LUCI FREDDE

 

PARTE: 18/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

 

RATING: Angst.

  

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

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Un’occhiata scivolò, rimbalzando, da Scott a Jean Paul, da Jean Paul a Remy, da Remy a Warren, da Warren a Crystal, da Crystal a Robert, per poi ritornare sulla figura di quel dottore in camice bianco che stava, da ore, trafficando intorno ad un grande macchinario.

 

Esperimenti.

 

Jean Paul arricciò il naso. Gli esperimenti erano sempre, e comunque, una maledizione, per tutti loro. Ed erano, inoltre, decisamente in troppi: sarebbe stato un disastro, un inferno.

 

Sentì la sua pelle tremargli, e istintivamente si scostò un poco, come se volesse nascondersi, in qualche modo. Percepì una figura tiepida alle spalle, Robert gli poggiò il capo su una spalla.

 

“JP?”

 

Sembrava preoccupato. Jean Paul sollevò una mano, posandogliela tra i capelli, sfiorandolo piano.

 

“Andrà tutto bene, non ti preoccupare.”

 

Il suo sguardo morbido si posò su di lui, incredulo.

 

“Davvero? –sussurrò poco convinto- Tu non credi che quello là..”

 

“Non ci succederà nulla di male. Siamo in gruppo, siamo uniti, e siamo forti, allenati. Sono sicuro che non ci succederà nulla.”

 

Robert cancellò la sua espressione poco convinta con un gesto delle spalle: se lo diceva JP, allora era vero. Il canadese si domandò come facesse, non avendo alcuna speranza per se stesso, donarne agli altri. Infatti Robert sollevava lo sguardo su di lui, gli poneva domanda, e gli credeva, di fronte alla sua sicurezza, a volte falsa, a volte ostentata ed artificiale, si quietava. Remy gli donò un pallido sorriso.

 

“Secondo te – riprese Bobby – dove hanno portato Logan?”

 

Un sospiro lievemente trattenuto fra i denti.

 

“Neppure di questo devi preoccuparti. Victor non centra, era qui che andava su e giù, arrabbiatissimo, prima, hai visto? E se non centra lui, vedrai, presto lo riaccompagneranno qui sano e salvo. Con Logan con noi, possiamo davvero avere paura di qualcosa?”

 

“No, certo che no.

 

“Vedi? Non è necessario che ti preoccupi. Scommetto che saremo fuori di qui prima dell’ora di cena. Siamo X-Men, dopo tutto.”

 

X-Men: cupamente si domandò se, per lui, quella parola significasse davvero qualcosa. Dentro non sentiva nulla, si sentiva vuoto, senza forza e non sapeva proprio come avrebbe fatto a mettere in pratica ciò che Scott aveva organizzato.

 

Sospirò: non aveva tempo per la demoralizzazione, ora. Per quanto credesse fortemente che tutto fosse troppo un azzardo, Jean Paul sapeva bene che avrebbero dovuto provare comunque, perché stare lì, fermi, immobili, ad attendere che qualcosa si muovesse per grazia divina era solamente uno spreco di energie e di tempo. E non potevano permettersi nessuna delle due cose.

 

Osservò Scott annuire piano verso di lui, Jean Paul strinse le labbra, voltandosi.

 

Ora..

 

La porta si aprì, bruciandolo sul tempo.

 

Pietro.

 

Maledizione! Sembrava lo facesse apposta a..

 

Jean Paul spalancò gli occhi.

 

Pietro non li aveva neppure guardati, come al solito, ma la sua espressione era terribile e terribilmente preoccupante. Il freddo gelido che era stato suo, la compostezza estrema, l’atteggiamento inumano degli ultimi giorni erano come evaporati, annullati; ora avevano, di fronte agli occhi, una creatura che sembrava davvero fatta di rabbia e passione, incredibilmente plasmati a formare qualcosa di cui Jean Paul non conosceva il nome. Ed era incredibile anche perché.. perché Pietro aveva una pistola tra le mani.

 

E quello che sembrava sangue sull’avambraccio destro.

 

Dalla porta che si stava chiudendo, alle sue spalle, arrivarono dei suoi soffocati, un combattimento, sembrava. E Logan: artigli che affondavano, dei suoni secchi, il respiro affannato di due avversari, un ringhio terribile.

 

Il dottore si voltò, stranito, uno sguardo perduto dietro le lenti spesse dei suoi occhiali.

 

Pietro si limitò a sollevare l’arma.

 

Puntò.

 

Sparò.

 

Un solo proiettile, fra gli occhi. E lui: la perfetta compostezza gelida di un cecchino, unita ad un fuoco che non si poteva nominare.

 

Poi sollevò un polso, fissò il quadrante dell’orologio che vi portava e si concesse di sospirare, seccato.

 

“Muoviti, abbiamo sette minuti e trentadue.”

 

Stava parlando tramite un piccolo trasmettitore a.. a chi?

 

A Logan?!

 

A Logan, che sembrava il perfetto negativo di Pietro: furioso, affannato, gli artigli sfoderati..

 

“Tu fai quello che devi, io mi occupo di loro che non ho idea di quanto starà morto Sinistro!”

 

In risposta, una specie di sbuffo seccato e Pietro era già al terminale.

 

“Vedi di fare in fretta. – per la prima volta Pietro, in quell’istante di perfetta, assoluta immobilità si voltò verso di loro. E li guardò uno per uno, con intensità e.. e qualcosa che Jean Paul non seppe dire. Un’unica ruga gli solcava la fronte, le mani si fermarono un istante, a mezz’aria, concedendosi il lusso di sprecare un paio di secondi. E sembrava davvero, davvero ..- Se mi buttate all’aria dieci mesi di lavoro perché siete dei pezzenti che non sanno neppure difendersi in una situazione simile, vi giuro che vi ammazzo tutti.”

 

Logan sbuffò, scuotendo il capo mentre faceva a pezzi il controller delle loro gabbie. Scott era così stupefatto che, per un lungo attimo, non fu neppure in grado di chiudere la bocca.

 

‘Dieci mesi’, e ‘lavoro’.

 

Con Sinistro. Il sangue sul braccio. E la gelida indifferenza con cui aveva ucciso il dottore: allora aveva avuto gli occhi che scintillavano proprio nello stesso modo del metallo nudo della pistola. Ora? Ora sembrava davvero pronto ad ammazzarli tutti, facendoli a pezzi con i denti, se fosse stato necessario.

 

E quella striscia di sangue secco sul braccio.. qualcuno afferrò il suo, di braccio.

 

Jean Paul sobbalzò.

 

“Stellina, muovi il culo! Hai sentito cos’ha detto?!”

 

Dopo quella frase, quell’ordine brusco, c’era stata una fuga breve, ordinata, e, ad attenderli, un piccolo esercito di umani perfettamente addestrati, meravigliosamente armati, che sapevano benissimo contro chi avrebbero dovuto combattere e che lo facevano al meglio delle loro possibilità. Gli uomini dello SHIELD : truppe d’assalto, elicotteri, armamenti e quant’altro.

 

Erano stati avvisati della possibile presenza di prigionieri potenzialmente in grado di difendersi da soli, e, trovatoli liberi, si erano limitati ad indicare loro un elicottero da trasporto.

 

“Il generale ha dato ordini su di voi. Seguiteci, Xavier è appena stato contattato.”

 

Il Generale Fury. Un ‘amico’, uno dei pochi, che avevano all’interno del Ministero della Difesa. Scott aveva annuito e li aveva fatti salire dove era stato indicato. Tutti si erano limitati a sedersi, e ad attendere di arrivare chissà dove, ognuno chiuso nei suoi propri cupi pensieri, ognuno in silenzio, perché troppo intento a sbrogliare le notizie degli ultimi due minuti, senza la forza, davvero, di confrontarsi col resto del mondo.

 

Un resto del mondo che stava facendo di tutto per non considerarli.

 

I militari intorno a loro erano immersi nel loro lavoro, ovviamente, ogni tanto lanciavano delle occhiate incredule e sufficienti, ma non dicevano nulla, comportandosi come, quasi, se non esistessero. Il fatto che il governo avesse appena redatto una comunicazione in cui invitata i cittadini americani a non crollare nel più bieco razzismo, e di considerare i mutanti come, semplicemente, degli esseri umani con delle abilità differenti, non significava che dovessero amarli. In fondo erano scherzi della natura.

 

Scott, a quel pensiero, tanto ovvio quanto semplice, s’era trovato a sospirare voltandosi verso gli altri.

 

“Bene, buon lavoro. Probabilmente fra poco..”

 

Robert lo interruppe con uno sguardo strano, prima che con la voce.

 

“Io vorrei tanto che qualcuno mi spiegasse.”

 

Si scambiarono uno sguardo silenzioso, l’un altro, e nessuno osò riprenderlo. Sarebbe stato una consolazione per tutti, finalmente, sentire una versione coerente di tutto quel casino, tanto per avere le idee chiare, per essere certi di potersi finalmente ritenersi fuori pericolo, per..

 

Logan soffocò una maledizione che gli era sfuggita dalle labbra, sbuffando.

 

“Non ora. Poi avrete tutte le spiegazione, ma poi. – li fissò uno per uno, e la voce si abbassò ancora di un tono – Ora: Quicksilver non era con noi, l’avete intravisto poco prima di essere tratti in salvo. Non sapete da dove è arrivato, non ne avete la più pallida idea, chiaro?”

 

Silenzio.

 

Una strana incredulità strisciante che li aveva fulminati lì sul colpo, e domande che si sommavano alle domande.

 

E assoluto, incredulo, stupore.

 

Logan ringhiò.

 

“Allora?!”

 

Jean Paul si scosse. Era difficile, profondamente difficile, i dubbi si sommavano alla confusione e l’incredulità al timore, ma era Logan, quello. Per il momento gli sarebbe bastato: avrebbe, ognuno di loro, affidato a quel loro amico la vita senza pensarci due volte, se lui diceva che la verità avrebbe avuto spazio più tardi non poteva che essere così.

 

“Certo.”

 

Sussurrò. Logan lo fissò e sorrise, poi sbuffò nuovamente seccato, prendendo il suo sigaro fra i denti.

 

“Nessuno di voi pivelli ha del fuoco? Devo aver perso i fiammiferi chissà dove.”

 

“E’ vietato fumare nelle strutture governative!”

 

Per la prima volta, dopo quello che parve tanto, tantissimo tempo, Jean Paul sentì il desiderio di sorridere.

 

“’fanculo, bimbo..”

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Avevano osservato in silenzio tutto quanto.

 

Avevano veduto il loro.. compagno? collega? amico? .. Alex, il fratello di Scott, in piedi, accanto a Fury che li stava attendendo, un’espressione indecifrabile in viso.

 

“Lo sapevi? Dannazione, Alex! Lo sapevi!”

 

Un sorriso: “Non solo io. Ma dopo. Non ora.”

 

Avevano osservato l’ultimo elicottero avvicinarsi allo spiazzo d’atterraggio, e il salto elegante, leggero, di un uomo vestito di nero il quale, appena messo piede a terra, fu circondato da almeno dieci persone: un medico, un esperto di armamenti, un paio di tizi con delle carte in mano, altri con altri oggetti, e tutti con domande, richieste, sulle labbra. Come risposte ebbero frasi secche, brevissime, e cenni lievi che non potevano essere decifrati, da lì.

 

 Avevano ascoltato la rabbia, urlata, di un altro che,seppur conosciuto, non era al suo posto: ‘Cosa diavolo ci fai qui?! E’ da giorni che cerchiamo di contattarti! Si può sapere dove sei sparito?!’

 

Avevano veduto la pacata, ghiacciata sufficienza bloccata in quello sguardo troppo limpido per essere sostenuto con facilità. Quelle labbra che s’erano torte appena, magari un sorriso, magari un segno di fastidio.

 

‘Ero in Alaska. Stavo leggendo e non volevo essere disturbato per le vostre solite sciocchezze.’


L’espressione di chi stia dicendo una verità indubitabile, una indifferenza che sfiorava il sublime, e le parole dell’altro che gli scivolavano addosso neppure se fossero state d’acqua.

 

Avevano avuto, di fronte, la concretizzazione delle sue parole: lui era diverso, lui era superiore. Non solo si sentiva tale, ma lo era. O questo era ciò che colpiva, che si rendeva palese, ovvio, quasi scioccamente scontato.

 

E non una parola di più. Non una mossa, non un gesto, un cedimento. Non un segno di fatica, o di .. no, irritazione ce n’era. E anche molta. Ma Pietro era sempre irritato di e per qualcosa. Sempre.

 

Non era strano vedergli addosso quell’atteggiamento, non era strano dover scalpellare via i suoi silenzi, non era nulla la sua rabbia, il suo rimanere lì, impassibile, con una scusa sciocca sulle labbra e la sicurezza granitica che tutto quello sarebbe dovuto essere ampiamente sufficiente a giustificare qualunque cosa.

 

‘Dovrei deferirti alla corte marziale..’

 

Un gesto elegante con le spalle.

 

‘Fai quel che credi, Capitano. Se ti danno retta.’

 

Quel suo corpo vestito stranamente di nero. Il suo voltarsi, elegante, sui tacchi, ed allontanarsi senza lasciarsi dietro un solo sguardo. Il generale Fury che, conciliante, cercava di placare un Capitano furibondo.

 

E Pietro: neppure una grinza.

 

Fatuo e inconsistente, indifferente. Sembrava.

 

Sembrava.

 

Un Pietro, che, come al solito, sembrava una cosa che non poteva semplicemente essere. Perché loro l’avevano veduto, l’avevano visto e non avevano potuto trovare una risposta, forse non avevano voluto: ancora troppo confusi, lievemente sconvolti.

 

A Jean Paul faceva male il cuore. Il dubbio pesava dentro, e la delusione e, insieme, il sollievo: le parole di Logan, alcuni sguardi, qualche motivo appena intuito tra un’aggrottarsi di sopraciglia e un movimento secco.

 

E, semplicemente, il suo sparire.

 

Il loro jet che li attendeva, saluti brevi, formali, e un silenzio innaturale a sigillare le labbra di tutti anche quando erano rimasti soli, sul loro mezzo di trasporto, diretti verso casa, liberi e..

 

Il suono inconfondibile di un fiammifero che prenda fuoco, e lo sbuffo puzzolente del sigaro di Logan. Jean Paul arricciò il naso e non riuscì a impedirsi di parlare, infrangendo in quel modo un silenzio che sembrava sarebbe potuto durare in eterno.

 

“Eravate d’accordo?”

 

“Io e Pietro? – uno sguardo, e Logan sbuffò – sì.”

 

“Perché non ce l’avete detto? Siamo una squadra, avremmo potuto..”

 

La rabbia prese il sopravvento sul dolore, sull’incredulità e sulle domande.

 

“Perché doveva essere una missione segreta, mi pare già che avessimo messo al corrente della cosa fin troppa gente. Se voi non ci avreste creduto, Sinistro avrebbe sospettato.”

 

“E ci avete mandato a ..”

 

“Pietro era certo che non vi sareste fatti catturare.”

 

Era stato Alex, a intromettersi. Lo sguardo che Scott gli regalò fu indescrivibile.

 

“Alex! Tu eri d’accordo con loro?!”

 

Il ragazzo sorrise, gentile, luminoso.

 

“Con loro? No, fratellone, niente ‘loro’. Io ero d’accordo con Pietro. Non sapevo che centrasse anche Logan, almeno, fino a tre giorni fa.. non credevo neppure si potessero guardare negli occhi, quei due, senza tentare di uccidersi. – si strinse nelle spalle con noncuranza – Comunque, perché credi che sono venuto a stare da voi? E’ anni che cerchi di convincermi ad entrare a far parte della tua setta, Scott.”

 

Stupore, e tradimento, una delusione differente, un fastidio che nessuno credeva Scott avrebbe mai potuto mostrare.

 

“Vuoi dire che non hai accettato di..”

 

“No, Scott. Charles l’ha presa molto meno male di te, però. Dovresti calmarti.”

 

Alex poteva stare al mondo senza sorridere? Jean Paul non lo sapeva, eppure la sua espressione gli diceva di no. C’era qualcosa di assolutamente, incredibilmente solare in lui, anche se quel preciso termine gli era sempre sembrato stupido e inconcludente, eppure guardavi Alex e ti poteva venire in mente solo il sole, il suo calore, la sua luce.

 

Invece..

 

“Charles?” Scott parve crollare, davvero.

 

Alex rise, di nuovo.

 

“Adesso non fissarti con la tua solita, assurda teoria del complotto! Lui non lo sapeva prima di mandarvi in missione, non vi ha sbattuti consapevolmente nelle fauci del lupo. I suoi bambini.. non ne avrebbe mai avuto il cuore, non credi?”

 

“Quando scendiamo di qui mi devi delle spiegazioni lunghe e particolareggiate!”

 

Alex annuì, in silenzio. Per un attimo parve rabbuiarsi, ma fu solo un istante, esattamente il tempo in cui gli servì per lanciare un’occhiata a Jean Paul, acre, di sufficienza appena venata di fastidio, una specie di sfida, un qualcosa che faticava ad essere detto, che, forse, non si poteva dire.

 

“Non sei il solo a morire dalla voglia di avere delle risposte, Scott.”

 

Logan non fece neppure la fatica di soffocare una maledizione colorita rivolta ai ‘fratelli Summer’, mentre si obbligava a fissare qualcosa di indistinto che scorreva al di là del vetro dell’oblò del loro jet. E Jean Paul si sentì, acutamente, il vertice di un triangolo inimmaginato e inimmaginabile: lui, Logan. E Alex.

 

Disposti, perfettamente equidistanti, intorno a qualcuno che non c’era.

 

___ CONTINUA..