LUCI FREDDE

 

PARTE: 24/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

 

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

___

 

Una pausa.

 

E solo la luce fredda che proveniva da uno schermo, sul quale tremolava una immagine che conosceva bene. Meglio, forse, di quanto sarebbe stato opportuno.

 

Charles sorrise: non gli serviva vedere per sapere, non gli era mai stato necessario, però era utile, nonché piacevole.

 

Sembrava che il tempo non fosse passato tra di loro. Sopra sì: c’erano rughe, intorno a quegli occhi, che l’ultima volta non ricordava di averle viste, c’era una cupa stanchezza a venargli la fronte, ma lo sguardo era sempre quello, così come ciò che gli suscitava dentro.

 

Era mai esistito un tempo in cui era riuscito a guardarlo senza provare qualcosa?

 

Avrebbe voluto sorridere a quel pensiero, ma non ne aveva la forza.

 

Il silenzio fu interrotto da un gesto brusco e da quella voce, che, seppur pacata, vibrava di forza, come sempre.

 

“E’come le sue mani: sono state un pensiero fintantoché non ha cessato di vederle come tali.


”E’ solo un ragazzo, Erich. Non puoi pretendere da lui una freddezza che somigli alla tua.

 

“Parole vuote, Charles. Il mondo ci vede come noi vogliamo che accada, ed è inutile appiattirsi allo sguardo altrui, perché per gli altri siamo sempre e solo cose.- qualcosa di pallido, che sembrava un sorriso- Ha dimostrato ampiamente di esserne in grado.

 

Cosa rispondere che non sembrasse stupido? Qualunque cosa si fosse inventato, poi, come sempre, sarebbe andato a infrangersi di fronte al muro che gli si ergeva di fronte.

 

A volte Charles si domandava se non fosse assolutamente impossibile comunicare con uno così: ma dentro di sé sapeva che non era vero. Altrimenti non ci avrebbe sacrificato decenni.

 

Altrimenti non ci avrebbe immolato il cuore.

 

Socchiuse gli occhi.

 

“Lo sapevi?”

 

“Sapevo che si stava muovendo qualcosa, che un piano organizzato e importante stava per compiersi, ma nulla nei particolari. Dal mio punto di vista erano inutili.”

 

“Già, per te è sempre tutto o bianco o nero.

 

“No, Charles, per me è tutto un’infinita gradazioni di grigio: mio compito è tracciare una linea tra ciò che deve essere definito bianco e nero perché così gli altri sappiano distinguere senza doversi prendere la briga di preoccuparsene.”

 

Mosse le mani, elegante. Un gesto lento ed ampio, affascinante, tipico di Erich, da sempre.

 

“Perché io e te ci ritroviamo sempre a parlare dei massimi sistemi, senza riuscire a concentrarci su particolari pratici più utili?”

 

“Perché, probabilmente, dei ‘particolari utili’ non ti interessa.”

 

Deciso, sicuro: ma caldo, avvolgente. Il suo fuoco bruciava, anche se trattenuto, come ora, anche se pacato. Sferzava e ustionava.

 

“Non è vero, parlavamo di Pietro. Mi stupisce che sia venuto da te.”

 

O che io gli abbia dato il mio appoggio senza sapere nulla? – un nuovo sorriso, un movimento leggero, secco con la mano- Se tu avessi un figlio che, durante una grave crisi occulta, bussa alla tua porta e ti domanda di proteggere sua figlia, tua nipote, perché la madre è stata catturata, la zia è una dei prossimi obiettivi, e lui ha qualcosa di grave e pericoloso da portare a termine, come avresti potuto rifiutarti di farlo? Se Pietro è venuto a domandarmi qualcosa, doveva essere mosso da motivazioni più che valide.

 

E di Sinistro non sapevi altro?”

 

“Sapevo che si stava muovendo, e bene, da un po’, ma non ero arrivato a prospettare uno scenario simile. Dopo tutto di mutanti che sottraggono materiale alle strutture governative non catturano il mio interesse. Sbaglio, o dovrebbe essere il tuo lavoro, questo? - Uno sguardo: uno solo. Lungo, lento, profondo, duro - Pensavo non si potesse mentire a un telepate.”

 

“L’avevo domandata io, quella documentazione. Fury mi aveva promesso che me l’avrebbe fatta avere e ho domandato a Pietro, semplicemente, di portarmela perché era un problema urgente. Non avevo motivo per dubitare di lui, e non l’ho fatto. Poi era un po’ sconvolto, e nervoso, ma dopo quello che era successo con..”

 

Silenzio.

 

Erich lo sapeva di Jean Paul? Di più: Erich sapeva che Pietro..

 

“Northstar? – sì, lo sapeva. E uno strano sorriso pensieroso gli solcò il viso – Certo che se avesse progettato seriamente anche questa situazione emotiva per avere un qualsivoglia alibi da porti di fronte vorrebbe dire che Pietro è giunto a livelli di pianificazione avvero notevoli.”

 

“Ne sembri quasi orgoglioso!”

 

Charles non riuscì a trattenere il tono di voce, che uscì seccata. In cambio ebbe uno sguardo lucido, lievemente indifferente.

 

Perché non dovrei esserlo? Ci ho messo anni ad addestrarlo: almeno so che non è stato tempo perso.”

 

“Sei..”

 

“Non accetto le tue solite accuse, Charles. Gli ho dato gli strumenti per ottenere ciò che desidera, anche quando i suoi desideri non coincidono con i miei. Non è questo che ci si aspetta da un padre?”

 

Charles socchiuse le labbra, e seppe di non avere nulla da dire.

 

Come sempre non riusciva a non pensare che avesse ragione: semplicemente. Dal punto di vista strettamente razionale non c’era nulla da eccepire. Dall’altra parte sembrava inumano pensare che Erich non riuscisse a percepire il profondo dolore di Pietro, eppure..

 

Se li avesse avuti di fronte entrambi, ora, sapeva cosa avrebbe visto: il loro fronteggiarsi immobile e silenzioso, il loro sguardo che rifletteva uno quello dell’altro. E come in uno specchio una persona trova di fronte a sé il suo perfetto uguale ed invertito, Pietro si sarebbe trovato di fronte ad un fuoco caldo ed avvolgente, denso, che non si sarebbe mai spento, che attraeva, come un sole al centro del proprio universo, ed Erich ad una luce bianca e freddissima, gelida ed immobile, come se fosse stata distillata da un blocco di ghiaccio purissimo proveniente dal cuore di una stella morta, distante ed inavvicinabile. Non potevano che guardarsi e non comprendersi, erano fatti di materie antitetiche che si sarebbero annientate a venire in contatto.

 

In effetti il fuoco di Erich aveva quasi annientato l’acerba e ghiacciata, eterea consistenza di Pietro: ma era passato tanto tempo.

 

Eppure era successo. Charles si domandò se avesse potuto non succedere.

 

“Non gli hai insegnato, però, una cosa fondamentale. A volte, a volere tutto, non si ottiene altro che il nulla. O peggio: si perde anche ciò che si crede proprio. Bisogna saper giudicare cosa è sacrificabile e cosa non siamo disposti a perdere.

 

Erich socchiuse le labbra, pacato e fremente insieme.

 

“Se crediamo che l’obbiettivo sia davvero degno, Charles, ad esso possiamo sacrificare qualsiasi cosa. E se mio figlio decide di immolarsi per una idea che io considero risibile, posso solo dire di non avere la sua sensibilità e il suo interesse verso certi problemi, ma lo apprezzo. La sua è stata una manifestazione di forza e di freddezza e sarei stupido e falso a dire che non ne sono stato orgoglioso.

 

Charles spalancò gli occhi e capì di non aver mai capito.

 

Una cosa, una cosa sola: in quello Pietro e suo padre erano assolutamente identici.

 

Aveva.. interpretato male.

 

Quel: come puoi farmi questo’, detto, pensato da Pietro mentre gli stava portando quello che gli aveva domandato: aveva creduto ce l’avesse con lui, fosse offeso, arrabbiato, perché si sentiva ferito, tradito, perché stava soffrendo, perché.. Charles aveva supposto, in seguito, che fosse per ciò che gli aveva domandato, come se, in un qualche modo, l’avesse obbligato a mettere in moto un meccanismo in cui non desiderava entrare, invece..

 

Invece era arrabbiato con Jean Paul. Perché Pietro era assolutamente certo che a una meta che si considerava degna si potesse, e si dovesse, sacrificare ogni cosa, ogni sentimento, ogni passione, ogni dolcezza.

 

Esattamente come suo padre.

 

Però Jean Paul non era riuscito a staccarselo di dosso, a strapparselo dal cuore.

 

E se n’era accorto dopo: dopo aver fatto tutto quello che aveva deciso, esattamente come l’aveva pianificato. Aveva scoperto che non era così come aveva progettato e la scoperta l’aveva terrorizzato.

 

Pietro aveva mentito, tradito, costruito reti di complicità, si era reso indispensabile a Sinistro, aveva probabilmente temuto di aver perduto ogni cosa quando c’era stato quell’incidente in Antartide e tutti l’avevano considerato sul punto di morire. Alex aveva pianto, disperato, per giorni, e Charles non era riuscito a trattenerlo quando aveva scoperto si era ritirato in centro Europa ed aveva voluto andare da lui, fino a quando Pietro non l’aveva messo alla porta senza troppi complimenti, preoccupato non di se stesso ma, semplicemente, che, la sua presenza là, potesse rovinare qualcosa.

 

E tutto quello che non sapeva, che era accaduto prima: Pietro era stato perfetto e glaciale con chiunque. Li aveva usati come e quando sapeva di averne avuto bisogno, li aveva manovrati e neppure Charles sapeva dire fino a  che punto.

 

Era stata tutta una menzogna?

 

Pietro ne era stato certo, fino a Jean Paul.

 

Gli aveva mentito, l’aveva tradito, sapendo di farlo.

 

Si abbandonava fra le sue braccia dopo essere scivolato fuori dal letto di un altro, come se tutto fosse normale, con la stessa voce gli prometteva chissà cosa, con gli stessi occhi lo guardava e gli faceva tremare l’anima, senza il minimo ripensamento, o rimorso. Jean Paul era.. esperto in certe cose: se fosse stato almeno un po’ goffo se ne sarebbe sicuramente accorto.

 

Eppure con Jean Paul c’era stato qualcosa di differente che andava oltre il tocco, il sorriso, lo sguardo. Qualcosa che non aveva nome e che non si poteva eliminare, neppure volendo.

 

“Orgoglioso che tuo figlio si sia prostituito per ottenere ..

 

“Orgoglioso perché è riuscito ad ottenere quello che desiderava. A volte i mezzi non possono che essere subiti ed essendo impossibile giudicare a riguardo, mi limito ad apprezzare il risultato.

 

Silenzio.

 

Un sospiro.

 

Sei impossibile.”

 

“Certo che non ti si può proprio nascondere nulla.

 

Un sorriso che non c’era, tra di loro.

 

Un’occhiata silenziosa.

 

E il collegamento che veniva interrotto.

 

Di nuovo: il silenzio. E il nulla a circondarlo riempito solo dal ricordo di quella presenza, accanto.

___

 

La luce chiara e fredda che entrava dall’ampia finestra non dava scampo: tutti i particolari scintillavano nitidi e perfetti in un’aria immobile, quasi crudeli in una bellezza asettica e luminosa.

 

Il metallo scattò, generando una scintilla che accese il gas, e la fiammella danzò silenziosa arrossando di brace il tabacco. Logan prese un profondo respiro, assaporando il suo sigaro, in silenzio, mentre seguiva con gli occhi Pietro fare lo stesso con unna sigaretta.

 

“Da quando fumi?”

 

Un cenno leggero, talmente inconsistente che, per un attimo, parve che Pietro non avesse neppure udito.

 

“Non ho mai smesso.”

 

Il silenzio ritornò denso e liscio, tra loro, lievemente indifferente. Sicuramente incurante di tutte le domande accatastate dentro l’animo di Logan, e la curiosità, e, in parte del tenue timore che equilibrava il voler sapere. Il dover sapere.

 

“Sei sicuro?”

 

Fu Pietro a dar voce a ciò che di inespresso e di inesprimibile lo graffiava dentro, e ad esso non poté che rispondere acre, secco.

 

“Certo!”

 

Non aveva nulla da dirgli, né da spiegargli: Pietro non era nulla, era solo colui che sapeva, quello che aveva un potere quasi infinito su di lui, ma ovviamente avrebbe fatto di tutto perché non ne fosse consapevole. Lo guardò, e vide che non era necessario preoccuparsi di una cosa simile, perché Pietro già sapeva, e perfettamente.

 

E sembrava non importargli.

 

Logan sentì la rabbia montargli dentro, per nessun motivo in particolare: solo, come sempre, gli bastava guardarlo, per sentire dentro quelle stesse, medesime cose. Senza senso, magari, ma vive, e terribili, fin da quando si potesse ricordare.

 

Il sempre della sua mente non era quello di se stesso, e ne era consapevole, ma, insieme, non era mai stato così pesante come ora, quando il velo del dubbio stava per essere sciolto e quando, per farlo, avrebbe dovuto affidarsi a lui. Chiuse gli occhi, sforzandosi di non pensare, perché erano percorsi assurdi quelli che la sua mente stava suggerendo, perché Logan era sempre stato sicuro di ciò che voleva e i dubbi, se avevano spesso domicilio nel suo animo, non avevano che raramente trovato manifestazione pratica.

 

E ora?

 

“Vuoi sapere che ne penso?”

 

“No. – un sospiro seccato – Voglio sapere cosa sai.”

 

Voleva ritornare padrone del suo passato, voleva sapere perché vedeva certe cose, perché pensava certi luoghi e provava alcune fisse emozioni. Si era pagato ampiamente queste informazioni, ora Pietro avrebbe dovuto solamente provare a mentirgli e neppure il peggiore dei suoi incubi sarebbe bastato per descrivere ciò a cui sarebbe andato incontro!

 

Pietro non si mosse, non sospirò.

 

“Ti posso dire tutto ciò che so. Hai lavorato per anni per mio padre, e questo non credo sia una sorpresa per te. – la sua voce era pacata, piana, e appena sussurrata. Come se ad utilizzare un altro tono si sarebbe corso il rischio di risvegliare i morti che si stavano per affrontare – Per cinque anni ti ho visto molto di frequente. Inoltre eri un personaggio troppo abile perché non mi fosse consigliato di studiare ed analizzare il tuo modo di comportarti e di agire. So tutto quello che si poteva sapere, su di te.

 

Una moglie? Dei figli? Una famiglia? E poi tutto ciò che aveva fatto, i suoi errori, i suoi crimini. Sapeva di Magneto, certo che sì, ma a Pietro non aveva mai pensato seriamente. Mai: era solo un ragazzino viziato che.. non lo sapeva cos’era stato, in effetti, e non c’era nulla del Pietro odierno che facesse pensare a un suo passato simile.

 

La convinzione iniziò a vacillare e Logan ne ebbe paura.

 

Erano quegli occhi troppo chiari che sembravano guardarlo senza celare nessun segreto, senza poter nascondere o camuffare nulla del niente che stava provando: freddo ed ampio, uno sguardo che sapeva di ossigeno e vuoto, di velocità e freddo, di energia che faceva male, non aveva mai provato altro guardandoli. Ora si domandò, per l’ennesima volta, il perché di una tale reazione, e non si stupì nel sapere di non avere una risposta.

 

Perché non hai mai parlato, prima?”

 

Logan non seppe neppure il motivo di una domanda simile: non gli importava nulla di lui. Eppure era fondamentale, ora, saperlo. Guardarlo e parlargli, e udire quella stupida risposta, qualcosa di acido riguardo al fatto che nessuno gliel’aveva mai chiesto, o una scusa simile.

 

Qualcosa che non ci fu.

 

“Perché non aveva senso, farlo, esattamente come non ha senso farlo ora.

 

Che ne sai?”

 

Che ne sapeva di cosa significasse vivere con, alle spalle, solo domande, senza sapere nulla, senza avere un passato, senza conoscere nulla di ciò che era stato? Come poteva anche solo osare sputare sentenze su un argomento simile? Perché..

 

“Non lo so, infatti. – e uno sguardo sempre perfettamente neutro, sempre inflessibile, solo un’ombra di simpatia, una dolcezza che scomparve così in fretta che Logan non fu sicuro di averla veduta davvero – Però io credo che, per certi versi, ciò che ti è capitato potrebbe non essere considerato una vera, totale, maledizione.”

 

Logan scosse il capo, furioso, ma molto meno arrabbiato di quanto avrebbe pensato.

 

“Sei un idiota!”

 

Non era vero, almeno non del tutto.

 

“Ho spesso riflettuto su quello che potrebbe essere, essendo responsabile solo di ciò che si è compiuto in maniera davvero consapevole, senza dover essere giudicato su cose vecchie di troppi anni, con la vera possibilità di cambiare vita, di avere una possibilità concreta di rimediare. – una lunga boccata, il fumo sottile della sigaretta s’annodò nell’aria immobile – Come si può rimediare, infatti, se si è annientati dal proprio passato? Come si può vivere se si è imprigionati da scelte errate che non si possono più cancellare?”

 

Logan lo osservò in silenzio e non trovò nulla da rispondere se non qualcosa di futile e acre.

 

“In fondo tu conosci il mio passato, e se lo dici tu..

 

Pietro scosse il capo.

 

“A volte credo di aver desiderato quello che a te è stato imposto.

 

Logan lo osservò e si trovò davvero senza fiato.

 

Magari non lo conosceva, magari erano solo sogni, magari non c’era nulla di vero, e con chissà chi lo stava confondendo. Magari aveva conosciuto qualcuno che, semplicemente, aveva qualcosa di simile a Pietro, e non era lui. Logan, da sempre, aveva provato qualcosa di forte, infastidito, di fronte a Pietro ed era stato semplice immaginarlo una qual specie di odio contorto, un rimando troppo violento a suo padre, e il fastidio naturale che si provava di fronte a una persona così scontrosa. Ora fu fulminato dall’ipotesi che, magari, avrebbe potuto essere quasi vergogna, un disagio nato da un passato vissuto, e non dall’atteggiarsi dell’altro.

 

Se davvero fosse stato il suo allievo, a cui insegnare tutto ciò che sapeva: come combattere, come uccidere, come piegare chiunque? Se fosse stata sua la schiena che si ricordava, nuda, scintillare nelle notti lontane? Se..

 

Chiuse gli occhi, respirando a fondo. Erano tutte assurdità, quelle, non avevano senso, che importava, poi, se davvero c’era stato qualcosa fra lui e un giovane Pietro? Come avrebbe potuto cambiare ciò che era adesso?

 

Guardò Pietro, di nuovo, lo vide, e capì.

 

“Hai finito?”

 

Pietro forse sorrise un’espressione pallida.

 

“Sì. Non dimentico di essere in debito con te. Ti posso dare solo questo come pagamento: una promessa. Decidi se sapere o no, e avrai ciò che domandi, ma decidi oggi e sappi che non potrai più tornare indietro.

 

E tu saprai mantenere la parola? Come faccio a essere sicuro che non mentirai?”

 

Uno sguardo freddo.

 

“Non potrai mai saperlo. Nella situazione in cui ti trovi non potrai mai avere alcuna sicurezza, ti puoi solamente fidare. Decidi tu in cosa vuoi porre fede.”

 

“E’ assurdo..

 

Pietro non disse nulla: rimase immobile, ad attendere una risposta che non poteva non venire, una sigaretta fra le labbra e gli occhi posati sull’uomo che aveva di fronte. Sembrava che nulla potesse raggiungerlo, che nulla lo riguardasse, che nulla gli potesse importare. Bellissimo e intangibile.

 

Era assurdo, sì, era tutto assurdo. Soprattutto essere sfiorato dall’idea che fosse Pietro ad aver ragione, che il suo tacere non fosse disinteresse, che il suo decidere il silenzio fosse saggio.

 

“Sì, lo è.”

 

Lo sguardo si perse lontano da lì, e Logan parve di aver ottenuto il permesso di riprendere a respirare. Decidere aveva deciso: da sempre, solo che non se n’era mai accorto. Le dita si chiusero sulla sigaretta trattenuta da quelle labbra.

 

“Non mi piace che fumi.”

 

Buttò a terra il mozzicone e accettò la immobile silenziosità che ebbe in risposta come una sorta di accettazione del suo ruolo. Un ruolo che non sapeva di avere. Un legame che non aveva neppure potuto immaginare di aver instaurato, chissà quando e chissà perché.

 

Pietro rispose con uno sguardo attento, e lento.

 

“Allora? Hai deciso?”

 

Sì. La sigaretta moriva lentamente sul pavimento, come contrappunto ci fu solo un movimento. La mano di Logan si posò su Pietro, sfiorandogli il collo: la pelle era fredda, freddissima, non sembrava di toccare un essere vivente ma una statua, forse, o una qualche strana immagine a cui chissà quale potere aveva donato consistenza.

 

Conosceva quella pelle?

 

“Ho deciso.”

 

“Non perdere l’occasione che hai. Puoi domandarmi una cosa sola.”

 

Conosceva quella pelle. 

 

Avrebbe avuto il suo passato, o la pietà di un silenzio che sarebbe stato infrangibile. Oppure, anche il ricordo del suo sapore, del suo profumo.

 

Logan annuì lentamente.

 

“Giurami che non dirai mai nulla, che non saprò niente da te. Dammi una nuova vita.”

 

Stupefacente: Pietro sorrise muovendosi leggermente per annullare quel contatto che forse era divenuto eccessivo per lui, ma non ci fu alcun gesto che sembrasse brusco o sgraziato.

 

Logan non si ricordava di aver mai visto Pietro muoversi in maniera goffa.

 

“Non smetterai di viverla per colpa mia.”

 

Tutto divenne semplice, ora, e chiaro, leggero. Anche Pietro pareva esser lievemente più a suo agio.

 

“Lasciati dire una cosa, Pietro. Sai qual è il tuo vero problema? Non tuo padre, non che sei un bastardo, ma che.. – non seppe dire perché gli era venuta in mente una cosa simile – non ti ami abbastanza. Anzi, non ti ami affatto.”

 

Leggero, schietto, sincero. Logan si allontanò di alcuni passi, riprendendo ad assaporare il suo proprio sigaro.

 

“Hai ragione. – un sussurro che sembrava provenire dalle pieghe di un passato lontano. O forse, messo in parole direttamente da un cuore nudo – Ma sono fortunato: credo che Jean Paul mi ami abbastanza per entrambi.

 

La parola magica: Jean Paul. Bastò quella per far splendere Pietro, davvero, come se fosse stato il cuore di una stella. E bastò quella vista perché Logan sapesse che, nonostante tutto, quei due si volevano, e si meritavano l’un l’altro. Che Jean Paul avrebbe potuto essere felice. Che Pietro avrebbe potuto trovare ciò di cui aveva tanto disperatamente bisogno.

 

Che forse lui aveva incominciato ad amare quella vita e che, da lì, avrebbe potuto cominciare a perdonarsi di un qualcosa di cui non si ricordava affatto. Che forse non era accaduta. O che forse, non aveva fatto altro che perseguitarlo, senza che sapesse darci un nome.

 

Ora Logan seppe che poteva guardare il passato che non aveva come si osserva, da lontano, una cosa che non ci appartiene del tutto. Che ci influenza, in qualche modo, ma che non è propria, come un sole, o una stella.

 

Aveva, nel presente, tutto ciò di cui aveva bisogno.

 

 

FINE