NOTE: avverto subito, il linguaggio è
molto crudo, le scene lo sono
altrettanto. Il fatto è che per me Billy è VERO, esiste, è un ragazzo
normale che vive una vita normale. E come tale, usa un linguaggio
normale, di oggi. Ho cercato di adattare il modo di scrivere al
momento, ho cercato di descrivere al meglio le immagini che vedevo,
per questo, il primo capitolo sarà bello tosto. Danny ha fatto tutto
da solo, io non centro nulla. ma porc. questi personaggi ormai fanno
come cavolo pare loro.
IMPPRTANTE: nessun Billy è stato maltrattata per scrivere questa
ficcina^^!
DISCLAIMERS: in via molto teorica, Billy, Danny, Phil, Adam e quando
arriverà, EJ sono miei, ma se fosse così, mi ubbidirebbero! Invece
finisce sempre che fanno come cavolo vogliono loro;___; . mi ignorano
completamente, sniff.
DEDICHE: a KIERAN, per i suoi commenti e le sue parole! Ti voglio
un casino di bene, grazie, un bacione grossissimo, non riesci ad
immaginare quanto mi hai fatta felice. spero solo che la fic ti
piaccia^_^. aiut!
Love Story
parte I
di Tesla
CAPITOLO 1: BILLY PIANGE
TUTTI GLI ESSEREI UMANI HANNO PICCOLE ANIME GRIGIE.
E TUTTI SE LE VOGLIONO IMBELLETTARE.
( MAKSIM GORKIJ, ` BASSIFONDI')
Erano le due e mezza del mattino, e Billy Abbot tornava a casa. Ti
saresti messo a ridere, vedendolo camminare, una strana andatura a
papera che lo faceva barcollare pericolosamente lungo il marciapiede.
Sembrava potesse crollare a terra da un momento all'altro. Questa
visione non era molto distante dalla realtà. Anzi, quella visione ERA
la realtà. Vedi quel ragazzino biondo e pallido camminare davanti a
te, e pensi: ' poverino, deve essere un drogato'. Il ragazzo biondo
cammina stringendo i denti per non urlare e pensa: che merda la vita!
Questo ragazzo è Billy Abbot, e ha perso la verginità circa tre ore
fa.
***
- Danny, dai smettila!- intima Billy al ragazzo al volante.
Pensava che Danny l'avesse chiamato per dirgli qualcosa d'importante,
a quell'ora di notte, in PIENA notte, se solo suo padre sapesse, lo
ammazzerebbe di botte. Ma per Danny avrebbe corso quel rischio,
voleva bene a Danny, si sentiva attratto da Danny. Era assolutamente
normale che lo raggiungesse a quell'ora di notte, no?
Davvero, credeva sinceramente che Lee volesse dirgli qualcosa
d'importante, chiamatelo pure Billy l'ingenuo, ma ci credeva, sul
serio.
Danny sapeva benissimo quanto Billy gli sbavasse dietro, sempre con
discrezione, prego, ma quando uno ti sbava dietro e si ritrova con
l'amichetto dei piani bassi in pieno risveglio di primavera, vuol
dire solo una cosa.
Tu provaci e lui ci starà.
Per Billy, era amore.
Per Danny, era solo sesso.
E lì, tra le fratte del parcheggio ' degli innamorati' dove lo aveva
portato, se ne accorse anche lui.
Solo sesso.
Solo una scopata.
Una botta e via.
E poi tanti saluti.
- Danny, ti prego, smettila con quelle mani!- lo prega Billy
cercando di fermare quelle dita che gli scivolano sotto i vestiti,
gli strofinano la pelle con mosse rapide e un po' violente. Aveva
sempre pensato che quando il suo primo amore lo avrebbe toccato, i
cieli gli si sarebbero aperti, il piacere lo avrebbe fatto tremare
fino alle viscere. Ma ora Danny lo sta toccando, in modo anche
abbastanza intimo, e lui non prova assolutamente nulla, se non un
leggero fastidio, anzi, disgusto. La pelle di Danny sa di birra e
canne misto a sudore, gli aggredisce le narici, gli ottura i pori
della pelle. È tremendo, da voltastomaco.
Cerca in sé tutte le forze per ricacciare indietro l'assalto
dell'altro, ma non ci riesce, il suo ' aggressore' lo supera una
decina di centimetri in altezza e almeno una trentina di chili in
peso.
Ripeto, da voltastomaco.
Danny fa finta di non aver sentito e continua a spogliarlo, gli
strappa i vestiti di dosso, spingendolo sempre più contro la
superficie fredda e ruvida dello sportello. Lo sportello è chiuso con
la sicura, non può uscire. È in trappola, tra le mani di Danny.
- Danny, Danny, basta! Guarda che urlo!!- lo minaccia sull'orlo
della disperazione, la voce incrinata in una maniera innaturale.
Il ragazzo alza la testa e lo guarda, i loro occhi si incatenano, ma
non è perché si amano.
Danny è rabbioso.
Danny è incazzato nero.
Oh oh, piccolo Billy, mi sa che questa volta l'hai fatta veramente
grossa!
Gli artiglia la nuca per i capelli biondi e gli tira la testa
indietro violentemente, si avventa sul suo collo, morde, morde con
forza, Billy piange.
L'altra mano scende tra le sue gambe e gli afferra il pene attraverso
i jeans, la stretta è dolorosa, vede le stelle.
- Stai zitto, hai capito, piccola puttanella?- gli ringhia
rabbioso dritto nell'orecchio, lunghi brividi gli scuotono il corpo e
non sono di piacere.
Ha paura. Singhiozza come un matto e ha una paura folle.
Ne ha da quando ha visto lo sguardo di Danny: ' prova a contraddirmi
e ti ammazzo! Prova a disubbidirmi, e torni a casa un pezzo per
volta'. Eco quello che dice quello sguardo.
Ha paura, no, è terrorizzato, abbandona il suo corpo in mano a quella
bestia che credeva di amare.
Amare.
Che illusione! Neanche il peggiore dei cani potrebbe amare una bestia
come Danny Lee.
Ormai i singhiozzi sono diventati rumorosi, Danny continua ad
agitarsi sopra di lui, in cerca della posizione giusta per
scoparselo. Gli ha strappato la camicia, a cui ora manca un pezzo di
manica e tutti i bottoni, i pantaloni sono calati fin sotto le
ginocchia.
Non è stato lui a calarseli. È stato Danny.
Danny gli sta strappando di dosso i vestiti, uno per uno.
-Danny, non farlo, ti prego!- lo supplica disperato, sente le guance
rosse dalla vergogna e umide di lacrime, sta tremando in un modo
impressionante, quasi avesse un iceberg dentro le mutande.
Danny s'interrompe di botto, lo guarda, Billy è sicuro che adesso lo
ucciderà. Invece il ragazzo si limita a rimettersi al suo posto, si
siede scomposto. Le gambe divaricate. Sta sogghignando in una maniera
impressionante. Non avrebbe mai pensato che la bocca di un uomo
potesse acconciarsi in una smorfia simile.
Billy capisce che l'altro è in attesa, ma non capisce di cosa. È in
aspettativa. Ma di che?
Danny amplia ancora di più quel suo sogghigno, sembra che gli abbiano
aperto la faccia con una lametta da barba.
Sembra il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso.
Ma questa è la realtà, Billy, qui non puoi chiudere il libro o
saltare il paragrafo pauroso quando vuoi. Questa è la vita, questa è
la cazzo di esistenza che ci hanno affibbiato. Giornata fortunata per
le scoperte, eh?
Billy continua a guardarlo, smarrito. È Danny ad agire per lui. Alza
una mano, e Billy si accuccia su se stesso, pensando che voglia
picchiarlo. Trema, ma non sente il colpo vibrare, sente un rumore,
invece, e quel rumore è più terrificante di qualunque schiaffo. È il
rumore della lampo dei jeans che scende con un ronzio metallico.
Questo è il rumore dei pantaloni che scivolano sulle gambe pelose e
ora nude, appallottolandosi all'altezza delle ginocchia.
Gli occhi di Billy si sbarrano all'inverosimile. Non può essere, non
può.
- Succhia!- gli ordina Danny, prima di afferrarlo alla nuca e
abbassargli la testa tra le sue ginocchia.
Gli viene da vomitare, il sesso di Lee odora di rancido e urina,
puzza da far schifo. Billy chiude gli occhi e mormora:
- Ti prego, Danny, ti prego, ti prego.
Danny gli risponde con una risata.
- Succhia. È questo quel che fanno le brave puttane, succhiano
l'uccello di noi maschietti! È l'unica cosa che sapete fare, e tu sei
solo una puttanella, come tutte le altre. Succhia, e spera di farlo
bene, se vuoi uscire da qui tutto intero.
La stretta sulla nuca si fa più stretta, Billy stringe i denti per
non urlare, la sua faccia ora è tra i peli pubici di Danny, il pene
flaccido sulla coscia premuto contro le sue labbra serrate. La mano
di Danny gli tira su leggermente la testa, mentre la libera si
afferra il sesso e glielo sbatte davanti alla bocca, la punta preme,
s'insinua nel solco di quelle labbra morbide.
- Succhia!- sussurra rabbioso Danny.
Billy stringe gli occhi e apre la bocca, Danny ne approfitta per
infilarglielo tutto in gola, in una sola spinta. Abbot rimanda giù un
conato, merda, aveva rischiato di ricoprire quello stronzo di vomito,
una bella soddisfazione, ma l'ultima della sua vita.
Sente la presenza del sesso in bocca, e stringe gli occhi
violentemente, ricacciando indietro il desiderio che gli investe il
cervello...' fa che mi uccida subito, ti prego, non farmi sopportare
tutto questo, non ce la faccio, impazzirò'.
Ma sa che non può finire tutto così. A soli 17 anni, no, merda, non
così!
Pensa a qualcos'altro, Billy, si ripete disperatamente nella sua
testa mentre incomincia a muovere la testa su e giù lungo il pene, ti
ricordi il mare, da bravo pensa al mare, pensa a quanto era bello,
al sole, la sabbia, oh sì, e quando ti tuffavi in acqua, ed eri
tutto accaldato, e riemergevi schizzando sul bagnasciuga, urlando
come un pazzo che l'acqua era ghiacciata. ricorda, Billy, ti prego,
non impazzire, aggrappati a questo, aggrappati al sole e al mare che
ti piace tanto, aggrappati come un pazzo e non mollare! Mi hai
capito, mi hai sentito, Billy! Pensa al mare! PENSA AL MARE!
Sente schizzi di sperma che sa di latte scaduto da anni intonacargli
la gola, non se lo aspettava, tossisce e sputa via, merda, ha la
bocca marcia di quello schifo! Passerà questo sapore schifoso che gli
inchiostra la gola, vero? Prega dentro di sé. Fa che passi, fa che
non debba risentire ogni volta che infilo qualcosa in bocca quel
retrogusto rancido e l'urlo di godimento di questo porco nelle
orecchie, ti prego, ti prego..
Si rialza dal suo grembo, sperando che sia tutto finito, ma quando
incrocia lo sguardo con quello di Danny sa che l'incubo non è ancora
finito. Non è ancora sazio, non ne ha avuto ancora abbastanza. Lancia
lo sguardo fuori in cerca di aiuto, ma si accorge che anche l'ultima
auto che era parcheggiata poco distante da loro è andata via. Sono
soli.
- Danny, ti prego, fammi andar via.- lo supplica. Nella sua
voce c'è ancora disperazione, ma la voce ora si è ridotta ad un
sussurro. Non ha più forze per far nulla, è solo stanco, esausto,
lasciatelo dormire, per carità!
- Ancora no, angelo mio, non mi hai ancora mostrato tutte le
tue. 'potenzialità'. Non posso ancora lasciarti andare.
- Ti prego, Danny, ti prego, ti supplico, fammi andare via.-
bisbiglia scuotendo la testa esausto, le lacrime ricominciano ad
affiorargli, a scorrere sul suo faccino smunto.
Danny gli lancia una lunga occhiata e poi dice:
- Va bene. Scendi.
Billy non crede alle sue orecchie, l'incubo è finito! La sicura
scatta, apre la portiera ed è di nuovo all'aria aperta, sotto il
cielo stellato. Non importa se deve tornare a casa a piedi, da lì
saranno sì e no 10 minuti scarsi di buon passo, potrà rientrare,
farsi una doccia, lavarsi via quella sensazione di. 'sudicio', se mai
si toglierà...
Non ha fatto che pochi passi, che sente l'altra portiera aprirsi,
passi sulla ghiaia, una mano afferrarlo per la spalla e scagliarlo
contro il cofano della macchina. Sbatte la testa ( più tardi, Danny
troverà un'ammaccatura da 500 dollari di danni in quel punto) e vede
le stelle, non capisce più niente, il mondo diventa una massa confusa
e indistinta ai suoi occhi. Sente il corpo di Danny premere sul suo,
ora è a pancia in giù sul cofano, gli cala i pantaloni oltre il
ginocchio.
Sbarrando gli occhi, sente il pene di Danny contro il sedere, caccia
un urlo privo di fiato, non vuole, no..
Danny entra dentro di lui con una sola spinta, caccia un grido di
dolore, il sesso brucia nel suo intestino, fa male, si sente spaccare
in due...
- Billy, Billy. sei stato un bimbo proprio cattivo, non si fa
così!- lo rimprovera amorevolmente Danny scopandolo.
Billy trema, immobile, incapace di parlare, incapace di pensare.
Trema e dentro di sé urla: perché?
- Io ti ho fatto divertire e tu che fai? Non mi ringrazi né mi
saluti! No no no, Billy, così non si fa -, continua Danny, entrando
ed uscendo dal suo corpo con movimenti rabbiosi, sbatte l'inguine
contro il sedere sanguinante di Billy, il pene del biondo è
schiacciato tra il ventre pallido e il cofano ghiacciato della
macchina, urla dal dolore.
- I bimbi cattivi si puniscono, e io ti sto punendo, Billy. Ti
sto punendo per non avermi ringraziato, - ghigna direttamente nel suo
orecchio. - e adesso. ti punirò per non avermi salutato.
Non finisce la frase che si blocca, e Billy sente qualcos'altro
accostarsi al suo ano, qualcosa di lungo, freddo e liscio, con un
buco rugoso alle estremità. Un attimo dopo, il collo della bottiglia
di birra è dentro di lui, entra a fatica nel suo buco ormai non più
vergine e spalancato all'inverosimile, vicino al punto di rottura.
Incomincia a muoversi disordinatamente insieme al sesso di Danny.
Billy urla, urla come un disperato, le gambe tremano, le ginocchia
cedono, ma Danny non gli permette di cadere, Danny continua ad
entrargli dentro, Danny continua a spingere la bottiglia dentro di
lui a casaccio, spinge con forza, senza curarsi delle urla del
ragazzo sotto di lui, beandosi unicamente del piacere che il culetto
sodo del biondo gli sta dando.
Uhn, se è stretto, è l'ultimo lampo che gli attraversa il cervello
prima di venire dentro Billy urlando. Si accascia sul corpo sotto di
lui, si riposa qualche istante e finalmente estrae il pene, ricoperto
di sangue e sperma.
Scrolla Billy per i capelli, ma non risponde. Billy ha perso i sensi,
è svenuto dal dolore. Con una smorfia delusa
( oh, avrebbe voluto vedere così tanto la sua espressione, così
tanto, i suoi occhietti terrorizzati)
fa scivolare il corpo privo di coscienza a terra, tra la ghiaia. Il
collo della bottiglia che si è scolato prima di incontrarlo è ancora
infilata dentro Billy, sghignazza divertito dalla visione della
bottiglia che sporge dritta dal buco del sedere.
- Sodomizzato da una bottiglia, solo tu potevi riuscirci, Cojo-
Billy! - ride Danny. Torna in macchina, prende la giacca che Billy
aveva appoggiato nel sedile posteriore quando era entrato sorridente
in auto e gliela getta nella polvere. Lo lascia lì, svenuto a terra,
solo, con la bottiglia che fuoriesce dal sedere rosso e sporco di
sangue e i vestiti strappati e lerci.
- Avrei potuto levartela quella cosa dal culo, ma sei svenuto e
ti sei perso il finale, Billy, sei un bimbo cattivo, meriti una
punizione. Levatela tu quella Tuborg dal culo!- esclama in tono
canzonatorio, prima di salire in macchina e andarsene, lasciando
Billy solo, nudo sotto le stelle.
***
Billy se l'è tolta, da solo, la bottiglia, si è rivestito lentamente,
per quanto il suo corpo possa accettare. Si è tolto la camicia
bianca, l'ha arrotolata e l'ha usata come tampone per fermare
l'emorragia. Poi si è rialzato i pantaloni sporchi, si sono sporcati
solo gli orli, forse non si noterà, i pantaloni sono larghi, hanno
tante pieghe, tante ombre per nascondere. Spera che il tampone
assorba fino a casa, lì in bagno poi farà qualcosa.
Merda, il dolore..
Vede il giaccone a pochi metri di distanza e cerca di afferrarlo.
Prova a muovere le gambe, ma la vibrazione arriva inevitabilmente al
suo fondoschiena, che urla disperato. Billy grida dal dolore, la sua
voce si perde in echi rimbalzando tra le foglie della vegetazione.
Lasciati andare, Billy, suggerisce una voce dentro la sua testa, vale
la pena soffrire tanto ? lasciati andare, il dolore è troppo forte,
non conviene, devi solo dormire un po'. Dormi.
Ci pensa, riflette sul serio. È vero, il terreo è pieno di ghiaia che
gli ha coperto viso e corpo di graffi e tagli, è congelato, forse ha
la febbre, e non può muovere le gambe che fitte di dolore gli
strappino urla.
Ma non può finire tutto così. Non può, è ancora vivo.
Finchè c'è vita, c'è speranza.
Tu sei ancora vivo, Billy, perciò cancella il dolore e muovi quelle
tue fottute gambe.
Non mi puoi mollare ora. Non ora, Billy, non adesso. Coraggio,
cammina, ce la puoi fare.
Sono solo una decina di minuti da qui a casa, sarà un chilometro
scarso. Ce la fai, vero? Dimmi che ce la fai, perché continuerò ad
assillarti e romperti le palle finchè non ti alzi da questo lerciume,
vai a casa, ti lavi, mangi qualcosa e dormi. Cosa fare con Danny ci
penserai dopo, non è il momento, alzati, su, coraggio, ti stai
graffiando tutte le mani con quella fottutissima ghiaia.
Non c'è dolore, Billy, pensa a questo: TU. NON SENTI. IL DOLORE.
Credici con tutte le tue forze, e forse ci riesci veramente.
Billy cede. Raccoglie il suo giaccone, se lo infila sul torace nudo,
chiudendo la zip fino al colletto e inizia a camminare.
Due ore e mezzo dopo, è davanti al cancelletto di casa.
Ma qui, si blocca, quando un pensiero gli attraversa la mente.
Danny, ti ricordi che giorno è oggi, vero?
Danny s'immobilizza.
Sbarra gli occhi dal terrore.
No.
Non può esserselo scordato.
Oggi è domenica.
Non può certo rimanere lì al freddo, ha le gambe che tremano, i
polmoni barcollano in cerca d'aria, il viso rosso e segnato da
graffi, il sedere che urla dal dolore.
Se aspetta ancora un minuto, sverrà lì, in mezzo al marciapiede... ma
se entra, e suo padre e ancora sveglio.
Le luci sono spente, però, e non sente voci. Tende le orecchie, ma
non sente nulla. Forse gli è andata bene, forse è la sua serata for.
Il suo viso si piega in una smorfia d'ironia mista a disgusto a quel
pensiero. No, non sarebbe comunque la sua serata fortunata.
Tira fuori le chiavi, apre la porta, il più silenziosamente possibile
e avanza nella stanza buia.
Suo padre non c'è.
È miracolosamente andato a dormire.
Emette un sospiro di sollievo e si dirige in camera sua.
Mentre attraversa il salone, però, sente la voce di suo padre
chiamarlo.
Si era addormentato sul divano, ma ora si è svegliato, è ben sveglio,
ha acceso la lampadina del tavolino e lo osserva, immobile. In
silenzio.
La luce fioca illumina debolmente solo i punti sporgenti del viso, la
gobba del naso, il rigonfiamento della guancia, l'orbita degli occhi.
Nient'altro. Per il resto è solo un fantasma impalpabile nel buio
della stanza.
- Papà- sussurra Billy con un filo di voce, incerto se l'uomo
davanti a sé sia reale o solo il frutto di un'allucinazione.
- Bill, sei in ritardo.
- L-lo so. Scusa
Adam Abbot guarda suo figlio, ma lo guarda in maniera distratta,
altrimenti vedrebbe, nonostante l'oscurità, i capelli scompigliati,
il viso graffiato, quello strano rigonfiamento sotto i pantaloni dato
dal tampone, quella giacca incomprensibilmente lunga. Troppo chiusa e
calda, visto che è estate e fanno 35 gradi.
Forse li vede, non lo sappiamo, li vede e non dice nulla, forse per
rispetto, forse perché ha notato lo sguardo sull'orlo delle lacrime
del figlio, o forse perché semplicemente non gliene frega nulla.
Billy ha diciassette anni, ha finito il liceo. È perfettamente in
grado di badare a se stesso, lavora, è un uomo, ormai. E come uomo,
ha dei doveri, come tutti i bambini che diventano grandi.
- Sei in ritardo con l'affitto- dice Adam.
- Oh.sì.- mormora Billy.
- Sta trattenendo le lacrime, non sa ancora per quanto. Ma non
è solo questo: sente il tampone gonfio di sangue, saturo. E se non
assorbisse più?e se incominciasse a lasciare una scia di macchie
slabbrate sul parquet? Cosa gli dici, piccolo Billy, ai tuoi
genitori? Che ti hanno violentato? Toh, che strano, di solito sono le
ragazze che vengono violentate, sono loro che sanguinano, perché sono
loro che accolgono il Maschio nei loro corpi. come mai sei TU a
perdere sangue, adesso?sono certo che tua madre ha partorito un
maschio, io ho un figlio MASCHIO, non una checca. Tu non sei una di
loro, vero, Billy? Perchè io li ammazzo, quegli aborti della natura,
sono solo un errore, Billy, fattelo dire da tuo padre: se vedo quelle
macchie di sangue e scopro che sei frocio, sei morto, hai capito,
ragazzino? MORTO.
Billy sa come la pensa suo padre, glielo ripete ogni santissimo
giorno, conosce il suo modo di pensare, e sa che non sarà il legame
di sangue a fermarlo.
Lo ucciderà.
- Sono 50 dollari, Bill. Oggi è domenica, è giornata di
pagamento.
- Papà, possiamo fare domattina?- prova Billy in un ultimo
disperato tentativo di rimandare il tutto, il tampone è al limite,
sente le cosce umide, rivoli rossi e caldi colano, superano il solco
del ginocchio, attraversano il polpaccio..
- Sono 50 dollari, Bill. Devi pagare l'affitto- ripete il
padre, poi lo guarda. Le pupille sono opache, sa che potrà parlare
ore ed ore, ma non lo ascolterà mai, vuole i 50 dollari. L'affitto
della sua stanza. I grandi pagano sempre per avere un tetto sulla
testa, vero, Billy? Ora sei grande, anche tu devi pagare.
Billy si dirige tremando in camera sua. Trema, perché volgerà la
schiena al padre, e lui potrà vedere se lascia qualche ricordino per
strada, liquide molliche di pane di Pollicino, color del sangue.
Va in camera, torna. Lancia un'occhiata terrorizzata al pavimento del
salone, ma non scorge nulla. Caccia un altro sospiro di silenzioso
sollievo e dà le banconote al padre.
Adesso. lavati bene, piccolo Billy, non lasciare le impronte di
quell'animale di Danny sul tuo corpo dolorante.
Nutriti bene, piccolo Billy, perché hai bisogno di tante energie per
questa vita del cazzo.
Riposati bene, mio piccolo tesoro, perché sei stanco e il tuo corpo è
esausto.
Billy ora è a letto, la pelle brilla tanto l'ha strofinata,
nonostante il sapone bruciasse sulle ferite, la pelle è arsa lungo il
profondo taglio che si è scoperto ad avere sulla guancia e sullo
stomaco, vicino l'inguine.
Ha vissuto l'incubo, ma ora è finito tutto. È pulito, è nutrito,
presto dormirà.
Cerca di dimenticare tutto, mio piccolo Billy, perché devi essere
sempre pronto a quello che questa vita bastarda ha in serbo per te.
Ora dormi. Finalmente, Billy, la tua serata è finita.
Dormi e sogni d'oro.
Almeno nel sonno, sii felice.
Dormi.
Il padrone del locale dove lavora Billy si chiama Phil Constant, e
ora sta guardando il figlio degli Abbot in maniera strana. Il ragazzo
serve ai tavoli, il lavoro per il quale lo paga, ma Phil ha notato
benissimo come cammina. Stringe i denti, la fronte è appannata da una
cortina di sudore che riflette la luce delle lampadine da pochi watt
della sala. Gli occhi azzurri sono assenti. Non ha sorriso una volta
da quando ha attaccato a lavorare.
Billy?
Billy che non sorride?
Billy Abbot, che ogni volta che si allaccia il grembiule canticchia
con quella sua voce non proprio intonata l'ultimo successo
dell'estate? Bah, non si ricordava neanche quante volte lo aveva
minacciato scherzosamente di licenziarlo, se solo non l'avesse
piantata di dar fiato alla bocca, gli faceva scappare i clienti. E
Billy rispondeva sghignazzando, sapeva benissimo che finchè c'era
lui, `DA PHIL' sarebbe stato sempre pieno di ragazzine con sguardo
adorante verso il giovane cameriere con la coda di cavallo.
Ed ora. Billy è triste. No, non è solo questo: sembra sul punto di
svenire da un momento all'altro. Phil si siede ad uno dei tavolini
liberi ( è ancora presto, ` DA PHIL' non si riempie prima delle 18),
uno abbastanza appartato per non attirare troppo l'attenzione, e lo
chiama. Billy si avvicina interdetto, piano. Zoppica. Quando Phil gli
indica una sedia per sedersi, Billy la guarda come una donna
accusata di stregoneria guarderebbe una Vergine di ferro davanti alla
Sacra Inquisizione.
- Posso rimanere in piedi, signor Constant?- gli chiede a bassa
voce.- Sa, ho un problema a piegare la gamba.
- Tranquillo, figliolo, fa come ti senti meglio- gli risponde
sorridendo Phil, cercando di spezzare la tensione che si è creata
nell'aria.
Billy posa lo sguardo ovunque che su di lui, sui suoi occhi, e non è
un buon segno. Lui ti guarda dritto negli occhi, sempre.
Billy ha il fiatone, e neanche questo è un buon segno. Lui è un
lavoratore instancabile, nonostante l'età.
Billy ha gli occhi vitrei e le guance arrossate, che ispirano tanto
febbre alta.
Phil lo guarda, preoccupato, si mordicchia l'interno della guancia,
un vizio che gli ha lasciato sua madre Dotty. È morta da circa una
decina d'anni, pace all'anima sua.
- Billy, ti senti bene? Non è che hai la febbre?- gli domanda
allungando la mano verso di lui, per analizzare il calore della
fronte. Billy scatta un passo indietro, gli sguscia da sotto le dita.
Di nuovo quello sguardo, lo sguardo da neo strega da ventesimo
secolo. Poi, rinsavisce. Billy si accorge della cazzata che ha fatto,
stira gli angoli della bocca in un tentativo di sorriso. Ma non è
giornata, sembra che gli abbiano incollato gli angoli delle labbra
all'insù con pezzi di scotch screpolato.
- Scusi, signor Constant, è solo un po' di stanchezza.
- Sei sicuro, Billy?
- Abbot poggia il palmo un po' tremante della mano sulla fronte
sudata e lo lascia lì pochi attimi, tanto per dare l'impressione che
stia veramente controllando la sua temperatura corporea, come se non
bastassero i suoi occhi vitrei e le sue labbra violette ad urlarlo ai
quattro veti. Scuote la testa, con quel sorriso fasullo sulle labbra.
- No, non credo di avere la febbre, grazie per il suo
interesse, ma sarà solo un po' di stanchezza.
- Sarà, ma voglio che torni a casa. Oggi è lunedì, non viene
quasi nessuno, e basteremo Sonia ed io a servire. Stai tranquillo,
torna a casa e fatti una bella dormita.
- Signor Constant, non so se è il caso. - tenta Billy. Sta da
schifo, si sente sul punto di svenire, ma odia lasciare così il posto
di lavoro. Spera solo di riuscire a lavorare abbastanza. A domenica
mancano solo sei giorni.
- Billy, vai. Tranquillo, davvero. Una bella dormita e domani
starai molto meglio.
Phil sorride, e finalmente ottiene un alone della vecchia bocca
ridente da quel ragazzino.
- Grazie, signor Constant, grazie mille, le sono grato-
bisbiglia Billy, sottolineando le sue parole con un gesto del capo.
Poi saluta e si allontana, sempre lentamente, zoppicando.
Al momento di uscire, si volta, risaluta lui e Sonia ed esce.
Attraverso la parete di vetro dell'ingresso, lo vede passarsi un
fazzoletto sulla fronte, per detergersi il sudore. Su viso vi è
riflessa un'espressione sofferente, di dolore nascosto troppo a lungo
trattenuto, che ora può essere infine liberato. L'ì, ancora più
impallidito dal vetro, on quei capelli biondi oltre le spalle e lo
zainetto sdrucito sulle spalle, sembra un piccolo bambino travolto
troppo presto dai casini della vita.
Philip spera disperatamente che basti davvero una bella dormita a
cancellare tutti i problemi del giovane Abbot. Sarebbe bello,
davvero, se bastassero solo poche ore di sonno, per riuscire a vivere
serenamente.
Sarebbe bello.
Billy riprende a camminare, e dopo pochi passi gira l'angolo e
scompare dalla vista di Phil.
Billy torna a casa, e trova la porta aperta. Inclina un po' la testa,
com'è solito fare quando è curioso, quando non capisce qualcosa e
osserva, cercando di trovare cos'è che non va. Perché C'È, qualcosa
che non va. Ci deve essere per forza. I suoi non lasciano mai la
porta di casa aperta, sarebbe una pazzia in una società che permette
al primo cretino con abbastanza soldi di comprarsi una pistola.
Avanza lentamente verso casa, apre bene le orecchie, cercando un
qualche rumore che possa preoccuparlo, ma non sente nulla.
Sembrerebbe quasi un deja-vù della sera prima, il silenzio della casa
che lo accoglie, una casa silenziosa, le luci spente. Ma non è così.
Sente gli stridii degli uccelli sugli alberi del viale, e in
lontananza la signora Robbins che chiama il piccolo Jim. Il mondo
esterno fa sentire la sua presenza, è casa Abbot che rimane
immutabile. Billy deglutisce ed entra in casa.
In cucina, seduto a capotavola, c'è il signor Abbot. Quando i loro
sguardi s'incrociano, Billy trema.
Adam sa.
Il signor Abbot ha scoperto tutto.
- Papà.- bisbiglia.
Suo padre non risponde, continua ad osservarlo in quel modo
disgustato, come guardasse qualcosa di orribile, qualcosa di
schifoso, qualcosa di vergognoso. Guarda suo figlio Billy con occhi
che non trasmettono nessun affetto, c'è solo lo sconfinato squallore
dell'odio.
Adam afferra dei fogli che ha davanti a sé e glieli lancia. Il
giovane Abbot sbarra gli occhi, il terrore si mischia ad un imbarazzo
umiliante.
Sono delle foto, circa una dozzina, di quelle che sviluppi in un'ora
dal fotografo all'angolo. Sono in bianco e nero, ritraggono due
ragazzi che fanno sesso sul cofano di un'auto. Uno di loro è
irriconoscibile, la foto non gli inquadra la testa e parte del petto.
Dell'altro, quello steso pancia in giù a gambe aperte, la faccia è
ben visibile. Inconfondibile. È la faccia di Billy Abbot. La sua
faccia.
Suo padre ha scoperto.
Billy non ah il tempo di dir nulla, il fievole `papà' gli muore sulle
labbra, la poca aria cha ha trattenuto gli viene strappata dai
polmoni. Suo padre si è alzato e gli ha mollato un pugno in pieno
stomaco. Billy scivola a terra con un urlo soffocato, trattenendosi
la pancia colpita con le braccia. Ma non riesce a riprendersi in
tempo, suo padre attacca ancora.
Un calcio sulla spalla, in viso, sulle cosce, sulle tibie.
Ma non è abbastanza, non gli basta, Adam Abbot vede nero, ha il volto
rosso dalla vergogna, dall'umiliazione. la consapevolezza di aver
creato un essere malato, un mostro, un abominio. Suo figlio è uno di
quei froci che sculettano per strada. E lui, che idiota che era
stato, si chiedeva come mai un ragazzo bello come lui non gli aveva
mai portato la fidanzatina a casa. Porco, porco!!
Un calcio colpisce nuovamente Billy allo stomaco, uno alle braccia,
uno al polso, uno alle caviglie.
Maiale, maiale, sei solo un maiale!
- MAIALE!- gli urla addosso schiaffeggiandogli selvaggiamente
la testa, strappandogli i capelli, prendendolo a pugni. Billy piange
e si accuccia su se stesso, ora è solo un fagottino di stracci
stropicciati e macchiati di sangue.
- Papà.- bisbiglia piano Billy, cercando di fermarlo, ma suo
padre non lo ascolta, non lo sente, davanti ai suoi occhi la parola
PERVERTITO pulsa come un neon tinto di rosso, brilla, ogni volta che
posa lo sguardo su Billy. Continua a sferrare calci, e pugni, e
schiaffi.
All'improvviso Billy gli afferra le gambe e le strattona, facendogli
perdere l'equilibrio. Adam cade a terra e Billy è su di lui, lo
trattiene a stento, suo padre è una furia, la forza centuplicata
dalla rabbia.
- LUI ERA IL MAIALE, PAPÀ, LUI LO ERA! LUI MI HA VIOLENTATO!!!-
urla Billy con la voce resa stridula dalle lacrime e dalla
disperazione, piange come un pazzo e ha il viso rosso, in fiamme. I
capelli sono scarmigliati e stravolti. Sembrano paglia secca, pronta
da incendiare.
Adam guarda il figlio, e l'altro vede ciò che è la verità. Non gli
crede, non gli crederà mai.
Ormai è senza diritti.
Ormai è solo un essere senza patria né identità.
Ormai è solo una cosa.
- Papà, papà, ti prego...credimi, per una volta in vita tua.
Il signor Abbot lo guarda, ed ora lo sfogo di rabbia ha perso il suo
furore, ma non è scomparso, no. Non si è dileguato. Scaturisce tutto
da quegli occhi, gli occhi castani di suo padre, odio, vergogna,
rabbia, disgusto. Tutto quel tumulto di emozioni è imploso dentro
Adam.
Sotto quello sguardo, l'animo di Billy muore.
- Non mi toccare, non azzardarti a mettermi le tue luride mani
addosso. NON. FARLO. tu sei solo un maledetto frocio.
Gelido.
La sua voce è un blocco di ghiaccio che cade da un palazzo di dieci
piani e s'infrange in mille schegge che schizzano intorno al mondo.
Ogni scheggia, dritta nell'animo di Billy. Ogni parola, come un colpo
di pistola nel suo corpo.
Billy lascia la presa e si alza tremando. Le lacrime continuano a
sgorgare in silenzio dagli occhi spalancati, le iridi hanno assunto
il colore del ghiaccio. Coperto di lividi, contusioni, con i capelli
scarmigliati e il viso umido, i vestiti stropicciati ed in alcuni
punti leggermente strappati, Billy Abbot va in camera sua. Riempie il
suo zaino con pochi vestiti e i soldi che ha conservato di nascosto.
È un automa, non ha ancora la freddezza, la lucidità di ragionare.
C'è solo il vuoto, nella sua testa. C'è solo il nulla.
Come mai in vita sua, si sente morto dentro.
Esce dalla stanza, e senza neanche lanciare un'occhiata al padre in
cucina, esce e va incontro al cielo terso d'estate.
Fuori dal giardino, i vicini osservano, immobili. Davanti al suo
cancello, la signora Robbins, che poco prima chiamava Jim, lo guarda.
Anche la signora Stevens, e i Porter, tutti quanti, sente gli occhi
di tutti loro, decine e decine di occhi posarsi sui suoi lividi, sul
suo viso disperato. guardano, attraverso le finestre, oltre gli
spiragli delle porte socchiuse, guardano il giovane figlio degli
Abbot passare, cacciato via da casa, gettato in strada per la
vergogna che la sua sola esistenza urla al mondo.
Lui non è come gli altri.
È omosessuale, è un pervertito.
Il piccolo Jim stringe la mano della mamma, mentre quel ragazzo dalla
faccia pesta e un lungo taglio sulla guancia passa davanti al loro
cancello, zoppicando.
Vorrebbe chiederle perché nessuno lo aiuta, perché nessuno gli passa
un fazzoletto per detergersi il sudore e non gli incerotta quelle
ferite.
Vorrebbe chiederle perché nessuno lo abbraccia, perché ai suoi occhi,
gli occhi di un bambino di soli sette anni, quel ragazzo ha bisogno
disperatamente di caldi abbracci materni, come quelli che la mamma
gli dà prima di rimboccargli le coperte. Quel ragazzo ha l'aria di
non averne mai avuti, di quegli abbracci. Quel ragazzo ha tanto
l'aria di uno che vagherà sulle strade di questa terra per sempre,
fino alla fine dei tempi.
Vorrebbe dire tante cose, il piccolo Jim, ma non dice nulla, perché
intorno a lui c'è un silenzio irreale, è crollato sull'intero
quartiere. Si sente solo il rumore dell'irrigatore nel giardino degli
Stevens, null'altro.
Lo guardano, quel ragazzo, e non fanno nulla, assolutamente.
Rimangono fermi a fissarlo.
Billy alza il viso e li osserva, uno per uno, volta il capo
lentamente per non perderne neanche un paio, di quegli occhi. Poi
s'incammina, attraverso il viale, che lo porterà su St. Peter'
street, e quindi al centro città.
Deve andare da Danny, è l'unica cosa a cui riesce a pensare. In quel
momento, lo odia con tutte le sue forze.
L'aveva violentato, umiliato.
Gli aveva strappato quel minimo di affetti che possedeva.
Gli aveva tolto una casa e l'orgoglio.
In questo momento, l'unica cosa a cui riesce a pensare è quanto odia
quel grandissimo figlio di puttana che risponde al nome in terra di
Danny Lee.
Sotto lo sguardo dell'intero vicinato, Billy sfila a testa alta e se
ne va.
La casa di Danny si trova davanti ai suoi occhi, una tipica casetta a
schiera, con le assi riverniciate di bianco e nidi di rondine sotto
la grondaia.
Billy oltrepassa il cancelletto, avvicina il dito al campanello ma
esita, frenandosi a pochi millimetri dalla superficie lucida e
convessa... capovolto e deformato, il riflesso di Billy sul
campanello metallico lo osserva, colorato di un arancio dorato, un
dito enorme, sproporzionato, attaccato ad un corpicino minuscolo ed
una testina con quattro capelli biondi in testa.
È un Billy alieno, quello che vi vede riflesso, e si chiede se non
sia questo, realmente, il suo aspetto, una creatura esile, con un
dito grande per indicare il mondo che gli scorre davanti agli occhi.
Senza agire, senza cambiarla, questa dannata esistenza,
senza `viverla'.
Essere un nessuno, ed avere solo un dito indice che indica gli altri
e le loro azioni, un dito che per via delle dimensioni non riuscirà
mai a girare verso l'interno, indicherà sempre l'esterno, mai il suo
proprio corpo. Perché lui non ha mai fatto nulla, perché lui ha
sempre subito.
Billy Abbot è nato, ma è solo un fantasma in questa esistenza.
Un dito grande, che indica il mondo.
Occhi minuscoli, piccolissimi, per vedere solo ciò che vogliono
vedere, solo ciò che non farà muovere quel piccolo corpicino
striminzito.
Billy Abbot.
Solo questo.
Solo questo.
E adesso che lo sai, piccolo Billy, suonerai quel campanello?
Sei pronto a cambiare la tua vita?
Mentre le lacrime ricominciano a sgorgare, Billy si allontana per
sempre da quella casa maledetta.
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