NOTE: fanfiction scritta in un momento di follia! Si prega di non uccidere l'autrice dopo aver letto codesta roba... Ammetto che il titolo c'entra relativamente con la storia... ma se mettevo quello alternativo pensato in partenza era troppo facile e si capiva tutto subito!!^^ e io adooooro torturare tenendo sulle  spine!!!

Buona lettura e preparatervi a rimanere shockati dalla mia demenzialità

 

 


Lost memories

parte I

di Eny


 

Un giorno come tanti, un giorno come se ne vedono tanti alllo Shohoku: i soliti battibecchi tra le due matricole che ora sembrano più battutine tra amici che veri e propri sprezzanti insulti. I soliti colpi che da tempo, ormai, non porcurano neppure un livido, gli scleri e le sfuriate del capitano che, purtroppo per i due ragazzi, non si adattano al cambiamento, rimanendo spietate e tremendamente dolorose.

-Goriiiiiiiii!!!! Mi hai fatto male!!! Dannazione invece di giocare a basket dovevi fare il pugile!!! Porco juda!! continui così e mi ritrovo il cranio sfasciato!!!- rimbrottava il rossino mentre si dirigeva verso la manager per eseguire i soliti fondamentali.

Rukawa lo seguiva con lo sguardo. Ormai da tempo avevano seppellito l'ascia di guerra quei due, le loro, si fa per dire, risse, ora erano solo un piacevole passatempo. Un modo per ammazzare il tempo e una maniera tutta loro per comunicare.

Un giorno come tanti insomma...

Come al solito gli allenamenti si conclusero verso sera e tutti distrutti si dirigevano verso gli spogliatoi decantando la piacevole sensazione di una bella dormita dopo un allenamento tanto massacrante, la meravigliosa sensazione di infilarsi sotto la doccia lasciandosi avvolgere dal getto caldo dell'acqua che trascinava via con se fatica e sudore.

Ognuno quella sera sarebbe tornato a casa dalla famiglia, per chi viveva con loro, e dai loro cani e gatti chi invece viveva da solo. Hanamichi e Rukawa viveano entrambi da soli. Nessuno ne sapeva il motivo esatto, girava voce che Hanamichi fosse orfano, qualche volta per esigenza aveva dovuto sbottonarsi sull'argomento, ma senza entrare nei dettagli. Rukawa invece, si presumeva che dato il suo carattere preferisse vivere da solo con i suoi ritmi senza essere condizionato dagli orari dei genitori. Solo supposizioni dunque, in relatà nessuno realmente sapeva il perchè Hanamichi vivesse realmente solo, un tipo esuberante come lui avrebbe dovuto preferire la vita di famiglia che quella di matusa come Rukawa. Bene o male il volpino passava tutto il giorno ad allenarsi e dormire, era naturale che la solitudine gli piacesse, ma per Hanmaichi restava un mistero. Le voci, come già detto, lo volevano orfano e, come già detto, Hanamichi non si sbottonava certo sull'argomento preferendo le sue sparate a ben più utili spiegazioni.

-Sakuragi, mi servirebbe il tuo indirizzo e numero di telefono, la tessera sportiva ti viene recapitata a casa, serve per avere sconti su qualsiasi attrezzo sportivo.- spiegò il coach al ragazzo che stava uscendo. Di tutti aveva recapito telefonico e indirizzo. Tutti meno di Sakuragi...

-Mi spiace nonnino, lascialo al fermo posta... purtroppo per oscure ragioni a casa  non arriva mai nulla, nonostante le ripetute lamentele, se qualcuno deve spedire qualcosa lo lascia al fermo posta, passo a ritirarlo poi, per quanto riguarda il telefono, non ce l'ho. Devono ancora fare l'impianto di fili nella mia zona. Comunque, fattela recapitare qui la roba, poi me la consegni.- rispose distrattamente sistemandosi meglio la borsa e cercando al suo interno l'orologio che trovò a fine conversazione.

-Capisco...- commentò Anzai con una punta di scetticismo. Effettivamente il coach avrebbe voluto capire un po' meglio la situazione del ragazzo con quella conversazione, ma il rosso, di proposito o no, non gli aveva dato ad intendere nulla sulla sua vita privata e questo addolorava Anzai che ormai considerava Hanamichi, come tutta la squadra del resto, una sorta di figlioccio e constatare che comunque Hanamichi non gli confidava nulla, gli dispiaceva un pochino.

-Ora devo scappare! Ciao nonno!- disse uscendo di corsa dalla palestra. Rukawa lo seguì con lo sguardo.

Quel do'hao aveva il potere di catalizzare la sua attenzione in maniera anche insignificante come riavviarsi le ciocche ribelli dal volto, allacciarsi i bottoni della camicia..

Tutti gesti insignificanti, normali, totalmente abituali che gli facevano perdere la testa. Da parecchio ormai il moro covava un profondo affetto per il compagno. Affetto che andava oltre il rispetto e l'amicizia di due amici... Una affetto che presto nella sua testa prese nome.

Un nome usato tante volte senza cognizione di termine.

Una parola semplice che in quelle cinque lettere, a stento riesce a racchiudere il profondo significato che vuole esprimere.

Amore.

Amava il do'hao.

Era stato difficile accettarlo, ma poi l'evidenza dei fatti non ha permesso repliche alcune.

Si era innamorato di Hanamichi.

E allora?

Non c'era niente di male!

Non era propriamente a regola di natura ma lo amava comunque.

Il problema stava scoprire se anche l'altro avrebbe potuto ricambiarlo.

Ostacolo non indifferente.

Ma aveva buone basi per sostenere che con Hanamichi avesse qualche possibilità.

Per questo lo osservava attentamente studiandolo, divorandolo con gli occhi. Una sua qualsiasi azione avrebbe potuto provare che le sue basi erano di solido cemento e non di cartone.

Per questo, aveva seguito la discussione con Anzai.

E ne era rimasto incuriosito.

Uno di questi giorni avrebbe pedinato il do'hao per vedere dove abitava... O magari avrebbe pedinato i suoi amici... A casa sua sicuramente erano stati , magari avrebbe chiesto loro con la scusa di consegnare la tessera ad Hanamichi l'indirizzo...

Scartò l'idea, sicuramente si sarebbero offerti loro di consegnargliela.

Nella sua testa approvò quindi l'idea di pedinare il rossino o la sui armata. Era curioso di scoprire dove fosse la casa del do'hao per non avere il collegamento telefonico ne la possibilità di ricevere posta.

 

I giorni passarono lenti e monotoni e Kaede ancora aspetta l'occasione di poterlo seguire. Hanamichi tante volte se ne andava con i suoi amici a bighellonare in giro, altre volte si fermava ad allenarsi e poi spariva di corsa per tornare a casa, insomma, sembrava proprio che il destino ce l'avesse con Rukawa.

Dopo due settimane, fortunatamente si presentò l'occasione, che ovviamente Kaede non fu così stupido da non sfruttare. Gli amici del do'hao erano a lavorare sulla spiaggia e lui aveva detto che era troppo stanco per andarsene in giro.

Fortunatamente era buio fuori, seguire il do'hao sarebbe stato più semplice. Fuori tirava un vento freddo, pungente e il rossino si stringeva nel pesante cappotto per arginare il gelo.

Rukawa lo seguì nascosto nell'oscurità.  Ad un certo punto Hanamichi si voltò di scatto. Rukawa fortunatamente si nascose dietro l'angolo appena in tempo per non essere scoperto.

-C'è qualcuno?- chiese Hanamichi. Kaede trattenne il fiato sperando di non essere scoperto. Cosa avrebbe potuto dire per giustificare il fatto di trovarsi in quei paraggi quando casa sua si trovava dalla parte opposta? Fortunatamente Hanamichi sembrò non accorgersi di lui e Rukawa avvertì i suoi passi allontanarsi. Quando li sentì abbastanza lontani affacciò la testa oltre il muro per vedere dove si trovasse Hanamichi. Lo scorse in fondo alla via mentre svoltava l'angolo. Tirò un sospiro di sollievo incamminandosi a passo svelto per seguire il rossino. Rallentò nei pressi della svolta e sbirciò nuovamente oltre l'angolo. Scorse Hanamichi di fronte a un cancello di ferro battuto intento ad armeggiare con delle chiavi. Si avvicinò ancora un po'. La casa di Hanamichi era una graziosa villetta a due piani con un piccolo giardino.

-Che freddo...- lo sentì borbottare stringendosi ancora di più nel pesante cappotto. Entrò  chiudendosi il cancello alle spalle e sparendo dietro la porta di ingresso dopo aver percorso il vialetto che attraversava il prato.

Quando Rukawa vide le luci del secondo piano accendersi, uscì dal suo nascondiglio piuttosto basito.

Quello era un bel quartiere, era piuttosto insolito che qui non arrivasse posta... e l'impianto telefonico c'era eccome! Proprio lui aveva utilizzato come nascondiglio un palo telefonico! Come era possibile che il do'hao non avesse il telefono?

 La cosa era strana, molto strana.

Con questi pensieri sempre più strani, il moretto si avviò verso casa sua.

Diceva di non poter ricevere posta...

Affermava di non avere il telefono...

Abitando in un quartiere per bene come quello le due affermazioni erano certamente poco credibili.

Ma allora, se non era vero, perchè avrebbe mentito?

Che motivo aveva per non lasciare recapito al coach?

Non aveva assolutamente senso!

E poi il do'hao non era un bugiardo.

Quindi i casi erano due:

o aveva un motivo più che ottimo per non farsi rintracciare...

o, caso molto remoto, non mentiva...

Nella prima situazione, quella più probabile, quale sarebbe stato il grave motivo che spingeva Hanamichi a mentire?

Sospirò esasperato massaggiandosi le tempie. Gli era venuta l'emicrania a furia di rimuginare.

Entrò in casa stravaccandosi sul divano con l'ennesimo sospiro.

-Stupido do'hao!!- urlò sfogando la sua frustrazione.

Avrebbe scoperto il segreto del do'hao.

Avrebbe indagato sul suo passato, presente e se fosse stato necessario pure futuro!

Il perchè?

Semplicemente perchè lo amava e poi... ancora non ne sapeva esattamente il motivo, ma era certo che lui doveva scoprire quel segreto.

Scoprire perchè anche a quella menzogna gli occhi del do'hao rilucevano d'innocenza, sincerità.

Si capiva lontano un miglio se mentiva, un paio di volte aveva accampato qualche scusa per i suoi ritardi, e la menzogna gli si era dipinta in faccia. Ma quel giorno no... quel giorno il volto del do'hao era sincero, di chi non mente... eppure la sua era un' evidentissima bugia...

E ciò lo sconvolgeva!

Dannazione! mentiva?

Se mentiva perchè mentiva?

E se non avesse mentito, cosa verificata dal suo volto...

cosa era quella storia assurda?!

-Mi fai diventare matto!!! Matto!! Mi manderai al manicomio stupido do'hao!!!!- urlò quasi con rabbia - Ma chi sei?! Cosa sei?! Perchè ho l'impressione di non sapere nulla...-constatò dopo quasi con rammarico.

 

Erano passati ormai alcuni giorni da quella fatidica sera, e Kaede brancolava ancora nel buio alla ricerca di una soluzione alle sue domande e dubbi...

Quel pomeriggio, dopo il regolare allenamento, Kaede si era fermato per i suoi soliti esercizi supplementari. In palestra rimanevano solamente lui e Anzai che stava sistemando alcune carte. Rukawa durante il suo allenamento extra, vide entrare nella palestra l'armata di Hanamichi che lo cercava e il coach avvicinatosi a loro, li aveva informati che quella sera, il rossino, se ne era andato a casa subito dopo gli allenamenti dicendo di avere una fame da lupi.

-Per favore ragazzi me lo fareste un piacere? E' arrivata la tessera sportiva, ho dimenticato di darla ad Hanamichi, potreste consegnargliela a casa?- chiese loro Anzai cogliendo la palla al balzo. Kaede si fermò osservando la scena.

Gli serviva tutto ciò che avrebbe potuto aiutarlo nelle sue 'indagini'.

Aggrottò le sopracciglia quando notò i membri dell'armata guardarsi a vicenda con fare spaesato e sorpreso, finchè Mito non prese la parola.

-N..noi veramente.. è buffo sa perchè... noi non lo sappiamo dove vive...- disse con  uno sbuffo divertito e spaesato, come se si fosse accorto solo in quel momento della loro mancanza. Anzai sembrava alquanto sorpreso, bhè... come Kade del resto.

Possibile che i suoi inseparabili amici non sapessero dove abitasse il do'hao?! Si conoscevano da anni per quello che sapeva! Come era possibile che non fossero mai stati a casa sua!?

-Non lo sapete?- chise sinceramente basito l'allenatore

-Già... sa è buffo perchè..non ci avevamo mai fatto caso... ma Hanamichi non ci ha mai invitato a casa sua... siamo sempre andati in giro, al bar,al cinema... a casa nostra, ma mai a casa sua...-continuò sorpreso Yohei. I suoi amici del restro parlottavano tra loro proprio come se non avessero mai notato la cosa.

-Ah... capisco...bhè.. grazie comunque ragazzi.- rispose ancora un po' sorpreso Anzai. I ragazzi salutarono e uscirono dalla palestra.

Rukawa si avvicinò al coach ancora seduto intento a pensare alla stranezza.

-Signor Anzai...?- azzardò Rukawa.

-Quel ragazzo è strano... per quel che ne sappiamo potrebbe vivere sotto un ponte... Io proprio non so cosa pensare...- disse più a se stesso che a Rukawa

-Se la può tranquillizzare, Hana...Sakuragi non vive sotto un ponte... so dove abita... Se vuole... gliela consegno io la tessera...- propose con difficoltà Rukawa comprendendo lo shock del coach.

-Oh grazie figliolo... Sai mi preoccupa quel ragazzo... Nessuno sa nulla di lui, non si scopre con nessuno... in un certo senso...è più riservato di te... col suo modo sempre egocentrico tante cose non si notano. Di te è più lampante sei riservato silenzioso... ma mi rendo conto che in realtà è Hanamichi il più misterioso... Rukawa, sarò franco con te perchè so che in fondo ad Hanamichi ci tieni parecchio, più di quello che vuoi dare a vedere, io sono preoccupato per lui. Sempre a fare lo sbruffone, a comportarsi in modo sempre così...così...tergiversale...Se uno va oltre la sua sbruffonaggine...si rende conto che di Hanamichi nessuno sa nulla. Solo che presi dalla sua esuberanza nessuno ci fa caso. A me fa paura Hanamichi... Sono preoccupato per lui e... vorrei che tu lo aiutassi perchè... Mi redo conto che sei l'unico che può farlo...- concluse Anzai con un sospiro. Rukawa analizzò quelle parole una dopo l'altra, nessuna esclusa, e si rese conto che lui era davvero l'unico che lo poteva aiutare.

-Lo farò. Stia tranquillo.- disse prendendo la busta con la tessera dalle mani del coach per poi andarsi a cambiare.

 

Dopo poco più di venti minuti, il volpino era già sulla strada per arrivare alla casa di Hanamichi. Rifletteva sulle parole del coach rendendosi conto che era la verità.  Concentrati tutti sul fatto che lui era sempre così esuberante, egocentrico, arrogante, nessuno aveva mai fatto caso, che se ci si fermava a riflettere, si capiva che di Hanamichi nessuno sapeva nulla. Le uniche cose che si sanno è che è stato scaricato da cinquanta ragazze, che viene dalle medie Wako, che fa a botte spesso e volentieri... ma poi? Nulla, della vita di Hana non si sapeva nulla. Anche della sua certo non è che ci fossero i manifesti in giro ma era una cosa scontata, che tutti sapevano. Ciò che davvero spaventava è che nessuno sembrava rendersi conto dell'ignoranza nei confronte di Hanamichi. Perfino i suoi quattro amici avevano ammesso di non aver mai fatto caso al fatto che non erano mai stati a casa sua. Era strano, spaventoso, inquietante da un certo punto di vista.

Lui stesso che amava quel do'hao con tutta l'anima si era reso conto  di avere paura dell'alone di mistero che avvolgeva il rossino.

Sbuffando si rese conto di essere giunto di fronte al cancello di Hanamichi. Notò distrattamente che non c'era nessun nome sulla targhetta, ma senza remore suonò. Dopo qualche secondo, ancora nessuno era andato ad aprire. Rukawa sospirò e riprovò a suonare, magari stava dormendo e non aveva sentito il campanello. Il suo sguardo cadde sul giardino facendogli aggrottare le soppracciglia. L'erba cresceva incolta, sterpaglie ed erbacce soffocavano l'erba alta evidentemente non tagliata da tempo. Il vialetto era invaso da erba ed erbaccie che sbucavano dalle fessure. Sapeva che il do'hao era un casinista, ma da qui a non curarsi per nulla del giardino! Era strano comunque, l'ultima volta che era stato lì non li aveva notati... eppure erano parecchio evidenti! Si accorse in quel momento che il cancellino di ferro battutto era ricoperto parzialmente di edera che si attorciliaca sulle sbarre più basse. Era sicuro che l'altra volta non c'erano! Ma che diamine stava succedendo?!

Un rumore lo fece voltare. Vide una signora suo trent'anni uscire dal cancello di una villetta accanto a qualla del do'hao. Senza riflettere si avvicinò fermandola.

-Mi scusi- la donna lo salutò con un sorriso cordiale.

-Dimmi giovanotto, ti serve aiuto?-

-Si... Senta, io dovrei consegnare una cosa ad Hanamichi Sakuragi...Sa dove posso trovarlo adesso... in casa non c'è...- spiegò titubante. La donna perse il suo sorriso gentile assumendo un' aria corrucciata e irritata.

-Senti un po'!- iniziò glaciale -Credi di essere divertente? Non sono scherzi da fare questi giovanotto! Sono di cattivo gusto!- lo rimproverò la donna. Kaede era sempre più shockato

-Mi scusi ma non la seguo...- disse sinceramente disorientato.

 

Fiamme...

Fiamme che bruciano avvolgono...

Fiamme che distruggono tutto ciò che incontrano...

La carta da parati che si ingallisce per poi accartocciarsi su se stessa incenerndosi...

Fumo nero e denso che annerisce i mobili bianchi...

Fumo nero che entra e brucia i polmoni impedendo all'aria di entrare...

L'aria che si fa scarlatta...

Pesante...

Avvolgente...

Bollente...

Il soffitto bianco annerire mentre fiamme che danzano in un ballo furioso le avvolgono coprendole alla sua vista...

L'armadio divorato dalle fiamme screpitare prima di cedere sotto il fuoco rovente...

Tutto intorno a lui sfrigola...

Geme...

Crepita...

E lui vede solo fiamme arancioni...

Gialle...

Rosse...

Fuoco che lo circonda...

Fiamme che lo avvolgono...

Lingue bollenti che si allungano e contraggono per giungere dove il legno, la carta e la stoffa attraggono le sue carezze...

Rombi lontani di legno che cede...

Di muri che crollano...

Echi lontani di sirene

Voci remoti di urla e pianti...

E intanto le fiamme lo avvolgono...

E  i suoi polmoni esplodono...

E i suoi occhi lacrimano e bruciano e sono pesanti...

E tutto attorno a lui è fuoco...

Tutto attorno a lui è arancione...

Giallo...

Rosso...

Finchè poi...

Tutto diventa nero e lui non sente più nulla...

Si mise a sedere di scatto madido di sudore

Aveva sognato di nuovo...

Sempre lo stesso sogno..

Si passò una mano nelle ciocche fulve sospirando.

Un sogno che regolarmente gli faceva visita...

Effettivamente preferiva il sogno ricorrente dove lui e Rukawa si rotolavano nel letto...

Sospirò nuovamente...

-Speriamo di sognare la kitsune stavolta...- si sdraiò con l'intenzione di rimettersi a dormire...

 

-Lo sa tutto il quartiere che la famiglia Sakuragi è morta cinque anni fa nell'incendio della casa! L'hanno ricostruita da tempo, ma nessuno è mai venuto ad abitarci! Ormai è disabitata da anni!- spiegò la donna corrucciata. -poveri ragazzi! Il figlio Hanamichi era sempre così gentile! Che morte orribile... Stava dormendo quando un corto circuito a fatto partire l'incendio. Nessuno è sopravvissuto... Poveri...- continuò amareggiata. -Ma tu davvero non lo sapevi?- chiese stupita. Il ragazzo sconvolto scosse la testa.

Hanamichi...

Morto?!

Non era possibile!!

-Si..signora scusi... ma ne è certa? Hanamichi... il ragazzo con i capelli rossi... Non può...- balbettò.

-Certo ragazzo! Hanamichi Sakuragi! Alto capelli rossi, occhi nocciola, sempre allegro... Ragazzo ti senti bene? Da quanto non vieni qui? Era tuo amico?- chiese preoccupata nell'osservare che il ragazzo era diventato cinerio in volto.

-Io... da... da tanto... era.. mi scusi...- disse correndo via lasciando la donna stupita.

Tutti i tasselli tornarono ai loro posti...

Nessuno sapeva dove abitava per il semplice fatto che lui non abitava...

Non riceveva posta perchè lui era morto...

Non riceveva telefonate perchè lui ormai non viveva più...

E c'era una sola spiegazione alle 'menzogne' di Hanamichi...

Lui era morto...

Lui era un fantasma...

Solo che non lo sapeva...

Ecco perchè sosteneva che nulla gli arrivava via posta e che non aveva il telefono!

Lui non mentiva!

Perchè lui non sapeva di essere un fantasma...

Corse finchè i polmoni non gli scoppiarono sconvolto dalla nuova verità.

Hanamichi morto.

Hanamichi fantasma.

Hanamichi che non se ne rendeva assolutamente conto...

E un'unica soluzione si rivelò alla sua mente...

 

-Sakuragi!-Il rosso si voltò sorpreso nel riconoscere la voce glaciale che lo aveva chiamato.

-Kitsune? Che c'è?- chiese sorpreso notando lo sguardo serio glaciale eppure diverso dal solito con cui lo stava fissando.

-Ti devo parlare. Seguimi.- disse voltandosi e andando verso il terrazzo. Sentendo che l'altro non lo seguiva si voltò alzando un sopracciglio.

-Allora?- disse fissando il ragazzo che immobile lo fissava sorpreso. Riscosso dalla sua trance il rosso lo reggiunse e insieme, senza fiatare andarono sulla terrazza della scuola.

-Dimmi Rukawa, di cosa devi parlarmi?- chiese appoggiandosi alla balaustra, osservando il compagno che lo scrutava. Non ottenendo risposta e notando come il compagno lo fissava come se volesse perlustrare ogni centimetro del suo corpo, il ragazzo arrossì guardando in un'altra direzione imbarazzato.

-Allora...cosa vuoi?- ripetè

-Mi piaci Hanamichi...- disse serio e deciso. Hanamichi spalancò gli occhi voltandosi in direzione del ragazzo ritrovandosi però due labbra fameliche sulle sue.

Labbra carnose e dolci che lo accarezzavano gentilmente senza pretendere troppo.

Hanamichi dischiuse la bocca lasciando libero l'accesso alla lingua di Rukawa che gentile si intrufolò in quell'anfratto caldo saggiandone le pareti e lambendo teneramente la lingua timida dell'altro che presto cominciò a ricambiare le carezze mentre il bacio si faceva più intimo e carico di passione. Si staccarono per respirare

-C..come lo sapevi...che io... si insomma...che mi piacevi...- disse sfuggendo allo sguardo del moro incantato dal suo aspetto innocente, dalle gote arrossate, dagli occhi lucidi e sfuggenti, dalle labbra arrossate e gonfie.

-lo sapevo. E basta.- disse prendendo tra le mani il volto di Hanamichi e donando alle sue labbra un tenero tocco carico di affetto.

-Ma tu non mi piaci più Kitsune...- disse Hanamichi. allontanando le mani di Rukawa che lo fissava sconvolto.

-Io ti amo Kaede... è diverso...- concluse sigillando le sue parole con un altro tenero bacio...

-Anche io... do'hao...- rispose prima di dare inizio a una passionale carezza dove le lingue lottavano senza sosta, le mani accarezzavano, percorrevano i loro corpi. Labbra che si sfioravano cercando continuamente quel contatto caldo e piacevole.

Sospiri e respiri incatenati che si fondevano insieme.

-Vieni con me Hanamichi... Devi venire in un posto con me...- sussurrò Kaede stringendo la sua mano.

-Dove? Ti ricordo che abbiamo lezione!- disse incuriosito senza sottrarsi però a quella stretta. Rukawa scosse la testa.

-Questo è più importante piccolo... molto più importante...- continuò trascinandolo giù per le scale senza che il rosso opponesse resistenza.

Uscirono dalla scuola.

-Me lo dici dove mi stai portando Kitsune?- chiese abbracciandolo da dietro sperando di ottenere risposta.

-Lo vedrai do'hao ...lo vedrai!- rispose semplicemente scoccando un altro tenero bacio al suo Hana.

Camminarono senza parlarsi uno accanto all'altro lanciandosi sguardi carichi di affetto e di promesse.

Percorsero strade che Hanamichi non vedeva realmente troppo preso a osservare  Kaede.

-Siamo arrivati. vieni.- disse Rukawa fermandosi. hanamcihi guardò il grande cancello con espressione corrucciata.

-Il cimitero? Kitsune non sei motlo romantico! Che mi ci hai portato a fare?- chiese sorpreso nonchè un po' disgustato.

-Ora capirai Hana. Vieni.- Lo condusse in sentieri che Hanamichi conosceva bene.

Si fermarono di fronte a una lapide di marmo bianco con incisi nomi in oro in un semplice stampatello. Hanamichi corrugò la fronte.

-La tomba dei miei genitori... Non capisco dove tu voglia arrivare...- disse fissandolo.

-Leggi.- gli ordinò Rukawa.

-Kaede...-

-leggi!- ripetè deciso. Hanamichi sbuffò.

-Io ancora non ne capisco il senso... Comunque... - assentì voltandosi verso la lapide

-Tu leggi Hana... Tutto ti sarà più chiaro poi...-

-Va bene...- sospirò -Mei Sakuragi 1965-1999 La famiglia, il marito e il figlio a ricordo. Hitoshi Asaba in Sakuragi 1960-2001 La famiglia e il figlio a ricordo. Contento?- sbuffò

-Io non ti ho detto di leggere quello che tu vuoi leggere! Io ti ho detto di leggere quello che c'è scritto!- lo rimproverò serio Kaede.

-Kaede... cosa diavolo vuoi dire?! Mi fai paura! Smettila!- disse Hanamichi impallidendo di fronte all'espressione gelida del compagno.

-Leggi Hanamichi!!! Leggi quello che c'è scritto!!!!- urlò afferrandolo per un braccio

-Kaede! Mi fai male! Piantala!! Mi fai paura!!!-  urlò disperato

-Leggi Hana! Leggi!!- Hanamichi aprì gli occhi che aveva chiuso fissando nuovamente la lapide...

Vide i caratteri sfumare...

Le scritte cambiare...

Le parole mutare...

E lesse sbiancando....

-Leggi...-

-No... non è vero...Non può essere...-

-Leggi Hana-

-No.. è una bugia... Non è vero...-

-Leggi-

-Non posso...-

-Fallo...- Hanamichi guardò l'espressione seria e determitata di Kaede mentre il suo cuore martellava nel petto.

Le ginocchia gli cedevano...

La voce gli moriva in gola...

-Mei...Mei Sakuragi 1965-1998   Hitoshi Asaba in Sakuragi 1960-1998....- si interruppe deglutendo a vuoto -Ha...Hanamichi Sakurag 1987-1998 la famiglia a ricordo... No...Non è possibile!!!- si portò le mani alla testa come per proteggersi dai ricordi.

Ma le fiamme invasero la sua testa e le stesse immagini del suo sogno ricorrente lo avvolsero... La realtà gli si parò di fronte agli occhi balzandogli alla testa.

-L'incendio...Io.. sono morto... nell'incendio... Non è possibile...- balbettò cinerio lasciando che le braccia di Rukawa lo avvolgessero cullandolo e calmando le sue lacrime. Hanamichi spalancò gli occhi allontanandolo bruscamente.

-Tu! Tu come lo sapevi!! perchè tu lo sapevi e io no!!! Perchè?!?! Tu...Tu sei un bugiardo!!! Ti facevo pena!! Mi hai avvicinato perchè ti facevo pena!!- disse accasciandosi al suolo.

-Io non sono nulla! Io non esisto!! Non sono niente...- cominciò a singhiozzare.

-L'ho scoperto ieri sera... ero venuto a casa tua per conegnarti la tessera sportiva.. Una sera ti avevo pedinato e ho scoperto dove abitavi... Ma ieri... Non c'era nessuno in casa tua e ho chiesto alla tua vicina... e mi ha detto che tu e la tua famiglia eravate morti cinque anni fa nell'incendio... Ho deciso di svelarti tutto.. Non ti ho mentito. Ti amo davvero Hana.- disse abbracciandolo nuovamente -e tu esisti... Perchè io ti posso toccare e abbracciare. Baciare e carezzare... Tu non sei il nulla.-

-Non puoi capire... come puoi sopportare l'idea che io sia...un fantasma niente di più... Non puoi capire... Tutto quello che fino ad ora ho vissuto... visto... era solo ciò che io volevo vedere... Nulla è reale di quello che ho sempre visto... Quando credevo che mio padre fosse morto non ho potuto telefonare..perchè in verità non potevo... Nessuno sa dove abito... perchè non abito... Io sono il nulla...-si rannicchiò ancora di più tra le braccia del suo adorato Kaede.

-Ti capisco invece...perchè anche io, ho fatto fatica ad accettarlo...- Hanamichi alzò lo sguardo stupito da quelle parole. Seguì lo sguardo di Rukawa perso a fissare un punto di fronte a se.

Osservò quello che lui fissava...

Una lapide bianca...

Lettere d'oro in calligrafia morbida ed elegante...

Un nome...

Due date...

Kaede Rukawa 1987-1997 la sua famiglia a ricordo...

 

OWARI...

 

OHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHAHIAAAAAAAA!!! ennoooo!!! le tegolate nooo!! ç.ç  ammetto che è diabolica ma andateci pianoooooo!!!! che maleee!!!!!

Ammetto che è parecchio strana... dovrebbero ricoverarmi....

Ringrazio di cuore la mia amicissima Aimi che mi ha suggerito un paio di punti per questa fic!

Voglio i commenti ragazzi!!!^^

PS so che ho scritto di meglio e meglio... ma mi è venuta così... non è neanche lunga...

bye bye by Eny




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