LOST PARADISE - 2

Di Unmei

Konzen che si faceva portare in giro dove lui voleva, senza nemmeno doverlo trascinare: quella sì che era una cosa speciale. Il cucciolo di scimmia era estasiato dalla novità, e fu un concentrato d'energia; per fortuna il dio era abituato a correre dietro al suo animaletto, così non si stancò a percorrere in lungo e in largo giardini, viali alberati e boschetti e tutti i luoghi speciali che Goku aveva in mente di mostrargli. L'unico momento tranquillo fu quando finalmente si fermarono su un prato fiorito a riposare un po', mangiando dei dolci comprati per strada. Dopo Goku si stese tra i fiori, pretendendo che anche il suo custode lo facesse, mettendoglisi accanto, e prese a indicargli le nuvole che passavano lente sopra di loro.

"Guarda, quella assomiglia alla zia Kanzeon."

"Direi di no….. tanto per cominciare ci vorrebbe una nube temporalesca."

"E quella lì invece sembra proprio il vaso che ho rotto la settiman- …..ops!"

"Vaso? Forse quello che è misteriosamente scomparso e che tu asserisci essere stato rubato da un sinistro ninja che ti aveva neutralizzato con dei nikuman narcotizzanti?"

"Ehm…..eheheheh…… credo di sì."

Goku rabbrividì sotto lo sguardo di Konzen, aspettandosi uno scappellotto, qualche severo rimproverò nonché il ritorno immediato a casa, con consegna per almeno una settimana.

"Umph….. era un vaso orribile."

"Eeehh? Vuol dire che non mi sgridi?"

"Se proprio ci tieni….."

"No no! Va bene così, grazie!"

Konzen chiuse gli occhi, poi ne dischiuse uno per sbirciare Goku accanto a sé. Il piccoletto doveva essersi già lasciato tutta la brutta storia alle spalle, vista la sua spensieratezza; non pensava più allo scherzo che qualche ora prima lo aveva letteralmente terrorizzato. Il dio però non poteva dire la stessa cosa di sé; l'inquietudine gli era rimasta addosso e trovava preoccupante l'idea di perdere di vista il bambino. Che sciocchezza agitarsi così per uno scherzo della vecchia. Sempre che di scherzo si trattasse….. no, no, che pensiero stupido! Doveva esserlo sicuramente, era tipico da parte sua fare di tutto per metterlo in difficoltà, e se veramente avesse voluto portagli via quella scimmietta iperattiva lo avrebbe fatto comunque, anche contro il suo volere. Ma anche se non aveva dubbi sulla natura del gesto, e sui motivi di esso, non si sentiva capace di lasciar cadere la questione: era stato costretto a riflettere sull'importanza che Goku aveva nella sua vita e su quanto ormai fosse vano dirsi che lui non aveva bisogno di compagnia. Chiuse gli occhi riposando, e lasciò che il bambino giocasse ancora un po', sfogando le sue energie correndo e facendo capriole. La giornata era stata densa e se il bambino si fosse scatenato ancora un po' c'era la speranza che la sera sarebbe stato tranquillo, andando a dormire senza tante storie. E a proposito di dormire, un sonnellino non gli sarebbe dispiaciuto: quel posto era tranquillo, il calore del sole piacevole e l'erba fresca, profumata. Guardò ancora una volta Goku, che osservava incantato la coccinella che gli camminava su un dito, e pensò che lui non era mai stato così spensierato ed allegro. Anzi, gli sembrava di non essere nemmeno mai stato un bambino, ma chissà perché aveva la sensazione che da quel momento in avanti avrebbe vissuto di riflesso una parte dell'infanzia della sua scimmietta.

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~

Con una giornata così bella gli sarebbe piaciuto uscire; stare in giro a giocare, divertirsi, ridere. Invece tutto ciò che poteva fare era stare alla finestra, annoiandosi e invidiando chi aveva la possibilità di fare ciò che preferiva della propria vita. Nataku si chiedeva come sarebbe stato essere una persona normale, e non il cosiddetto Principe della Guerra. Era sicuro che non sarebbe stato così dolorosamente solo, così prigioniero; le persone intorno a lui non lo avrebbe guardato con quel misto di paura e disprezzo che avevano sempre negli occhi quando li volgevano su di lui. Non avrebbe più dovuto combattere, uccidere e stare così male, portando nel corpo e nell'anima le ferite delle battaglie, senza pace nemmeno nel sonno, perseguitato dagli incubi. Anche essere un umano debole e mortale sarebbe stato preferibile, se ciò gli avesse dato la libertà. Pensò alle tante cose che avrebbe potuto fare, a come si sarebbe sentito leggero e privo di preoccupazioni e provò una fitta di tristezza, quasi di nostalgia, per quella vita che poteva solo immaginare, sognare, desiderare. Oh, sì, se avesse potuto vedere un suo desiderio realizzato sarebbe stato quello: essere come tutti gli altri, essere un'altra persona.

Il ragazzo inspirò a fondo l’aria quasi estiva, tentando di scacciare i pensieri mesti; non è che fosse sempre infelice e così demoralizzato, ma la malinconia sembrava volersi sfogare tutta insieme, di tanto in tanto. Forse non poteva fare nulla per cambiare la sua situazione: essere il dio della guerra era il suo destino, il suo scopo, l'unica ragione per cui gli era permesso d'essere in vita e mai gli avrebbero permesso altro….. ma per quel pomeriggio almeno poteva sottrarsi a tale ruolo.

Poteva sgattaiolare fuori dal palazzo, cercare il suo amico Goku, passare qualche ora con lui e rientrare ancor prima che suo padre tornasse. Con un po' di fortuna potevano sorprendere l'Imperatore Celeste addormentato sul suo trono per l'ennesima volta, così anche Goku avrebbe avuto l'occasione di scarabocchiargli il viso. Gli parve una trovata meravigliosa e un sorriso gli illuminò il volto, facendolo sembrare ancora più giovane. Pregustò la bella giornata che lo aspettava, ma quell’assaggio di gioia, quell’idea di libertà furono le uniche cose che poté avere, perché quando si voltò vide proprio il suo severo genitore, in piedi sulla soglia. La felicità gli cadde dal cuore, come la luce gli scomparve dagli occhi.

"Padre! Oh….. non vi aspettavo così presto."

"Per oggi ho concluso i miei impegni."

Disse freddamente l'uomo, senza degnare di troppa attenzione il figlio, ignorando la sua espressione malinconica. Un padre terribile, indifferente e crudele che nemmeno lo considerava un figlio, e questo in fondo al cuore Nataku lo sapeva, anche se continuava disperatamente a negarlo, reprimerlo. Voleva sperare che l'uomo fosse semplicemente severo, restio a esprimere il suo affetto. Ma sicuramente gli voleva bene….. doveva volergli bene. Se fosse stato lui a fare il primo passo, si disse Nataku, se avesse tentato una volta di più ad avvicinarsi a suo padre con rispettosa insistenza ma senza essere invadente, forse qualcosa sarebbe accaduto. Gli sarebbe bastato un cenno gentile, qualche parola, un po' d'attenzione che andasse oltre i suoi successi sul campo di battaglia. Parlò con tono allegro, ma deferente, e con il sorriso sulle labbra.

"Padre, se allora non avete altri affari….. avreste voglia di uscire per una passeggiata con me? Siete sempre così indaffarato, e sarebbe bello se per una volta - "

"Il fatto che io sia tornato prima non significa che non abbia altro da fare. Non disturbarmi, Nataku, e dedicati allo studio invece di perdere tempo in questo modo. Ricorda sempre quali sono le tue responsabilità, prima di tutto."

"…..sì, padre."

Fu la fioca risposta, scoraggiata e rassegnata; Nataku non fece un altro tentativo mentre suo padre gli passava oltre e andava a chiudersi nello studio. L'infinita tristezza che provò era quella di sempre, quella a cui era abituato, ma non per questo era più facile da sopportare.

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~

Konzen si svegliò con un peso sullo stomaco, dovuto al fatto che la piccola scimmia di cui doveva prendersi cura aveva pensato bene di usarlo come una poltrona ed era andata a sederglisi addosso, cavalcioni. Per l'esattezza era stata proprio suddetta scimmietta a destarlo, ripetendo il suo nome mentre con le piccole dita gli solleticava le guance. Quando il dio aprì gli occhi fissò con aria confusa il bambino, che ridacchiò divertito, perché di tutte le espressioni che aveva visto passare sul volto del suo tutore quella era davvero inedita.

"Beh? Si può sapere cosa sono tutte queste libertà?"

Chiese in tono vagamente seccato, puntellandosi sui gomiti e stupendo se stesso perché nonostante fosse stato un po' brusco non aveva ancora allontanato da sé il piccoletto. Solo fino a pochi giorni prima lo avrebbe fatto all'istante, rimproverandolo e magari aggiungendo un pugno in testa per buona misura, e ora invece non ne aveva alcuna voglia. Si augurò che il rammollimento fosse solo momentaneo, perché temeva quali avrebbero potuto essere altrimenti le conseguenze: l'immagine di un se stesso prono a tutti i capricci della scimmietta fu sufficiente a fargli rizzare i sottili capelli alla base della nuca.

"Era un po' che dormivi."

Spiegò il bambino angelicamente, come se quella fosse una risposta sensata. Konzen l'accettò lo stesso, avendo già rinunciato a spremere un po' di logica da quella testolina.

"Andiamo a casa adesso, credo non manchi molto al tramonto."

Disse, scostandolo da sé e alzandosi, ma Goku gli prese immediatamente la mano e alzò il viso verso di lui.

"Aspetta, voglio farti vedere ancora una cosa, prima di tornare. Vieni!"

Lo guidò ancora, sicuro e spedito; i suoi passi tanto veloci che sembrava si stesse trattenendo dal correre. Si infilarono in un cortile deserto, fermandosi infine davanti a quello che sembrava un piccolo rifugio costruito inespertamente con materiali di recupero. Goku si inginocchiò, facendo cenno a Konzen di imitarlo.

"Allora, vuoi dirmi cosa c'è? Guarda che sto perdendo la p-"

"Un momento….. guarda! Micini, micini!"

Chiamò, sbirciando dentro al riparo; qualche istante soltanto, poi due gattini ancora cuccioli zampettarono fuori, rispondendo al richiamo con sottili miagolii. Andarono a strusciarsi affettuosamente contro Goku, che aveva un sorriso più luminoso che mai e sembrava al settimo cielo.

"Non sono bellissimi? Abbiamo fatto amicizia da un paio di settimane: ho dato loro un po' da mangiare e si sono affezionati subito."

"Ragionano un po' come la tua testa, allora."

Il ragazzino ignorò il commento sarcastico; prese in braccio uno dei due animali, color della neve, e lo porse a Konzen. Il dio accettò diffidente il micio che quasi gli stava tutto in una mano e l'animale lo annusò circospetto prima di decidere che il nuovo arrivato era di suo gradimento. Strusciò la testa contro il suo petto, alla ricerca di coccole o di qualche bocconcino e fece fusa rumorose quando due dita scesero a grattarlo con delicatezza dietro le orecchie. Goku assisteva estasiato, e carezzando a sua volta l'altro gatto, che sembrava una tigre in miniatura.

"Possiamo portarli a casa, Konzen? - e prevenendo le obiezioni dell'adulto aggiunse in fretta - Penserò a tutto io, non ti daranno fastidio neanche un po'!"

"E pensi di esserne capace?"

"Certo! Non ti dovrai preoccupare di niente….. e poi sono bravissimi, vedrai che ti ci affezionerai. Gli ho anche già dato un nome! Questo che ho in braccio è Shinamon, e invece…..ops!"

Goku si era zittito all'improvviso, con un leggero rossore sulle guance.

"Beh? Come si chiama quest'altro?"

"Uh….. non so se te lo posso dire!"

"Perché?"

"E se poi ti arrabbi?"

"Secondo te potrei arrabbiarmi per una sciocchezza simile?"

"Non si sa mai….. delle volte te la prendi facilmente!"

"Insomma, che nome ha questa bestiaccia?"

"Konzen."

Disse infine il bambino, quasi sottovoce e arrossendo ancora di più. Abbassò gli occhi e solo dopo qualche istante sbirciò il dio da sotto la frangia. Non sembrava particolarmente furente, il che era buon segno….. però chissà, forse stava sobbollendo e aspettava solo di esplodere.

"Prego? Forse non ho capito bene."

"Ehm…. L'ho chiamato Konzen. Perché è tutto bianco come il tuo vestito….. e ha dei begli occhi. Beh sì, sono azzurri, non come i tuoi, ma sono belli lo stesso. E la prima volta che l'ho visto gli ho pestato la coda e poi lui mi ha graffiato quando ho provato ad accarezzarlo."

Concluse pensieroso, riscontrando nell'accaduto una qualche somiglianza con il suo incontro con il dio.

"Povera bestiola - se l'appellativo fosse riferito al gatto o al bambino non fu specificato - Ed ora ci vai d'accordo?"

"Oh, adesso sì! Ti prego, portiamoli con noi! Era già da qualche giorno che volevo chiedertelo, ma ero un po' insicuro. Poi Tenpou mi ha detto di provare, e che ti avrebbe fatto bene avere dei cuccioli per casa….. ha parlato di una cosa chiamata pet therapy."

"Immagino. Muoviti ora, si è fatto tardi, ed esigo che per ora di cena tu abbia preparato quel che serve per alloggiare i due parassiti. Se ti occuperai di loro c'è almeno la speranza che lascerai in pace me."

Il dio era tornato al suo abituale io burbero, ma Goku non ne sembrò dispiaciuto e fissò Konzen sorridendo. Era ancora troppo entusiasta per la bella giornata passata insieme e troppo pieno di gioia per le rassicurazioni piene d'affetto che aveva ricevuto per prendere sul serio quelle parole. Anzi, le avrebbe considerate in ogni caso il suo particolare modo di dargli il benestare.

"Grazie."

Un attimo dopo aver pronunciato questa parola Goku si sporse verso il suo tutore, che era ancora accucciato vicino a lui, e fece qualcosa che non aveva mai osato prima. In realtà non ci aveva mai nemmeno pensato, però ora gli venne così spontaneo che sarebbe stato impossibile frenarsi. E perché poi avrebbe dovuto? Era semplicemente un atto di pura tenerezza, di gratitudine e gioia spensierata: un bacio caldo e affettuoso sulla guancia. Il bacio di un bambino, che ebbe l'effetto di paralizzare sul momento il dio altero e tanto più grande di lui.

[Che fai adesso, Konzen?]

Si chiese.

Lo sgridi e gli dai un pugno in testa per averti sbavato addosso? Anche se effettivamente la scimmia non ha sbavato per niente e le sue labbra così tiepide e morbide sono state piacevoli.

Fai finta di niente e t'incammini dicendogli di sbrigarsi? Tanto non ci resterà male, dovrebbe esserci abituato….. e se però invece avesse addosso ancora un po' di spavento e finisse con lo sviluppare qualche trauma?….. e poi chi la sente, la vecchia?

E provare a ricambiare il bacio?…..per tutto il pantheon buddhista, no! Il sommo Konzen Douji non se ne va in giro a baciare le scimmie! È antigienico, è fuori dal mondo, è del tutto…..

Konzen interruppe quella poco onorevole sequela di ipotesi, tra l'altro iniziata nella sua testa senza che lui ne avesse il minimo controllo, quando i suoi occhi si posarono sul visetto interrogativo di Goku. Si rese conto allora di aver preso quel gesto con un'agitazione esagerata e del tutto inopportuna, e insolita per lui. In verità le cose insolite erano ormai diventate quotidianità, quindi supponeva di non poterle più definire tali.

"Konzen? C'è qualcosa che non va?"

"Torniamo a casa, sbrigati - rispose il dio - Devi preparare un posto dove dormire alle due palle di pelo; non voglio che posino le loro zampe sulle poltrone, men che meno sul mio letto. E naturalmente insegnerai loro a non sporcare in giro e a tenere le unghie lontane dai mobili….. Altrimenti i gattacci finiranno a dormire sul balcone, e tu con loro."

Dettando tali disposizioni cercò di mantenersi il più austero possibile, ma si accorse immediatamente di non stare per nulla intimorendo il suo animaletto. Ripensandoci, ormai era tardi per sortire su di lui un tale effetto con semplici parole, specialmente quando queste erano palesemente un bluff. Sospirò rassegnato e arruffò i capelli scuri del ragazzino, che, con il suo strofinarsi soddisfatto contro la sua mano, sembrò anche lui un gattino piuttosto che la solita scimmia.

~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~

"E' davvero cambiato, non trovi?"

L'estemporaneo commento di Tenpou, dopo più di mezz'ora di quieto silenzio, scosse Kenren dal suo tranquillo torpore. Riposavano assieme sotto un ciliegio fiorito, l'uno semidisteso, con gli occhi chiusi e le braccia incrociate dietro la testa, l'altro leggendo, la cravatta più allentata del solito e alcuni petali rosa che gli si erano infilati tra i capelli.

"Cosa?"

"Oh, lo sai."

"Tenpou, per qualche strano motivo, nonostante tutto, non sono ancora completamente capace di leggerti nel cervello."

"Konzen, intendo."

"Ah. Beh, non ne ho idea, lo conosco da poco."

"Mi sembra che il suo carattere sia migliorato molto."

"Vorresti dire che una volta era peggio di così? Possibile?"

"Kenren, non essere sgarbato."

"Ma che ho detto?"

"E' più sereno. E più soddisfatto….. "

"Tu dici? A me sembra un orso bisbetico."

"L'altro giorno l'ho visto chiaramente sorridere, da solo e apparentemente senza motivo. Credo che lui non sapesse che lo stavo osservando…..comunque era un sorriso e non un sogghigno."

"Penso che mi metterò le mani tra i capelli e comincerò a correre in circolo urlando."

"Parli così solo perché non ti rendi conto della straordinarietà della cosa."

"Va bene, e dunque? Lo scopo di questo tuo discorso sarebbe…..?"

"Solo che mi sento molto più tranquillo per quello che riguarda lui. E' come se finalmente avesse trovato il suo giusto posto, ora che ha qualcuno a cui badare….. e che bada a lui."

"Mi sembri il genitore ansioso il cui figlio scapolo si è finalmente accasato."

"No no: più che ad uno scapolo accasato somiglia ad un ragazzo padre. E per questo un genitore ansioso andrebbe nel panico."

"Te l'ho mai detto che sei un tipo strano, Tenpou?"

I due decisero poi di passare casualmente dalle parti degli alloggi di Konzen, tanto per vedere come se la cavavano il genitore single e la scimmia adottiva. L'animaletto li accolse festosamente e subito presentò loro i nuovi membri felini della famiglia, mentre il dio sulle prime sbuffò un po', lamentando che ormai la privacy non esisteva più, ma già il fatto che li avesse fatti entrare significava che non era poi così seccato di vederli.

Goku era tutto preso a raccontar loro dei gatti, delle loro abitudini, dei giochi e del debole per il gelato alla vaniglia che andavano volentieri a leccargli dalle dita. Andò bene fino a quando la scimmietta narrò di come due giorni prima Konzen (il gatto) si era fatto le unghie sulla tappezzeria di paglia di riso, arrampicandosi poi sul muro fin quasi al soffitto. Kenren, dopo avere ascoltato, aveva cercato di mantenere un atteggiamento serio, ma aveva fallito miseramente, cominciando a ridacchiare occhieggiando verso lo scontroso dio biondo. All’ingenua domanda di Goku sul cosa ci fosse di tanto buffo, rispose:

"No, niente….. mi stavo solo immaginando una scena."

E anche se il bambino non comprese a che si riferisse, Konzen (il dio) lo capì benissimo e lanciò verso il generale il suo pesante calamaio di bronzo da collezione. Grazie ai suoi pronti riflessi di combattente Kenren riuscì a schivare quel proiettile, ma non poté evitare il successivo, e inaspettato, venendo preso in pieno da un micidiale zoccolo di legno.

Prima che il caos scoppiasse un valletto di Kanzeon Bosatsu bussò alla porta, avvisando che la divinità della misericordia desiderava conferire con il nipote. Prima che Konzen uscisse, non troppo entusiasta, per recarsi dalla vecchia scocciatrice, Goku lo fermò sulla porta trattenendolo per la tunica, guardando in su, verso di lui.

Se Tenpou e Kenren avessero visto i loro due amici nell’ultimo paio di giorni, avrebbero avuto modo di notare un certo lieve cambiamento nel loro modo di comportarsi l’uno verso l’altro, come se un'impalpabile barriera fosse stata rimossa; ma non li avevano visti e così ciò che avvenne li stupì non poco.

In risposta al richiamo di Goku, Konzen si chinò verso di lui lasciando che gli schioccasse un bacio sulla guancia; non ricambiò, né parlò, ma gli poggiò una mano sulla nuca per una carezza affettuosa e infine uscì.

Tenpou diede di gomito al compagno.

"Vedi? L’orso bisbetico si è ammorbidito."

"Ormai è diventato….. un micione! Ih ih, lo prenderò in giro finché campa."

Kenren scompigliò i capelli a Goku, lieto che finalmente ricevesse qualche manifestazione di tenerezza più tangibile da parte del suo padrone: l'amore era la cosa di cui più avevano bisogno i cuccioli. Il bambino accolse con un bel sorriso la sua mano, ma poi sul musetto gli comparse un’espressione dubbiosa, e fissò interrogativamente il suo fratellone.

"Ken-niichan, per favore puoi farlo ancora?"

"Eh?"

"Per favore, devo vedere una cosa!"

Anche se perplesso il generale acconsentì, stringendosi nelle spalle e scambiando un’occhiata con Tenpou. Fu poi a quest’ultimo che Goku si rivolse, pregando anche lui di fargli una carezza sulla testa. Ma anche il tocco del suo zietto sembrò lasciarlo confuso, e incrociò le braccia sul petto con espressione infantilmente concentrata, come se stesse cercando di decifrare un mistero.

"Vuoi dirci cosa non va, Goku?"

Chiese Kenren, accucciandosi per essere alla sua altezza, imitato un attimo dopo da Tenpou.

"Non lo so, non capisco….. non è la stessa cosa."

"Che intendi?"

"Le vostre carezze, e quelle di Konzen….. non sono la stessa cosa – si posò una mano sul petto, alla bocca dello stomaco – Quando Konzen mi accarezza mi sento strano qui….. non so come spiegare, è come se qualcuno mi stesse facendo il solletico da dentro. Però è bello, mi piace. Pensavo che sarebbe successo anche con voi, e invece no."

I due dei si guardarono, increduli ma fin troppo consapevoli di cosa quella sensazione significasse; potevano anche sbagliarsi, certo, però…..

"Tu….. tu senti una sensazione piacevole nella pancia quando Konzen ti tocca, stai dicendo."

"Uh uh!"

Annuì entusiasta il piccolo.

"Sempre?"

"Sempre! Credete che sia strano?"

"Ehm, no, non proprio in realtà. Solo che non ce lo aspettavamo. E a lui lo hai detto?"

"No. Dovevo?"

"NO!…..per ora no, va bene, Goku?"

Lui fece cenno di sì, guardando fiducioso i suoi amici. Sperava che gli spiegassero il mistero, rivelandogli il trucco con cui Konzen riusciva a farlo sentire così strano….. e ci riusciva persino senza toccarlo! A volte gli capitava anche quando pensava al suo padrone, magari mentre raccoglieva i fiori da mettere sulla sua scrivania, o gli dedicava un disegno.

E Goku non sbagliava: Tenpou e Kenren avrebbero potuto facilmente chiarirgli le idee e raccontargli un paio di cosette su come funzionano certi fatti, ma non sapevano se fosse il caso di affrontare l'argomento con lui. Forse sarebbe stato il caso di parlarne prima con Konzen e metterlo al corrente dei sentimenti del bimbetto che evidentemente non era poi così piccolo come lo consideravano. Probabilmente sarebbe stato più giusto se fosse stato Konzen stesso a spiegare tutto al bambino, anche se era una scena che non riuscivano proprio ad immaginarsi.

E se la cosa migliore invece fosse farsi da parte, e restare a guardare come si sviluppava quel sentimento, e dove avrebbe portato quei due? Perché Goku era ancora giovanissimo, sì, ma sarebbe cresciuto e avrebbe capito da solo, giorno dopo giorno, forse molto presto….. e Konzen non era poi così insensibile da essere completamente cieco ad un amore nascente. Il vero problema era come il dio avrebbe preso quel sentimento….. e le conseguenze della sua reazione, qualunque essa fosse.