Luce e ombra

parte VII - Un barlume di luce 2a parte

di Jody


Il monaco camminò senza una meta, immerso nei suoi pensieri, quando si accorse di essere arrivato al giardino; seguendo il suo istinto, entrò, ed una calma s’impadronì del suo animo. Quella calma che solo la scimmia riusciva a dargli con i suoi splendidi sorrisi, pieni d’amore per lui. Si sedette sotto al ciliegio, poggiando le spalle al tronco, godendosi quei momenti di pace.
- E’ bello qui, non è vero? - chiese una calda voce maschile, che Sanzo riconobbe, essere dell’uomo che aveva portato via la scimmia.
- Tzè - rispose stizzito il monaco.
- Lo avvertite anche voi, l’amore e la pace che regna qui? - chiese sospirando l’uomo.
Il monaco non rispose, ma si anche lui l’aveva avvertito, le stesse sensazioni che aveva, quando guardava gli occhi della scimmia.
- Ha sofferto tanto, ed altro dolore ancora dovrà affrontare, riuscirà la luce e vincere le tenebre? - disse l’uomo tristemente, andando via.
Cosa voleva dire con quelle parole? Perché il volto sofferente della scimmia, gli era apparso al suono di quelle parole? Perché ancora sentiva quella fitta dolorosa al cuore al suo ricordo? Altri pensieri gli attraversarono la mente, finché il sonno lo colse.
Un raggio di sole ferì gli occhi chiusi. Due ametiste, si aprirono infastidite dalla luce. Sanzo si alzò tutto indolenzito per la posizione scomoda in cui aveva dormito. Con decisione, si avviò da Gojyo ed Hakkai, con passo di carica. Con un calcio spalancò la porta, facendoli sobbalzare. Con uno sguardo freddo e deciso fissò i due compagni.
- Andiamo - disse autoritario, voltando le spalle ed incamminandosi per raggiungere la stupida scimmia. Gojyo e Hakkai, si guardarono e sorrisero, poi seguirono il monaco. Una volta giunti a destinazione, entrarono e si accomodarono in sala da pranzo.
- Che cosa volete? - chiese con astio la donna.
- Mi sembra ovvio, la stupida scimmia! - rispose sarcastico Gojyo.
- E cosa vi fa credere che siamo disposti a ridarvi il piccolo Son? - disse sarcastica la donna.
- Tzè, che inutile perdita di tempo, ridateci la scimmia! - disse autoritario Sanzo, con uno sguardo che avrebbe incenerito volentieri quella dannata, stupida donna, puntandogli addosso la sua pistola.
- Che cosa credi di fare con quella? Voi uccidermi? - disse deridendolo la donna.
- Sarebbe un gesto inutile, dico bene? - rispose pacatamente Hakkai.
- Esatto! - rispose con un sorriso l’uomo.
- Chi diavolo siete? - sibilò Sanzo con astio.
- Chi siamo non ha importanza! Piuttosto, perché Venerabile Sanzo, tenete tanto a riavere Son? - chiese divertito l’uomo.
- E’ ovvio, sono il suo padrone! - disse secco il monaco. Un sorriso divertito comparve sui volti dei due coniugi.
- Il piccolo Son, non è un’animale, è una persona, perché dovremmo lasciarlo a voi? - chiese di rimando l’uomo.
- Cosa succede? - chiese una voce assonnata, familiare, alle spalle dei due.
- Mamma, Papà? - chiese ancora, entrando nella sala, Goku stropicciandosi gli occhi.
Mamma, Papà?! Ma cosa stava dicendo quella stupida scimmia? La confusione apparve sui volti dei tre compagni.
- Tesoro ti sei svegliato, aspetta che vado a prepararti la colazione! - disse dolcemente la donna, inginocchiandosi ed accarezzando il volto di Goku, che sorrise teneramente.
- Ehi, piccolo, guarda ci sono visite per te! - disse l’uomo scompigliandogli affettuosamente i capelli.
Goku guardò alle spalle dell’uomo e vide i suoi compagni. I suoi bellissimi occhi dorati, si spalancarono dalla sorpresa e dalla felicità, ma di colpo si riempirono di terrore. Fece un passo indietro, mentre continuava a fissarli, con le lacrime che scendevano a rigargli il viso; poi si voltò e corse via, lontano, lontano da loro, lontano da tutto, lontano dal dolore che provava.
- Goku! - lo chiamò Hakkai, preoccupato.
- Lo sapevo che sarebbe successo! - disse triste l’uomo.
- Perché è scappato terrorizzato? - chiese sbalordito Gojyo.
- Uhm, ha ragione mia moglie, siete degli idioti per quanto riguarda i sentimenti di Son! - disse esasperato l’uomo scuotendo la testa. - Voi aspettate qui, vado a riprenderlo - continuò, andando via.
Hakkai ricadé senza più forze sulla sedia, prendendosi la testa fra le mani, mentre Sanzo come sempre sembrava indifferente a quello che era appena successo, mentre invece dentro era nella confusione più totale, Gojyo era ancora incredulo.
- Goku non ci vuole più! - disse Hakkai sconfitto.
- Non è vero, quello che dici, Cho Hakkai! - disse dolcemente la donna.
- Quando ci ha visto è scappato via, come fa a dire che non ci odia! - disse con dolore il demone gentile.
Gojyo gli si avvicinò, e gli posò una mano sulla spalla, cercando di dargli conforto.
- Non fare così, tornerà come sempre del resto! - disse dolcemente il rosso.
- Sei sicuro? Io gli voglio bene, non voglio perderlo! - disse dolorosamente Hakkai.
Gojyo rinforzò la presa sulla spalla dell’amico, ed anche Sanzo si avvicinò.
- Lo sappiamo Hakkai, ed anche se non lo ammetteremo mai più, per noi è lo stesso! - disse Gojyo triste.
La donna guardò quei tre ragazzi, con dolcezza, un caldo sorriso apparve sul suo splendido viso.
- Ha solo bisogno di un pò di tempo, poi tornerà da voi! - disse con voce rassicurante la donna. I tre alzarono lo sguardo su di lei.
- Come… - chiese perplesso Gojyo.
- Deve prendere una decisione molto importante, ma ora so che prenderà quella giusta, con voi al suo fianco… quando riprenderete il viaggio, stategli vicino e fategli sentire che gli volete bene, non permettete all’ombra di riprenderlo! - disse con speranza e tristezza, mentre i bellissimi occhi rossi brillarono delle lacrime che stava trattenendo, prima di uscire dalla stanza e lasciarli da soli ai loro pensieri.

Goku continuò a correre, si fermò a riprendere fiato quando arrivò al ruscello.
- A-aiu-to - disse flebile una voce alla sua sinistra.
Goku si voltò e l’orrore si dipinse sul suo volto. Il custode del tempio, era mezzo sepolto dalle rocce ed il suo sangue aveva impregnato il terreno. Velocissimo il demone, spostò i massi e liberò l’uomo.
- Son… s-sei tu? - chiese il custode a fatica.
- Non parlare, cercherò di curare le tue ferite! - rispose Goku fra le lacrime, mentre dalle sue mani scaturì una luce dorata.
- Sai mi è sempre piaciuto venire qui al ruscello, proprio come te - disse dolcemente, l’uomo.
- Non stancarti - rispose il ragazzino, continuando a concentrarsi.
- Ero venuto a cercarti… l’albero sta piangendo, ed il giardino si sta spegnendo… - disse triste il custode.
- Non preoccuparti, quando starai bene troveremo una soluzione - rispose Goku cercando di rassicurare l’uomo.
- Ormai, io non potrò più occuparmi del giardino, mio figlio prenderà il mio posto, questo lo sai benissimo, sto morendo e non puoi fare niente per salvarmi - disse dolcemente il custode, stringendo le mani del ragazzo.
- Non è vero, io… io… - cercò di dire Goku, ma i singhiozzi lo bloccarono dal continuare.
- Sai, sono venuti degli strani individui, a chiedere di te, ed il modo di distruggere la barriera, ma io non gli ho detto niente… - disse flebile l’uomo.
- E’ colpa mia… è tutta colpa mia! - disse Goku fra i singhiozzi.
- No, non è vero… non ti ho ancora detto che tu hai realizzato il mio sogno… - disse dolcemente il custode.
- Come… - disse Goku con dolore.
- Ho sempre sognato d’incontrare lo spirito del bosco, volevo conoscerlo per sapere se la leggenda della sua bontà e generosità fosse vera… ed ora lo so… - disse l’uomo morente, mentre accarezzava una guancia di Goku, con le sue ultime forze, mentre il piccolo demone lo strinse forte al suo petto.
- Perché finalmente sei tornato da noi… grazie, spirito del bosco… grazie di tutto piccolo Son… - finì di dire il custode, mentre la vita lo abbandonò definitivamente.
Goku lo chiamò più volte, ma non ottenne mai risposta; continuando a stringere convulsamente l’uomo a se, urlò… urlò il dolore che gli stringeva il petto… urlò con tutto il fiato che aveva, mentre le lacrime continuavano a scorrere sul suo dolce viso. Lentamente si alzò e si diresse verso il villaggio.

Un urlo improvviso raggiunse il villaggio. Tutti i cittadini accorsero al tempio per capire cosa succedeva; anche Hakkai, Gojyo e Sanzo accorsero, a quel disperato richiamo, con un solo nome che gli riempiva le menti - Goku! -
Un altro urlo li raggiunse, cercarono di andare in quella direzione, quando una voce alle loro spalle gli disse di fermarsi. Si voltarono e videro l’uomo che Goku chiamava papà, fargli segno con la testa di no; puntò un dito e dal bosco apparve il piccolo demone, con in braccio il corpo senza vita del custode del tempio.
I cittadini s’inginocchiarono piangendo, aprendo un varco per far passare il ragazzo, con il suo pesante fardello. Lentamente Goku, continuò ad avanzare, gli occhi rossi e gonfi di pianto, le iridi spente. Solo il silenzio accompagnava i suoi passi. Depose il corpo senza vita, davanti al portone del tempio. Un gridò si levò… tutti i cittadini gridarono tre volte il nome del defunto, mentre Goku pose un lieve bacio sulla fronte di quest’ultimo, togliendogli una catenina con un ciondolo raffigurante il ciliegio, dal collo.
- Cosa… - cercò di chiedere Gojyo.
- Più tardi - rispose l’uomo facendo cenno di tacere.
Un ragazzo, che riconobbero essere Koi, si alzò ed andò di fronte al demone, inginocchiandosi nuovamente. Il demone dagli occhi dorati, posò intorno al collo del giovane, la catenina con il ciondolo; unì le sue mani a quelle del defunto e del ragazzo, posando un bacio sulla fronte di quest’ultimo. Koi si alzò e guardò la folla. In un unico grido, risuonò il nome del ragazzo, nuovo custode del giardino dello spirito del bosco.
- Mi dispiace, non ho potuto aiutarlo! - sussurrò con dolore Goku.
- Grazie per tutto quello che hai fatto - rispose Koi abbracciandolo.
Degli uomini si avvicinarono e sollevarono il corpo e lo portarono in processione alla sua casa. Goku si allontanò silenziosamente con la testa china. L’uomo dai biondi capelli, si avvicinò e lo strinse a se, mentre il ragazzo si aggrappava al suo petto con un gesto disperato. Un triste lamento si levò nel silenzio… un lamento di dolore e disperazione.
- Il ciliegio sta piangendo - disse il nuovo custode, che era rimasto in piedi all’entrata del tempio, guardando in direzione di Goku, lasciando i tre compagni interdetti.
- Torniamo a casa, la mamma ci aspetta - disse dolcemente l’uomo continuando a stringere il piccolo demone al suo petto. Una fitta di dolore, attraversò il cuore del bonzo. Lentamente presero a camminare, per tornare a casa. La porta dell’abitazione fu spalancata furiosamente, mentre la donna correva incontro a loro.
- Son! - gridò, correndo ad abbracciarlo, che ricambiò la sua stretta, affondando il viso nei suoi capelli, aspirandone il dolce profumo. Le gambe di Goku cedettero, il suo corpo privato di ogni forza, facendolo cadere, ma non toccò mai il terreno; due braccia forti lo afferrarono in tempo, prendendolo in braccio e sollevandolo.
- Papà… - sussurrò il ragazzino, lasciando ricadere il volto sul petto dell’uomo chiudendo gli occhi.
Rientrarono in casa e, dopo aver portato Goku nella sua stanza, si sedettero in camera da pranzo nel più assoluto silenzio.
- Domani partirete, riprenderete il vostro viaggio! - disse stancamente l’uomo.
- E Goku? - chiese preoccupato Hakkai.
- Verrà con voi - rispose la donna, - Scusatemi, devo tornare da lui! - continuò, alzandosi ed uscendo dalla stanza.
Il silenzio calò nuovamente.
- Quello a cui avete assistito era la cerimonia di consegna per la custodia del tempio - disse l’uomo.
- Perché è stato Goku a farla? In fin dei conti non è del villaggio ed è anche arrivato solo una settimana fa! - chiese Hakkai perplesso.
- Una settimana fa… quando arrivammo, lo portammo subito al giardino, sotto al ciliegio. Rimanemmo lì per due giorni, prima che si svegliasse! - disse l’uomo con tenerezza, ricordando quei momenti. - Appena il custode lo vide, disse queste parole “lo spirito del bosco è tornato”, aveva le lacrime agli occhi! Non ho mai capito come abbia fatto a riconoscerlo! - continuò dolcemente.
- Ci stai dicendo, che secondo la gente di questo villaggio, Goku e questo spirito sarebbero la stessa persona? - chiese sbalordito Gojyo.
- Si è così… sapete, qua vicino c’è la roccia sacra dove è nato! - rispose pacatamente l’uomo.
- Ma come può essere? - chiese nuovamente Gojyo.
- Goku è stato rinchiuso nella sua prigione per 500 anni, per quanto ne sappiamo potrebbe essere anche vero! - disse serio Sanzo.
- E’ così, l’unico che conosce la verità è lui, neanche le divinità la sanno, quando ritroverà completamente il suo passato. La strada sarà ancora più dura, l’oscurità lo sta chiamando a se… riuscirà il sole a dissipare le tenebre? - disse l’uomo guardando fermamente Sanzo negli occhi. - Come ho già detto, domani riprenderete il vostro viaggio, ma dovrete essere molto cauti… sia le divinità che i demoni, lo stanno cercando per distruggerlo, non solo fisicamente ma anche psicologicamente… dovrete proteggere il piccolo Son! – continuò con serietà e preoccupazione. Poi con un elegante gesto della mano, fece sparire i tre compagni.
- Non credi che forse abbiamo sbagliato? - disse la donna apparendo alle sue spalle.
- Sapevamo cosa sarebbe successo, da prima che nascesse! - rispose l’uomo.
- Lo so, eppure non posso non soffrire a vederlo ridotto così! - disse triste la donna.
- Anch’io - disse l’uomo abbassando il capo.
- Non voglio lasciarlo andare, potremmo portarlo con noi e vivere come una vera famiglia! - disse la donna.
- Lo vorrei tanto anch’io cara, ma sarà lui ad andarsene, abbiamo fatto tutto il possibile, ora dobbiamo credere che quei tre riescano nel loro compito! - disse l’uomo, alzandosi e abbracciando la donna.

- Ehi, ma come? - chiese Gojyo, guardandosi attorno. Erano di nuovo nella casa dove avevano passato la notte precedente.
- Ci ha trasportati! - disse semplicemente Hakkai.
- Ma chi diavolo sono quei due? - sbraitò Gojyo.
- Qualcuno di molto potente! - rispose pacatamente Hakkai.
- Comunque non ho capito niente di quello che diceva quell’uomo! - continuò esasperato Gojyo.
- E’ ovvio, che un kappa maniaco e senza cervello non abbia capito niente! - disse stizzito Sanzo.
- Ehi, vacci piano con gli insulti bonzo corrotto! - rispose a tono Gojyo
- Ho soltanto detto la verità! - rispose il monaco.
- Tu bonzo corrotto di fine secolo… - cercò di dire Gojyo, ma la pistola di Sanzo puntata alla sua tempia lo fece desistere da continuare la frase.