Buon San Valentino a tutti, in compagnia della coppia per eccellenza! Auguri a tutti gli innamorati e non!
Love Point
di Hymeko
Era un piovoso pomeriggio di inizio novembre, nella sede di Los Angeles della Kaiba Corporation. Alla scrivania sedeva il giovane, geniale e frigido presidente, mentre dall’altra parte stava un uomo potente quanto lui, un po’ più grande, con lunghi capelli grigi e senza un occhio, dal carattere opposto a quello del collega.
Kaiba inarcò un sopracciglio. Considerava Pegasus fuori di testa da molto ormai, ma ogni volta quell’uomo raccapricciante riusciva a spingere un po’ più in là il suo livello di disgusto. La proposta di quel pomeriggio, poi, era decisamente ridicola.
"Mi stai prendendo in giro? La KC è un’azienda seria, e fino a pochi minuti fa pensavo lo fosse anche la I2, nonostante il suo presidente"
Ma Pegasus conosceva Kaiba da un bel pezzo, e si limitò a ridacchiare:
"Come sempre apprezzo molto il tuo sarcasmo, Kaiba boy. Ma rifletti bene. Sarebbe una mossa pubblicitaria azzeccata, che servirebbe ad entrambe le nostre aziende ad allargare la propria fetta di mercato"
I dubbi di Kaiba non fecero che aumentare:
"Ah sì? E come?"
L’altro alzò le spalle nel suo irritante solito modo:
"Semplice. Gli innamorati a San Valentino fanno di tutto, sono un branco di pecore senza cervello. Basterà che qualcuno sparga la voce nelle scuole, e tutti gli stupidi studentelli liceali- senza alcun riferimento ai presenti, naturalmente- si precipiteranno al Love Point più vicino"
"E chi dovrebbe spargere la voce?"
Kaiba aveva un piccolo presentimento che gli ronzava nella testa, ma sperava proprio che si sbagliasse…
"Ma che domande! Yugi boy e i suoi amici! La sorellina di Jono-uchi boy, e anche Ryuchi boy, che mi pare si sia trasferito in Giappone per un po’…tutti insomma!"
esclamò Pegasus tutto allegro.
’Lo sapevo’
Il suo degno rivale e l’indegno gruppo di viscidi vermiciattoli che gli strisciava attorno.
Sbuffò:
"Te lo scordi. Se prima avevo dei dubbi, dopo questa la tua idea è affondata definitivamente"
"Su su Kaiba boy, pensavo che per un buon affare tu fossi disposto a tutto…"
"Primo, che sia un buon affare è ancora tutto da dimostrare. Secondo, la prospettiva di dover parlare con quella fanghiglia marcia mi fa venire i brividi"
Era almeno un mese e mezzo che non li aveva fra i piedi, e stava benissimo così. Aveva partecipato alla cerimonia d’apertura per la ripresa della scuola dopo le vacanze estive, aveva frequentato un paio di settimane, poi era partito per un viaggio d’affari attorno al mondo. Giorni e giorni nel suo ambiente, senza smancerie e deficienti ad irritarlo.
’Perché me li ha fatti tornare in mente?’
Pegasus ridacchiò:
"Scommetto che riuscirò a farti cambiare idea"
L’altro si appoggiò alla poltrona:
"Provaci pure. Hai tutto il pomeriggio"
Non aveva fissato altri impegni per quel giorno, dato che sapeva che, con Pegasus di mezzo, la cosa sarebbe stata piuttosto lunga.
L’americano si alzò e iniziò a passeggiare:
"Primo: pensa alla pubblicità. Dimostreremmo che non dipendiamo unicamente da Magic&Wizard"
"Veramente io ho già altri settori in cui domino anche senza M&W, come i parchi a tema, i videogiochi, le consolle, i role games…è la I2 quella nei casini, da questo punto di vista…"
sottolineò amabilmente Kaiba.
Pegasus arricciò il naso, ma andò avanti. Su quel punto Kaiba aveva ragione, non poteva farci nulla. Era lì proprio per cambiare quello stato, in fondo…
"Secondo: raggiungere una fetta di potenziali clienti che non abbiamo ancora coinvolto nel nostro giro d’affari. Molte ragazze non duellano, ad esempio. Potremmo usare i Love Point per spingerle elegantemente fra le migliaia di carte"
Kaiba si mordicchiò un labbro:
"Su questo hai ragione"
Tutto esaltato dall’approvazione ricevuta, Pegasus mimò due passi di danza per la stanza:
"Terzo: sai che pubblicità ci faremmo se qualcuno degli incontri andasse a buon fine a medio-lungo termine? Soprattutto contando che forniremmo una consulenza a un prezzo tanto basso"
"Hn"
In effetti 500 yen era un prezzo stracciato.
(circa 4 euro, ma anche meno se l’euro è molto forte; n.d.Hymeko)
Solo lavorando assieme avrebbero potuto permettersi di offrirlo, dato che avevano già in mano tutti i marchi registrati…
"Quindi tu sei venuto da me per farmi inventare e costruire fisicamente il macchinario, mentre tu ti occuperai del software, giusto?"
La faccia di Pegasus sembrava una di quelle delle sue carte toon:
"Esatto!!! E sono super certissimo che sarà un graaaaande successo!"
Kaiba invece sfoderò il suo miglior sorriso da squalo della finanza:
"Quindi non tentennerai se ti chiedo delle garanzie"
Il sorriso di Pegasus si fece più sornione:
"Certo che no, ma anche tu ne devi dare a me…"
E venne il 25 gennaio, ultima domenica del mese.
La neve sferzava le pareti di vetro e acciaio dell’alta torre della Kaiba Corporation, ma l’interno era caldo e accogliente. Non erano nell’ufficio di Kaiba, che non avrebbe potuto contenerli tutti comodamente, ma in un piccolo auditorium. Confortevoli poltroncine di un azzurro argento, che emanavano un leggero sentore di arancia, abbracciavano dolcemente gli ospiti di quella giornata insolita. Non solo perché dopo tanto tempo erano tutti riuniti assieme. Non solo per il buffet che si offriva meraviglioso alla loro vista, splendido su un tavolo appoggiato contro una parete.
Era soprattutto Kaiba a sorprendere i più attenti, cioè Yugi, Anzu e Mai. Nonostante fosse lui il padrone di casa, era seduto su una delle poltroncine all’estremità di una fila, ben lontano da loro, e lasciava a Mokuba il compito di interagire con Pegasus.
"Ha l’aria…come dire, un po’ scazzata, non trovate?"
bisbigliò Mai, che sedeva dietro Yugi e Anzu.
"Sì…sembra tanto voler essere da un’altra parte. Yugi, tu che ne pensi?"
Il ragazzino scosse la testa:
"Non so, oggi non se n’è uscito con uno dei suoi proclami di vittoria, e non ha nemmeno insultato Jono"
"Che sia malato?"
chiese Anzu, sbirciando Kaiba che pasticciava col suo palmare. Aveva tanto l’impressione che stesse toccando a caso lo schermo…
"Bah, lo sapete che è fatto a modo suo"
mormorò Mai, sistemandosi nella poltroncina. Nonostante il freddo fuori, aveva la solita minigonna ascellare…
Tu che ne pensi?
chiese Yugi al suo alter ego, l’unico che poteva fissare Kaiba senza esser scoperto.
Non ne ho idea. E non so neppure se possiamo farci qualcosa. Se avesse bisogno d’aiuto non verrebbe certo a cercarlo da noi…però Mokuba non mi sembra molto preoccupato, quindi…
Yugi si grattò il mento, mentre Jono-uchi e Honda chiacchieravano con Mai e Shizuka.
Chissà perché siamo tutti qui
Il Faraone alzò le spalle, gli occhi che ancora non si staccavano da Kaiba.
Speriamo che Pegasus non ne abbia tirata fuori un’altra delle sue…
Credo che lo sapremo presto
Sempre con Mokuba a fianco, Pegasus si avvicinò alla prima fila di poltroncine, schiarendosi la voce:
"Mi sentite o devo usare il microfono? Mi sentite? Bene. Prima di tutto, benvenuti alla Kaiba Corporation! Un cordiale e calorosissimo grazie ai Kaiba boys, che ci hanno gentilmente ospitati qui"
e mentre faceva un leggero inchino a un Kaiba sempre immusonito, posò una mano su una spalla di Mokuba.
Un leggero brusio di commento si levò fra i presenti, ma la voce di Pegasus costrinse tutti a tacere:
"Immagino che vi siate posti molte domande, da quando avete ricevuto l’invito. Ebbene, oggi avrete tutte le risposte che desiderate"
Tutti si scambiarono un’occhiata, e attesero il seguito. Vedendo che nessuno lo interrompeva, Pegasus continuò:
"Innanzitutto, siamo riuniti qui alla Kaiba semplicemente perché era il posto più comodo per la stragrande maggioranza di voi. Immaginando che venire da me in America sarebbe stato un problema per alcuni, Mokuba boy ha suggerito di tenere qui la riunione"
Il fratello maggiore sospirò profondamente, e Pegasus lo guardò storto.
Naturalmente fu Mokuba a salvare la situazione:
"Mio fratello ed io abbiamo attentamente studiato una proposta fattaci da Pegasus, e l’abbiamo accettata. Ma la fase finale ha bisogno anche del vostro aiuto"
"Ti ringrazio, Mokuba boy. Ora, come tutti sapete, fra poco sarà San Valentino. La festa dove l’amore sboccia possente, dove i timidi sorrisi sciolgono il cuore, dove il dolce profumo del cioccolato riempie le strade"
Se Pegasus va avanti così, Kaiba potrebbe piangere
mormorò divertito il Faraone all’altro.
Fai il bravo!
lo sgridò questi…aveva una gran voglia di girarsi e controllare, ma non poteva…già immaginavo lo sguardo inceneritore di Kaiba se se ne fosse accorto…
"Ma!"
esclamò Pegasus con fare teatrale, facendo sobbalzare quasi tutti.
"Molti poveri cuori trascorrono in solitudine il San Valentino, al freddo nelle loro stanzette, senza un partner vicino. E potevamo noi, cupidi high tech, rimanere insensibili al grido d’aiuto che queste anime solitarie lanciano ogni anno, senza mai ricevere risposta?"
La domanda che corse nella mente di tutti fu se Pegasus fosse diventato completamente scemo tutto d’un tratto, ma nessuno osò fiatare. Anche perché erano intenti a immaginare l’americano vestito solo di una specie di pannolino con ali candide e arco e frecce in mano…
Non penso di esserne capace con Kaiba-kun
pensò Yugi, mentre il suo alter ego si teneva il ventre dal ridere:
Pegasus cupido…ah ah ah…e dovresti vedere la faccia da fine millennio di Kaiba…
Faraone!!!
"Certo che no! Per questo i due grandi geni del tempo, Kaiba boy e il sottoscritto, si sono uniti per dar vita a…questa!"
e sullo schermo sulla parete alle sue spalle apparve una specie di cubicolo in metallo lucido.
"Ma è una di quelle macchine per fare le fotografie istantanee!"
esclamò Anzu.
Ma Pegasus ridacchiò:
"Quasi, Anzu girl, quasi. Quello è il prototipo del Love Point, ovvero il cupido del futuro! Naturalmente la versione definitiva non sarà così, sarà un po’ più curata, roba di classe, niente esagerazioni, col regolamento e tutte le istruzioni appese fuori. Comunque, ora vi spiego il funzionamento"
Bevve un sorso d’acqua, lasciando il giusto tempo ai presenti di farsi un po’ di domande.
"Il procedimento è molto semplice, simile a quello delle macchinette per le foto. Prima di tutto, ci si siede all’interno. Rigorosamente da soli. Poi si tirano le tendine e si mettono i soldi- 500 yen, un prezzo sovversivo!- e si inseriscono dei dati rispondendo ad alcune domande, che riguarderanno anche il mondo di M&W, di cui qui ci sono gli esponenti più notevoli. Il tutto rigorosamente in forma anonima, badate bene! Nessuno dei vostri dati personali verrà richiesto"
Cosa avranno in mente?
Non lo so, ma io mi sto divertendo un mondo
Yugi guardò male il suo alter ego. Era da alcuni giorni che era un po’ fuori di testa…e che aveva da fissare sempre Kaiba?
"Alla fine di tutto verrà fornito un codice personale. Questo sarà la vostra password: tre giorni prima di San Valentino, basterà che vi colleghiate al sito della Kaiba o della I2, e lo inseriate dove richiesto. Non preoccupatevi, sarà tutto molto semplice. E, quindi, si aprirà una pagina dedicata interamente a voi, che vi indicherà…niente meno che il luogo dove incontrare la vostra anima gemella, e la modalità per farvi riconoscere!"
"………EEEEEHHHHH????!!!!!"
fu la risposta di tutti.
Mokuba scuoteva la testa, mentre Pegasus ridacchiò:
"Facciamo un esempio usando me stesso. Io entro nella macchina, metto i soldi, e rispondo alle domande. Poi mi segno il mio bel codice personale e chiudo il programma. Aspetto fino all’undici febbraio. Ah, per motivi organizzativi, la possibilità di accedere al servizio sarà fornita solo fino alle 8 di sera del dieci febbraio. Comunque, arrivato il fatidico giorno, tutto trepidante, vado su uno dei due siti, seguo le chiarissime istruzioni per arrivare alla pagina giusta, e inserisco la password. Quindi mi appare una schermata come questa"
e al posto della macchina apparve una pagina web…Pegasus prese una penna laser e iniziò ad indicare i vari punti.
"Come vedete, è molto semplice. Il messaggio vi ringrazia per aver partecipato all’operazione Love Point, poi si congratula per le risposte date, e vi comunica che è stato trovato un partner fatto proprio per voi. E spiega come raggiungerlo…a me dice di andare sotto la copia della Statua della Libertà, vicino alla Tokyo Bay, il giorno di San Valentino alle 10:30 della mattina, con in mano una rosa rossa"
"…è una specie di agenzia per cuori solitari"
commentò Insector Haga.
"Esatto, Haga boy. Ma è molto più affidabile, del resto ho progettato io il software. Ma riprendiamo. Naturalmente, al partner che il computer ha scelto per voi, verrà comunicato lo stesso identico messaggio. E le fanciulle si tranquillizzino: per evitare spiacevoli episodi, gli appuntamenti verranno fissati sempre alle 10:30 della mattina, in luoghi molto affollati. Per conoscere la vostra anima gemella, basterà che vi rechiate all’appuntamento all’ora fissata e con il segno di riconoscimento, e tutto sarà perfetto!"
Mai e Shizuka si fissarono, poi la biondona si schiarì la gola per attirare l’attenzione di Pegasus:
"Ma noi, esattamente, cosa c’entriamo con tutto questo?"
"Che domande, Mai girl! Dato che nessuno qua ha un partner, voi dovrete usare un Love Point, e poi fare un po’ di semplice, sano e genuino passaparola su quanto sia stato emozionante ed eccitante, o quello che volete voi"
"Eh?! Vuoi usarci per farvi della pubblicità?!"
sbraitò Jono-uchi, mostrando i pugni sia a Pegasus che a Kaiba.
Speriamo che Jono non perda la testa
Non preoccuparti, c’è Honda vicino a lui
Yugi sperò che il suo alter ego avesse ragione, perché né Kaiba né Pegasus stavano facendo nulla per negare.
Ma Kaiba-kun ha avuto almeno una reazione?
Il Faraone scosse la testa:
È sempre come prima
Hn…
Chissà che aveva per comportarsi così…in passato non avrebbe esitato a urlare dietro al suo amico…
"Ora che Jono-uchi boy ha deciso di tacere, potrò spiegarvi tutto. Come forse alcuni di voi sapranno, il passaparola è una delle armi più potenti del commercio, in quanto proviene dai consumatori e non dalle aziende, quindi gli altri possibili clienti mostrano una maggior fiducia nel prodotto. Naturalmente faremo anche noi la nostra campagna pubblicitaria, ma una spinta dall’interno del target cui puntiamo non potrà fare che bene ai nostri Love Point"
Ma Jono-uchi non era per nulla convinto:
"E sentiamo, perché proprio noi? Tutti sanno che io e Kaiba non ci possiamo soffrire!"
grugnì, affossandosi nella poltroncina.
Pegasus sorrise in modo molto subdolo:
"Proprio per questo sarà efficace. Sapendo della vostra avversione, nessuno penserà che ve l’abbiamo chiesto noi"
"Ma ce l’avete chiesto voi!"
sbottò Honda, che iniziava a non capirci più nulla.
Mokuba scambiò uno sguardo col fratello, che scosse il capo. Proprio per quello aveva voluto che fosse Pegasus ad occuparsi di quegli imbecilli. Lui sarebbe esploso dopo dieci minuti…
L’uomo sospirò lentamente, con aria di malcelata pietà:
"Esatto, Honda boy. Ma vedi, se voi non direte che ve l’abbiamo chiesto noi, tutto sarà perfetto"
"E perché non dovremmo dirlo?"
Il sorriso di Pegasus si allargò:
"Ma naturalmente perché andrà contro i vostri stessi interessi! Vedetela così: noi vi stiamo offrendo un lavoro! Il lavoro consisterà nel parlare bene del Love Point con un po’ di delicatezza. Se accetterete, firmerete un regolare contratto e sarete pagati. Ma avrete anche l’obbligo di non dire nulla, o ci penseranno i nostri avvocati a dilaniare le vostre carni"
e quello che prima era un amichevole sorriso si trasformò in un ghigno degno del peggior yakuza…
Tutti si scambiarono un’occhiata, con l’impressione di esserci già dentro fino al collo, mentre sentivano la barca su cui erano stati tutti trascinati sprofondare sempre più…sempre più…
Ma il sorriso di Pegasus tornò subito affabile:
"Su, amici miei, non fate quelle facce terrificate. Scommetto che quando vedrete la vostra ricompensa, tutti correrete a firmare il contratto"
"Dobbiamo crederci secondo te?"
biascicò Jono-uchi a Honda, che non rispose dato lo sguardo fisso di Pegasus su di sé.
"Partiamo con Jono-uchi boy, che a quanto pare oggi è un po’ sospettoso. Dimmi, sai cos’è un Golden Special Pack?"
"Ma certo! È una serie di pacchetti di carte commemorative, create da te per festeggiare l’anniversario della scoperta delle rovine egizie che ti hanno dato l’idea di M&W. Si dice che ci siano nuove carte, di ogni tipo e livello"
Pegasus annuì soddisfatto:
"E dimmi, ne hai anche solo mai visto uno dal vero?"
"Eeeehhhh magari! Ne hai prodotti solo cinquecento pacchetti, e costano un occhio della testa!"
"Di nuovo esatto. Se accetterai di firmare il contratto che ti lega a noi, ne riceverai cinque pacchetti. E lo stesso vale per Mai girl, Haga boy e Ryuzaki Boy, naturalmente"
Un attimo di gelo regnò nell’auditorium, poi gli interessati schizzarono per aria:
"Cosa? Dici sul serio?"
"Se facciamo pubblicità a quei cosi, avremo cinque pacchetti?"
"Eh eh eh, state calmi, miei giovani amici. È proprio così. Se voi accetterete di usare i Love Point, e farne pubblicità senza dire che vi abbiamo ingaggiati noi, i Pack saranno vostri"
Mai e Jono-uchi si fissarono, come fecero gli altri due, poi esclamarono:
"Io ci sto!"
e si scambiarono un bel cinque.
"Perfetto!!! Vi prego di raggiungere Mokuba boy per tutte le formalità. Le bustine vi verrano consegnate qui alla Kaiba la sera dell’8 febbraio, una volta che avrete terminato il vostro lavoro. Questo vale anche per tutti gli altri. E vedete di non pensare neppure a fregarmi…"
"Ma sei pazzo? Farei di tutto per quei Pack, anche dire che Kaiba è il mio miglior amico!!!"
Jono non si smentisce mai
…già. Chissà cosa offrirà a te
Altri Pack?
Il Faraone ci pensò un attimo, poi scrollò il capo:
Penso che se fosse così, ti avrebbe chiamato assieme a loro
Hn. Vedremo
"Per Anzu girl, invece, ho personalmente scelto due biglietti per lo spettacolo che il corpo di ballo del Bol’šoj di Mosca terrà qui a marzo"
La ragazza scattò in piedi:
"Wow, ma sono introvabili! Dove devo firmare?"
Pegasus le indicò Mokuba con un sorriso soddisfatto, e si rivolse a Honda:
"Per Honda boy, invece…due pass per il salone delle moto che si terrà al Tokyo Big Sight"
"Grande!!!"
………
Manchi solo tu
Già
Tutti gli occhi si fissarono su di lui. Le altre persone riunite lì avevano ricevuto la loro ricompensa, solo lui era ancora a bocca asciutta…e Kaiba ancora non aveva detto una parola.
"E ora, ultimo ma non certo per importanza, Yugi boy"
Pegasus si avvicinò a lui, e il ragazzino si alzò.
"Il motivo per cui non ti ho chiamato prima, è perché non ho trovato alcuna ricompensa che fosse adatta al Re dei Giochi. Quindi mi sono detto di lasciar fare a te, perché chi meglio di te può sapere ciò che desideri?"
"Eh?"
Yugi sbatté le palpebre. Non aveva capito bene…
Credo proprio che otterrai quello che vuoi
"Yugi boy, non essere così stupito. Chiedi, e ti sarà dato"
"Certo che hai una gran fortuna, Yugi!"
Anche Honda annuì:
"Jono ha perfettamente ragione! Hai il mondo nelle tue mani!"
"Ma…io…"
Il ragazzino si guardò la punta delle scarpe…cosa poteva chiedere?
Avanti, puoi avere tutto quello che vuoi
Ma io non ho desideri del genere
Pensaci, qualcosa ti verrà in mente
Hm…tu cosa vorresti?
Nelle profondità della sua mente, Faraone ridacchiò…
Consultare gli archivi di Pegasus…vedere le foto delle lastre di pietra che gli hanno ispirato le carte, sapere quali luoghi ha visitato…tutto, insomma
Uhm…vorresti questo, eh? Allora…
"Bene, ho deciso. Pegasus, desidero consultare i tuoi archivi, vedere le foto delle lastre di pietra che ti hanno ispirato le carte, sapere quali luoghi hai visitato. Tutto, insomma"
Tutti lo fissarono un po’ sbalorditi, poi l’americano annuì:
"Sia come desideri. Dimmi quando, e io ti farò trovare un jet pronto ad aspettarti"
Yugi ci pensò un attimo, poi disse:
"La prima domenica dopo San Valentino"
"Approvato!"
Pegasus batté le mani, e tutti lo imitarono. Solo un’anima era sbalordita.
Ma…perché?
Yugi sogghignò.
Lo saprai presto
E finalmente arrivò il giorno di San Valentino.
Quel giorno le scuole del Giappone erano chiuse per la periodica verifica delle strutture antisismiche. Dato che tutti sapevano che nessuno avrebbe seguito attentamente le lezioni in quella giornata, le autorità avevano deciso di togliersi il problema e di lasciare liberi gli studenti.
Per questo motivo il Faraone stava nervosamente gironzolando nei pressi del Tokyo Dome, resistendo al gelido venticello di quel giorno, in attesa che scoccasse la fatidica ora. Mancavano ancora una decina di minuti, e poi avrebbe conosciuto la sua anima gemella, o almeno così diceva il messaggio.
Rilesse per la ventesima volta la stampa che aveva fatto, sperando di essersi sbagliato, ma era davvero lì. Nero su bianco. Appuntamento alla fontana rettangolare a tre gradoni vicino al complesso Laqua e al Tokyo Dome, nella Tokyo Dome City. Poi studiò il segno di riconoscimento: una cartolina della Tokyo Tower.
Gemette. In effetti era una cosa vagamente logica, uno che andasse in giro per la Tokyo Dome City sventolando una cartolina della Tokyo Tower. Perché usarne una del Tokyo Dome sarebbe stato pericoloso, dato l’alto numero di persone che ne avrebbero avute in mano, col conseguente rischio di confondersi.
Ma lui l’avrebbe preferito.
’Ma perché ho parlato, quel giorno?’
Yugi l’aveva incastrato, senza mezzi termini. Così, mentre il suo miglior amico ronfava beatamente a casa, nel Puzzle, a lui sarebbe toccato andare in giro con una sconosciuta.
’Che gli dei me la mandino buona’
Chissà, se magari l’avesse riconosciuto come il Re dei Giochi, la conversazione avrebbe potuto spostarsi su qualche argomento piacevole.
’Sperando che non sia uno di quei mostri supertruccati coi capelli giallo pannocchia…’
Guardò l’orologio. Erano le 10:28, tempo di avvicinarsi alla fontana.
Sospirò. Di soldi ne aveva. Si infilò una mentina in bocca per sistemare l’alito. Ed era pettinato, nei limiti del possibile per uno coi suoi capelli. Controllò il proprio riflesso in una vetrina: giaccone nero, dolcevita bianco avorio, pantaloni neri. Stava bene.
’Ok. Non sarà peggio di molte situazioni che ho affrontato’
pensò. E sperò.
Con un nuovo sospiro cominciò a vagabondare lentamente, fino a raggiungere la fontana. C’era un sacco di gente, la ruota panoramica girava pigramente a pochi passi di distanza, solo le montagne russe e gli scivoli acquatici erano fermi. Nella piramide di vetro i neon verdi erano accesi, e molti turisti si mettevano in posa per fare una foto.
Scosse il capo. Non poteva permettersi di arrivare in ritardo al suo primo appuntamento!
’Vediamo un po’’
Non ci mise nemmeno un secondo per individuare una figura conosciuta, appoggiata contro il parapetto sul lato corto della fontana.
’Chissà se anche lui ha appuntamento qui’
Un saluto non poteva far male…ed era un'occasione per andargli vicino…per avere una briciola della sua attenzione…
"Kaiba?"
Il ragazzo alzò gli occhi…lo studiò da capo a piedi…poi li sgranò. E il Faraone lo sentì ridere di cuore, per la prima volta da quando lo conosceva.
"Che hai?"
Ok tutto, ma farsi ridere in faccia così no!
"Nulla, solo che questa è la dimostrazione del fallimento di quel coso inventato da Pegasus"
"Perché dici che è un fallimento?"
Kaiba fece un sorriso ambiguo:
"Perché dovrebbe far trovare l’anima gemella, no?"
"E allora?"
commentò il Faraone, alzando le spalle.
Il presidente infilò una mano guantata nel lungo soprabito blu, molto più scuro dei suoi occhi, e ne estrasse una cartolina. Raffigurava la Tokyo Tower.
"Ah"
balbettò il ragazzo di fronte a lui, sentendosi gelare le ossa. Improvvisamente temette che gli potessero cedere le gambe, barcollò fino al parapetto e vi si appoggiò contro.
"Sì, decisamente non funziona"
Kaiba…la sua anima gemella? Magari! Quasi gli veniva un colpo…
L’altro sbuffò:
"E ne dubitavi? Solo a Pegasus poteva venir in mente un’idea tanto balorda. Noi anime gemelle?"
Ma ricevette subito un’occhiataccia dal rivale, che non gradiva quel tono…
"Ma mi sembra che tu sia qui, nonostante tutto"
Kaiba sospirò stancamente:
"Diciamo che…io ho chiesto delle garanzie a Pegasus, nel caso di insuccesso. Per soddisfare la tua curiosità, garanzie monetarie. Lui, in cambio, ha preteso da me che partecipassi a…qualsiasi cosa sia quest’esperienza"
"E tu hai detto sì?"
Non se lo sarebbe mai aspettato da uno come Kaiba.
"Non avevo molta scelta. Se si fosse saputo che io, che ho progettato materialmente la macchina, non avessi partecipato, sai che colpo sarebbe stato per la mia azienda?"
"Hn"
Non si sforzò di immaginare le conseguenze, non gli interessavano. Aveva già abbastanza da pensare all’immediato futuro. A un modo per controllare quel pazzo del suo cuore che continuava a correre come un ossesso, ad esempio. Come doveva comportarsi?
"Dove vuoi andare?"
"Eh?"
Non credeva di aver capito bene…ma Kaiba si era davvero staccato per primo dal parapetto, e lo stava studiando.
"Visto che il contatto c’è stato, dovremmo andare da qualche parte…non possiamo star qui fino a stasera"
Il Faraone lo fissò stralunato:
"Tu non sei Seto Kaiba"
L’altro sospirò stancamente:
"Lo sono. Soprattutto perché Mokuba mi ha obbligato a promettergli che oggi avrei fatto da cavaliere a chiunque mi fosse capitato davanti"
Non aggiunse che quel chiunque non comprendeva quella Mazaki, Jono-uchi e Honda, ma non era il caso di farlo sapere a chi aveva davanti.
Che sorrise radioso:
"Ora ti riconosco"
Kaiba emise un leggero sospiro, poi scosse la testa:
"Mettiamola così: mi sento molto fortunato ad aver incontrato te. Poteva andarmi decisamente peggio"
borbottò, sottolineando quel decisamente.
Ma l’altro rise di nuovo, soprattutto per nascondere l'imbarazzo della lusinga:
"Sì, sei decisamente tu"
"Hn. Ho i biglietti per la ruota panoramica, andiamo a parlare lì? Almeno saremo al riparo"
Il Faraone alzò lo sguardo verso l’imponente ruota panoramica, la prima al mondo costruita senza struttura di sostegno centrale. Nel mezzo della ruota passava una delle curve delle montagne russe, e i possenti pilastri che la reggevano erano circondati da persone in coda.
"Ci metteremo una vita"
grugnì. Non aveva una gran voglia di salirci, ma dato che per una volta Kaiba si stava sforzando di relazionarsi gentilmente con qualcuno che non fosse Mokuba, anche lui poteva fare uno sforzo.
"Non c’è problema, ho fatto la prenotazione col cellulare"
"Ah. Andiamo allora"
Pochi passi, e Kaiba era di nuovo fermo:
"Soffri di vertigini?"
Il Faraone lo guardò: si stava forse preoccupando per lui?
’Si sta davvero impegnando molto in questa…cosa’
pensò, sentendosi nuovamente lusingato.
"No, stai tranquillo, solo non avevo voglia di passare un’ora in piedi con questo vento"
"Hai ragione"
Camminarono in silenzio fino alle transenne che delimitavano il lungo serpentone di gente, lo superarono velocemente ed arrivarono all’addetto al controllo delle prenotazione tramite cellulare, che invitò Kaiba a passare il display sul lettore. Una volta ottenuto l’ok, l’addetto li fece passare, e alla ruota panoramica la prima cabina disponibile fu destinata a loro.
"E adesso?"
mormorò il Faraone, mentre lo sportello si chiudeva e loro iniziavano a salire, allontanandosi dallo sguardo invidioso di chi era ancora in coda.
Kaiba alzò le spalle:
"Godiamoci il giro"
Sarebbero rimasti quindici minuti da soli in uno spazio piccolissimo, seduti uno di fronte all’altro, in silenzio…il Faraone si chiese se sarebbe mai riuscito a sopravvivere.
’Stai calmo…e dì qualcosa che mantenga la conversazione in un campo neutro ma interessante. Stai attento a non irritarlo’
Ma il meglio che gli uscì dalla bocca fu un commento sull’incontro che avevano avuto nell’auditorium nella torre della Kaiba:
"Sei stato molto silenzioso, allora"
terminò, con una gran voglia di prendere a testate un vetro.
Ma l’altro si limito a guardare la gente che sciamava all’interno del Tokyo Dome:
"Il progetto era di Pegasus, e lui si occupava anche dei contatti con voi che avreste fatto pubblicità. Io ho curato solo la parte materiale"
"Ti ho osservato, sai? Sembravi spesso sul punto di esplodere. O di piangere"
Gli occhi blu lo studiarono. Quello era il Faraone, non Yugi. L’anima senza corpo che dimorava nella memoria di quel mocciosetto…chissà come mai era lui ad essere lì, e senza Puzzle, oltretutto.
’Strano…’
Si ripromise di indagare con calma…
"Sai, Pegasus è una di quelle persone che riesce a farmi perdere la testa…il suo modo di fare mi irrita"
L’altro ridacchiò:
"In effetti, ogni tanto mi chiedo come faccia a dominare un impero finanziario"
Kaiba si sistemò meglio:
"Non farti ingannare. Non è scemo, anzi, da un certo punto di vista è un genio allo stato puro. Ma, come tutte le persone geniali, è un po’…particolare, diciamo. In una maniera seccante, purtroppo"
Il Faraone si appoggiò al finestrino, e lo guardò sorridendo amabilmente:
"E tu? In che maniera sei geniale"
Nessuno affermava che non lo fosse, anzi, per avere sotto controllo un’impresa come la Kaiba a quell’età doveva esserlo per forza…
Kaiba sorrise sfacciatamente:
"Io sono assolutamente perfetto, non trovi?"
Ridacchiando, il Faraone si tese verso di lui:
"Davvero? E io che pensavo che tu fossi completamente pazzo"
"Si vede che non mi conosci abbastanza. E inoltre non criticherei la sanità mentale altrui, quando si ha come amico uno come Jono-uchi"
ribatté Kaiba, sporgendosi a sua volta verso di lui. Erano in cima alla ruota, nessuno li poteva vedere con chiarezza…avrebbero potuto fare qualsiasi cosa…
…come ridere, ad esempio. La ruota iniziò la sua discesa, e il Faraone si appoggiò allo schienale:
"Non bisticciamo per oggi, ok? In fondo è il nostro primo appuntamento, non roviniamolo parlando di ciò che non piace all’altro. D’accordo?"
"D’accordo. Allora, raccontami. Come mai sei tu ad esser finito qui, e non l’altro Yugi? Pensavo che sarebbe stato lui a partecipare"
Il Faraone scrollò il capo:
"Mi ha semplicemente incastrato. Ti ricordi della richiesta fatta a Pegasus come ricompensa?"
Kaiba annuì, e l’altro continuò:
"Dato che lui non sapeva cosa domandare, ha chiesto a me cosa avrei voluto se fossi stato al suo posto. Io ho risposto, lui l’ha detto a voce alta…ma dato che la ricompensa sarà per me, ha preteso che fossi io a dare le risposte, e ad andare all’appuntamento"
Ridacchiando, il presidente si sistemò il cappotto, in vista dell’ultimo quarto di giro della ruota:
"Sono stato fortunato, allora"
"Che intendi?"
ringhiò il ragazzo, squadrandolo.
"Beh, che tu sei una delle poche persone con cui sono felice di esser stato abbinato"
TUMP
Il cuore del Faraone batté più forte, prima che il proprietario potesse riprendere il controllo:
"E le altri quali sarebbero?"
"Si possono contare sulle dita di una mano…ma non parliamone qui"
"Hn. Andiamo a mangiare? Inizio ad aver fame"
Kaiba annuì:
"Ma ognuno pagherà la sua parte"
L’altro lo guardò malissimo:
"È proprio vero che voi ricchi, più siete ricchi, più siete taccagni"
"Così mi offendi. Ti sembro uno che lesina sulle spese?"
Però il Faraone mantenne il broncio:
"E allora? Potrei non aver soldi con me, che ne sai?"
"Impossibile. Anche tu eri certo che saresti uscito con una ragazza, quindi avrai portato abbastanza soldi da offrire"
Come ragionamento non faceva una grinza, e il Faraone lo sapeva…
"Va bene…però il posto dove mangiare lo scelgo io, e ordino per entrambi!"
Kaiba alzò le spalle:
"D’accordo"
Entrarono nel centro commerciale Laqua, e il Faraone scelse un ristorante a caso, sperando che il cibo facesse schifo.
’Così imparerebbe’
Oltretutto Kaiba sembrava parecchio divertito, e la cosa lo faceva ancora più arrabbiare…prese un menù e iniziò a sfogliarlo, guardando a malapena il ragazzo seduto di fronte a lui.
"Avanti, ti ho detto che sei uno dei pochi con cui sono felice di esser qui, non credi che abbia già concesso molto?"
"A dir la verità avrei tanto voluto vederti con Jono-uchi, ad esempio!"
"…ti faccio notare che avevo la cartolina imboscata nel cappotto. Mettiamola così…se il partner non fosse stato di mio gradimento, me la sarei filata"
"E la promessa a Mokuba?"
"Avrei trovato una scusa. O mi sarei sorbito una lavata di capo. Ma, per fortuna, sei spuntato tu…"
Invece di ribattere, il Faraone ordinò quel che aveva scelto, usando quel tempo per pensare a una nuova strategia. Era inutile tentare lo scontro frontale, doveva pensare a qualcos’altro…
’Sì, ho deciso!’
Si allungò verso di lui, incurante degli occhi che li studiavano:
"Stai attento, perché se mi parli così, potrei decidere di sedurti per arrivare ai tuoi soldi…"
"…dovresti essere tu quello attento, perché come ti ho detto, sei uno dei pochi su cui potrei fare un pensierino…"
I due si studiarono. L’atmosfera era strana, così diversa da quella che c’era solitamente fra loro. Dove iniziava il gioco, e dove finiva? I suoi confini erano labili, finemente mischiati con la realtà…cosa sarebbe accaduto se si fossero addentrati assieme in quell’avventura?
"Toglimi una curiosità…"
mormorò il Faraone, deciso a raffreddare un po’ l’ambiente…il pesce fritto con le patatine era arrivato, e lui stava mangiucchiando una patatina…con fare volutamente sensuale, o forse no…non aveva idea di come lo vedesse Kaiba…
…seppellì un brivido. Stava giocando a un gioco pericoloso…
"Dimmi"
Anche Kaiba mangiucchiava patate fritte…si stavano studiando….come due leoni pronti alla lotta, o…a qualcos’altro…
"Dici che sono uno dei pochi con cui ti faccia piacere esser qui. Ma chi sono gli altri eletti?"
"Fra i maschi che conosci…nessuno. Fra le ragazze…Isis e Mai"
"Ah, ti piacciono le tettone!"
Il presidente emise un flebile sospiro:
"No, non mi piacciono le tettone. Mi piacciono le persone con un po’ di cervello. Altrimenti nella lista avrei incluso la tua amichetta Anzu, che quello che ha in tette le manca nella testa"
"Kaiba…"
ringhiò l’altro, ma il presidente mise le mani avanti:
"Dimmi, tu con chi avresti voluto esser qui?"
L’altro storse la bocca, ma decise di lasciar perdere. In fondo, quello era un appuntamento. E poi, un po' se l'era andata a cercare…
"A me sarebbe andato bene chiunque, non sono difficile"
Ma Kaiba sbuffò:
"Bugiardo. Se ti fosse capitato davanti Insector Haga eccome se lo saresti stato!"
Il Faraone lo fissò, un attimo interdetto. Poi scoppiò a ridere:
"Hai ragione…Haga è troppo perfino per me!"
’Almeno lo ammette’
pensò Kaiba, sorseggiando una Coca Cola mentre anche la sua sedicente anima gemella finiva il suo pesce. Ma altre furono le sue parole:
"Adesso dove andiamo?"
"Dove vuoi"
Il presidente tirò fuori una pianta del complesso, e la stese sul tavolo:
"Possiamo partire dall’altro, e farci tutti i negozi del centro commerciale"
"Uhm…"
Studiando la mappa, il Faraone annuì. C’erano negozi di vestiario, dolci, ricordini vari, ristoranti…avrebbero trascorso un piacevole, anonimo pomeriggio parlando del nulla. Ma stando davvero vicini, per la prima volta.
"…d’accordo"
Riportarono i vassoi al loro posto, ed entrarono nell’edificio.
"Quanta gente…e quanti studenti!"
"Hn…tutti qui per San Valentino, credo"
Dato che le scuole erano chiuse, sciami e sciami di coppiette avevano invaso tutti i ritrovi della città, rendendola più brulicante del solito…il Faraone si ritenne fortunato, ad esser lì con Kaiba. Almeno, dato che lui svettava, non l’avrebbe perso tanto facilmente…
"Prendiamo un ascensore, le scale mobili sono piene. A quanto pare ce ne sono un paio che si sono guastate"
’Un ascensore???!!!’
Il Faraone deglutì, e protestò debolmente:
"Ma anche quelli saranno intasati"
"Hn…non credo che conoscano quello cui sto pensando io"
Che infatti era vuoto.
"Ma…"
"Come facevo a saperlo? Semplice. Questo edificio era della vecchia Kaiba Corporation, l’ho venduto io quando sono diventato presidente. E naturalmente ne conosco tutti i segreti"
"Oh…ma è un ascensore di servizio, o lo può usare anche il pubblico?"
Le porte si aprirono, e Kaiba entrò:
"È per il pubblico, ma dato che quasi nessuno sa dove sia, lo usano soprattutto i dipendenti. Non vieni?"
Il Faraone sobbalzò, squadrò la scatoletta di metallo, deglutì ed entrò.
’Non ci sono nemmeno le pareti di vetro’
pensò…ma perché non si erano fatti la coda sulle scale?
"C’è qualcosa che non va? Sei pallido?"
"No…nulla…"
’Non voglio che se ne accorga, in fondo è la prima volta che trascorriamo del tempo assieme senza duelli di mezzo. Meno di un minuto e tutto sarà finito…deve salire solo di due piani, non capiterà null…’
STONK
Di colpo l’ascensore si bloccò.
Il Faraone emise un gemito, mentre stringeva gli occhi.
’Accidenti a me…cosa faccio adesso?’
"Oh, s’è bloccato"
commentò pacatamente Kaiba. Schiacciò il pulsante d’emergenza, e subito una voce femminile uscì dall’altoparlante:
"State tutti bene?"
"Sì. Cos’è successo?"
"Non la sappiamo, ma pensiamo che ci sia un guasto al sistema che controlla gli ascensori e le scale mobili"
gracchiò la voce.
"Ci vorrà molto a ripararlo?"
Anche se era in vacanza, non era certo da lui restarsene con calma in un ascensore bloccato.
"No, speriamo di no. Quanti siete lì dentro?"
"Solo due"
"Le vostre condizioni?"
"Ottime"
"Vi ringrazio. Vi prego di mantenere la calma, di ricordare che non c’è alcun pericolo, e vi assicuro che l’ascensore ripartirà al più presto"
"Hn"
"Se avete bisogno, schiacciate ancora il pulsante"
"Va bene"
Dopo che la comunicazione si fu chiusa, Kaiba emise un piccolo sbuffo:
"A quanto pare ci vorrà qualche minuto"
"Richiama!"
"Eh?"
Da quando Yugi usava quel tono?
"Kaiba schiaccia quel bottone!!!"
"Yugi calmati!"
’Ma che gli è preso?’
Il presidente fissava il suo rivale, di schiena rispetto a lui, le cui mani cercavano di aggrapparsi a una delle pareti lisce dell’ascensore.
"Yugi?"
mormorò, iniziando ad avvisare una leggera punta di preoccupazione. Sembrava…terrorizzato.
’Possibile?’
Lui, che aveva affrontato e fatto a pezzi il suo micidiale Death-T…
"Kaiba…c’è una cosa che devo dirti. Io…soffro di claustrofobia"
"Eh?"
"KAIBA IO HO BISOGNO DI USCIRE DI QUI SUBITO!!!"
Il presidente sussultò. Non l’aveva mai sentito urlare così.
"Yugi calmati è tutto a posto!"
"Non c’è niente a posto! Fatemi uscire di qui!!!"
e si lanciò contro la porta, iniziando a prenderla a pugni, mentre il suo respiro diventava irregolare.
"Fatemi uscire!!! Fatemi uscire!!!"
"Yugi calmati!!!"
Ma Kaiba vedeva i suoi occhi che piangevano, il petto che si alzava e abbassava al folle ritmo dei suoi respiri, e le labbra lacerate dai denti…era la paura più pura a guidarlo.
"Fatemi uscire!!! Fatemi uscire!!!"
Prese la rincorsa e si gettò contro le porte, che non si mossero di un millimetro. Barcollò, poi fece qualche passo indietro e vi si gettò contro di nuovo, sbattendovi con ancora più forza, il corpo sottile che veniva sbalzato indietro dall’urto, i polmoni che si svuotavano di colpo dalla poca aria che era riuscita a entrarvi.
"Yugi basta!!!"
Ma il presidente sapeva che non gli avrebbe dato retta…appena Yugi ebbe presa la rincorsa per caricare di nuovo, lui si gettò sulla traiettoria e lo bloccò, prendendolo fra le braccia e stringendolo forte a sé.
"Kaiba!!!"
La paura, l’adrenalina, il cervello impazzito lo avevano reso forte…Kaiba dovette usare tutta la propria superiorità fisica per impedirgli di liberarsi dalla sua stretta, per impedirgli di farsi male.
"Ssshhh…calmati…calmati…"
"No che non mi calmo devo uscire di qui…lasciami subito!!!"
Kaiba non ebbe il tempo di pensare. I suoi singhiozzi stavano diventando troppo veloci. Ancora poco e avrebbe avuto una crisi di iperventilazione…non poteva permetterlo.
Gli prese senza gentilezza il mento fra le mani e lo baciò, costringendolo a rimanere attaccato alle sue labbra finché il suo respiro non si fu un poco calmato.
In compenso, nei suoi occhi, al posto della disperazione c’era la sorpresa.
"M-Ma…"
mormorò il Re dei Giochi, avvampando mentre si rendeva conto di essere ancora stretto fra le sue braccia…lo shock per un attimo più forte della paura…e per di più sembrava che Kaiba non avesse intenzione di mollarlo…
"…si può sapere che ti è preso?"
Kaiba fece spallucce:
"Non avevo idea di cosa fare per calmarti, così ho fatto quello che ha fatto Kaoru a Shinji nell’ultimo numero di Evangelion uscito"
"Ah…"
Nella sua mentre ancora scossa da tutto quello che era successo, quella risposta era vagamente logica…ma presto la crisi di panico iniziò a riprendere il controllo.
"Kaiba lasciami io devo uscire di qui!"
e tentò di forzare la stretta delle sue braccia. Ma il presidente era più alto e forte di lui:
"No. Se ti lascio andare riprenderai a sbattere contro le porte. Non è così che uscirai, vedi di capirlo!"
"Devo provarci io devo provarci!!!"
"Ti farai solo male! Calmati Yugi!"
Ma l’altro era ormai in preda a una crisi di pianto:
"Per favore per favore fammi uscire di qui!!!"
"Ci stanno lavorando! Usciremo presto, ma tu devi assolutamente stare calmo!"
Ma il corpo che singhiozzava fra le sue braccia si ostinava ancora a lottare:
"Mi odi così tanto?!"
gli urlò, mettendo alla prova le forze di entrambi, provando a sgusciare via.
"Proprio perché non ti odio devo impedirti di farti del male"
"Kaiba!!!"
Il suo respiro era veloce e incontrollato, nei suoi polmoni non entrava più aria…erano in una brutta situazione, Kaiba lo sapeva. Come poteva uscirne? Non sapeva niente di come calmare un ragazzo in preda a un attacco di panico, sull’orlo di una grave crisi di iperventilazione…cosa doveva fare?
’Ma perché diavolo ha accettato di prendere l’ascensore? Accidenti a lui!’
Non riusciva neppure a raggiungere il pulsante di chiamata, per impedire che Yugi si buttasse contro le porte lo stava tenendo a terra…chissà se almeno l’avrebbe ringraziato, dopo…
"Lasciami andare…ti prego lasciami andare"
Il presidente lo cullò dolcemente, appoggiando la fronte contro la sua testa, accarezzandogli la schiena. Sperando che servisse a qualcosa gli parlò a voce bassa, rassicurante, come a un bimbo piccolo o a un cucciolo di cane spaventato:
"Stai tranquillo, andrà tutto bene, usciremo presto di qui…"
"Kaiba…"
piagnucolò l’altro, il viso rosso coperto di lacrime, senza forze per lottare ancora, sospinto unicamente dalla disperazione…era allo stremo, presto sarebbe crollato…
STOMP
All’improvviso l’ascensore riprese a muoversi, arrivò al piano e si aprì con un leggero scampanellio.
"…vai!!!"
urlò Kaiba liberandolo, incredulo che Yugi fosse rimasto immobile a fissare il corridoio e la vetrata che dava sulla terrazza esterna.
L’altro sussultò e schizzò in piedi, gettandosi fuori da quella scatola di metallo verso una delle uscite di emergenza, che spalancò con un colpo prima di ruzzolare rovinosamente sulla pavimentazione che copriva la terrazza.
Kaiba gli corse dietro, rabbrividendo nel vento che tirava lì sopra. Freddo, tagliente, sferzante, eppure Yugi sembrava non accorgersene neppure. Si avvicinò a lui, che rimaneva accasciato a terra, la testa gettata indietro, la bocca spalancata a riempire i polmoni di aria fredda. Piangeva ancora, ma le lacrime si stavano assottigliando, e i singhiozzi erano più fini…
"Ehi, che fate qui? È vietato uscire sulla terrazza!"
’Ci mancava solo l’addetto alla sicurezza!’
Kaiba decise di comportarsi come quando trattava una affare. Ovvero, di caricare a testa bassa.
"Eravamo chiusi all’interno dell’ascensore bloccato, e il mio amico ha avuto un attacco di claustrofobia. In preda al panico ha tentato di sfondare a spallate le porte, causandosi dei seri danni alle braccia, e inoltre stava andando in iperventilazione, il che avrebbe peggiorato le sue già precarie condizioni di salute. Cosa che non sarebbe accaduta se il vostro sistema non si fosse guastato…mi chiedo se questo posto venga revisionato come si deve…ma penso ci siano comunque degli estremi per delle azioni legali"
L’addetto sbiancò. Aveva riconosciuto il giovane squalo che aveva davanti…sua figlia duellava sin dall’età di otto anni, e gli aveva mostrato i volti dei migliori. Quello era Seto Kaiba, e se non andava errato, quello in crisi era Yugi Muto.
Aveva rimproverato il presidente della Kaiba Corporation per aver aiutato il Re dei Giochi.
Se non si inventava qualcosa in fretta, era finito. E, oltretutto, la sua bimba non sarebbe più accorsa ad accoglierlo a braccia spalancate.
Per cui si inchinò profondamente, e iniziò a balbettare tutte le scuse che gli venivano in mente.
"Hn"
disse alla fine Kaiba, dopo aver intravisto l’altro asciugarsi e lacrime.
"All’accoglienza di questi piano stanno dando assistenza a coloro che erano chiusi negli ascensori…se, quando il suo amico si sarà ripreso, vorrete raggiungerlo, vi aiuteranno come meglio possono"
"Hn"
ripeté il presidente. Quel microbo stava iniziando a capire…
"Ma fino ad allora rimanete pure qui, io rimarrò all’inizio del corridoio perché nessuno vi disturbi"
"Non è necessario"
mormorò Yugi, trascinandosi in piedi e superandoli a testa bassa per rientrare nell’edificio.
"Sta bene?"
chiese l’addetto, passando lo sguardo impaurito da Kaiba alla porta in cui Yugi era sparito.
"Hn. Oggi è il suo giorno fortunato…pare che alla fine sia andato tutto bene"
e senza degnarlo di un altro sguardo si affrettò dietro a quella che avrebbe dovuto essere la sua anima gemella.
L’uomo rimase un attimo interdetto, poi le sue ginocchia cedettero e cadde a terra:
"Per oggi l’ho scampata"
In più avrebbe potuto dire alla sua adorata bimba che aveva conosciuto Yugi Muto e Seto Kaiba!
’Dopotutto, potrei guadagnare dei punti come genitore’
pensò, affrettandosi a rientrare, vedendo il lungo soprabito di Kaiba sparire dietro la curva alla fine del lungo corridoio.
Il punto d’accoglienza era pieno di gente che riceveva assistenza, e persino uno alto come Kaiba impiegò qualche minuto prima di trovare la seggiola di plastica su cui Yugi era seduto, in un angolo distante da tutti gli altri. Una tazza di tè caldo in mano, lo sguardo fisso a terra, ma tutto sommato in discrete condizioni. Non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe visto il Re dei Giochi impazzire dal terrore.
’Ma non conosco abbastanza le paure ancestrali dell’uomo, in fondo’
In silenzio si accomodò vicino a lui, senza fare pressioni, senza una parola. In quelle occasioni era meglio aspettare, persino uno come lui ci arrivava…quando si fosse sentito pronto, avrebbe parlato.
………
"…grazie"
mormorò Yugi alla fine, fissando il bicchiere di carta vuoto.
"Hn…va meglio ora?"
L’altro annuì, e con un sospiro si alzò, gettò via il bicchiere e si stiracchiò. Il sole era ancora alto nel cielo, era passato meno tempo di quello che aveva pensato…era ancora lì con Kaiba…il rivale cui aveva mostrato la sua più grande debolezza. Era tornato abbastanza in sé da iniziare a provare una punta di preoccupazione…e se, un giorno, avesse deciso di sfruttare quei momenti a suo vantaggio?
’Forse mi sto facendo solo un sacco di problemi inutili, ma è meglio che tasti il terreno’
Si girò piano, il sole che gli accarezzava la nuca, e gli indicò un bar poco distante:
"Non avresti voglia di qualcosa da mangiare?"
Lui ne aveva bisogno…il tè l’aveva scaldato, ma per riprendersi aveva bisogno anche d’altro.
"Sì"
Si sedettero a un tavolino libero, vicino alla vetrata che dava sul parco di divertimenti. La gente lì aveva continuato a divertirsi, ignara dei piccoli drammi che si erano consumati quando tutto si era bloccato…il cuore del Re dei Giochi batteva ancora forte, ma la sua necessità di confidarsi premeva ancora maggiormente.
"Kaiba…immagino tu abbia delle domande"
sussurrò, dopo che la cameriera ebbe portato dei tramezzini.
"Un po’"
confermò il presidente, scegliendo uno dei panini.
"Chiedi quello che vuoi"
I due si fissarono, poi Kaiba inclinò la testa:
"Come desideri. La mia più grossa curiosità è questa: se soffri di claustrofobia, perché hai accettato di prendere l’ascensore? Pensavi forse che avrei fatto storie per un po’ di coda sulle scale mobili?"
aggiunse alla fine, incapace di risparmiargli un po’ d’acredine.
Ma Yugi scosse la testa:
"La forma di cui soffro è stranamente leggera, dati i presupposti…"
Lesse negli occhi dell’altro la confusione e spiegò meglio:
"Beh, io sono l’anima di un Faraone che ha passato gli ultimi tre millenni sigillato nei frammenti di un puzzle, grandi quanto tu sai, al buio e con un perenne senso di soffocamento…pensandoci bene, sono stato molto fortunato"
Kaiba annuì, e l’altro riprese:
"Io cerco di affrontare questa mia fobia, entrando ad esempio negli ascensori. Non ho mai avuto particolari problemi, anche perché di solito o sono ascensori con pareti di vetro, come quelli nelle tue sedi, o sono talmente pieno di pensieri che non ci bado, come nelle fasi finali della Battle City, su quell’isola sperduta"
"Ah…"
"Inoltre con me c’è Yugi, quindi in caso di problemi ci pensa lui a prendersi cura di me"
Il presidente si appoggiò alla poltroncina. Quei ragionamenti non facevano una piega per lui, considerando anche il fatto che di quella malattia non si era mai curato molto, non interessando né lui né il suo fratellino.
"Inoltre oggi avremmo dovuto fare solo due piani, ce l’avrei fatta senza problemi, non ti saresti accorto di nulla, se…non ci fosse stato quel piccolo imprevisto"
Ridacchiando, Kaiba si sporse verso di lui:
"Incredibile che uno che ha la tua fortuna quando pesca dal deck sia finito in un pasticcio simile"
"Già. Ma anche tu sei nei pasticci"
Inarcando un sopracciglio, l’altro lo squadrò con calma:
"Io?"
"Proprio tu. Dovrai darti da fare per ottenere il perdono di Yugi"
"E perché mai?"
Lo sguardo viola si scurì:
"Per quello che hai fatto al suo corpo"
"Veramente sei stato tu a riempirlo di lividi, come se fossi stato pestato da qualcuno"
"Sai benissimo di cosa stavo parlando!"
"Yugi…"
Ma l’altro si alzò di scatto, sbattendo le mani sul tavolo:
"Kaiba! Tu…tu…insomma hai capito!"
"Andiamo via di qui. Stiamo dando spettacolo"
Kaiba si alzò, lasciò 2000 yen sul tavolo e camminò a testa alta fra gli sguardi e i sussurri di tutti gli altri presenti, col Faraone che gli ciondolava dietro a testa bassa, un po’ in imbarazzo. Non si era accorto di aver attirato l’attenzione di tutti, cosa di certo non gradita al presidente…
"Scusa"
mormorò quando furono da soli, in una zona che non aveva mai visto…ma senza dire una parola, Kaiba lo trascinò di colpo in una stanza, chiudendo la porta a chiave.
"Ma…"
Era una specie di camera d’albergo…che era saltato in testa a quel pazzo riccone?
"Lo sai che questo posto è anche una spa, no?"
"Sì, ma siamo lontani da quell’area"
"Ti sbagli. Questa è una zona super riservata, solo pochissimi possono accedervi. Se dobbiamo proprio litigare, meglio farlo qui"
"Ah…scusa. Non voglio litigare"
Era vero…dopotutto Kaiba l’aveva molto aiutato, non voleva litigarci…anche se era ancora scioccato al ricordo delle sue labbra…
Si sedette sul letto e iniziò a massaggiarsi le tempie…cosa doveva fare, per ritrovarsi in quel labirinto di sentimenti confusi?
"Hn. Non mi sembrava una buona idea mettersi a parlare di baci nel mezzo di un ristorante"
"…hai di nuovo ragione"
"…comunque riconosco che tu non sia particolarmente lucido in questo momento, quindi che ne diresti di metterci una pietra sopra?"
Ma l’altro alzò la testa di scatto:
"Però io come faccio a spiegare a Yugi che mi hai baciato?"
"Fammi il piacere! Non erano nemmeno dei veri baci!"
"Come no!"
"Se ti avessi fatto la respirazione assistita avresti avuto qualcosa di ridire?"
"Ah…io…"
Che poteva dirgli? Che- shock a parte- era stato piacevole? Che per quello si sentiva in colpa?
"E dato che quello che è successo non era molto diverso da un salvataggio, smettila di farti tanti problemi per una sciocchezza!"
Ma il Faraone abbassò il capo:
"E se Yugi non li considerasse una sciocchezza?"
bisbigliò, fissandosi le scarpe.
Qualcosa scattò dentro Kaiba. Non ne poteva più di quel Faraone pieno di preoccupazioni, l’opposto dell’avversario forte e determinato che aveva imparato a conoscere ed apprezzare. Un moccioso così lagnoso non avrebbe mai potuto essere la sua anima gemella!
"In quel caso, dovremo dargli qualcosa di cui preoccuparsi veramente!"
e lo spinse indietro, sul copriletto fresco, baciandolo avidamente, impedendogli di respingerlo…senza che in realtà ce ne fosse bisogno, perché il Faraone non aveva intenzione di allontanarlo. Le mani strette sulla sua schiena, le gambe intrecciate, la lingua che lottava con la sua…c’era passione in tutti i loro gesti, e un’attrazione che non riuscivano a frenare.
Poi si staccarono, e si fissarono un attimo.
Un secondo dopo si stavano di nuovo baciando.
………
Il tramonto illuminava la fine di quel freddo giorno, inondando la stanza di un bel colore dorato. Sotto lo sguardo del Faraone si stendevano le attrazioni del complesso, ancora piene nonostante il freddo si fosse fatto più intenso.
Sospirò. Nella stanza il clima era perfetto, la vetrata la proteggeva della temperatura esterna. Lui aveva addosso solo i pantaloni, ma né il busto scoperto né i piedi scalzi avevano freddo.
Si abbracciò istintivamente il torace. Era coperto di succhiotti più o meno evidenti…e anche le sue braccia lo erano. Rabbrividì al ricordo di quello che gli aveva fatto la bocca di Kaiba…il presidente si era…saziato…con la sua pelle. E con le sue labbra.
’Yugi…’
Cosa avrebbe detto quella sera? Come avrebbe reagito, sapendo che aveva…passato l’intero pomeriggio a…baciare Seto Kaiba?
Passò un dito sulla cintura…Kaiba non aveva tentato di slacciargliela. Non aveva desiderato di spogliarlo. Non aveva desiderato andare fino in fondo, per sua fortuna.
’Io…gliel’avrei lasciato fare’
pensò con vergogna, mentre il viso sorridente di Yugi sfumava lentamente, fondendosi col sole lontano. Yugi amava Anzu, e lui…che diritto aveva avuto di spassarsela con Kaiba a sua insaputa?
Ma un po’ quel rifiuto l’aveva ferito…doveva ammetterlo…perché non l’aveva voluto?
Si mordicchiò un labbro. Sapeva che Kaiba lo stava fissando, sentiva il suo sguardo sulla pelle della schiena. Sapeva che il suo corpo caldo era ancora fra le coltri, e come lui era ancora mezzo vestito. Non lo capiva…dopo tutto quello che era successo, perché si era fermato poco prima delle fine?
"Yugi…"
La sua voce sussurrata in un orecchio…il ragazzo sussultò, ritrovandosi stretto fra le sue braccia, la sua bocca sul collo.
"K-Kaiba…"
biascicò, appoggiandosi al suo petto. Com’era largo…il luogo perfetto dove uno come lui avrebbe potuto nascondersi.
"C’è qualcosa che non va, vero?"
"…sì"
Non glielo avrebbe tenuto nascosto, né avrebbe fatto tanti giri di parole…su una cosa così, avrebbe parlato chiaro, e affrontato le conseguenze.
"Vuoi dirmelo?"
"…sì. Perché non mi hai voluto?"
Kaiba sgranò gli occhi. Non se la sarebbe mai aspettata una domanda del genere, in maniera tanto diretta, proprio da lui!
"…perché abbiamo amoreggiato molto, ma penso sia una cosa ancora…perdonabile, diciamo così. Ma se ti avessi preso, quale sarebbe stata la reazione di Yugi? Non sarebbe stato un buon inizio, no?"
"…no"
’Un inizio? C'è la possibilità di un inizio?’
Gli sembrava di impazzire…
Le loro labbra si unirono in un bacio leggero:
"Buon San Valentino, allora, mia anima gemella"
Il Faraone sorrise:
"Allora credi che lo siamo davvero?"
"…chi lo sa? Ma come inizio non è stato male"
"Allora dovremmo ringraziare Pegasus?"
Kaiba rimase un attimo interdetto:
"Questo mai. Ringraziamo il black-out, al massimo"
Scuotendo la testa, il Faraone si girò fra le sue braccia:
"Abbiamo ancora un po’ di tempo?"
"Sì"
"Allora continuiamo a baciarci"
A Yugi avrebbe pensato dopo. In fondo, era stato lui a mandarlo lì, e si era anche raccomandato di divertirsi…
Fine
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