Ciao a tutti!
Questo è un capitolo terribile, brutto e pesante, ma io ci tengo molto,
perché segna una svolta in questa fic che era nata con delle idee e si è
sviluppata senza controllo. Dalla fine di questo cap. il cielo inizia a
rischiararsi per Lufino, quindi, portate pazienza, per stavolta e fatemi
sapere cosa ne pensate.
Baciotti, vostra, Nue
Luf in
Wonder'land
di
Nuel
l
TITOLO: Luf in Wonder’land
AUTORE: Nuel
SERIE: originale
PARTE: 3/6
RATING: Delirio mistico!!!! (delirio solo!) sento profumo di
scomunica.....
PAIRING: Wonder-Luf
DECLAMER: I Pg sono tutti miei, anche se "usufruiscono" di nomi di pg
altrui....
NOTE: 1.I luoghi citati in questo capitolo sono reali e si trovano nella
città di Padova;
2.Il Cavaliere di Ponte Corvo, altrimenti noto come Zorro, è reale:
benché non sia nota la sua identità, gli abitanti del quartiere di Ponte
Corvo gli sono grati per le sue ronde notturne, con cui tiene lontano la
delinquenza dalla zona.
ARCHIVIO: Ysal
LUF IN WONDER’LAND
di Nuel
Il dodicesimo rintocco risuonò cupo, nella torre campanaria del Santo.
Una figura solitaria, come fumo, uscì dal portone sprangato dell’Odèo
Cornaro(1), staccatasi direttamente dai ridenti affreschi che lo
decoravano e subito risuonò il passo cadenzato degli zoccoli
sull’asfalto. Il Cavaliere di Ponte Corvo iniziava la sua ronda,
allontanandosi dal recinto sacro del Santo(2), dirigendosi verso il
quartiere dominato dall’antica porta romana, arrampicandosi sul ponte
dalla bassa ringhiera di ferro nero, godendo della vista del giardino
che costeggiava il fiume: semi preziosi erano stati lì trasportati, dal
vento, dal vicino Orto Botanico dove Ghete(3) si era, un tempo, fermato
a pensare, ed avevano germogliato nel fertile terreno, tramutandosi in
palme esotiche, in castagni floridi ed acacie profumate, seguendo solo
l’alto disegno della natura, madre di ogni cosa.
Le campane di Santa Giustina risposero tetre, mentre le statue degli
uomini illustri, ai loro piedi, raccolte in assemblea discutevano ad un
tono troppo distante dalle frequenze dell’orecchio umano: perché
qualcosa si doveva fare per salvare quel ragazzo.....
Wonder raccolse dei sassolini da terra e prese a giocarci facendoli
saltellare sul palmo della mano. Senza preavviso li lanciò davanti a sè,
come a passarli a qualcun altro. I sassolini rimbalzarono su una mano
invisibile, poi comparve un sorriso, poi una mano, lentamente un giovane
uomo dai lunghi capelli castani apparì interamente davanti a lui.
-Felice di rivederti, custode del Ponte della Morte!- Lo salutò Wonder
con un elegante inchino.
-Il piacere è mio, Kismed, ma forse, ora, ti dovrei chiamare... "Bianconiglio
Wonder"!-
Wonder sorrise. -Vedo che le voci corrono! Ma nemmeno tu conosci il mio
vero nome... ne ho molti: se vuoi, io sono il Destino-
L’ultimo rintocco della basilica(4) che custodisce le spoglie della
prima donna che si avvicinò alle massime conoscenze, nel Bel Paese,
risuonò particolarmente cupo.
I due uomini risero.
-Non fosse per il patto di non ingerenza.... andrei a salutare quelle
povere campane!-
-Tu che neghi il libero arbitrio con la tua sola esistenza! Non vorrai
offendere quel dio caritatevole!-
-E da quando una visita di cortesia offende?- S’inchinò nuovamente.
Di nuovo scoppiarono a ridere.
Il custode del ponte dal nefasto nome si avvicinò al Messaggero alato
degli dei, colui che aveva mille nomi e mille volti.
-E’ così speciale questo uomo mortale?-
Un lampo passò negli occhi di Wonder. -Da secoli non ne vedevo uno
così!-
-Allora dovrai presentarmelo!-
Wonder sogghignò. -Giolo! Giolo!(5)- Lo rimproverò amichevolmente.
-Allora, per cosa sei qui da me?-
-Per presentartelo! Tienti pronto a lasciare il tuo ponte e la sua
chiesa, quando io ti chiamerò. Intanto, perché non ricordare assieme i
giorni del nostro incontro?-
Il giolo guardò la chiesa che voleva esorcizzare quel ricordo vecchio di
secoli, quando lui, schiavo pubblico, sovrintendeva alle condanne(6).
Ormai s’era perso, per i più, il ricordo di quel luogo: alcuni dicevano
che il ponte doveva il suo nome ad una sciagura: crollando avrebbe
portato con sè, nel fiume i miseri passanti(7); altri dicevano che là,
dove era la chiesa, prima fosse un lazzaretto; altri che, davanti a
quella chiesa s’impiccavano i malfattori. Lui sapeva solo che era stato
un boia malvoluto da tutti, il resto non gli importava: l’ignoranza
chiamava a braccetto la superstizione, e con lei arrivava la paura delle
ombre nella notte, ed in esse si spostavano i demoni come lui.
Là, dove correvano le Riviere, non ancora interrate, prima che il Lovati
trovasse il sarcofago del traditore che fondò Padova(8), fuori dalle
mura di pietra, all’altezza del bel palazzo del Bo’(9), c’erano le case
allegre delle puttane... il giolo sorrise: là aveva incontrato quella
perla d’oriente: Kismed. La pelle olivastra, gli occhi scuri, i capelli
neri.... l’aveva frequentata per mesi, durante l’inverno piovoso, quando
la nebbia avvolgeva ogni cosa, lei gli aveva fatto una promessa: la vita
eterna, senza invecchiare, e poteri superiori a quelli di qualunque
uomo, in cambio di amore e fedeltà incondizionata..... non aveva
impiegato molto a promettere. Poi Kismed era scomparsa, lui era
invecchiato, era morto, malato e ributtante, e poi s’era ritrovato lì:
giovane e forte come quando l’aveva conosciuta, e da allora era lì, a
vegliare il ponte e la chiesa, come lei gli aveva chiesto, comparendogli
d’innanzi, metà donna e metà uomo, con le ali grandi, una di luce,
l’altra di fuoco, giocando e cambiando infinite forme e sembianze....
così era diventato il giolo del Ponte della Morte.... sorridendo di
questi ricordi, si chiese quanto avrebbe impiegato a promettere quel
giovane mortale.
Quel che non sapeva, era che anche Wonder se lo stava chiedendo.
Wonder rincasò a notte inoltrata. Luf dormiva nel loro letto, con le
braccia al petto e le gambe ripiegate su di sè. S’infilò piano accanto a
lui, abbracciandolo e baciandolo delicatamente. Luf, attirato dal suo
calore, gli si strinse contro, ricambiando l’abbraccio.
Wonder cominciò a mormorare: sogni come mai ne aveva fatti, gli avrebbe
insinuato nella mente. Sogni meravigliosi, di piaceri mai neppure
immaginati, sogni in cui tutto avrebbe condiviso con lui. Luf mugolò
piano, cercando di strusciarsi sulla sua gamba.
A Wonder piaceva vederlo così indifeso, accontentò il suo desiderio e
prese a carezzarlo dolcemente. Luf, con un sospiro, sprofondò in un
piacevole sonno più profondo.
L’alba li trovò avvinghiati. Wonder era sveglio e gli accarezzava il
braccio come avrebbe potuto accarezzare la schiena di un gatto.
-Buon giorno-
-Ciao- lo salutò Luf, sbadigliando.
-Ho un regalo per te- Wonder allungò il braccio sul comodino e prese
qualcosa di molto piccolo.
-Cos’è?-
-Un orecchino. Ti piace?-
Luf sgranò gli occhi: un rubino perfettamente tondo, di un rosso
smagliante e... vivo brillava sul palmo pallido di Wonder.
-Sangue di piccione! Assolutamente autentico!- Si pavoneggiò. Evitò di
dirgli che aveva strappato il cuore ad uno dei piccioni che gli erano
capitati davanti la sera prima e lo aveva tramutato in quel gioiello.
-Io non... non posso: è troppo! E poi.... non ho neanche il buco..-
-A questo si rimedia subito!-
Wonder fece scivolare le dita tra i capelli setosi di Luf, raggiungendo
il lobo dell’orecchio. Luf percepì un tenue calore e quando Wonder tolse
la mano, l’orecchino era infilato, con tanto di farfalla a chiuderlo sul
retro.
Wonder lo baciò dolcemente sulle labbra e Luf le socchiuse senza remora,
anzi, lo abbracciò e lo fece salire sul suo petto.
-Non posso farti un regalo, per tutto il disturbo che ti do?-
-Grazie- Rispose un po’ imbarazzato, ma già perso negli occhi lilla di
Wonder.
-Coraggio, oggi non possiamo restare a poltrire: ci sono le prove, no?-
-Ma tu come lo sai?-
Wonder sorrise. -Mio caro cantante, hai davanti a te il nuovo batterista
dei Liquid Dream!(10)-
-Cosa? Ma da quando?-
-Con un po’ di magia si risolve tutto!-
Luf boccheggiò: Wonder il nuovo batterista della sua band! E lui non era
neppure stato interpellato! Per la verità pensava che neppure gli altri
componenti del gruppo lo fossero stati....
Si alzarono e si diressero al garage dove provavano ogni domenica
mattina. Ogni tanto Luf si tastava l’orecchio, il buco bruciava un po’.
Era l’unico punto di colore della sua persona e quell’accostamento tra
il rosso ed il nero gli sembrava troppo aggressivo, per lui.
Gli altri erano già nel garage, salutarono Luf e Wonder come se lo
conoscessero da tempo.
Avevano già un paio di prenotazioni per dei concerti, i soliti, in
piazza. Luf continuava a cantare al locale e, tra quello e qualche
lavoretto occasionale, tirava avanti abbastanza bene. Voleva
ricominciare ad esibirsi anche al gay-bar, in fin dei conti, non gli
ricordava Michele più di altri posti.... tipo "casa".
La sua voce bassa e sensuale entrò nel microfono, come la musica degli
altri strumenti. Smise di pensare a Wonder: se la magia risolveva tutto,
avrebbe sicuramente saputo suonare bene tutte le loro canzoni e le
cover.
Si sgolò fino a mezzo giorno, era da tanto che non si sentiva così bene,
Wonder lo faceva sentire bene, nonostante tutto.
-Ritardatario!- Lo chiamò uno del gruppo. -Chiudi tu, oggi?-
-Si, ciao, ragazzi!- Li salutò mentre se ne andavano.
-Allora, sono bravo?- Wonder gli appoggiò il mento sulla spalla, da
dietro.
-Si, sei bravo- Lo accontentò Luf, sorridendo spontaneamente. Stava
bene.
-Allora non me lo merito un premio?-
-Guarda che ci sei venuto tu a suonare con noi!-
-Solo per stare con te, tesoro!- Wonder prese una delle bacchette,
infilandola in bocca come un sigaro.
Luf alzò un sopracciglio. -Dai, che devo chiudere-
-Un po’ di calma..... il basculante è giù, non ci vede nessuno...-
-Cos’hai in mente?-
-Secondo te?-
-No!-
-Stamattina mi sembrava ne avessi voglia anche tu...- Wonder gli si
strusciò contro con tutto il corpo. Lo vide sorridere. Luf lo abbracciò
e prese a baciarlo. Stupendo come si abbandonava a lui! Per un attimo
considerò di trascurare il suo programmino, ma poi ci ripensò. Se tutto
andava bene, avrebbe avuto l’eternità per fare il romantico con quella
creatura. Rimise la bacchetta in bocca e prese a sbottonargli la camicia
ed i pantaloni, spingendolo contro una parete. Si abbassò davanti a lui,
accarezzandogli le gambe lunghe, coperte da una leggera peluria scura,
morbida. Prese in mano la bacchetta e cominciò a leccargli l’interno
coscia, avvicinandosi sempre di più alla sua meta. Prese a succhiarlo
piano, assaporandolo, mentre Luf, ad occhi chiusi, gli accarezzava i
capelli, leccandosi le labbra.
Wonder allungò la bacchetta dietro la sua schiena, insinuandola
delicatamente nel suo corpo, cominciando a muoverla al ritmo della sua
bocca. Luf gemette, la sua voce vibrò, quasi cantasse, perso nel piacere
di quella doppia stimolazione. Il gioco continuò, lento, per un po’, Luf
non sentì neppure la bacchetta della batteria cadere a terra, mentre
"altro" prendeva il suo posto, mentre lo spazio dietro di lui si
dilatava e diventava più caldo. Altre mani cominciarono ad accarezzargli
il petto. Aprì gli occhi, vide di sfuggita una ciocca lunga di capelli
castani, poi la mano che non era di Wonder gli accarezzò la gola,
facendogliela allungare, facendogli reclinare la testa sulla sua spalla.
-Wonder?- Chiese piano.
Il Bianconiglio succhiò più forte. Contemporaneamente l’altro uomo prese
a muoversi più velocemente. Luf si sentì svuotare e riempire assieme. Fu
la cosa più devastante che avesse mai provato. Un velo di rossore gli
imporporò le guance, ma era ancora troppo estasiato per ribattere
qualcosa a Wonder, che gli faceva scivolare sulla lingua le ultime gocce
del suo sperma, baciandolo con trasporto.
La figura alle sue spalle scomparve e rimasero solo gli occhi luminosi
di Wonder.
-Lo Stregatto voleva tanto conoscerti!- Gli disse, sorridente, come
fosse stata la cosa più normale del mondo.
Luf sbatté le palpebre, pensieroso.
-Cioè.... eravamo davvero in....-
-...tre- Finì per lui, Wonder.
Luf avvampò. -Come fai a farmi fare queste cose?!- Gli chiese senza
ancora riuscire a capire se era davvero arrabbiato o no.
Wonder gli accarezzò il petto, soffermandosi a giocare con i piccoli
capezzoli scuri.
-Ci riesco perché anche tu lo vuoi, nelle tue fantasie. Tu vorresti
lasciarti andare, ma da solo non ci riesci-
Luf accettò la spiegazione, gli circondò il collo con le braccia e lo
guardò fisso.
-Adesso, però, voglio fare l’amore con te!-
Wonder sorrise compiaciuto, anche se, in realtà, dentro di sè, rideva di
cuore. Lo premette di nuovo contro la parete fredda, mentre Luf lo
baciava con passione. Gli alzò le gambe, facendogliele allacciare dietro
la schiena e sorreggendo tutto il suo peso, sostenendogli ed
allargandogli le natiche con le mani, improvvisamente più grandi e più
forti. Lasciò che Luf scivolasse su di lui, attratto dalla forza di
gravità, penetrandolo più a fondo che mai. Era bello il suo viso,
trasfigurato dal piacere.
Luf gli si aggrappava, e quando apriva gli occhi per guardarlo, erano
lucidi e luminosi. Quante volte aveva visto uomini e donne perdere la
testa per lui?
Allora perché Luf era diverso?
Quella notte Wonder rincasò presto. La città non presentava molte
attrattive per uno come lui. Si consolò pensando che avrebbe stretto a
sè il bel addormentato e gli avrebbe suscitato sogni che al mattino
sarebbe stato ansioso di mettere in pratica....
Luf, però, era sveglio. Era rannicchiato sulla poltroncina accanto alla
scrivania, con un libro sulle ginocchia e la piccola lampada accesa. Sul
naso aveva degli occhiali dalle lenti rettangolari, incorniciate dalla
pesante montatura, nera, ovviamente.
-Ciao-
-Ciao-
-Come mai ancora in piedi?-
-Ti ho aspettato-
Wonder si sorprese. Gli si avvicinò, gli tolse il libro dalle ginocchia,
guardando di sfuggita il titolo "Critica della Ragion Pura", sorrise e
lo appoggiò sulla scrivania. Gli sfilò gli occhiali e si inginocchiò
davanti a lui.
Luf si abbassò per baciarlo. Aveva le labbra morbide. Il sapore pastoso
del lucidalabbra alla fragola rimase sulla sua lingua per un attimo,
mentre Luf tornava a sedersi e lo fissava risoluto.
-Cosa c’è?- Gli chiese intuendo che dovesse dirgli qualcosa.
-Devo parlarti-
-Sono qui-
-Non mi piace quello che hai fatto oggi-
Wonder sorrise. Se lo aspettava.
-Io ho fatto l’amore solo con Michele e con te... tutti gli altri... io
non li volevo. Non so perché ho reagito così.... tu mi fai sentire
strano. Mi fai fare cose che altrimenti non farei- Fece una pausa.
Wonder gli prese le mani tra le sue per impedirgli di torturarsele.
-Tu non sei il Bianconiglio di Alice- Una affermazione, non una domanda.
-No, infatti- Wonder si alzò e prese una sedia, sedendosi di fronte a
lui. Forse il momento di finirla con i giochi era arrivato. Luf non
credeva più alla favola.
-Chi sei?-
-Di nomi ne ho tanti... forse la domanda giusta è "cosa sei". In tal
caso ti posso rispondere che sono una creatura antica, Luf. Passo
attraverso il tempo, immutabile e superiore agli uomini. Qualcuno mi ha
chiamato demone, qualcun altro angelo... Tu credi in Dio, Luf?-
Luf fece spallucce. -No, se non sapessi che non si può non credere in
nulla, mi definirei ateo-
Wonder sorrise compiaciuto.
-L’inferno cristiano è pieno di demòni che prima erano dèmoni.... sai
cosa significa, vero?-
-Gli antichi dei decaduti a causa del monoteismo...- Acconsentì.
-Finché un dio pagano ha un solo adoratore, egli è un dio. Ciò significa
che è facile svuotare l’inferno, Luf... Elimina l’inferno e viene a
mancare la contrapposizione punizione-premio...-
-Stai negando il Paradiso, Wonder!-
Wonder sorrise. Doveva ammetterlo: adorava quel ragazzo.
-Cancella il paradiso, e vedrai chiaramente che i cristiani sono un
branco di spaventati agnelli senza pastore minacciati da un branco di
lupi!-
-Cosa c’entra con te?-
-Io sono nato molto prima del cristianesimo, Luf. In un mondo di dei
splendenti e gloriosi! In un mondo di razionalità pura! Né bene, né
male, Luf.... ti rendi conto di cosa significa?-
Luf lo guardava con una luce splendente negli occhi. Si, comprendeva.
-Razionalità... essere al di sopra dei sentimenti, delle superstizioni e
dei credi, al di sopra dei concetti soggettivi di bene e male.... Io
voglio crearti come me....-
-Sei una specie di dio?-
-Conosci la maieutica, Luf. Non serve che sia io a spiegarti. Se vuoi
darmi un nome, chiamami Dàimon- (11)
-Perché io?-
-Perché tu hai tutte le doti necessarie, perché tu dovrai incarnare nei
secoli quest’epoca, sarai un’icona!-
-Non capisco...-
-Non vuoi capire. Ti spaventa e lo capisco, ma pensa, Luf: quest’epoca
dominata dalla violenza, dal sesso, dal denaro... oggi tu hai conosciuto
il Giolo, egli era un boia in questa città, secoli fa. Era schiavo del
credo bigotto ed è diventato un demonio, tu potrai stare al di fuori
delle catene che imprigionano la mente perché tu sei questo!- Wonder
prese il libro e glielo mostrò. Filosofia. Improvvisamente aveva sentito
il desiderio di tornare a studiare, di riappropriarsi della sua vita,
della sua razionalità.
-Cosa devo fare per essere come dici tu?-
-Abbatti ogni barriera. Sperimenta tutto, incarna la tua era!-
-Quanti ce ne sono come me, Wonder?-
-Sei unico, Luf! Il tuo amore, la tua dedizione, la tua capacità di
soffrire.... ti fanno brillare, ti fanno splendere!-
Luf si alzò, la fronte corrugata. La notte, dietro i vetri della camera,
era scura, le stelle non si vedevano a causa dell’illuminazione
cittadina.
-Le stelle ora brillano sulla terra- Mormorò. -Cosa ti aspetti,
precisamente, da me?-
-Che vivi la tua vita, ma che la vivi in modo tale da rendere unica la
tua anima. La scelta è tua, Luf. Io aspetterò, hai tutta la vita per
decidere. Quando morirai, io verrò da te, com’eri la notte del visto. Ti
porrò davanti ad una domanda, tu dovrai solo scegliere-
-Cosa comporta la scelta?-
-Sarai immortale, esisterai al di sopra degli uomini. Dipenderà da te e
dagli altri come noi interferire nella vita degli uomini o meno-
-Perchè?-
-Per guidarli, o per divertirti... dipenderà da te. Per la prima volta
sarai davvero libero-
Luf guardò Wonder da sopra la spalla. Nei suoi occhi neri vorticavano i
dubbi.
-Né bene, né male?-
-Né bene, né male-
Luf pensò ancora per qualche minuto, fissando la notte.
-L’immortalità... è lunga-
-Ci sono tanti modi per passarla. Se credessi che tu non possa
sopportarla, non avrei continuato, Luf. Sarei già andato via-
-Non capisco quello che hai fatto fin’ora! Non capisco se sei buono o
cattivo, se ti sei divertito a ferirmi o se l’hai fatto con uno scopo,
non....-
-Stop! Una cosa per volta. Non è necessario che tu capisca tutto ora.
Sono venuto a te parlando una lingua che potevi capire. Ti ho fatto
guardare con altri occhi dentro le tue favole, sono stato crudele con
te, lo sono spesso con gli uomini, mi diverte la loro disperazione:
creature piccole, stupide e fragili che si distruggono per problemi
altrettanto piccoli, Luf! Ai miei occhi la loro vita non dura più dello
sbadiglio che meritano. Sono stato crudele con te per farti estraniare
dalle facezie della tua mortalità, per cancellare la memoria delle
piccole angustie... Liberatene! Gli uomini per cui hai sofferto non sono
degni di te! Quando riuscirai a vedere il senso di ciò che ho fatto,
allora ti sembrerà che io sia stato generoso con te, che ti abbia
aiutato... e non avrai ancora finito il tuo percorso: dovrai arrivare a
capire che non ho agito neppure per bontà, ma solo perché ciò andava
fatto!-
Luf lo ascoltava. Il senso profondo delle parole di Wonder lo colpiva,
trovava terreno fertile nella sua mente, ma le parole gli sfuggivano,
sapeva che non sarebbe riuscito a ricostruire il discorso di Wonder ed
analizzarlo frase per frase. Eppure lo trovava estremamente logico,
nella sua follia.
-Ho bisogno di pensarci, Wonder-
-Hai tutta la vita per farlo-
-Tu resterai sempre con me?-
Wonder sorrise con calore. -Fino a che tu mi vorrai-
Luf lo abbracciò, nascondendo il viso contro il suo collo. Wonder gli
accarezzò dolcemente i capelli e gliene fu grato. Si strinse di più a
lui, sospirando. Aveva tante cose su cui riflettere, cose che
riguardavano Wonder, il loro rapporto... Forse avrebbe fatto bene a
pensarci da solo, ma voleva averlo accanto. Gli sembrava che fosse più
facile, pensare, con lui accanto.
Continua.....
(1) Teatro di Alvise Cornaro, in cui si esibì Ruzante.
(2) Padova è detta "la città dal prato senza erba, il Santo senza nome
ed il caffè senza porte". Sono Prato della Valle, la chiesa di Sant’Antonio
ed il caffè Pedrocchi.
(3) Sotto un’enorme palma, detta appunto "di Ghete".
(4) Santa Giustina. Vi è sepolta la prima donna laureata in Italia.
(5) Sembrerà strano, ma, contrariamente a quanto può sembrare, "giolo"
non richiama ad "angelo", ma significa "diavolo", ed è italianissimo!
(6) Ovvero il boia!^^
(7) Tuttavia, era tradizione antica sacrificare esseri umani ai nuovi
ponti, in modo da evitare la furia degli dei fluviali per essere stati
"scavalcati".
(8) Antenore, il mitico fondatore di Padova, che vi giunse dopo essere
giunto dalla natia Troia, che aveva tradito. Il sarcofago, contenente
ossa gigantesche ed armi, fu trovato dall’archeologo Lovato de Lovati,
che ora è sepolto accanto al sarcofago.
(9) Letteralmente "del Bue", dalla statua che vi era un tempo. Prima
importante albergo, oggi sede centrale dell’Università di Padova.
(10) E’ il nome del gruppo in cui suona mio fratello e, no: non è
pubblicità occulta, ma vera e propria pubblicità intenzionale!!^^
(11) Demone nell’accezione pagana, demonio in quella cristiana. Daimon,
alla greca, indica un essere superiore, spesso identificato con l’anima
stessa. Non è né buono, né cattivo, questo perché l’attuale concetto di
bene/male è profondamente cristiano. Tutti gli dei pagani, con l’avvento
del cristianesimo, sono diventati demoni.
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