LUCI FREDDE
PARTE: 16/24
AUTORE: Dhely
SERIE: X-Men
RATING: Angst. PG.
NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.
___
Ore erano passate, una dopo l’altra. Il giorno era stato sostituito dalla notte, e la notte dal giorno.
O forse viceversa. Da lì, dov’erano, non avevano la possibilità di contare, o di individuare un singolo elemento che servisse a definire il passaggio del tempo. C’erano solo Sinistro, e quell’uomo, quel medico, a lavorare con ritmi che parevano assolutamente individuali.
Ogni tanto Victor entrava ed usciva dalla sala, sempre con qualcosa da fare, o da dire.
E Pietro.
Ma Pietro cercava di non guardarlo, di non guardarlo mai. Cercava, addirittura, di non pensarci per niente.
E così c’era il pensiero fisso di inventarsi qualcosa, di progettare qualche piano, qualche via di fuga, di cercare di analizzare le possibilità che qualcuno dei loro, fuori di lì, stesse organizzando qualcosa, di sforzarsi di intuire perché mai il Professore non avesse ancora tentato di mettersi in contatto con loro e, improvvisa, lì, sorgeva chiarissima la speranza, la certezza che, sicuramente, qualcosa doveva stare muovendosi e che presto tutto sarebbe tornato a posto, avrebbero combattuto e sarebbero stati di nuovo liberi. Pieni d’orgoglio, di forza, di..
Ma non ci riusciva.
Semplicemente, Jean Paul non sentiva di avere la forza per fare una cosa simile, che ora gli pareva più pesante e faticosa di scalare l’Everest a mani nude e senza neppure una giacca a vento. Era un comportamento stupido, il suo, lo sapeva. Forse aveva semplicemente bisogno di un po’ di tempo per abituarsi a .. a tutto quello che gli era crollato tra capo e collo.
Victor era una presenza sufficientemente angosciante perché potesse assorbire su di sé almeno la metà delle già scarse energie interne che sentiva di possedere. Si chiedeva, oziosamente, quando avrebbe terminato di essere così impegnato, e avesse deciso di riprendere i loro incontri. Si domandava, anche, se, per una volta, il dolore, il disgusto, l’essere usato in quel modo sarebbe servito a cancellare, almeno un poco, la delusione e tutto ciò che gli stava mangiando l’anima.
La vergogna avrebbe inglobato in sé, annientandolo, il tradimento?
Victor, già da solo, bastava a procurargli un’angoscia tale che, nell’immobile attesa senza un vero futuro che era la loro vita, sarebbe riuscito a minare alla base la sua personalità. Sommato al resto, però, rendeva ogni cosa assolutamente invivibile.
“Jean Paul?”
Chiuse gli occhi con tutta la forza che possedeva, nascondendo il viso tra le braccia incrociate. Non voleva guardare, non voleva vedere, non voleva sapere.
“Jean Paul!”
“Piantala di rompere, Scott.”
Il sussurro ovattato gli uscì a fatica dalla gola, irritato, ma continuò a rimanere immobile, e avvolto nelle scure sensazioni che gli camminavano sulla pelle come se solo nel patire quei presentimenti riuscisse a scoprirsi ancora vivo.
“Non fare il coglione! – un sibilo, qualcosa di duro, appena respirato a fior di labbra. – Abbiamo bisogno di te!”
Scott sembrava deciso a non lasciarlo in pace: in fondo era il loro leader, e probabilmente sapeva benissimo quando non era saggio abbandonare qualcuno a se stesso. Il tempo dei rimorsi, del dolore, della faticosa accettazione sarebbe venuta, ma non lì, e non in quel momento. Scott aveva su di sé la responsabilità della squadra, e forse quello era ciò che gli dava, sempre, coraggio e forza, e la lucida consapevolezza che certe cose andavano fatte, e che toccava a lui di imporle quando le si rifiutava.
Jean Paul non era certo che davvero qualcuno avesse davvero bisogno di lui, ma la sicura, granitica certezza di Scott raggiunse l’effetto ricercato, e alzò gli occhi.
“Che vuoi?”
“Mi serve che tu sia presente, e non perduto in chissà che stupido pensiero masochista! Sai meglio di molti altri come muoverti in certe situazioni e ho bisogno di te. Non puoi metterti a fare il bambino proprio ora, capito?!”
Jean Paul scosse il capo, seccato, ma non disse nulla, e non richiuse il contatto visivo. Quella vicinanza, che non c’era, ma che, insieme, splendeva tra di loro, era un sollievo. Rarefatto e labile, ma esistente. Ed era prezioso, e pesante, per lui che non riusciva più a comprendere la direzione della sua propria vita.
Logan, alle spalle di Scott, camminava avanti e indietro, nervoso e irritato oltre ogni dire. Ogni tanto ringhiava qualcosa, e quando Victor entrava nel laboratorio assumeva un atteggiamento così bellicoso che, a guardarlo, non si riusciva bene a capire se quello in gabbia fosse lui o l’altro.
Ora si era limitato appena a voltare lo sguardo verso di lui e gli aveva come sorriso. Un lampo ardente si era acceso in quello sguardo terribile, un incoraggiamento e, insieme, una muta offerta di appoggio. Era come dire, per l’ennesima volta, ciò che tra di loro non aveva mai avuto la forma verbale: sono qui per te, e tu sei qui per me.
Sempre.
Sempre: Jean Paul sospirò. Si chiese, per l’ennesima volta, se sarebbe bastato la vicinanza di tutti loro, perché trovasse una soluzione, per riuscire a colmare quell’angoscia che aveva preso cittadinanza del suo cuore.
Ed era un sentimento che, razionalmente, sapeva stupido ed inutile. Se Pietro era così infame, non meritava nulla. Né il beneficio del dubbio, né un singolo sospiro del suo cuore dolorante. Se fosse stato più duro, se fosse stato più controllato, non avrebbe mostrato una sola piega nel suo sguardo, nessuna espressione che non fosse di sufficiente disprezzo avrebbe piegato il suo viso, e la fronte sarebbe stata alta ed orgogliosa.
Ma lui non era come Pietro, non riusciva a guardare in faccia un dolore con quel nulla, dentro, non sarebbe mai riuscito a gettare il proprio cuore alle ortiche per qualcosa di saggio e intelligente, non avrebbe mai calpestato qualcosa che gli dava emozioni per.. per cosa?
Potere, probabilmente.
Già: Pietro aveva sempre avuto un contorto, difficile rapporto con esso. Da suo padre alla esagerata preponderanza del suo ego, dalla leggerezza con cui si ammantava di gelo al suo grave, malato, senso di responsabilità. Se poi, davvero, quello che gli aveva detto, quello che aveva intuito di lui in quei mesi passati insieme fosse stato veritiero e non menzogna..
Nessuno avrebbe mai potuto rispondere, se non Pietro stesso. Ma fidarsi, ora, sarebbe stato più difficile che dar retta al proprio cuore, il quale si obbligava a tacere, e che, forse avrebbe preferito smettere di battere piuttosto che provare quello che non era ancora riuscito a cancellare, da negare, da rifiutare disgustato.
Eppure non riusciva a farlo. Non riusciva a dominare il suo cuore come se fosse stato una macchina da calibrare in base a quello che poteva o voleva pretendere da esso. Avrebbe voluto avere una scusa, uno sguardo, e magari anche delle parole, un atteggiamento differente, un tentativo di spiegare.. e avrebbe compreso. Jean Paul sapeva che gli avrebbe detto di sì, ancora. Che gli avrebbe creduto.
A Pietro avrebbe creduto.
Come l’idiota che era: gli avrebbe creduto qualunque cosa gli avesse detto. Che era stato clonato, che l’avevano scambiato con un suo doppio proveniente da un universo alternativo, che gli avevano fatto il lavaggio del cervello o che era, semplicemente e stupidamente, ubriaco. Anche, solo, che gli aveva fatto uno stupidissimo scherzo.
Invece Pietro, ora, sorrideva, ma non a lui.
Sorrideva, sì: seducente, incredibilmente luminoso e spudorato.
Pietro che, quando se lo era permesso, nel passato che avevano condiviso, arrossiva per qualunque sciocchezza, si imbarazzava per uno sguardo, tremava per una mano che sfiorava la spalla.. ebbene, quel Pietro ora guardava Sinistro, e sorrideva.
Lo guardava e seduceva.
Lo guardava, e si offriva.
Lo guardava, e prometteva.
Probabilmente, fuori da lì, manteneva pure.
Ma Jean Paul non poteva neppure immaginarselo, non ne aveva la forza.
Preferiva fingere che non esistesse, preferiva mentirsi, e dire che non c’era Pietro, lì, che era lui ad essere stupido, ad avere le allucinazioni o chissà che altro.
Perché non riusciva ad odiarlo.
Sarebbe volentieri affogato nelle sue lacrime, avrebbe quasi accettato con gioia le attenzioni di Victor, ma Pietro no, Pietro non poteva tenere quel comportamento, non poteva avere quell’atteggiamento, affascinante e leggero, aggraziato e suadente, esplicito invito silenzioso a guardarlo, a desiderarlo, a toccarlo, accarezzarlo, a tenerlo stretto, a spogliarlo, baciarlo, morderlo, mangiarlo.
A scoparlo.
Quasi riusciva ad udire la sua voce rotta, a pregare di sì .. oh ti prego, sì.. e il suo fiato addosso, la consistenza della sua pelle sotto le dita, e il suo corpo che si muoveva contro il proprio, e..
E i suoi movimenti lenti, misurati, perfetti, ora, erano densi di una aspettativa che strappava il fiato dalle labbra, che faceva sorgere il desiderio con una semplicità sconcertante e le sensazioni che faceva venire alla luce erano soffocanti, tortuose e avviluppanti, torride.
Sì: torride. Al punto da fare la ragione a brandelli, da annientare ogni cosa che non fosse voglia e ardente senso di possesso.
Si poteva solo guardarlo, e desiderarlo.
E Pietro lo sapeva. Ce l’aveva scritto in faccia che lo sapeva, ogni suo respiro era acutamente finalizzato a quello, a essere voluto, bramato, sognato, posseduto come se fosse un oggetto, un qualcosa di troppo bello, e perfettamente irraggiungibile e assolutamente intossicante e.. lo sapeva.
Pietro lo sapeva, e lo voleva. Voleva quegli sguardi, voleva sentire addosso il potere di far impazzire tutti loro con una sola occhiata, di farli urlare per un movimento, di far loro desiderare di uccidersi per un suo bacio. Che fame sapeva suscitare, dentro!
Ma era sempre stato così?
No! Era Pietro! Pietro.. solitamente non guardava neppure chi gli stava intorno, non gli importava mai di quello che suscitava, e il suo silenzio era sempre stato una porta chiusa a doppia mandata, che non lasciava alcuna possibilità di appiglio. Era sempre stato così.
Sempre.
Ora invece.. ora era tutto incredibilmente così soffocante, e provocante, che non poteva essere Pietro, quello.
E riusciva a fargli quell’effetto senza neppure avesse incrociato con lo sguardo la sua figura! Senza neppure voltarsi, o cercarlo. Bastava sapere che c’era, nella stessa stanza, che avrebbe potuto vederlo, e guardarlo, per confondergli i pensieri, e riempirgli il cuore di sirene maliarde che lo facevano cadere, ancora e ancora, in quello che sapeva essere un errore ma che non riusciva a limitare, e a rifiutare.
Che non avrebbe mai potuto rifiutare. Mai. Che ora, più di prima, sentiva fondamentale, come se lui fosse stato uno di quelli che si sentiva attratto solo da ciò che non possedeva.
Ma Jean Paul non aveva mai dovuto rincorrere nessuno con troppa fatica, non si era mai dovuto rassegnare ad incassare un ‘no’ senza appello, non si era mai accontentato. E ora si scopriva a non sapere come si sarebbe dovuto comportare in un frangente simile, con un uomo che aveva creduto di amare, con il quale aveva creduto di essere arrabbiato, un uomo che aveva tradito, o che, comunque, l’aveva quasi fatto.
Quasi: solo perché qualcuno, un suo amico, l’aveva fermato. Non riusciva ancora a capire come Pietro avesse potuto scoprirlo, ma cosa poteva pensare di differente? Forse, credendo in una vendetta crudele, tutto quello poteva, almeno lontanamente, parere un poco più ragionevole?
Per un strano sentimento contorto, gli avrebbe fatto quasi piacere che il motivo fosse stato quello perché sarebbe stato come ammettere che Pietro ci teneva a lui, al punto di trasformarsi così, che pensava a lui al punto da volergli distruggere il cuore per un’offesa simile. Ma, oltre al fatto che non possedeva una sola prova che stesse davvero mirando a quello, Jean Paul non poteva non ammettere che quello non era un comportamento ‘da Pietro’.
Pietro era uno di quelli che si sarebbero fatti uccidere prima di rincorrere qualcuno. Pietro scappava, Pietro se ne andava, Pietro non elemosinava mai la presenza di qualcuno.
Mai.
E anche se ora sembrava solamente il simulacro dell’uomo che credeva fosse, non riusciva a credere che fosse cambiato in quello.
Tutti quei pensieri riuscivano solo a fargli mancare il fiato per l’affanno e il dolore, obbligandolo a sentirsi perduto, abbandonato, incapace di credere, di capire come avrebbe dovuto comportarsi e perché.. soprattutto perché tutto quello era accaduto. Se era colpa sua, se era per quello che aveva fatto, o se era perché aveva sbagliato ogni cosa nel credere d’aver compreso chi fosse Pietro mentre si ritrovava a vivere solamente in una illusione che non aveva consistenza, destinata a morire nell’istante stesso in cui aveva iniziato a sognarla..
Tutto era finto? Tutto era stato sbagliato?
Una risposta: avrebbe dato la vita per una risposta.
Avrebbe voluto singhiozzare e chiudersi dietro palpebre ermeticamente serrate, di nuovo, e continuare a fingere che, fuori di lui non esistesse nulla, che non ci fosse nessuno. Avrebbe voluto portarsi le mani al viso e nascondersi, in quel modo puerile, e accogliere il silenzio, e il buio e non far nulla, neppure pensare, neppure percepire.
Avrebbe voluto.
La cadenza di un passo diretto verso di loro lo colse alla sprovvista.
Jean Paul si voltò e fu perduto.
Quegli occhi, quel corpo, quel viso.
Pietro.
Un sorriso lievissimo, un movimento che sembrava misurato e ricercato fin nel più minimo dettaglio pur nella sua scarna essenza, e uno sguardo.
Due passi ancora, una mano che si sollevava e il ringhio di Logan che si alzò, rapido, nell’aria.
Pietro non fece neppure finta di aver percepito, ma parve proseguire un
discorso che aveva già una sua consistenza.
“ .. Wolverine.”
Sinistro lo fissò per un lungo istante poi sorrise. E il suo sguardo era orribile: c’era qualcosa di spaventoso in esso, qualcosa che infastidiva ed irritava oltre ad ogni possibilità di sopportazione. Qualcosa di putrido, che sapeva di morte e decomposizione, qualcosa di inumano qualcosa di.. spietato?
Spietato e crudele: proprio come si mostrava essere Pietro.
Tutto quello era fondato su una vicinanza di essenze, di anime? Alla fine Pietro aveva scelto lui perché aveva trovate più assonanze con Sinistro piuttosto che con tutti loro?
La sensazione era quella, e forte, dura. Ed era una idea nauseante, ma Jean Paul non poteva fare a meno di pensarla. Qualcosa di così forte accomunava quei due, oltre ad essere dall’altra parte delle sbarre? Era davvero tutto perduto? Tutto sbagliato? Tutto inutile?
Era stata una menzogna che si era raccontato da solo, prima ancora che qualcuno lo obbligasse a credervi?
La voce di Logan si alzò, decisa, a maledire e insultare. Sinistro si scosse nelle spalle e quello che disse non fu del tutto comprensibile, in mezzo alla confusione scoppiata improvvisamente.
“.. così selvatico?”
“E’ una sfida. Non trovi che sia più affascinante, così?”
E un movimento che era sottolineatura e, insieme, malizia.
Promessa e offerta.
Proposta e gemito.
E sussurro.
E roca eco di chissà che patto stipulato a fior di labbra, nell’oscurità di un passato che, forse, non era così lontano, o che, forse, affondava le sue radici chissà quando, chissà dove.
Sinistro rispose, sempre sorridente, sempre osceno.
“Vada per Wolverine, se ci tieni.”
Gli posò una mano sulla spalla, tirandolo verso di sé.
Pietro cedette, gentilmente, spostando piano il peso da un piede all’altro, per finire appoggiato al suo petto, mentre un braccio gli cingeva le spalle, tenendolo fermo con forza, quasi, come se fosse un riconoscimento, un qualche tipo di premio.
Una cosa.
E Pietro aveva l’espressione di chi, in qualche modo, apprezzasse quella specie di garanzia, e si crogiolasse in essa in maniera assurda. Impossibile. Insopportabile,
Perché era Sinistro, quello, e non Jean Paul. Perché non era uno che lo amasse,
perché non c’era niente, se non lussuria e desiderio di possesso. Perché non
c’era sentimento, perché era gesto vuoto, o meglio: pieno, impregnato di
talmente tante cose da non riuscire a dirle tutte, ma pesanti, e sporche,
dense.
Tutto il contrario di quello che era stato Pietro: pulito, leggero, freddissimo, e .. puro. Così puro che a volta si faceva fatica a guardarlo, avendo quasi paura di rubargli, in quel modo, qualcosa di prezioso ed unico.
L’uomo di cui Jean Paul si era innamorato.
Sinistro aveva in sé qualcosa di terrificantemente diabolico, ma lui riusciva a guardarlo. Pietro, invece, no, come se la vista del male assoluto si potesse sopportare meglio che quella della perfezione corrotta.
Del cuore tradito.
Dell’amore sporcato.
___ CONTINUA..