°_° Dunque, che dire? Non ci credo manco io che c’è un altro capitolo di Love Story XD, e meno male che sono l’autrice… *_* qualcuno si ricorda ancora di questa fic? Ah ah, è appena un anno e mezzo che non la tocco *_*’’’’’’, suvvia, per così poco *_*’’’’… se ci fosse qualcuno che ha bisogno dei primi capitoli , mi dica che glieli mando in pvt o do i link sul sito dello ysal… 

un bacione immenso, vi voglio bene già per essere arrivate qui XD!

  

DISCLAIMERS: THINK  è di Aretha Franklin, Leo ormai è di Caska :D (tienti stretto tuo marito, tesora  XD! ), mentre i personaggi della storia e la somma vocina satanica sono di Tesla :D

NOTA1: io avevo avvertito che era meglio non riprendessi in mano questa storia ^^’’’’’’…  ricordatevi che non si spara all’autrice ^^’’’’’’… -_- spero vi piaccia almeno un po’, io mi sono almeno divertita nello scriverla :D’’’

NOTA2: Scusa se non ho postato subito, ma urge una rilettura ^^’’’, dato che mentre la trascrivevo sul pc, nella storia è spuntato anche Harry Potter a sostituire Eddy XD e Billy si dava ad atti di autoerotismo un po’ contorsionistici -.-‘’’’… ah ah, la distrazione ^^’’’’…ç*ç grazie per la pazienza !!

DEDICHE: L’intera fic è per Kieran, dalla prima all’ultima parola. La dedica, tesora, come al solito è cosa tra te e me :D! questo capitolo in particolare cmq è per te, Monchan, e per Rei-chan *_*, la mia nipo love love(fic in ritardo, scusa -.-‘’’)! Vi voglio bene, ragazze!!

RINGRAZIAMENTI: A Kieran, Rei-chan, Niane, Lady Voldemort (Ciao Tatola ^_-, non te l’aspettavi, eh?), Caska, Geme, Ca-chan, Flora, Soffio, Lucy e Raphy, che leggono questa fic, per cui sono certa riusciranno a legger prima o poi queste parole :)…  grazie di esistere, ragazzi, e ricordate che se anche sparisco spesso -.-, il mio affetto per voi dal mio cuore non sparirà mai.

Vi voglio bene ^*^!

Tes.

 

RINGRAZIAMENTO SPECIALE:  a Ria-san, che fa un lavoro incredibile con le nostre storie ed una donna da una pazienza infinita… grazie mille anche a teeee^**********************^, sei un tesoro!

 

 

Buona lettura (speriamo O_o’’)!

***

Love Story

-8 di ? -

 

di Tesla  

 

 

“SE FINO A QUEL MOMENTO AVEVO DUBITATO DI AMARLO,

AVEVO MENTITO A ME STESSO”

(Scelti dalle Tenebre, Anne Rice)

 

***

 

CAPITOLO 8: DUBBI

  

Poggia la mano sulla spalla di Billy, il palmo caldo e asciutto pigiato contro la stoffa azzurra della maglietta. Una ciocca bionda è arrotolata intorno all’indice, brilla delicatamente sotto le immagini del televisore. Stanno trasmettendo un documentario sulla seconda guerra mondiale.

Eddy, sinceramente, non lo sta seguendo.

Eddy, sinceramente, guarda solo Billy.

Abbot è seduto al suo fianco sul grande divano del salone, le gambe incrociate, le mani accanto ai fianchi; segue il documentario, o forse no… oh, no no, Billy Boy, non puoi fregare il caro vecchio Eddy James, quelle occhiate gettate con la coda dell’occhio, quei sorrisi trattenuti.

Billy, tanto dolce.

Billy.

E.J. si china e posa piccoli baci lungo tutta la cicatrice che attraversa la guancia di Billy. Abbot mugola leggermente sotto le labbra morbide. Dio, sembra fare le fusa.

Sorride.

La mano sulla spalla di Billy lo spinge delicatamente verso il proprio padrone, l’altra che scivola sul fianco ossuto, una leggera pressione, e l’attimo dopo Eddy è disteso con lui, sopra di lui, intorno a lui, il suo calore, e l’odore, Dio, l’odore, che gli preme e si sfrega sulla sua pelle come sabbia bollente.

Ha caldo.

Suda.

Vuole che Eddy gli levi la maglietta.

Vuole che Eddy non si fermi.

Vuole quella mano su di sé.

Vuole … Eddy… su di sé.

Le labbra di E.J. sanno di buono, gli piace tanto baciarle, e l’umidore della lingua che si scontra con la sua in una lotta tra cuccioli, e quei lievi risucchi che gli farebbero venire la ridarella se non fosse così nervoso.

Ha caldo. Trema, e ha gli occhi opachi dal piacere.

Le mani di Eddy su di lui, sì, così, che strisciano dolci tra le ciocche dei suoi capelli, e poi scorrono più giù, scompigliano un sopracciglio, scorrono lungo la guancia arrossata e bollente, e il mento, e il collo, e poi la stoffa della maglietta tra la sua pelle e i polpastrelli.

Odia odia odia… odia quella maglietta, via, la vuole via… ma non ha voce per parlare, e la mano non si ferma, va più giù, Dio Billly, più giù, più giù, oltre l’ombelico, più giù... oltre.

 

(Come tutti gli altri, Billy, come tutti gli altri )

 

Basta…

Caldo, soffoca. Non vuole. Via da lui. Intorno a lui, accanto a lui, sopra di lui, via via via…

… e sopra di lui un soffitto di cemento fatto di stelle…

… e sotto di lui un divano con stoffa di lamiera…

… e intorno a lui il calore di aria fredda…

… e accanto a lui…

… accanto…

 

(Come tutti gli altri. Lo sapevo. Come tutti gli altri)

 

(O forse no, è Eddy, Eddy, puoi fidarti)

 

Nel bacio, a causa della vicinanza, non riesce a riconoscere il viso di Eddy, solo sagome sfocate rosa e nere…

Chi è?

Di chi sono quelle labbra che lo baciano?

E quelle dita che lo toccano?

Di chi sono quei polmoni che respirano?

Di chi è il cuore che trema in quel petto?

E le gambe?

E le braccia?

Di chi?

 

( Non so)

 

Di chi?

 

( Non sai )

 

Di chi?

 

( Non lo saprai mai)

 

Di

 

(del tutto)

 

chi?

 

( del niente)

 

Scalci forte, Billy, e forte, perché se fosse Eddy, forse sì, forse con lui sì… ma non ora, non così, sei stanco, vuoi andartene da quel salone

 

(parcheggio),

 

via da quel divano

 

(cofano),

 

distogliere lo sguardo da quel soffitto bianco

 

(cielo)…

 

Via, via… via da Eddy

 

(Danny).

 

Via via via.

Vi prego, lasciatelo andare via. Billy Abbot ha già subito. Via le mani che frugano il suo corpo; via quella carne premuta sulla sua, via quell’aria che ingoia rigurgitata da polmoni estranei…

Basta

 

(calore),

 

basta

 

(mani che frugano),

 

basta.

Poggia entrambe le mani tremolanti sul petto di E.J. e spinge con tutta la sua forza; Amyrot è più pesante di Billy, ma non si aspetta quella mossa: viene sbalzato via, perde l’equilibrio, cade giù dal divano con un tonfo.

Di nuovo libero, Billy ora trema. Se per il freddo della stanza o della sua anima, non lo sa. Sono tante le cose che non conosce.  Ma ora sta meglio. Meglio, senza E.J.

 

(Danny)

 

su di sé.

Eddy geme malamente ai piedi del divano, e quando alza il viso Billy vede un piccolo taglio sul sopracciglio, da cui scivolano poche gocce di sangue.

 

( VERGOGNA, BILLY, VERGOGNA!)

 

Abbot rimane pietrificato, inorridito.

 

(O mio Dio, che cosa ho fatto?!? Che cos’ho fatto?!? Come ho potuto???)

 

Prova a parlare, a chiarirsi, a scusarsi… le sue labbra si articolano in parole mute e fredde. Tende una mano dalle dita tremanti verso il viso di Eddy

 

(e adesso ti dirà la verità su cosa pensa di te, la verità, Billy, verità e solo verità: che sei un mostro, un pervertito, un malato… e devi andartene, via da questa casa, via, da solo, perché ti odia … )

 

La sua mano si ferma a metà strada.

Lo sguardo di Eddy va dalle dita pallide al viso di Billy, e di nuovo alle dita. Quando Billy vergognoso fa per ritrarle, lui le prende con delicatezza, incrocia le dita con le proprie e poggia la guancia contro la coscia di Billy senza dire nulla.

-          Eddy… - tenta Abbot, ma E.J. lo blocca subito.

-          Shhhht, Billy Boy, stai zitto. Non c’è bisogno di dire nulla, ok?

-          Ma…

-          Basta. Solo perché sei nato con una bocca non vuol dire che devi usarla solo per scusarti. Stai zitto e godiamoci il silenzio per un po’. È tanto bello, fidati, Billy. Schiarisce la mente. Rimaniamo un po’ così, se sei comodo. Lo sei?

-          Sì.

-          Bene allora.

Cala il silenzio nella stanza; Billy seduto sul divano, Eddy accovacciato alla base delle sue gambe, guancia contro la coscia, occhi chiusi. Respira piano.

Billy esita un attimo, poi alza la mano e inizia ad accarezzare i capelli corti e scuri di Eddy; E.J. non si muove né lo ferma. Incoraggiato, Billy continua…

… e c’è qualcosa di stretto nel tuo petto, non è così, piccolo Abbot? Qualcosa di stretto e sconosciuto, ma cresce,  e tu, che non ne conosci il nome, non puoi fare altro che rimanere in silenzio ad osservarlo e attendere che agisca.

Qualcosa che preme, lì, nel tuo cuore. Fa male, ma non è una sensazione spiacevole.

Sente le lacrime affiorare agli occhi alla vista di Eddy appoggiato contro di lui. Deglutisce e lo ricaccia indietro, non vuole piangere, non serve a nulla piangere.

 

(Se proprio vuoi ringraziarmi, non dire “grazie”. Sorridi)

 

Parole di Eddy.

Eddy, che non ha voluto spiegazioni o altre parole, o scuse.

Eddy, che riesce a leggergli così bene dentro.

Eddy.

“Grazie” pensa, ma non dice nulla. Sorride. Non importa se E.J. è voltato e non può vederlo, va bene così. Non c’è bisogno di spettatori per potersi permettere un sorriso.

Continua ad accarezzargli i capelli. In silenzio. A lungo.

E va bene così.

 

 

***

 

Da quando Eddy ha scoperto l’abilità di Billy nel preparare il caffè, Abbot ne è ufficialmente incaricato.

Il bollitore attacca a fischiare; Billy lo cava dal fuoco e riempie fin quasi all’orlo due tazze  sul tavolo. Sotto la luce dorata che penetra dalla finestra, il Nescafè assume i riflessi di polvere di fata rinsecchita.

Aggiunge un goccio di latte nel suo caffè, lascia nudo quello di Eddy. Nero e caldo, è così che gli piace a E.J.. Prima non lo sapeva. Piano piano sta imparando tante cose, tanti aspetti di  Eddy James Amyrot, e non sa perché, ma ne è molto felice. Una stretta al cuore

 

(Eddy)

 

ma non si preoccupa. Gli accade spesso ultimamente. Gli accade spesso di sorridere. Gli accade spesso di essere sereno. E non ti sei mai chiesto il perché, non è così, Billy? Non ti chiedi cosa

 

(chi)

 

è cambiato

 

(hai incontrato),

 

perché

 

(il motivo. Perché a te?)

 

è accaduto

 

(incontrare una persona )

 

tutto questo

 

(come lui).

 

Sei fortunato, Billy, e questo lo sai, te ne rendi perfettamente conto da solo. Ma non vuoi rimuginarci troppo, su questa tua fortuna, perché hai il terrore che basti quello ha farla sciogliere via dalla tua pelle.

Hai paura, ora che ci stai pensando. E allora basta così, via i pensieri.

Accendi la radio e senti le prime canzoni che ti avvolgono: Avril Lavigne e tanghi argentini.

“O Dio, no!!!”

Giri di corsa la manopola per altre stazioni.

 

“You better think (think)

Think about what you're tryin' to do to me”

 

Aretha Franklin.

 

“Yeah think (think - think)

Let your mind go let yourself be free”

 

“Think”.

Ironia della sorte più forte che mai, ma in fondo non ti dispiace questa volta. Ridacchi divertito; dimeni i fianchi a ritmo di musica, ma te ne accorgi solo adesso.

“Pensa” per non pensare, o forse no, fallo, pensa, sì, ma a qualcosa che è fuori di te, intorno a te, pensa alla stanza in cui ormai stai ballando, pensa al ritmo della musica che segui…

Pensi…

                … e canti.

-          Oh freedoooooooom … Let's have some freedooooooom …Ooooouh freedoooooom! Yeah …freedooooooom!!! …

Ecco, così, sì…. Canta, balla, e lasciati andare.

E nell’impeto del momento, forse alzi un pochino la voce…

 

***

 

Eddy si risveglia di colpo. Non c’è prima o dopo, ci sono solo strascichi di sogno invisibile che gli scappano via dal cervello.

Si stropiccia gli occhi con i polpastrelli un po’ umidicci di sudore e rimane lì com’è, prono, nudo se non per una canotta  e un paio di vecchi boxer neri; le coperte scomposte gli hanno lasciato lineette pieghettate marchiate sulla pelle dell’avambraccio, il codice a barre ideale per la bambola gonfiabile che è.  Si sente i capelli tutti arruffati e se li scosta dal viso, e prima che se ne renda conto si gratta la cima della testa come una scimmiotta addomesticata.

Non è così che ti chiamava sempre tua madre, E.J.? “Scimmietta”?  Sì, certo, e “Tesoro”, e “Amore”, prima che tu iniziassi il tuo mestiere e ogni cosa perdesse il suo senso. Ma “Scimmietta” e “Amore” sono termini che ormai non sono più compresi nel vocabolario con cui la gente appella Eddy. C’è “Puttanella”, e “Stronzo”, e “Succhiacazzi”, ma non certo “Amore”, oh, no no no no…

Niente più grandi amori per Eddy James Amyrot, nato Edward James all’anagrafe ventuno anni prima a mezzogiorno in punto tra scrosci assordanti di campane. Ora l’unica campana che Eddy sente è quella dei vigili del fuoco quando qualche ubriaco appicca fuoco a un cassonetto lì vicino, e l’unico odore che sente è la puzza di piscio vecchio nei vicoli in cui se lo fottono… e perenne, sempre, l’odore di sesso che lo cosparge, la sua acqua di colonia naturale.

Ma sono solo vaccate questi pensieri ora E.J., vero? Sono deliri per essere stato strappato al sonno così all’improvviso, non capisci ancora molto, ma non è importante, capirai, non temere.

Alzati, su, coraggio, non fartelo ripetere.

E.J. è un bravo ragazzo, in fondo in fondo, anche se forse nessuno a eccezione di Leo Skeat, Billy e un altro ragazzo se lo ricorda. Che importa dello spirito di un uomo, quando è il suo corpo che si fotte? Il pensiero o il carattere non hanno un buco in cui infilare l’uccello, e allora che andassero bruciati.

Ancora deliri, ancora pensieri. Ma il sonno lentamente scompare del tutto. La verità è che ora Eddy è curioso… un po’ turbato anche, ma soprattutto curioso.

C’è un gatto che viene squartato o cosa?

 

La domanda vince: E.J. si alza, anche se si sente le gambe come due cuscini imbottiti di fertilizzante molliccio. Sosta un attimo, si concentra meglio e aguzza l’udito per capire da dove venga quel casino. Non è dalla strada. Sembra… che il diavolo se lo porti, sembra dalla cucina. La SUA

 

(LORO)

 

cucina.

Ora che ascolta meglio, riesce a riconoscere anche una vaga traccia di “Think” in sottofondo, tra le urla e gli sgolamenti stonati. Sembra che qualcuno abbia tentato di cantar male la canzone e Aretha Franklin sia tornata a far vendetta armata di mannaia…

Quando è andato a riposare c’era solo Billy in casa,  e non gli sembra proprio il tipo da far entrare qualcuno senza almeno avvertirlo.

 

(Ma chi dovrebbe chiamare poi? È solo, senza una vera casa, come te)

 

Nessuno nell’appartamento, se non loro due. E Billy che… canta?

Gli esplode una risata secca nell’aria, senza che neanche Eddy di accorga del suo arrivo, rapida e imbloccabile come  un colpo di fucile. Si infila le nocche della mano in bocca e le morde per soffocare le risate, ma non ottiene un gran risultato.

 

(Billy sta cantando)

 

Prova a serrare i denti più forte, e si fa male, ma le risate continuano, e si moltiplicano ora tra le lacrime che gli scorrono per le guance. Non danno segno di smettere, oh no, perché attraverso il sottile dolore e gli occhi umidi, dritto attraverso i muri arrivano i gracidii di Billy Abbot.

E.J. si sfila la mano dalla bocca e ha una rapida visione dei piccoli segmenti incisi dai suoi denti sulle nocche ossute prima che si tappi nuovamente la bocca con l’avambraccio… ma non importa. Potrebbe infilarsi in bocca anche tutto se stesso, cazzo, perfino addentare per una chiappa Aretha Franklin, ma la versione di “Think” rivisitata e corretta nella sua cucina è un propellente troppo forte per estinguersi senza combattere. Caccia i denti più a fondo,ma un altro gorgheggio, uno sbuffo di risata starnutito, e una bolla di muco  grossa quanto una pallina da ping pong gli si gonfia da una narice.

“A quanto pare non è giornata per rendersi dignitosi in questa casa” pensa, e attacca a ridere più forte, e ora non vede più nulla, perché le lacrime non si limitano più a scorrere, gli INONDANO il volto, ed è così bello, così giusto, perché non sono lacrime tristi o risate false, ma è un ridere che gli sgorga dritto dal cuore

 

(e dalle orecchie, cazzo come stona!)

 

e va bene, sì, benissimo. Afferra da terra la maglietta sudata che si era tolto prima di coricarsi e si asciuga la bolla di muco, ma non allontana l’avambraccio dalla bocca, non riuscirebbe a resistere. Teme che se lo togliesse… semplicemente… esploderebbe. Perciò avanza così, un po’ a tentoni, un po’ facendo fede sulla sua memoria visiva, e qui c’è il cassettone, e qui lo stipite della porta, e questa cosa ruvida deve essere la carta da parati del corridoio, ed oltre il divano in eco pelle nera.

La porta della cucina è aperta. La voce di Billy è più forte e stonata che mai. Per un attimo, i pochi passi che impiega a raggiungere Abbot, E.J. non ha più molta voglia di ridere, perché rivede il salotto e il tavolino e la tv che prima stavano guardando quando Eddy aveva provato a fare un passo oltre il bacio, un passo più a fondo, non proprio per il semplice bisogno di sesso, ma per il CONTATTO, uno sfregamento fisico per cui non deve essere pagato, ma è gratuito, perché è ciò che desidera veramente.

No, non ha più una gran voglia di ridere quando il ricordo che Billy è stato violentato e forse mai troverà la forza per cercare di superare tutto quanto lo assale nella mente. Ha compreso Billy meglio di quanto Billy crede, meglio di quanto Billy capisca se stesso; forse perché Eddy conosce e ha visto tante persone, forse perché a essere l’omino dei sogni di così tanta gente un sesto senso per i caratteri lo sviluppi… Non puoi aiutare una nuvola che vuole solo volare via, non quando sei un masso legato alla terra, non quando la tua attuale aspirazione per il futuro è riuscire a fare abbastanza scopate per arrivare a pagare le bollette a fine mese. Non ha nulla da offrire, nulla che non sia se stesso, e non è questa gran cosa da tanto tempo. Non può concedere l’esclusiva del suo corpo a Billy, è il suo lavoro, e lui…

… lui…

… infetta tutto.

Che ci fa lì Billy con lui? Un giorno si accorgerà che tutta quella è stata una bella storia da raccontare quando sarà vecchio e stanco, le gambe vicino al fuoco del camino per cercare di strappare via il freddo e l’umidità dalle ossa.

Non è un futuro in cui E.J. si vede.

Eddy sa che non c’è un futuro che lo aspetta.  Sa che non arriverà a diventare vecchio, merda, forse anche solo ADULTO. A ventuno anni desiderare di vivere ancora un po’ senza malattie né coltellate è quanto massimo si concede. È stato fortunato fino ad ora.

È stato fortunato a incontrare Billy.

È stato fortunato a ricordarsi com’è amare. Amare, mio Dio, con tutto il suo cuore.

Amore.

Raggiunge la cucina.

L’avambraccio non regge al contraccolpo dell’ultimo accesso di tosse e risate e viene catapultato contro lo stipite della porta.

Billy…

…Bily sta…

Esattamente, Billy sta a gambe larghe e leggermente piegate davanti al lavello, dimena le braccia in alto, le mani chiuse intorno ad uno strofinaccio ruotato in aria come fosse un indumento sexy tra le mani di uno spogliarellista sul palco.  Dimena anche il sedere, TANTO, ed è la visione di un ultimo avvitamento pelvico alla Elvis che fa scoppiare E.J..

Ride.

RIDE.

Ride così forte da perdere l’uso della gambe e scivola a terra, ride così forte da doversi tenere la pancia per paura di non riuscire a contenere le budella, ride così forte da sentirsi la faccia in fiamme e i polmoni urlare per mancanza d’aria. Non riesce a smettere, e sente Billy lamentarsi tra l’imbarazzato e il divertito: “Ah, bravo, adesso mi spii!”,  e poi più nulla, ride, ride, ride così forte da cancellare il mondo, ride a occhi chiusi, con la sola visione del sedere di Billy sculettare a ritmo di musica.

La canzone è finita, viene sostituita da una melodia jazz di cui Eddy non conosce il nome. Billy ha smesso di cantare da quando è stato colto sul fatto e le risatine di E.J piano piano si smorzano, affievoliscono. Eddy si stringe ancora la pancia con le braccia, ma si azzarda ad aprire gli occhi.

È completamente sdraiato su un fianco, esattamente davanti alla porta della cucina; Billy è seduto a gambe incrociate sul pavimento vicino a lui, gomito appoggiato su un ginocchio, mano su una guancia. Lo osserva con un sorriso dolcissimo che stronca il respiro in petto a Eddy.

Smette di colpo di ridere.

In questo momento non ha più voglia di divertirsi.

In questo momento si accorge di amare Billy come mai ha amato in vita sua, e la cosa lo spaventa da morire.

Ha paura… ma quello che prova dentro di sé è così bello da cancellare ogni altro pensiero.

“Ti amo, Billy” pensa.

Questo gli basta.

Billy lo osserva ancora in silenzio, sorridendo tenero Senza avvertimento o dire nulla, si china verso di lui e lo bacia sulle labbra. Eddy sente il suo sapore, e sente il suo odore, e sa che non sentirà mai una cosa così bella in tutta la sua vita. Emozioni così magnifiche non capitano mai a quelli come lui. Deve esserci stato uno sbaglio, qualcuno deve aver fatto confusione, e gli ha mandato così Billy.

Billy solo per lui, Billy solo per Eddy.

Sa che è una cosa temporanea, come tutte le cose belle. Lo sa. Ma sa che lotterà e stringerà i denti. Non conta di riuscire a vincere, ma non si sa mai nella vita, non è così? Almeno, lotterà.

Passa una mano dietro la nuca di Billy e ricambia il bacio, e gli accarezza i capelli. Billy si irrigidisce un attimo, ma è un attimo di troppo; Eddy si ritira piano, poi si allunga nuovamente e gli posa un bacio sulla punta del naso. Gli occhi di Billy sono pieni di paura, affetto, dubbio, e sono più belli che mai. Eddy sente il cuore saltare i battiti a quella visione, gli occhi di Billy, un po’ azzurri, un po’ viola, solo per lui.

Una fitta di paura allo stomaco. 

Forte.

Stringe i denti e forza un sorriso per rassicurare Billy.

“Non ti merito, Billy, ma lotterò”.

Il perché lo sa… perché lo ama, e non può fare altro, ma non è una cosa da dire ora, rischierebbe solo di spaventare di più Billy, lo sa, lo SENTE. Non vuole mettergli pressione.

Sorride. Billy ricambia il suo sorriso. Questo gli basta; finchè dura, finchè può, questo gli basta.

Billy è la sua vita.

Credici, Eddy: forse è arrivato il momento di sperare.

 

***

 

Billy pensa: “Sono felice così”. E lo è. Tanto.

È seduto su una delle sedie del tavolino in cucina; E.J. gli volta le spalle, tutto concentrato davanti a una pentola nel tentativo di tirar su un sugo decente.  

Ha una bella schiena, Eddy, larga e solida, anche se forse è un po’ troppo magra. Non è importante. Gli ispira comunque fiducia, quella schiena, e protezione; è una schiena che ha sopportato tanto, ma non si è spezzata… è ancora lì, dritta e ferma. Billy lo invidia, non con cattiveria o con rabbia, ma con semplice malinconia. Vorrebbe essere forte anche lui, più alto. Se lo fosse stato, Danny  Lee non sarebbe riuscito a …

 

(Sì, ma nulla di tutto questo sarebbe successo)

 

Non avrebbe mai incontrato Eddy. Non sarebbe mai venuto a vivere in questo appartamento con lui, perché aveva un posto tutto suo da chiamare “casa”, anche se solo ora si accorge del suo vero significato.

La sua vecchia casa o questo appartamento?

Perdere se stesso o perdere Eddy?

Cosa vale di più?

La risposta arriva subito nella sua testa.

 

(Eddy)

 

E.J. sempre, con i suoi capelli cortissimi e i suoi occhi incerti, Eddy col suo sorriso che cancella via i dolori. Eddy è il suo più caro amico, e una persona così importante per lui.

E.J….

Se tutto questo non avesse avuto inizio, se quella maledetta sera non avesse accettato l’appuntamento di Danny… si sarebbero incontrati lo stesso, lui e Eddy?

Forse sì, forse no. Spera di sì, spera che sia destino. Perché se lo è, non importa quanto lui, Billy Abbot, sia inadatto a vivere o incapace di amare, no, perché se è destino, il Fato vuole che lui rimanga con Eddy, ed Eddy lo accetterà, nonostante i suoi difetti e le sue paure.

Ma come può vivere sereno senza certezze?

Come può vivere, se non SA?

Cosa pensa Eddy nella sua testa?

Gli vuole bene?

Non lo sopporta?

E, mettiamo, fosse stufo di Billy e non sapesse come dirglielo. Mettiamo che non lo sopporti ogni giorno di più per la sua presenza inutile.

Mettiamo che non sia destino, Billy.

Mettiamo che tu non lo meriti, che ne dici, Billy, eh? Se non c’è posto da chiamare casa o gente che ti attende oltre l’uscio di quella porta… cosa farai? In che buco ti nasconderai? Che aria respirerai, se non sei degno neanche di quella?

Cosa farai, sporco Billy smarrito nel bosco della normalità? Chi piangerai, chi chiamerai, chi ti dovrà curare quando starai male o nutrire se avrai fame?

La verità è che da solo sei un peso, Billy. Sei una nullità venuta per soffocare la vita, se il rimpianto dello sconosciuto per non aver cambiato strada quando ti ha incontrato, sei le parole acide soffocate nel cuscino e non urlate contro di te prima che Eddy si studi definitivamente e ti cacci via. Ti dirà “Quella è la porta, ora sparisci, non voglio più vederti”.

Tu sei una peste,

tu sei una infezione,

tu sei una malattia dell’animo

e porti alla morte, Billy.

Non meriti questo tesoro di E.J., troppo buono per te, troppo paziente. Non meriti questa casa accogliente, non meriti il letto in cui dormi né i vestiti che indossi.

Non meriti nulla.

Nulla, Billy, nulla.

Ora guardalo, Billy. Ti volta la schiena perché i fornelli sono lì, ma potrebbe anche non farlo, no? Potrebbe rimanere voltato verso di te, di tre quarti, e magari conversare, e dirti che sei carino, Billy, e che ti vuole bene, Billy, e che non ti lascerà mai, Billy, oh no, mai, perché sei il suo tesoro e non potrebbe mai vivere senza d i te, no no no no, mai mai mai mai.

Silenzio, Billy. Ascoltiamo.

Tu senti qualcuna di queste fesserie? Gli hai mai sentito dire : “Ti voglio bene, Billy”? Non un “Ti amo”, ma un semplice “Ti voglio bene”. Lo diciamo anche ai nostri animali domestici, persino alle piante a volte… lo diciamo a perfetti sconosciuti di cui a volte neanche conosciamo il nome.

Ma nessuno lo dice a te.

EDDY non lo dice a te.

Forse perché non prova nulla per te, non credi, Billy? Forse perché non vuole mentirti.

-          Ci vuoi il formaggio sopra?- chiede Eddy all’improvviso.

-          Eh?

-          Ci vuoi il formaggio sopra?

Billy guarda E.J. confuso.

-          Sopra… dove?

Eddy sorride divertito.

-          Sopra la pasta. Mi sa che l’ho fatta un po‘ sciapa, non sono mai stato bravo a salare l’acqua. Con un po’ di formaggio non dovrebbe sentirsi troppo-. Alza una grattugia e un grosso blocco di parmigiano scadente aperto da poco.- Ne vuoi?

-          Oh, sì, sì, grazie- replica Billy in automatico. Non ha una gran importanza se la pasta sia sciapa  o no, non ha per niente fame.

E.J. si china sul suo piatto per scaricargli una generosa dose di scaglie giallastre, e Billy osserva i suoi movimenti. Spalanca le narici e annusa il suo odore. Aroma di Eddy, e di bagnoschiuma, e di un qualcos’altro, odore caratteristico che invade la casa e il suo proprietario.

E.J. finisce il suo incarico e si siede dalla parte opposta del tavolino

 

(Perché non vicino a te, eh, Billy?)

 

(Ma il tavolino in fondo è piccolo, lo fa per non stare stretti…)

 

(Perché non vicino a te perché non vicino a te perché non vicino a te perché non vicino a te)

 

(Ma)

 

(Perchè lo disgusti disgusti lo disgusti dal più profondo dell’anima, ti odia e ti disprezza e aspetta solo di finire di mangiare per urlartelo in faccia)

 

Forse se … forse se lui…

-          Coraggio, mangia prima che si freddi-  lo incoraggia E.J. sorridendo. – Guarda che lo chef non garantisce la sua cucina a quattro stelle se….

Si interrompe. Qualcosa nello sguardo di Billy fisso sul piatto lo blocca. I suoi occhi stanno… tremando. Non il suo corpo, non i suoi denti, ma i suoi occhi. Sussultano nelle loro orbite leggermente, e si appannano; cala la nebbia su quel lago azzurro. Billy fantasma è tornato tra noi, gente, scommettete sulla sua resistenza, scommettete sul suo destino.

-          Billy, che c’è?- domanda in un soffio, e la sua voce è dolce e preoccupata.

Billy alza lo sguardo, incontra quello di E.J., lo distoglie immediatamente.

 

(È perché gli fai schifo, Eddy. Ah ah, divertente, eh? Ma in fondo già lo sapevi, no? Non deve essere una novità nella tua vita )

 

-          Billy…

-          Lo so che è il tuo lavoro, Eddy…

 

(Oooooh, non ti sembra che la sua voce abbia calcato un po’ “tuo” e un po’ troppo “lavoro”, Eddy? E da quando ciucciare uccelli è come fare l’avvocato o anche solo lo spazzino? Da quando chi lo piglia in culo merita di essere pagato? Vendi lo stesso )

 

-          … credimi.

 

(Vendi i tuoi sogni)

 

-          … Lo…

 

(e non lo meriti, non meriti Billy Billy Billy)

 

-          …so. Ma, ecco… ho un po’ di soldi da parte, – fa una pausa e si tira una ciocca di capelli dietro l’orecchio, - e posso pagare un prezzo più alto per l’affitto se questo può…

Eddy non lo fa terminare, si sporge bruscamente lungo il tavolo, travolge la caraffa d’acqua che cade a terra ed esplode in schegge brillanti, gli serra le mani alla base della nuca e lo attira a sé. Lo bacia.

Billy risponde al suo bacio, si getta a sua volta contro Eddy; lo avvolge con le braccia, e senza neanche riflettere cerca di avvicinarsi ancora di più, cerca il CONTATTO con Eddy, per essere tranquillizzato, e rassicurato che sì, lui, Eddy James Amyrot, gli vuole tantissimo bene, e che lui, Billy, è speciale… Vuole trasmettergli tutto in quel bacio impetuoso a labbra umide dal forte sapore di salsa di pomodoro.

Contatto.

Più CONTATTO.

Sale con il ginocchio sul tavolino, e solo una piccola parte del suo cervello si accorge che ha affondato il ginocchio nel piatto di pasta e la spappola con il suo peso mentre si issa su e lo bacia, e abbraccia Eddy, e sente l’umidore caldo delle loro lingue che sbattono e sgusciano l’una contro l’altra, e leccano la pelle tumida della labbra… Ed è tutto così buono, oh sì, Billy, oh sì, Eddy… questo è il bacio più appassionato che vi siate mai dati, e forse è il primo bacio dato per motivi egoistici. Baciare per essere accettati, cercare un affetto mercenario che sperate duri abbastanza da piantare radici e diventare reale.

Ancora avvinghiato alla cieca, E.J. sgombra con l’avambraccio la superficie del tavolo, e il pavimento si riempie di altre schegge e di posate sporche. Ci penseranno più tardi a raccoglierle, a ricomprarne set interi se sarà necessario, ma che importa, che IMPORTA, ORA, ora che c’è Billy da baciare, e Billy che risponde al suo bacio, e Billy che lo abbraccia e stringe forte a sé, che si arrende tra le sue mani? Che importanza ha il mondo degli altri quando tutto il SUO universo è racchiuso in Billy?

E.J. spinge Billy giù sulla superficie ora sgombra del tavolo e si china su di lui, e la sua bocca cerca, e la sua lingua lotta con quella di Abbot, e le sue mani frugano e accarezzano, ed eccole che scostano i lembi della maglietta che Billy indossa, li alzano a scoprire la pelle tremante e ansante dello stomaco e più su, del petto…

E la sua bocca va, e scende, si stringe intorno a un capezzolo con movimenti frenetici, ancora increduli; ed eccole le sue dita che scendono più in basso, si abbandonano sulla piccola coppa sotto la patta dei jeans, e stringono forte, vuole sentire quando Billy lo desidera, quanto ha bisogno di lui…

L’attimo dopo Billy inizia a urlare.

Grida con tutto il fiato nei suoi polmoni, grida fino a far sporgere i tendini del collo come cordoni annodati; strizza gli occhi e urla, e si dimena, scalcia e mulina le braccia, allontana Eddy

 

(DANNY, ODDIO, DANNY)

 

da lui. Lo scaccia con una tallonata allo stomaco che lo manda a sbattere contro il frigorifero, e urla, urla, urla.

-          Billy!- lo chiama E.J. tenendosi lo stomaco con una mano e gridando a sua volta nel tentativo di farsi sentire, ma Billy non lo nota.  

Si volta improvvisamente, sporge la testa oltre il bordo del tavolo e rigetta fili collosi di bile. Alcuni schizzi colpiscono i lunghi capelli biondi ricaduti come un velo a nascondere il suo viso rosso congestionato dalle lacrime

Poi perde le forze e precipita sul pavimento, cade sulle schegge di vetro, e i cocci dei piatti, e la pozza filacciosa del suo stesso vomito. Fa un suono buffo quando impatta con terreno, una specie di “huff!” dato dall’aria espulsa di colpo dai polmoni.

Il dolore alla spalla e al fianco, dato dalle ferite, non lo avverte nemmeno in principio. C’è solo il panico, e l’uccellino in cui si è trasformato il suo cuore che sbatte le ali frenetiche nel suo petto, e gli assorda le orecchie col suo battito, e gli brucia gli occhi con le sue lacrime.

-          Oh Dio, Billy, Billy… - bisbiglia sconvolto Eddy, paralizzato anche lui, ma dalla incredulità.

È come estraniato, come vivesse un sogno e tutto ciò che è in suo potere è rimanere lì nel suo letto, e osservare.

Vede Billy singhiozzare e  strisciare spingendosi con gli avambracci e i gomiti  verso la porta, lasciandosi dietro una scia  di sangue e vomito sbaffata e strinata in parte dal tessuto dei vestiti che il biondo indossa.

Vede la luce della lampadina riflettersi su ogni scheggia e coccio sparso sul pavimento.

Vede la pelle d’oca e il sottile strato di sudore freddo che ricopre il suo stesso corpo.

Poi sente Billy che con la voce arrochita dalle lacrime  e colpi di tosse singhiozza:

-          Ancora una volta no, ti prego, ti prego, no, no…

Eddy fa per avvicinarsi, e confortarlo, e abbracciarlo forte, pulirgli il viso e rassicurarlo che non gli farebbe mai del male, che darebbe…. la sua vita anche subito per lui. Ma gli sfiora solo il polpaccio inavvertitamente col piede che Billy caccia un altro urlo e si appallottola su se stesso.

E.J. si ritrova di nuovo con le spalle contro il frigo. Deve essere balzato indietro inconsciamente quando Billy ha gridato. Billy, che ora piange disperato sul pavimento della sua… loro… cucina, sporco e sanguinante.

Riprova ad avvicinarsi, questa volta più lentamente, quasi rasserenato nel completo vuoto totale in cui è precipitata la sua mente; avanza piano e ripete nel suo cuore:  “Io non ti farò mai del male, Billy”. 

Billy, in qualche modo, sembra sentirlo.

Questa volta, quando Eddy lo sfiora, non urla.

Quando E.J. lo stringe tra le braccia più forte, e più forte, e inizia a piangere silenziosamente con lui, pensa solo al bene che gli vuole, con tutto il suo cuore. E che non vuole perderlo.

Ogni altro pensiero è bandito, e scivola via con le lacrime e il loro respiro.

 

 

***

 

Eccolo qui, il mio piccolo Billy sofferente.

So che esistono giorni in cui piangere non è abbastanza, in cui vorresti strapparti il cuore dal petto e tirarlo in alto perché la gente si accorga che ce l’hai anche tu, e vivi, e sei accanto a loro…

Ma vedi, nulla ha senso se non agisci, Billy. Il cambiamento negli altri deve iniziare nel cambiamento in te.

Soffri?

 

(Sì, quanto dolore dalla ferite sulle braccia)

 

Piangi?

 

(Quante lacrime, Billy, quante lacrime?)

 

Ti senti depresso?

 

(Sei incapace di amare, Billy, e nessuno ti ama.)

 

Mediti il suicidio?

 

(A volte sì, così spesso)

 

Ma vorresti essere felice, non è così? Chi non lo vorrebbe, già.

Gli altri lo sono, felici intendo, tutti felici tranne te, povero Billy abbandonato nel bosco.

Loro riescono a farsi toccare dai loro Eddy. Forse lo stupro è solo una tua scusa. Forse sei solo pazzo. E basta.

Come puoi vivere cose belle se te ne attendi solo brutte?

Come può la gente sorriderti se ogni cosa che vedi è ciò che loro hanno e tu no?

Perché non combatti, perché non reagisci, ma rimani fermo al tuo posto e subisci?

Sei inerme… ma non sei nato così, è il posto naturale che ti sei scelto nel mondo e Billy, lasciamelo dire, è una gran stronzata.  Devi subire già tante cose perché non sono sufficienti le tue forze per affrontarle. Amen. Ma non tutto il mondo è così. Non arrenderti sempre senza nemmeno pensare a lottare.

Abbi fede in te. Sii forte.

Abbi fede in me. Sii saldo.

E tutte quelle paure… ci sono, accettale, ma non unirle come pezze di una coperta patchwork sotto cui nasconderti e frignare. Le coperte si tolgono e ogni tanto si lavano dalle lordure che getti loro addosso.  Le lacrime si asciugano. Non impedirti di vivere.

Ama, e respira, e quel fottuto lenzuolo tappezzato… beh, cazzo, gettalo nel fuoco. Ne avrai presto un altro, e nuovo di zecca conoscendoti, ma ora è giorno, è venuto il momento di alzarsi dal letto e affrontare la giornata. Più tardi  ci potrai affondare il muso quanto vuoi, ma non è questa l’ora. Adesso è il momento in cui tutti, bravi e cattivi ragazzi, escono di casa e vivono la vita.

Forza, su, non è troppo difficile se non ci pensi.

Scosta la coperta, accumulala su un lato.

Ora un piede sul pavimento. Ora l’altro.

Alzati.

Lavati.

Vestiti.

Pettinati.

Fai colazione, e adesso esci. È quello il tuo posto, Billy.

Lì fuori, con tutti quanti.

Lì fuori, con Eddy.

 

***

 

Eddy guarda Leo, e Leo guarda Eddy. Skeat lo osserva pensieroso un altro secondo, poi si appoggia meglio contro il bancone del bar e tira un lungo sorso dal suo cappuccino. La tazza è bollente, il latte caldo gli brucia la lingua. Non se ne cura. È troppo impegnato a comprendere quello che Eddy James gli ha appena detto.

-          Vuoi ritirarti?

-          Sì- conferma Eddy con tono calmo, guardandolo dritto negli occhi.

Sembra più giovane che mai nella sua giacchetta leggera che si stringe addosso, le mani affondate nelle tasche  e chiuse a pugno per darsi coraggio. Non vuole farsi vedere tremare.

Leo lo osserva ancora. Giovane, sì

 

(Effettivamente lo è),

 

e anche bello, anche se in un modo tutto suo. Non sono poche le persone che si sono voltate a seguirli con lo sguardo al loro ingresso, e Leo sa per certo che non osservavano lui. È E.J.: anche senza dire o fare nulla ha in sè qualcosa che attrae inconsciamente la gente.

Forse è il suo aspetto particolare.

Forse è l’odore che si trascina addosso, odore

 

(tanfo)

 

di sesso spartito equamente tra uomini dotati di abbastanza soldi da poterlo comprare per pochi minuti, sesso sicuro e senza l’impegno di una lunga relazione e il pensiero dei regali di compleanno e San Valentino e anniversari vari.

O forse, forse è la luce che ora gli brilla nel fondo delle pupille.

“ Mio Dio, è innamorato ” pensa Leo, e non sa se preoccuparsi o no.  Se lo fosse di uno di quei porci dei suoi clienti? Potrebbero approfittare di lui, e farlo soffrire, usarlo. Ci pensa qualche istante su, e poi scarta mentalmente l’idea. E.J. non è uno stupido, non si innamorerebbe mai di un cliente.

E allora di chi si tratta?

La risposta viene subito dopo, con l’immagine di lunghi capelli biondi  e uno sguardo spaurito in un viso ossuto. Il ragazzo con la cicatrice sulla guancia, quello che Eddy James gli ha chiesto di cercare.

Bi…

Bi…

Billy, ecco il suo nome. Billy Abbot.

Il ragazzo fantasma.

L’aver intuito l’identità della persona amata da E.J. non lo fa sentire tranquillo, quel ragazzo non gli ispira… non proprio fiducia, non sembra un cattivo ragazzo. Ma non ha abbastanza FORZA da riuscire a resistere alla vita di Eddy, e per sostenerlo. Con Frederick era diverso, quel ragazzo era forte, ma ormai Freddie è acqua passata nella vita di E.J..

Se solo…

No, non importa.

Sono scelte di Eddy James in fondo. 

E lui, ma sì, è solo un vecchio idiota troppo apprensivo.

Eddy è forte, non troppo, ma sufficiente da sapere, da CAPIRE: se ha scelto quel ragazzo, vuol dire che vi ha visto qualcosa che lui non riesce a scorgere.

Il pensiero tuttavia non lo tranquillizza… Billy Abbot non è in grado di vivere con Eddy e Leo lo avverte sempre più insistentemente, sia con il suo sesto senso di poliziotto, sia con quello di amico; ha il bruttissimo presentimento che questa storia finirà male, e prima della fine E.J. soffrirà parecchio. Soffri sempre quando sei innamorato, specialmente quando lo sei della persona sbagliata.

Già, innamorato.

Questo, e ora….

-          Vuoi ritirarti?- ripete ancora incredulo Skeat.

-          Sì- risponde nuovamente Eddy.

Forse hai capito male, Leo. Meglio assicurarsene prima di combinare qualche casino.

-          Quando dici che vuoi ritirarti intendi… - inizia cercando di trovare le parole, ma E.J. sembra intuirlo, e gli corre in aiuto finendo per lui la frase:

-          … che voglio cambiare lavoro. Voglio smettere.

Ok, ora ne sei certo. Ora puoi scoppiare dalla felicità senza il timore di essere invece deluso.

Allunga la mano e stringe forte quella di Eddy, poi passa l’altra dietro il collo di Amyrot e lo strizza affettuosamente. I suoi occhi brillano di orgoglio, e gioia, e non è un pensiero completamente altruistico: sapere che Eddy smetterà di fare marchette e scopate occasionali gli risparmierà un sacco di preoccupazioni e idee marce fuori orario di lavoro. Se E.J. sta bene, può smettere di temere per lui arrivato a casa e dedicarsi esclusivamente alla piccola e dolce Laura.

-          Bravo- si congratula con la voce fiera arrochita dall’affetto; si sforza di trovare qualche parola che esprima meglio ciò che sente, ma non riesce, e allora ripete con un sorriso :– bravo!

Eddy rimane in silenzio, ma risponde timidamente al sorriso. È bello, e giovane, ma anche tanto stanco. Leo nota solo ora che ha gli occhi un po’ arrossati. Deve aver pianto di recente.

Di nuovo quel pensiero

 

(Se continua a stare con quell’Abbot, finirà male questa storia),

 

ma lo scaccia immediatamente. Anche lui è esausto, e non ha la forza di preoccuparsi anche degli altri. Se E.J. avrà bisogno di lui, sa dove trovarlo.

Lancia un’occhiata preoccupata all’orologio; la sua pausa caffè è quasi terminata, deve correre in ufficio… ma prima deve chiederglielo. È più forte di lui.

-          È quel ragazzo che mi hai chiesto di cercare quel giorno, vero?

-          Billy – conferma con un cenno del capo Eddy James, e solo il modo in cui pronuncia quel nome basta a far capire a Skeat quanto in realtà siano profondi i sentimenti di Eddy. Sapere che lo ama così tanto lo preoccupa ancora di più…quanta  potenziale forza distruttiva può avere in sé un amore così grande?

Ha l’impulso improvviso di avvertirlo, di dirgli “Stai attento, è pericoloso”, ma si trattiene appena in tempo. Si rende conto da sé che sarebbe una grandissima stupidaggine, e inutile. Se bastasse la volontà a farci decidere chi amare, questo sarebbe un mondo molto più felice. Ah-ah, Leo, ma non così che vanno le cose qui.

Ha una brutta sensazione, ma gli è già capitato di sbagliarsi

 

(così raramente)

 

in passato, sì, certo, sarà uno di quei casi.

 

(Certo. Certo.)

 

Non accadrà nulla di male a Eddy James, non ora che ha deciso di cambiare vita.

 

( Chi cerchi di convincere, Skeat? )

 

( Finirà male, e tu lo sai )

 

( Finirà in tragedia )

 

( Perché Billy non ha la forza per sostenere Eddy )

 

(È sbagliata questa relazione )

 

(Soffrirà, merda, soffrirà)

 

-          Ok, devo proprio andare.

Leo fa il gesto di mettere mano al portafogli, ma Eddy lo blocca e porge con un sorriso alcune monete al cassiere.

-          Tocca a me offrirtelo, non ricordi? – dice sorridendo.

“In questo momento sta pensando al suo Billy” pensa dentro di sé Leo, e ne è certo perché Eddy è bellissimo, bello del suo amore,  bello nella sua dannazione. Ringrazia il cielo di amare così tanto sua moglie Laura, perché è l’unica cosa che gli impedisce di innamorarsi all’istante di E.J.. Forse non proprio carnalmente,  forse più spiritualmente, ma non sono cose per il vecchio Leo Skeat. Gli uomini sposati come lui già a soli trenta anni si mettono da parte a osservare i giovani. È passato il tempo delle cotte adolescenziali, degli amori impossibili. Ama sua moglie, e questo gli basta.

Si concentra su questi pensieri e distoglie lo sguardo da Eddy.

Insieme, dopo aver fatto un cenno di saluto al cassiere, si dirigono verso l’uscita.

 

***

 

Billy è in camera e legge. È tardo pomeriggio, ma il cielo è limpido e il sole è ancora visibile sopra l’oceano di tetti dipinti.  Potrebbe essere un pomeriggio splendido per farsi una bella passeggiata con Eddy e cercare di parlare, abbattere quella tensione che cade tra di loro appena si ritrovano insieme in uno spazio ristretto. Ma non esce con lui, non potrebbe neanche  sentirlo: indossa le cuffie perché Eddy ha un cliente.

Non era uno dei soliti, Billy lo ha spiato pochi istanti attraverso una fessura della porta… uomini in giacca e cravatta e capelli impomatati  è raro che si spingano alla luce del sole sino a un quartiere così malandato. Se cercano i servizi di Eddy

 

(la tua bocca, oh, Eddy, sei così famoso per quella),

 

solitamente lo fanno in uno dei pub o discoteche che il ragazzo spesso frequenta.

Questa è una prima stranezza, Billy. Ora ti dico la seconda: incredibile o no, non scopano subito.  Li senti parlottare seduti in un angolo del salone, e sebbene tu non riesca a seguire il discorso

 

(Perché parlano a voce così bassa, eh, Billy? Magari Eddy si vuole liberare di te. Magari ti sta vendendo)

 

(No, a questo non crederò… non Eddy … non… io….),

 

vedi il viso concentrato di Eddy mentre pone una serie di domande al suo cliente e ascolta le lunghe risposte che quello ha da dargli. A volte l’uomo risponde subito, dopo aver meditato appena un paio di secondi; altre volte è costretto a consultare un grosso librone spiegazzato che ha estratto dalla sua ventiquattrore e che ha finito per tenere sulle cosce per comodità.

Alla fine Eddy sembra soddisfatto. Il cliente ancora no, anche da questa distanza Billy può leggergli un velo di delusione. Più precisamente, e il paragone scorre troppo presto nella sua testa perché Billy lo possa afferrare, ha l’espressione di un bambino a cui abbiano appena sottratto un giocattolo particolarmente bello.

Si sa, i bambini crescono e devono smettere di giocare per diventare adulti. Forse  capita anche perchè quegli stessi giocattoli con cui hanno giocato per tanti anni decidono di voler diventare a loro volta adulti. A volte il bimbo lascia la presa con un piagnisteo e basta. A volte prende il robot per i piedi e lo sbatte tante volte contro il pavimento finchè non si riduce in schegge di plastica.  

I bambini sono capricciosi, E.J..

Lo è anche il tuo cliente.

Ti spinge di stomaco contro il muro e ti penetra con violenza, e se solo Billy non si fosse rinchiuso ignaro nella sua stanza, se solo non si fosse infilato le cuffie per non sentirti gemere in quella inevitabile scopata che sarebbe seguita alla conversazione col tuo cliente, avrebbe potuto sentire questo avvocatucolo di ufficio alitarti nell’orecchio tra le spinte : “Non può essere l’ultima volta, non puoi farlo.”

Sono inconvenienti del mestiere, Eddy. Quel mestiere di cui l’uomo dentro di te è l’ultimo cliente della tua vita.

Speri.

Preghi.

 

Saranno passati una ventina di minuti da quando Billy si è chiuso in camera, cuffie sulle orecchie e canzoni dei  System of a Down sparate a volume massimo ad intorpidirgli i timpani.

Poco dopo si azzarda a togliersele, e sente E.J. sotto la doccia.

 

(Pensa, Billy: se lo raggiungi ora, riuscirai a fare l’amore con lui)

 

(Raggiungilo)

 

(Fai l’amore con lui)

 

(Fallo, e come per magia tutto si risolverà)

 

(è una magia, Billy)

 

E, come per magia, Billy si alza. Si muove in automatico, spettatore a mille miglia del suo stesso corpo, cammina, arriva davanti alla porta del bagno e lì si ferma. Sente lo scroscio dell’acqua che si infrange contro il corpo nudo di Eddy nella vasca. A così poca distanza da lui. Pochi centimetri di legno solido e poi aria. Un pavimento da percorrere. E poi, Billy, il contatto.

Sono certa che puoi farcela, Billy, non puoi essere così stupido da non riuscire… è così semplice, così naturale. Nessuno ha fornito un libretto di istruzioni ad Adamo su come scopare, non c’era nessuna fottutissima freccia al neon ad indicare il punto dove penetrare Eva.

Sono cose che si sanno, Billy.

Saprai dove toccare, come amare Eddy.

 

(Perché dubiti di lui, Billy?)

 

Saprai farti perdonare, e forse riuscirai a convincerlo a non cacciarti.

 

(Dopo tutto quello che ha fatto… perché?)

 

Forse potrai farcela, se ora entri.

Entra, su. Coraggio.

Vai ora.

Entra dentro, spogliati, e infilati nella doccia con lui.

Strusciati contro il corpo nudo di Eddy.

Fatti scopare, Billy, e vedrai che forse potrebbe accettarti.  Sarà come “La Bella Addormentata nel Bosco” versione rivisitata, fate sesso e il maleficio si spezzerà. Non può fare più male di quella volta con Danny

 

(Un brivido fino alle ossa),

 

e se sei sopravvissuto a quello, puoi fare anche questo piccolo sacrificio. Fare l’amore… o sesso… con Eddy. La senti nel petto, non è così?, quella sensazione… come un buco tra i capezzoli, i sette nani che van, che van, che vanno a lavorare nelle miniere cardiache nella carne del tuo corpo.

Non ti illudi di non soffrire, soffrono tutti, no?

E.J. con un cliente.

Billy quando si stringe le cuffie sulle orecchie congestionate dalle lacrime che gli corrono sulle guance.

Si chiede se Eddy abbia mai provato vero piacere in un rapporto sessuale… e con che coraggio fa il suo mestiere, accogliere ogni giorno mostri come Danny nel suo corpo, sottostare ai loro desideri.

Chissà… chissà se ha mai voluto bene a qualcuno. Si rende conto che sono tante le cose che Eddy non ha mai raccontato, e gli manca ancora un’enorme fetta della sua storia per arrivare a capirlo.

Hai già accolto altri ragazzi in casa tua come me, Eddy?

Ti hanno amat… voluto bene quanto te ne voglio io?

Sono riusciti a fare sesso fino in fondo con te?

Oooooh, anche tu ci riuscirai, Billy. Sai cosa fare.

E Billy abbassa la maniglia ed entra nel bagno; Eddy gli volta le spalle, e sotto lo scroscio d’acqua, le orecchie tappate dalla schiuma, non si accorge della sua presenza. È nudo, e bellissimo.

Billy si morde forte le labbra e cerca di ignorare il ritmo furioso del cuore nel suo petto; tenendo d’occhio Eddy,  si sfila la maglietta e poi le sue mani scivolano più in basso, sbottonano i jeans, i bottoni saltano dalle asole come esplosioni di minuscole mine a pressione. La lampo cala in silenzio. Abbassa lo sguardo al proprio inguine, i pollici delle mani infilate sotto le mutande per calarsi pantaloni e biancheria insieme, quando la vede. La cicatrice sotto l’ombelico, la gemella di quella sulla guancia. La cicatrice che gli ha lasciato Danny.

La consapevolezza di ciò che sta per fare lo assale di colpo.

Sa,  Billy SA,  che se questa volta lo stuzzica, Eddy non riuscirà a fermarsi.

È l’omino dei sogni, ma è un omino umano: se entra in quella doccia, farà sesso con lui.

Si chiede se sia pronto.

Si chiede se farà male come con Danny.

 

(Ma alla gente piace, no?)

 

Certo, certo, è così, quindi come può non essere …

Piace alla gente, Billy, ma tu non sei la gente. Come fai a essere sicuro di avere le carte in regola per farcela?

Vuole  bene a Eddy, questa, merda, è l’unica cosa di cui è CERTO in tutto il mondo… ma allora perché ha pene e testicoli ridotte a prugne tremanti dal terrore? Perché non riesce a respirare?

Se entra nella doccia, è strada di sola andata. Eddy farà sesso con lui, che Billy sia pronto oppure no. Non riuscirà a fermarsi neanche sentendo le urla, ritrovandoselo nudo accanto, senza essere neanche preparato.

Billy fa un passo verso E.J., poi raccoglie la sua maglietta dal pavimento ed esce dal bagno prima che Eddy si accorga di qualcosa. Fuori, la porta di nuovo saldamente chiusa contro le sue scapole, Billy si riveste… e si maledice mentalmente.

 

(Perché sei così debole, Billy?)

 

(Come farai a restare unito a E.J. se non sei neanche in grado di dargli ciò di cui ha bisogno?)

 

I Dubbi, così tanti dubbi lo assalgono ogni volta che pensa a Eddy, perché in fondo sono troppe le cose che non sa di lui: sapere che fa un caffè di merda e ama invece la pasta al pomodoro non gli sembrano le conoscenza più adatte per creare una relazione stabile.

Il telefono squilla.

Billy sussulta per lo spavento, poi sente oltre la porta Eddy chiudere l’acqua, e si affretta ad andare a rispondere per non farsi scoprire lì. È curioso, e si sente anche un po’ in colpa, non gli è mai capitato di dover andare a rispondere, il telefono squilla poco in questa casa.  Il campanello di casa invece ha i lividi dall’uso: pare che in giro ci sia gente più interessata a scoparsi quella puttana di Amyrot che chiacchierare col dolce E.J..

Solleva la cornetta con un brutto presagio; un pensiero

 

( È l’inizio della fine )

 

gli sfreccia in testa, ma è troppo rapido per essere colto. È come quando Danny si è presentato al locale di Phil mentre Billy era in servizio.

 

(Inizierà ora… ora)

 

La voce gli trema quando dice “pronto”.

-          E tu chi cazzo sei?- lo aggredisce una voce cupa e bassissima.

Per un attimo è certo sia Danny… poi si accorge dell’idiozia: la voce di Danny è completamente diversa, deve averla confusa.

-          Ti ho chiesto chi cazzo sei tu! Dov’è E.J.?

 

(Un altro che se lo vuole fare, un altro di quei porci! Lasciatelo stare, è stanco, lasciateci stare ENTRAMBI! Non abbiamo sofferto abbastanza? Possibile non siate ancora soddisfatti???)

 

-          Senti, stronzo,- lo aggredisce ancora lo sconosciuto al telefono, - questa è stata una pessima giornata, perciò o mi passi E.J. in questo esatto momento o vengo lì e ti sfondo il culo con un martello pneumatico!

 

(Ma che razza di gente frequenta Eddy???)

 

-          Ma chi diavolo…- tenta Billy sconcertato e offeso,  ma la voce urla e lo ricaccia indietro, Billy incassa la testa nelle spalle per proteggersi inconsciamente, come se il suo aggressore forse lì davanti a lui, e non oltre una cornetta.

-          PORCA FOTTUTA PUTTANA, PASSAMI E.J.!!!

Come richiamato, Eddy esce dal bagno, un ampio asciugamano a cingergli i fianchi, la pelle arrossata dall’acqua calda, i capelli bagnati e compatti che lasciano intravedere il cuoio capelluto.

E.J. lo nota, gli fa un gesto interrogativo con la testa. “Chi è?” gli sta domandando silenziosamente.

Billy alza una mano e gli fa segno di aspettare.

-          Chi devo dire?- domanda Billy allo sconosciuto al telefono, e la voce gli risponde bassissima e in un ringhio:

-          Frederick. Ora passami E.J., testa di cazzo.

Glielo passa, obbedisce automaticamente alla forza di quella voce; Eddy afferra la cornetta che Billy gli porge con uno sguardo di curiosità crescente. Quando la porta all’orecchio, e sente quell’”E.J.”, non ha bisogno di chiedere chi sia al telefono. Riconoscerebbe quella voce passassero mille anni.

- Freddie- mormora, e quel nome, quella singola parola, è pronunciato con un carico di emotività  tale che il cuore di Billy muore per pochi istanti.  Non ha mai usato quella voce per chiamare LUI.

È fatta, Billy. Te l’avevo detto di fare sesso con lui… ormai è troppo tardi. Ti hanno requisito Eddy James da sotto il naso.

Dunque, ha perso. Presto Eddy gli sbatterà l’ordine di sfratto sotto il naso e dovrà rifare la valigia, e cercare un’altra casa. Ma si accorge che questa prospettiva non lo tocca per nulla.

Perdere la casa… che importa?

Il pensiero di perdere Eddy James invece lo fa impazzire. Sente il cuore che batte pulsante contro la cassa toracica a ritmi esplosivi.  Non reggerà. Non ce la farà.

Se Eddy lo caccia, lui… ne morirà.

“Non può essere semplice affetto quello che provo se mi sento così “ pensa all’improvviso angosciato, e il pensiero lo turba più che mai. Non ha il tempo di approfondire quella rivelazione, una frase di E.J. al telefono gli ghiaccia l’anima.

-          Sali. Lascia stare e sali subito! Che diavolo vuoi che mi importi di quello? No, al diavolo, SALI ti ho detto! E… sì, ti aspetto.

“Ti aspetto”.

Che significa “ TI aspetto”??? Dov’è il suo posto, il posto di Billy, in quel “ti aspetto” pronunciato con aria preoccupata e tenera?

“Non deve salire nessuno qui” pensa frenetico e disperato Billy. “ Saremo solo io e te, Eddy, e faremo sesso, e ti bacerò,  e ti abbraccerò, e farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, ti prego, non lasciare che qualcuno entri da quella porta e rovini tutto, ti scongiuro, non…”

Eddy va ad aprire la porta e aspetta lì contro lo stipite così com’è, praticamente nudo a parte un asciugamano sui fianchi e l’acqua che va asciugandosi sui suoi capelli. Sente passi salire le scale. Verso di loro.

-          Eddy – lo chiama Billy con un filo di voce, ma Eddy non dà segno di averlo sentito. La cosa terrorizza Billy ancora di più.

 

(Ha già iniziato a cancellarti, Billy.  Il tempo che questo Frederick salga le scale e sarai  tornato a essere il ragazzo-nuvola che infesta i circhi delle strade)

 

“È l’inizio della fine, Mio Dio, l’inizio della fine” pensa sgomento Billy. Ricaccia indietro le lacrime.

 

(Per carità, se devi andartene, cerca di avere un po’ di dignità nel farlo, stupido ragazzino inutile)

 

-          E.J. – riprova, e ha la voce arrochita dall’ansia. Alle sue orecchie sembra quella di Frederick. E questa volta, Eddy si gira. Il cuore di Billy si affossa sempre più.

-          Dimmi- dice Eddy in tono distratto.

Ha voltato un attimo lo sguardo verso di lui, poi è tornato a dedicare la sua attenzione all’eco di quei passi maledetti sulle scale. Sono anche quelli del cuore condannato di Billy che si dirige verso una sedia elettrica di impotenza.

“Lo sto perdendo, e finirà tutto quanto, tutto quanto!” pensa sempre più sull’orlo del panico.

 

(Corri, chiudi la porta d’ingresso a chiave e poi ingoiala, quella fottuta chiave! Vai e fatti scopare, Billy, e riuscirai a...)

 

-          Lo aspetti vestito così? V-vuoi – rabbrividisce quando si sente balbettare, e ancora di più quando Eddy non fa segno di accorgersene- che ti vada a-a prendere una maglietta e …

 

(Perdente, Billy. Sei un perrrrrdeennnnte!)

 

-          No, lascia stare – lo interrompe distrattamente Eddy, - non si scandalizza.

Non si scandalizza?  Lo consoci così bene da permettergli di guardare il tuo corpo? Ma Eddy, ti guarderà come tutti gli altri, ti …

-          Ma sei nudo – è l’unica cosa che Billy riesce a tirar fuori.

 

(Sagace, Billy, come sempre. Alle volte mi fai chiedere perché tua madre non ti abbia affogato nel water quando sei nato… oh, già, forse perché era già morta quando hai iniziato a strillare, vero? Crudele, però… poteva aspettare altri cinque minuti necessari per ficcarti la testa nell’acqua del cesso, non trovi?  GLU GLU GLU, e Billy l’idiota non c’è più…)

 

-          Mi ha già visto nudo, Billy- replica con voce calma e soprattutto stanca E.J.. Ha grosse occhiaie sotto gli occhi ed è più pallido del solito, ma Billy non ha notato nulla. È troppo terrorizzato per farlo.

 

(Mi ha già visto nudo)

 

“ Che vuol dire tutto questo? CHE CAZZO VUOL DIRE TUTTO QUESTO?!?”

Tranquillo, Billy, potrebbe essere solo un cliente, no? Uno con cui Eddy ha scopato un paio di volte per lavoro dietro qualche vicolo e ora ha bisogno di consolazione, certo, certo…

… certo. Solo che non si è rivolto a lui come ad un cliente… né come a Billy. Gli ha parlato come se fossero stati… fossero stati…

I passi sulle scale cessano, ora percorrono il pianerottolo. L’attimo dopo Billy vede per la prima volta Frederick.

Non è assolutamente come Billy se lo era immaginato sentendo la voce. Con gli occhi della mente si era creato l’immagine di un uomo enorme,  di muscoli e grasso cutaneo, una specie di harleista peloso con una bandana blu a fantasia bianca spianata  dal sudore sulla testa. Davanti a lui c’è invece un ragazzo muscoloso ancora relativamente giovane, più vecchio di Eddy ma non quanto Leo Skeat; è una spanna scarsa più basso di E.J., i capelli sono tagliati a spazzola e sulle guance c’è solo un alone di barba biondissima e leggera, quasi invisibile. Ha un occhio nero e un paio di lividi piccoli e violacei sullo zigomo opposto.

Billy nota subito una cosa

 

(Un’altra stilettata al cuore, a fondo, più a fondo ):

 

Freddie ha gli occhi azzurri e i capelli biondi, ah ah, esattamente come lui.

“Rimpiazzo” è la parola che gli sfreccia nel cervello. Con una calma che non prova assolutamente, finisce la frase incompiuta nella sua mente: “Gli ha parlato come se fossero stati fidanzati”.

Eddy e Frederick sono stati insieme, basta vedere la confidenza con cui si abbracciano,

 

(Perché sono COSì STRETTI? COSì VICINI?)

 

si bisbigliano saluti, mischiano l’aria dei loro respiri nella loro vicinanza.

E.J. porta delicatamente le dita al viso di Freddie e sfiora le zone contuse dai lividi.

-          Ti ha picchiato – mormora con una voce amara venata di collera, ma Frederick scuote la testa al tocco e mostra un ghigno sarcastico.

-          Non mi ha picchiato, ce le siamo date di santa ragione l’un l’altro, e ti assicuro che è lui quello conciato peggio. Un’altra delle nostre liti domestiche.- Ride, ma senza ilarità. – Devi piantarla di fare il cavaliere che va a soccorrere la fanciulla indifesa se non vuoi che le suoni anche a te, E.J..

Sorridono entrambi, e il viso di Eddy è più disteso. Poggia una mano sulla scapola di Freddie e indica col pollice dell’altra la cucina.

-          Vieni, mettiamoci un po’ di ghiaccio.

Frederick si irrigidisce un po’ al tocco di E.J., poi scrolla il capo e lo segue. Ha spalle e testa curve di stanchezza, ed è una stanchezza che non si può fingere, Billy sa. Billy “Ragazzo-Nuvola ” Abbot. Billy che negli ultimi cinque minuti ha provato l’agghiacciante sensazione di essere completamente invisibile. O di non esistere.

E.J. si infila in cucina con l’asciugamano pericolosamente allentato sui fianchi, la pelle ormai asciutta; Billy lo sente rovistare nello scomparto della ghiaccia in cerca di cubetti di ghiaccio. Frederick è appoggiato contro lo stipite della porta, si massaggia una spalla con una smorfia dolorante che si affretta a sostituire con un sorriso tranquillo quando Eddy si volta un attimo a chiedergli qualcosa che Billy non recepisce. Eddy torna a rovistare nella ghiacciaia.

Frederick si gira, ma verso il salone. Verso Billy. Finalmente si accorge della sua presenza . E poi lo guarda, lo guarda dritto negli occhi, con una intensità  e rabbia così forte da far indietreggiare Billy finchè non sbatte la schiena contro il muro alle sue spalle. Frederick non apre bocca, ma ugualmente Billy sente urlare mentalmente nella sua testa in quella voce bassissima e roca: “E tu chi cazzo sei?”

Le pareti della casa, che gli erano sembrate per tutte quelle settimane accoglienti, si trasformano in una trappola per topi. Non può scappare da quegli occhi interrogatori.

“Aiutami! Aiutami, ti prego, Eddy, aiutami!”

E la voce di Eddy arriva, ma non con le parole che Billy infantilmente sognava. Nessun “VIA DA QUESTA CASA, FREDERICK, SCHIFOSO ANIMALE!”, ma un “Coraggio, andiamo in camera mia, così mi spieghi tutto e cerco di incerottarti quella faccia da schiaffi.”

TUM.

Il  cuore di Billy affonda, e fa male, Dio, così male…

Frederick lancia un’altra occhiata a Billy, ed esita. I suoi occhi azzurri

 

(Come i miei, merda, come i miei, sono stato un rimpiazzo, un rimpiazzo!!!)

 

si assottigliano qualche istante serrati da un dubbio. Poi Eddy lo richiama dalla stanza da letto, e allora si incammina.  Lancia un altro sguardo a Billy, ma Abbot non riesce più a sostenerlo, e abbassa gli occhi sulle linee di sporcizia nera tra le mattonelle.

La porta della camera di chiude.

Cala il silenzio nel salone, soffocato solo dal ronzio confuso delle voci di Frederick e E.J..

“Non farlo, Eddy” Billy si ritrova a supplicare disperato, “non permettere che anche il suo odore invada casa, non QUI, non sua tua PELLE Ci devo essere solo IO lì, lo capisci? Solo io, e l’odore del bagnoschiuma, e tu, e anche io, io, io…”

Una risata oltre la porta, poi silenzio.

“Forse si stanno baciando” pensa con i morsi della gelosia così acidi da scarnificargli il cuore e farlo accartocciare in due dal dolore.

 

(Forse stanno facendo sesso, Billy)

 

Forse Freddi gli sta dando ciò di cui tu sei stato incapace. Potevi combattere, ma non lo hai fatto.

Sei un perdente, Billy.

Peeeerrrrrrdennnnnnnnnte.

“No, non può farlo, non ora che io… che io lo…”

Tu cosa?

“Che io… che io…”

VAI, BILLY, VAI E COMBATTI! CORRI IN QUELLA STANZA E …

Billy corre, ma non verso la camera di E.J.. Verso la sua.  Spalanca la porta, imbottisce in fretta e furia il suo zaino con pochi vestiti e scappa via. Non ha bisogno di molto, giusto quello che possa far sembrare a E.J. che se ne sia andato. Sa che non ha bisogno d’altro, perché Eddy verrà a cercarlo.

Verrà.

Sì.

Verrà.

Verrà?

“Verrà, DEVE, perché lui è Eddy, e io sono Billy, ed è così che deve essere, è destino”

 

(E se non lo fosse, Billy?)

 

Abbot non risponde. Scuote forte la testa in uno svolazzo di capelli biondi e scappa fuori.

Forse, se sapesse che questa sarà l’ultima volta che vedrà questo appartamento, si volterebbe a fissare ogni immagine nella memoria, per conservarla il più a lungo possibile. .. o lo convincerebbe a sfondare la porta della stanza di Eddy.

Ma non sa nulla.

Nulla.

E allora continua a correre, correre, correre, allontanandosi il prima possibile dall’edificio.

 

  

 

“IL SUO SGUARDO MI CERCHERà E NON MI TROVERà…”

(I dolori del giovane Werther)

 

 

 

***

 

FINE CAPITOLO 8 ^^’’’’’’’’’’

Ricordatevi che l’autrice è vostra amica *_*, e soprattutto che è momentaneamente e casualmente introvabile *_*!

Monchan, Nipo, spero vi sia piaciuta almeno un pochino ç______________ç… se non altro è lungo -.-‘’’, viene su un rotolo di carta igienica sostanzioso  ç*ç!

Un bacione immenso, auguri ancora, vi voglio tantissimo bene!

Tes

Per i commenti delle anime pie(ç_______________ç i commenti saranno graditissimi, veramente), a tesla_vampire@mns.com ... ^___^ grazie!!!

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