Dunque…. Solita storia, la ff è ispirata al mito di Pigmalione e Galatea, i personaggi non mi appartengono, sono di Inoue, ma appartengono al mio haremJ.

La storia ha preso una piega un po’ melassosa, Sendoh si è preso come al solito il posto che non avevo minimamente calcolato… fatemi sapere se devo darmi all’ippica.

Buona lettura( sperèm…)

 

 


 

Love Myth

parte II

di Tesla


Sono fermo, immobile.

Tira un gelido vento che mi scompiglia i capelli corti e mi fa accapponare la pelle, ma non me ne rendo conto.

Sono sotto casa tua, Akira.

Ero venuto per te, Akira.

Ero venuto per spiegarti che non esistono persone a noi destinate, ma in qualche modo TU eri 'destinato' a ME, perché sei il mio modello, ti ho reso eterno, tu fra tanti, io ti ho scelto, tu mi devi la tua vita immortale.

Ero venuto a cercarti, ma tu non sei solo.

Mitsui è con te.

State facendo…cosa? Sesso? Amore? Non so cosa sia, ma sento i tuoi gemiti soffocati mentre entra in te, mentre ti penetra e tu ti abbandoni alle sue…

…'cure'.

 State facendo l'amore in cucina, la finestra è socchiusa. Mi avevi dato le chiavi del cancello, ti ricordi? Le avevi date a me. me.

E allora perché gemi e godi tra le sue braccia, se le chiavi le hai date a me?

Sei uno stronzo, Akira, ti odio.

" ancora, amore mio, ancora… ti amo, ti amo, ti amo" ti sento mormorare.

Finisce così la nostra storia?

Tu non hai la più pallida idea di che stupenda avventura sarebbe stata amarmi, stare con me, non lo saprai mai, perché tutto ciò che abbiam vissuto, coccole, orgasmi multipli… le conservo tutte nella mia testa.

Qui sono nate, e qui moriranno.

Non saprai mai quanto ti ho desiderato.

----

 

Torno a casa, mi cambio.

 Sento il cuore soffocato in un cuscino di dolore e solitudine da strappare l'anima.

Mi masturbo a letto, in un insulso tentativo di scacciare il suo bel viso dalla mente proprio perdendomi nel piacere che la visione di fare l'amore con lui mia da. Ma è solo un aggiungere dolore ad altro dolore, perché Akira non mi appartiene.

Akira non sarà mai mio.

Akira non mi amerà mai.

Akira non mi desidererà mai.

Sono solo.

Solo.

Solo.

Solo.

Solo.

Solo.

 

No.

Non voglio esserlo ancora.

 

Non esiste al mondo un uomo in grado di amarmi, un uomo che io possa amare? E io me lo creo, quest’uomo, ricaverò dal marmo il mio uomo ideale, e non amerà Akira,  Mitsui,  Ryota, o nessun altro.

AMERà ME!

AMERà… HANAMICHI SAKURAGI!

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Sono solo le 11 di sera, sono più che sveglio, mi accorgo a malapena che ho il pigiama sporco di sperma, i capelli sconvolti, le mani scivolose di liquido seminale. Non scorgo niente, solo il mio amante che urla, mi supplica di liberarlo dalla prigione di marmo in cui la natura lo ha rinchiuso dalla nascita.

Ma io lo libererò.

Lo amerò.

E lui amerà me, perché è il destino che lo vuole.

Amerà me.

 

Non importa se so che sto impazzendo, se c'è anche una minima possibilità di amare ed essere amato, combatterò con tutto me stesso.

Con i miei strumenti tra le mani, incomincio a liberare il mio amore.

 Aspettami amore, io ti amo.

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Sono passati due giorni dalla presa in giro di Sendoh, ora è lunedì sono le 14:10, e Ryota Miyaghi sta aprendo lo studio di Hanamichi. In quanto suo assistente, tocca a lui dare una pulita allo stanzone prima che il rossino arrivi. Apre la porta, ma subito si accorge che c'è qualcosa che non va: troppa luce. Troppa polvere in giro. Sembra quasi che non puliscano da mesi, eppure era sicuro di aver spazzato e spolverato sabato.

Ryota avanza nella stanza, ancora incredulo, ed è talmente shokkato da ciò che vede in giro,  tocchetti di marmo sparsi dappertutto, sculture recenti infrante a terra, l'acqua di risciacquo rovesciata sul tavolo degli strumenti vuoto, che non si accorge che all'ultimo di Sakuragi steso a terra contro una statua.

Hanamichi è in condizioni pietose, è in pigiama sfatto, chiazzato di macchie bianche inequivocabili, corpo e capelli sono bianchi della polvere di marmo, le mani sono graffiate, il volto è sfinito. Sfinito, ma finalmente sereno le guance solcate da lacrime, un sorriso pallido agli angoli della bocca.

Finalmente, Ryota Miyagi posa per la prima volta lo sguardo sull'amante liberato di Hanamichi.

Lo vede, e si scorda di respirare.

Davanti a lui, si erge il ragazzo più bello che abbia mai visto.

Perfetto, è l'unica cosa che riesce a pensare davanti a quella visione, ogni muscolo sottolineato, ogni singolo capello sottile marcato, le ciglia,  le dita sottili. Sembra che debba respirare da un momento all'altro. Bello.

E davanti a quello splendore lunare, Ryota comincia a piangere. 

 

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Il mio nome è Hanamichi Sakuragi, ho 19 anni e non ho mai amato.

Non amo le ragazze che mi lanciano sguardi osceni mirando solo ai miei soldi, non amo i ragazzi che cercano di sedurmi per diventare miei modelli.

Odio tutto questo.

Odio questa ipocrisia.

Odio questo mondo.

Odio anche l'idea di odiare, ma non posso farne a meno.

Sono ricco.

Sono solo.

Sono infelice.

Sembra proprio che il destino abbia un sadico senso dell'umorismo.

La gente mi guarda inorridita quando mi trova irritato, sprezzante, coi loro occhi sembrano gridarmi contro: " sai ricco, hai successo, perché non sei felice?!".

E allora io vorrei rispondere loro: guardatemi! E guardate loro…

… c'è Akira, non è ricco, ma è bello, ha orgoglio e dignità, non svende il suo corpo come voi, sono dovuto andare io a supplicarlo di posare per me.

… e guardate Mitsui, non è mai apparso su nessun giornale, programma o libro, eppure ha la fortuna di sposare l'uomo che ama e che lo ricambia.

… e guardate Ryota, che è basso e pasticcione, ma è circondato d'amore. Ha Ayako.

 

Guardate loro, e abbiate il coraggio di ripetermi  le vostre domande.

Io non risponderò a parole.

Risponderò piangendo.

Non amavo nessuno del mio mondo, ma adesso amo.

Io amo.

 

Guardo la statua del giovane bellissimo che ho scolpito e lo ripeto: io ti amo.

 

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-         Allora, come stai?- mi chiede Akira sorseggiando la sua birra. Mi ha chiamato mezz'ora fa chiedendomi se mi andasse di vederci, di fare una chiacchierata. Avrei potuto rifiutarmi, ma lui è mio amico, ed è veramente un po' che non ci vediamo. Precisamente quasi due mesi. Sono due mesi che non esco dal mio atelier, mangio, dormo, osservo solo lui, il mio amore di freddo marmo. Credo sia Ryota a portarmi la spesa a casa, io mangio a malapena, non ne ho voglia… d'altronde il mio amore non ha mai voglia di mangiare, no? Perché dovrei averne io?

-         Hn…- è l'unica cosa che riesco a dire. Sono stanco, Akira, non voglio parlare. Voglio solo tornare da lui, ho paura che si senta solo. Gli manco. Ha bisogno di me. Capisci la meraviglia? Ha bisogno di me perché mi ama? Akira, adesso anche io ho qualcuno che mi ama, anche io ho trovato la mia anima gemella.

-         Hanamichi- dice lui con un'espressione preoccupata, - mi fai paura.

-         Nessuno ti obbliga a rimanere in mia compagnia, sei liberissimo di andartene- gli rispondo io acido-. Sembra solo ieri che sognavo di affondare nel suo corpo, ma adesso che ho visto lui, Akira scende dal suo piedistallo di creatura divina e torna ad essere il semplice uomo che è. Io lo amo, lo capisci Akira? E fosse anche intrappolato in un corpo orrendo invece di questa sua lunare bellezza, lo amerei altrettanto, perché è il mio amore per lui a renderlo brillante più d’ogni stella dell'universo.

Akira stringe il bicchiere tra le dita, lo vedo benissimo che sta facendo uno sforzo sovrumano per non mollarmi un cazzotto in pieno viso, ma non mi importa.

-         Oh, scusami, sai? Scusa se mi sono preoccupato, scusa se mi è venuto un colpo quando non ti ho sentito per due mesi e poi ti presenti magro e pallido come un cadavere! Sono un idiota, scusa, guarda, vaffanculo e fottiti, quando ti passa fammelo sapere, può darsi che allora ritroverò l'Hanamichi che conosco- ringhia lui e fa per andarsene, ma non riesco a trattenere l'ultima, acida battuta.

-         Cos'è, ti eccita far vedere l'uccello agli altri mentre il fidanzatino ti aspetta a casa?

-         FIGLIO DI PUTTANA!-grida Sendoh mollandomi un pugno nello stomaco con tutta la sua forza, e di forza ne ha tanta. Mi accascio a terra come un sacco di patate, privo di fiato.

-         Sei solo uno stronzo, uno stronzo, Hanamichi, - mi sussurra lui singhiozzando, lacrime gli scorrono sul viso, - azzardati ancora a farti vedere e io ti ammazzo, hai capito? TI AMMAZZO!

 

Sento i suoi passi allontanarsi, la porta del pub aprirsi. La porta del pub chiudersi.

Un signore bisbiglia ad un altro sperando di non essere sentito:

-         Ma quel porcospino idiota si è reso conto della cazzata che ha fatto? Questo è il famoso Hanamichi Sakuragi, lo scultore! Aiutiamolo, non si sa mai, magari gli serve un modello più maturo…

Mi alzo a forza da solo, prima che riesca anche solo ad avvicinarsi.

L'uomo mi lancia un'occhiata rammaricata, come a voler dire:’ brutto deficiente, se ti facevi aiutare, potevo entrare anche io nella leggenda…'. Di rimando, gli rivolgo un'occhiata piena di disprezzo. L'uomo impallidisce e indietreggia.

Esco da locale avvolto dal silenzio generale.

 

Vi odio. Vi odio tutti. Voi non volete me, volete solo lo scultore ricco e potente. Voi non volete Hanamichi.

 

(Cos'è, ti eccita far vedere l'uccello agli altri mentre il fidanzatino ti aspetta a casa)

 

Continuano a rimbombarmi in testa queste parole, le parole che hanno distrutto in pochi attimi 4 anni dell'unica vera amicizia che io mai potrò sperare di possedere.

Mentre torno a casa, mi scopro a piangere invocando come un pazzo un aiuto dal cielo.

 

-------------

 

Il mio amore  a casa che mi aspetta.

Mi attende come sempre.

Mi aspetta nella posa in cui io l'ho liberato, le braccia tese verso di me, le gambe leggermente genuflesse, il corpo stupendo ricoperto unicamente da un sottile drappo che gli copre l'inguine.

 

Quant'è bello il mio amore.

 

Mi guarda, e lo sento che mi domanda silenziosamente se ho qualche problema, se mi va di parlarne… come dici? Ho una brutta cera? Sì, lo so, me l'ha detto pure Akira…

Akira…

Sento di nuovo le lacrime salirmi agli occhi, abbraccio il mio amore in cerca di conforto.

-         Amore, amore, - gli confesso, - sono stato un pezzo di merda incredibile, lui era preoccupato per me e io ho detto delle cose orrende, sono un verme, un verme. L'ho accusato di essere un esibizionista, uno privo di dignità, lui mi ha detto…- un singhiozzo più forte mi impedisce momentaneamente di finire la frase, - mi ha detto c-che  no mi vuole più vedere, che se mi rivede, mi ammazza… oh, amore, vorrei tanto chiedergli scusa, supplicarlo di perdonarmi… amore mio, aiutami!!!- sussurro prima di scoppiare a piangere disperato.

Lui può sentirmi? Non lo so, ma la stretta del suo largo abbraccio mi riscalda il cuore, e finalmente riesco a pianger via tutte le sofferenze, il dolore, i dubbi di questi 19 anni di solitudine.

Ti amo, angelo mio, io ti amo.

 

Hai ragione, non posso permettere che finisca tutto così, non voglio, sono affezionato ad Aki-chan, non voglio perdere la sua amicizia… non voglio.

Grazie, amore mio.

Ora so cosa fare.

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Sono sotto casa di Akira.

 

Ma qui, lontano dal mio angelo, vengo riassalito dai dubbi…

E se Akira non volesse nemmeno farmi entrare?

E se Akira non volesse ascoltarmi?

E se Akira non mi credesse?

E se Akira mi odiasse?

E se Mitsui mi ammazzasse prima solo che possa aprir bocca?

 

E se, se, se….

Basta dubbi, schiaccio il campanello e attendo.

La casa rimane silenziosa per un po', poi la porta si apre, e scorgo Mitsui.

Merda, morirò prima di poter anche solo vedere Akira…

 

-         Chi è?- domanda lui, al buio non devo essere molto visibile.

Deglutiscono forzatamente e riesco non so dove a trovare il coraggio di rispondere.

-         Sono Hanamichi Sakuragi.

Silenzio. Penso stia meditando in quale maniera può uccidere il bastardo che ha fatto piangere il suo fidanzato. Ma non posso biasimarlo. Anche io ucciderei chiunque osasse far piangere il mio amore, se solo lui potesse versar lacrime.

-         Entra, Hanamichi- mi risponde invece lui aprendomi il cancello. Titubante entro, lui mi lancia prima un'occhiata un po' scettica, poi si accorge dei miei occhi arrossati dal pianto, il viso pallido, i capelli arruffati, e mi rivolge un leggero sorriso incoraggiante.

Fa cenno con la testa verso la loro stanza.

-         Aki è in camera da letto, risolvete la questione che io non so più dove mettere le mani.

-         Va bene- bisbiglio.

Sto con la mano sulla maniglia della porta che mi separa da Akira, quando Mitsui mi richiama.

-         Hanamichi?

-         Sì?

-         Azzardati a farlo soffrire un'altra volta e ti uccido lentamente.- mi dice lui sorridendo.

Ricambio il sorriso, forse solo ora capisco quanto forte è l'amore che lega questi due.

-         Se succede nuovamente, ti do il mio permesso.

-         Non ci sarà bisogno, lo farò senza il tuo permesso.

-         Ma senza il mio permesso, potresti finire in prigione.

-         Non finirò in prigione, occulterò bene il cadavere.

-         Ma io sono famoso, mi riconosceranno subito.

-         Vorrà dire che ti sfigurerò con l'acido prima di ammazzarti…

 

Siamo talmente presi dalle nostre minacce, che mi accorgo solo quando non ho più la maniglia in mano che Akira ha aperto la porta e ci guarda furente.

-         La volete smettere di dire cazzate? Fate troppo baccano! Tu-dice indicando Mitsui- vai in cucina, prepara un the, tu- e indica me- se hai qualcosa da dirmi bene, altrimenti puoi anche andar via!- e rientra in camera.

Guardo ancora stordito la porta.

-         Forse non ci sarà bisogno che ti uccida io, lui è più che capace da solo!- mi informa Hisashi con un altro dei suoi sorrisetti, e scompare in cucina.

 

Entro in camera da letto, le luci sono spente, ma scorgo ugualmente Akira sdraiato sul letto, la faccia affondata nel cuscino.

-         Perché sei venuto, Hanamichi?- mormora lui.

-         Penso tu lo sappia benissimo- rispondo io.

-         Che ne sai? Mi sembra che per te io sia una troia il cui unico scopo è far vedere il proprio uccello a masse di fan adoranti!- ringhia lui alzando la voce e stringendo forte il cuscino.

-         Sai anche tu che non è vero, che non è questo che penso di te…

-         Sei stato tu a venirmi a cercare…- mormora lui.

-         Sì- confermo.

-         E sei stato tu che mi hai supplicato come un pazzo di farti da modello.

-         È vero.

-         Sai che palle stare fermo ore ed ore mentre tu scolpivi una roccia?  Io, che non riesco a star fermo quasi mai! Ma l'ho fatto, perché vedevo quella luce brillare nei tuoi occhi. Avevi un sasso in mano, e un attimo dopo tra le dita racchiudevi una meraviglia…

-         Akira, io…

-          Stai zitto!

-        

-         E’ solo in nome della nostra amicizia, dell'ammirazione che provo per te, che te lo chiedo. Lo farò una volta sola, una sola, mi hai capito, Hanamichi? Una sola volta nella tua vita, per cui giocatela bene.

-         Sì.

-         Ti fidi di me? Sei tu…- Akira bisbiglia triste queste parole, quelle che lui aveva dato per scontato in tutti questi anni, - sei tu il mio migliore amico?

Dovrei rispondere, lo so. Ma l'unica cosa che riesco a fare è scoppiare a piangere.

-         Hana?- domanda lui shokkato, - Hanamichi, non piangere…

-         No, cazzo, piango quanto mi pare e piace, perché è da prima che mi stai trattando come un cojone, ma qui il vero cojone sei tu!

-         Ma…

-         Sei un cojone, - gli urlo contro piangendo come un pazzo, - sì, perché hai osato dubitare che per me tu non valessi nulla, che per me tu fossi meno che niente! E ti sbagli, capito Akira? TI SBAGLI! Perché io sono Hanamichi Sakuragi, e l'unico amico che mai potrò avere in questo schifo di mondo sarai TU, AKIRA SENDOH, e se hai una qualche tua stupidissima obiezione, ben, fatti sotto, ti darò tanti di quei pugni che dopo potrai posare solo per PICASSO!!!

Akira mi guarda con gli occhi sbarrati, penso che non si aspettasse questo mio sfogo. Un attimo dopo scoppia a piangere anche lui, ci abbracciamo come i due cretini che siamo, frignando come poppanti, intercalando ai singhiozzi frasi del tipo ' tu, tu sei il migliore!', 'no, tu!', 'sciocchezze, tu!', ' ti voglio bene!', 'anche io', ' io di più', finchè con uno sbuffo, Mitsui rende nota la sua presenza che, a giudicare dalla faccia, deve essere lì da tanto tempo.

-         Che palle, sembra la fiera del piagnisteo!- esclama lui sorridendo.

-         Vaffanculo, Mitchi!

-         Vai a cagare, amore!

-         Questo è amore, signori, - urla Hisashi alle pareti come se stesse rivolgendosi ad uno stadio gremito di gente pronta ad ascoltarlo, - QUESTO è AMORE!

Si avvicina ad Akira, gli asciuga le guance rigate di lacrime e lo abbraccia teneramente.

 

In quel momento, qualcosa in me si spezza.

Mi sento un verme per i sogni che ho fatto su di lui.

Ma non è questo a farmi più male.

Rivedo davanti ai miei occhi il volto del mio angelo, il suo corpo… e un secondo dopo lo odio.

Perché so bene che il mio amore non potrà mai abbracciarmi.

Il mio amore non potrà asciugarmi le lacrime.

 

Il mio amore è freddo e morto.

 



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