LUCI FREDDE

 

PARTE: 2/24

 

AUTORE: Dhely

 

SERIE: X-Men

 

PAIRING: Jean Paul X Pietro

 

RATING: NC-17. Humour. *Pessimi* consigli alimentari

 

NOTE: i pg non sono miei, appartengono ai loro autori e ai loro editori. Questo non ha scopo di lucro, ma è solamente un esercizio di divertimento. E’ il seguito *diretto* di ‘Neve e ghiaccio’, anche se credo si possa capire anche senza aver letto le due parti precedenti.. comunque se vi interessa, le trovate sia sul sito dell’ysal www.ysal.it , sia sul mio.

 

NOTE 2:  i ‘Fluffy Peggy Flakes’ non esistono. O almeno credo che non esistano! Diciamo che me lo auguro. Gli Smarties sì, e infatti uso il loro nome senza pagar loro le royalties derivate dal trademark, ma voi non glielo andrete a dire, veeero?! In fondo non pago la Marvel, perché dovrei pagare gli Smarties?!

 

NOTE3: ci sono anni di iconografia alle spalle di qualunque Marvel-maniaco, e mi sento in dovere di rendervi più semplice tutto quanto. La divisa di Pietro è blu notte e argento, quella di Jean Paul è nera e bianca (magari è un po’ argentata anche lei, ma io Jean Paul me lo sono sempre immaginato ben più serio di così! E poi non tutti hanno la sfiga di avere una divisa progettato dal proprio padre che va in giro in una maniera assolutamente oscena! Jean Paul è solo orfano, non hanno mai detto che pecca in orribili accostamenti di colori!)

 

NOTE4: e poi è l’ultima, promesso! La Crystal-stronza è la ex moglie di Pietro.

 

___

 

#flashback#

 

“Crystal…”

 

“Non ho altro da dire, e non voglio sentire una sola parola da *te*!”

 

“Crystal..”

 

“No, Pietro! Sei.. che razza di senso di responsabilità è questo? Hai una figlia! ”

 

“Se mi permettessi di spiegare..

 

“Spiegare?! Non c’è niente da spiegare! Se non avessi incontrato Wanda per caso nessuno mi avrebbe detto che stavi per morire e lasciarmi vedova!”

 

“Crystal, sia io che te rischiamo di morire una volta a settimane almeno. E poi, proprio per Luna..

 

“Non osare mettere in mezzo Luna e utilizzarla come scusa! Sei un traditore schifoso! Adesso te la fai con un uomo! Con un *maschio*! E avresti il coraggio di venire qui e chiedermi di vedere di nuovo tua figlia?!”

 

“E’ mia figlia, Crystal, e non mi pare che sia questo il problema.

 

“E’ proprio questo il problema, invece! Lei è.. lei crede che suo padre sia uno normale! Cosa le dico adesso?”

 

“Non essere tu quella che mette in mezzo Luna in questione che non centrano per niente. Ho intenzione di parlarle..

 

“Scordatelo!”

 

“Non puoi impedirmelo, sono suo padre.”

 

“Lei non ti vuole vedere! E’ furiosa con te e io non ho intenzione di turbarla più di quanto non sia! E’ sconvolta, ho fatto di tutto perché non venisse a saperlo ma non è stupida, si è accorta che c’è qualcosa che non va..

 

“Non c’è nulla che non vada.”

 

“In te?! In te c’è *tutto* che non va, Pietro! Ho sempre pensato che tu fossi.. ma .. questo!”

 

“Crystal, smettila!”

 

“Smetterla? Di fare cosa? Di dire la pura e semplice verità? Sei un deviato, Pietro, gli uomini normali e sani non vanno a letto con persone del loro stesso sesso! E scordati anche solo di pensare a Luna! Non devi..

 

“Non puoi farmi questo! Luna è..”

 

“Luna è tua figlia solo per un madornale errore! Ti proibisco di rimettere piede a casa mia un’altra volta!”

 

“Crystal, al massimo questo potrebbe essere un problema mio e tuo. Luna..”

 

“Dovrei ammazzarti solo perché pronunci il suo nome! Non ti lascerò traviare pure lei! E comunque, sì, è un problema pure mio, e quando lo sapranno i miei parenti morirò di vergogna! Mio marito che va a letto con un maschio!”

 

“Il problema adesso è cosa diranno i tuoi?!”

 

“Il problema Pietro, sei tu! Non osare toccarmi!”

 

Non..”

 

E vattene! Non ti voglio più vedere! Era questo il modo in cui dicevi che volevi ritornare con me?!”

 

“Crystal, mi spiace essere brutale, ma guarda che eri tu quella che ha fatto finire il matrimonio..”

 

“Adesso mi rinfacci quello che è successo?! E’ stato un miracolo che me ne sia accorta in tempo! Quante volte te la sei spassata con i tuoi amichetti nel nostro letto?!”

 

“Come puoi accusarmi di una cosa simile!”

 

“Come posso?! Io..”

 

“Senti, posso intuire perché tu ti senta furiosa e .. ferita e..”

 

“No, tu non capisci un accidenti, se hai avuto la faccia tosta di venire qui a farti vedere! Cosa credevi, che ti facessi i complimenti?!”

 

“Mi hai ripetuto fino allo sfinimento che era finita..”

 

“Ti odio!”

 

..e per sottolineare il concetto mi hai pure presentato tutte le tue nuove fiamme..”

 

“Ti *odio*, Pietro!”

 

..ma non sono qui per questo. Sono qui per Luna. Ho il diritto di vederla.”

 

“Lei non ti vuole vedere!”

 

“Non è possibile.”

 

“E’ possibilissimo! Le fai semplicemente schifo, Pietro! E scordati di vederla!”

 

Non..”

 

“Non osare insinuare che la sto usando contro di te, che non ho bisogno di usare nessuno perché la gente ti trovi ripugnante!”

 

“Crystal, questa discussione sta assumendo toni di insostenibile trivialità!”

 

“Era insostenibile fin dall’inizio! Ti ho fatto un favore a rivolgerti la parola fino ad adesso, ma ora vattene e non farti più rivedere! Vattene!”

 

“Voglio essere certo che quando Luna avrà voglia, o bisogno, di me..

 

“FUORI!”

 

#Fine Flashback#

 

 

Un leggero, fastidiosissimo trillo.

 

Le coperte si mossero appena, sussurri stropicciati appena usciti dalle labbra, muscoli che parevano ritornare in vita, braccia che si tesero, cercando di sgarbugliarsi, l’una dall’altra, tentando di delimitare i corpi come avrebbero dovuto essere.

 

Uno sbadiglio.

 

Uno sbuffo.

 

Una mano si allungò verso il comodino, e il telefono cellulare che scandiva inamovibile e noioso il suo richiamo.

 

Maximoff.”

 

Almeno quell’orribile rumore era cessato. Jean Paul  gli gettò uno sguardo appena da sotto le ciglia, prima di soffocare l’ultimo sbadiglio nel cuscino. Ma che diamine di ore erano? E poi, perché mai, Pietro doveva avere l’orrida abitudine di andare pure a letto col cellulare acceso?! Soffocò un ringhio indisponente cercando con lo sguardo l’ora scintillante sulla sveglia, e all’improvviso si ricordò di essere ‘a casa’.

 

“Sì.”

 

Pietro chiuse gli occhi e si lasciò crollare sul letto, scocciato, in silenzio, ad ascoltare delle parole che, palesemente, non voleva sentire.

 

Jean Paul si trovò a sorridere, mettendosi comodo, su un fianco.

 

Con la punta di due dita seguì leggermente la linea della costola che segnava l’addome. Sogghignò al tremito che era riuscito a strappargli, e a quello sguardo, azzurro, che faceva quasi male, addosso, e che gli si era appena aperto sopra: seccato, duro.

 

Non era da tanto che stavano insieme, nonostante avessero già doppiato ampiamente tutti i record precedenti del canadese, ma Jean Paul sapeva perfettamente cosa fare.

 

Soprattutto: come plasmare quello sguardo omicida in qualcosa di morbido e delizioso.. Pietro al telefono. Con, magari, qualcuno d’importante.

 

Magari erano questioni di lavoro.

 

Magari centrava la sua famiglia.

 

Di sicuro era qualcuno abituato a parlare con un Pietro perennemente serio, che raramente rispondeva con più che monosillabi, e che sicuramente non sobbalzava, e non sussurrava .. e che peccato! Pietro era delizioso quando..

 

Tipo adesso.

 

Assunse un’aria assolutamente angelica sotto gli occhi furiosi di Pietro. Era così *sensibile* sui fianchi.. e lui adorava passare la lingua sulla curva dell’anca, dove la pelle si faceva più sottile e così profumata, fino ad arrivare al ventre, baciargli l’ombelico, mettersi a cavalcioni su di lui e salire fin sul petto con una serie di leggerissimi baci appena umidi..

 

Un sibilo in risposta. Jean Paul sollevò il volto dal suo lavoro e gli sorrise.

 

“Sei delizioso quando arrossisci, Pietro. gli sussurrò a un palmo dall’orecchio e si sciolse nel sentirlo tremare contro di sé, un guizzo appena a stringersi contro la sua pelle.

 

La mano di Pietro gli artigliò una spalla, spingendolo via, scuotendo il capo decisamente infastidito. Ma era adorabile anche quando aveva quell’espressione!

 

Passò una mano sul microfono. “Piantala!” gli ordinò con fare omicida.

 

Jean Paul continuò a sorridere, e a fare quello che stava facendo.

 

Solo all’inverso.

 

La lingua intorno al capezzolo, con lunghi disegni circolari, attenti, estenuanti.. adesso lo avrebbe fatto urlare.. ci chiuse sopra, leggermente, i denti, e succhiò.

 

Era una specie di.. di rantolo, quello?

 

Con le mani gli sfiorava piano i fianchi, la pelle sotto le sue dita pareva infiammarsi. Così calda, così morbida.. chissà quando Pietro aveva smesso di ascoltare quello che gli stavano dicendo al telefono? Lo sentì contorcersi, a metà, indeciso se scappare da quel tocco od affogarci dentro.

 

La voce che proveniva dal telefono era fissa, un noioso sottofondo, un chiacchiericcio inutile. Jean Paul si alzò sulle ginocchia e, presolo per la vita, con uno strattone, lo fece scivolare maggiormente sotto si sé.

 

Ghignò sornione, leccandosi le labbra.

 

Ora l’espressione di Pietro non era più granitica, offesa, e seccata. Sembrava lievemente.. stupito? Sgomento? Eccitato?

 

L’ultima opzione era quella che gli piaceva di più.

 

“No.” tremò quasi al telefono.

 

Jean Paul prese un respiro prima di cominciare il suo gioco mattutino preferito. Oh, in effetti, a lui, torturare Pietro piaceva in qualunque orario, ma quello..

 

“No, intendevo che sarebbe stato meglio.. – la voce si ruppe clamorosamente non appena Jean Paul si era incuneato fra le sue gambe e aveva preso a leccarlo - . no, adesso non posso.”

 

Dio, come lo adorava quando faceva di tutto per tenere in piedi il controllo di sé, che, invece, e assolutamente contro la sua volontà, si scioglieva lentamente, senza alcuna possibilità di scelta! Quando la sua voce diventava morbida in quel modo, e i respiri gli scappavano tra i denti, e chiudeva con forza gli occhi come a trattenere una concentrazione di cui non c’era più traccia, e il suo corpo, i suoi muscoli, si scioglievano, e diventava caldo e luminoso, e.. lo accarezzò ancora, e ancora, con le mani, con la bocca, lo sentì tremare e passargli una mano fra i capelli, dolce.

 

Ma non lo aveva ancora fatto gridare. Neppure un qualcosa di roco, sussurrato appena.. niente! Pietro era sempre così dannatamente difficile, quando giocavano in quel modo! Che fosse lui a difettare d’impegno?

 

Le mani aiutarono la lingua, avrebbe voluto ridere nel sentire come tremava, e si stupiva quanto controllo aveva ancora di sé, Pietro, per avere appena il respiro un po’ accelerato ma null’altro. Era un demonio. Un vero demonio! E Jean Paul era certo che lo facesse apposta, solo per fargli un dispetto..

 

“Adesso non posso. Ho.. aha..  – si morse un labbro, Jean Paul si sentì fremere. Finalmente. - .. sono impegnato .. sì è una cosa .. – urgente? importante? grossa? Per un attimo Pietro sembrò davvero riflettere sul termine più adatto da usare. Riflettere: Pietro riusciva a riflettere in un momento del genere? O almeno ne dava l’impressione. Jean Paul aveva sempre più forte l’impressione che su Pietro ci fosse ancora parecchio da lavorare. – Nh.. No. Ti richiamo dopo.”

 

Se avesse fatto in tempo, Jean Paul avrebbe sorriso mentalmente.

 

Non poté.

 

Sentì qualcosa –il cellulare?- cadere a terra con un tonfo sordo, come se avesse appena compiuto un tragitto aereo, e poi le mani di Pietro sulle spalle a trascinarlo su. Di fretta.

 

Con una fretta terribile.

 

Le labbra sulle labbra, la lingua a forzargli la bocca, ad assaporare il suo proprio sapore mischiato a quello di Jean Paul. L’esigenza, il desiderio, erano così violenti, così assoluti che, per un attimo Jean Paul credette di rimanerne soffocato. Ma era quello il Pietro che amava, che desiderava, che corteggiava, che gli faceva perdere la ragione e infiammare le vene.

 

Lo spinse con forza sotto di sé, sorridendo.

 

“Era importante?”

 

Pietro ringhiò. Ma non riusciva neppure più a sembrare seccato.

 

“Sì, dannazione a te!”

 

Jean Paul rise.

 

“Puoi sempre ringraziarmi come sai.”

 

E accadde l’impensabile. Il desiderato, il cercato, ma pur sempre incredibile. Ogni volta era una pugnalata al cuore.

 

Pietro chiuse gli occhi, si tese sulla schiena, arcuando il collo, strusciandosi contro Jean Paul, le labbra appena socchiuse, un sussurro sottilissimo a fargli tremare la gola.

 

Le dita strinsero la pelle della spalla, per poi scivolare via, lungo il braccio, in una carezza lenta, terribilmente estenuante, infinita, infuocata. Si fermò sull’anca, immobile, in attesa. Jean Paul ascoltò, quasi rapito, quel suono basso, roco, uscirgli dalla gola: e il suo demonio di ghiaccio che si era sciolto, di nuovo, tra le sue braccia, sotto di lui, faceva le fusa, come un tigrotto da casa, un ghepardo sazio e soddisfatto.. no. Non ancora soddisfatto.

 

Sorrise, gli morse la spalla, lo sentì scuotersi, tremando, di nuovo, violento e sibilò qualcosa: un invito? Forse solo una parola. Ma qualcosa, comunque, di caldo e ardente, come lava che gli scivolava sulla pelle, che gli penetrava dentro, che..

 

“Jean Paul..

 

Si scosse, spalancando bene gli occhi, per non perdersi un solo istante, un solo cenno, una sola pennellata che cangiava rapidamente sul suo viso. Si scoprì a baciarlo senza accorgersi di avere iniziato a farlo, si trovò ad accarezzarlo, di nuovo, senza sapere neppure di averci pensato e tremò al suo gemito, nel sentire i suoi muscoli, addosso al suo corpo, tendersi, invitarlo.. aprirsi. I suoi gemiti, da soli, bastavano ad accenderlo di desiderio e se a quello si aggiungeva la pelle contro la pelle, il desiderio, e Pietro che si stringeva contro di lui, il suo bacino che si muoveva, il suo respiro affannato addosso, le sue mani a toccargli la schiena, sfiorandola, graffiandola..

 

Jean Paul smise di pensare, di vedere, di sentire. Semplicemente.

 

Prese un respiro e tutto divenne nulla.

___

 

Doccia-vestiti-giornali-caffè.

 

Jean Paul crollò con grazia sulla sua sedia della cucina senza neppure dover alzare lo sguardo dalla frase che aveva sotto gli occhi, il giornale che puzzava ancora di inchiostro fresco, e il caffè troppo lungo per i suoi gusti. Erano quelle cose che lo facevano sentire a casa.

 

Anche Robert che blaterava qualcosa, seccato, dall’altro capo del tavolo serviva a creare l’atmosfera giusta, in effetti. E Remy che lo guardava con un misto di tenerezza e infinito stupore, sempre sulla soglia di rimproverarlo perché, per l’amor del cielo!, pure alla quantità di sciocchezze che si potevano dire in una giornata avrebbero dovuto esserci dei limiti. E Warren, invece, che seguiva serio e interessato tutto il discorso del loro ghiacciolo personale, con le ali che si muovevano appena nell’aria tra di loro, e cercava pure di farci un discorso serio.

 

Jean Paul si diede per sconfitto, sollevando appena lo sguardo dal giornale: incrociò quello di Logan e sospirò.

 

“Mai capito come si possa avere tutta questa energia di prima mattina.”

 

Logan ringhiò un sorriso, con i suoi soliti modi ruvidi che tutti avevano imparato a conoscere.

 

“Senti chi parla: quello che, quando non ha nulla di meglio da fare, se ne va in giro per casa alle tre del mattino. Che ultimamente tu sia stato così impegnato da saltare anche la colazione è un altro conto..

 

“Sarcastico, il nostro Wolverine! – arricciò appena il naso in un sorriso che era quasi più un ghigno. Logan si strinse nelle spalle, divertito – E, per tua conoscenza, le belle abitudini non si perdono così in fretta: stamattina ero in giro alla mia solita ora. La cosa ti fa piacere?”

 

“Finalmente ti ha buttato fuori dal letto? Mi domandavo quanto sarebbe potuta durare! Presumo che tu abbia battuto tutti i tuoi record, nel frattempo, ma fortuna che uno dei due ha mostrato, in fondo, del buon senso..

 

“Stronzo. Tutta invidia la tua!”

 

Una risata, roca. Robert che li guardava indeciso se intervenire o meno.

 

“Di quello là? Non lo vorrei tra i piedi neppure se fosse morto!”

 

“Logan! – e questa volta fu Robert a intervenire, come se non sapesse benissimo che Logan e Jean Paul stavano scherzando, perché questi discorsi se li facevano almeno tre volte ogni mezz’ora, e nessuno dei due aveva mai picchiato l’altro . – Piantala di trattare male il nostro ospite! Eppoi stavamo parlando di cose serie!”

 

Imbronciato, fissò Remy serissimo, poi si sedette con uno sbuffo. Warren sembrò cercare qualcosa di intelligente da dire, ma cedette subito le armi, con un sospiro riprese a bere il suo caffè.

 

“Allora. Qualcuno si degna di dirmi cosa è successo perché il nostro ghiro ufficiale sia sveglio alle sette e così battagliero?”

 

Remy si mise a giocare con una leggera piuma bianca che aveva preso a volare nell’aria.

 

“Mah, mes amis, è una cosa complessa..

 

“Non è niente ‘complesso’, Remy! C’è un ladro!”

 

Jean Paul fissò per la prima volta con serietà lo sguardo sul più giovane tra loro: Robert, in divisa, stava a guardare torvo tutto il mondo, barricato dietro al suo set da colazione, tovaglietta, tazza, cucchiaio, tovagliolo di Will il Coyote, tutto perfettamente dispiegato, mentre brandiva, con una mano, una confezione di.. cereali?

 

Je ne pas..”

 

Piantala di parlare in straniero JP! Qualcuno ha mangiato i miei cereali! Se li è finiti! Tutti!”

 

Remy tossicchiò qualcosa, divertito, Warren si mosse appena sulla sedia, Logan incrociò le braccia, come ad aspettare la scena finale di un qualche spettacolo.

 

“E’ un problema? Insomma, io credo..

 

“Sono i *miei* cereali! Tutti voi dite che vi fanno schifo, e solo voi fate colazione, qui! Non ci vengono i ragazzi, in cucina! E se qualcuno di voi ha cambiato idea e ha finalmente capito che questi cosi sono la cosa più deliziosa dell’universo perché non me l’ha detto?! E io stamattina cosa mangio? Eppoi è una questione di principio! E..”

 

Ok. Jean Paul decise che doveva farlo smettere di parlare.

 

“Io non mangio quelle cose. – scosse un po’ il capo. – Non è che li hai finiti tu e ti sei dimenticato?”

 

Ma per chi mi prendi?!  I miei adorati ‘Fluffy Peggy Flakes’ con riso soffiato, mais, frumento integrale, cioccolato, mirtilli, frutta sciroppata, schegge di caramello, Smarties, nocciole tostate, mandorle in pezzi, gocce di latte condensato ..

 

Prese fiato. Anche Robert doveva farlo, ogni tanto. Forse doveva pure riassumere mentalmente l’elenco allucinante di componenti di quella roba che da una vita, probabilmente, ingurgitava ogni mattina. Forse: non riuscì mai a proseguire.

 

Jean Paul percepì lo spostamento d’aria due centesimi di secondo prima di sentirlo lì. Era come se, quasi, non avesse aperto al porta per entrare in cucina. Warren, da quell’apparizione inaspettata quasi saltò in piedi, pronto ad organizzare una controffensiva nei confronti di questi invasori che li avevano sorpresi in un momento di assoluta tranquillità, Remy si limitò a sussultare, sussurrando qualcosa fra i denti, una maledizione colorita, sembrava.

 

Logan, come Jean Paul, probabilmente, sapeva di Pietro non appena quest’ultimo aveva messo piede fuori dalla sua stanza.

 

Robert era impietrito. E lo fu anche di più quando sentì Pietro continuare il suo discorso.

 

“…addizionati di vitamine C, PP, B1, B2, B6, B12 e D,  folacina e ferro. – Pietro si guardò intorno come se avesse espresso un’ovvietà di portata mondiale, poi si passò una mano fra i capelli, un sospiro - Non credo che a qualcuno interessi la tabella nutrizionale specifica.

 

Robert si riprese lentamente. Anche Jean Paul era lievemente sconvolto, ma lo sguardo degli altri era impagabile.

 

“Li hai mangiati.. tu?!”

 

“Sì. Era l’unica cosa che ho trovato e che non fosse light o con basso apporto calorico o tutte quelle schifezze lì. Il mio metabolismo necessita proprio di cose del genere.. dev’essere buonissimo con il budino. Mai provato?”

 

Robert sorrise. Jean Paul seppe, in quel preciso istante, che Pietro aveva conquistato Robert, e sarebbe stato amore perpetuo.

 

“No. Però pensavo.. il budino caldo, prima che si rapprenda..”

 

“Perfetto. Quando ti metti a farlo, avvisami.– Pietro, pragmatico, troncò il discorso con un gesto secco della mano. E si voltò, pericolosamente, verso Jean Paul. –Tu!”

 

No, non che Pietro avesse addosso chissà che espressione battagliera, o particolarmente acre. No.

 

Era solo che Jean Paul non era pronto a trovarsi il suo.. il suo.. compagno? amante? fidanzato? .. bèh, insomma, Pietro, davanti, durante una colazione, sentendolo discutere di una roba disgustosa, con solo i pantaloni addosso e la maglietta della divisa stretta nel pugno.

 

Era un vero spettacolo, a dire il vero, però..

 

“Jean Paul, la mia maglietta.”

 

Oh, eccolo! Una delle sue solite affermazioni che dovevano essere pure spiegazioni, scuse e richiesta di permesso e quant’altro.. era davvero difficile avere a che fare con uno così, e non lo ammetteva solamente per non dare una soddisfazione a Logan!

 

“Hai guardato quello che tieni in mano?”

 

“La *mia*, non la tua.”

 

Allungò una mano: solo in quell’istante Jean Paul si accorse che quello che Pietro aveva in mano era qualcosa di nero. La divisa di Pietro non era nera.

 

La *sua* era nera..

 

Non arrivò in tempo per pensarlo. Pietro gliela strappò di dosso con la sua solita, rapidissima incuranza, lasciandolo in piedi, e nudo fino alla cintura.

 

“Bene. – Pietro aggiunse. Ed era già vestito – Scusate se ho disturbato la vostra colazione. Drake, complimenti per la scelta. Wortington, Lebeau, Logan? Buona giornata. Jean Paul? – una minima esitazione, proprio infinitesimale – Non credo sia educato sedersi a tavola in quel modo. La maglietta ce l’hai, perché non ti vesti?”

 

Jean Paul riuscì appena a percepire un saluto speciale per lui, una pressione appena accennata sulle labbra, ma tutto a una velocità tale che la vista non venne in aiuto e nessun altro, ad esclusione, forse, di Logan, se ne sarebbe potuto accorgere.

 

Comunque Pietro già non c’era più.

 

Dovette battere le palpebre un paio di volte per riuscire a mettere a fuoco la porta chiusa che aveva di fronte. Quando si voltò verso gli altri, la sua maglietta ancora in mano, per un miracolo riuscì a non ridere dell’espressione che avevano addosso.

 

A Robert brillavano gli occhi.

 

“Al tuo moroso piacciono i miei ‘Fluffy Peggy Flakes’! Lo sapevo lo sapevo che non poteva essere un tipo così *male*! Vedi! – disse additando Remy con un finto broncetto infastidito – Sei solo tu che non li vuoi provare!”

 

Remy si impose di tacere perché, in tutta verità, non c’era proprio nulla da poter dire. Warren sollevò lo sguardo su di lui, poi scosse la testa fissando il pavimento.

 

“Mi ha fatto cadere una manciata di piume per lo spostamento d’aria. Chiedigli di essere più discreto, la volta prossima.”

 

Ilsuo moroso’.

 

Si infilò la maglietta della tuta, mettendosi a sedere. Logan lo fissò per un attimo, e poi scoppiò a ridere.

 

Dannazione a loro! Era proprio ritornato a casa..

 

___ CONTINUA..