LUCI FREDDE
PARTE: 14/24
AUTORE: Dhely
SERIE: X-Men
RATING: Angst
NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.
___
Le domande tra di loro si srotolarono, delicatamente, nel silenzio.
Perché non c’era spazio per una sola parola, per il minimo suono, non c’era la possibilità di nulla, lì, esposti, vulnerabili com’erano, senza armi, senza difese, senza copertura, senza..
Jean Paul si passò una mano fra i capelli, sospirando.
E dietro a tutto quello c’era Logan. Quel pensiero faceva male come null’altro prima.
Logan l’aveva salvato quando non credeva nessuno si sarebbe mai neppure interessato a regalargli uno sguardo sprezzante. Logan l’aveva usato, sì, ma aveva capito, in qualche modo, o aveva tentato di farlo. E ora, dov’era finito tutto? La fiducia, la vicinanza?
Era sempre stato certo di lui. Oltre ogni loro differenza, oltre ogni divergenza, sentiva come se ci fosse qualcosa di duro, e unico, che li tenesse insieme. Si sarebbe gettato nel fuoco per lui, sapendo che Logan avrebbe fatto lo stesso, se fosse stato necessario.
Come aveva potuto sbagliarsi di tanto? Cosa, chi aveva guardato durante tutti quegli anni? In cosa aveva riposto al sua fiducia? Su cosa aveva potuto fondare quella che credeva fosse pura e semplice vicinanza? Amicizia? Legame?
Chiuse strettamente le palpebre, affondando il viso fra le braccia: era tutto incredibile, tanto era doloroso, e, insieme, così limpido e chiaro. Ma come aveva potuto fargli una cosa simile?! Come?
E soprattutto, perché, nonostante la sua mente gli dicesse che non avrebbe potuto essere stato nessun altro, perché il suo cuore continuava a non volerci credere, testardo ed impossibile, capriccioso e convinto oltre la ragione?
Sentì una mano scivolargli su una spalla, e un corpo avvicinarsi al suo: Robert. Avrebbe riconosciuto quell’approccio tra mille, e il suo calore, la sua gentile preoccupazione, proprio come il suo sorriso.
Continuava, certamente, ad essere uno stupido, ma non era più solo, ora. Provava, a quel pensiero, una strana specie di sollievo, un conforto che non sapeva da cosa davvero potesse provenire.
La sua mano raggiunse quella di Robert e la strinse, ma non sollevò il capo. Non era certo di avere la forza per guardarlo, anche se sapeva di non essere colpevole di nulla.
Era stato grato di essere certo, ora, che Pietro fosse vivo, che qualcuno sapeva che erano nei guai e che sarebbero di certo venuti a prenderli, e in quell’istante a Logan non aveva pensato. Il breve lampo di gioia che l’aveva riempito era bastato a scacciare ogni fosco pensiero, e non era più esistito il carcere, la costrizione, l’essere indifesi. Niente.
Ora c’era amarezza, invece, l’impossibilità di capire perché mai avesse fatto una cosa simile, Logan, a lui, e a tutti loro. E la strana, assurda convinzione, che forse c’era ancora una possibilità che davvero non fosse stato lui. Perché Logan, no, non poteva! Assolutamente.
Come poteva crederlo? Sapeva di Victor, dei laboratori, e l’aveva spedito lì? Se era stato lui, doveva esserci stata una qualche gravissima ragione, non riusciva a credere diversamente.
Non poteva.
Se tutto quello che sapeva di Logan si fosse mostrato essere un’illusione, come avrebbe osato aprire ancora gli occhi sul mondo? E guardare, fidarsi, vivere?
“JP?”
Un sussurro sottilissimo che tremava di una dolce preoccupazione.
“Va tutto bene Robert. Sta’ tranquillo.”
Non lo sentiva convinto, ma si mise seduto accanto a lui, fermo, in una specie di attesa fiduciosa.
Robert era da sempre distante mille miglia da quello che era lui. Robert era differente, Robert era unico. Davvero.
Robert era speranza, pazienza, accettazione. Robert era un sorriso gentile e uno sguardo aperto che non ti abbandonava mai. E il suo cuore?
Così bello, e pulito, limpido. A guardarlo sembrava fragile come solo il vetro soffiato più fine, e invece doveva avere la consistenza del diamante. I dolori lo ferivano a fondo, ma non affondavano mai davvero le loro radici marce; rischiavano di soffocarlo, era vero, ma non lo avrebbero mai ucciso. Era assolutamente immediato nei suoi sentimenti, e in essi mostrava sempre una fiducia tale che anche il tradimento, per lui, doveva essere qualcosa che Jean Paul non aveva mai sperimentato. Qualcosa di indicibile, e insieme, di incomprensibile.
Sentiva davvero di non poter più davvero credere a nessuno dopo Logan, era vero. Ma Robert? Come poter non credergli? Come farlo? Come non affezionarsi, e preoccuparsi di lui e per lui? Perché lui smentiva clamorosamente quella parte cinica e oscura che aveva dentro, e che da sempre gli sussurrava di non credere, di non mostrare il suo cuore a nessuno, di proteggersi, e nascondersi perché chi lo circondava poteva provare piacere solo nel causargli dolore.
Come se tutti fossero davvero stati come Victor.
Per anni Logan era stata l’immagine che aveva fatto tacere quella vocina che possedeva in fondo al cuore. Da sempre aveva potuto dirle: vedi? Lui era nella stesse condizione di Victor, aveva potere su di me, era più forte, era tutto, esattamente, come Victor, eppure non si è comportato come lui. Ora quell’obbiezione era saltata, si era frantumata..
Era forse per questo che il suo cuore non voleva credere? Perché il suo unico appiglio, e il primo, era quello? E senza di esso, come avrebbe potuto fare?
La mano aumentò la presa. Jean Paul sorrise. Aveva bisogno di una risposta, che poteva arrivargli solo, per una volta, da fuori.
“Robert?”
Non era riuscito a tenere la voce sotto controllo, e il tono era stato più alto di quello che aveva voluto, ma non se ne curò. Sollevò lo sguardo e lo puntò negli occhi morbidi e castani del suo amico che gli sorrise.
“Sì?”
Un sorriso. Quel sorriso. Se non fossero stati in quella situazione, se il peso nel suo cuore non fosse stato così pesante, sarebbe bastato quello per far dissolvere anche le nubi più cupe.
“Cosa dirai a Logan, per prima cosa, quando lo vedrai?”
Lo sentì addosso, lo sguardo sgomento degli altri. Il nervosismo che serpeggiò tra di loro era quasi palpabile, sicuramente impossibile da evitare. Anche Crystal, che non era stata messa a parte della loro convinzione circa l’identità di colui che aveva tradito, aveva notato e percepito la gravità di quello che stava accadendo e aveva focalizzato l’attenzione su di loro.
Anche lei, come tutti.
Robert sorrise un piccolo sbuffo, chinando la fronte. Tentennò un attimo, era vero, ma pareva più concentrato a trovare le parole esatte per esprimere il suo pensiero, piuttosto che sforzarsi di inventarsi una menzogna.
Poi il suo sorriso si allargò, alzò di nuovo il viso, e semplicemente: “gli chiederò come mai ci ha messo tanto a tirarci fuori di qui.”
Alle sue spalle, Remy sussultò udibilmente, colpito tanto, e forse di più che gli altri.
Il silenzio che ebbero, come risposta, fu assoluto.
Jean Paul si limitò a sbattere le palpebre, confuso: se in se stesso sentiva tanta amarezza, tanto terribile dolore, come poteva Robert, che era nella sua stessa situazione, vedere le cose in quel modo?
Come Logan e Victor: il paragone saltò agli occhi, e fece male.
Non avrebbe mai avuto quella forza. Mai.
Crystal si scosse, nervosa e allarmata.
“Cosa centra Logan?”
Robert si voltò verso di lei, un sorriso gentile, un po’ doloroso a solcargli il viso.
“C’è chi crede che sia stato lui a tradirci. Ma non è vero. Non può essere stato lui. Logan non può aver fatto una cosa simile. Non può. Non credi?”
Crystal spalancò gli occhi, sconcertata e decisamente preoccupata. Cercò un contatto visivo che potesse darle un attimo di stabilità e, quando trovò lo sguardo di Jean Paul, non lo lasciò.
“Davvero?” gli domandò.
Cosa risponderle quando neppure lui sapeva cosa credere, cosa considerare giusto e cosa no? Quando non aveva una certezza per se stesso, come mentirle?
Fu, come sempre, Scott a trarlo dagli impicci.
“Robert, sta’ zitto!”
Secco, definitivo, asciutto. Robert si ritrasse, guardandosi stupito intorno, come se non riuscisse a credere in quello che aveva sentito.
“Non..”
“Zitto, ho detto!”
Si morse un labbro, e fu grato a Remy che gli venne accanto. Prese un fiato, forse fu sul punto di dire altro, quando il suo compagno gli posò due dita sulle labbra, tirandolo a sé. Lo affogò in un abbraccio, stringendolo con forza. Gli sussurrò qualcosa, pianissimo, sfiorandogli appena un orecchio con le labbra.
Jean Paul vide il capo di Robert muoversi per annuire, in silenzio, e rimanere lì, immobile, tra le braccia di Remy, gli occhi chiusi, il capo appoggiato sul suo petto, seduto per terra, come tutti loro, probabilmente il cuore stretto in spire dolorose di angoscia e incredulo stupore.
Fuori dalle loro prigioni, quel Sinistro urlò di fare silenzio, per l’ennesima volta, ma nessuno ora aveva la voglia di preoccuparsi per quello.
Robert era dunque l’unico che avesse conservato la fiducia, la speranza? Robert era l’unico che credeva.
Jean Paul avrebbe disperatamente voluto poter avere un sorso di quella forza, di quella giovane sicurezza che le cose potevano essere difficili, e peggiorare anche, ma che c’erano punti fermi che non potevano venire meno, e Logan era uno di quelli. E loro, come gruppo, come amici, come unità, come condivisione, era un altro.
Robert non avrebbe potuto smettere di credere in loro, probabilmente, neppure se si fosse obbligato a farlo.
Al suo confronto non si poteva che sentirsi piccoli, infedeli, lievemente traditori e indifesi, col cuore esposto, e intirizzito dalla paura.
Jean Paul udì un singhiozzo: una donna, forse Lorna. Le ali
di Warren che fremettero appena nell’aria immobile. Scott
che sospirò, seccato ed irritato, per cercare di nascondere meglio quello che
sentiva dentro e a cui non voleva dare nome.
Un notevole brusio proveniente da fuori la porta principale li distolse da quei gravi pensieri.
Jean Paul per poco urlò, dallo spavento.
Victor fece il suo ingresso, trionfale, borioso. Diceva qualcosa, e rideva. Ma non c’erano occhi per lui. Di lui non importava a nessuno.
Due soldati lo seguivano, e trascinavano un corpo svenuto, ferito, sanguinante, straziato.
.. sollievo.
Un sollievo assurdo, indicibile, impossibile.
Logan.
Logan quasi morto.
Logan battuto, sconfitto. Ma era Logan.
Logan!
Si poteva essere felici di una vista simile? Sì.
Robert scattò in piedi, gridando il suo nome. Non rispose, non diede cenno di aver udito, di aver compreso. Ma era lì.
Con loro.
Come loro.
Robert era furioso, arrabbiatissimo. Aveva gli occhi lucidi dalle lacrime, quasi strozzato da esse. Ma Jean Paul credette, colpevole, che fosse l’unico. La gioia nello scoprirsi nel torto era troppo grande, almeno per lui.
Felice, sì, sollevato, certo. Incredibilmente, assolutamente pieno di gioia.
“Cos’hanno da fare così, Sinistro? Mica gli avrai fatto qualcosa che gli ha fatto male il cervello?”
Uno sbuffo indistinto come risposta, senza che l’interpellato distogliesse al sua attenzione da chissà che cosa stava studiando.
Scott si avvicinò il più possibile al luogo dove avevano fatto accasciare Logan, e lo chiamò. Non rispose.
Non era con loro, in una delle gabbie identiche, una al fianco dell’altra. Era in quella più piccola, quella un po’ distante, quella differente.
“L’avete ucciso!”
Victor rise, di nuovo.
“Fosse stato per me sì, l’avrei volentieri ammazzato, quel cane bastardo. Ma i nostri dottori, qui, hanno altri piani per lui. Purtroppo. Anzi, lo trattano fin troppo bene.”
Scott si mosse, nervoso, il bisogno frustrato di andargli vicino lo rendeva assolutamente irritabile, e insieme, una sorta di sollievo doveva aver colto pure lui.
“Senza il suo fattore di guarigione attivo, in quello stato morirà di certo! Dovete fare qualcosa!”
“Chi ha detto che abbiamo eliminato anche il suo potere, giovane Summers? – fu Sinistro ad aver parlato, questa volta – Il metallo che gli è stato impiantato nelle ossa è altamente tossico, non sai? E’ sopravvissuto solo perché il suo potere riesce a neutralizzare i suoi effetti nocivi. Se lo mettessimo nella vostra stessa situazione, sarebbe morto dopo non più di una settimana. E non mi servite morti. Per questo per lui abbiamo preparato quella postazione privilegiata.”
Jean Paul si obbligò ad un’attenzione che non sentiva di voler provare.
Logan era ferito in una maniera terribile, ma se i suoi poteri erano davvero intatti, sarebbe di sicuro sopravvissuto, anzi, fra poche ore sarebbe stato perfettamente guarito. Aveva un.. una specie di collare di metallo, intorno alla gola, e delle altre cose strane intorno alle mani. Delle protezioni, sembrava, per renderlo il più indifeso possibile.
Ma era vivo. Era lì, con loro. Uno di loro.
Jean Paul sorrise: quella era la speranza alla quale tutti loro avrebbero potuto aggrapparsi. Come sempre, fin dall’inizio della sua vita, Logan era, e sarebbe sempre stato, la possibilità vivente di un futuro differente dal presente in cui si stava vivendo.
___
Logan conosceva il dolore. Non era la prima volta, né l’ultima, in cui gli avevano strappato al pelle di dosso, squarciato al carne, fatto a brandelli la mente, ma non sarebbe mai morto per così poco.
Era il migliore in tutto quello che faceva. Assolutamente sempre.
E Victor era assolutamente nessuno, nonostante la loro infinta competizione, il loro odio, tutto ciò che da sempre, e per sempre, li avrebbe fatti combattere uno contro l’altro, a prescindere da ogni altra scelta, da ogni altra decisione. Erano semplicemente la nemesi l’una dell’altro, e chi diceva che gli opposti si attraevano, per Logan, era un coglione che non capiva un accidenti di niente. Semplicemente nessuno dei due sarebbe mai potuto essere soddisfatto se non quando l’altro fosse morto, possibilmente per propria mano, e nella maniera più dolorosa che avesse potuto sapersi inventare.
Non c’era altra possibilità, non esisteva altro: l’estremo desiderio, quello finale, quello a cui avrebbero sacrificato ogni altra cosa, se fosse stato necessario.
E ora, come sempre, sapeva che al sua personalissima, fondamentale guerra contro Victor non era che all’inizio. Perché era sempre ‘all’inizio’, finché quell’altro non avesse tirato le cuoia. Era lì per lui.
Voltò appena il capo di lato, e sospirò nel sentire che i legamenti si erano saldati, che le ferite si erano richiuse e che la pelle bruciava solo leggermente. Glielo mettessero lì davanti ora e avrebbe fatto vedere a Victor cosa..
No, non era lì solo per Victor. Non solo.
Poco discosto dalla gabbia in cui l’avevano rinchiuso c’erano gli altri, i suoi compagni di squadra. Quegli idioti che ultimamente, cascavano nelle imboscate con una frequenza decisamente impressionante, quasi vergognosa.
Eppure erano, appunto, i suoi compagni di squadra, i suoi amici, la sua famiglia. Si concesse un sorriso nel piegare le gambe, e vedere se avessero già potuto sostenerlo. Provò un paio di passi, la tenuta dell’equilibrio, si voltò di nuovo verso gli altri e c’era Stellina che lo stava fissando: stupito e .. soddisfatto? Pareva.
Gli sorrise. In cambio ebbe un cenno sottile del capo e, forse, altro.
Logan prese un profondo respiro, distogliendo lo sguardo. Strinse le mani a pugno.
Ci fu un dolore soffocato, e la consapevolezza che, con quegli strani aggeggi sulle mani, non poteva estrarre gli artigli.
Ma questo non significava nulla.
Nulla.
Conosceva quell’odore. L’avrebbe riconosciuto fra mille, perché lo aveva incontrato prima degli X-Men, prima di Stellina, prima di Victor, prima, anche, dell’adamantio nelle ossa.
Ringhiò un urlo che quasi avrebbe potuto scuotere quel posto fin nelle fondamenta, rendendolo polvere.
Le porte scorrevoli scivolarono di alto, scostandosi.
“Maledetto figlio di puttana!”
Un passo, un altro. Un’espressione vuota, splendidamente, assolutamente crudele, nella sua inguardabile purezza.
Nient’altro che uno sguardo, addosso, in grado di spogliare un corpo, di annientare un’anima. E chissà cosa a nutrire la fonte di quella luce bianchissima acquattata e scintillante sul fondo di quegli occhi.
Logan stava per attaccare. L’avrebbe fatto, se avesse potuto, se non fosse stato rinchiuso in una gabbia ad energia.
“Non insultare mia madre, animale.” : la pacata risposta.
Una donna, alle spalle di Logan, urlò. Un urlo doloroso, alto, incredulo e terrorizzante.
E un soffio di fiato a modularsi in un nome.
Il suo nome.
Pietro.
___ CONTINUA..