LUCI FREDDE

 

PARTE: 19/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

 

RATING: Angst.

  

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

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A quanto pare lo sapevano tutti, tranne che lui. O quasi.

 

Robert si limitò a fissare JP con uno strano sguardo dolce: non riusciva neppure ad immaginare cosa potesse stare provando in quel momento. Sentirsi tradito? Addolorato? Pieno di dubbi e rancore? Sì, immaginava di sì, ma se fosse stato solo quello sarebbe stato come uno di loro, esattamente, ma per JP c’era qualcosa in più, di differente, in ballo, e Bobby non sapeva intuire quanto fosse difficile il compito che lo stava attendendo.

 

Soprattutto perché, con, di fronte un Alex simile, così battagliero, furioso, saccente ed arrogante.. e Scott che era assolutamente fuori dalla grazia di dio..

 

“Come hai potuto! Credevo.. sei mio fratello! E hai corso il rischio che ci facessero fuori tutti quanti, e in questo modo..”

 

“Se siete degli idioti voi non è colpa mia. Nostra. – sorrise – Non me lo sarei mai aspettato da gente come voi. Dagli X-Men.

 

Bobby scosse appena il capo avvicinandosi lentamente a Remy, e gli strinse la mano. In risposta ebbe un sorriso pacato e silenzioso, e uno sguardo: gli bastò quello per sentirsi tranquillo. Remy era lì per lui, e l’amava, e non l’avrebbe mai lasciato solo, e non voleva fargli male, non voleva obbligarlo a nulla, aveva pazienza, infinita pazienza e non si era arrabbiato per quella cosa successa con Lorna, e non aveva dubitato un solo attimo. Remy era perfetto, ed era per lui. E lui non sapeva cosa avesse mai fatto il giovane, stupido Bobby per meritarsi una persona simile al suo fianco, ma..

 

Si ritrovò di nuovo a guardare JP e si sentì triste.

 

Erano a casa, ora, ed erano lì ad aspettare una qualche spiegazione che probabilmente non sarebbe venuta affatto, visto che stavano litigando, e non sembrava avrebbero davvero voluto fare altro; o forse c’era già stata, ed era così banale e semplice che chissà come ci si aspettava ancora, scioccamente, di tutto.

 

Dal punto di vista strettamente logistico ogni cosa era stata perfetta. Era la missione di Pietro, quella: aveva domandato appoggio ad Alex quando si era dovuto mettere in contatto con un suo vecchio conoscente e, di nuovo, aveva messo al corrente della situazione pure Logan quando non avrebbe potuto farne a meno. Era stato Alex, non si sapeva quanto autorizzato da Pietro, ad avvisare Charles, dopo la loro partenza.. o forse non era stato Alex di persona, però l’idea doveva essere venuta da lì.

 

Pietro era stato bravo, da quello che avevano detto stava lavorando a questa cosa da quasi due anni, e nessuno ne sapeva niente. In fondo per riuscire a fregare uno come Sinistro doveva di sicuro aver fatto qualcosa di più intelligente che portarselo a letto, anche perché Bobby era sempre stato sicuro che a Sinistro piacesse Scott.. mah.

 

Certo che era una fortuna che Pietro avesse avuto il buon gusto di non essere presente, o sarebbe saltato fuori un vero disastro.

 

Senza parlare di Scott, Logan sembrava così sottosopra che tutti credevano sarebbe saltato alla gola al prima che avesse avuto il coraggio di chiedergli cosa diavolo fosse accaduto davvero, cosa e quanto ne sapesse, e perché aveva deciso di aiutare Pietro quando tutti sapevano che non lo sopportava. E JP era l’immagine della depressione, anche se faceva finta di non saperlo.

 

Da parte sua Bobby s’era spaventato da morire, era stanco e avrebbe dato oro per poter andare a letto: però era così dannatamente teso che era certo avrebbe sofferto di insonnia per almeno un mese. E poi? Bhe, gli dispiaceva per JP.

 

Lui non ne sapeva niente di quella missione, di quellavoro’, non l’aveva neppure sospettato, oppure ora non avrebbe avuto quell’espressione sul viso. Non sarebbe stato così ferito, così.. oh, dannazione! Però non è che si potesse davvero pensare che uno –chiunque!- potesse prendere bene una cosa simile! Non si poteva dire di certo che avrebbe dovuto essere più calmo e razionale, che non doveva prendersela così, perché non era come uno di loro, lui.

 

JP era insieme a Pietro. Era il suo fidanzato. Erano innamorati. Come aveva potuto fargli una carognata del genere? Come..

 

“Voi non sapete un accidente di Pietro, non lo conoscete neppure! Come ti permetti di giudicarlo in questo modo?! Che ne sai?!”

 

Anche Alex era arrabbiato.

 

Arrabbiatissimo.

 

Lorna era seduta poco più in là e lo fissava attenta, ma in silenzio, uno strano sorriso a piegarle le labbra ed enigmatica, distante. Anche loro due erano insieme, eppure Bobby si stupì a pensare che non lo sembravano per niente.

 

Proprio per niente.

 

“Andiamo! Pietro è talmente bravo! Se non fossi stato l’idiota che sei, Scott, ti saresti accorto che, chissà come mai, quando il gruppo in cui è ha una qualche missione importante, lui non c’è mai. Mai! Ti pare possibile? Un professionista come lui che non viene mai inserito in nessuna missione? Andiamo, è stato addestrato a fare il terrorista ancor prima che sapesse parlare correttamente l’inglese e tu credi che il Ministero, uno così, lo lasci stare in panchina?”

 

Bobby aggrottò la fronte.

 

Quando lavoravamo insieme io l’avevo notato, eccome! All’inizio pensavo che fosse una specie di portafortuna, ma al contrario: quando c’era lui, le cose andavano sempre malissimo. Bastava che scomparisse e magicamente tutto si metteva per il meglio, non importa quanto fosse schifosa la situazione. In fondo Pietro fa schifo nel gioco di squadra. O forse, semplicemente, non gli piace. Ma devi vedere cosa sa fare quando non ha nessuno tra i piedi!”

 

Non che Alex fosse, per lui, un perfetto sconosciuto: in fondo tra di loro si conoscevano un po’ tutti, però non poteva certo definirsi un suo grande amico. Nonostante questo, però, si trovò a domandarsi cos’era che sentiva, presente e forte, a strisciare sul fondo del tono che stava usando.

 

Che vuoi capirne tu di missioni segrete o cose simili? Non ne hai la più pallida idea, Scott!”

 

Ed era lì, come quando uno sappia già benissimo la risposta che sta cercando, solo che non se ne sia ancora accorto. O forse, non abbia neppure incominciato a porsi la domanda.

 

.. e per il Ministero, e per i Federali, e per lo SHIELD. Fury lo adora..

 

Bobby si sentì preoccupato prima ancora di sapere per che cosa lo fosse.

 

.. tutti lo adorano..”

 

Di più: terrorizzato.

 

“Chiudi il becco, Scott!”

 

Lo sentì arrivare prima di saperlo. Prima di poterlo vedere, prima di riuscire ad intuirlo.

 

Un sorriso nel silenzio che s’era imposto tra i due litiganti, un movimento secco, brusco, sgarbato. Alex non aveva più nulla da dire a suo fratello, probabilmente s’erano riversati addosso tutto quello che non si erano mai detti negli ultimi trent’anni di vita. E probabilmente avrebbero ripreso ad ignorarsi per altri trenta.

 

Alex si era voltato, e stava fissando JP. Sempre sorridendo. Sempre terribile.

 

Due passi e gli fu al fianco.

 

“E tu.. – un tono suadente e bassissimo, appena un sussurro – ..fossi in te inizierei a farmi un bell’esame di coscienza.”

 

Bobby sentì il cuore scoppiargli in petto e lo stupore bloccarlo lì, impedendogli di fare, di dire, o di pensare ad alcunché. Alex era..

 

Se Pietro stava con te era perché aveva i suoi motivi. Pietro non fa mai nulla per caso.”

 

Era innamorato.

 

Lorna sorrise a sua volta.

 

“Dopo tutto, Alex, se ha rifiutato uno come te, vuol dire che proprio gli uomini non gli interessano.”

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Infantile, stupido, sciocco. Ecco cos’era stato!

 

S’era fidato! Lui! Quante volte s’era ripetuto che certi errori non li avrebbe mai fatti? Che lui non era così scemo da credere in cose che non avrebbe mai potuto possedere? Che lui lo sapeva che non esisteva niente del genere, che l’amore era una scemenza che serviva ai produttori di soap opera per farsi pagare dagli sponsor e basta! Non era un bambino, non era un ragazzino stupido! Sapeva come andava il mondo, lo sapeva!

 

Dannazione!

 

Uno come Pietro, per lui! E sì, quando mai?!

 

No, no, non che Pietro fosse chissà cosa.. anzi, non era proprio dannatamente nessuno! Quello stronzo! Quel bastardo schifoso! Quel traditore fedifrago! Quel..

 

Prese fiato, e udì la porta schiantarsi sui cardini. E gli andava bene: che tutti sentissero, che tutti sapessero! Che tanto nel giro di due minuti sarebbero già stati informati tramite chissà che canale strano ed occulto, e allora era meglio, quasi, che lo sapessero da lui! Aveva quasi voglia di indire una conferenza stampa, o di attaccare dei cartelloni, tanto peggio di così..

 

In fondo non era lui quello che avrebbe dovuto vergognarsi! Già: non era lui quello che aveva tradito, quello che aveva finto, per giorni, di essere spudoratamente affascinato da un pazzo come Sinistro, e che forse lo era stato, e che aveva fatto tutto quello lì di fronte a lui, di fronte a tutti loro, per umiliarlo bene, per distruggerlo in maniera sublime, per strappargli il cuore e ..

 

Non era ‘colpa’ sua, Jean Paul lo sapeva, ma non poteva non sentirsi male, deluso, arrabbiato. Addolorato.

 

Perché non riusciva ad essere arrabbiato? Perché non riusciva ad..

 

Ma lui, Jean Paul Beaubet, non era uno stupido che poteva accettare, come se niente fosse, una cosa simile! Perché era uno tosto, uno sicuro, uno che aveva mollato più persone di quanto si ricordasse; per lui non era niente buttare all’aria una storia, non era mai stato neppure lontanamente un problema sentirsi, finalmente, solo, e sapersi libero. Di nuovo, come avrebbe sempre dovuto essere: perché era forte, perché era sopravvissuto, perché non aveva bisogno di nulla né di nessuno.

 

Da sempre era stato così, da sempre l’aveva creduto, e l’aveva saputo: non esisteva nessuno, al di fuori di noi che poteva regalarci la felicità, tantomeno la completezza o chissà che altro. Nessuno.

 

Pietro era solo.. uno come gli altri. Una persona che sarebbe servita solo fin tanto che avesse continuato a vivere agli standard che lui considerava utili per il suo proprio benessere, finché avesse continuato a servirgli, niente di più, niente di meno. In fondo Jean Paul non era uno di quelli convinti che fosse utile, intelligente, e realmente possibile ammazzarsi per amore. Forse l’amore non era proprio un bel niente: in fondo non lo si poteva toccare, non lo si poteva vedere, non lo si poteva misurare. Era solo una bella illusione, una menzogna che ci si raccontava, coscienti, spesso, di starlo facendo, una bugia piacevole, dolcissima, in cui affogare nelle lunghe notti invernali, quando il freddo era tanto intenso da tagliare il fiato nei polmoni e ghiacciare il cuore in petto, tutto lì.

 

E se l’amore era una cosa simile, allora, non c’era alcun senso nel sentirsi così distrutto e spaventato, come era ora. Con o senza Pietro sarebbe stato lo stesso, l’unica scocciatura era che avrebbe dovuto rimettersi a cercare qualcuno con cui ritenesse intelligente condividere il suo letto. Quando ne avesse avuto voglia, ovviamente; voglia o bisogno.

 

Jean Paul abbassò lo sguardo: fosse stato per lui, ora, avrebbe giurato che non si sarebbe mai più fatto fregare in quel modo da nessuno, che ne aveva avuto abbastanza per tre vite, almeno, che quello che bruciava era l’orgoglio tradito e il suo ego, sfregiato da un’indifferenza terribile, mischiata alle menzogne. Ma di amore non aveva alcuna voglia di parlare, perché non esisteva nessuna cosa del genere, non voleva che ci fosse. Non nella sua vita, tanto meno nel suo futuro.

 

Voleva solo un avvenire piano, tranquillo.

 

Amici: e quelli c’erano. Un qualcosa da fare, di cui sentirsi orgoglioso: e pure quello c’era. Una scopata, ogni tanto: non sarebbe stato un vero problema recuperarla, in fondo lui era Jean Paul Beaubet. Aveva la fila fuori dalla porta. Ce l’aveva da sempre: era bello, ricco, famoso, carismatico, potente.. chi sarebbe stato così scemo da dirgli di no?

 

E se qualcuno l’avesse mai davvero potuto rifiutare era solo perché si trattava di un idiota, e certa gente era meglio perderla che trovarla.

 

Semplice, tutto semplicissimo: niente problemi, niente dubbi. Niente complicazioni. Niente dolori. Niente di tutto ciò che stava provando in quel momento.

 

Sì, era solo uno stupido, perché in mezzo alla cacofonia confusa che erano i suoi pensieri, i suoi sentimenti, e il dolore che si mischiava con l’umiliazione e chissà che altro, non riusciva a non pensare a una cosa, così stupida, così inutile così.. così dannatamente vera..  Nonostante tutte le belle cose che si raccontava, che si diceva da solo, cercando di convincersi sulla non esistenza dell’amore, e di tutte quelle cose lì, avrebbe voluto.. strinse i pugni: non lo sapeva neppure lui, cosa voleva! Di una sola cosa era certo: di fronte a un maledetto bastardo che pretendeva di accampare i suoi proprio diritti, aggressivo e stupido, sarebbe stato più facile.

 

Più facile odiarlo, più facile disprezzarlo, più facile mettersi a piangere fino a farsi scoppiare il cuore, maledicendolo per la sua insensibilità e la sua incapacità di comprendere. Più facile urlargli che lo odiava, che era un benemerito stronzo, più facile lasciarlo, sbattendogli la porta in faccia.

 

E sì, anche: più facile amarlo.

 

Ma Pietro non era mai stato uno ‘facile’. Mai. Anche quando era stato così splendidamente pronto a voltargli la schiena, pronto a tradirli tutti, pronto a.. a..

 

Non riusciva neppure a pensarlo!

 

Odiarlo era assolutamente impossibile.

 

Quel bastardo!

 

Tutto quel tempo perduto a sorridere di fronte agli sbotti di Logan, che gli diceva che era uno stronzo, Pietro, che gli consigliava di lasciarlo perdere, che lo avvisava di stare attento: Jean Paul non gli aveva mai creduto, ed aveva avuto torto. Assolutamente torto.

 

Se ne era accorto ora, che era troppo tardi, che era tutto perduto, che non aveva più nulla, che.. lo odiava. Lo odiava così tanto che faceva male, dentro, e lo odiava proprio perché non riusciva ad odiarlo davvero. Perché non sopportava di pensare tutto quello di lui, di avere quei ricordi, di sapere quello che sapeva, ora. Riusciva solo a pensare, stupidamente, che avrebbe voluto conoscere il modo per ridargli la sua vera luce, avrebbe voluto offrirgli tutte le lacrime di cui era capace per lavargli l’anima, per vedere se, in quel modo, avrebbe potuto donargli il sollievo che dentro di se non provava più. Avrebbe voluto dargli speranza, e amore, per redimerlo, per fargli credere, per fargli vedere che non era vero che era tutto perduto, che non.. che era uno stupido a pensare a una cosa simile!

 

Semplicemente, e solo, uno stupido.

 

Che forse si meritava quel dolore, che non si poteva aspettare di meno che patire quello che stava patendo, che gli stava bene, e che..

 

Ed era lì: come il migliore degli incubi, o il peggiore dei sogni.

 

Lì, nella sua stanza: immobile, in silenzio. Bellissimo. Ad attenderlo, appena avvolto nella penombra che si stava allungando insieme alle prime ombre della sera.

 

Lì, che lo stava aspettando: lui, da solo, in quella stanza che era stata la loro stanza. Pietro era come un fulmine, esattamente uguale: freddo, crudele, spietato, rapido. Ed era quella luce che vedeva sempre associata a lui, anche in quel momento quando si trovava nell’ultimo posto dove si sarebbe atteso di vederlo, dove chiunque avrebbe potuto credere di trovarlo.

 

Cosa voleva? Cosa ci faceva lì? Si vergognò dell’ondata di felicità che aveva rischiato di sommergerlo, per un attimo, eppure non riusciva a fingere che non ci fosse stata, non poteva mentirsi pure su quello, non..

 

“Jean Paul dovrei parlarti.”

 

La sentiva dentro, quella frase, il tono con cui l’aveva pronunciata, la lentezza con cui gli si era sciolta tra le labbra. E tutto il non detto, le implicazioni che c’erano lì dietro, il solito, tipico linguaggio in codice di Pietro: quelle cose che uno poteva appena immaginarsi di aver compreso, e appena, perché Pietro non avrebbe mai detto, e forse si sarebbe pure rifiutato di ammettere.

 

Era irritante, odioso, terribile e faticoso dover mettere sotto il microscopio ogni suo gesto, ogni suo respiro, vivisezionare ogni occhiata, interpretare ogni sua intenzione che scivolava via, sul fondo del suo sguardo, con una rapidità e una leggerezza non umana. E insieme: era meraviglioso.

 

Jean Paul trattenne il fiato: avrebbe voluto farlo per sempre. Avrebbe potuto non essere niente, inconsistente come la nebbia sottile, per non rischiare di rompere quell’incantesimo in cui si era ritrovato, stupito, dolorante.

 

Dolore, sì: dolore, come sempre, ma differente, ora. Qualcosa di struggente, che non spaccava il cuore con una pressione aguzza, che non intossicava l’anima, ma che stava lì, galleggiando, su di lui, dentro di lui e non gli lasciava la possibilità di fingere alcunché, di pensare, di escogitare, di..

 

“Si può sapere cosa diavolo vuoi da me, ora?!”

 

Jean Paul seppe che, se non era morto in quel preciso istante, non sarebbe mai più potuto morire. Si era aspettato di tutto, da Pietro, davvero. Rabbia, fastidio, anche gelo, forse lacrime, magari chissà cosa, era pronto a qualsiasi cosa.

 

Qualsiasi: tranne a ciò che vide.

 

Un velo su quel viso che conosceva tanto bene, qualcosa di spaventoso a ferire quello sguardo, sentimenti forti e profondi, ma contorti, difficili, pesanti, e tutti avviluppati su se stesso, non ad accusare chissacchì o a mentirsi, tentando una qualche giustificazione più o meno assurda, ma la assoluta, completa certezza di essere colpevole, di essere senza speranza. Di essere condannato giustamente. Senza orgoglio, senza.. niente.

 

“Hai ragione tu.”

 

Nient’altro. Niente scuse, niente preghiere, niente altro che avrebbe potuto sembrare essere un qualche banale tentativo di giustificazione, solo la certezza assoluta che, se Jean Paul fosse stato lì di fronte a lui con un coltello per spaccargli in due il cuore, non avrebbe nemmeno sollevato le mani per difendersi e, in quel modo, non gli lasciava neppure lo spazio per la vendetta. In quel modo lo disarmava assolutamente, lo rendeva impotente, lo obbligava a sublimare la sua rabbia perché di fronte a ciò che Pietro provava nei suoi stessi confronti, tutto il resto non aveva alcuno spessore, né importanza.

 

Sembrava impossibile anche quello, sembrava assurdo e forse lo era. Forse era solo il rimorso, e a quel pensiero Jean Paul non riuscì a sentirsi soddisfatto come credeva avrebbe dovuto.

 

“Non avresti dovuto essere qui.”

 

“No, non avrei dovuto. Ma non potevo non farlo.

 

Jean Paul prese fiato.

 

“Dimmi quello che devi dirmi, e poi vattene.

 

Parole. Parole addosso, parole dentro. Parole che accarezzavano la pelle, per lui, su di lui. Parole che erano solo fiato e suono, tremiti leggeri che increspavano appena l’aria e che parevano giocare con essa, coagulandola, plasmandola come se avesse una strana consistenza peculiare, in grado di tramutarsi in qualunque strumento si riuscisse ad immaginare.

 

Ma Pietro non le stava usando, quelle parole. Le diceva e basta. Non erano armi, non erano strumenti, o cose, non c’era la sua strana, normale abilità nel giocare con esse, forse perché era già troppo concentrato a tentare di esprimere quello che doveva, quello che aveva bisogno di dire? Pietro non stava cercando di costruirsi alcuna scusa, semplicemente non si lasciava alcuno spazio per una qualsiasi difesa: capiva Jean Paul, comprendeva la sua rabbia, il suo dolore, il suo sentirsi tradito, perché era tutto giusto, corretto, perché non avrebbe potuto provare null’altro, e gli domandava scusa sapendo già benissimo, dentro di sé, che non era possibile farlo, che mai nessuno avrebbe potuto farlo.

 

Che lui, da solo, non avrebbe mai potuto perdonarsi, quindi era assurdo pretendere che lo facesse chiunque altro.

 

Parlava, e muoveva le mani, lentamente. Parlava ascoltando il respiro di Jean Paul, assorbendo il suo silenzio, avvolgendosi di esso, annullandosi in esso.

 

Annullandosi in esso: quel pensiero, quell’espressione fulminò Jean Paul sul posto, e si stupì di non averlo mai pensato, prima, esattamente nello stesso tempo in cui si dava dell’idiota almeno tremila volte.

 

Maccome! Pietro era stato così.. gli aveva fatto quello che gli aveva fatto, gli aveva spezzato il cuore, l’aveva tradito, sembrava davvero fosse stato sul punto di condannarlo a morte, e tutto quello che sapeva dire era ‘mi dispiace’?! L’unica spiegazione che sapeva accampare era che era ‘lavoro’, e che era una missione importante, e che non gli era affatto piaciuto, ma che aveva dovuto farlo?! Adesso stare insieme ad uno e fare, fosse pure per lavoro, la troia, erano due cose conciliabili?! Come si era permesso? Come aveva potuto?!

 

E che non tirasse fuori la storia di Luna! E che non iniziasse a parlare di suo padre che l’aveva obbligato, o che avevano fatto leva sul suo inesistente senso civico, perché.. Pietro non disse nulla di tutto quello, ovviamente. Pietro non avrebbe mai dato al colpa delle sue azioni a qualcuno che non fosse se stesso.

 

Lurido, schifoso egocentrico arrogante! Perché, appunto, essendo un verme, non diceva qualcosa che Jean Paul avrebbe potuto utilizzare come catalizzatore, per esplodere, per arrabbiarsi, incazzarsi, per farlo a pezzi?

 

Jean Paul strinse i denti. Che voglia che aveva di picchiarlo, ficcargli una mano in petto e strappargli quel suo stupido cuore, che forse, a ben vedere, non c’era assolutamente, perché doveva avere una pompa idraulica al suo posto..

 

Pietro lo guardò a lungo, in silenzio, alla fine di tutto, ma non con una normale, tollerabile, odiabile, espressione da cane bastonato, no. C’era qualcosa di duro, qualcosa che sapeva di già deciso, di già saputo, qualcosa di inevitabile, qualcosa che era già, a suo modo, stato accettato perché non si poteva negarlo, non si poteva allontanarlo.

 

Non era una giustificazione: niente del genere lo era. E Pietro non lo pretendeva, Pietro non lo chiedeva. Pietro non aveva neppure mentito, perché non ne aveva bisogno, perché Jean Paul gli leggeva dentro che aveva già deciso, da solo, la sua propria pena, e il suo proprio boia sarebbe stato semplicemente se stesso.

 

Era tutto già deciso. Ed era lì per niente.

 

Non c’erano parole da dirsi, non c’erano possibilità, non c’era futuro. Non c’era nulla.

 

Solo quello che venne.

 

“Vattene.”

 

Pietro ubbidì.

 

___CONTINUA..