Luce ed Ombra
Parte I
di
CastaliaRimu
Quella mattina iniziava il primo semestre e lui, logicamente, era in ritardo.
La notte era stata un vero inferno e, come se non bastasse, aveva di nuovo
litigato con sua madre.
Il sole picchiava con tanta intensità che il solo muoversi gli procurava come uno sfrigolio sopra la pelle.
Gli occhiali dalle lenti blu scuro gli servivano a ben poco.
Aveva un assoluto bisogno di ripararsi, altrimenti si sarebbe ricoperto di
fastidiosissime (anche se lievi) ustioni.
*****
Lian se ne stava tranquillamente seduto al suo banco, lo sguardo perso nell'osservare i forti colori autunnali che costituivano l'unico, monotono,
paesaggio oltre il vetro della finestra.
Come al solito, se ne stava in disparte, in silenzio.
E chi avrebbe mai voluto avvicinarsi a un "errore della natura" come lui?
Così almeno lo definivano tutti…
Perché era gay, s'intende!
Sbuffò, osservandosi un lungo boccoloso ricciolo castano che gli cadeva scompostamente sulla guancia.
-Ehilà signorina, come mai quello sguardo imbronciato su quel faccino così
carino?-
Lian si voltò, fissando gli occhi grigi in quelli taglienti dell'altro.
Elahja, come al solito.
-Qual buon vento stamattina, Elahja?-
Rispose fingendo noncuranza.
L'altro poggiò il palmo della mano destra sulla superficie liscia del suo
banco e sporse il viso verso di lui, osservandolo sornione.
Era davvero un armadio quel ragazzo; sarà pesato suppergiù un centinaio di
chili.
E tutti in muscoli.
La punta di diamante della squadra di rugby dell'istituto.
-Oh, niente! Studi sugli errori genetici per la ricerca di biologia, sai..-
Che battutina infelice..
-Lasciami in pace, stamattina non sono in vena di ascoltare i tuoi soliti discorsi idioti.-
La mascella dell'altro si contrasse paurosamente, facendo emergere un tic molto poco piacevole.
-Attenta, signorina. Anche se siamo in aula non ci staremo tutto il giorno..-
La schiena di Lian fu percorsa da un brivido, mentre arrossiva con violenza.
Ecco che il suo stupido orgoglio si rifaceva vivo e lo ficcava nei guai.
Anche se sapeva difendersi, Elahja era davvero troppo.
La campana della torre che s'innalzava dall'imponente complesso scolastico
suonò i suoi rintocchi placidi, segnando l'inizio delle lezioni mattutine.
Con un sorrisino maligno il giocatore di rugby tornò al suo posto, accompagnato dalle risatine
compiaciute degli altri suoi compagni di classe.
Alle volte non ne poteva più, di quell'inferno.
La porta si aprì cigolando sui cardini di rame, mentre il professore di letteratura classica entrava con un passo un po' zoppicante, augurando il
buon giorno.
Ma non si sedette.
-Bene ragazzi, permettetemi di presentarvi un vostro nuovo compagno di classe.-
Tutti gli sguardi erano catalizzati verso la porta, mentre la nuova matricola faceva il suo ingresso nella classe.
Ciò che si presentò davanti agli occhi di tutti era la visione più straordinaria che si potesse pensare.
Era vestito completamente di nero, comprese le lucide scarpe di pelle, una
cascata di capelli bianchi come la luna scendevano sinuosamente lungo la schiena fino a sfiorare le natiche, legati elegantemente con un nastro
grosso come una stringa da scarpe, sempre nero.
Gli occhi color rosso sangue si intravedevano dietro le lenti blu rettangolari degli occhiali dalla montatura argentea e sottilissima.
La pelle diafana incorniciava il tutto, facendolo come risplendere in contrasto con la seta nera dei vestiti.
In parole povere, il più grave insulto alle coronarie che Lian avesse mai
udito.
Mormorii stupiti e frasi sussurrate si levarono dalla classe, creando un forte brusio, che però si zittì subito non appena quella visione celestiale
mosse qualche passo in avanti, mettendosi di fianco alla cattedra.
- Il mio nome è Nicholas Igraahm, vengo da Nairn, in Scozia. Spero che i nostri rapporti saranno positivi.-
"Oddio…senti che voce! Sembra, sembra acqua che scorre sul velluto…"
Lian sentì il cuore andargli a mille, le mani che tremavano a tal punto che
dovette stringerne una all'altra per evitare che qualcuno se ne accorgesse.
-Molto bene, adesso, direi che possiamo anche incominciare la lezione.-
Stavolta era il professore.
-Igraahm, vada a sedersi vicino a Matthews, lì, in fondo alla fila di destra.-
"Questa è la volta buona che muoio di crepacuore!" Pensò con terrorizzato ed
eccitato allo stesso tempo Lian, gli sguardi di tutti fissi su di lui.
Tutti tranne quello a cui lui teneva di più.
Il SUO.
Nicholas si avvicinò al proprio banco senza mai sollevare lo sguardo direttamente su qualcuno o qualcosa, come se fosse intento a scrutare
gelidamente qualcosa che solo lui poteva vedere.
Lian sentì a punta della delusione pungerlo fastidiosamente, ma decise non
pensarci.
Aveva il più bell'esemplare maschio di essere umano seduto per tutto l'anno
di fianco a lui.
A LUI.
Il ridicolo, insignificante, repellente Lian Matthews.
E questo bastava.
*****
"Che cosa squallida.
Essere costretti a cambiare scuola praticamente ogni semestre, per quegli stupidi medici che, alla fine, ripetono sempre che non c'è niente da fare
per cambiare la situazione.
Assolutamente niente."
Nicholas camminava con passo misuratamente composto mentre raggiungeva il suo banco.
"Dover vedere sempre tutti che ti guardano come fossi una bestia rara, con
quei loro occhietti spalancati e stralunati dalla mia stranezza…E io
Odio tutto questo. Mi verrebbe voglia di ucciderli tutti, tutti quelli che mi
guardano così. Non sopporto essere guardato in quel modo."
Il ragazzo albino sollevò gli occhi per la prima volta su colui che sarebbe
stato il suo compagno di banco, una faccia come tante altre, che lo avrebbe
guardato esattamente come gli altri.
Ma quel che vide lo lasciò un attimo perplesso.
Una testa gonfia di lucidi riccioli castani era leggermente chinata verso il
basso, due occhi grigi intenti a fissare le proprie mani strette in grembo.
"Una ragazza?" Pensò, mentre si sedeva.
In effetti era proprio quello che sembrava.
Non appena Nicholas finì di sistemare i libri sul banco, si sentì osservato,
anche se non era proprio quello il termine esatto.
Quando lo guardavano, tutti trasmettevano la stessa sensazione di rovente stupore.
Questo era diverso.
Voltandosi verso il suo compagno di banco si trovò quei chiari occhi grigi
puntati nei suoi, che si affrettarono subito a richinarsi sul libro accompagnati da un lieve frusciare di capelli.
Osservandolo ancora per qualche secondo notò il forte rossore che si espandeva sulle sue guance.
"Che strana persona. E' come se avesse paura di me e non l'avesse allo stesso tempo.." Rifletté per un momento il ragazzo albino.
"Ma in fondo che me ne importa." Si disse poi, mettendosi a seguire la spiegazione.
- - - - - - - - - -
La campana dell'edificio suonò le due e mezza.
Le lezioni del mattino erano finite, e il suo corso non ne prevedeva al pomeriggio quel giorno.
In classe era rimasto solo Nicholas.
Mise ordinatamente a posto la sua roba nella borsa, e , sollevandosi a sedere, perse lo sguardo oltre la finestra, come aveva fatto per tutto il
tempo il suo compagno di banco.
In effetti quei colori erano rilassanti, anche se a lui non incantavano affatto come sembrava avessero il potere di fare con tutti.
Si sistemò la borsa a tracolla sulla pesante giacca nera e si diresse alla
porta.
Non appena la aprì venne investito da uno strano profumo di viole e una testa ricciuta dagli occhi chiari gli volò praticamente addosso con tutto il
corpo.
"Ancora questo ragazzo…" Si disse con aria indolente Nicholas, mentre il
fagotto profumato che gli era venuto addosso si scostava da lui quasi si fosse scottato, mormorando sconnesse frasi di scusa.
Non facendogli caso, l'albino si diresse verso l'uscita passandogli oltre senza nemmeno rispondere.
-Ah..hemm, Nicholas, cioè, vo-volevo dire Igraahm, hem.. So-sono contento di
averti come compagno di banco..-
Nicholas si voltò verso Lian che fissava il pavimento con estremo imbarazzo,
portando solo a scatti gli occhi su di lui.
"Ma guarda tu cosa mi tocca sopportare già dal primo giorno..Speriamo non
piagnucoli così per tutto l'anno.."
Il ragazzo dai capelli bianchi gli voltò le spalle e si diresse verso l'uscita.
*****
Lian rimase un po' senza parole.
Per lo meno lo aveva ascoltato.
Molte persone -per non dire tutte- lo avrebbero semplicemente ignorato.
Era felice.
Sistemandosi un lembo della giacca seguì Nicholas verso l'uscita, riuscendo a mettersi dietro di lui, senza farsi accorgere.
O per lo meno lo sperava..
*****
Sentì i passi dietro di sé.
Lo aveva seguito..
Che voleva da lui?!
Continuò a camminare per un po', per vedere se se ne sarebbe andato da solo.
Ma dopo cinque minuti abbondanti avvertì ancora distintamente il rumore ritmico delle sue scarpe sul pavimento ..
"Non è che il primo giorno e comincia già ad irritarmi!"
Si disse, e con un sospiro appena percettibile si fermò deciso a mandarlo via di persona.
Lian non se ne accorse e gli volò addosso per la seconda volta.
-Ragazzino, è meglio per te se mi lasci stare, non sono affatto una persona socievole e di certo non ho intenzione di cominciare ad esserlo con te.-
Poi si voltò verso di lui, che teneva di nuovo la testa bassa.
-Specialmente oggi sono di umore particolarmente nero ed è anche merito della tua invadenza. Perciò, gira al largo e lasciami in pace.-
Le parole erano chiare e alte, taglienti come coltelli.
L'altro continuava a non muoversi, la testa china.
Dio come lo stava facendo innervosire.
Passarono alcuni secondi ma non successe nulla.
Con un impeto di rabbia Nicholas afferrò il mento di Lian, per fargli sollevare lo sguardo.
-Guardami in faccia quando ti..-
quegli occhioni chiari erano colmi di lacrime e parevano ancora più grandi e luminosi di quanto non fossero.
"Ma che gli prende adesso?!"
Il ragazzo albino era confuso.
Che aveva da piangere a quel modo?!
-Mi-mi dispiace…Io, non..avevo idea di offenderti a questo modo..-
Era completamente mortificato, le spalle curve.
Nicholas scrutò quelle pupille lucide per un po', incuriosito e irritato allo stesso tempo.
-Non mi va di perdere altro tempo a chiacchierare con te. Ci vediamo domani Matthews..-
Detto questo, l'albino si voltò e usci dall'istituto.
Un bel sorriso colorò il volto ancora piangente di Lian.
*******
La mattina dopo Lian era decisamente euforico, cosa che non gli capitava da anni ormai.
Non vedeva l'ora di rivederlo.
E che Elahja lo picchiasse pure - come di routine quasi ogni mattina-!Anche le prese in giro continue quasi non le notava nemmeno.
Non appena raggiunse il cancello della scuola si sentì afferrare da dietro e qualcosa di sottile e pesante gli si attaccò alla schiena.
-Buon giorno Lilli!!!-
Il ragazzo dai boccoli castani sbarrò gli occhi.
-Luis! Mi hai spaventato a morte accidenti a te!-
Il sorridente biondo batté una vigorosa manata sulla spalla di Lian che per poco non cadde a terra lungo disteso.
-Ma come Lilli, torno dopo sei mesi e tu mi accogli così?-
-E smettila di chiamarmi Lilli, non sono un cane!-
Osservandolo sorridente, il castano notò l'abbronzatura dorata ed il nuovo taglio di capelli, che ora erano cortissimi.
-E comunque, perché mai dovrei essere contento di esser rimasto solo in questo paese schifoso mentre tu te la spassavi alle Bahamas?!-
Luis scoppiò a ridere passandogli un braccio intorno al collo e spettinandogli i bei capelli affettuosamente, mentre si dirigevano verso l'enorme complesso di edifici che era il St. Stephan.
Quel sorridente ragazzo biondo era il suo migliore amico da quando aveva memoria ma, soprattutto, era anche l'unico che non lo disprezzava per quello che era.
Poi un pensiero maligno lo scosse dalla sua momentanea beatitudine.
E se Nicholas lo avesse saputo?
Cosa sarebbe successo?
Di certo Elahja non avrebbe perso occasione per ingraziarselo raccontandogli del fatto che lui era gay. E così pure i suoi compagni di classe…
Una strana ansia s'impossessò di lui, ma cercò in tutti i modi di scrollarsela di dosso.
Che senso aveva farsi certi pensieri?
Quel che sarebbe stato, sarebbe stato, che lui mandasse il cervello a rosolare o meno.
Così, con un sospiro, dopo aver salutato l'amico si diresse verso la propria classe.
Il solito rumoroso assalto vocale accolse il suo arrivo, con ogni genere di battutina poco simpatica o anche solo chiacchiere o discussioni che non erano però indirizzate a lui.
Si tolse giacca e borsa e si sedette al suo posto fissando come suo solito lo sguardo al paesaggio esterno.
Passati alcuni minuti di cui lui non si accorse nemmeno dello scorrere, un silenzio di tomba calò nella classe, mentre il nuovo bellissimo alunno faceva il suo ingresso nell'aula.
Dio mio, oggi era ancora più bello!
Un largo e soffice maglione di una finissima lana nera gli incorniciava la figura pallida come fosse stato creato su misura solo per lui, un paio di Jeans scoloriti neri gli aderivano alle gambe affusolate ma compatte, come una seconda pelle.
"Signore ti prego, abbi pietà di me… se ogni volta diventa peggio gli salterò addosso senza pensarci due volte e combinerei un guaio!"
Lian deglutì quasi dolorosamente, mentre tentava di spostare la mente su pensieri un po' meno…CALDI..
Ma niente, quella era la giornata delle torture mentali, a quanto pareva.
Nicholas rivolse gentili e compite risposte a tutti quelli che lo avevano calorosamente accolto, senza però sciogliere quella sua freddezza che lo rendeva ancor più attraente.
Si avvicinò a lui con passo calmo, dopo aver appeso il cappotto nero all'attaccapanni di fianco alla porta.
Quel giorno aveva i capelli bianchi legati molto più mollemente, il nastro di seta nera, infatti, legava i capelli solo a dieci centimetri dalla fine.
"Calma Lian…Calma…Controllati…Calma…"
Continuava a ripetersi il ragazzo castano, come se quella sottospecie di cantilena potesse aiutarlo in qualche modo a calmare l'eccitamento che lo attanagliava.
Si sbrigò ad abbassare lo sguardo, sperando che quel gesto potesse evitare a qualcuno di leggergli negli occhi chiari i suoi pensieri.
L'albino si sedette delicatamente al suo fianco, sistemando la sua roba sulla superficie lignea ordinatamente come il giorno prima.
-Buon giorno.-
Disse semplicemente, stavolta rivolto al compagno di banco.
Lian sussultò impercettibilmente.
-Bu..buon giorno anche a te..-
"Ma quando la smetterai di balbettare come un cretino Lian Matthews?!"
Quelle lenti blu si spostarono su di lui, o meglio sulla sua testa china, e un brivido gli percosse le viscere.
*******
"Questo ragazzo m'incuriosisce sempre di più.
E' proprio strano..
Si imbarazza facilmente, ma non credo sia il classico timido ed indifeso.
E poi so che ha paura di sé stesso, in qualche modo.
Beh, più che di sé stesso, di qualcosa che fa parte di lui e che non è accettata dagli altri..
Molto interessante…vedrò di scoprire che cos'è…"
Era strano per Nicholas avvertire tutta quella curiosità per qualcosa che esulava dal suo campo d'interessi.
Ma c'era un ché di strano in quel Lian Matthews che stuzzicava quella parte di sé che non gli era mai capitato di usare, per lo meno verso un altro essere umano.
Lo fissò ancora per un secondo e poi emise un lievissimo e breve sospiro, seccato.
-Mi sembrava di averti detto che non sopporto che non mi si guardi negli occhi quando parlo a qualcuno.-
Disse, tenendo il tono sempre pericolosamente basso.
La testa boccolosa fece uno scatto verso l'alto mentre due grandi occhi grigi si fissavano nello specchio scuro delle sue lenti.
-Sì..Scusa..- Sussurrò, così piano che Nicholas dovette chinarsi per sentire quel che gli diceva.
-Ah, a proposito…-E si chinò un altro po' verso di lui che divenne color pomodoro.
"Sì…è proprio particolare.." Commentò tra sé e sé l'albino, senza staccargli gli occhi di dosso per un secondo.
-S..Sì..?-
-Mi stai pestando un piede.-
Se è possibile Lian divenne ancora più rosso, spostando la suola della sua scarpa da quel che credeva essere il poggiapiedi del suo banco.
Nicholas lo osservò quasi divertito…'Divertito'..come suonava strana quella parola rivolta a lui..
-Mi-mi-mi dispiace, ecco..so-sono mortificato!!-
In quel momento la professoressa di Filosofia Moderna entrò nell'aula.
-Nulla.- Rispose solo l'albino, catalizzando la sua attenzione sulla lezione.
*****
Lian si sentiva stupido.
Quel ragazzo da sogno sembrava voler cercare almeno un minimo di conversazione tra loro e lui che faceva?!
Arrossiva!!! E da quell'immenso cretino che era non riusciva a piantarla di balbettare!
Si prese la testa tra le mani con un doloroso sospiro.
Che figura stava facendo?!
Doveva darsi una regolata se non voleva mandare all'aria tutto quanto!
- - - - - - - - -
A pomeriggio inoltrato le lezioni finirono, lasciando finalmente un po' di pace agli studenti.
E Lian era davvero stanco.
Durante le ore in aula aveva scrutato di sfuggita il proprio compagno di banco diverse volte.
Ma come accidenti riusciva a stare così concentrato sulle parole dell'insegnante per tutto quel tempo senza battere ciglio?!
Lui sarebbe certamente impazzito.
Però doveva ammette che aveva guardato ben altro, oltre a quel particolare..
Aveva studiato con precisione ogni millimetro di lui che gli era permesso
osservare dalla sua scomoda posizione.
Aveva le labbra di un rosa chiaro, quasi color pesca, il viso era una vera opera d'arte; aveva dei lineamenti sottili, ma non certo effeminati e poco maschili.
Anzi!
I muscoli sotto la pelle del collo guizzavano fluidi come fossero provvisti di vita propria…aveva seguito quel movimento ipnotico per Dio solo sa quanto…
Chissà cosa doveva essere senza vestiti addosso…
Perso nei propri pensieri, Lian non si accorse della persona che gli si avvicinava quasi di corsa ed, inevitabilmente, gli volò addosso.
-Lilli! Ma guarda un po'!-
Luis.
-Ciao Luis. Scusami per esserti venuto addosso. Ah! E piantala di chiamarmi Lilli.-
Il ragazzo biondo fece un sorrisone.
-Oh, andiamo Lilli, non fare lo scontroso come tuo solito!Non lo farai solo con me, vero?-
Lian alzò ironico un sopracciglio, poi sbuffò.
-Certo. Solo tu sei tanto rompicoglioni, Luis.-
L'altro assunse un'aria teatralmente offesa e mortificata.
-Oh, e io che invece ti voglio tanto bene!!!Sei veramente crudele!-
-Quanto sei cretino.-
Il biondo lo prese a braccetto e cominciò a strattonarlo.
-Forza grand'uomo! Visto che il fato ha voluto farti volare addosso a me, ce ne andiamo a casa assieme!-
Lian tentò di liberarsi.
-Ma non ci penso nemmeno!-
Luis rise divertito e soddisfatto come non mai e continuò imperterrito il suo cammino, trascinandosi appresso Lian che si dibatteva furiosamente, non ottenendo altro che incrementare le risate dell'amico.
Appena varcata la soglia del portone centrale, il riso del biondo cessò
d'improvviso, mettendo in apprensione il ragazzo castano.
Quella specie di montagna umana di Elahja si parò dinnanzi a loro, attorniato dai suoi fedeli.
-Bene bene, la nostra signorina oggi è in compagnia! Chi è il tuo ragazzo, questo bellimbusto?-
Lian Iniziò a tremare contro la sua volontà, mentre Luis si metteva davanti a lui in gesto protettivo.
-Vattene Elahja.Oggi non è proprio aria.- Sentenziò il biondo con aria feroce.
-Oh! Sa perfino il mio nome! Non so se sentirmi onorato o schifato!- disse l'altro in risposta, scatenando un lungo risolino nei suoi compagni.
"Oddio, qui finisce male!"
-Lu- Luis, per l'amor di Dio, lascia perdere, andiamo via!-
-No. Deve capire una volta per tutte che non può fare come cazzo gli pare solo per suo gusto personale!-
Lian era teso come una corda di violino.
Temeva per Luis, non aveva certo speranze contro quella mandria di colossi.
-Ti prego, andiamo via!-
-Ho detto no! Non deve permettersi di metterti le mani addosso solo perché sei gay!!-
-Ma guarda guarda..-
Lian e Luis si voltarono in sincronia in direzione del portone che avevano lasciato alle spalle solo un attimo prima.
-Ma bene! Adesso ci siamo proprio tutti!-
Disse Elahja, spezzando il silenzio di tomba che si era creato.
Era Nicholas.
Fermo, con una spalla appoggiata allo stipite di legno massiccio della porta, le gambe incrociate e un sorriso ironico stampato in volto.
"Oddio..e..e se avesse sentito..?"
Poteva anche seppellirsi da solo, tanto valeva!
-E così, adesso, il nostro capitano del club si mette a fare il ragazzino con due persone che non possono difendersi. Ti facevo un po' meno infimo Elahja..-
Con quel suo passo da belva si avvicinò a lui, non degnando di uno sguardo Lian e Luis che se ne stavano col fiato sospeso ad osservare la scena.
Si fermò a fissarlo negli occhi a non più di un centimetro dal suo naso.
-In effetti, mi era sembrato strano tutto quel discorsetto dettagliato che mi hai fatto su Matthews stamattina, che, oltretutto, mi ha annoiato a morte. E' dunque questo il livello delle tua intelligenza?-
L'altro era immobile, come ipnotizzato dalle parole taglienti e gelide che
gli venivano rivolte con tanta pacata noncuranza.
Nicholas si spostò appena indietro per potersi levare con gesto fluido gli occhiali dal volto, fissando poi gli occhi in quelli di Elahja.
Ancora silenzio.
-VATTENE!- Gli sibilò l'albino, facendolo prima cadere a terra con un mugolio di spavento e poi farlo correre a gambe levate con una faccia decisamente sconvolta.
L'albino si rimise gli occhiali prima di voltarsi.
In effetti Lian non capiva il perché di quella reazione da parte di
Elahja, il ragazzo dai capelli bianchi era rimasto voltato tutto il tempo della discussione.
Vide Nicholas pararsi di fronte a loro due con la sua solita glaciale freddezza.
-Ragazzino, vedi di imparare a mantenere sotto controllo la tua stupidità.
Non ho voglia di rifare quel che ho fatto oggi una seconda volta.-
Disse con voce alta e chiara a Luis che s'irrigidì di scatto.
-Ma come ti permetti!Nessuno ha chiesto il tuo intervento! Potevo benissimo..-
Gli occhi oltre gli occhiali si sgranarono leggermente, ma bastò questo a far zittire le lamentele del biondo.
-Bravo. Così va meglio.-
Poi Nicholas voltò lo sguardo verso Lian che si fissava le scarpe.
Il ragazzo castano non se la sentiva di guardarlo negli occhi.
Inconsciamente sapeva che quel che gli avrebbe detto non sarebbe stato piacevole come invece sperava.
-Che ti ho detto stamattina, Matthews?-
Il ragazzo moro s'irrigidì a sua volta a quel tono gelido e, con una sforzo sovraumano si costrinse ad alzare gli occhi su quelli dell'albino.
-Impara che quel che sei non è un difetto, né tanto meno deve diventare un problema per te. Non ci sarà sempre qualcuno che rischi al posto tuo e l' approfittarti dei sentimenti degli altri per non voler affrontare i propri problemi è quantomeno disgustoso.-
Poi, sempre con estrema calma Nicholas diede le spalle ai due e si diresse verso il sentierino ghiaiato che dava sulla strada.
-Cresci, ragazzino.-
Gli disse, prima di svanirgli definitivamente dalla visuale.
******
Perché mai aveva reagito?!
Nicholas non sapeva darsi pace per l'essersi esposto in quel modo davanti a dei perfetti estranei, dovendo ricorrere a quella cosa dolorosa solo per evitare qualche ammaccatura a un ragazzo che per lui non era altro che oggetto di curiosità.
Togliersi gli occhiali sotto il sole era per lui come per una persona normale tagliarsi la pelle e lasciarla esposta e sanguinante all'acido.
E lui si era permesso di provare dolore per quel ragazzino insulso, che alla fine si era rivelato molto deludente rispetto a come pensava.
Perché accidenti si era permesso una cosa del genere?!
Con una rabbia del tutto fuori posto in lui si diresse verso una zona della città che nemmeno conosceva, dato che se fosse rientrato a casa in quelle condizioni avrebbe litigato di nuovo con sua madre e non ne aveva la benché
minima voglia.
Cosa diavolo c'era in quel ragazzino che lo torturava a quel modo?!
*****
-Chi accidenti era quello stronzo?!-
Luis era a dir poco furioso dopo come era stato trattato.
Dal canto suo Lian si sentiva come svuotato.
Lo aveva capito che continuando a comportarsi nella maniera sbagliata lo avrebbe allontanato, ma era stato tanto idiota da non rimediare a questo.
Non ci aveva nemmeno provato e aveva lasciato le cose come stavano, senza curarsene più di tanto.
E adesso lo aveva perso.
-Ehi, Lian, mi ascolti?!-
-Mh-mh.-
Luis si fermò.
-Mi vuoi spiegare perché sei così giù?-
Lian lo guardò negli occhi senza nessuna emozione.
Tanto valeva dirlo, non aveva più niente da rischiare.
- Io..mi ero..innamorato..di lui….-
Il biondo fece tanto d'occhi.
-Oddio…-
Era a dir poco stupefatto.
Però non sopportava che Lian stesse male a quel modo.
Gli andò vicino e lo abbracciò.
-Ti prego, riprenditi..Quello è un cretino, non ti merita se ti tratta così..-
Ma Il moro si divincolò.
-No. Lui ha ragione. Sono solo un marmocchio che non è stato capace di…Crescere…ho solo fatto la vittima..-
Luis mise il broncio.
-Ma ciò non toglie che poteva anche parlarti in una maniera meno stronza..-
Lian alzò gli occhi, sorpreso, e lo vide con quel broncio buffissimo.
Rise.
-Che c'è?!-
Gli rispose l'altro, piccato.
-Bentornato, Luis..-
Gli disse, semplicemente, avvicinandosi di nuovo a lui e posandogli un buffetto dolcissimo su una guancia.
- - - - - - - - - -
Era da un po' che camminava, ma non era affatto stanco come si sentiva di solito.
Sentiva l'elettricità scorrergli nelle vene al posto del sangue.
Ma dove accidenti era finito?!
A quanto sembrava era un parco.
C'era un grande silenzio, solo silenzio e un fruscio delicato delle foglie che si muovevano leggere al vento fresco dell'autunno.
Addocchiando una panchina decise di fermarsi per un po' lì.
Il vento gli accarezzava i capelli che aveva appena sciolto dal debole abbraccio del nastro nero.
"Che bella sensazione…"
Poi dei passi e delle risate forzatamente esagerate lo risvegliarono dal suo idillio.
Due ragazzi che facevano chiasso si avvicinarono a lui, squadrandolo di traverso.
-Ehi, e tu cosa sei, un travestito?!-
"Ma perché tutti i cretini me li becco io oggi?" Pensò leggermente irritato Nicholas.
Non si mosse dalla sua posizione, ma spostando gli occhiali sulla punta del naso li fissò con le pupille rosse che ora, alla luce della luna che gli permetteva di esporli , erano come due pozzi cremisi lucidi d'argento.
-Prego?-
Rispose semplicemente, mettendoci tutto il gelo di cui disponesse.
-Wow! Dylan, vieni a vedere che occhi assurdi ha questo qui!-
Anche l'altro si sporse verso l'albino squadrandolo con attenzione.
-Ehi, è vero!-
-Sembra quello di Star Trek!!-
Nicholas si stava decisamente scocciando a perder tempo con quei due.
Presero a discutere animatamente, poi uno dei due disse.
-Strano forte l'amico! Come quel ragazzino che era in classe con noi e che ha tutte quelle cicatrici sul corpo, come si chiama??-
L'altro si prese il mento in una mano, e sembrò riflettere.
-Ahhhh!! Sìì, Lian Matthews!-
Il corpo di Nicholas s'irrigidì di botto.
-Che avete detto?!-
I due si voltarono.
-E questo chi è?-
L'altro gli tirò una gomitata.
-E' quel tizio con gli occhi strani che stava sulla panchina prima, e adesso …Beh, è ancora lì, non vedi?!-
L'altro s'illuminò alla rivelazione.
-Ahhhh!!! Adesso mi ricordo!!-
"Tsk, ubriachi marci.."
Pensò con disgusto l'albino, storcendo il naso.
-Ho chiesto, che avete detto riguardo a quel ragazzo.- Riprese poi, tenendo la calma ormai a fatica.
-Ragazzo?Chi?-
-Ma quello che abbiamo appena finito di pestare adesso, che era in classe con noi alle superio…-
-Che avete fatto?!-
Gli altri lo guardarono con calmo candore.
-Lo abbiamo pestato! Non è mica una novità! Piace a tutti picchiarlo quel ragazzo…Il brutto è che fino a un certo punto si difende e tira botte alla grande…Ma poi cede sai!-
Nicholas si alzò in piedi coi muscoli che tremavano dalla rabbia.
-Dove?-
-Oh, lungo quella strada! Se vai lo trovi ancora e puoi dargliele anche tu, ma temo che avrai da fare per poco. Era stranamente passivo oggi…-
Non perse tempo a rispondere e si diresse nella direzione indicatagli.
Camminando per qualche minuto notò che, sotto la parte in ombra di un lampione, stava qualcuno piegato in due senza emettere suono.
Igraahm si avvicinò al lui, chinandoglisi di fronte.
Ma l'altro non si muoveva, tremava e basta.
-Matthews…-
Niente.
-Lian..Ehi…-
Stavolta ci fu un piccolo sussulto e due occhioni arrossati si volsero su di lui.
Poi si strinsero, come volessero mettere a fuoco l'immagine davanti a sé .
-Nicho…las?-
Era un sussurro, ma l'altro lo percepì chiaramente.
-Ce la fai ad alzarti?-
-Non lo so..-
E fece per tirarsi su , ma una gamba era ridotta male e non lo resse, obbligandolo ad aggrapparsi al lampione dietro di lui.
L'albino fece un piccolo sospiro rassegnato.
S'inginocchio davanti a Lian dandogli la schiena.
-Forza, sali, che ti porto io.-
******
Il castano si sentì mancare.
"Come sarebbe che mi porta lui?!?"
Aveva cambiato tutti i color dell'iride in faccia, tanta era l'agitazione.
Anche il cuore gli parve rimbombare nelle orecchie.
-Ma..sono pesante!-
Tentò.
No, era davvero troppo imbarazzante.
E poi dove lo avrebbe portato?!
Non sapeva nemmeno dove fosse casa sua!
La sua mente era una totale confusione.
-Guarda che se non ti muovi ti lascio qui.-
Disse l'altro e, come a sottolineare il concetto, voltò il capo verso di lui e gli lanciò un'occhiataccia.
"Uff..che vergogna.."
Ma alla fine Lian cedette e si accomodò a cavalluccio contro la sua schiena.
L'altro si sollevò di scatto, facendo uscire dalla bocca dell'altro un gemito di stupore.
-Ci sei?-Chiese poi, un po' preoccupato per colui che doveva sopportare il suo peso sulla schiena.
E poi si sapeva che gli albini di quel grado erano parecchio deboli…
-Tu pensa alla tua gamba.Hai anche una labbro che sanguina. Attento a non sporcarmi il maglione.-
Rispose l'altro in tutta tranquillità, avviandosi nella direzione opposta a quella in cui doveva dirigersi lui.
-Hemm…Senti…guarda che io abito nella direzione opposta..-
-Andiamo a casa mia. Così Keith ti può sistemare la gamba.-
"Oddio!!!!!!! A….A CASA SUA?!"
-Ma, io ..-
-Sta buono e taci. Sono già stanco di mio, non sfinirmi con le tue chiacchiere.-
-Sì..-
Lian volse lo sguardo alla luna prima di addormentarsi contro il piacevole calore della schiena di
Nicholas.
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