Luce e ombra

parte I - L'inizio della discesa verso l'oscurità 1a parte

di Jody


In una stanza, dove solo pochi raggi solari entravano dalle imposte chiuse, vi erano due uomini, uno seduto dietro ad una enorme scrivania, e l’altro in piedi.
- Devo averlo, fai quello che vuoi, ma quell’essere deve servire me! - disse con fredda decisione, l’uomo seduto alla scrivania, con i gomiti appoggiati su di essa, le mani sovrapposte dove aveva appoggiato il mento; solo questo si vedeva nella quasi completa oscurità della stanza.
- Come voi desiderate mio Signore! - rispose l’altro, atono, inchinandosi per poi uscire dalla stanza.
- Devo avere il pieno controllo su di lui, affinché i miei piani vadano a buon fine! - disse l’uomo alla scrivania, con il tono di chi ha già vinto, con un ghigno crudele sulle labbra.

“Dove sono, dove mi trovo? Questa stanza, mi sembra familiare…”
Un uomo dai lunghi capelli biondi era inginocchiato, davanti ad un divano, ove era sdraiata una figura minuta.
-Perché sento questi sentimenti? Paura, preoccupazione, ansia, senso di colpa, rabbia… che cosa succede? Sto sognando?-
Rumori di lotta, si facevano via via più vicini, ma a quell’uomo sembrava che non li ascoltasse, troppo preso a vegliare su quella creatura.
“Chi sei tu? Cosa sta succedendo? Mi avvicino, ma quello che vedo mi fa perdere un battito… la figura minuta è Goku… Goku sta molto male… guardo l’uomo… ma quello … quello mi somiglia moltissimo!”
- Goku, Goku apri gli occhi, ti prego… è solo colpa mia, non sono riuscito a proteggerti. Succeda quel che succeda, io non avrò rimpianti… non permetterò che ti facciano del male, questa volta ti difenderò a costo della mia vita! Svegliati, ti prego… fammi vedere ancora una volta i tuoi bellissimi occhi, che io amo tanto… già che io amo… ti amo piccolo mio, non te l’ho mai detto, hai portato la vita in questa mia inutile e vuota esistenza… non ti lascerò mai… Svegliati! – disse l’uomo con dolore.
Lentamente due occhi color dell’oro si aprirono, confusi, poi pieni d’amore per l’uomo che era al suo fianco… un nome sussurrato con amore e poi si richiusero.
- K-Konzen! –
La porta della stanza si spalancò e si richiuse. Tre uomini erano entrati, di cui uno aveva le mani legate.
- Ehi, quelli lì ce la stanno mettendo tutta per farsi ammazzare! -
- Voi siete dei pazzi, consegnategli l’eretico così avrete salva la vita! -
- Hai sentito Tenpou? Avremo salva la vita! -
- Consegnare Goku uhm… non se ne parla proprio, tanto ci uccideranno lo stesso! -
- Siete solo in due, anche se fra i più potenti, contro l’intero esercito! -
- No, siamo in tre! -
- Ehi tu, devi pensare alla scimmia! -
- Infatti è quello che faccio, siamo senza via di fuga, l’unico modo per uscire da qui è distruggere l’intero esercito, quindi una persona in più fa comodo -
- Hai ragione, però tu rimarrai vicino a Goku -
- Perché vi affannate tanto a proteggere quel bambino? -
- Perché lui è l’unico essere che sia degno di vivere! -
- Ma sentitelo… comunque io sono il suo fratellino -
- Ed io il suo zietto -
“Quei tizzi assomigliano molto ad Hakkai e Gojyo. Sento i sentimenti di quel Konzen come se fossero i miei… ma come è possibile?”
La porta venne sfondata, molti soldati entrarono. Quei tre si disposero in difesa di Goku. L’uomo dai lunghi capelli biondi davanti al bambino, gli altri due davanti a lui. La battaglia fu molto violenta… sangue colorava di rosso le pareti ed il pavimento della stanza, molti i cadaveri dei soldati… ma quei tre non accennavano a volersi arrendere.
Forti, fieri, decisi combattevano per salvare il bambino… ma tutto questo non fu sufficiente, perché i soldati continuavano ad arrivare.
- Mi dispiace - e l’uomo che assomigliava ad Hakkai morì. Gli altri due continuavano a lottare.
- Rimani solo tu - ed anche quello che assomigliava a Gojyo morì. Ora solo il biondo era rimasto in difesa della scimmietta, che si stava risvegliando.
- Arrenditi Konzen Doji -
- Mai - E si mise a combattere con quello che aveva parlato.
“Sento un dolore fortissimo al ventre, dove quel tizio è stato colpito”
- KONZEN! -
- Goku… andrà tutto bene… ricorda… io ti ritroverò, hai capito scimmia? Se tu mi chiamerai… dovunque io sarò, ti ritroverò… perché tu sei la MIA scimmia, ed io il TUO padrone -
- Konzen, no non lasciarmi! -
- Non ti lascio… ovunque sarò, sentirò la tua voce e verrò a prenderti! -
Occhi d’oro, spalancati pieni di dolore e paura, ma con la chiara promessa di chiamarlo fino al giorno in cui l’uomo tornasse da lui. Un ultimo assalto e poi… il buio…

Sanzo si svegliò di soprassalto, madido di sudore, con le immagini di quel sogno… era come se lui avesse vissuto tutto, come se quell’uomo biondo fosse lui. Si mise a sedere sul letto e si accese una sigaretta, mentre i pensieri si accavallavano l’uno sull’altro.
- Un giorno anche tu sentirai una voce! -
“Maestro!”
- Se tu mi chiamerai, sentirò la tua voce, e verrò a prenderti -
“Ho sentito una voce fastidiosa, che invocava la mia presenza… ho sentito il suo richiamo…”
- Ehi, sei tu quello che continua a chiamarmi? -
- Eh? Io non ho chiamato nessuno -
- Non mentirmi ti ho sentito distintamente… smettila sei fastidioso… non ho altra scelta… ti porterò con me! -

“Goku! Quel bambino del sogno era lui… lui ha continuato per 500 anni a chiamare quell’uomo, quel Konzen, che gli aveva promesso di tornare a prenderlo! Ma allora perché sono stato io a sentire la sua voce?”

Il viaggio procedeva tranquillo, il sole aveva cominciato a tramontare, entro un paio di ore al massimo, sarebbero arrivati ad un villaggio. Hakkai frenò bruscamente, una persona dai lunghi capelli biondi, dall’aspetto regale era in piedi di fronte a loro. I tre ragazzi più grandi lo fissarono guardinghi, mentre il più piccolo sgranò gli occhi incredulo. Saltò fuori dalla jeep con un balzo, incamminandosi verso l’uomo, seguito dagli altri, perplessi dal suo strano comportamento.
- Scimmia, finalmente ti ho trovato, forza andiamo a casa! - disse l’uomo con voce calda e autorevole.
Al suono di quelle parole, la scimmia si bloccò e dai suoi occhi caddero calde lacrime.
- K-Kon-zen? - chiese titubante la scimmia.
- Goku conosci questo Signore? - chiese tranquillo Hakkai, avvicinandosi al piccolo demone, ma alla vista del volto del suo amico si preoccupò, infatti vi leggeva felicità, ma anche paura e dolore; sbiancò quando vide il volto dell’uomo.
- Certo che sono io!! Sbrigati stupida scimmia, non ho tempo da perdere - disse Konzen, seccato, allungando una mano verso il piccolo demone, per invitarlo a seguirlo.
Anche Gojyo e Sanzo si avvicinarono alla scimmia, che pareva essere caduta in trance. Ora che anche loro vedevano bene il volto di quell’uomo, si accorsero della straordinaria somiglianza con Sanzo, gli stessi freddi occhi viola, lo stesso colore di capelli, la fisionomia del viso identica, solo che quella di quel tizio era leggermente più dolce, lo stesso chakra scarlatto sulla fronte… una divinità!!
- Non… non sei… arrabbiato con me? - chiese singhiozzando Goku.
- No, non sono arrabbiato con te, anche se hai combinato un bel casino! - rispose con un tono più dolce Konzen.
- Mi dispiace Konzen, mi dispiace tanto! Perdonami! - disse Goku piangendo, mentre si gettò disperatamente fra le braccia di quel Konzen, il quale lo strinse forte al suo petto, accarezzandogli il capo dolcemente, aspettando che il piccolo si calmasse.
Sanzo fremeva di rabbia, mentre Gojyo e Hakkai erano confusi.
- Calmati scimmia è tutto a posto, è tutto finito, sono qui con te! - disse dolcemente Konzen.
“Lui non è Konzen! Non credere alle sue parole!” disse una voce nella mente di Goku.
- Konzen! Konzen! Konzen! - ripeteva in continuazione, con disperazione la scimmia.
- Tu devi essere quello che si è portato via il mio animaletto! - disse sarcastico Konzen, guardando Sanzo con uno sguardo glaciale.
- E con questo? Si l’ho trovato io! - rispose il monaco mantenendo un tono di voce piatto, fissandolo con uno sguardo omicida.
- Per colpa tua ho perso un sacco di tempo per ritrovarlo! Avresti fatto meglio a farti gli affari tuoi! - sibilò cattivo la divinità.
- Era il moccioso che continuava a chiamarmi, non voleva smettere così ho dovuto portarlo con me! - rispose acido il bonzo.
- Non stava chiamando te, ma me! - ribatté velenoso Konzen.
- Tzè allora perché lo avresti lasciato 500 anni rinchiuso in quella prigione? - domandò Sanzo inviperito, quella divinità gli dava sui nervi. Konzen lo guardò freddo e scostante, facendo salire la rabbia di Sanzo a livelli inimmaginabili.
- Chi diavolo sei tu! - urlò infuriato Sanzo, puntando la pistola contro quel tizio.
- Tzè, a te non deve interessare… comunque sono il padrone di questa scimmia! - disse con tracotanza Konzen.
Sanzo sparò con furia omicida contro quell’essere, che si permetteva di stringere la sua stupida scimmia. I proiettili non arrivarono mai a colpire l’uomo, confermando che egli era una divinità. Al rumore degli spari, Goku si voltò verso Sanzo.
- Non provare mai più a toccare Konzen! - urlò con una rabbia feroce Goku, sfoderando il suo bastone.
Era la prima volta che la scimmia si rivoltava contro il monaco: Gojyo e Hakkai rimasero impietriti, alla vista di quel piccolo demone infuriato con loro, e soprattutto ora sembrava più piccolo, quasi un cucciolo. Anche il monaco vide il cambiamento nella sua fisionomia, come se fosse tornato ad essere il bambino che aveva trovato incatenato alla roccia.
- Non permetterò a nessuno di portarmi via il sole! - continuò con furia, mentre si preparava ad attaccare il monaco.
- Quello non è il tuo sole! Guardami, io sono il tuo unico sole!! - urlò disperato il cuore di Sanzo, mentre una fitta di dolore lo trapassò lasciandolo senza fiato.
- Lascia stare Goku, ora siamo di nuovo insieme… sai non ti ho mai detto quanto ti voglio bene scimmietta! - disse Konzen con un sorriso, accarezzandogli una guancia. Goku gli si aggrappò nuovamente al suo petto.
“Non è Konzen! Lo sai benissimo che è solo un’illusione” urlò la voce nella sua testa.
“Adesso potrei morire felice… Konzen mi ha detto che mi vuole bene! Se questo è un sogno… non voglio più svegliarmi!”
“Non è Konzen! Konzen è…” cercò di dire nuovamente la voce nella sua mente.
- Perdonami, mi dispiace! - urlò Goku piangendo con disperazione, gettandosi nuovamente tra le sue braccia.
- Avrei voluto rimanere per sempre al tuo fianco! Per colpa mia… fu solo colpa mia, se non è stato così! Perdonami! Perdonami Konzen, perdonami! Come sempre non ti ho dato retta… a te… a te che eri il mio sole… ed io invece… ti ho fatto solo del male… avevano ragione, loro hanno sempre avuto ragione! Non sarei mai dovuto nascere! Ti ho sempre voluto tanto bene… ti prego perdonami! Perdonami!! - continuava ad urlare, tra le lacrime, stretto al suo petto mentre il dispositivo di controllo, andava in frantumi, trasformandolo nel Seiten Taisei… ma ancora rimaneva aggrappato alla divinità con disperazione, continuando a piangere e a chiedere perdono…
I tre compagni rimasero sbalorditi, a quella vista… il Seiten piangeva!!
- Tutto questo è un bellissimo sogno… grazie Konzen per aver accettato anche me! - disse con gratitudine il Seiten, staccandosi dalla divinità, fissandolo negli occhi, continuando a versare lacrime.
- Grazie!!! - disse ancora il Seiten, mentre sfondava il petto del demone con un pugno.
- Come… come hai… fatto… a capire… - chiese shockato il demone, riprendendo le sue sembianze, accasciandosi al suolo, seguito dal Seiten.
- Ne-nessuno ci è mai riu-scito - disse ancora il demone, spegnendosi fra le braccia del demone eretico.
- Konzen è morto… per salvare me! – sussurrò il Seiten.
Il Seiten, ritrasse la mano dal suo petto, continuando a piangere; guardò fisso i tre amici, che erano ancora immobili, si alzò e con passo lento e regale, si avvicinò fermandosi davanti a Sanzo, senza smettere di fissare quelle ametiste fredde come il ghiaccio. Allungò una mano, per toccare il monaco, cercando di dire qualcosa, ma invece i suoi occhi si chiusero e le gambe cedettero, facendolo cadere all’indietro; i lunghi capelli lambivano dolcemente il volto rigato di lacrime ed il petto minuto, la mano ancora tesa, mentre continuava la sua caduta verso il terreno. Due braccia si strinsero al piccolo corpo, con forza, possesso e dolcezza, arrestandone la corsa verso il terreno.
In silenzio risalirono sulla jeep, stranamente il bonzo si mise dietro, continuando a stringere la scimmia fra le sue braccia. Aveva rimesso il diadema, ma anche se svenuto, le lacrime non avevano mai smesso di rigare il suo dolce viso… per questo aveva deciso di tenerlo stretto a lui, affinché quelle gocce di luce finissero la loro discesa, da quelle lunghe ciglia chiuse, su quei pozzi d’oro fuso, che erano gli occhi della sua scimmia.

- Tutte le carte ora sono sul tavolo, chi vincerà? Per quella scimmietta è giunto il tempo di fare una scelta! Ora si che la storia si fa interessante! - disse Kanzeon con il suo tono sprezzante, seduta alla sua postazione preferita.