Luce e
ombra
parte VI - Un
barlume di luce 1a parte
di Jody
Il viaggio era diventato un inferno, la mancanza di Goku si faceva sentire
più pesante di quanto avevano potuto immaginare. Gojyo non aveva nessuno
da stuzzicare, Sanzo era sempre più irritabile, tanto che era sconsigliato
perfino rivolgergli la parola, Hakkai era preoccupato, e come se tutto
questo non bastasse, non poterono sfogare il nervosismo che era quasi
arrivato alle stelle, perché nessun sicario era venuto ad intralciare il
loro cammino, finendo anche le scorte di sigarette. Finalmente dopo una
settimana, arrivarono ad un villaggio; entrando avvertirono un potere
molto grande aleggiare tutto intorno. Scesero dalla jeep, che si trasformò
nel draghetto, ed incominciarono a camminare.
- Ehi Gon, guarda quello, ha i capelli come i tuoi - disse un ragazzo sui
20 anni, alto moro con gli occhi azzurri, rivolto ad uno del gruppo dai
rossi capelli.
- Eh?! - disse voltandosi quello che presumibilmente era Gon.
- Salve! - disse con un sorriso, rivolto ai tre compagni. Ora che lo
vedevano in viso si accorsero che anche gli occhi erano rossi… un figlio
della proibizione!
- Siete stranieri? Non vi avevo mai visto! - disse un altro ragazzo.
- Siamo dei viaggiatori, stiamo cercando un nostro compagno, ed una
locanda dove passare la notte - disse sorridente Hakkai.
- Qui non ci sono locande, andatevene! - intimò alterato, un altro
ragazzo. I tre rimasero perplessi dal cambiamento di umore di quei
ragazzi.
- Koi, calmati, non essere scortese! - lo riprese Gon.
- Sono loro, Gon, lo porteranno via! - disse adirato Koi. Hakkai, Gojyo e
Sanzo, erano perplessi.
- Cosa state dicendo? - chiese incuriosito Gojyo.
- Siete i compagni del piccolo Son? Venite con noi! - così dicendo, Gon
s’incamminò seguito dagli altri ragazzi.
- Cosa facciamo? - chiese Gojyo accendendosi una sigaretta.
- Direi di seguirli, non avverto malvagità in loro - rispose tranquillo
Hakkai.
- Tzè - disse Sanzo incamminandosi.
In quel villaggio si respirava, un’aria di pace e tranquillità. Chiunque
incontravano, salutava il gruppo. Ad un tratto i tre compagni si
fermarono, pronti all’attacco.
- Cosa c’è, perché vi siete fermati? - chiese perplesso Koi.
- Demoni - sibilò Sanzo.
Dall’angolo della strada arrivò, un ragazzo, con i chiari segni che lo
contrastinguevano come appartenente alla razza dei demoni, con un vaso di
fiori in mano.
- Ciao ragazzi! - salutò affettuosamente.
- Ciao Jien, dove vai di bello? - chiese Gon.
- Stavo andando dalla Signora - rispose con un sorriso il demone.
- Hai visto Son? - chiese ancora Gon.
- Stava al tempio fino a poco fa, perché? - rispose Jien.
- Questi viaggiatori lo cercavano - rispose Koi.
Hakkai, Sanzo e Gojyo, si guardarono confusi e sorpresi, quel demone aveva
mantenuto il suo -io-… ma come era possibile? Jien, si voltò verso i tre
che lo stavano fissando.
- Che c’è, perché mi fissate? Non avete mai visto un demone? - chiese
stranito Jien, - Eppure, c’è un demone con voi! - continuò fissando Hakkai.
- Ci scusi, ma di questi tempi, è difficile incontrare dei demoni con non
siano impazziti - rispose affabile Hakkai.
- Perché i demoni sono impazziti? - chiese Gon curioso.
Ma in che razza di villaggio erano capitati?
- Come? - chiese sbalordito Gojyo - Ma voi non sapete niente? - continuò.
- Che cosa dovremmo sapere? - chiese stizzito Koi.
- Voi non uscite mai da questo villaggio - affermò gelido il monaco.
- Chi esce dal villaggio non fa più ritorno - disse triste Jien.
- Uhm - mugugnò Sanzo.
- Devo andare, ci vediamo più tardi ragazzi! - disse ancora Jien,
salutando e continuando a camminare per la sua strada.
Il gruppo riprese a camminare.
- Scusate, ma non ci sono stati attacchi da parte dei demoni? - chiese
stranito Gojyo.
- No, perché avrebbero dovuto attaccarci, visto che questo è anche il loro
villaggio? - chiese sarcastico Koi.
- Comunque, si racconta che chi ha intenzioni malvagie, non può entrare
nel villaggio - disse Gon. I tre rimasero perplessi dalle parole del
giovane mezzodemone.
- Eccoci arrivati, questo è il tempio - disse Gon
- Ci vediamo - continuò, andando via con il suo gruppo.
- Qui la faccenda si complica - disse Gojyo guardando i ragazzi andare
via.
- Questo villaggio è avvolto da una barriera molto potente, mi chiedo chi
possa averla creata - disse pensieroso Hakkai.
- Se v’interessa, posso dirvelo io - disse una voce alle loro spalle. I
compagni si voltarono; un uomo sui 50 anni era in piedi sul portone
d’ingresso del tempio, guardandoli con tranquillità e facendogli segno di
entrare.
Salirono i due gradini che portavano al portone, un forte odore di fiori
li avvolse completamente, stordendoli.
Entrarono e quello che videro li lasciò a bocca aperta. Un’enorme ciliegio
in fiore, si stagliava al centro della sala. Guardandosi attorno, videro
che si trovarono in uno splendido giardino, con solo delle pareti ai lati
a protezione. Una fontana, raffigurante un bambino sui 5 anni con in capo
una corona di fiori, con un’espressione di pura gioia, circondato da fiori
ed uccelli, era posta al centro della parete di fronte. La luce del sole
illuminava quel luogo, dolce, quasi ad accarezzare le miriadi di piante
che vi erano all’interno.
- Vi prego, sedete, così saremo più comodi - disse l’uomo, indicando delle
panchine in pietra, ai lati della fontana. Sanzo guardò con attenzione la
statua del bambino, il suo cuore perse un battito, quando si accorse che
assomigliava moltissimo a Goku quando era piccolo.
- Mi scusi, voi siete il sacerdote di questo magnifico tempio? - chiese
gentilmente Hakkai.
- In un certo senso si, possiamo dire di si, sono il custode, o se
preferite il giardiniere - rispose il signore sorridendo dolcemente. - Se
volete vi racconto la storia di questo villaggio - continuò. I tre fecero
un segno di assenso.
- Bene l’inizio di tutto risale a circa 500 anni fa, in una notte di luna
piena…
“Si narra che in quella notte, sia nato lo spirito del bosco; salutato da
una luna splendente ed una pioggia di stelle, la natura s’inchinava e la
terra tremava. Qui gli uomini ed i demoni hanno sempre convissuto in pace
ed armonia. Dopo un paio di giorni, da quella notte, dei bambini di
ritorno dal ruscello nel bosco, dissero di aver visto un bambino con una
corona d’oro fra i capelli e gli occhi dello stesso colore.” I tre
sussultarono.
“Gli uomini incuriositi, decisero di andare a controllare che i bambini
non dicessero bugie. Lo trovarono nel ruscello a giocare nell’acqua;
quando si accorse della loro presenza, il bambino li guardò, e gli fece un
sorriso che fece sembrare pallida e fioca la luce del sole al suo zenit.
Rimasero incantati, quando ad un tratto, apparve un orso affamato, pronto
a sbranarli. Il bambino fece un balzo per poi atterrare, fra l’orso e gli
uomini.
- Hai fame? - chiese tranquillo il bambino all’orso, piegando la testolina
castana su un lato.
Il bambino guardò l’orso e poi gli uomini confuso. L’orso ruggì forte, ed
al suo richiamo apparvero altri predatori, pronti al minimo cenno, ad
attaccarli.
- Loro non sono cattivi, non ci faranno del male - disse sorridendo il
bambino all’orso.
A quelle parole gli animali se ne andarono. Il bambino guardò gli uomini,
gli sorrise nuovamente e sparì nel folto del bosco. Così da quel giorno,
per ringraziarlo, gli abitanti presero l’abitudine di andare al ruscello e
di lasciare delle offerte, a quel bambino, ormai conosciuto come lo
spirito del bosco.
Dovete sapere che la mia famiglia, è da generazioni che siamo giardinieri,
i migliori che esistano!
Un giorno, dei viaggiatori venuti da lontano, per ringraziare
dell’ospitalità offertagli, regalarono al mio antenato i semi di quel
ciliegio. Con cura ed amore, lì seminò qui, perché da questa posizione
poteva essere visto da tutto il villaggio; ed in poco tempo diventò un
bellissimo albero. Nessuno si capacitò della crescita così veloce, e
soprattutto del fatto che fosse sempre in fioritura. Ma un giorno l’albero
smise di crescere e lentamente i fiori appassivano. Il mio antenato non
sapeva come aiutare il ciliegio, avvertiva che stava morendo. In quel
mentre, venne richiamato dagli urli degli abitanti; una banda di predoni
stavano attaccando il villaggio. Corse a perdifiato, e quando arrivò, vide
che i predoni stavano picchiando gli uomini che si erano posti a difesa.
Ad un tratto in mezzo alla confusione, apparve lo spirito del bosco.
- Voi siete cattivi, perché fate del male ai miei amici? - chiese
arrabbiato.
- Levati di torno moccioso, se non vuoi farti del male! - disse sarcastico
un uomo, presumibilmente il capo.
- No, voi non dovete fare del male ai miei amici, andate via! - disse
sempre più arrabbiato lo spirito del bosco.
Ma quegli uomini risero, alle sue parole, e si buttarono addosso al
bambino; ma egli in poco tempo li uccise uno per uno. Gli abitanti
rimasero immobili, davanti alla forza che quel bambino sprigionava. Finita
la battaglia, si guardò intorno e vide molti dei nostri feriti.
- Nessuno deve mai più farvi del male! - disse piangendo, avvicinandosi ai
feriti, posando su di loro le mani, dalle quali uscì una luce dorata,
guarendoli all’istante. Ad un tratto alzò il suo sguardo sul mio antenato.
- Sei tu che mi hai chiamato? - chiese lo spirito del bosco scrutandolo.
Il mio antenato non seppe mai darsi una ragione, al motivo che lo spinse a
rispondere affermativamente. Accompagnò il bambino all’albero; vide i suoi
grandi occhi dorati, riempirsi di meraviglia e stupore, ed il volto
illuminarsi d’infinita gioia.
- Sai sento che l’albero sta morendo ed io non so più come aiutarlo - gli
disse triste. Il bambino lo guardò.
- Posso tornare a vederlo? - gli chiese supplicante.
- Certo tutte le volte che vuoi - gli rispose stupito. Il bambino cominciò
a saltellare intorno all’albero, per la gioia. Ad un tratto durante un
salto, atterrò su un piede, lì proprio dove c’è il piede della statua, e
sgorgò dell’acqua che bagnò le radici, ridando vita all’albero. Quella
stessa notte dei bagliori, illuminarono il cielo buio attorno a tutto il
villaggio.
Da quella volta, lo spirito del bosco, venne tutti i giorni a vedere il
ciliegio, ed ogni volta, intorno ad esso, nascevano nuove piante, fino a
divenire questo giardino che vedete ora.
Durante una sua visita, ad un tratto lo spirito del bosco divenne triste.
- Presto verranno a portarmi via! - disse piangendo, al mio antenato che
restò costernato a quelle parole.
- Io vi voglio bene, siete tutti così gentili con me, nessuno potrà mai
farvi del male, finché rimarrete nel villaggio ed avrete cura di questo
giardino. Qui in questo albero ho lasciato il mio affetto per voi e per il
giardino che ho creato. Vi proteggeranno per sempre! - continuò fra i
singhiozzi. Il mio antenato lo strinse a se e lasciò che si sfogasse; gli
promise che avrebbe continuato a curare il giardino con tutto il suo
amore, e che lo stesso avrebbero fatto i suoi discendenti. Il bambino
rincuorato, gli rivolse un magnifico sorriso. Da quella volta non tornò
più. Gli abitanti per onorarlo, costruirono la fontana e le mura intorno,
ed ogni anno si riuniscono qui per ringraziare lo spirito del bosco, che
ancora oggi protegge noi ed il villaggio dal male!”
- Una bella storia, ma non credo che sia vera! - disse Gojyo accendendosi
una sigaretta.
- Vi prego di perdonare il mio amico - disse Hakkai imbarazzato.
- Non si scusi, è naturale per dei viaggiatori credere che questo giardino
abbia 500 anni, ma vi posso assicurare che da quando sono nato, nessuna
delle piante è morta - disse l’uomo tranquillamente.
- Ci scusi se le facciamo perdere altro tempo, ma noi stiamo cercando un
nostro compagno… - iniziò a dire Hakkai.
- Si, il piccolo Son vero? Sicuramente sarà al ruscello, gli piace tanto,
comunque potrete aspettarlo a casa, è facile trovarla, è l’unica dove i
muri sono ricoperti da rampicanti - disse con un sorriso. I tre si
congedarono e si avviarono alla ricerca della casa.
- Certo che ripensando alla storia che quello ci ha raccontato, non avete
avuto l’impressione che parlasse di Goku? - chiese pensieroso Gojyo.
- Si, ma ci sono cose che non corrispondono - rispose altrettanto
pensieroso Hakkai.
- Chissà, forse è un suo antenato o parente! - disse distrattamente Gojyo.
- No - disse secco Sanzo, chiudendo la discussione.
Lui sapeva, era certo che quella storia parlasse di Goku, però, come aveva
detto Hakkai, c’erano effettivamente dei punti discordanti. In tanti anni
che vivevano insieme, non aveva mai visto la scimmia erigere barriere o
guarire qualcuno. Ma allora forse aveva ragione Gojyo! Se fosse così,
allora perché non lo avevano liberato prima, dalla sua prigione, invece di
lasciarlo lì per 500 anni? Ragionando, quell’uomo ha detto che quella
storia risaliva a circa 500 anni prima, dunque forse la verità è stata
modificata per renderla più suggestiva! Però Goku ha sempre detto di non
ricordare niente del suo passato. Possibile allora che oltre alla memoria,
parte della sua forza fosse stata sigillata? Argh! Accidenti tutta questa
storia lo stava facendo impazzire!!!
Persi ognuno nei propri pensieri, giunsero alla casa. Hakkai bussò alla
porta.
- Entrate vi stavamo aspettando! - disse una splendida voce di donna.
Sanzo sussultò riconoscendo la voce, era la stessa di quella donna che
aveva portato via la scimmia!
Entrarono, seguendo il suono della voce, che l’invitò ad accomodarsi, si
sedettero in sala da pranzo, aspettando i padroni di casa. Una grande
finestra, faceva entrare la luce del sole.
- Avete avuto problemi durante il viaggio? - chiese una calda voce
maschile, al che i compagni si voltarono e poterono vedere a chi
appartenevano le voci.
Un uomo e una donna, erano in piedi sulla soglia della stanza. Tutti e due
dimostravano di non avere più di 30 anni. Lui era poco più alto di Gojyo,
aveva dei lunghi capelli biondi, la carnagione chiara e gli occhi di un
azzurro chiaro e brillante, come il cielo in un giorno sereno di
primavera. Indossava una semplice maglia azzurra, e dei semplici pantaloni
blu scuri, come la notte, che risaltavano il fisico perfetto e slanciato.
Lei era poco più bassa dell’uomo, lunghi e folti capelli castani
incorniciavano il bellissimo volto, in cui risaltavano gli occhi blu, blu
come la notte. Un semplice vestito, dal colore della terra, la fasciava
gentilmente, mostrando la generosità delle forme del corpo perfetto e
snello.
- Siete voi che avete preso la scimmia! - disse Sanzo con freddezza.
- Aveva bisogno di riposo, tranquillità ed aiuto - rispose l’uomo
pacatamente.
- Se era solo questo, poteva benissimo rimanere con noi, la stupida
scimmia - disse con falsa indifferenza Gojyo.
- Certo, come no! Come fate sempre! - disse sarcastica la donna.
- Credete che la vostra indifferenza, la falsa cortesia e le prese in
giro, lo avrebbero aiutato a ritrovare la via? Siete solo dei poveri
stupidi! - continuò con astio la donna, fissandoli uno per uno.
- Cara, non c’è bisogno di aggredirli - disse pacatamente l’uomo, cercando
di calmare la moglie.
- Se la sarebbe cavata da solo - disse glaciale il monaco, con uno sguardo
che non ammetteva repliche.
- Konzen, anzi Genjo Sanzo, attento alle parole che dici, e soprattutto
cerca di essere sincero con te stesso! - lo ammonì l’uomo. Un pesante
silenzio scese nella stanza.
- Vi daremo un posto dove passare la notte, per riflettere se veramente
volete che Son ritorni al vostro fianco oppure no! Dalla vostra decisione
dipende la sua vita! - disse infine l’uomo serio, fissandolo intensamente
il monaco.
- Possiamo vederlo? - chiese timidamente Hakkai, prendendo parte alla
conversazione.
- Domani, comunque gli comunicheremo che siete arrivati - rispose l’uomo,
facendogli segno di seguirli.
Li accompagnò in un’altra casa, poco distante, lasciandoli da soli.
- Ma tu guarda, che strane persone, certo che lei è veramente uno
schianto! - disse sarcastico Gojyo.
- Tzè, che seccatura! - disse indifferente Sanzo, accendendosi una
sigaretta.
- Sanzo - chiamò Hakkai.
- Uhm - rispose il bonzo.
- Hanno ragione, chiarisci i tuoi sentimenti, perché è da te che aspettano
la risposta - disse Hakkai serio.
- Tzè, finora sei stato zitto ed ora dici solo stupidaggini, cosa vuoi che
me ne importi di quella stupida scimmia! - disse glaciale il monaco.
- Hakkai, perché prendi le difese di quelli, ci hanno insultato e credono
di conoscere la scimmia meglio di noi! - disse Gojyo alterandosi.
- Voi, non avete percepito niente in loro? - chiese stanco Hakkai.
- Che cosa c’era da percepire, sono umani! - rispose stizzito Gojyo.
- L’amore Gojyo, l’amore che provano per Goku - disse Hakkai.
- Amore, ma se lo conoscono da una settimana! - ribadì il rosso.
- Credo che loro lo conoscano da molto, molto tempo… io credo che sappiano
tutto di lui! - disse affranto Hakkai.
- Certo, a quello stupido gli si legge tutto in faccia! - disse Gojyo.
- Gojyo, perché non vuoi capire! - disse il demone gentile esasperato.
- Che cosa c’è da capire? La stupida scimmia, non può vivere senza il suo
padrone, quindi… - ribadì Gojyo.
- Sei convinto di quello che dici? Se Goku dovesse scegliere fra noi o
loro, sei sicuro che rimarrebbe con noi? - chiese Hakkai.
- Certamente, vero Sanzo? - rispose convinto Gojyo.
“Per quanto credi di rimanere il sole per quel bambino?”
Prepotentemente, quella domanda s’affacciò alla mente del biondo monaco,
che irritato uscì sbattendo la porta.
- Che cosa gli è preso a quel bonzo inutile? - chiese Gojyo.
Hakkai non rispose, e si stese sul suo futon, cercando di dormire, ed alla
fine anche Gojyo fece lo stesso.
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