lo interruppe Alex, sbuffando.

-Perché?-

-Primo perché questo Wonder non mi piace neanche un po’; secondo perché se elimini la soggettività a favore dell’oggettività del pensiero razionale, questo non potrebbe mai succedere....- Si alzò di scatto e lo baciò.

Luf indietreggiò istintivamente, guardandolo turbato.

Alex afferrò la schienale della sedia di Luf, imprigionandolo tra le sue braccia.

-Non avrebbe senso che io spasimassi per un tuo sguardo e che mi sentissi morire se tu stacchi gli occhi da me.... non avrebbe senso il colpo di fulmine che ho preso per te se tutto dovesse essere ridotto sul piano razionale!- Lo baciò ancora e stavolta Luf rispose, inconsciamente, premendo le labbra contro le sue e giocando con la sua lingua. Poi si ritrasse di scatto. Guardandolo.

Alex lo alzò di peso e lo spinse sul letto, ricominciando a baciarlo ed infilando le mani sotto la camicia semi aperta di Luf, accarezzandogli la pelle morbida, dandogli infiniti brividi... E Wonder si schiarì la voce. Solo allora si resero conto della sua presenza. Alex saltò in piedi, con fare bellicoso e Luf si sedette sul letto, rosso ed ansimante.

-Wonder....- Lo chiamò. -Non è come può sembrare...- Cercò di scusarsi, sentendosi in colpa come mai in vita sua.

-A no? E com’è, tesoro?-

Alex lo fissò con astio, mentre Wonder faticava a trattenere una risata.

-Io me ne vado Luf, se vuoi mi trovi domani a lezione- Alex prese la porta, urtando la spalla di Wonder, le cui iridi divennero rosse, mentre gli chiudeva la porta della camera alle spalle con un calcio e piombava addosso a Luf, baciandolo con prepotenza ed infilando le mani al posto di quelle di Alex.

-Wonder!- Lo supplicò Luf, sentendo gli artigli graffiarlo, mentre con le labbra, il Bianconiglio seguiva la scia umida lasciata dalla bocca dell’altro lungo il suo mento ed il collo.

-Che c’é? Voglio solo sentire com’è il suo sapore sulla tua pelle-

-Mi dispiace! Non succederà più!-

-Perché no?-

Ora Wonder lo guardava e Luf guardava Wonder.

-Co...?-

-Tu puoi andare a letto con chi ti pare, Luf!! E’ normale, credo, che tu senta il richiamo della tua razza-

-Ma...?-

Wonder gli si stese accanto e lo abbracciò sorridente.

-Non sei arrabbiato con me?-

-No, tesoro. Pensaci: tu ed io apparteniamo a razze diverse, per ora. Io non sarò sempre con te, me ne andrò quando tu avrai trovato il tuo posto nel mondo. Quel posto potrebbe essere tra le braccia di quel ragazzo, o di un altro. Io tornerò da te al momento giusto, ma tu devi vivere la tua vita, ora-

Luf lo strinse e nascose il viso contro il suo petto. Doveva ricordarsi che loro non erano innamorati. Eppure, un po’ di gelosia, gli avrebbe fatto piacere da parte di Wonder. La gelosia non era un sentimento razionale, non faceva parte di Wonder. Alex gli aveva parlato di emozioni, di istinti... erano quelli che lo avevano fatto inarcare sotto le sue carezze ed i suoi baci.... Luf non era sicuro di voler vivere senza sentimenti ed istinti.

I pensieri confusi di Luf scorrevano come un fiume in piena davanti agli occhi del Bianconiglio. Wonder lo abbracciò più strettamente e sorrise. Anche lui era stato un essere umano, in un tempo così remoto che se ne era perduta anche la storia. Aveva lottato in preda ai sentimenti, alle emozioni, ma aveva vinto la sua battaglia. Dopo tanti secoli non gli mancavano più, rimpiazzati da altri interassi, non si sentiva arido, ma forse non era il tipo di esistenza che Luf voleva. Forse ci avrebbe riflettuto tutta la vita e non ci avrebbe ancora riflettuto abbastanza per decidere sul da farsi.

Lui poteva conoscere il futuro dei viventi, ma quando essi morivano, neppure lui poteva indovinare i desideri delle loro anime. Chissà cosa avrebbe scelto Luf?

 

 

Continua......



 




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