DISCLAIMERS: i personaggi mi appartengono… anche se è più giusto dire che appartengono a loro stessi. La storia la fanno loro, mi limito a scriverla…;___; non mi danno mai ascolto, cattivi!! DEDICHE: Kia, tesora, tanto lo sai che l’intera ficcina è per te, no? E poi per Niane, Urdi, Rei-chan e Perseo&Andromeda^_^!! Grazie per i commenti, Billy e Eddy vivono grazie anche a voi e i vostri commenti!!^_^
Love Story -3 di ?-
di Tesla
<< È CATTIVA LA GENTE CHE NON HA PROVATO IL DOLORE>> DISSE MARA, << PERCHÉ QUANDO SI PROVA IL DOLORE, NON SI PUÒ PIÙ VOLER MALE A NESSUNO>>
( ‘LA RAGAZZA DI BUBE’, CARLO CASSOLA)
***
CAPITOLO 3: BILLY, EDDY
Sei sveglio, non è vero, Billy? Il mio piccolo, cucciolo, Billy, solo un fagotto, sotto le coperte. Ha gli occhi ancora chiusi, c’è oscurità intorno a lui. Il buio. Il buio che ingloba tutto. Buio. È una cosa viva, la senti, Billy? Ti chiama, ti sta chiamando. Ti vuole, tesoro, più di quanto tu possa immaginare. Billy, mio piccolo tesoro, mio piccolo bambino… vuole te. Ma tu non vuoi, no? Non vuoi. Non è ancora tempo di andare nel buio, non ancora tempo di venire inghiottito dall'oscurità. Non lo era quando Danny ti ha lasciato solo sotto le stelle contro la ghiaia che graffiava la pelle, non lo è adesso, avvolto tra coperte intinte di un odore sconosciuto. Sei stanco, lo so. Sei triste. Ma adesso è arrivato il momento di tornare alla realtà, tornare alla luce, per quanto possibile. Forza, Billy, coraggio.
Dopo un profondo respiro, Billy Abbot apre gli occhi.
***
Eddy osserva la tazza di caffè bollente che tiene in mano. È caffè annacquato, di quelli che ti servono la sera nei pub di terza categoria, quando fuori piove e il corpo è scosso da brividi di freddo. Ne hai passate tante di sere come quelle, non è vero, Eddy? Non riesci neanche a ricordarle, tutte le volte che un cliente ti mollava fuori dalla sua macchina una volta finito il servizietto con la bocca, una bocca d'oro, baby, sei famoso per quella, sai? Ti lasciavano solo, con le banconote stropicciate strette tra le dita, lentamente si arricciavano sotto le gocce d'acqua che cadevano, il vento soffiava. E tu, ritto nella strada, ti abbracciavi il corpo in cerca di un minimo di calore. Freddo, gelo, da far sanguinare. Evitavi le pozzanghere con piccoli saltelli, acque fangose che lontano dalla luce dei lampioni erano nere come il caffè bollente che fuma nella tazza, e raggiungevi un bar con una piccola corsetta. Poi, finalmente, la porta si apriva, e tu eri avvolto dal tiepido tepore della sala. Ti facevi strada socchiudendo gli occhi contro la spessa cortina di fumo di sigaro che ti aggrediva, salutavi il barista e correvi in bagno. Ti lavavi la bocca, inghiottivi anche il sapone liquido che ammuffiva in una bottiglietta sul lavabo. Avresti inghiottito di tutto, a dir la verità, pur di toglierti il sapore di sperma acido che ti corrodeva la bocca, le labbra. Ti saresti strappato le narici, i polmoni stessi, per non sentire più l'odore del tuo ultimo cliente, l'odore dolciastro di latte in polvere e pout pourri, tipico dei vecchi. Quando è successo, Eddy, tre, quattro anni fa? Uno dei tuoi primi lavoretti, roba semplice all'inizio, usavi solo la bocca, non è vero? I vecchi andavano pazzi per i ragazzini di diciassette anni ancora imberbi, ti accoglievano con un sorriso nelle loro belle auto profumate d’Arbre-magique, e tutto quello che dovevi fare era accovacciare la testa tra le loro gambe, tirarglielo fuori dai pantaloni che sapevano di amido e succhiarglielo, piano, lentamente, come piaceva loro, stringere le labbra su quella carne flaccida e molliccia che sapeva di medicine e di rughe, inghiottire, e ancora succhiare, succhiare, finchè il sapore di sperma disidratato non soffocava tutto. Merda, solo diciassette anni. E ogni volta, anno dopo anno, mentre crescevi ma il tuo mondo non cambiava… ogni volta, sempre lasciato da solo sulla strada, nelle vicinanze di qualche bar. Ogni volta entravi, il fumo ti accoglieva. Andavi in bagno, ti lavavi, ogni tanto inghiottivi rivoli di sapone liquido per scacciare lo schifo dalla tua bocca, per cancellare le lacrime dai tuoi occhi, l'odio dal tuo cuore. E ogni tanto, qualcuno riconosceva il tuo volto, sapeva chi eri. Ti seguiva in bagno. Voleva essere servito, come tutti gli altri. Solo diciassette anni, o ventuno, i cinquanta, o mille, non importa. Non ti fermerai mai. Gli omini dei desideri non avranno mai pace, Eddy. Non dormiranno mai. Non sosteranno mai. Perché ovunque riposeranno le loro stanche membra, anche se distrutti, anche se sanguinanti, non importa. Ci sarà sempre un cliente che vuole essere servito. Ci sarà sempre un desiderio che deve essere esaudito. Che sia il desiderio di una stella cadente o provenga da un vecchietto che apre la portiera dell'auto per farti salire in un angolo piovoso di una strada, non importa. Tu sei qui per loro. Tu, il loro omino dei desideri. Tu, l'uomo senza sogni.
Il caffè ora è bollente, ma non lo sarà ancora per molto, e senza il calore che copre ogni cosa, il sapore di pozzanghere fangose e fumo di sigari riemerge. E non vuole. Non è questo quello di cui ha bisogno la persona che ha portato in braccio a casa stanotte, bagnato e svenuto. Ha bisogno solo di calore. Ha bisogno solo di un posto dove poter dimenticare i propri problemi. Quel ragazzino ne ha tanti, di problemi, cazzo, ce l'ha scritto in faccia. Ha tanti casini nella vita da far venir voglie di sbattere la testa contro il muro… o di lasciarsi affondare nelle acque di un laghetto ghiacciato la notte. Eddy non sa cosa riuscirà a fare, se sarà in grado di aiutarlo. È solo umano, è solo un ragazzo. Ma non può rimanere inerme ad osservare una vita che si spegne, un animo che muore. Non vuole. Perché forse, per la prima volta, non c'è bisogno di 'Eddy l'omino dei desideri' ma di 'Eddy e basta'. Semplicemente Eddy. Per questa volta non ci sono desideri da esaudire. I desideri, questa volta, sono tutti morti. Sbrigati a portare quel caffè, E.J. o si raffredderà.
***
È in una stanza sconosciuta, in un altrove ignoto. Dov'è? Perché ? Non sa nulla, non sa neanche cosa pensare. Rimane fermo immobile, osserva con sguardo vacuo la camera, senza sostare più di un attimo su uno stesso punto. Non c'è, in verità, nulla d’importante da notare, solo un letto, un armadio, un tavolino e quattro pareti spoglie ferite da un'unica finestra in cui entra la luce timida del pomeriggio. Potrebbe essere ovunque. Fa forza sulle braccia tremanti e si alza a sedere, poggia la schiena sul muro alle sue spalle. Sposta lo sguardo e lo vede, addossato alla porta, un sorriso gentile e dolce strinato sulle labbra. È un ragazzo, alto, i capelli cortissimi e neri, gli occhi chiari, forse grigi, o azzurri, non riesce ad intuirlo da questa distanza. Ha ancora le pupille troppo impiastricciate dal sonno per riuscire a distinguere precisamente. In mano stringe una tazza fumante. - - Ciao- bisbiglia Billy. È una cosa stupida da dire, lo sa, ma non gli viene in mente nient'altro. È semplicemente troppo stanco per pensare a qualcosa di diverso. - - Ciao- ripete Eddy senza sciogliere il sorriso. Fa qualche passo, allunga il braccio e porge all'altro il caffè. Abbot ne beve un sorso in silenzio e fa un piccola smorfia di disgusto. Il caffè deve essersi raffreddato. - - Mi ha portato tu qui?- domanda Billy. - - Sì- risponde E.J., - sei svenuto nel parco. Sei caduto in acqua. - - Mi hai salvato la vita, allora. Sarei morto senza di te. Ma Eddy lo guarda bene e non la pensa affatto come lui. È una cosa stupida da pensare, ok, ma è convinto che se non fosse intervenuto, ci avrebbero pensato i cigni del lago a riportarlo a riva, cullandolo e riscaldandolo con le loro piume, come avevano salvato la principessa nel suo vecchio libro di fiabe, prima che l'incubo incominciasse. È un’idiozia anche solo da immaginare, che lui sappia non ci sono neanche cigni in quel laghetto, ma non importa. No, sinceramente non gliene frega assolutamente nulla. Billy è bello come il sole, anche se smunto e pallido sotto il fagotto di coperte, anche se ha il viso coperto di lividi e una cicatrice rossa sulla guancia. È bello, in un modo tutto suo, una bellezza che non può essere cancellata. Bello. Riassaggia la parola nella sua mente. Bello. - Io non ho fatto nulla,- sussurra Eddy James, - quando ti avrò tirato fuori da una casa in fiamme, allora potrai dirmi che ti ho salvato la vita. Ieri sono stato semplicemente fortunato a passare al momento giusto. Si ritrova a pensare come ad un idiota che stava per andarsene, quando l'aveva scambiato per un fantasma. In effetti questo ragazzo sembra un fantasma ancora ora, i capelli lunghi tirati dietro le orecchie, occhiaie leggere sotto gli occhi azzurri, le palpebre un po' gonfie. Ma contemporaneamente non lo è, con l'impronta rosata del cuscino stampata sulla guancia. Sembra essere in bilico tra due mondi. Tra questo e l'Aldilà. Una sola spinta per decidere quale direzione sia meglio imboccare, Eddy non lo sa. Se per lui sia meglio vivere. Se per lui era meglio morire. Non lo sa. L'unica cosa che Eddy Amyrot riesce a percepire, per la prima volta in vita sua, è ciò che LUI desidera. Vuole vedere quel ragazzino respirare, star bene, mettere su un po' di colore sulle guance. Ridere, magari. Sarebbe un'ottima cosa. Veramente, ottima. Dio del cielo, stupenda!
Billy lo osserva, tra loro è calato il silenzio, ma non per l'imbarazzo, e ciò è molto strano. Quando si è chiusi in una stanza spoglia da soli con uno sconosciuto, non si riesce a far altro che aprir bocca sparando cavolate… 'uh, secondo lei pioverà?', o ' bella giornata, eh?'. E ti senti ridicolo, immensamente ridicolo, e sbuffi, e in un certo modo ti odi, perché per quanto tu ti sprema le meningi, non riesci a trovare un argomento di conversazione che dimostri la tua intelligenza. Vuoi fare subito colpo, vuoi fare buona impressione. Ma qui è diverso, con LUI è diverso. Non c'è più nulla da nascondere, nulla da camuffare. Gli ha salvato la vita, ma non è tutto… sono i suoi occhi. Comprensivi, dolci. Familiari. Occhi che con una facilità e disinibizione completa si calano nel suo corpo e lo osservano, da dentro. Dentro dentro, dove non è un piccolo scarto della natura perché omosessuale, dove non è sporco e lercio là dove Danny l'ha stretto, là dove non traspaiono le cicatrici che suo padre gli ha marchiato addosso… là dove non c'è nulla di cattivo, nulla di male, nulla si sbagliato. Là dove c'è Billy e basta. Billy senza dita enormi che sfiancano il corpo. Billy con dita magre e sottili e pallide, che possono essere rivolte in tutte le direzioni, persino… persino su di LUI. Incredibile ma vero, Billy, c'è un posto dove nemmeno tu sei considerato una merda da calpestare, ci crederesti? C'è un posto dove non sei tu che rimani fermo e malaticcio ad indicare il mondo, ma è il mondo che indica te, e non con occhiate di disprezzo. Billy Billy Billy… il tuo nome, Billy Abbot. Questo posto è… - - Eddy!- si presenta E.J. porgendogli la mano. Dolce, dolcissimo, il suo sguardo. Billy si chiede se non sia tutto un sogno. Essere guardato così… Dio, da quanto tempo? Abbot è preso alla sprovvista, e non risponde subito. Il viso di Eddy s’incrina leggermente, ma si ricongiunge, si salda, quando Billy gliela stringe, mormorando un - Billy-. La sua pelle è fredda, le sue dita lunghe e sottili hanno piccoli calli alla base di esse. Ma a Eddy non importa. Perché in quella mano scorre ancora sangue, in quel corpo batte un cuore, ed è questa la cosa veramente importante. Ci sarà tempo per riscaldarla, quella pelle gelida. Verrà il tempo, viene sempre il tempo. Per ogni cosa. Anche per quella, soprattutto per quella. Soprattutto… per Billy. Eddy ne è convinto.
- - Hai fame? Vuoi qualcosa da mangiare? Da bere?- domanda E.J.. Billy ascolta in silenzio il suo corpo in cerca della risposta, e sente come una grande fossa scavata al centro dello stomaco, un buco nero che lo risucchia, che gli tende la pelle del tronco, che prova a succhiare i resti di un cordone ombelicale ormai tagliato da anni. È dal giorno prima che non mangia, sembrano secoli. Non ne aveva sentito il bisogno, ma adesso sì, e ne è contento: i morti non hanno bisogno di mangiare, ma i vivi sì, e quella morsa allo stomaco è il segno più lampante che non è ancora arrivato il tempo di dire bye bye al mondo. C'è ancora vita, in lui. C'è ancora battito nel suo cuore. C'è ancora sangue da pompare. C'è ancora aria da respirare. Ci sono ancora ricordi da incamerare. Esperienze da fare. Vite da vivere. Tante o una sola, che a volte basta e avanza per anni, e anni, e anni, e anni. Sì, basta per tanto tempo. Ora, Billy, vai a mangiare. A stomaco pieno si ragiona meglio. Mangia, bambino mio, mangia, hai bisogno di tante forze. Qui in questo mondo, le forze non sono mai abbastanza per le prove che ci attendono, specie quando si ha soli diciasette anni. Mangia.
Inghiotti in pochi bocconi le uova strapazzate che ti ha preparato E.J., erano buone, ottime, e inconsciamente ti passi la lingua sulle labbra più volte, alla ricerca di rimasugli dispersi di frittata. Hai lo sguardo un po' vago, perso nel vuoto, e ti perdi così il sussulto che ha colto Eddy a quel tuo gesto. Nasconde il rossore cacciando la testa nel frigo e tirando fuori altra roba da mangiare. Per te. Solo per te.
( nutriti bene, le forze non sono mai abbastanza, mai, mai, mai abbastanza)
Formaggio, una pagnotta fragrante, del prosciutto affettato, un paio di mele. La fame moltiplica il cibo davanti ai suoi occhi, lo sguardo brilla, famelico. Mangia, mangia, Billy, che ti fa bene. Fa sempre bene essere seduto davanti a del cibo piuttosto che un corpo morto e abbandonato che galleggia, affiora dall'acqua. Sempre meglio. Ricorda, sempre meglio.
E poi… - - Vuoi che telefoni a casa?- domanda E.J. prendendolo alla sprovvista, sussulta. - ( A casa? Ah ah, Billy caro, quale casa, quale posto c'è che ancora ti accolga a braccia aperte, quale posto che non ti disprezzi, che non ti sputi in faccia?)
Billy s’irrigidisce e sbianca, sembra una piccola nuvola a forma d'uomo, una nebbiolina leggermente densa che aleggia nella cucina, accasciata sulla sedia. Eddy si chiede se non sia tutto un miraggio. Eddy si chiede se veramente quel ragazzo sia lì. Se Billy esista veramente, se l'impressione di stringergli la mano non sia stato solo il frutto di una visione talmente forte, talmente … desiderata… da essere reale. Billy, piccolo Billy, con i suoi capelli biondi e quegli occhi così strani. Sembrano azzurri, ma sono esattamente così. No. C'è un minuscolo cerchio violetto che si espande intorno alla pupilla, sfumandosi come un sole morente, in scaglie più forti, in scaglie più leggere, fino ad arrivare ai bordi dell’iride in una condensa azzurrina dall'aspetto impalpabile. Eddy James Amyrot ha conosciuto tanta gente,
( sei famoso per quella tua bocca d'oro, lo sai baby?)
e l'ha avuta abbastanza vicino
( contro il tuo corpo, DENTRO il tuo corpo, il sesso bruciante che sfrega in un modo dannatamente doloroso, a volte, da farti urlare)
da poterle fissare dritte negli occhi, e mai, mai, in tutta la sua vita, ne ha visti un paio come quelli. Mai. Sarebbero stupendi, se sorridessero, vero?
- No- mormora Billy con voce soffocata. Ha dovuto ripetere la parola un paio di volte prima di avere un suono udibile, prima di avere abbastanza aria nei polmoni, abbastanza sangue nel cervello per poter PRONUNCIARE, anche solo PENSARE la parola.
( casa casa casa, quale casa per Billy Abbot, quale casa per Billy l'ingenuo?)
- - Niente casa- conclude boccheggiando.
( Niente casa per te, niente casa per Billy il mostro, Billy la perversione, Billy il corruttore)
Eddy lo osserva, in silenzio, ma non è il silenzio di disprezzo dello sguardo dell'intero vicinato. Non è lo sguardo che i Robins, i Porter e tutte quelle fottute statue di carne avevano tinto nei loro occhi di plastica organica. No, grazie al cielo non lo è. Grazie al cielo, è lo sguardo che ha bisogno di avere addosso in quel momento. Uno sguardo che lo assicuri di non essere una bestia scappata da un circo, che lo assicuri d’essere ancora, definitivamente, indubbiamente, un essere umano. Un ragazzo. Diamine, a volte le cose più semplici sono quelle che desideriamo più intensamente. - - Non hai un posto dove andare?- gli chiede, ed E.J. pensa: 'è questa la mia voce?'. Non è la voce che usa con i clienti, non è la voce che ha usato per incoraggiare Ronnie mentre entrava i lui, non è la voce… Che voce sia, non lo sa, sinceramente, non riesce a capirlo. Era carica di un qualcosa di indefinito che gli fa accapponare la pelle… è una voce dolcissima, che non sapeva neanche esistesse. Può esistere una voce così dolce da tranquillizzare con sole poche parole? Non lo sa, ma Billy si scioglie di dosso quella patina di ghiaccio che lo aveva immobilizzato, e fa cenno di no con la testa. È allora che Eddy dice: - - Vuoi venire a vivere qui?
Billy strabuzza gli occhi e lo guarda, muto. I suoi polmoni sono vuoti, ma è troppo… sconvolto, possibile?… per accorgersene.
( vuoi venire a vivere qui?)
( qui qui qui)
Per un attimo, solo per un attimo, rivede gli occhi di Danny scarnificargli il corpo, spappolargli il cuore, risente il suo peso contro la schiena, il freddo del cofano graffiargli lo stomaco, la puzza del suo pene, del suo sperma …. … e la sua voce
( sei solo una puttanella, e adesso devi essere punito, bambino cattivo, bambino tanto cattivo)
entrargli nelle orecchie, mordere il cervello… Sarebbe così facile, per Eddy, aggredirlo, è più robusto, più alto di lui, non quanto Danny, ma abbastanza da fargli male. Ha paura, ne ha tanta, perché adesso è da solo e senza forze, perché ancora si sente in un modo inconscio di MERITARLE, tutte quelle cose, tutte quelle cattiverie.
( sei solo una puttanella, e adesso devi essere punito, bambino cattivo, bambino tanto cattivo)
Perché non dovrebbe essere ancora così? Perché non dovrebbe capitare… ancora, e ancora, e ancora, e ancora? Perché, merda, perché?
Sei ancora in grado di fidarti di qualcuno dopo quello che ti è successo, piccolo Billy? Sei ancora in grado di trovare abbastanza solidità nel tuo corpo per poter fondare una fiducia con abbastanza consistenza da non crollare sotto un unico sguardo indecifrabile? Sembra un bravo ragazzo, con quella sua aria un po' tenera, con quel suo velo di sorriso che inforca sulle labbra. Sembra. Ecco, è questo il problema. Perché anche Danny SEMBRAVA una persona a posto, un po' irruento, magari, quando ti ficcava la lingua in gola e ti portava la mano dritta dritta sul suo pene duro sotto i jeans, oh, sì, talmente a posto che non capisci ancora cosa l'abbia spinto a farti ciò che ha fatto. Non lo sai, vero? Non puoi immaginare il perché di un'azione così schifosa. Puoi credere che sia uno di quegli orrori senza ragione, ma forse è solo quello che credi tu, quello che SPERI di credere. Sai bene qual è la verità, non è vero? Lo sai bene, no? Ci hai pensato ore ed ore, e minuti, e secondi, e attimi. Perché te lo meriti. Questa è la soluzione, l'unica, possibile, che hai trovato. Ti sei meritato tutto quello che è successo e meriterai tutto quello che accadrà. Cosa speri che abbia in serbo il mondo per te, eh? Dimmelo, Billy!! Cosa speri che ti riservi il mondo se non quello che ha già iniziato a somministrarti, a dosi grossolane? Cosa speri di ottenere, se non quello che ti meriti? Per uno scarto della società… … per un mostro con sangue caldo che appare umano… … per un bamboccio che cova in sé la perversione che disgusta…. … per il carnefice di tutti i nostri tabù… … per il profugo Billy Abbot, senza casa né vita.
Dimmelo, Billy, dimmi la risposta. Dimmi ciò che pensi, dimmi qual è l'unica cosa che puoi fare, l'unica via da percorrere.
( vuoi venire a vivere qui?)
- - Sì, va bene. Grazie - risponde con voce ferma, anche se i suoi occhi sono vacui. Se abbia appena pronunciato la propria condanna o si sia aggrappato con dita scivolose alla sola ancora di salvezza che gli rimane, Billy non lo sa. L'unica cosa che importa è che adesso ha una casa. L'unica cosa che importa, è che ora, forse, non è più solo.
***
Conosce bene gli orari di lavoro del padre, e Billy, rapido, di corsa, come un alito di vento, è passato, e se n'è andato. La casa l'ha inghiottito dentro di sé, il sentiero scricchiolante lungo il cortile come una lingua malaticcia che l'ha avvolto e portato a quelle labbra di legno screpolate. Ha i brividi, Billy, trema, mentre entra in casa, si dirige in camera sua, apre i cassetti, l'armadio, li svuota dei suoi vestiti, delle sue cose. Mentre spoglia questa stanza di tutti i suoi ricordi. Vede la lampada che si è comprato con il primo stipendio da Phil, l'armadio in fondo all'angolo con le ante scricchiolanti, le foto alle pareti con Richie e gli altri compagni del liceo, il tappetino che accoglieva i suoi piedi quando scendeva dal letto la mattina, ancora assonnato. Poi, i suoi occhi si posano sulle piccole figurine attaccate alle serrande, gli adesivi raffiguranti Capitan America e tutti i personaggi della Marvel, che trovava nelle confezioni da 5 centesimi nella tabaccheria del vecchio Andy giù accanto al cinema Lux. Ce n'erano 55 in tutto, da appiccicare sull'album ( solo 9 centesimi, un affare, ragazzo!) staccando il sottile foglietto che proteggeva il lato adesivo sul retro. Non si ricordava neanche quanti prati aveva falciato, per riuscire a comprare abbastanza figurine da completare l'album, sapeva solo che erano stati tanti, e tanti, e che aveva puzzato d’erba e terriccio per mesi. Ma alla fine ce l'aveva fatta, Capitan America, e Wolverine, e l'Uomo Ragno, tutti loro lo guardavano con i loro visi di cartoncino plastificato, fermi ad osservarlo, fieri d’essere supereroi, fieri di essere diversi dagli altri. Al tempo della raccolta, conosceva un ragazzino, Troy, che gli aveva prestato alcuni dei volumetti con le loro avventure. C'erano le loro storie, tra quelle pagine, storie di ragazzi normali, tutto casa, famiglia, amici… e poi un giorno accade, scoprono di avere qualcosa di diverso dagli altri, hanno poteri che li rendono una specie a parte. Fingono di essere gente normale, ma spesso la loro vera natura viene rivelata. A volte la gente li accetta, ma sono pochi, così pochi, rarissimi. No, la maggior parte delle persone, in quelle pagine, li indicava con disgusto, una smorfia scavata nei loro visi bianchi e ordinari. Coprivano gli occhi dei loro figli al loro passaggio, voltavano lo sguardo al cielo, sotto cui noi siamo tutti uguali. Ma per loro no. Il differente. Il diverso. Come lui. Come Billy. Ma loro, supereroi dai poteri senza limiti, sono uniti, sono tanti. Sono forti dentro. Lui è solo e spaurito. Non ha poteri con cui difendersi. Ha solo se stesso, è solo Billy Abbot. Nient'altro. Sarà abbastanza? Sarà sufficiente? Billy non lo sa, ma si trova a pensare che forse, in questo mondo, anche con super poteri la vita sarebbe lo stesso uno schifo. Perciò è meglio continuare a sognare un mondo migliore affidato a personaggi di carta. Nei fumetti, almeno loro, il mondo lo possono cambiare. Il mondo si può sempre cambiare, quando non è reale. I sogni mutano. Solo la realtà resta fissa e implacabile, come ossa di nuda roccia che affiorano dalla pelle della terra.
La borsa è piena, la stanza ormai vuota. Billy, mio piccolo tesoro, avanti, coraggio. La tua nuova vita, spero, inizia adesso. Esce di casa e si allontana rapidamente. La strada dove andare la conosce già.
*** Fine 3° capitolo ^_____^!! Beh, che ne dite? ;___; fa tanto schifo? Vi prego, commentate a tesla_vampire@msn.com !!! Baci a tutti!!!
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