Hana e Ru mi hanno fatto notare che nelle ultime fic ho un po’ trascurato il ‘lato fisico’, quindi ho pensato di farmi perdonare con ‘Love in an elevator’, scritta per sfogare i bisogni animaleschi di due sani adolescenti in fase di crescita...e in piena tempesta ormonale! ^^ Come al solito mi tocca dire che Hana e Ru non sono miei...ma si appartengono a vicenda, vero Inoue-sensei? ^^
Love in an elevator di Cily
I kinda hope we get stuck Nobody gets out alive […] Love in an elevator Lovin’ it up when I’m going down (Love in an elevator – Aerosmith)
“Dai, Kitsune, accompagnami!!” Hanamichi tirava la manica della leggera maglietta di Ru con fare capriccioso. “No” “Ma cosa ti costa? Facciamo un salto da lei, la salutiamo, parliamo per una mezz’oretta e torniamo a casa! È questione di poco tempo!” “Hn” “Ci ha chiesto di andare a trovarla...Non vedo perché dovremmo rifiutare! Dopotutto è mia madre!!” Si stava stufando. Glielo aveva chiesto con le buone per non litigare come al solito, ma con quella stupida volpe non si poteva ragionare! Sua madre si sentiva molto sola da quando lui e la Kitsune erano andati ad abitare insieme e pochi minuti prima aveva telefonato ad Hanamichi, chiedendogli di poterli vedere. Sakuragi era contento di vedere sua madre dopo più di un mese (trascorso tra impegni di ogni genere: scuola, basket, allenamenti extra, sistemazione dei mobili nell’appartamento, sesso...)e, quando si presentava l’occasione, quella volpe insensibile si rifiutava di collaborare!! “Infatti. È tua madre. Non vedo perché dovrei venire anche io” “Ma perché sei sempre così stronzo? Mia madre ci invita da lei per passare un po’ di tempo insieme e tu rifiuti? Sei un bastardo egocentrico, Rukawa!!” Hanamichi uscì veloce dal soggiorno, raggiunse la camera da letto e vi si chiuse dentro sbattendo la porta. Per assicurarsi che "quel bastardo egocentrico" capisse che era davvero offeso, uscì dalla stanza, rientrò e sbattè la porta ancora più forte. ‘Il Do’aho deve essere proprio arrabbiato. Non è normale prendersela tanto per questa storia! Conoscendolo mi terrà il muso fino a domani...’ Kaede si alzò dal divano e alzò la cornetta del telefono.
***
“Do’aho. Apri la porta” la voce del volpino suonava tranquilla. “No!” fu la capricciosa risposta proveniente dall’interno della stanza. Non gliel’avrebbe data vinta...Almeno non subito. Non solo era offeso perché quell’antipatica volpe artica si era rifiutata di accompagnarlo a fare visita a sua madre, ma anche perché ci aveva messo un sacco di tempo (6 minuti e 21 secondi, per essere precisi) prima di decidersi ad andarlo a cercare per fare pace. “Do’aho, non fare il bambino” “Lasciami in pace! Devo prepararmi per andare da mia madre!” sbottò il rossino sempre barricato in camera. “D’accordo” Hanamichi sentì dei passi allontanarsi dal corridoio. Se ne stava andando. Aveva rinunciato a fare pace. Aveva GIÀ rinunciato a fare pace. E cosa voleva dire ciò, se non che a quella baka kitsune non importava niente di lui? Hanamichi era più che incredulo. Era molto incredulo. Era un incredulissimo Hanamichi arrabbiato. Ringhiò alla porta e spalancò l’anta dell’armadio, cercando qualcosa da mettersi per uscire.
*** Rukawa udì la chiave della camera da letto che girava nella serratura. Si voltò nella direzione della stanza in questione e vide Hanamichi, vestito di un paio di jeans chiari e una camicia leggera con i primi due bottoni slacciati. I capelli erano pettinati con cura. Era evidente che voleva presentarsi bene davanti alla madre. Il rossino non lo degnò di uno sguardo e, a passo deciso, si diresse verso l’ingresso, si sedette sul pavimento e si infilò le scarpe. Mentre apriva la porta, si ritrovò la mano di Kaede sulla sua, che stringeva la maniglia. Sbuffando, girò il capo per dire al suo ragazzo che non aveva nessunissima intenzione di stare a casa e che sarebbe andato a trovare sua madre anche senza di lui, ma le sue labbra vennero bloccate da quelle della Kitsune che inizialmente sembravano intenzionate a baciarlo, ma che in realtà di fermarono a pochi centimetri dalla bocca di Hanamichi e si mossero lentamente, bisbigliando due parole: “Ti accompagno”. Hanamichi sorrise. Gli si illuminarono gli occhi e abbracciò Kaede, che ricambiò il gesto affettuoso. Sakuragi non voleva chiedere spiegazioni del suo cambio di decisione...Gli stava bene così. Kaede l’avrebbe accompagnato e sua madre non ci sarebbe rimasta male. I due ragazzi si baciarono e, quando Kaede infilò una mano sotto la camicia del rossino, quest’ultimo, staccandosi dal bacio, disse: “Non possiamo…Siamo in ritardo...Mia madre ci aspetta per le...” “L’ho avvisata” rispose tranquillamente Rukawa, iniziando a baciare il collo del suo ragazzo. “E cosa le hai detto?” chiese Hanamichi, continuando a subire la piacevole tortura delle labbra dell’altro lunga la gola. “Che avremmo tardato” Il rossino sorrise e, dopo aver chiuso con un piede la porta dietro di lui, si avventò sulla bocca del suo ragazzo, facendolo sdraiare sul pavimento dell’ingresso...
***
Hanamichi stava per citofonare, quando si accorse che il portone era accostato. Lo spinse con decisione e, dopo essere entrato, tenne una mano a bloccare la porta, in modo da far passare anche la volpe che, dopo avergli regalato un mezzo sorriso, si diresse verso l’ascensore. Schiacciò il pulsante per chiamare la cabina e subito su un piccolo quadrante alla sua destra prese a lampeggiare la scritta rossa "OCCUPATO". Intanto Hanamichi gli si era avvicinato e gli aveva sfiorato la mano con la propria. Nel giro di pochi secondi la porta automatica si aprì e i due ragazzi entrarono nella cabina. Il rossino azionò il pulsante per il settimo piano e la porta si chiuse davanti a loro. L’ascensore partì e iniziò a spostarsi verso l’alto. “Mi raccomando, Kitsune. Sii socievole con mia madre, okay? Non fare lo scontroso e non rispondere a monosillabi come al solit...” Kaede aveva bloccato la sua tremenda parlantina soffocandolo con un bacio. Inizialmente Hana voleva spingerlo via (ma gli pareva il caso? O il luogo adatto?), ma quando sentì la lingua premere contro le sue labbra, i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire. Socchiuse la bocca e con la propria lingua prese a cercare quella di Kaede, quando un sordo rumore metallico li bloccò. Si staccarono l’uno dall’altro. Dopo qualche secondo di silenzio, realizzarono che la cabina non si muoveva più. Subito lo sguardo del rossino cadde su un quadrante che lampeggiava: "Guasto momentaneo. Attendere." Passarono i minuti. Uno...Due...Tre...Quattro... Trascorsero dieci minuti e la cabina era ancora nelle stesse condizioni. “Dannazione! Maledetto ascensore del cacchio!!” ruppe il silenzio Sakuragi. “Do’aho. Non prenderla in modo così tragico” disse con calma Rukawa. “Uffa...Chissà quanto ci metteranno per far ripartire questa baracca! L’ultima volta è tornato in funzione dopo due ore e mezza! E pensare che i tecnici avevano detto di averlo sistemato! Tsè, non ci si deve fidare!” “Potremmo trovare un passatempo” Hanamichi lo scrutò in viso e, dopo pochi secondi, comparve sul suo volto un sorrisetto malizioso. “Niente male come proposta, volpe. In effetti avrei un’idea per rendere l’attesa meno noiosa...” Appena scorse un sorriso di assenso da parte di Rukawa, il rossino lo spinse contro la parete dell’ascensore e lo baciò. La sua lingua trovò la bocca del compagno già dischiusa e prese ad accarezzare quella di Kaede con la propria. Intanto le mani di Hanamichi si intrufolarono sotto la maglietta di cotone del moretto, accarezzando gli addominali scolpiti. Il bacio si spostò sul collo, facendo sospirare di eccitazione Kaede, che si sentiva leccare sensualmente la pelle sottostante all’orecchio. Accompagnate da un mugolio, le labbra di Hanamichi si chiusero attorno al morbido lobo, incominciando a succhiarlo lentamente. Kaede venne percorso da un lungo brivido emozionato. Gli sembrava di essere stato colpito da un fulmine: era stordito e attraversato da scariche di eccitazione quasi...elettrica. Complice di tutta questa "emozione" era il luogo. Non lo avevano mai fatto in un posto del genere...finora si erano limitati al letto e al tavolo della cucina...Poteva sembrare una stupidaggine, ma la consapevolezza di fare l’amore in un posto simile, lo eccitava da morire. Inconsapevolmente, spinse il bacino contro Hanamichi, come per intimargli di muoversi. Sakuragi sorrise maliziosamente, mentre le sue mani si avvicinavano alla vita dei pantaloni. Fece scorrere le dita lungo una coscia coperta dai jeans primaverili e, avvertito un altro sospiro, si decise a portare le mani alla cerniera, mentre la bocca si occupava di nuovo di quella di Kaede. Purtroppo per loro, i pantaloni di Rukawa si allacciavano con una serie di bottoni. La volpe si maledisse mentalmente di aver indossato proprio quel paio, ma Hanamichi risolse subito il "problema". Con urgenza le sue dita afferrarono il metallo dei bottoni, slacciandoli uno alla volta, con grande impazienza. In realtà il rossino voleva far soffrire un po’ il suo ragazzo, rallentando l’operazione e sentendosi chiamare, sentendosi dire che "lo voleva subito"... Ma alla fine, anche il Tensai aveva ceduto alla passione e le sole parole che gironzolavano nel suo cervello erano: "Kaede" e "subito". Slacciato l’ultimo bottone, fece scivolare i pantaloni lungo le magre gambe di Kaede e, subito, le dita di Hanamichi scesero verso il basso e si persero dentro i boxer attillati, ormai troppo stretti. Accarezzarono distrattamente l’interno di una coscia e si chiusero sul membro eccitato di Kaede, che mugugnò qualcosa di incomprensibile. Il rossino prese a torturarlo, sfiorandolo e accarezzandolo lentamente, ma quando la voglia di unirsi alla sua Kitsune prese il sopravvento, gli calò i boxer con decisione e, mentre Rukawa si girava per dargli le spalle, lui si abbassò i jeans e la biancheria. Sakuragi si impossessò immediatamente del collo del compagno, che aveva disteso le braccia, appoggiando le mani alla parete e, mentre le sue labbra giocavano con il collo di Kaede, una mano prese ad accarezzare la coscia destra del moretto, accrescendo l’eccitazione di entrambi. Le dita scendevano fino al ginocchio, per poi risalire lentamente, sfiorando il fianco. Intanto il volto di Sakuragi scendeva verso il basso, fino ad arrivare all’apertura tra i glutei. Con un sorriso, separò le natiche e la leccò appena, sentendo il corpo di Kaede sussultare. Stava per farlo di nuovo, quando Rukawa lo fermò. “Hana...ora...” Se Hanamichi avesse continuato così, sarebbe venuto in quel modo. Un modo meraviglioso, è vero...ma desiderava unirsi completamente al suo Do’aho...e, osservando la sua scimmietta rossa, chiunque avrebbe intuito che pensava la stessa cosa. Inumidì tre dita con la lingua e iniziò a prepararlo, facendo attenzione a non fargli male. Nel frattempo, il rossino gli lasciava piccoli baci sul collo, a volte indugiando in alcuni punti, succhiando piano la pelle. Rukawa gemeva piano, mentre l’eccitazione e la fretta crescevano dentro di lui. Ad un tratto, Hanamichi ritirò le dita e, dopo aver bisbigliato al suo ragazzo “Eccomi, amore”, entrò in lui. Subito iniziò a spingere, lasciando che le braccia di Kaede opponessero resistenza contro la parete. A poco a poco la vista della kitsune iniziò ad annebbiarsi e il piacere cominciò a crescere con il ritmo delle spinte dentro di lui. Quando Hanamichi arrivò al punto più sensibile, Ru dovette mordersi il labbro inferiore per non gridare l’estasi che provava. Sakuragi, che gli aveva intimato di girare la testa per poterlo baciare, se ne accorse e, con voce roca, gli sussurrò all’orecchio: “Parla, Kaede. Voglio sentire quello che provi...” Il moretto liberò il labbro dalla stretta dei denti. Non gli importava più di essere sentito da qualcuno. L’unica cosa che gli interessava era stare con il suo Do’aho. Ogni spinta era accompagnata da gemiti e sospiri da parte di entrambi. Il ritmo era assecondato dal bacino di Rukawa, che cercava sempre maggior contatto con Hanamichi. “Ah...Hana...” “Kaede…” “È...ah...bellissimo...” “Tu...sei...bellissimo...” Hanamichi assestò una spinta più decisa delle altre, facendo tremare di piacere il compagno. “Han...ah…ancora...” “Mmh…sì…” “Ah...non...fermarti...ah...” Il ritmo andò aumentando e, a un affondo più intenso, vennero entrambi, gridando il nome l’uno dell’altro. Con il respiro affannato, Hanamichi uscì dal corpo di Kaede ed entrambi appoggiarono la schiena alla parete, prendendo fiato ad occhi chiusi. Il primo a riprendersi dalla stanchezza post-attività-fisica fu Rukawa, che prese a osservare il Do’aho, appoggiato alla sua spalla. Gli passò una mano tra i morbidi capelli rossi e, subito, Hanamichi aprì gli occhi. Lo guardò per qualche attimo, poi chiese: “A cosa pensi?” ‘A quanto ti amo...’ “Che abbiamo fatto molto rumore” mentì il volpino. “Che vuoi che sia! Adesso tutto il condominio sa quanto il Tensai Sakuragi ti fa goder...” Stonk. Il Tensai Sakuragi non aveva finito la frase, dato che il Volpino Rukawa lo aveva zittito con un pugno. “Ma sei impazzita, volpaccia?!” si lamentò il rossino, massaggiandosi la guancia colpita. “Non dire cose oscene” si giustificò l’altro. “Grr... Vieni qua baka kitsune!” Ma prima che si potesse avventare su di lui, un rumore metallico lo bloccò. Lentamente l’ascensore aveva ripreso a muoversi. Hanamichi si sollevò i pantaloni e la biancheria, intimando all’altro di fare lo stesso: “Sbrigati, volpaccia!! Dobbiamo rivestirci prima che si fermi la cabina e si aprano le porte!! “Hn” e afferrò i boxer, tirandoli verso l’alto.
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“Hanamichi! Kaede! Vi aspettavo per le cinque e mezza, ma sono già le... Ma che vi è successo?!” esclamò tutto d’un fiato la signora Sakuragi. La donna, dopo aver scrutato i loro abiti stropicciati e i loro visi arrossati, sui quali ricadevano ciocche di capelli in disordine, li fece entrare, attendendo di venire a conoscenza di quanto era accaduto. “Ehm...è una lunga storia, mamma...” balbettò il rossino, imbarazzato. “Dai, dimmi tutto!” insistette la donna, divorata dalla curiosità. “Ehm...” Sakuragi non sapeva proprio che cosa dirle... “Siamo rimasti bloccati in ascensore…” venne in suo aiuto Kaede. “…e c’era molto caldo quindi siamo un po’ sudati e...” cercò di continuare Hanamichi. “Mi dispiace, ragazzi! Quell’affare non ha mai funzionato bene!” spiegò la signora Sakuragi. Poi, una volta sedutasi sul divano insieme ai suoi ospiti, aggiunse, tentando di mascherare il fatto che aveva capito tutto: “Spero che non vi siate annoiati…” “No...mamma...non ci siamo annoiati per niente...”
=Owari=
La storia di questa fic è stata travagliata…dato che è andata distrutta o persa per ben tre volte! Evidentemente qualcuno non voleva che la pubblicassi! ^^;; Ma niente e nessuno mi impedisce di scrivere una fic, soprattutto se serve a far felici Hana e Ru! >_< Un bacio a Kara, che mi tirava su di morale ogni volta che la ff faceva i capricci: GRAZIE ZWILL! ^*^ |