Luce ed Ombra
di
Castaliarimu
parte
III
Quel pomeriggio Nicholas riaccompagnò Lian a casa, dato che riusciva, anche
se con un po' di fatica, a reggersi sulle proprie gambe.
Ogni volta che sembrava in procinto di cadere, l'albino accorreva subito al
suo fianco, sostenendolo per diversi tratti del tragitto.
Anche se Nicholas non mostrava -come da sue precise intenzioni- quel che
prova nei suoi confronti, il moretto adorava il suo modo affettuoso di
comportarsi.
Gli lasciava una piacevole sensazione di calore umano, un calore molto dolce
e gentile, che nessuno gli aveva mai dato; men che meno sua madre, poi. Se
gliene avesse dato almeno una minima parte quando realmente ne aveva avuto
bisogno, probabilmente sarebbe diventato una persona migliore..
Che strano era per Lian indugiare in certi pensieri..era una cosa che aveva
seppellito dentro e che non aveva più osservato,nemmeno da lontano, chiusa
in una stanza di cui aveva gettato la chiave.
O almeno così credeva.
Tutte le sue sicurezze, impostate su anni di dolore si erano sgretolate e
non avevano lasciato che macerie sporche di un ricordo terribile.
Dopo che aveva visto quegli occhi del colore del sangue posarsi su di lui,
scrutarlo a fondo come lame affilate, senza tuttavia provocargli alcun
dolore, alla sua presenza quelle cose gli erano uscite dalla bocca come se
fosse stata la cosa più naturale del mondo, in risposta ad un automatismo
innato su cui si era lasciato scivolare senza emettere un suono.
Tutto questo lo sconcertava in un certo senso, perché la segreta paura del
prossimo che aveva era talmente radicata in lui che temeva una possibile
ritorsione delle sue stesse buone intenzioni.
In due parole, aveva paura che anche Nicholas, da un momento all'altro lo
avrebbe abbandonato, schernendo il suo dolore, facendosi beffe di lui.
Ma sapeva che erano paure sciocche e infondate, sentiva di potersi fidare.
E tuttavia qualcosa dentro di lui non si decideva ad allentarsi.
Continuarono il loro cammino senza profferir parola, semplicemente tenendosi
compagnia.
La piccola casa a schiera di Lian si stagliò quasi affettuosamente davanti
ai due, nel suo placido e sereno color crema.
-Siamo arrivati!-
Disse euforico il moretto, lanciandosi con infantile impazienza di mostrare
all'amico il suo giocattolo, verso l'atrio traboccante di piante.
Fiorellini appesi con ganci verdi ai muri, facevano sfoggio dei loro colori
sciupati, ma tuttavia bellissimi anche se ormai sfioriti.
Una verde pianta d'edera abbracciava tutta la superficie occupabile del
muro, creando il piacevole effetto di far sembrare che i fiorellini appesi
fossero parte integrante di lei.
Nicholas osservò con una strana sensazione di pace tutto quel verde messo in
maniera così armonica da sembrare quasi "morbido".
La porta in tipico stile inglese di un bel color prugna scuro fu aperta da
Lian dopo una furiosa lotta col portachiavi che non ne voleva sapere di
collaborare e un delicato profumo di viole e biscotti gli accarezzò le
narici.
L'entrata era piena di quadri a olio raffiguranti ombre danzanti sullo
sfondo, immagini di donne con grandi cappelli di paglia sfuocate in maniera
a dir poco affascinante riempivano coi loro colori contrastanti le tele,
contornate dal tenue verde della tappezzeria segnata ai bordi da strisce di
legno chiaro.
-Prego, accomodati pure dove vuoi! Puoi posare il cappotto sul divano, io
arrivo subito!-
E la figura boccolosa e felice di Lian scomparve verso le scale che
conducevano al piano superiore.
Nicholas si sentiva sempre più incuriosito da quella casa, arredata in
maniera così classica e romantica, che la faceva sembrare la tipica "casa
della nonna", come quelle che di solito si vedevano nei film.
Il salotto veniva subito dopo il corridoio d'entrata, al cui fianco sinistro
stava una piccola ed elegantissima cucina costituita principalmente da legno
di ciliegio intagliato in maniera squisita.
Dal piccolo forno aperto proveniva quel meraviglioso profumo misto tra
biscotti e viole che percepiva sempre addosso a Lian e che permeava quella
casa col suo dolce aleggiare.
Il salottino aveva sullo sfondo due grandi porte finestre che davano su un
piccolo balcone dal corrimano in ferro battuto, anch'esso tutto pieno di
ghirigori.
Il piccolo tavolino a tre gambe -sempre in legno di ciliegio- spiccava al
centro dell'armonico ambiente; su di esso vi erano una grande teiera di
porcellana contornata da una tazzina, una piccola brocchetta per contenere
il latte e una graziosa scatolina ricolma di zucchero, in cui era stato
infilato per traverso un cucchiaino di metallo dal manico inciso. Un gran
vassoio argenteo occupava una buona metà del piccolo tavolino, ricolmo di
biscotti dall'originale colore viola.
L'albino fece appena in tempo a posare la giacca sul divanetto a due posti
che la figura raggiante di Lian fece di nuovo la sua comparsa nella stanza,
avvolto in una larga e calda tuta grigia del colore dei suoi occhi e un paio
di ciabatte a forma di papero.
Nicholas le fissò per qualche secondo e, all'espressione interrogativa del
moretto, sollevò un sopracciglio piegando un angolo della bocca in un
piccolo ghigno ironico.
-E quelle cosa sono?-
L'altro ridacchia.
-Belle vero? Ti piacciono le mie ciabatte? Te le regalerò per il tuo
compleanno allora!-
L'altro storse il naso, decisamente schifato.
-Se lo fai non ti rivolgerò mai più la parola!-
E a questo Lian non resistette e si mise a ridere di gusto al comparire
all'altezzosa espressione indignata dell'altro.
"Meravigliosamente, indignata…" Si ritrovò a pensare, mentre iniziava ad
affaccendarsi attorno al piccolo tavolino.
-Per fortuna che li ho tolti dal forno ieri, altrimenti si sarebbero
completamente bruciati!-
Nicholas gli si avvicinò spiando le sue mosse da dietro la spalla grigia
dell'amico.
-A cosa ti riferisci?-
L'altro, inconsapevole di quell'avvicinamento si girò di scatto con un
biscotto tra le mani, rimanendo completamente congelato nel ritrovarsi tanto
vicino a lui da arrivare a sfiorare la punta del suo naso con la propria.
Per un momento rimasero così, l'uno interdetto dal contorcersi di emozioni
che gli si agitavano dentro, l'altro in un tranquillo scrutare il viso color
rubino dell'altro.
-He-hem..I..bi-biscotti..alla violetta..-
Riuscì a un tratto a formulare il moretto, rompendo il silenzio, mentre
sollevava la mano tremante che ancora stringeva il violetto biscotto.
Nicholas si scostò giusto quel tanto che bastava per poter vedere l'oggetto
misterioso.
Dopodiché fece una cosa di fronte alla quale Lian rimase di sasso.
Si chinò leggermente in avanti, addentando con quei suoi canini bianchi e
affilati come quelli di un vampiro un lato del biscotto staccandone un
pezzetto.
Rimase fermo nella sua posizione masticando a occhi chiusi per parecchi
secondi.
"Dio santo…Dio santo…Dio santo…"
La testa di Lian bolliva come acqua sul fuoco, ogni qual volta il respiro
caldo e profumato di Nicholas sfiorava la pelle della sua mano.
Poi, alla fine, con immenso sollievo dei sensi sovragitati di Lian,
finalmente l'albino si decise a risollevarsi ed a staccarsi da lui di
qualche passo, andandosi comodamente a sedere al tavolino, di fianco al
moretto, ancora fermo nella stessa posizione.
-Sono molto buoni, Lian. -
Disse, tranquillo e pacato come al solito, mentre si avvicinava una tazzina
e ci versava un po' di zucchero accompagnato dal suono tintinnante del
cucchiaino.
-Se non è troppo disturbo, mi piacerebbe prendere il thé. Sono già le cinque
passate.-
E a quel punto la mente di Lian che approda su"lidi sicuri" si riprende,
mettendosi subito all'opera.
-Certamente!Solo qualche minuto per far bollire l'acqua e sono da te!-
Per le restanti due ore, rimasero seduti a quel tavolo, chiacchierando del
più e del meno, raccontando aneddoti infantili -Nicholas pare proprio si
divertisse parecchio a spaventare a morte i suoi coetanei col suo aspetto,
truccandosi da mostro o da vampiro-, rivelando reciproche debolezze e
piccoli dolori e piaceri come farebbero due amici veri e propri.
Questo è come un lenitivo magico per i loro cuori, come se tutto quel
chiacchierare incessante potesse in qualche modo restituirgli il tempo perso
di un'innocenza che non hanno mai posseduto, andando a sanare le ferite per
il semplice fatto di averle riaperte con la persona giusta.
-Beh, Nicholas, bisognerà che per carnevale tu ti vesta per forza da
vampiro! Mi piacerebbe vederti così…Magari anche con le ciabatte a forma di
papera che ti regalerò per il compleanno, mmh?-
L'albino sembrò riflettere sull'immagine che ne sarebbe risultata e poi, del
tutto inaspettatamente, scoppiò in una gran risata, sonora anche se
profferta con un tono basso e suadente, incredibilmente musicale e
bellissimo.
Il suoi lineamenti divennero persino più umani e incredibilmente sexy.
Anche troppo.
-Beh, temo che sarei un vampiro decisamente molto poco credibile!-
Riprendendosi a fatica dallo stupore e da quell'aria da pesce lesso che era
sicuro di aver assunto in quel momento, Lian cercò di indirizzare, per
l'ennesima volta, la sua mente affamata verso altri pensieri.
-Ah! A proposito! Non so quando compi gli anni!-
Nicholas sorrise interiormente nel vedere l'enfasi messa in quella domanda,
come fosse una questione della massima importanza.
-Il venticinque di settembre.-
E a questo il ragazzo s'illumina tutto.
-Ma è domani!!! Wow che bello! Bisogna che organizzi qualcosa, e poi dovremo
dirlo anche a tuo fratello di quel che decideremo di fare così festeggia con
noi. Ma ci pensi, domani compi ventun anni Nicholas! Sì, sì bisogna proprio
fare qualcosa!- E incominciata la sua valanga di parole si alzò in pedi,
girando per tutta la cucina, aprendo ante e cassetti.
-Per fortuna ho gli ingredienti per preparare dei dolci, così è tutto a
posto e non bisogna preoccuparsi di nulla! Poi, oh accidenti devo andare a
prenderti il regalo, altrimenti non faccio in tempo!Ah, ma non ho il
telefono! Bisogna avvisare a casa tua altrimenti tua madre si preoccupa e…-
La risata sempre più forte di Nicholas distrasse Lian dal suo monologo,
facendolo fermare dal suo avanti e indietro frenetico, mentre si piazzava
davanti a lui con una mano su un fianco, la testa chinata di lato e
un'espressione indispettita.
-Che cosa c'è adesso?-
Chiede, mentre ormai l'altro è piegato in due per il ridere.
Poi, parlando tra le risa che ancora gli salgono, risponde:
-Niente,niente! E' solo che non sono abituato a tutta questa esplosione di
gioia per uno stupido compleanno!-
Lian all'improvviso si fece serio e un'aria vagamente dispiaciuta gli
aleggiò intorno al volto.
-Beh, se è un fastidio mi dispiace. E' che non ho mai festeggiato nulla, men
che meno un compleanno e mi sembrava una bella cosa, ecco..beh..-
Le mani si stritolavano l'una con l'altra in maniera imbarazzata, la testa
bassa.
-Ecco, scusa. Non volevo darti fastidio..-
Anche Nicholas ridiventò serio tutto d'un colpo, alzandosi in piedi,
mettendosi di fronte a lui.
-Lian, guradami.-
Lo disse a voce bassa, ma il tono fu più gelido del solito.
Il moretto fissò gli occhi grigi nelle lenti blu, leggermente allarmato al
comparire di quel tono duro.
Una mano grande ma diafana e sottile si allungò verso di lui posandosi lieve
su una spalla, nell'incavo tra il collo e quest'ultima.
-Non volevo ridere di te, sia chiaro. Solo, non sono abituato a ricevere
tante attenzioni, mi stranisce. Hai avuto un bel pensiero per me, e ti
ringrazio.-
Le pupille rosse dietro la barriera di vetro parvero a un tratto molto più
grandi e profonde del solito, piene di un bel calore, che Lian non vi aveva
mai visto.
-Hai capito? Non volevo sgridarti.Grazie.-
Lui annuisce e sorride a sua volta e si rillumina.
-Allora te lo posso fare almeno il regalo?-
Nicholas sorride di nuovo.
Con quel ragazzino gli veniva così facile..
-Certo.Ma ti prego risparmiami le pantofole a forma di papera!-
La sua risata argentina si levò chiara, facendogli luccicare l'argento degli
occhi.
"Mi sto affezionando a te..non devo..non devo, soffrirai…"
Pensò Nicholas, riprendendo ad ascoltare tutte le sue chiacchiere allegre.
"Io..non devo. Ma più vado avanti meno riesco a separarmi..il solo pensiero
mi fa sentire male.
Sono solo un egoista, perdonami Lian."
I due decisero di rimanere insieme anche a cena, così telefonarono a casa di
Nicholas e trovarono Keith.
L'albino disse con una piccola punta d'insofferenza al moretto che era stata
una fortuna non aver trovato la madre.Si era risparmiato una scenata.
-Perché dici questo?-
Fu la timida risposta.
L'altro si passò sbuffando una mano in mezzo ai capelli, risistemandosi poi
con un gesto lieve del mignolo gli occhiali sul naso.
-Beh, di certo non mi ama alla follia.-
Placido ed elegantissimo l'albino si accomodò su un bracciolo del divanetto,
fissando le lenti blu nello sguardo perplesso del moretto.
-Beh, mi avevai detto di non essere in buoni rapporti con lei per via di tuo
fratello, ma non pensavo..-
-Ecco appunto. Non pensavi, perciò fermati prima di dire delle sciocchezze.-
Sentenziò, interrompendolo, con tono glaciale e stridente, di quelli che
fanno schernire.
-Lei ama solo Keith, lui è il 'suo adorato bambino', punto e basta. Per me
di posto non ce n'è mai stato da nessuna parte.-
Lo sguardo di Lian si intristì, a testimonianza di una calda comprensione.
-Non dire queste cose, Nicholas. Ognuno ha un suo posto nel mondo;
semplicemente non lo hai ancora trovato o, ancora più semplicemente, non ti
sei accorto della sua presenza.-
Erano parole dolci, ma l'albino sembrò non averle nemmeno sentite.
-I medici, tutti quelli da cui sono andato, non hanno fatto altro che
ripetere che alla mia situazione non c'è rimedio.D'altra parte di persone
col mio grado di mancata metabolizzazione della melanina ce ne sono
pochissimi. Mi hanno detto che non mi resta molto da vivere, che senso
avrebbe affannarsi a cercare qualcosa da chiamare 'casa' o crearsi una
'famiglia'?-
Gli occhi rossi scintillarono pericolosi da dietro le lenti.
-Potrei morire anche adesso, da un momento all'altro..Se ci penso, non vedo
nulla di possibile..-
Un fagottino profumato di viola gli volò tra le braccia, sbilanciandolo fino
a farlo cadere lungo disteso sul divano.
Irrigidendosi per quel contatto estraneo, tentò di allontanare Lian da sé,
ma tutto quel che ottenne fu un accentuarsi della salda morsa delle braccia
che gli cingevano il torace.
-No!!Non dire che tutto è inutile!Non dire che potresti morire! No, no,
no!Non esiste nulla d'impossibile a questo mondo, hai capito?!Basta
volerlo!-
Poi, un paio di occhi arrabbiati e lacrimanti si posarono su di lui,
sollevandoglisi dal petto.
-Non ti sopporto quando parli con tanta tranquillità di certe cose,
piangendoti addosso come un cretino! Adesso ci sono io con te e se provassi
a farmi qualche brutto scherzo, non te lo perdonerei mai, chiaro?!!-
Nicholas era senza parole.
Perché tanta rabbia, ad una semplice constatazione dei fatti?
Non aveva detto nulla di falso.
Perché quel rifiuto così categorico?
Era spaesato e confuso. Possibile che si trattasse di 'dispiacere'?
Per lui?
Tutto quel dolore, solo per lui?
-Non arrabbiarti così.-
Fu tutto quel che riuscì a dire, anche se avrebbe voluto urlargli di
smetterla con tutte le sue forze.
E, in un gesto inaspettato anche per lui, strinse più a sé Lian, che si
lasciò cadere inerte come una bambola rotta tra le sue braccia, le lacrime
che non la volevano smettere di scendere da quell'argento lucido.
-Non piangere.Per favore, smettila.-
Ma l'unica risposta che ottenne fu il suo silenzioso singhiozzare.
…………….
Rimase a cullarlo tra le braccia come un bambino piccolo per una mezz'ora
buona, e , quando finalmente sentì che il suo respiro era tornato normale e
i rivoli umidi avevano smesso di colargli lungo il collo, lo scostò molto
delicatamente da sé, rimettendosi a sedere.
-Sei ancora qui, Lian?-
Gli chiese Nicholas, notando il suo sguardo ancora spento e dolorante.
-Non dire più certe cose.-
Un sussurro, leggero e triste.
L'albino sospirò.
-Perché ti sei così arrabbiato?-
Una risposta chiara, in contrasto col sussurrare dell'altro,risposta che
sembrò rimbombare nella stanza.
-Non voglio più che parli in quel modo della morte, né di te in quei
termini!Odio certi discorsi.-
-Perché?Io ho detto solo la verità.-
-Insisti ancora!-
Era quasi urlata, un'esclamazione piena di dolore.
Poi Lian continuò, vedendo che l'altro non accennava a parlare.
-Non voglio più perdere nessuno a cui voglio bene…mai più..Non sopporto di
non essere in grado di aiutarti..sono così inutile!-
-Lian, guardami negli occhi.-
Il moretto sollevò il capo, incontrando, stavolta, il rosso intenso delle
pupille sanguigne, senza più la protezione delle lenti blu.
Quello sguardo di rubino lo incatenò a sé, la bocca leggermente socchiusa
dallo stupore.
-Ma, i tuoi occhi..!-
-Non posso esporli al sole, ma adesso che è sera ed è scuro abbastanza, mi è
concesso.-
-Come sono belli..-
Un commento uscito involontariamente, che fece arrossire Lian non appena si
rese conto di aver espresso ad alta voce un semplice pensiero.
-Sei il primo che lo dice.-
Fu la lieve e pacata risposta dell'altro.
-Tornando al discorso di prima, non ti venga in mente di considerarti
inutile! Per me hai fatto e stai facendo tanto e, devo proprio dirlo, è una
cosa strana per me, ma è piacevole.-
E sorrise appena.
-Purtroppo, vedi, ci sono cose che nessuno può cambiare, nemmeno mettendoci
tutta la forza che si possiede. Ma grazie comunque Lian, per aver pianto per
me.-
Quella frase fu detta con una tale dolcezza che Lian sentì il cuore tremare
violentemente, percosso da una caldissima corrente elettrica.
Labbra fresche si posarono sulla sua fronte in un piccolo bacio, come un
ringraziamento.
Lian chiuse gli occhi e si godette quell'attimo come fosse l'ultimo della
sua vita.
"Oh, Dio…Quanto ti amo, mio bellissimo Albino che porta nel cuore la
morte.."
Come in risposta ad un impulso incontrollato, il moretto sollevò il viso in
modo che la fronte su cui le labbra erano posate, si sostituisse
all'incontro con le sue.
Gli occhi socchiusi di Lian si specchiarono in quelli sorpresi dell'altro,
che però ridivennero subito seri.
Il moretto mosse le labbra su quelle di Nicholas in piccoli e lievi tocchi,
poi le socchiuse leggermente mentre anche quelle dell'altro iniziavano la
sua stessa danza, prima in un susseguirsi di tocchi lievi di lingue, poi via
via sempre più, finché il bacio si approfondì in qualcosa di vorace e
frenetico, incotrollabilmente passionale e caldo.
Una mano diafana premette sulla nuca di Lian per ottenere maggior contatto
con quel calore che sembrava irradiarsi dal corpo sottile e dorato
dell'altro.
In risposta vi fu un piccolo mugolio e, le mani che fino a quel momento si
erano strette attorno al torace di Nicholas passarono sopra le sue spalle ,
allacciandosi al suo collo.
Il tremito violento che lo scuoteva era quasi visibile ad occhio nudo e
questo fece spaventare l'albino che spalancò gli occhi e fece per lasciarlo,
ma un paio di grigi laghi affamati si specchiarono nei suoi, come a
minacciarlo, bloccando tutte le sue precedenti intenzioni.
Dopo pochi attimi si lasciarono per riprendere fiato, ansimanti come
avessero corso per kilometri senza mai fermarsi.
Erano ancora stretti l'uno all'altro, i cuori che battevano all'unisono.
Lian si chinò fino ad appoggiare la faccia nell'incavo della spalla
dell'albino, mentre una mano dell'altro prese a passargli ritmicamente fra i
capelli.
-Scusami, io…non ho resistito..-
Un filo di voce divenuto chissà come espressione coerente tra le labbra
arrossate del moretto.
-Shht. -
Fu l'unica risposta che ottenne.
Ormai Lian non riusciva più a pensare, la testa ridotta in tanti piccoli
frammenti che avevano preso a sbattere l'uno contro l'altro in maniera sin
dolorosa.
Lo desiderava.
Lo desiderava fino a morirne, voleva sentirlo dentro di sé, voleva
finalmente poter stringere tra le sue mani quel cuore di ghiaccio, voleva
dargli calore, voleva che divenisse felice, che almeno lui potesse essere
felice.
Ma quel suo desiderio era la cosa giusta?
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