Spoilers: ma no… xò sarebbe saggio conoscere
almeno i personaggi ^_^
Disclaimers: santa sunrise, uso i tuoi bimbi
senza scopo di lucro, don’t worry
Note: la dedico a choco, hana e a tutte le
serate passate a fare le sceme guardando GW rendendoci conto ke è una serie
yaoi =PPP
Love is
rough!
Mission II
di Alexiel
***Keep me in
your bed all day…
Nothing heals me like you do!***
[heather nova]
Treize avanzò nella
stanza sinuosamente come una pantera, bello e pericoloso, gli occhi fissi
sulla sua preda, affascinata e terrorizzata allo stesso tempo dallo sguardo
predatore dell’uomo di fronte a lui.
Gocce cristalline
scivolavano sensualmente dai capelli ramati di Treize sul suo petto,
accarezzandogli i capezzoli in maniera quasi oscena, mentre il profilo del
possente corpo del generale era disegnato in maniera particolareggiata dalla
sottile stoffa che gli cingeva i fianchi snelli e i glutei muscolosi.
Kushrenada raggiunse il
ragazzino e… lo superò, sfiorandogli *involontariamente* una guancia con
l’avambraccio. Andò a sedersi sul letto accavallando le lunghe gambe tornite
e afferrò il draghetto che giaceva sul suo guanciale di seta.
Lo rigirò tra le mani,
tastandone la morbida consistenza e accarezzandolo in maniera sensuale.
-Un regalo da parte tua,
Chang Wufei? Sono onorato.-
Un sorriso malandrino si
disegnò sui lineamenti patrizi dello splendido uomo, che non potè fare a
meno di osservare quanto stretti fossero i jeans indossati da Wufei e quanto
poco lasciassero all’immaginazione.
Con studiata lentezza
l’uomo sfilò il pezzo di pergamena arrotolata e legata al collarino del
grazioso peluche, svolgendola in modo da fare più rumore possibile. Le
orecchie di Wufei erano scarlatte per la vergogna e l’umiliazione non solo
di essere stato sorpreso, ma anche di dover assistere alla propria sconfitta
morale da parte di quell’uomo senza remore.
Ma la cosa che lo aveva
maggiormente infastidito era stata la reazione del proprio *maledetto* corpo
*traditore* di fronte alla seminudità del generale, il quale stava
deliberatamente leggendo ad alta voce il contenuto del messaggio:
“A
Treize Kushrenada, generale delle forze di OZ, da Chang Wufei, guerriero
della nobile dinastia Fei.
Vi sfido,
signore, per avermi negato una morte dignitosa dopo avermi battuto in un
duello combattuto ad armi pari e senza qualsivoglia imbroglio.
Vi sfido,
signore, per prendere la mia rivincita o morire.
All’ultimo
sangue.”
Treize sorrise di nuovo,
questa volta con una luce di tenerezza mista a rispetto negli occhi.
Si sollevò dal letto,
facendo cigolare leggermente le molle del materasso e raggiunse il
ragazzino, mettendosi alle sue spalle.
Il calore emanato dal
corpo dell’uomo era intossicante, pericoloso.
-Sei un uomo d’onore
Chang Wufei, ma la nostra sfida si terrà in una data ben precisa e quella
data coincide col giorno della mia morte. Ho ancora delle cose da sbrigare,
giovane cucciolo di Drago… quindi, per quanto cortese e dignitosa sia la tua
richiesta, mi trovo costretto a rifiutarla.-
Così dicendo Treize
appoggiò il grande palmo della mano destra sullo scalpo ricoperto da lucidi
e sottili capelli corvini, scivolando verso la nuca del ragazzo in una
languida carezza.
Wufei scartò
indispettito, voltandosi di scatto verso l’alto ufficiale ora di fronte a
lui.
Gli occhi neri, tagliati
in una deliziosa forma a mandorla, brillavano di rabbia contenuta malamente,
che esplose finalmente tutta in un colpo, insieme all’umiliazione e al
veleno..
-TI ODIO TREIZE
KUSHRENADA!!!!! Che tu sia maledetto, tu e i tuoi stupidi giochetti!!!! Ti
diverti tanto a prendermi in giro, vero? Non hai un po’ di rispetto per me,
che comunque, nonostante la mia età e la poca esperienza sono UN GUERRIERO e
provengo dalla più nobile stirpe di guerrieri dell’intera Cina!! Noi siamo i
figli del Dragone, ricordatelo!!! Tu invece sei solo un burattino russo
nelle mani della Federazione!!-
Wufei schiumava di
collera, gli occhi gli si erano riempiti di lacrime dovute al nervoso e
tremava da capo a piedi. Era stato troppo per lui, troppo, tutto in una
volta.
E il tono ironico usato
da Kushrenada fino a quel momento non aveva certo aiutato il ragazzino a
calmarsi.
Si era sentito
mortificato, svergognato di fronte a un uomo che rispettava immensamente.
Voleva combattere con lui da suo pari, invece aveva fatto la figura del
bamboccio patetico. Wufei odiava se stesso nella figura di Treize Kushrenada:
lo odiava perché era il suo punto debole.
Con i pugni stretti e lo
sguardo vergognosamente abbassato, Wufei fece per andarsene e diede
nuovamente le spalle a Treize: dopo la sua esplosione di rabbia non c’era
davvero più nulla da dire senza suonare pietoso.
Ma il ragazzino non fece
nemmeno in tempo a fare un passo che braccia possenti lo avvolsero da
dietro, stringendolo senza esitazione contro un petto duro come il marmo.
L’aria sfuggì dai polmoni
di Wufei in un urlo di sorpresa, ma appena riprese fiato iniziò a dibattersi
come un pesciolino impigliato nella rete.
-Lasciami andare, cosa
vuoi ancora da me!!! Vuoi farmi prigioniero? Torturarmi? Non parlerò MAI e
lo sai anche tu!-
Treize cercò di mantenere
un tono di comando, ma provocante allo stesso tempo:
-Tu non vai proprio da
nessuna parte, piccolo drago… prigionero? Sì… una specie… IO ti ho catturato
e IO deciderò cosa fare di te… e tu ubbidirai.-
Wufei era senza parole.
Non sapeva cosa rispondere a quell’uomo che aveva la capacità di disarmarlo
e lasciarlo completamente privo di difese.
Treize lo prese in
braccio e lo appoggiò delicatamente sul meraviglioso copriletto di seta e
broccato che antecedentemente aveva stuzzicato la curiosità del cinesino.
-Ti piace la seta, Wufei?
Ti ricorda la tua patria?-
Il ragazzo allungò una
mano abbronzata e la infilò tra le pieghe delle lenzuola color crema,
provando un grande piacere alla sensazione che il liscio tessuto suscitava
nelle terminazioni nervose del suo palmo. Per un attimo si perse e tornò
indietro nel tempo, agli echi di voci familiari che lo chiamavano attraverso
i chiostri del palazzo in cui viveva, ai campi sconfinati di gelsi, alle
risaie, alla sua scuola, a Meilan…
Gli occhi gli si
riempirono di lacrime inconsce, li sentiva gonfi e pesanti, e li alzò verso
il viso severo e aquilino di Treize, che lo osservava con un misto di
preoccupazione e affetto.
Wufei abbassò le
palpebre, le strizzò forte per ricacciare indietro le lacrime e con esse il
dolore che gli attanagliava il petto… accanto a Treize si sentiva così
vulnerabile e così… piccolo. Accanto a lui aveva di nuovo 15 anni e tutte le
paure che un ragazzino della sua età dovrebbe avere.
L’uomo lo abbracciò
dolcemente e si distese sul letto tirandosi dietro il peso incosistente del
corpo di Wufei. Con una mano gli liberò i capelli lasciandoli ricadere
morbidamente come una cornice d’ebano attorno al visino cesellato e dai
lineamenti talmente fini da apparire quasi ultraterreni. L’altra mano andò
ad appoggiarsi alla gota umida di Wufei, facendogli voltare il viso verso il
proprio.
-Ssshh… cucciolo di
drago, stai tranquillo…-
Il fiato caldo di Treize
accarezzò le labbra di Wufei, che sentì un brivido percorrergli tutta la
colonna vertebrale: il ragazzino si sporse verso l’uomo offrendogli la bocca
rossa e lucida come una ciliegia, offerta, questa, che il generale non potè
assolutamente rifiutare.
Tra le braccia di Treize,
Wufei trovò l’oblio che stava cercando, trovò il rifugio di cui aveva tanto
bisogno e che nessuno poteva donargli, dato che il maturo ragazzino aveva
abituato tutti a poter contare su di lui.
Treize succhiò
delicatamente il labbro inferiore del cinesino, e quando non sentì più
alcuna resistenza, infilò la lingua tra quelle labbra succose per esplorare
ulteriormente il calore dolcemente micidiale della morbida caverna di Wufei.
Sapeva di margherite e di
spezie orientali, sapeva di frutta fresca e di sofferenza senza soluzione…
sapeva di lacrime e di sole: Treize avrebbe potuto andare avanti a
saccheggiare quel tesoro prezioso per ore, ma sapeva che il ragazzo
nascondeva altre sorprese lungo il corpo sottile e dorato.
Treize sbottonò
lentamente gli alamari color porpora intenso della casacchina di jeans che
imprigionava il petto armoniosamente sviluppato di Wufei. Gliela sfilò
ammirando i bicipiti flessibili e i tricipiti tonici, gli avambracci
percorsi da lunghe vene in evidenza, frutto di anni di esercizi e dello
studio costante delle arti marziali.
Ogni parte del corpo
rivelata dallo stretto indumento veniva benedetta da una fila di baci
delicati e leggeri come petali di ciliegio… ormai la resistenza di Wufei
aveva raggiunto lo zero assoluto e il fanciullo era totalmente perso nella
sensazione delle mani e delle labbra di Treize sul proprio corpo.
L’uomo voleva agire con
estrema calma, quindi, facendo forza su se stesso, desistette dallo
slacciare i pantaloni del ragazzino per esplorare subito zone più… calde.
Invece appoggiò la
casacca del pilota ai piedi del letto e si sdraiò accanto a lui,
accarezzandolo e baciandolo, leccandogli il collo, succhiandogli i lobi
delle orecchie, mordicchiandolo, e poi di nuovo baci e carezze, e ancora
morsetti impercettibili sulle clavicole, carezze soavi lungo la gabbia
toracica finchè non sentì sensuali gemiti provenire dalla gola del
ragazzino, che si sollevò leggermente sui gomiti, facendo gesto a Treize di
avvicinarsi per un altro lungo, dolcissimo bacio, in cui Wufei mise del suo,
leccando zelantemente la lingua di Treize con la propria ed emettendo dei
suoni talmente eccitanti ed erotici che Treize si sentì in diritto di
strappargli finalmente i pantaloni di dosso senza ripensamenti di sorta e
lasciandoli scivolare a terra senza tante cerimonie.
Gli attillatissimi boxer
di Wufei non lasciavano davvero *nulla* all’immaginazione e Treize sentì il
bisogno impellente di strusciare il proprio sesso teso contro quello umido e
ancora protetto dal cotone della biancheria intima del giovane pilota.
-Wufei… aah..-
Treize chiuse gli occhi
sciogliendosi alla piacevole sensazione e soprattutto al pensiero che colui
che stringeva tra le braccia era il suo bellissimo bambino scuro, lo
splendido pilota cinese, il suo bramato Chang Wufei, che aveva lasciato un
marchio a fuoco sul suo cuore la prima volta che si erano incontrati per
duellare.
Treize baciò con passione
il ragazzo, mentre una grande mano scendeva lungo il ventre sodo fino a
raggiungere l’elastico dei boxer… Treize superò quell’ultima barriera e
afferrò finalmente l’erezione umida di desiderio, perfetta in forma e
consistenza come tutto il resto del corpo di quel piccolo angelo.
Wufei spalancò la bocca
in un grido silenzioso e il ritmo del suo respiro aumentò di colpo. Non era
abituato a tali sensazioni e la testa gli girava talmente tanto che sembrava
dovesse scoppiargli da un momento all’altro.
-Tre.. Treize aspetta… a…
aahh… aspetta ti prego…-
L’uomo lasciò andare la
carne fremente che stringeva nel pugno e si limitò a sfilare via i boxer
dalle sottili gambe del cinese. Dopodichè si distese su di lui e cominciò a
strofinarsi delicatamente in modo tale che i loro sessi si stimolassero a
vicenda, distraendo Wufei con baci furtivi sul collo e dietro le orecchie e
altri baci più sensuali e profondi, attaccando senza tregua quella bocca
arrendevole che lo faceva impazzire.
Quando sentì il corpo del
giovane guerriero rilassarsi e cedere alle sue cure, Treize scivolò verso il
basso, stando ben attento a carezzare con ogni parte del proprio corpo
l’erezione di Wufei.
Quando il suo viso fu a
livello dell’inguine del fanciullo, l’uomo cominciò a soffiare delicatamente
sui peli pubici, chiedendo indirettamente accesso a Wufei che allargò le
gambe ospitando nel nido formato dalle sue cosce la parte superiore del
corpo di Treize. L’uomo mordicchiò gli adduttori sodi e accarezzò i
quadricipiti ben sviluppati, fino ad allungare tentativamente una mano verso
il sesso di Wufei, che luccicava alla tenue luce proveniente dall’esterno
per le minuscole gocce opalescenti che si erano formate sul suo apice.
Il generale appoggiò il
pollice su quelle goccioline e le sparse su tutta la punta, portandosi poi
il dito alla bocca leccandolo lascivamente. Wufei si inarcò, gradendo molto
il trattamento riservatogli da Treize, il quale si puntellò su un gomito e
applicò la più leggera pressione possibile della lingua sulla minuscola
apertura stuzzicandola, prima di far affondare tutta la lunghezza
dell’erezione di Wufei nella sua bocca esperta.
Il ragazzino non capiva
più niente, era aggrappato alla testiera del letto e si inarcava contro la
bocca di Treize gemendo e respirando affannosamente, senza riuscre a dire
nulla di minimamente comprensibile tra un singhiozzo e un sospiro.
Treize approfittò del
momento per infilare la punta di un dito nell’anello vellutato nascosto tra
i glutei di Wufei, che si irrigidì istintivamente.
Il nobile ufficiale
lasciò andare il sesso del giovane e scese a leccare la fessura che aveva
appena violato con la falange… leccò impercettibilmente, mentre la mano
tornava ad accarezzare il sesso del pilota e quando i gemiti tornarono alti,
Treize infilò la lingua in profondità, provocando un tremito di intenso
piacere nel corpo di Wufei.
Il ragazzino raggiunse
l’apice impiastricciandosi il ventre e ricadendo sulle lenzuola esausto e
appagato, ma in attesa di dare anche a Treize la sua parte di piacere.
-Ti voglio Treize, fai
l’amore con me….-
L’ufficiale di OZ si
intenerì, ma non voleva stancare il suo prezioso guerriero. Si sdraiò
accanto a lui, pulendo la pancia di Wufei con un fazzoletto ricamato e
baciandolo mentre compiva quel gesto di estremo rispetto.
-Sshh piccolo mio… adesso
dormi… io sono soddisfatto così, credimi… e sarei ancora più felice se
potessi addormentarmi con il tuo meraviglioso corpo tra le braccia e magari
svegliarmi nel mezzo della notte e vedere il tuo bel visino addormentato…-
Wufei spalancò gli occhi
sorpreso da tanta grazia… ma in fondo Treize era così, nobile fino
all’ultima cellula del suo corpo. Il generale non avrebbe dovuto aspettare
di svegliarsi a notte fonda per ammirare la bellezza dell’angelo
addormentato, perché non appena ebbe appoggiato il capo sulla spalla di
Kushrenada, il giovane guerriero si arrese a Morfeo.
*()---*---()*
Zechs Marquise si svegliò
nel suo letto di ottimo umore. Si stiracchiò voluttuosamente e passò le dita
nella ricca chioma color platino per sciogliere i nodi formatisi durante la
notte. Il suo primo pensiero andò a Treize… aveva un’incredibile voglia di
vederlo, di infilarsi nel suo lettone morbido e fare colazione con lui.
Magari poi avrebbero fatto il bagno insieme, oppure, ancora meglio,
avrebbero passato tutta la mattinata nel letto a fare l’amore.
Zechs sorrise,
illuminando il viso rosato di una luce soave: era così felice che si sentiva
persino le farfalle nella pancia, quasi fosse un ragazzino… ma era Treize a
farlo sentire così… Treize…
Zechs chiuse gli occhi
acquamarina e inspirò profondamente, rilasciando poi l’aria in un lungo
sospiro tremante… Treize…
Finalmente decise di
alzarsi e fare un raid nelle cucine per prendere qualcosa di delizioso da
portare al suo generale. Si avvolse in una veste da camera di seta blu notte
e uscì dalla sua stanza canticchiando.
Arrivò nella grande e
attrezzatissima cucina del palazzo e come prima cosa mise a bollire l’acqua
per il caffè.
Nel frattempo preparò un
vassoio, adagiando sul freddo acciaio una tovaglietta di pizzo e due tazze,
prese dal frigo una coppa di fragole fresche e in un piattino dispose dei
biscotti di pastafrolla… Treize avrebbe apprezzato sicuramente il suo
pensiero e la cosa riempiva di gioia il cuore di Zechs.
Puntò lo sguardo sulla
caffettiera, supplicandola di fare in fretta e quando lo scuro liquido
fumante fu pronto lo versò nelle tazze di fine porcellana di Sièvres,
dirigendosi poi verso l’alcova di Treize canticchiando tra sé e sé.
Tenendo in equilibrio il
vassoio sull’avambraccio, Zechs afferrò la maniglia della porta e spinse
delicatamente, cercando di non fare rumore.
Aveva un dolcissimo
sorriso stampato in faccia, che però si trasformò repentinamente in una
smorfia di dolore e desolazione.
Sul letto che aveva più
volte visto lui e il suo generale persi in abbracci appassionati, c’era
Treize seduto con la schiena appoggiata al capezzale di legno scuro con
un’espressione estatica, e inginocchiato sul suo grembo, con le braccia
attorno al forte collo del generale, un corpo elfico e bronzeo, lucido di
sudore si muoveva sull’inguine dell’ufficiale in modo tale da non lasciare
minimo adito a dubbi.
Treize si sporse per
prendere tra le labbra il lobo vellutato dell’orecchio di Wufei,
sussurrandogli cose irripetibili, e fu in quel momento che, attraverso le
palpebre rese pesanti dalla lussuria vide il suo secondo in comando
appoggiare il vassoio preparato con tanta cura e ritirarsi senza una parola,
uscendo dalla stanza silenziosamente come era entrato.
Zechs non ebbe alcun tipo
di reazione esterna: non pianse, non strepitò, non cambiò nemmeno
espressione.
Dentro di lui però c’era
una tempesta indomabile, sentimenti diversi soffiavano come venti da tutte
le direzioni: delusione, tristezza, rabbia, incredulità, frustrazione,
umiliazione.
L’uomo rientrò nella
propria stanza, si chiuse la porta alle spalle appoggiandovi la schiena e
scivolò a terra penosamente. Si prese la testa fra le mani cercando di fare
ordine dentro di sé, senza riuscirci… la ferita era troppo fresca, e pulsava
in maniera insopportabile. Così Zechs decise di allontanarsi per un po’
dalla villa: si lavò, infilò un paio di leggeri pantaloni di lino bianco e
un maglioncino di filo nero scollato a V troppo grande per lui (infatti era
di Treize) e si diresse verso il garage, salendo sulla sua biposto argentata
e lanciandosi a folle velocità verso le strade deserte che circondavano la
tenuta dei Kushrenada, fino a raggiungere la superstrada che portava verso
il mare.
Nella sua mente c’erano
troppe cose che si accavallavano le une sulle altre e il principe di Cinq
non riusciva a pensare lucidamente, così premette sulla tavoletta
dell’acceleratore e corse senza pensare a nient’altro che non fosse la
strada.
*()---*---()*
Duo si svegliò di
soprassalto colto dalla spiacevole sensazione di non essere nel proprio
letto… e infatti era esattamente così, il morbido materasso che lo ospitava
non era il suo e inoltre era intrappolato tra due corpi soffici e caldi…
Il pilota spalancò gli
occhi preso dal panico, poi improvvisamente ricordò gli avvenimenti della
sera prima… del giorno prima.
Ricordò il tremendo
litigio con Heero e la notte passata a piangere tra le braccia di Quatre,
che, troppo preoccupato per l’amico, lo aveva invitato a dormire tra lui e
Trowa. Sopraffatto dalla stanchezza e dalle emozioni, Duo era crollato per
il sonno con il viso congestionato appoggiato al petto di Trowa, il quale
lo aveva sollevato di peso trasportandolo sul letto matrimoniale che
divideva con Quatre. I due ragazzi poi avevano svestito l’amico e si erano
infilati sotto le lenzuola accanto a lui, avvolgendolo nel loro caloroso
abbraccio.
Duo decise di lasciare
per un po’ da parte il suo dolore e crogiolarsi nel bozzolo dentro al quale
si era svegliato: si raggomitolò e si strinse al corpo di Trowa, afferrando
la mano che Quatre aveva appoggiato sul suo fianco intrecciando le proprie
dita con quelle dell’arabo biondo.
Trowa si mosse e
bofonchiò nel sonno:
-Mmsì tesoro vieni qui…-
Infilò una mano sottile
tra i capelli di Duo, strofinando il viso contro quella massa serica,
cercando poi le labbra del ragazzo con le proprie.
Mentre Duo riceveva il
bacio più dolce della sua vita, dietro di lui avvertì il corpo di Quatre
muoversi impercettibilmente, strusciandosi contro il suo, finchè sentì le
labbra soffici del biondino appoggiarsi alla sua nuca e succhiare
delicatamente..
-Trowa amore… che buon
sapore ha la tua pelle…-
Il pilota dell’Heavyarms
spalancò gli occhi… com’era possibile che Quatre parlasse se la sua lingua
era impegnata nel bacio del buongiorno? Il suo sguardo incontrò quello
violetto di Duo, pieno di ilarità e divertimento.
-MAXWELL!!!-
Trowa si staccò dalle
labbra di Duo guardandolo esasperato, mentre anche Quatre riemergeva dalle
onde del sonno, rendendosi conto che le sue manine delicate stavano
infilandosi nei boxer dell’autoproclamatosi Shinigami, piuttosto che in
quelli del proprio ragazzo!!
Il biondino diede un
pizzicotto a Duo, poi lo scavalcò e si rifugiò nell’abbraccio protettivo di
Trowa.
-Sei uno scemo Duo, l’hai
fatto apposta!-, disse Quatre ridacchiando, cercando di mantenere un tono di
voce oltraggiato e fallendo spudoratamente.
Duo sorrise e si buttò
sopra i due ragazzi abbracciati, mordicchiando Trowa ovunque riusciva ad
arrivare e stampando sonori baci su tutta la faccia di Quatre. Le sue risate
argentine, però, si trasformarono in singhiozzi disperati, tanto che a
Quatre si strinse il cuore.
-Duo.. hey, che ti
succede? Ti prego non fare così altrimenti... viene da piangere anche a me!-
Il ragazzo con la treccia
nascose il viso nel cuscino e le sue parole giunsero soffocate alle orecchie
dei due amici:
-Io… voi… voi siete così
*PERFETTI* insieme, che a vedervi mi si forma un nodo in gola talmente
grosso da non riuscire a mandarlo giù… perché penso che anche io sono così
*scioccamente* e irrimediabilmente innamorato però… però…-
Quatre aveva gli occhi
pieni di lacrime… era affezionatissimo a Duo e vederlo in quello stato gli
faceva male da morire… si sentiva terribilmente impotente di fronte al
dolore straziante del suo caro amico, perché sapeva che non c’era soluzione…
sapeva che Heero non avrebbe mai potuto amare Duo come Duo amava Heero…
perché Duo si era totalizzato nell’amore per Heero, sarebbe morto per Heero,
avrebbe fatto pazzie per Heero, mentre il giapponese non sapeva amare, non
aveva ben chiaro il senso dell’esistenza dei sentimenti, quindi li aveva
relegati in fondo al suo cuore sotto il nome di “Cose inutilizzate in quanto
inservibili per la mia missione”.
Quatre si sporse su Duo,
facendolo mettere seduto e abbracciandolo stretto, accarezzandogli
delicatamente i lunghi capelli spettinati fuoriusciti dalla treccia che li
teneva insieme e sussurrandogli dolci parole di conforto all’orecchio,
mentre lo cullava quasi fosse un bambino.
-Ssshh.. adesso calmati
Duo… fallo per me… lo sai che mi agito se ti vedo in questo stato, no? Fallo
per me, Duo… ti voglio bene, cucciolo, calmati ora…-
I singhiozzi di Duo
diminuirono pian piano, fino a che il ragazzo si quietò tra le braccia di
Quatre.
Il pilota del Deathscyte
sollevò il viso fino a incontrare lo sguardo preoccupato dell’amico e cercò
di mettere insieme una specie di tiratissimo sorriso.
-Non volevo turbarti
fratellino, scusa… è stato un attimo di sconforto, ma ora va meglio. Anche
io ti voglio bene Quatre, perdonami se ti ho fatto preoccupare!-
Il biondino sorrise
dolcemente e baciò con tenerezza Duo sulla guancia bollente e bagnata di
lacrime.
-Noi siamo i tuoi amici,
disse indicando Trowa con un grazioso cenno del capo, e siamo qui per te;
non è facile amare qualcuno che non ti riama nel modo in cui tu vorresti,
nel modo in cui avresti bisogno… però lo puoi superare… tu sei forte, Duo…
sei la mia forza e il mio eroe, no? Noi abbiamo fiducia in te.-
Anche Trowa si avvicinò a
Duo e gli accarezzò gentilmente i capelli.
-Andiamo a mangiare
qualcosa, vuoi Duo? La vita va avanti.-
Duo non riuscì a
trattenere un sorriso alle parole di Trowa, preziosissime per lui più di un
tesoro, dal momento che l’alto pilota castano parlava veramente pochissimo.
-Quando te ne esci con
queste perle di saggezza mi ricordi terribilmente Wufei!!-
I tre ragazzi si
infilarono gli indumenti sparsi ai piedi del letto e si diressero nella
vasta sala da pranzo della villa, dove silenziosi camerieri avevano già
approntato una tavola riccamente imbandita, secondo le ospitali usanze della
famiglia Winner.
Dopo colazione Duo decise
di andare a fare due passi per schiarirsi le idee e per lasciare un po’ di
privacy ai suoi due amici; dal momento che i possedimenti della dinastia di
Quatre raggiungevano la costa, il pilota con la treccia optò per una
camminata in riva al mare.
Il sole trapelava
attraverso il velo sottile delle nuvole illuminando le acque placide di
minuscoli luccichii che attiravano l’attenzione dei gabbiani. Duo si era
tolto i sandali e camminava infilando le dita dei piedi nella sabbia bagnata
della riva, chinandosi di tanto in tanto a raccogliere conchiglie che
gettava tra i flutti.
Improvvisamente notò una
figura in lontananza, seduta sulla sabbia poco distante dal bagnasciuga.
I lunghissimi capelli
color platino si muovevano al vento come un velo sottile talmente luminoso
da fare invidia al sole, le mani appoggiate a terra erano nascoste dalle
maniche troppo lunghe di una maglia troppo grande e i piedi nudi erano
affondati nella sabbia dorata e tiepida.
Man mano che si
avvicinava, Duo notava particolari nuovi: il profilo nobile e perfetto, gli
occhi color acquamarina, l’espressione malinconica, lo sguardo perso nel blu
dell’orizzonte…
Infine il ragazzo
raggiunse l’uomo e si piazzò tra lui e la tenue luce del sole:
-Che ci fa un ufficiale
di OZ sulla spiaggia privata dei Winner?-
Zechs sollevò lo sguardo
e lo portò sul viso del suo interlocutore; prese nota di chi si trovava di
fronte e riportò gli occhi sul mare, sospirando.
-Me ne vado subito.-
Duo si sedette accanto al
tenente e lo osservò:
-Guarda che non ti stavo
cacciando… chiedevo tanto per chiedere.-
Zechs non rispose; Duo
distolse gli occhi dal suo bel profilo e cominciò a giocare con la sabbia,
filtrandola tra le dita delle mani. I due rimasero in silenzio per un po’,
gli unici rumori in sottofondo le urla dei gabbiani e la risacca, poi Zechs
guardò Duo e parlò.
-Sei triste?-
Duo sussultò per
l’improvvisa domanda , ma continuò a guardare la sabbia che passava tra le
sue dita sottili.
-Non sono triste.-
-Ma lo sembri.-
-Amo una persona che non
mi ama.-
Zechs spalancò gli occhi:
la risposta di Duo era stata semplice e concisa, ma nascondeva in sé ombre e
sofferenze.
-Buffo, ribattè il
giovane ufficiale, io amo una persona che non ama solo me…-
Finalmente Duo sollevò lo
sguardo e lo portò sul viso di fronte al suo: sorrise scostando dal viso i
capelli che il vento gli aveva spettinato.
-Siamo messi bene, eh?-
Zechs sorrise di rimando:
-Amore è tormento: più
ami e più soffri, ma forse è giusto così, perché per meritare una cosa
preziosa come l’amore bisogna fare dei sacrifici.-
Lo sguardo di Duo venne
distratto dal lampo di un gabbiano tuffatosi in acqua per ghermire un pesce.
-Forse non mi va di
sacrificarmi per una persona che non sa cosa farsene del mio amore.-
Lo sguardo di Zechs seguì
la linea di quello di Duo posandosi sull’acqua verde tornata placida dopo
che il gabbiano ebbe ripreso quota.
-Così giovane e già così
cinico…-
-Forse volevi dire
saggio??-
Zechs sorrise dolcemente
e gli occhi gli si riempirono di tenerezza:
-Forse volevo dire
saggio…-
I due ragazzi si
guardarono intensamente, e tra i loro corpi era quasi tangibile una rete di
sentimenti come comprensione, compassione, cordialità, affiatamento,
affinità.
Duo era perso nel celeste
chiarissimo degli occhi di Zechs, tanto che ad un certo punto le parole
uscirono dalle sue labbra spontaneamente:
-Ma se io adesso ti
baciassi, la tua reazione potrebbe essere molto violenta?-
Zechs non rispose, ma si
sporse in avanti, appoggiando le pallide mani ai lati dei fianchi di Duo e
gli sfiorò la mandibola con un bacio leggero, sussurrando:
-Non credo…-
Duo strofinò
delicatamente la guancia contro quella del giovane principe, lasciando una
scia di minuscoli baci partendo dallo zigomo fino a giungere alle soffici
labbra socchiuse; inizialmente fu solo uno sfiorarsi quasi impercettibile,
che poi si trasformò in qualcosa di più sensuale, quando Duo sporse la punta
della lingua infilandola tra le labbra di Zechs chiedendo implicitamente il
permesso di spingersi oltre.
Zechs acconsentì, bramoso
di assaporare e farsi assaporare, rispondendo al bacio con intenso
desiderio.
Quando i due finalmente
si separarono erano senza fiato e avidi di qualcosa di più, gli occhi resi
lucidi dalla passione, le labbra golose che si cercavano a vicenda
incontrandosi in baci sempre più voluttuosi.
Ma improvvisamente Zechs
riacquistò lucidità e si allontanò da Duo, allungando un braccio dinanzi a
sé per tenere lontano quel corpo invitante e tentatore.
-Scu.. scusa… io non lo
so cosa mi sia preso… non volevo approfittarmi di te!-
Duo rimase inebetito per
qualche istante, dopodichè scoppiò in una fragorosa risata, rotolandosi
sulla sabbia e andando a finire con la testa in grembo a Zechs.
-Ho detto qualcosa di
molto spassoso?-
Il pilota del Tallgeese
non capiva il motivo di tanta ilarità: Duo tremava e singhiozzava nel
tentativo di trattenere sciocche risatine, agli angoli degli occhi gli si
erano formate piccole lacrime di gioia e la luce del suo sorriso faceva
impallidire il sole.
-No, no… nulla di
spassoso…, Duo portò lo sguardo sul bellissimo viso che lo sovrastava, ma
non sono abituato a questo tipo di discorsi e comportamenti
cavallereschi!!!-
Un ulteriore accesso di
risa interruppe il discorso di Duo, che strinse gli occhi sotto lo sguardo
un po’ oltraggiato di Zechs; presto però il giovane principe fu contagiato
dall’ilarità del ragazzino e i due si ritrovarono a ridere come pazzi.
Zechs si asciugò gli
occhi col dorso della mano e sospirò, chinandosi su Duo e baciandolo
delicatamente, amichevolemnte sulle labbra. Duo lo trattenne afferrandolo
per la nuca e prolungò il contatto, facendo poi schioccare le labbra
allentando la presa sul collo del giovane tenente.
-Mi ha fatto bene averti
incontrato, Duo Maxwell, sussurrò il giovane a un soffio dal viso dello
Shinigami, avevo uno smisurato bisogno di ridere.-
Il pilota del Deathscyte
si sollevò leggermente e appoggiò il capo sul petto di Zechs.
-Senti, andiamo a fare
una nuotata?-
Zechs strabuzzò gli
occhi:
-Ma io non ho il
costume!!!!-
Duo si alzò in piedi
facendo sollevare anche Zechs che lo sovrastava di oltre trenta centimetri e
sul suo visino furbo si disegnò un’espressione colma di sensuale malizia:
-Appunto!!-
**OWARI**
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