*Serie: Saiyuki Gaiden

*Capitolo: 1/?

*Rating: PG

*Genere: ehm..… boh! Posso solo dire che non è angst.….per il momento!

*Ringraziamenti a Nefer e Ria che se la sono dovuta sorbire in anticipo. Thanks to Ria anche per aver suggerito il titolo, o io sarei ancora lì a pensarci (inchin!)

*Note: Questa fic è stata scritta per il compleanno del venerabile Sanzo. Inizialmente doveva essere one shot e angst….. però sarebbe venuta troppo lunga e non ce l'avrei fatta a finire per il giorno stabilito. Per di più una angst come regalo non è proprio una bella cosa ^^;; così ho deciso di dividere la fic in capitoli e di lasciare il primo un po' più puccioso, così da rendere il regalo canonico ^_^ .

LOST PARADISE

di Unmei

Ci sono delle volte in cui un uomo si deve semplicemente arrendere. A forze più grandi di lui, incontrastabili, incontenibili, implacabili. Che può fare un mortale davanti alla potenza di un terremoto, di un uragano, all’accanirsi del destino? È libero di lottare, ma infine non gli resterà che rassegnarsi.

Poi ci sono delle volte in cui anche un dio si deve arrendere….. e magari si fosse trattato di un semplice terremoto: quelli creavano molto meno caos, e nel complesso erano anche meno rumorosi. Così anche Konzen aveva deposto le armi: l’ordine meticoloso e lo splendore asettico del suo ufficio sarebbero rimasti solo nei suoi ricordi, il silenzio austero del suo appartamento sarebbe divenuto una perduta, leggendaria utopia. Se glielo avessero raccontato qualche tempo prima non ci avrebbe mai creduto…… lui, il sommo Konzen Douji, di cui tutti i servi avevano un sacro terrore e con cui gli altri dei non amavano avere a che fare….. lui, che credeva di essere temprato da anni di sopportazione verso quell’ermafrodita egotico e narcisista del suo unico parente….. lui ora doveva dichiararsi sconfitto dinnanzi ad un microscopico cucciolo di scimmia.

Alzando gli occhi dai documenti cui stava lavorando osservò Goku, steso a pancia in giù sul pavimento, intento a colorare. Era circondato da altri disegni già finiti, dai fogli appallottolati di quelli che non erano riusciti di suo gusto, da trucioli di matita, pastelli a cera e pasticche di colori. Il pavimento era disseminato di giocattoli, libri illustrati, più o meno la stessa situazione imperante nei suoi appartamenti….. con la differenza che quelli erano diventati un deposito anche per tutti gli oggetti che Goku trovava e che riteneva degni di attenzione: un sasso colorato o dalla forma strana, una foglia particolarmente grande, un rametto carico di fiori di ciliegio, lunghe penne perse da chissà quale uccellaccio….. ogni volta che tornava con uno di quei ‘tesori’ glielo mostrava come se si aspettasse di vederlo condividere il suo stesso entusiasmo. Allora lui sbuffava, lanciava un’occhiata distratta, diceva ‘sì, certo’ e tornava ai suoi affari.

Il fatto era che a Konzen non piacevano i bambini. Niente di personale, certo non li odiava, solo che non sapeva come relazionarsi con loro. Spesso avevano il vizio di essere troppo vivaci, imprevedibili, chiassosi e spontanei, fatti apposta per mettere a repentaglio l'equilibrio e l'ordine degli adulti. I primi tempi aveva sperato di poter domare Goku, di farlo diventare civile e posato, ma aveva già rinunciato anche a ciò.

D'un tratto il ragazzino si alzò e corse verso di lui, mettendogli davanti al naso il disegno appena finito: quel che sembrava un giardino, o un boschetto, con alberi sbilenchi, un ruscello ad attraversarlo e quale animale. Lui borbottò di lasciarlo lavorare in pace, e Goku lo tirò per la veste reclamando insistente un commento; dunque alzò gli occhi esasperato e disse che sì, era bello, e che sì, lo poteva appendere, e di farne un altro, così sarebbe stato tranquillo e silenzioso per un altro po'. Quando la piccola peste si ritrasse, il dio s'accorse che sulla stoffa candida erano rimaste impresse chiarissime le impronte azzurre e verdi delle sue mani. Già, doveva aver usato i colori a dita, ed ecco il risultato! Konzen strinse più forte il pennino e s'impose di far finta di nulla….. sperava solo che lo stress non finisse con il fargli perdere i capelli.

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"Oh, guarda! Il mio caro nipote! Sei stato gentile a venirmi a trovare."

"Mi hai fatto chiamare tu, o non sarei mai venuto."

"Sì, lo so….. tentavo di creare un'illusione di familiarità."

"E oltre all'avermi fatto chiamare, mi hai fatto attendere quasi due ore, prima di ricevermi."

"Ahhhh - la divinità liquidò la domanda con un vago cenno della mano - ho avuto un imprevisto. Non venirmi a dire che avevi del lavoro urgente da fare: non ci crede nessuno."

Konzen incrociò le braccia sul petto e assunse un'espressione feroce, che però non intimorì Kanzeon Bosatsu.

"Potresti dimostrarti un po' più gentile, visto che ti ho chiamato per farti un favore."

"Tu? Un favore? Non farmi ridere."

Fece con tono di scherno il nipote.

"Mhhh, sempre più scorbutico. Mi domando da chi tu abbia preso. Ad ogni modo, ciò che dirò probabilmente servirà a placare i tuoi sensibili nervi. Tempo fa mi eri sembrato piuttosto contrariato, dal fatto che ti avessi affidato Goku……"

"E vorrei vedere."

"Quindi, al contrario, ti sarà cosa gradita sapere che gli ho trovato un'altra sistemazione."

"….."

"Non dici niente?"

"Come, un'altra sistemazione?"

"Passi metà della giornata a correre dietro a quel bambino, e l'altra metà a lamentarti di ciò; per questo motivo non lavori più quanto un tempo….. e già prima non eri uno che si uccideva di fatica. Non vorrei che a lungo andare la tua personalità diventasse peggio di quel che è."

"E questo ti sembrerebbe un motivo valido?"

Inquisì Konzen, appoggiandosi alla scrivania con una mano e chinandosi per essere ad altezza d'occhi con Bosatsu, incredulo di quell'ennesima trovata.

"Personalmente sì, e non è nemmeno l'unico. Penso che forse non sia un bene far crescere quell'animaletto con te. Dopotutto un bambino per crescere sereno ha bisogno d'affetto, espansività, apprezzamento. Di un modello da seguire! Non credi sarebbe terribile, se seguisse te? Poi tu certamente di segni d'affetto ne concedi pochi. E, aggiungerei, necessita anche di un ambiente più favorevole di questo postaccio. Sai anche che non è molto ben visto, nel Tenkai, e così gli ho procurato una casa migliore. Gli ho trovato un'altra famiglia: lo riporteremo tra gli umani, avrà genitori amorevoli e dei fratellini: lui starà bene e tu potrai tornare alla tua solita vita, sei soddisfatto?"

Konzen non rispose subito. Era certo che se lui ora avesse espresso perplessità, dissenso, rabbia, la malefica zia avrebbe riso compiaciuta, svelando la trappola. Non era un piano particolarmente brillante, pensò…..anche l'ultimo degli imbecilli lo avrebbe capito al volo. Kanzeon non era soddisfatta del suo comportamento con il piccolo Goku, scostante com'era, e di certo non apprezzava i suoi tentativi di mantenere una facciata di distacco.

Un distacco apparente, questo ormai lo sapeva anche lui: s'era affezionato al bimbetto, a modo suo. Quella vecchia strega stava tentando di scatenare una reazione che scoprisse i suo sentimenti; sarebbe bastata una protesta, e avrebbe sogghignato. Lo avrebbe provocato ancora un po', e alla sua opposizione avrebbe svelato l'inganno e si sarebbe presa gioco di lui. Ah, che piano scontato! E probabilmente ci avevano messo il becco anche Tenpou e Kenren, se non fossero addirittura loro i padri dell'idea: troppe volte lo avevano stuzzicato, cercando di strappargli qualche parola tenera nei confronti della piccola scimmia.

Non avrebbe dato soddisfazione a nessuno di loro, e li avrebbe costretti ad una figura da idioti.

"Direi proprio di sì - fece, rizzando la schiena - Avresti potuto deciderti prima."

"Trovare la famiglia giusta a cui affidarlo non è stato poi così facile, cosa credi? Goku non è un ragazzino come gli altri. D'accordo allora….. dopodomani si trasferirà presso di loro; cerca di comportati bene con lui, in questo periodo, che almeno abbia un buon ricordo di te."

Kanzeon Bosatsu si limitava a sorridere e a fissarlo, senza dar segno di disappunto o stupore; il suo contegno tranquillo spiazzò Konzen. Evidentemente l'insopportabile ed esibizionista divinità aveva deciso di dargli sui nervi fino in fondo.

"Dopodomani? E perché dovrei aspettare ancora? Se avete trovato questa famiglia, e peggio per loro, mandatelo lì subito."

"Si vede che non capisci nulla di psicologia infantile. Un distacco così brusco potrebbe traumatizzarlo….. vai a capire perché, ma ti si è davvero affezionato, quindi sarebbe meglio che tu gli parlassi. Promettigli che andrai a trovarlo, e cose del genere."

"E che dovrei raccontargli?"

"Che non lo vuoi e per questo lo mandi via."

Konzen sentì un gelido disagio nel petto, e un muscolo della mascella fremere nervosamente per l'irritazione: non stava ottenendo esattamente la reazione prevista. Kanzeon avrebbe dovuto indignarsi per la sua freddezza e scaricargli addosso qualche insulto, non mostrare quieto compiacimento. Lo sfiorò il dubbio che l'idea di allontanare Goku fosse veritiera, ma dopo un attimo di riflessione risolse che l'atteggiamento placido facesse parte della messinscena.

"E perché mai dovrei pensarci io? L'idea è tua, fallo tu!"

"Dici sempre di essere il suo padrone, no? Quindi spetta a te. E adesso via, avanti: ho da lavorare, io."

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"Konzen, finalmente! Avevi detto che saresti stato via poco!"

Goku gli corse incontro non appena ebbe messo piede nella stanza, e alzò verso di lui un viso colmo d’aspettativa.

"Sono stato trattenuto inutilmente."

Rispose il dio, laconico, guardandosi intorno. La camera era in perfetto ordine, una vista a cui da tempo non era abituato. Prima di andarsene aveva ordinato al piccolo barbaro di rimettere a posto tutte le sue cianfrusaglie, ma senza sperare davvero che lo facesse….. già altre volte i suoi inviti a ridare un aspetto decoroso a quell’accampamento erano caduti nel vuoto. Tornò a squadrare Goku con sospetto, solo per vedersi gratificare con un enorme sorriso.

"Hai visto? Sono stato bravo!"

"Sei stato a malapena civile."

"E' noioso mettere in ordine, ma sapevo che se non l'avessi fatto subito mi ci avresti costretto poi, e non volevo perdere tempo, altrimenti saremmo arrivati in ritardo. Anzi! - esclamò con urgenza - dobbiamo sbrigarci! Ten-chan e Ken-niichan saranno già lì!"

Konzen si passò una mano sul viso, sentendo le spalle incurvarsi sotto un peso invisibile e improvviso. Il picnic! Se ne era completamente scordato….. e non era certo colpa sua se la sua mente tentava di cancellare a quel modo i pensieri sgraditi. Sentì Goku attaccarsi alle sue gambe e spingerlo, incitandolo a fare presto, e si scostò bruscamente; sedette su una poltrona ed aprì un libro con aria indifferente.

"Vai da solo, io non ne ho voglia."

L'espressione sul musetto della scimmia passò velocemente dall'allegria alla preoccupazione e allo sconcerto. Guardò il dio, domandandosi se avesse fatto qualcosa per offenderlo, ultimamente, senza trovare nulla che potesse giustificare quell'atteggiamento. Sì, certo, aveva messo in disordine ancora una volta la sua scrivania, aveva rovesciato senza volerlo un calamaio….. l'aveva fatto urlare un paio di volte, però non si trattava di nulla di straordinario; ormai non si arrabbiava più per cose del genere. O meglio, non si arrabbiava veramente..

Titubante gli si avvicinò.

"Però avevi promesso."

"Davvero? Probabilmente solo per far tacere te e togliermi dai piedi quegli altri due."

Rispose senza alzare gli occhi dalla pagina che stava fingendo di leggere.

"Non è giusto! Non puoi dire le cose e poi rimangiarti la parola!"

Questa volta aveva alzato la voce, e strinse la mani sul bracciolo della poltrona di pelle chiara.

"Senti, non ti sto vietando di andare, dico solo che io me ne resto qui."

"Senza di te non ci vado!"

Proclamò il bambino, e sedette a terrà lì dov’era, con le braccia incrociate sul petto e la testa cocciutamente bassa; un modo di fare che utilizzava quando si riteneva vittima di un’ingiustizia da parte del suo custode. Un torto più grave di una sgridata o uno scappellotto: solo se qualcosa feriva i suoi sentimenti si chiudeva in quel mutismo offeso. In quel momento si sentiva irritato con Konzen….. e confuso. Non riusciva a capirlo, a spiegarsi perché a volte fosse gentile e permissivo e poi d’un tratto di facesse freddo, quasi ostile, e senza alcun motivo apparente.

La divinità per un po' continuò ad ignorarlo, certo che presto il bambino si sarebbe stancato di tenere il broncio e sarebbe corso all'appuntamento con i suoi due amici. Aspettò un quarto d'ora, e poi ancora un quarto d'ora, ma la sua previsione venne disattesa.

"Farai tardi se continui a stare qui."

Goku non rispose, ma si voltò e gli diede le spalle, la testa sempre bassa. L'aveva già utilizzato quell'atteggiamento, pensò Konzen, ma non avrebbe funzionato ancora, assolutamente no, mai e poi mai, per niente al mondo, nemmeno se la piccola scimmia si fosse messa a singhiozzare.

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"Oh, finalmente, siete in ritardo di quasi un'ora!"

"Taci!"

Ringhiò Konzen all'indirizzo di Kenren, sentendosi semplicemente troppo furibondo per aggiungere alcunché, o solo per sopportare un'altra frase dell'irritante generale. Davvero ben poca efficacia avevano avuto i suoi propositi educativi; di quel passo il bambino si sarebbe convinto che un po' di capricci fossero sufficienti per averle tutte vinte, cosa che poteva rivelarsi disastrosa….. se non peggio. Si propose di diventare più rigido con Goku, che dopotutto non era più così piccolo da poter pensare di vivere senza regole, esibendo i suoi occhioni luccicanti ogni qual volta desiderasse qualcosa.

"Konzen?"

Il suo nome chiamato da una voce sottile, e una mano lo tirò per la mano, per attirare la sua attenzione.

"Hai visto com'è bello qui?"

….. chissà perché doveva sempre sorridergli a quel modo, chissà come riusciva ad amare così tanto la vita, ad essere entusiasta di ogni cosa, a scorgere la bellezza là dove lui non vedeva nulla. Goku lo guardava speranzoso, desiderando solo che gli dicesse un sì, e si capiva che la sua risposta avrebbe determinato molto, nella felicità di quella giornata.

Konzen emise un mezzo grugnito a labbra chiuse, che avrebbe potuto essere un sì come un no, lasciando libera l'interpretazione, e marciò fino all'ombra di un albero, ove sedette e si nascose dietro al libro che aveva portato con sé.

Ben presto però leggere si rivelò impossibile: c'era la voce sempre troppo alta di Goku, le palle di quello stupido gioco chiamato 'baseball' che gli passavano pericolosamente vicino, le risate di Kenren, e i commenti esasperanti di Tenpou, che sedeva poco distante da lui. Chi mai aveva messo in giro la diceria che i picnic fossero rilassanti, e il contatto con la natura piacevole?

Rilassante e piacevole era un bagno profumato, un pomeriggio da solo a leggere sul terrazzo, o a dormicchiare in poltrona davanti alla scrivania invece di lavorare….. patire il caldo in compagnia di tre barbari non lo era!

…. Due barbari ed un semi-civilizzato; questo a Tenpou poteva concederlo.

"Konzen, qualcosa non va? - domandò proprio l'unico compagno che possedeva un certo senso dell' educazione - E' da quando sei arrivato che hai un'aria….beh…… sembri peggio del solito."

Ma Konzen non gli diede retta, e voltò rapidamente una pagina, che doveva ancora finire di leggere, solo per dare l'idea di quanto non lo stesse ascoltando. Tenpou non demorse.

"Sei forse impensierito per l'affidamento di Goku alla nuova famiglia?"

Il libro quasi gli cadde dalle mani; immediatamente alzò gli occhi e li fissò su Tenpou, che lo scrutava di rimando con uno sguardo crucciato.

"Lo vedo così allegro e spensierato….. ancora non gli hai detto che dovrà andare via, vero?"

"E' come pensavo, l'insopportabile vecchiaccia ha coinvolto anche te in questo scherzo idiota."

Tenpou sembrò basito dalla risposta il cui tono grondava sarcasmo.

"Konzen, non so che idee ti sia messo in testa, ma non è uno scherzo - si affrettò a chiarire, preoccupato - Kanzeon Bosatsu ha avvisato anche me e Kenren….. Dovrai dirglielo con delicatezza, e rassicurarlo, perché per lui sarà un trauma, questa separazione. Anzi, credo che dovresti fare il possibile per impedirla: forse sei ancora in tempo."

Concluse tristemente. Avrebbe voluto aggiungere che lui e Kenren si erano inutilmente opposti a quella decisione, ma lo ritenne scontato.

"Piantala, Tenpou. Non attacca."

"Spiegami allora che motivo ci sarebbe dietro uno scherzo del genere!"

"Lo stesso per cui la strega mi ha affidato Goku: prendersi gioco di me! Sapevo che dietro a questa trovata dovevate esserci anche tu e quel tizio intollerabile (tra parentesi, hai degli amici davvero atroci!). Spiacente per voi ma vi è andata male. Non l'ho voluta io, quella peste, e tanto meglio se se ne va: così la mia pressione tornerà su livelli normali."

"Non posso credere che tu dica sul serio."

"Credi ciò che ti pare."

Konzen non aggiunse altro, e lo sguardo di Tenpou si incupì. Erano parole cattive quelle, che sperava Goku non dovesse mai sentire.

"Mi auguro allora che tu non abbia a pentirti di ciò che ora stai dicendo….. perché Goku ti mancherà, quando sarà andato via. Forse non te ne sei reso conto, ma da che è con te sei cambiato. È la prima volta che ti prendi cura di qualcuno, e il fatto che questo qualcuno sia tanto vivace ha dato una scossa anche a te. Da il nome che gli hai dato posso dire che hai compreso l'essenza di quel bambino; lui, senza nemmeno rendersene conto, riesce a cogliere i veri sentimenti delle persone, dietro le apparenze, e se ti vuole tanto bene deve aver capito che anche tu gliene vuoi. Sebbene tu sia molto bravo a nasconderlo."

"Visto che capisci tutto così bene perché non te lo porti a casa tu, allora?"

Non era completamente nelle intenzioni di Konzen essere così duro e indisponente, ma lo infastidiva a morte che qualcuno tentasse di analizzare i suoi sentimenti e pensieri, specialmente quando quel qualcuno li reinterpretava poi a proprio piacimento. Lo trovava un atteggiamento offensivo e invadente, cui purtroppo la gente spesso sembrava essere appassionata; che lo fosse anche Tenpou era però particolarmente sgradevole, visto che lo considerava uno dei pochi con il quale valesse la pena di parlare.

Tra i due si fece il silenzio, e Konzen non tornò al suo libro. Seccato dalla discussione non aveva nemmeno più voglia di far finta di leggere e finì col distrarsi, senza nemmeno accorgersene, osservando Goku. Continuava a correre, giocare e saltare, instancabile, spensierato, felice….. certo se avesse avuto attorno amici della sua età sarebbe stato molto meglio. Ma in tutto il Tenkai il solo coetaneo era Nataku, e quello sfortunato ragazzino era più che mai tenuto come un recluso dal suo detestabile padre. A malincuore dovette ammettere che ciò, in fondo, era per lui un sollievo: Li Touten non aveva fatto mistero del suo disprezzo per Goku e per il piccolo eretico sarebbe stato pericoloso continuare a frequentare il dio della guerra. Egoisticamente parlando, era molto più sicuro tenere lontani l'uno dall'altro i due bambini, per non peggiorare la situazione di Goku, guardato con ostilità dalla quasi totalità degli dei. Il fanciullo era così candido e buono di cuore che non sarebbe mai riuscito ad afferrare il perché di tanto rancore nei suoi confronti, e l'essere separato apparentemente senza un motivo dal suo amico doveva essere per lui fonte di dolore. D'altra parte Konzen preferiva non spiegargli il motivo di tanti pregiudizi: la verità avrebbe acuito il dolore….. avrebbe creato vera amarezza, spento la fiducia e forse dato origine a sua volta all'odio, un sentimento con cui Goku non doveva avere nulla a che fare. Inoltre il biondo dio non credeva di poter dare una spiegazione su qualcosa che nemmeno lui capiva, e che non sapeva giustificare se non con l'immensa ottusità degli abitanti del Tenkai.

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Fino all'imbrunire si protrasse il picnic e con le ore la tensione tra Tenpou e Konzen parve sciogliersi, grazie anche all'intervento ignaro e allegro di Goku, che riuscì a distrarli e coinvolgerli prima nel gioco chiamato baseball e poi nella ricerca di quadrifogli. Alla fine la scimmietta riuscì addirittura a trovare una piantina che possedeva ben cinque foglie, e fu insopportabilmente entusiasta per almeno un'ora.

Cenarono nell'appartamento di Tenpou, e Konzen costrinse Goku ad un bagno prima di mangiare perché, asseriva, era in condizioni pietose. Goku non capiva che ci fosse di male in un po' macchie d'erba sui pantaloni e di terra sotto le unghie, ma obbedì alla strana pretesa.

Infilò abiti puliti, mandati a prendere da un cameriere, si abbuffò di gelato ed infine si addormentò di botto sul divano, e la questione del suo allontanamento non venne mai sfiorata. Konzen colse l'occasione per defilarsi e tornare nei propri appartamenti appena Goku ebbe preso sonno, evitando così il rischio di altre fastidiose inquisizioni da parte di Tenpou….. e probabilmente anche di Kenren, che di sicuro non avrebbe potuto fare a meno di dire la sua. Prese in braccio il piccolo addormentato, che soddisfatto sospirò nel torpore, e in fretta tornò a casa. Dopo averlo messo a letto si concesse anche lui un bagno per togliersi di dosso quella giornata che gli era parsa infinita. Si accorse che nel complesso essa era stata pesante e sgradevole, che l'espressione e le parole di Kanzeon Bosatsu lo avevano perseguitato per tutto il tempo, appena sotto la soglia della sua percezione. I bambini aveva bisogno di calore, sorrisi, carezze, era vero….. come lo era anche ciò che aveva detto Tenpou: lui non era particolarmente brillante nel dimostrare affetto. Però ne provava, dannazione, e se sapevano questo, dovevano sapere anche che non era possibile costringerlo all'espansività con trucchi da operetta.

Quando una mezz'ora dopo tornò nella stanza da letto trovò Goku seduto sul materasso, abbracciato al cuscino: lo accolse con un sorriso ed un saluto vivace, a cui lui rispose con un'alzata di sopracciglia.

"Oh, ti sei svegliato. Faresti meglio a rimetterti a dormire, o domani chissà cosa ci vorrà per farti alzare."

"Ma ora non mi sento più tanto sonno!"

"Mettiti giù e chiudi gli occhi, ti addormenterai di sicuro."

"Non ho voglia! Preferisco giocare….. o disegnare."

"Tanto tra dieci minuti spegnerò la luce, e ti converrà essere sotto le coperte in quel momento, o passerai la notte fuori dalla porta."

Goku osservò Konzen sciogliersi i capelli e guardò affascinato la lunga cascata dorata ricadergli sulla schiena. Ne era ancora attratto come il giorno del loro primo incontro, e silenziosamente giunse alle spalle del suo padrone, sfiorò le ciocche con mano leggera, attento a non combinare danni. Konzen voltò leggermente la testa verso di lui, guardandolo con la coda dell'occhio; quando Goku notò che il dio aveva preso la spazzola tese la mano verso di essa.

"Posso farlo io, Konzen? Posso….. per favore?"

Aggiunse, sperando che uno sfoggio di buone maniera potesse giocare a suo favore. Un tentativo abbastanza inutile, da parte sua. Il dio tornò a voltarsi dall’altra parte.

"Scordatelo. Di sicuro mi ritroverei calvo nel giro di un minuto."

"Farò piano, non ti strapperò nemmeno un capello. Davvero!"

L’altro nemmeno gli rispose, ma l’indifferenza non era sufficiente a far demordere il ragazzino.

"Se me lo permetti, dopo starò zitto e andrò subito a dormire. Giuro!…..Allora? Eh?"

Konzen sospirò, rassegnato, anche se non era chiaro se lo fosse per l’insistenza dell’animaletto o per la propria tendenza a cedere. Senza guardare porse la spazzola a Goku e si sedette per essere alla portata del bambino, che accolse il muto invito con una sottile risata di deliziato trionfo.

Il dio si aspettava di dover subito protestare per la scarsa delicatezza del selvaggio, di dovergli strappare la spazzola e fare da solo….. ma con suo stupore sentì che usava estrema delicatezza e attenzione. Nello specchio, di tanto in tanto, poteva osservarne il viso mentre spazzolava e accarezzava i suoi capelli, con espressione intenta ed ammaliata, come se poterli toccare fosse un privilegio molto speciale. In effetti, lo era.

Konzen non era il tipo da prestarsi a certe cose, inoltre non apprezzava il contatto fisico, specialmente che qualcuno si mettesse a giocherellare con le sue superbe chiome. Però il tocco di quelle piccole mani era piacevole….. rilassante, tanto da ritrovarsi a pensare che forse avrebbe potuto permettere al bambino di occuparsi altre volte di quell'incombenza.

"Come sono lisci – commentò Goku, sollevandoli e lasciandoli ricadere – e morbidi. E lunghissimi….. mi piace toccarli, sai?

Konzen fece finta di non sentire e continuò a fissare lo specchio, ma non poteva dire che tali commenti ingenui e sinceri gli dispiacessero. In realtà facevano piuttosto tenerezza, persino a lui. D’un tratto Goku infilò la testa vicino la sua, al di sopra della spalla, sistemandosi sopra i propri quei capelli che trovava tanto interessanti, e si scrutò anche lui nello specchio.

"Cosa ne pensi? Come sto biondo?"

Chiese, estremamente serio. Konzen dovette davvero trattenersi dal ridere, questa volta.

"Sembri uno strano esemplare scimmia bionda. Di scimmia urlatrice, direi."

Goku, oltraggiato, protestò vivacemente, sordo alle ingiunzioni al silenzio del suo custode. Si zittì di colpo, più che altro per lo stupore, solo quando questi lo sollevò tra le braccia e marciò fino al suo letto, ove lo scaricò poco cerimoniosamente, facendolo rimbalzare un paio di volte sul materasso. L’offesa svanì di colpo lasciando spazio all’ilarità.

"È stato divertente Konzen! Me lo fai rifare?"

"Dormi."

Rispose l’altro seccamente, infilandosi a sua volta sotto le lenzuola.

"Per favore! Una volta sola!"

"Ho detto dormi, o ti butterò giù ancora una volta, ma dalla finestra."

"Allora domani! Domani possiamo rifarlo, vero?"

"Va bene, va bene. Ed ora chiudi il becco."

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In tarda mattinata Konzen stava lavorando ad una montagna di documenti che aveva lasciato da parte nelle ultime settimane. Non aveva problemi ad ammetterlo: detestava avere a che fare con la burocrazia, per cui tendeva a far accumulare il lavoro nella speranza che questo imparasse a sbrigarsi da solo. Purtroppo ciò pareva non accadere mai, lasciandolo infine con la scrivania sommersa dalle scartoffie e i nervi a fior di pelle. Quel giorno però, e ne era stupito lui per primo, lavorare non era spiacevole, anzi….. quasi rilassante nella sua quieta monotonia. Goku si era ritagliato un piccolo spazio, seduto di fronte a lui, e concentratissimo era impegnato nei compiti che gli aveva dato: il bambino sapeva leggere discretamente, ma riguardo la scrittura commetteva ancora troppi errori, per non parlare della grafia estremamente sgraziata. Di tanto in tanto l'allievo si interrompeva e chiedeva un consiglio, o andava da lui a mostrare l'esercizio finito, sperando di ricevere una lode, e sorrideva compiaciuto quando la otteneva. Non solo per soddisfazione personale, ma soprattutto perché gli faceva piacere che Konzen fosse contento di lui, che gli sorridesse facendogli un complimento. Era certo più piacevole, e meno pericoloso, vederlo così che imbronciato, intento a sbraitare e rimproverarlo….. anche se ormai aveva capito che le arrabbiature di Konzen di solito svanivano anche più in fretta di quanto nascessero.

Quel giorno non sembrava destinato ad essere diverso dagli altri, ma la tranquillità dei due venne turbata all’improvviso quando Kanzeon Bosatsu entrò senza preoccuparsi di bussare, comportandosi al solito come fosse il padrone di casa.

"Oh….. vedo un’atmosfera rilassata da queste parti. Goku, credevo che l’avresti presa peggio. Ed io che per addolcirti ti avevo anche portato un bastoncino di zucchero….. beh, immagino però che ti faccia piacere lo stesso. Su, vieni a prenderlo."

Prima che Konzen potesse dire qualcosa per fermarlo Goku, goloso come ogni cucciolo, corse verso l'inaspettato regalo senza covare alcun sospetto. Non ne aveva alcun motivo, d'altra parte, anzi: aveva sempre considerato con simpatia Bosatsu. Così non fece troppo caso quando le sue mani gli si posarono sulle sue spalle, tenendolo presso di sé, mentre lui assaggiava il dolciume.

"Magari prima di andare sarebbe il caso di dare una tosata a questa zazzera, che dici, nipote? Tanto per dargli un'aria meno selvatica."

"Lui è selvatico, e sta benissimo così."

"Sarà come dici. E tu Goku, non sei emozionato al pensiero della tua nuova casa?

"La mia nuova casa? - fece lui, ignaro, e poi: - Vuol dire andiamo ad abitare da un'altra parte, Konzen?"

La divinità della misericordia sogghignò con un tocco di perfidia che risultò più molesto del solito.

"Non glielo hai ancora detto? Dimenticavo….. eri convinto che stessi scherzando. Lo sei ancora, mio caro?"

Konzen rispose con uno sguardo tanto freddo e malvolente che avrebbe facilmente frantumato un blocco di marmo. Non era minimamente intenzionato a perdere la partita.

"In ogni caso avevi detto che lo avresti portato via per domani."

"Oh, no. Avevo detto che per domani lo avrei affidato alla sua nuova famiglia, ma avevo intenzione di venirlo a prendere oggi, per passare un po' di tempo con lui. Dopotutto non ne ho avuto molte occasioni, finora. Non lo avevo specificato?"

"No. Decisamente no."

"Ma chissà dove avevo la testa."

Il tono canzonatorio stava dando terribilmente sull'anima a Konzen, che sentì le dita formicolare dal desiderio di stringersi al collo di una certa insopportabile parente. A Goku, invece, d'improvviso le mani posate sulle sue spalle non sembrarono più gentili, anche se il loro tocco non era cambiato. Spaventato da quel discorso lasciò cadere il bastoncino di zucchero e tentò di divincolarsi, sperando di poter andare a nascondersi dietro la figura protettiva del suo custode, ma fu un tentativo inutile: la stretta che lo tratteneva era imbattibile, solo apparentemente lieve.

"Beh, anche se non gli hai detto nulla, non importa. Tra poco lo scoprirà da solo….. ora lo porto via. Non disturbarti a fare i suoi bagagli, tanto non ne avrà bisogno."

"Konzen!"

Implorò Goku, turbato dal non capire cosa e perché stesse accadendo, terrorizzato dall'idea di dover andare via senza nemmeno sapere dove, di essere separato dal dio che si prendeva cura di lui. Ma ciò che lo spaventava ancor di più era proprio vedere Konzen immobile….. senza dubbio irato, ma che nulla faceva per riprenderselo.

"Konzen! Che succede? Dove mi vuole portare? Io voglio stare con te!"

***

Leggere il panico sul viso del ragazzino, e i suoi occhi spalancati che lo guardavano come se riponesse il lui tutta la fiducia del mondo, lo turbava in maniera dolorosa. Non riusciva a vederlo così infelice, qualcosa nel suo cuore si ribellava, gli mozzava il fiato.

"Fai il bravo bambino, Goku. Konzen a quanto pare non ha il tempo o la voglia di occuparsi di te….. e poi il posto dove andrai ti piacerà molto di più che questo insulso, vuoto e monotono Tenkai. Non saresti contento di avere dei fratellini con cui giocare, e dei genitori sorridenti e allegri, invece di questa specie di orso scorbutico? Avevi detto di stare bene, fra gli umani….. non sei felice di tornare fra loro?"

"No! No, ora voglio stare qui! A casa mia!"

La voce di Goku stava per spezzarsi, nella frustrata disperazione. Konzen sentiva tutti i muscoli irrigiditi; nonostante i suoi piedi sembrassero intenzionati a muoversi da soli per portarlo fino alla sua scimmietta, l'orgoglio cieco ancora lo tratteneva. Ricorda, si diceva, sta solo cercando di prendersi gioco di te, come se non l'avesse fatto già abbastanza….. e le sta provando tutte per farti cedere.

"Konzen!"

Pregò ancora il piccolo, tendendo le braccia verso il dio, e Kanzeon Bosatsu gli accarezzò la testa.

"Non serve chiamarlo in questo modo, bimbetto. Konzen già sapeva che dovevi andare via, ed è d'accordo. Giusto, nipote? Hai detto che ne eri felice."

"Non è vero! Non ci credo!"

Strillò Goku, guardando ancor più inconsolabilmente verso il suo padrone, deciso a non prestare fede a quelle parole, ma con una nuova paura che lo attanagliava. Perché Konzen stava lì fermo, senza parlare….. non negava, non faceva nulla, come se davvero non gli importasse. Al bambino vennero in mente, tutte in una volta, le volte che il dio lo aveva sgridato, si era arrabbiato, lo aveva punito….. le volte in cui gli aveva fatto perdere la pazienza, che gli aveva disobbedito, che aveva rovinato i suoi documenti facendone aeroplanini. Forse non c'era da stupirsi che Konzen desiderasse la sua partenza, e il comprendere questo lo rese ancora più triste; fece svanire l'energia che aveva fino a quel momento impiegato per opporsi a Kanzeon. Gli mancarono le parole mentre l'ermafrodita lo guidava verso la porta, sussurrandogli incoraggiamenti che però non servivano a farlo sentire meglio. Non voleva andare via senza salutare Kenren, Tenpou, Nataku….. non voleva andare via così, anche se ormai era troppo tardi per farsi perdonare. Cercò di voltarsi e guardare indietro, quando ormai era già sulla soglia; la voce gli uscì strozzata dalla rassegnazione.

"Scusa se mi sono comportato male a volte, ma io voglio vederti ancora! Konzen…. verrai a trovarmi? Ogni tanto, per favore….."

Le parole si persero mentre Bosatsu lo guidava lungo il corridoio, chiudendosi la porta alle spalle. L’angoscia sul viso della sua scimmiotta….. la fiducia con cui gli si era rivolto, e il senso di tradimento che doveva aver provato, il suo sguardo sperduto…… erano cose che Konzen non avrebbe mai scordato. Ma ormai giunto a quel punto non poteva tornare indietro: aveva costretto l’insopportabile parente all’angolo, e anche se questa avesse voluto prolungare la finta di qualche giorno, nascondendo Goku a casa sua, molto presto avrebbe dovuto svelare l’inganno. Il bambino avrebbe dovuto pazientare solo un po’ (pazienza era un termine inadeguato, quando si trattava di sopportare la brutta vecchia) e poi glielo avrebbero riportato e tutto sarebbe tornato alla normalità.

…..quando, di preciso, avere Goku intorno era diventato ‘la normalità’?

Konzen non lo sapeva, né gli interessava; voleva solo godersi l’intervallo di pace, passare qualche notte di sonno tranquillo, e senza risvegli traumatici dovuti a mocciosi che si mettevano a saltellare sul suo letto. Decise, molto razionalmente, di rimettersi alla scrivania e tornare al lavoro. Questo, almeno, fu l’ordine che il cervello impartì al suo corpo. Invece si ritrovò a percorrere il corridoio a passo di carica, furente, e poco dopo aveva strappato Goku a Kanzeon. L’ermafrodita, che non aveva tentato la minima opposizione, lo guardò e sorrise indefinitamente, mentre egli teneva possessivamente a sé il bambino .

"Qualche problema, nipote?"

"Ascoltami bene, vecchia vipera! Non mi interessano le idee imbecilli che prosperano e si moltiplicano dentro la tua testa, né mi importa dei tuoi detestabili modi di sfuggire la monotonia. M’è indifferente pure che tu mi dia il tormento, visto che sciaguratamente ci sono abituato. Ma lascia fuori Goku da tutto questo! Stai alla larga da lui, non ti permetto di confondere le sue già sgangherate idee, di spaventarlo o ferirlo. Se hai voglia di tormentare un animaletto indifeso, tormenta il tuo!"

(Jiroshin, da qualche parte: "Etciù!")

Il sorriso di Kanzeon Bosatsu si era fatto più aperto e, se possibile, più provocatorio. Incrociò le braccia sul petto, apparentemente non intenzionata a condurre di nuovo via il bambino. Adorava vedere il caro nipote perdere le staffe: sembrava tanto più vivace e genuino, quasi quello fosse il vero io che covava sotto le ceneri dell’apatia. Senza dubbio l’atteggiamento abulico con cui si era trascinato in giro per anni era solo il risultato di un fattore ambientale, la risposta all’habitat stagnante in cui era sempre vissuto. Probabilmente se l’avesse costretto ad una vita più stimolante il suo carattere avrebbe subito una metamorfosi sbalorditiva. E se quella sfuriata era un assaggio di ciò che era capace, meschino l’uomo che si fosse trovato dinnanzi alla sua rabbia.

"Oh, attento, ragazzo mio: se gridi così ti scoppierà una vena. Fai come credi, anche se è triste vedere che ormai sei fiacco al punto di porre le tue obiezioni a scoppio ritardato."

Lui le piantò in viso un cipiglio tremendo, ma non disse più nulla. Se ne andò con passo svelto tenendo strettamente per mano Goku, che faticò per stargli dietro. Il bambino non disse nulla, nemmeno quando furono nuovamente nella loro camera, però lo sguardo con cui fissava Konzen sembrava urlare. I suoi occhi erano spauriti, lucidissimi di lacrime trattenute; quando sbatté le palpebre esse infine caddero, ormai più simbolo di sollievo che di tristezza. Questa volta Konzen non ce la fece a essere duro, indifferente o solo a comportarsi come se nulla fosse accaduto. Si accucciò davanti al bambino, per poter essere alla sua stessa altezza, e gli poggiò una mano sulla testa, carezzando piano i capelli bruni.

"Avanti, è tutto a posto….. Resti qui, hai capito? Basta lacrime - e con la mano libera le terse via velocemente, in modo un po' goffo, poco abituato ad un gesto simile. Parlava con voce severa solo in apparenza - Era uno stupido scherzo che la strega ha voluto farci, non credere chissà che e non darle altre soddisfazioni oltre a quella dell'esserci cascato."

"Sì."

Rispose Goku semplicemente, a bassa voce, annuendo. Ciò che avrebbe dovuto essere buon segno, ma il tono spento non piacque al dio. Non era avvezzo a rincuorare le persone, non sapeva cosa dire di preciso per sollevare il morale del ragazzino. Sospirò e tentò una cosa che non aveva mai fatto in vita sua.

"Mi….. dispiace….. di non essere intervenuto prima e d’aver lasciato che dicesse quelle cose, non immaginavo che si sarebbe spinta a tanto."

"Non….. non era la verità giusto? Non saresti felice se…."

"Se fosse stato mio desiderio avrei già trovato il modo di mandarti via. Ma se sei ancora qui è perché è questo ciò che voglio….. oh, maledizione, non fare quella faccia! Sono contento di averti tra i piedi, mi piace averti con me, ecco cosa sto cercando di dire, d’accordo?"

Goku annuì vigorosamente e finalmente sorrise; anche Konzen si sentì sollevato, e da ciò capì di aver provato senso di colpa….. strana sensazione, fino ad allora sconosciuta. Quella era la prima volta che teneva così tanto ad una persona da dispiacersi d'averla ferita, la prima volta in cui si rendeva pienamente conto della sensibilità del suo protetto e di quanto egli si fosse legato a lui. O, più precisamente, di quanto lo fossero l'uno all'altro. Non aveva più voglia di tornare dietro alla scrivania, ormai. Per Goku fu un’incredibile e meravigliosa sorpresa il fatto che per una volta fosse Konzen a proporre di fare una passeggiata.

 

…..fine cap. 1