Lovin' a little monkey

parte I

di Sel



Cap. 01: Il villaggio maledetto

 

La Compagnia stava avanzando verso Ovest: aveva quasi raggiunto la meta; presto avrebbe dovuto scontrarsi con i nemici che erano rimasti ancora nell’ombra, e impedire la resurrezione del demone Gyomao.

Ma le condizioni dei quattro amici non erano delle migliori: da giorni infatti la loro jeep correva in un territorio desertico in cui di giorno il sole a picco e la temperatura torrida non davano tregua, mentre di notte essa scendeva a livelli così bassi che era quasi impossibile dormire, senza contare che nelle ore notturne uscivano dalla terra i serpenti che durante il giorno erano rimasi sotto la sabbia o negli anfratti tra le rocce: erano una vera seccatura.

Quasi completamente privi di riposo, si alternavano alla guida Sanzo e Gojyo: Hakkai non era in condizioni di farlo, perché durante l’ultimo scontro coi demoni, più forti del solito, era rimasto ferito piuttosto gravemente, e anche se era poi riuscito a guarirsi egli stesso, non aveva avuto la possibilità di recuperare le forze. Molte volte sveniva sulla spalla di Goku, e quando camminava gli capitava spesso di perdere l’equilibrio e di cadere a terra, così quando era costretto ad alzarsi in piedi doveva esserci sempre qualcuno al suo fianco. A completare il quadro, il piccolo demone scimmia che continuava a tartassare gli amici con lamenti del tipo “Sanzo, quand’è che arriviamo? Io ho fame! Gojyo, non hai qualcosa da mangiare? Sanzo, sto morendo di fame! Vorrei fermarmi in un villaggio a mangiare qualcosa!”

Ma di villaggi nemmeno l’ombra. D’altro canto cosa ci si poteva aspettare, in mezzo al deserto?

Un giorno, verso il primo pomeriggio, quando si erano ormai rassegnati a morire arrostiti dal sole impietoso, avvistarono da lontano delle costruzioni scure all’orizzonte, in mezzo a quella che sembrava essere una minuscola oasi.

Goku quasi urlò, sporgendosi in avanti, in mezzo a Sanzo e Gojyo – Ragazzi, ragazzi, avete visto? – esclamò indicando con la mano – C’è un villaggio! C’è da mangiare!

Sanzo annuì: aveva già visto il piccolo abitato; ma poi disse – Fossi in te, comunque, non spererei troppo nel pranzo.

-         Perché?

-         Guarda, scimmietta – rispose Gojyo che aveva già intuito cosa intendeva dire il monaco – Non vedi che ci sono interi stormi di avvoltoi che girano in cerchio, sopra quel villaggio? Sarà un villaggio fantasma… disabitato.

-         In ogni caso, abbiamo trovato un’oasi – disse Hakkai, che tutti pensavano essere addormentato.

-         Ti sei svegliato, Hakkai? – disse Gojyo guardandolo nello specchietto retrovisore – Come ti senti?

-         Mi sentirò meglio se almeno potrò stare in un angolo d’ombra, credo – rispose sorridendo dolcemente. Il suo volto era pallidissimo, a parte gli zigomi arrossati dalla calura.

-         Dai, Sanzo! Schiaccia sull’acceleratore! – esclamò la scimmia, entusiasta come al solito.

Mentre si stavano avvicinando al villaggio venne loro incontro correndo una bambina dai capelli nerissimi, facendo cenno con la mano di fermarsi, e gridando qualcosa che non capirono.

Quando la jeep fu ferma, la bambina corse accanto a Sanzo e disse – Stranieri, non entrate in questo villaggio!

-         E perché? – chiese Goku, vedendo sfumare ancora di più la sua idea di un bel pranzo completo.

-         È maledetto! – rispose la bambina – Quindi passate oltre, andatevene… ma vi prego… portatemi con voi!

La Compagnia ci rimase di sasso.

-         Ehi, bimba – disse Gojyo – non ci conosci nemmeno. Cosa ti viene in mente?

La bambina lo guardò sgranando gli occhi neri, poi guardò i freddi occhi viola di Sanzo; il labbro inferiore le tremò, e scoppiò a piangere.

-         Ecco, bravo! Pervertito di un Kappa! – esclamò Goku dando un pugno in testa a Gojyo – L’hai fatta piangere, contento?

-         Come osi colpirmi, stupida scimmia? – sbraitò lui restituendo il pugno a Goku.

-         Zitti, tutti e due! – gridò Sanzo colpendoli entrambi col suo ventaglio – Bambina – disse poi rivolto alla piccola che aveva smesso di piangere e a cui era anche sfuggita una risatina nel vedere la scena – Noi non abbiamo altra scelta che fermarci in questo villaggio. Siamo tutti stremati, e il nostro amico, dietro, sta male. Ma quando saremo arrivati potrai dirci qual è il problema, va bene? E ora sali in macchina.

Mentre la bambina saliva sul sedile posteriore e si sedeva sulle ginocchia di Goku, Gojyo chiese a Sanzo – Ehi, come mai questo tono gentile? Di solito con gli estranei sei un pezzo di ghiaccio…

-         I suoi occhi – rispose brevemente Sanzo ripartendo.

-         Eh?

Non ci furono chiarimenti.

 

A giudicare dall’aspetto quel villaggio sembrava proprio disabitato, e in effetti molte case erano vuote e cadenti. Ma non lo si poteva definire “disabitato”, perché restavano ancora delle persone: pochissime, ma c’erano. Oltre ovviamente a cani randagi scheletrici, gatti spelacchiati e avvoltoi.

-         Ehi, bambina, come ti chiami? – chiese Goku mentre la jeep percorreva la stradina che tagliava a metà l’abitato.

-         Kyoko – rispose lei arrossendo leggermente e spostando lo sguardo verso il basso. Goku non capì e disse – Ehi, cosa c’è?

Hakkai cercò di reprimere un sorriso, e poi disse – Sembra che tu le piaccia, Goku.

Mentre il demone scimmia diventava completamente rosso, Gojyo si girò verso di loro ed esclamò– Attiri solo le bimbe, scimmietta! Allora, piccola Kyoko. Sai dove possiamo fermarci? C’è un albergo da queste parti?

-         C’era – ripose lei – Adesso i proprietari e la gente che ci lavorava sono… non ci sono più. Ma potete venire a casa mia.

-         Dove si trova? – chiese Sanzo.

-         Gira a destra.

La jeep fece una brusca virata, e l’intero gruppo finì quasi a gambe all’aria: l’unico rimasto saldamente al suo posto era proprio Sanzo.

-         Ehi, monaco buono a nulla! – esclamò Gojyo – Cerca almeno di guidare la macchina come si deve!

-         Ecco, siamo arrivati. La mia casa è quella – disse la bambina indicando una piccola casetta piuttosto malmessa. Un velo di tristezza scese sui suoi grandi occhi scuri.

Sanzo inchiodò e Gojyo fu catapultato in avanti e andò a spiaccicarsi contro il vetro – Senti, tu! –sbraitò – Allora lo fai apposta!!!

-         Se non vuoi che ti accadano cose del genere, non chiamarmi “buono a nulla” – rispose il monaco senza scomporsi, scendendo dall’automobile, imitato poi dagli altri.

Proprio in quel momento si accorsero di avere attirato praticamente tutta la poca gente del villaggio, che si era radunata sulla strada e li guardava perplessa; per sottrarsi in fretta agli occhi curiosi di quelle persone, entrarono subito in casa.

L’ambiente era oscuro e cadente; i quattro amici guardarono con sgomento le travi del soffitto piegate verso l’interno, che rischiavano di spezzarsi da un momento all’altro; le piccole finestre dai vetri rotti; i poveri mobili, tra cui alcune sedie gettate in un angolo perché completamente distrutte.

-         Mi spiace – mormorò Kyoko, consapevole dell’impressione che faceva casa sua – Purtroppo non sono capace di aggiustare le cose che si rompono. Però cerco sempre di tenere pulito come posso. Ah, credo di non potervi offrire le camere da letto, perché stanno di sopra e il secondo piano è cadente; in più le scale di legno sono crollate…

-         Ma i tuoi genitori…- disse Gojyo - Tuo padre non sistema queste cose?

Negli occhi di Kyoko brillarono delle lacrime – I miei genitori… non ci sono più.

Vi fu un attimo di silenzio, poi Sanzo disse – Non ci sono più come non c’è più gran parte della gente di questo villaggio. Tu hai affermato che è maledetto: che cosa intendevi dire?

-         C’è un demone – spiegò la bambina – C’è un demone che fa sparire le persone. C’è chi dice che le divori. E lo fa ad ogni notte di luna nuova. Si è portato via tanta gente… poi mio padre… e infine mia madre – Kyoko tirò su col naso e ricacciò coraggiosamente indietro le lacrime.

I quattro si guardarono l’un l’altro: pensavano la stessa cosa.

-         Dove si trova questo demone? – chiese Sanzo.

Kyoko scosse la testa – Non lo sappiamo con esattezza. Pare che siano state udite come delle urla, nelle notti di luna nuova… delle urla che provenivano da nord. Quindi si pensa che si trovi nella Gola dell’Acqua, che adesso viene chiamata Gola del Demone… ma nessuno ha mai osato avventurarvisi…

In quel momento Hakkai ebbe un mancamento e dovette appoggiarsi al braccio di Gojyo – Avresti un posto in cui far distendere il mio amico, qui? – chiese il demone dai capelli rossi.

-         Ah! Ma certo!

Hakkai fu sistemato su un vecchio divano, rovinato e sgualcito, ma perfettamente pulito; piombò quasi immediatamente in un sonno profondo. Gli altri si sedettero sulle sedie ancora agibili e cominciarono a far domande alla bambina, mentre lei offriva loro quel poco che aveva da mangiare.

Il tramonto venne presto.

Mentre Goku giocava con Kyoko (la loro differenza di età non si notava minimamente) Sanzo andò alla soglia della casa, aprì la porta e si appoggiò allo stipite, guardando pensosamente il cielo che si tingeva di rosso fuoco.

-         A cosa pensi? – gli chiese Gojyo avvicinandosi a lui.

Sanzo lo fissò per un attimo con uno sguardo un po’ vuoto, poi tornò a rivolgere la sua attenzione al cielo che si oscurava gradualmente – Sto pensando – rispose a bassa voce, come se parlasse più a se stesso che all’amico – che stanotte… ci sarà la luna nuova.



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