Disclaimers:  I Samurai Troopers non sono personaggi miei, ma se lo fossero si divertirebbero molto di più!!

NOTE:
1) i nomi dei demoni forse non saranno quelli corretti, ma la mia è una licenza poetica per cui Rajura è il demone dell'illusione e non il ragno e Anubis è il demone dell'oscurità, capelli blu e cicatrice. Per sviste, errori o che altro non so che dirvi! Prendete quel che viene e non lamentatevi, sono pur sempre io l'artista, no?! ^_^!!!
2) sì, è vero, i demoni sono assolutamente OoC, cioè sono assolutamente 'inventati' nei loro comportamenti, nel modo di parlare nelle espressioni ecc perchè non me li ricordo assolutamente più! D'altra parte inventare ex novo dei cattivi era troppo faticoso per cui sorry di cuore a tutti i fans dei quattro cucciolotti di cui stiamo parlando . . ma è esigenza artistica pure questa!!! [e perchè mai nessuno mi ha fatto notare che pure Touma amore è un pochino OoC?! Adesso non ditemi che quel coso di cui scrivo somiglia anche solo lontanamente al 'nostro' Touma, vero? *sig* ma mi viene solo così ....me infelice ... ]
3) qui sotto si parlerà di 'Anael' l'angelo della Morte. Sappiate che è un'invenzione mia e non si intende la personificazione di una creatura sovraumana o la possessione demoniaca di un corpo umano ma è solo una . . mhm . . come dire? Una carica, ecco! Esiste il MegaGeneralissimo delle Armate di Zwindrglissrizzz?! Bhè, allora esiste pure l'Anael (notate l'articolo determinativo davanti al nome)
4) uso questi segni# per indicare un discorso telepatico. Odio l'impossibilità grafica di usare il corsivo!!!!!!!

NOTE: questo segno § racchiude un flashback che non sapevo come rendere diversamente!!!!!


Corrompere la luce

di Dhely

parte VI

Shuu si sedette sul bracciolo del divano con un sospiro.
"Senti, Shin, guardiamo in faccia alla realtà, è tutto il giorno che fa il matto."
"Non 'fa' il matto, è solo . . "
"Sconvolto."
"Già."
Stettero lì a fissarsi in silenzio mentre Ryo premette sul telecomando per spegnere la tv e poi sospirò. "Dobbiamo cercare di . . bhè . . evitare certi discorsi."
Shuu incrociò le braccia. "Tipo?! Grande capo, scusa se te lo faccio notare ma questo lo sapevo anch'io!Ho chiesto consiglio a Shin apposta perché lui è più sensibile e queste cose le capisce meglio, non sapevo che avrei potuto chiederlo anche a te!"
Ryo grugnì qualcosa di indecifrabile prima di alzarsi in piedi, seccato.
"Andiamo, ragazzi! Non mi pare il momento di fare i capricci o di litigare! - Shin prese Ryo per un braccio - Dobbiamo parlare di Seiji."
"Se qualcuno ha qualcosa ancora da dire."
"Shuu!"
"Senti, oggi c'eravamo tutto, no? Su qualunque argomento rispondeva peggio che Touma nei suoi momenti neri. Lo so, lo so! - sollevò le mani per bloccare le reazioni dei suoi compagni - E' sconvolto e tutto quel che vuoi ma non possiamo non rivolgergli la parola fintanto che starà così, no? Dobbiamo decidere una strategia comune . . "
Ryo scosse il capo. "Sembri proprio Touma quando parli così. - poi si guardò intorno con aria dubbiosa - A proposito di Touma . . "
Shin lo precedette "L'ho spedito a letto dopo la 'sorpresa' della palestra. Si è alzato qualche ora fa, adesso non so dove sia."
"Bhè, potremmo chiedere a lui, dopo tutto è lui l'addetto alla stesura dei piani di battaglia."
Shin fece per rispondere quando l'eco di una porta sbattuta al piano di sopra attirò la loro attenzione.
"Seiji, aspetta!"
Touma?
"Che vuoi ancora? Mi avevi dato tu il permesso di prendere qualcosa in prestito dal tuo armadio, o sbaglio?"
"Si . . cioè, no . . ma quei . . quei vestiti . ."
"Hai un legame particolare con questi pantaloni e non vuoi che li prenda?"
"Ma no, che centra! Solo che . ."
"Bhè, allora grazie per avermeli prestati."
"Seiji, per l'amor del cielo . ."
Shin riuscì solo a pensare che fosse una scena ridicola se non fosse stato che quei due erano suoi amici e che non . . non . . non credeva ai suoi occhi. Seiji scendeva dalle scale con un'espressione di ghiaccio, la sua nuova pettinatura con i capelli tirati all'indietro e la coda, le mani in tasca di pantaloni neri, di pelle lucida, stivali da motociclista, con le fibbie di metallo, una maglietta nera dal collo alto e un giubbotto, sempre di pelle, sempre nero. E poi c'era Touma, agitato, nervoso, con indosso appena un paio di boxer e una camicia che si era ovviamente infilato di corsa . . una camicia verde . . di seta . . di Seiji . . Shuu iniziò a farsi un'idea piuttosto precisa di dove Touma avesse 'dormito' per tutto il pomeriggio.
Touma si voltò verso di loro "Maledizione, ditegli qualcosa anche voi!"
Seiji scrollò le spalle voltandosi verso la porta "Andiamo, non fare il bambino. Cosa vuoi che mi dicano oltre che questi pantaloni mi fanno un bellissimo sedere?" ghignò tra sé sentendo l'urlo telepatico di Touma.
#Ditegliqualcosamaledizioneapritequelladiavolodiboccaeditegliqualcosa!!!!#
Shin parlò senza neppure pensare a quello che stava dicendo. "Seiji, cosa vuoi per cena?"
Lui si fermò davanti a quel grande posacenere di cristallo che avevano appoggiato sul tavolino all'ingresso dove si lasciavano le chiavi delle macchine e pescò la sua. "Non mangio a casa."
"Oh. - deglutì un paio di volte pensando a una ramanzina sul fatto che nelle sue condizioni, dopo quello che aveva passato avrebbe dovuto riguardarsi e non andarsene in giro, da solo, di notte, chissà dove, ma non riuscì a dire nulla di troppo complesso - E dove vai?"
"In città."
Ryo si riscosse dallo stupore. "Senti, non voglio farmi gli affari tuoi, ma . ."
"E allora non farteli, non mi pare di obbligarti in qualche modo. Non ceno qui e non so a che ora torno, non penso dobbiate sapere di più. - il suo sguardo era freddo e sprezzante, squadrò Ryo dall'alto in basso come a sfidarlo ma non trovando in lui altra reazione che un silenzio stupito si voltò verso la porta stringendosi nelle spalle - D'accordo, allora vado."
Touma gli si piantò davanti col cipiglio più bellicoso che seppe trovare nonostante il modo ridicolo in cui era vestito, quello che era successo poche ore prima e Seiji che era così dannatamente sexy e quei pantaloni che gli stavano così bene e lui che aveva il cuore che gli batteva in gola e lo stomaco annodato e le ginocchia che gli tremavano e un unico pensiero infisso nel cervello: voglio ancora fare l'amore con lui, voglio ancora fare l'amore con lui, voglio ancora fare l'amore con lui . .
"Tu non vai da nessuna parte!"
Seiji sollevò appena un sopraciglio, sfoggiando un mezzo sorrisetto sardonico avvicinandoglisi di un passo. "Sembri mia madre."
"Non lo sono! E . ."
"Meno male. - Touma si accorse del suo movimento un attimo troppo tardi e si trovò con una mano di Seiji fra i capelli, a tirargli indietro il capo, la bocca chiusa dalla sua, la sua lingua a solleticargli il palato, in un bacio così profondo da lasciarlo senza fiato. Lo shock degli altri fu come un'ondata gelida che gli entrò nella mente, lui stesso non ebbe neppure la forza di fare . . di pensare qualcosa, finchè Seiji non lasciò la presa, staccandosi da lui con un sorriso strano, quasi dolce. - Non aspettarmi alzato."
La porta d'ingresso si chiuse con un tonfo che copiò il tonfo del cuore di Touma, arrivatogli in un attimo all'altezza delle ginocchia, incapace di fare qualunque cosa oltre a stare a fissare Shin, in piedi di fronte a lui. 
Shuu si passò una mano fra i capelli "Credo . . credo che sia meglio che vada a sedermi."
Touma appoggiò la schiena alla parete, lasciandosi scivolare a terra. "Non abbiamo niente di forte da bere, in casa, vero?"

*****

Sentiva il motore rombare rompendo l'assurdo silenzio di quella notte, i fari come due stiletti che fendevano il buio. Avrebbe voluto possedere una decappottabile oppure una moto per ubriacarsi dell'aria che gli sfrecciava intorno ma si sarebbe accontentato anche di quello. Parcheggiò la macchina in un posto a caso, in fondo non aveva affatto una meta, voleva solo camminare in città che lampeggiava delle sue mille luci, proprio come nel suo sogno. Sorrise a se stesso dandosi dello sciocco: patetico burattino, ecco quello che era stato per anni e non solo durante le ultime settimane.
Improvvisamente cambiò il vento e aspirandone a fondo l'odore, oltre lo smog e il puzzo degli uomini, si sentiva l'ozono, l'aria elettrica e umida, un temporale che correva veloce sulle ali della notte.

Un temporale. Acqua pura che scendeva dal cielo, inzuppandolo fin nelle ossa, lampi che squarciavano il buio proprio come faceva la sua spada, tuoni che squassavano i vetri delle finestre dietro le quali la gente si riparava.
Le gocce di pioggia erano fitte e pesanti, cristalli sottili che graffiavano la pelle,in lontananza si perdeva l'eco di un'autoambulanza che correva chissà dova, i fulmini come netti segni nel cielo.
Chissà com'era esserne colpiti. In fondo erano luce, pura e liquida, sembrava gelida e tagliente come quella di certe albe d'inverno ma ben più irruente. Chissà cosa si provava ad essere posseduti da un fulmine. Seiji si fermò sollevando il capo, lasciando che l'acqua gli scivolasse sul viso, sul collo, per infilarsi sotto la giacca, colargli sulla schiena, ovunque. Era così bello. L'elettricità la sentiva dentro e fuori, lo riempiva e la respirava, era ciò che possedeva e insieme ciò che desiderava. Elettricità, luce, energia pura che gli corresse nelle vene, cancellando l'oscurità, quella terribile oscurità che gli premeva sul cuore . . sorrise al cielo, muto. Se piangeva le lacrime non si potevano distinguere dalle gocce di pioggia, se singhiozzava i sussulti potevano scambiarsi per tremiti di freddo. Quella era la notte perfetta, così il suo onore non sarebbe stato scalfito. Il suo onore. Riprese a camminare nelle strade che si erano svuotate della città.
Riprese a camminare nel nulla che era diventato il suo cuore.


Shin tese la mano sul comodino. Sete. Acqua. Sollevò il bicchiere e trovandolo vuoto mugolò un sospiro di disappunto. Non aveva voglia di alzarsi. Aveva sonno. Sbadigliò. Ma non poteva neppure morire di sete!
Rotolò giù dal letto dirigendosi in cucina dove il grande orologio da muro segnava le 4 e mezza e la cosa gli strappò un sorriso pensando alle tre ore abbondanti di sonno che gli rimanevano da dormire. Poi in corridoio, accanto alla porta d'ingresso vide accasciata una figura scura con gli occhi che scintillavano pericolosi. Sobbalzò dallo spavento ma solo quando fu ben sveglio si accorse che non erano altro che degli stivali, quegli strani stivali che aveva indosso Seiji quando era uscito. Allora era tornato!
Fantastico! Aveva davvero temuto potesse fare qualche sciocchezza e invece...
La porta della palestra era socchiusa e vi percepì chiaramente una presenza.
A quell'ora? Shin si avvicinò in silenzio cercando di muoversi il più lievemente possibile. La luce era spenta, la pedana era al buio ma sopra si stava comunque allenando qualcuno, una lama lucente fendeva l'aria, il ritmo del respiro che seguiva quello dei movimenti, *quei* movimenti. Seiji. Solo lui combatteva in quel modo. Si stava allenando da solo, come suo solito, combattendo contro un nemico immaginario perché mai quando ogni tanto si sfidavano l'un l'altro utilizzando armi di bambù utilizzava tutta la sua destrezza e la sua tecnica.
Shin spalancò gli occhi dalla sorpresa: non era solo in pedana! No, di fronte a lui s'intraveda una figura sottile, forse un po' più bassa di Seiji, traslucida, come se fosse quasi trasparente ma che mandava bagliori
argentei e non solo dalla lama che impugnava. Chi diavolo . . il suo allenamento gli urlava di buttarsi in avanti, aggredire quel nemico, aiutare un compagno, ma l'istinto lo obbligava a stare lì, muto e immobile spettatore di una silente battaglia che sapeva essere mortale.
Vide, ghiacciato dal terrore, Seiji sbilanciarsi in avanti in un affondo perfetto e vide la figura sottile muoversi veloce come un fulmine, scivolando di lato, trovando la difesa sguarnita e affondando a sua volta.
Shin urlò. Seiji era lì, a pochi passi da lui, trapassato da parte a parte da una lama d'argento che gli trafiggeva il petto . . e poi cadde, senza più forze, sulla pedana, senza più un'arma a spaccargli il cuore, senza più quel fantasma nemico a infierire sul suo cadavere. Nessun'altro oltre a lui. Shin corse sulla pedana, sollevando il suo amico che respirava flebilmente, gli occhi chiusi.
"Seiji . . Seiji che . . stai bene?"
Lo vide sbattere un paio di volte gli occhi come se facesse fatica a mettere a fuoco, poi lo riconobbe e lo spinse via, senza neppure una spiegazione. Si strinse al petto le ginocchia, cercando di respirare lentamente, per regolarizzare il battito cardiaco. Shin non riusciva a far altro che guardarlo, e poi cercarsi intorno, a cercare quell'ombra che era scomparsa, come qualunque ombra che si rispettasse.
"Lasciami stare."
Shin voltò di scatto il capo verso di lui, sforzandosi in qualche modo di essergli di conforto, se lui almeno gliene avesse dato la possibilità . . invece si strinse ancor di più nelle spalle, come a volersi chiudere fuori dal mondo intero.
"Seiji . ."
Lo vide tendersi verso la spada, avvolgere le dita intorno all'elsa, sollevarsi in piedi come a soppesarne il bilanciamento poi un ghigno e uno scatto rapido, così rapido che Shin non riuscì a vederlo con gli occhi. Da
quando era diventato così veloce? Era a terra, Seiji gli teneva un piede appoggiato al petto, tenendolo giù, la punta della sua spada a graffiargli il collo e nel suo sguardo vedeva che non stava scherzando.
"Ti ho detto di lasciarmi stare."
Fece per sollevarsi ma sentì un rivolo di sangue scendergli per il collo, non aveva spostato la lama, nonostante avesse visto il suo movimento. Shin si sentì ghiacciare.
"Mi uccideresti?"
Silenzio, Seiji strinse gli occhi come se fosse immerso in un pensiero profondo poi sospirò.
"Perché no?"
Shin chiuse gli occhi. Non sopportava di vedere quel volto che considerava amico stravolto in quel modo da un qualcosa a cui non sapeva dare nome. Non era Seiji quello, non poteva esserlo. Era così freddo, così lontano. Sapeva che non aveva mentito. 'Perché no.' Ci aveva pensato prima di rispondergli, ed era esattamente quello che stava pensando in quel momento . .  Come avevano potuto fargli questo?
"Seiji, hai bisogno d'aiuto."
Scosse il capo, seccamente, sollevò la spada, lo lasciò libero allontanandosi di qualche passo e dandogli la schiena.
"Ho bisogno di stare da solo. Per favore, Shin, per favore . . non . . non ti chiedo di capirlo, ma . . accettalo. Almeno tu."
Shin si sentì stringere la gola in un nodo, avrebbe voluto piangere ma improvvisamente si rese conto che sarebbe stato stupido. Annuì in silenzio, alzandosi in piedi e si diresse nella sua stanza senza più voltarsi indietro.

*****

Touma dormiva, un sonno profondo ma agitato, sentiva leggermente riverberarsi sulla sua pelle il movimento convulso delle nubi nel cielo non abbastanza forte perché si svegliasse ma non abbastanza lieve perché passasse del tutto sotto silenzio. Una mano che gli sfiorò una spalla, un lieve singhiozzo.
"Touma . ."
Un semplice sussurro bastò a sciogliere ogni brandello di sogno nella sua testa. Aprì gli occhi, saltando a sedere sul letto: una marea di pensieri gli invase la mente. Un nemico, un attacco, Seiji stava male . . Seiji...
Seiji era seduto lì, a pochi centimetri da lui, sul bordo del letto, le spalle che tremavano visibilmente, quasi piegato su sé stesso, gli occhi abbassati. Touma gli sfiorò piano i capelli.
"Seiji, cosa succede?- sotto le dita lo sentiva tremare e poi un singhiozzo soffocato - Seiji, sono qui."
Lo sentì avvicinarsi, appoggiarsi alla sua spalla e Touma lo strinse a sè con tutta la dolcezza che seppe trovare. Sembrava un bambino che era stato preda di un incubo terribile. Gli accarezzò piano i capelli, quei meravigliosi capelli biondi di solito morbidi e lucenti e ora, invece, aggrovigliati e sudati e li baciò dolcemente.
"Touma . . Touma non lasciare che . . che venga. Io non . . non ce la faccio. Non sono abbastanza . . abbastanza bravo . ."
Prese a cullarlo cercando di rendere più lieve quell'angoscia che sentiva pesargli sul cuore. "Shtt, andiamo Seiji, sono qui, non lascerò che nessuno ti faccia niente, te lo giuro. Te lo giuro. - Seiji gli affondò le unghie nella schiena, teso come una corda d'arco per non mettersi a piangere - Non   ti lascerò mai solo, lasciami solo starti vicino, solo questo, e io ci sarò sempre per te. Fidati di me, io ti amo ."
Gli passò una mano sotto il mento, facendogli sollevare il viso, gonfio e congestionato dalle lacrime e dalla paura. Aveva ancora indosso la maglietta nera di cotone dal collo alto, ora zuppa, probabilmente di pioggia e la cosa gli strappò un sorriso: se non fosse stato che la sua parte razionale sapeva che Seiji non si sarebbe mai fatto vedere così se non ci fosse stato un motivo realmente preoccupante, l'avrebbe trovato dolce con quella sua espressione assolutamente indifesa. Gli passò le dita ad asciugargli le lacrime, cercando di sorridere almeno un po', per non mostrare quanto fosse spaventato dal vederselo davanti tanto distrutto, poi Seiji si scosse,appoggiandosi le mani sul petto e fece per alzarsi.
"Scu . . scusa Touma, sono tutto bagnato, ti sto inzuppando le lenzuola . ."
Touma gli strinse le mani, obbligandolo a rimettersi giù. "Seiji, stai qui. Sei bagnato fino al midollo, ti prenderai un accidente e se lascio fare a te, in questo stato, chissà che disastro farai! - cercò di assumere il tono più leggero che seppe trovare in quel momento - Tenendo conto che non sei neppure riuscito a non bagnarti avendo una macchina a disposizione! Perché diavolo sei dovuto scendere . ."
Gli sfilò la maglietta gettandola per terra, poi gli passò una mano sul petto nudo, la pelle così gelata che sembrava quella di un cadavere. Certo che tremava, avrebbe tremato anche se non avesse avuto maledetti incubi a sconvolgergli la mente. . Gli fece segno con la mano di non muoversi da lì, corse fino in bagno a prendere un asciugamano e quando tornò si stupì nel trovarlo coricato sul suo letto, in posizione fetale, gli occhi chiusi, le braccia avvolte intorno alle ginocchia, immobile, così assolutamente immobile che pareva una statua. Gli si sedette al fianco iniziando a frizionargli le spalle, il petto, le braccia. Quando aprì gli occhi, si ritrovò rispecchiato in un mare violetto e liquido, la difesa lucida e simile ad un vetro che di solito vi aveva di fronte caduta, e ora . . ora . . Seiji sollevò una mano verso di lui sfiorandogli il viso, seguendo il profilo della sua mascella, cercando di regalargli un sorriso che era solo un ghigno.
Touma lo vide sul punto di dire qualcosa, ma si limitò a deglutire, sbattendo gli occhi piano. Gli sorrise, chinandosi su di lui per baciarlo sulle labbra. Lo sentì tremare appena ricambiando il bacio, era ancora così freddo, ma era vivo, e respirava e . .
"Touma, io . . "
Gli posò le dita sulle labbra. "Shtt, Seiji. Hai chiesto la mia dolcezza, ieri. La vuoi ancora?"
Il volto di Seiji si colorò di uno stupore incredibile, poi sorrise tendendogli la mano.
"Baciami, per . . per favore."
Touma si chinò su di lui, concentrandosi solo sul dargli piacere, cancellando quasi il proprio corpo come se non esistesse, come se i propri impulsi non avessero nessuna voce, come se tutto il suo mondo fosse Seiji,
solo lui, e in esso perdersi. Aveva bisogno di lui, gli aveva detto che l'amava, continuava a dirglielo ed era deciso a dimostrarglielo. Avrebbe fatto di tutto per lui . .
Gli passò le mani sul viso, sul collo, sulle spalle, era così bello, sembrava davvero un angelo, un angelo caduto dal cielo, un angelo disperato, maledetto dalla sua stessa bellezza. Lo baciò a lungo sulle labbra, assaporandolo, cercando di assimilare il suo aroma, il suo profumo, ingoiando lo strano singhiozzo che gli scappò dalle labbra, approfondendo il bacio con delicatezza, come se si fosse trattato di una bambola di cristallo, tanto fragile da poterlo spezzare se l'avesse sottoposto all'urto della sua passione tutto di colpo. Scivolò con le labbra ad accarezzargli il lobo dell'orecchio, poi scese sul collo, la lingua a tracciargli piccole spirali, lo sentì tremare e si staccò da lui per guardarlo.
"Seiji . . "
Lo guardò a lungo, quell'alba violetta che erano i suoi occhi farsi via via più intensa e poi le sue braccia, bianche come il marmo, tendersi verso di lui, cingergli le spalle, stringersi a lui.
"Ti prego . .scaldami . . dammi il tuo calore . . ho freddo . . ho tanto . . freddo"
Che gelo doveva provare la luce se cercava nell'abbraccio del cielo siderale un po' di tepore per scaldarsi? Fece per rispondere al suo abbraccio quando si ricordò di cosa era successo quel pomeriggio e divenne serio fissandolo negli occhi.
"Posso davvero toccarti, Seiji?"
Vide il suo sguardo farsi vitreo e lontano, poi annuire in silenzio, appoggiando il capo all'incavo della sua spalla. Non gli serviva un'altra risposta. Lo abbracciò stretto, sfiorandogli piano la schiena con carezze leggere e ritmate, gli riempì di baci le spalle e il collo fino a che non sentì la pelle diventare tiepida, i muscoli sciogliersi un poco, un sospiro quasi rilassato scappargli dalle labbra socchiuse, allentare lievemente la presa e affondare nel cuscino sotto di sé arcuando la schiena a sentire il corpo di Touma premere contro il suo, il loro sessi toccarsi attraverso la stoffa dei pantaloni. Gli sfuggì appena un gemito, Touma così eccitato che sarebbe venuto lì, subito, se se lo fosse concesso, gli sarebbe bastato guardarlo, gli era sempre bastato sognarlo e ora che era lì, con lui, fra le sue braccia, la sua pelle sotto le dita . .
Fece scivolare le mani fino ai bottoni dei pantaloni, glieli sfilò lentamente ma quando stava per fare lo stesso con gli slip, Seiji si mosse di scatto, prendendolo per i polsi e tirandolo su in modo da guardarlo negli
occhi. 
"No."
Nient'altro, non un'inflessione, non un'ombra di dolcezza sul suo viso. Lo fece rotolare sulla schiena, mettendosi a cavalcioni, gli fu semplice spogliarlo vista la resistenza nulla che gli offriva. Seiji sorrise gelido al suo tentativo di abbracciarlo di nuovo, lo prese per i polsi e glieli tenne fermi sopra il capo.
"Seiji, io . . "
"Tu sei mio, non viceversa."
Touma annuì piano. Come lo feriva quello sguardo . . "Ti amo."
Un altro sorriso gelido poi un movimento secco del bacino, un dolore quasi insopportabile, Touma strinse i denti. "Ti ho avvisato di rilassarti o ti faccio male."
"E t'importa?"
Non si era aspettato una domanda in quel momento, e quel tipo di domanda. Lo guardò sempre con quel sorriso che aveva stampato sul volto, iniziando piano a muoversi.
"Dovrebbe?"
Lo vide tremare, era bello guardare Touma così eccitato, socchiudeva gli occhi e tirava indietro il capo. Lo vedeva tutto teso nello sforzo di non lasciarsi prendere dall'eccitazione del momento, dannazione chissà perché gli era venuta improvvisamente voglia di parlare. In un frangente simile.
"Mi . . mi pare che . . t'importi."
Un colpo più deciso degli altri e lo vide contorcersi, era pronto a venire, così caldo, così abbandonato, così.
"Se provi piacere ne provo di più io. Non . . non mi piace . . -strinse i denti - avere come compagno di letto un guscio vuoto."
Un guscio vuoto . . un guscio vuoto . . era quello che . . Touma chiuse gli occhi artigliando le lenzuola. Non ce la faceva a . . a mantenere il controllo . . lui . . Venne nello stesso momento in cui anche Seiji raggiunse il culmine del piacere. Lo sentì singhiozzare dall'eccitazione e poi scivolare fuori di lui con delicatezza, prendendo fiato. 
Scivolò al suo fianco, cercando di calmare il respiro, di rallentare il battito cardiaco. Touma si ritrovò a sorridere ad occhi chiusi. Tese le mani verso di lui, lo sentì dolce e gentile accogliere il suo tocco con un sospiro, sollevare un poco il capo perché gli potesse passare un braccio e si lasciò stringere, come un bambino . . come *quel* bambino spaventato che era venuto da lui a chiedere conforto e calore.
Chinò le labbra a sfiorargli una guancia: ora la sua pelle era tiepida, il suo respiro calmo, la fronte liscia. Qualunque cosa fosse successa, qualunque fosse il motivo di quel suo strano comportamento . . sbadigliò... ora, era *quello* il suo Seiji. Ed era suo.


parte settima

 


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