Lovin' a little monkey

parte III

di Sel



 

Cap.03: Una scelta d’amore

 

I capelli del demone scimmia si allungarono vistosamente, come pure le orecchie, che assunsero un taglio affilato, gli occhi si assottigliarono e divennero freddi e crudeli. Le labbra si piegarono in un sorriso malvagio.

Sanzo non poté fare nulla, a parte assistere impotente a quella trasformazione: sarebbe riuscito anche stavolta a riavere indietro Goku, il suo Goku, quello con gli occhi grandi e la richiesta di cibo perennemente sulle labbra?

Il demone delle rocce sembrò accorgersi dell’improvviso aumento della potenza dell’avversario, perché pensò bene di eliminarlo subito, prima che potesse costituire una minaccia per lui: ma fu un calcolo sbagliato.

Due tentacoli raggiunsero Goku ad una velocità incredibile, ma il demone li schivò con un agile salto, e poi cominciò a correre verso il nemico ridendo in modo quasi ferino; parò tutti i colpi con il suo bastone, senza nemmeno frenare o voltarsi, come se per lui si trattasse di lievi folate di vento senza importanza.

Arrivato ai piedi del demone spiccò un salto prodigioso, atterrò alla base di uno dei tentacoli, saltò di nuovo e in un attimo si trovò all’altezza della testa dell’avversario, che tentò di scacciarlo utilizzando il proprio potente soffio, ma Goku ruotò il bastone davanti a sé, ridendo di gusto, e così creò una barriera protettiva; poi lo alzò per un attimo e calò un primo potentissimo colpo diretto alla testa del demone, che incrociò le braccia come ultima protezione.

Il rumore delle ossa spaccate di netto fu quasi assordante.

Il demone urlò di dolore, un urlo disumano che rimbalzò diverse volte sulle pareti della gole prima di spegnersi; le braccia ciondolarono inerti lungo il corpo.

Goku rise più forte: i suoi occhi terribili sembravano quelli di una belva infuriata.

Il suo bastone si alzò una seconda volta sulla testa del demone, e una seconda e ultima volta vi calò, con una potenza immane, insostenibile, devastante. La sfondò letteralmente.

Dal corpo mutilato del demone si sprigionarono all’improvviso delle fiamme verdi, che in qualche frazione di secondo divennero un incendio. Goku ne fu coinvolto subito.

Sanzo provò il terrore che il suo demonietto fosse stato arso vivo da quel mostruoso falò, ma poco dopo lo vide atterrare illeso a pochi metri da lui, mentre brandelli bruciacchiati piovevano tutt’attorno.

Gojyo e Hakkai si erano ripresi e si erano rimessi in piedi; Sanzo restò immobile di fronte a quel demone che del Goku che lui conosceva non aveva conservato nulla.

Il demone scimmia li squadrò uno per uno, il bastone distrattamente appoggiato su una spalla. Il sorriso malefico era scomparso dalle sue labbra.

Trascorse qualche secondo di assoluto silenzio e immobilità; un alito di vento fece turbinare la sabbia ai loro piedi.

Goku attaccò.

Il suo movimento fu così rapido che non fu quasi visibile: Gojyo se lo ritrovò addosso, e ne fu travolto, ma grazie ai suoi riflessi pronti riuscì a parare il bastone dell’avversario con quello della sua lama; subito dopo cercò di colpire Goku con il taglio della sua mezzaluna, ma il demone scimmia la schivò con una facilità estrema, e completando lo stesso movimento cercò di colpire Gojyo, che schivò a sua volta.

Hakkai intervenne appena i due si divisero per studiarsi: sparò verso Goku una sfera di energia, che lo investì in pieno, ma i tre amici non ebbero il tempo di esultare, perché il demone ne riemerse completamente illeso, quasi che la sfera fosse stata di acqua fresca.

In compenso, quel colpo esterno ebbe l’effetto di farlo infuriare più di quanto non fosse già: con uno scatto accompagnato da un grido quasi animale fu addosso ad Hakkai, gettandolo violentemente addosso alla parete, e prima che si potesse riprendere lo afferrò per i capelli sbattendogli la testa contro la roccia una, due, tre volte.

La lama di Gojyo riuscì a sfiorarlo, e quindi Goku fu costretto a lasciare Hakkai, che scivolò a terra privo di sensi, e a retrocedere bruscamente, con un salto all’indietro.

Fronteggiò Gojyo recuperando il suo sorriso perverso: il combattimento lo stava divertendo moltissimo. Parve sul punto di attaccare di nuovo, ma in quel momento qualcosa lo distrasse dal suo intento.

-         Son Goku! – tuonò Sanzo; l’eco di quel nome risuonò molte volte nella gola – Fui io a rimetterti il diadema, non ricordi? Il tuo avversario… sono io.

Dicendo questo il monaco allargò leggermente le braccia, come ad invitare il demone ad attaccarlo: e l’altro non se lo fece ripetere. In un attimo fu addosso a Sanzo, che fu costretto a schivarlo e vi riuscì per un pelo; nello stesso istante caricò il colpo nella pistola e cercò di puntarla verso il nemico, ma il demone scimmia era così vicino che sarebbe bastata meno di una frazione di secondo perché il suo bastone colpisse Sanzo, così il monaco lo schivò di nuovo.

Sentì la voce di Gojyo – Cosa diavolo stai cercando di fare, monaco buono a nulla?!

E gli gridò – Voi non v’immischiate!

E poi… una mano dalla stretta potentissima gli afferrò il polso della mano destra, quella che reggeva la pistola; impiegò un paio di secondi per rendersi conto che anche lui era riuscito istintivamente a fermare la destra di Goku afferrandone il braccio teso per colpire col bastone.

Restarono per un po’ in quella situazione di stallo; nonostante Sanzo si trovasse schiena a terra e fosse quasi sopraffatto dal nemico, ebbe la lucidità di rendersi conto che in condizioni normali la potenza del lato oscuro di Goku l’avrebbe certamente ucciso in poco tempo, com’era accaduto con quel demone delle rocce: possibile che lo scimmiotto si stesse… trattenendo?

Mentre stava pensando questo, Goku iniziò a fargli colpire la mano su una roccia che sporgeva dal terreno, cercando di fargli scivolare via la pistola; Sanzo strinse i denti e si concentrò sul braccio del demone che era riuscito a imprigionare: acuì la stretta delle dita fino a farlo urlare di dolore.

Quella voce… era così simile a quella del suo Goku!

Sanzo ebbe un attimo di esitazione: solo un attimo. E tanto bastò perché il demone scimmia gli piantasse una ginocchiata in pieno stomaco.

Sanzo gemette, annaspò, ed ebbe appena il tempo di voltare la faccia verso sinistra prima di vomitare una boccata di sangue acido di bile.

Aveva lasciato la stretta al braccio di Goku, ma non la pistola; il demone, libero, si alzò in piedi e si preparò a vibrare il colpo fatale che gli avrebbe spaccato il cranio. Con quel briciolo di razionalità e di sangue freddo che gli restava, Sanzo alzò faticosamente la mano ferita in cui era stretta la pistola, la sostenne con la mano sinistra e la puntò verso l’avversario.

L’avversario?

Ma quale avversario?

Quello era Goku, il suo Goku, il suo scimmiotto rompiscatole che chiedeva sempre da mangiare.

Un colpo.

Per quanto il demone fosse potente, il proiettile era comunque più veloce di lui.

Un colpo e il pericolo non sarebbe più esistito.

Un colpo… e quella vita si sarebbe spenta.

“Ascolta, Sanzo… se qualcuno dovesse uccidermi… vorrei che quel qualcuno fossi tu.”

Improvvisamente Sanzo avvertì il peso schiacciante di quella scelta, e questo gli tolse il respiro.

Abbassò lentamente la pistola e chiuse gli occhi.

“Perdonami, Goku… ma non posso perdere di nuovo… la cosa più importante…”

Vagamente gli parve di udire ancora la voce di Gojyo – Sanzo!!!

Si preparò a morire.

 

Ma il bastone non lo toccò. Non lo sfiorò neppure.

Interdetto, Sanzo riaprì gli occhi, ed essi si spalancarono nella scena più agghiacciante che potesse immaginare.

Goku crollò sulle ginocchia con un gemito, e si piegò in due, la fronte a terra, stringendo con entrambe le mani il suo bastone… che gli usciva dalla schiena.

Le pupille di Sanzo si dilatarono improvvisamente, mentre il cuore gli si fermava nel petto per un attimo, provocandogli una fitta dolorosa che lo percorse come una scossa elettrica.

Non poteva crederci. Non voleva crederci. Non poteva essere vero.

Goku si era suicidato trapassandosi da parte a parte… pur di non colpirlo.

Non era possibile.

Non era possibile.

Non era possibile.

Si svolse tutto come al rallentatore, come se all’improvviso il tempo avesse fatto una brusca frenata, come se il mondo avesse preso a galleggiare in un soffocante liquido denso.

Le mani di Goku lasciarono la presa al bastone e scivolarono verso il basso: lui stesso fu sul punto di cadere a terra, ma incontrò le braccia del suo monaco che lo sostennero.

Udì come in lontananza la sua voce che urlava il suo nome, ma era come distorta, come se le orecchie gli si fossero riempite d’acqua.

Uno spasimo lo percorse, facendogli vomitare una boccata di sangue, poi avvertì chiaramente che il suo cuore si fermava – San…zo…- riuscì a sussurrare, prima che le stelle si spegnessero sopra di lui e il mondo scomparisse ingoiato dal buio.

 

-         No! – urlò Sanzo come fuori di sé – Goku! Goku!

Estrasse il bastone con un gesto quasi infuriato, fece distendere il suo demone sulla sabbia e gli aprì le vesti con le mani che gli tremavano, scoprendo la ferita spaventosa, proprio al centro del petto. Strappò un lembo della tonaca e lo premette per limitare la fuoriuscita del sangue.

-         Hakkai! – gridò senza distogliere lo sguardo dal viso mortalmente pallido che aveva davanti.

-         Hakkai è svenuto – disse Gojyo avvicinandosi con un oggetto nella mano destra: il diadema di Goku. Si inginocchiò accanto al corpo dell’amico e la pose sulla sua fronte: lo scimmiotto tornò quello di prima ma non diede segni di vita – Mi spiace – aggiunse Gojyo – Ho tentato di svegliare Hakkai perché lo guarisse, ma non…

Gojyo si interruppe perché vide brillare qualcosa negli occhi di Sanzo, qualcosa che poi rotolò giù per le guance pallide quasi quanto quelle del demonietto e cadde sulla ferita aperta di Goku; il Kappa non riusciva a crederci: dai gelidi occhi viola di Sanzo erano sgorgate le lacrime.

-         Va bene – mormorò il monaco più a se stesso che all’amico – Va bene. Me ne occuperò io.

-         Ma l’unico modo che hai – esclamò Gojyo – è di utilizzare la tua stessa energia… si può fare con le piccole ferite… non con quelle mortali! Così rischi di morire tu al suo posto!

Sanzo non diede segno di avere ascoltato una sola parola: gettò via il lembo di stoffa già zuppo di sangue, e poi incrociò sopra la ferita di Goku l’indice e il medio della mano destra con quelli della mano sinistra. Chiuse gli occhi.

Dalle sue labbra cominciò ad uscire una frase incomprensibile, in una lingua antica e sconosciuta, un breve tantra che veniva ripetuto senza alcuna sosta, ossessivamente. In pochi secondi una luce viola avvolse sia il monaco che il demone scimmia, e una specie di brezza proveniente dalla croce formata della dita di Sanzo fece danzare dolcemente i loro capelli e i vestiti.

Gojyo rimase a guardare in silenzio: in quel momento il monaco stava trasferendo la sua stessa energia alla ferita di Goku, che poco dopo iniziò a rimarginarsi, dapprima lentamente, poi con sempre maggiore velocità.

Ma più passava il tempo, più si notavano i segni di affaticamento sul volto di Sanzo, su cui cominciarono a scorrere delle gocce di sudore; ad un tratto fu costretto a interrompere per un attimo la litania, visibilmente spossato, ma riprese immediatamente.

Passarono minuti che sembrarono eternità: ormai la ferita di Goku si era ridotta ad un taglio superficiale.

-         Basta così, Sanzo! – esclamò Gojyo – Basta, non vedi che è quasi guarito? Mi senti, monaco buono a nulla?!

Ma anche stavolta Sanzo non lo ascoltò, probabilmente non lo udì neppure, e continuò, finché la ferita non si fu richiusa completamente: non rimase nemmeno un segno, nemmeno una piccola cicatrice sul petto di Goku. Solo allora Sanzo interruppe il tantra e sciolse le mani, che dovette appoggiare immediatamente a terra, per non cadere di schianto. Atre gocce di sudore gli percorsero le tempie e il collo ansante.

Goku si mosse leggermente, batté le palpebre e aprì gli occhi, mugolando come uno che sta facendo un bel sogno e che è costretto a svegliarsi. Si mise a sedere stropicciandosi gli occhi e vide Sanzo – Sanzo, sai cos’ho sogna…- cominciò a dire, ma in quel momento il monaco crollò letteralmente tra le sue braccia.

-         Sanzo, cosa c’è? – chiese lo scimmiotto improvvisamente allarmato – Sanzo! Sanzo!

Ma il monaco non rispose ai suoi richiami.

-         Sanzo! – gridò Goku.

-         E smettila di scassare i timpani, stupida scimmia! – esclamò Gojyo tastando la carotide di Sanzo – è vivo, questo monaco buono a nulla. L’erba cattiva non muore mai, non temere, scimmietta!

Goku, che aveva temuto il peggio, tirò un sospiro di sollievo e strinse tra le braccia il suo monaco.

-         Ma si può sapere cos’è successo? – chiese poi, come accorgendosi solo in quel momento che quella non era certo la situazione che ricordava.

-         Te lo dirò poi – rispose Gojyo – Ma intanto ho idea che dovremo portarci sulle spalle questi due belli addormentati fino alla macchina. Io mi prendo Hakkai, va bene?

 

 



Fictions Vai all'Archivio Fan Fictions Vai all'Archivio Original Fictions Original Fictions