Lost
(and found you, today)
Di N
Chapter 7
- Friends
“Kaede, tieni le braccia più unite.. ecco così, bravo!”
Sto insegnando al piccolo a tirare a canestro da lontano. E lui apprende
con una velocità pazzesca.
Inutile, nei geni dei Sakuragi c’è scritto che sono nati per il basket…
Una voce interrompe l’allenamento.
“Ecco Raga, avevo ragione io! È qui!”
So
a chi appartiene questa voce. Mitsui. Prevedo guai.
Mi
volto verso il cancello e lo vedo, che mi sorride ironico.
“Ciao Ru, vedo che hai cambiato idea e sei rimasto in Giappone… ti sei
dato all’allenamento, ora?”
La
mia risposta pepata viene fermata dall’apparizione di altre due
persone... il vecchio Shohoku ora è al completo: Mitsui, Akagi e Miyagi
sono davanti a me e mi guardano ironici.
Hana mi ucciderà…
“Come avete fatto a trovarmi?”
“Abbiamo letto l’articolo… sai, quel giornalista è un amico e così…”
“avete pensato a una rimpatriata…”
“già. Bella idea, vero?”
“hn.”
“Kitsune, questi signori sono tuoi amici?” mi chiede il piccolo,
attirando la mia attenzione.
Gli altri sorridono, divertiti dal soprannome.
“Già, questi sono amici miei e del tuo papà…”
vedo i sorrisi spegnersi e gli occhi farsi curiosi…
“Papà?” è il sussurro che sfugge ad Akagi…
“Ragazzi, lasciate che vi presenti Kaede Sakuragi.”
E
i loro occhi si sgranano.
“Prego, ragazzi! Questi sono i vostri tè…”
tutti ringraziano Midori, che li ha fatti accomodare attorno al tavolo
del giardino e ha offerto loro qualcosa di fresco…
“Figuratevi, è un piacere! Hana sarà qui tra poco. Vi fermerete per
cena, vero? Non accetto rifiuti!”
Tutti si piegano ridenti al suo volere e lei si allontana sorridendo,
per iniziare a preparare uno dei suoi banchetti, suppongo.
Rimaniamo un attimo in silenzio.
“Allora, come va la gamba? Che hai combinato??” chiede Mitsui.
“caviglia andata.
One on
one.”
“mmm… e chi era il macellaio?” interviene Miyagi.
“Era il Do’aho. Ma mi ero già fatto male in partita. E sono caduto da
solo.”
“Stupido” è il lapidare commento di Akagi. Ci voltiamo tutti verso di
lui, che fino ad ora aveva detto sì e no due parole.
“Stupido. Dovevi farti sostituire nell’ultimo quarto, invece di
continuare a giocarci sopra. E non dovevi certo giocare con Sakuragi!!!
Ma chi cavolo credi di essere??”
“la Kitsune nera” rispondo io, in un soffio. E loro mi guardano incerti
e incuriositi. Probabilmente si stanno chiedendo se hanno sentito bene…
“Se non altro, hai trovato Hana… come sta?”
“è
un Do’aho.”
“sì, sì… intanto siete nelle stessa casa da settimane. Devo supporre che
abbiate appianato alcune vostre divergenze…”
“secondo me, hanno trovato il modo di andare d’accordo…”
“sarebbe ora…”
e
continuano a fare congetture su di noi. Come facevano un tempo.
Quante volte ho sentito i loro velati riferimenti a quello che c’era tra
me e Hana?
“Allora, finalmente vi siete messi insieme??”
velati, appunto…
“Hn”
“hn sì o hn no?”
“hn hn.”
“cavolo Ru, sei sempre chiaro! Io dico che l’hanno fatto!”
“ma… un iceberg e un imbranato… se non ce l’hanno fatta quando era
palese, figurati ora…”
“Basta con le cazzate.” Di nuovo, Akagi stoppa le loro divagazioni. Poi
mi fissa. Non è cambiato tanto. Forse un po’ meno granitico. Forse.
“Lui come sta?” che domanda semplice. Ma la sua espressione mi fa capire
che in realtà avrebbe bisogno di una risposta molto complicata.
“Puoi chiederlo a lui” rispondo. Alzo lo sguardo oltre la sua spalla. “è
appena arrivato.”
Lui si volta.
Ecco a voi Hanamichi Sakuragi.
È
fermo, lì dal cancelletto d’entrata, con uno sguardo confuso e curioso.
La
scena si ferma un istante.
“Ciao Hana, come va?” è il saluto di Miyagi che, con Mitsui, gli va
incontro. Dopo alcuni minuti, è come se non si fossero mai persi di
vista… si prendono in giro e scherzano ridenti.
Tuttavia noto l’occhiata che Hana dà al capitano, quasi di sfuggita. E
noto lo sguardo di Akagi, corrucciato e serio. Che cavolo…?
“Scimmia rossa, passami il riso”
“Tieni. E non chiamarmi così, Mitchy!”
“Scimmia rossa?” domanda Kaede incuriosito, guardando il padre.
“Sì, sì… era il soprannome preferito del tuo… ehm.. di Hana!”
“non era il mio soprannome preferito!”
“lo sappiamo, che era un altro…” dice Miyagi, fissandomi con un
sorrisetto complice…
“stupido” lo diciamo contemporaneamente, io e il Do’aho. Ma mentre il
mio tono è freddo e indifferente, come sempre, il suo è imbarazzato e
partecipe.
“Ehi, adesso dicono pure le stesse cose contemporaneamente! Un
miracolo!” ribatte Ryota, ora apertamente ridendo.
“Tu...” inizia Hana, arrabbiato. Ma viene interrotto da Kaede, che
indicando i suoi capelli esclama:
“Scimmia rossa!” Midori sta per sgridarlo, ma la fermiamo. Non lo sta
prendendo in giro, sta solo facendo alcune considerazioni…
Gli altri iniziano a sghignazzare, mentre il piccolo si gira verso di
me. Mi guarda i capelli.
“Kitsune nera”. Già, piccolo…
Poi si volta verso gli altri, con occhi lucenti e inizia ad additarli:
“Nano!” e Miyagi quasi sputa il boccone. Mitsui sta per prenderlo in
giro, ma Kaede lo ferma: “Cicatrice!” e Hisashi istintivamente si tocca
il marchio di uno dei suoi ricordi più imbarazzanti.
Infine “Gori!” esclama, puntando il ditino verso Akagi, che fulmina Hana
con lo sguardo.
Se
potessero, ora lo starebbero già picchiando.
“Penso che tu ci debba delle spiegazioni…” mormora il capitano, con
sguardo truce…
“credo anch’io” risponde un mesto Hana, mentre Kaede saltella intorno
alla tavola, gridando “Shohoku, Shohoku!”
“Personaggi delle favole???” tutti lo guardano allibiti.
Siamo al campo da basket del parco, seduti per terra. Hana ha già
raccontato del trasferimento, di Kaede, del negozio.
Ora sta cercando di non farsi ammazzare, per questa sua trovata.
“Ehi, con le favole classiche non c’era verso di tranquillizzarlo… non
sapevo più che inventarmi!!”
“invece le nostre partite funzionavano? Vuoi forse dire che erano
noiose??”
“no! Solo che, per lui, erano storie dove i buoni vincevano sempre…”
Loro lo guardano poco convinti.
Per la prima volta dal loro arrivo, cala il silenzio vero. Pesante e
avvolgente.
“E
il basket?” è la voce di Akagi, questa. È stato silenzioso per tutta la
serata, e questa è la prima volta che parla spontaneamente. Lo fa,
fissando Hana.
Vedo l’altro incerto; per un attimo, ha uno sguardo che non riesco a
decifrare…
“Gori, ti sfido. Kitsune, fai l’arbitro.Tu ti prendi il Nano, io il
Teppista – ehi! Era meglio questo, come soprannome, altro che ‘Cicatrice’-.
Vince chi arriva a venti!”
Mitsui e Miyagi lo guardano titubanti. Non sanno ciò che li aspetta.
Akagi sembra studiarlo con lo sguardo. Hana sostiene l’esame.
“Ok. Palla a voi” “Vedrai! Il sublime Tensai vi stupirà e vi
annienterà…” Nessuno lo ascolta, avviandosi verso il canestro. Lui si
placa e li raggiunge. E inizia lo spettacolo.
All’inizio, vanno in vantaggio Takenori e Ryota, perché comunque loro,
ogni tanto, giocano ancora insieme e perché Mitsui è disorientato dal
gioco di Hana, molto diverso da ciò che ricordava e da ciò che si
aspettava. Poi ingrana e la partitella diventa esaltante.
Vorrei esserci io a giocare con te, Do’aho. È la prima volta che ho un
desiderio di questo tipo. Fino ad ora volevo confrontarmi con te,
sfidarti, sconfiggerti. Umiliarti.
Ma
ormai questi sentimenti non hanno più ragione d’essere. Così rimango
qui, ad ammirarti mentre voli in alto e schiacci potente, battendo Akagi.
20-18 per Gori e Miyagi. Peccato. Ora sono tutti sdraiati al centro del
campetto a prendere fiato. Mi siedo accanto al loro groviglio umano.
Improvvisamente il Do’aho si alza e guarda Akagi, con addosso
un’espressione da bambino furbo.
“Te l’avevo promesso...”
“Scemo” è la risposta dell’ex capitano. Ma anche lui sorride, per la
prima volta veramente, in questa serata.
“Scemo a chi? Io sono il mitico, l’unico e incredibile Tensai!
L’invincibile! Il..”
sbonk. Akagi l’ha appena colpito con un pugno in testa, mentre gli altri
scoppiano a ridere e pure io non riesco a reprimere un sorrisetto.
“Ite, Gori! Una volta, era più delicato!”
“O
forse tu avevi la testa meno dura…” è la serafica risposta. E Hana
inizia a protestare.
Improvvisamente ricordo una scena. Quando Hana ci venne a salutare prima
di partire, Akagi gli disse una cosa, che allora non capii bene.
“Non l’abbandonare.” Lo disse guardandolo fisso, come se gli stesse
chiedendo una solenne promessa. E vidi Hana rispondere serio allo
sguardo. Serio, come poche volte l’avevo visto.
“Prometto.” E un sorriso, che mi aveva affascinato in modo diverso. In
quel giorno, si era mostrato per la prima volta un nuovo Hana. Quello
maturo, nonostante tutto.
Ora capisco, cosa quei due si erano detti. Cosa il maestro aveva fatto
promettere all’allievo. E capisco il comportamento di Akagi di stasera.
Mitsui, che ride, mi riporta alla realtà. Perché? La domanda non è solo
mia. È scoppiato a ridere improvvisamente, incuriosendo tutti.
“Che cavolo ti è preso?” “Oddio, adesso a Kogure che diciamo?” “è
andato…”
“Scemi. Mi è solo venuta in mente una cosa. Quando, dopo la vittoria con
lo Shoyo, ci siamo addormentati nello spogliatoio…”
Tutti si illuminano. Anch’io non posso evitare di provare un leggero
senso di benessere a quel ricordo.
“In effetti, la posizione era più o meno questa…” “Posizione? Il
groviglio, vorrete dire! E sempre tutti addosso a me!” grida Akagi.
“Ma è perché ti vogliamo bene, Gori nostro” gli sussurra Mitsui con tono
suadente, mentre fa per accarezzargli la testa.
“Eh? Ma sei impazzito?? Giù le mani!” ora Akagi è spiazzato… Hana e
Ryota si guardano ammiccanti… “Ragazzi, no!! È un ordine! Non
provateci!”
“Ru?” la domanda di Hisashi. Alzo le spalle, sbuffando. Ma per loro è
una risposta chiara.
“No!!! Rukawa! Non anche tu!” ora, Gori è letteralmente terrorizzato.
Prova a divincolarsi, ma Hana gli blocca le gambe ed io le braccia…
“Shohoku…” esclama Mitsui, ridente.
“Fight!” esclamiamo tutti in coro, mentre Hisashi e Ryota iniziano a
fare il solletico a Takenori e io e il Do’aho cerchiamo di tenerlo
fermo.
“Deficienti… pant!.. circondato da deficienti.. pant! Pant!”
“Taci e cerca di respirare pant!… che poi, ti sei divertito pure tu!”
Di
nuovo, tutti svaccati sul terreno. La tortura di Akagi è degenerata in
una allegra rissa…
“Siamo, anzi, siete un branco di pazzi!”
“esagerato…”
Eppure non posso dargli tutti i torti. Ma questo, tutto sommato mi
rassicura. Chi sa perché.
Li
guardo di sottecchi. I miei amici. Che strano, non avrei mai creduto di
attribuire questo appellativo a delle persone. Eppure. Anche se sono da
anni negli States, anche se ho conosciuto molte altre persone. Anche se,
con altri, ho vinto trofei più importanti… Sono solo questi 4 idioti, i
miei veri e unici amici. Chi sa, forse perché gli unici capitati al
momento giusto, nel posto giusto… oppure perché sono gli unici che si
sono presi il disturbo di andare oltre…
O
forse, semplicemente, perché sono loro.
“Ehi, voi dove dormite?”. Ormai è tardi e stiamo rincasando.
“Doveva pensarci Ryota” è la risposta di Akagi.
Lo
vediamo sbiancare e poi diventare violaceo.
“Ops…”
“ops, che?”
“Ehm… vedete…”
“Non dirmi che non hai prenotato da nessuna parte?!?”
“Ehi, io volevo farlo, ma poi Asuka ha iniziato a piangere… e tra
biberon e ruttino…”
“e
tua moglie?”
“Sakura si occupava di Keiji! Vorrei vedere voi, alle prese con due
gemelli, che fanno tutto in sincrono, tranne che dormire!!” Sbotta lui.
Tutti sogghigniamo… “Povero Ryota…”
Poi Hana lo guarda, con quello sguardo malinconico e un po’ pensieroso,
che ormai ho imparato a conoscere e che contraddistingue i suoi momenti
dei ricordi.
“Però. Che strano. Pensavo che alla fine tu e Ayako vi sareste sposati.”
“Si vede che non era destino. Ma non fa nulla. Sakura è meravigliosa. E
temo proprio di esserne un po’ innamorato…” dice l’altro, sorridendo
ironico…
“un po’? ma se sei cotto marcio!” lo sfotte Gori.
“io?! E tu? Della povera Ai, che non so ancora come riesca a
sopportarti. Da anni!”
“lei
non mi sopporta. Lei mi adora!” è la sfrontata risposta dell’altro.
Quella ragazza è l’unico argomento in cui Akagi dimostra vanità…
pazzesco.
Tutti ridiamo. Sembra di essere tornati al secondo anno di liceo, quando
ad Akagi capitava di tornare a trovarci e Hana non era ancora partito.
“Per la cronaca… io sto ancora con Kimi-chan…”
“Ovvio! -risponde Hana- Altrimenti sarebbe apparsa la notizia sui
giornali! ‘Divisi i Panda di Kanagawa! Il mondo sconvolto!” grida
ridendo.
“Stronzo!” e pacca sulla testa.
“Teppista manesco” e massaggino lenitivo…
“Ehi, ormai gli unici single siete vuoi due!” esclama Miyagi,
guardandoci alternativamente, malizioso… “Già” è la risposta imbarazzata
di Hana, che si placa. Placando anche tutti noi.
Camminiamo un poco senza parlare. Poi il Do’aho salta su, ritrovando
molta della sua baldanza
“Raga, potete dormire da me. Ma io ho solo una stanza per gli ospiti.
Due dormiranno lì e uno con me.”
“Dormire con te, che schifo!” “Io e te nella stessa stanza, non ci
staremmo” “Ho giurato a Kimi-chan che non avrei mai diviso la stanza con
altri uomini!”
“Ehi! Allora arrangiatevi!”
“Mmm.. Ru, com’è il tuo futon?”
“è
un letto all’occidentale.”
“ok. Ma è grande?”
“Abbastanza.”
“abbastanza per due?”
“Sì”
“Ehi, lui non può salire le scale! Già è molto che sia arrivato fino al
campo!”
“Lo so. Lui non può salire. Ma tu puoi scenderle senza problemi, mi
sembra. Io e Akagi, nella stanza libera, Mitsui nella tua e tu, Scimmia
Rossa, con Ru, al piano terra.”
“ma..ma.. no! Kitsune digli qualcosa…”
“Ok.”
“Ma è una congiura!!”
“Non mi hai appoggiato.”
“Hn?”
“prima. Con la storia delle stanze. Non mi hai appoggiato.”
“preferivi dover sgattaiolare, per venire a dormire con me?”
“no. Ma…”
“ma che?” questa conversazione è assurda…
“Ma non vorrei si facessero idee sbagliate…” dice, da dentro la maglia
che si sta togliendo. Il suo viso è nascosto dal tessuto. E per un
momento, penso che non sia una cosa del tutto casuale.
“Quelli ‘idee sbagliate’ se le fanno da anni! E poi … è solo la verità.
E non credo si facciano tanti problemi su questo. e comunque, sarebbero
problemi loro.”
“e
cosa dirò loro, poi?”
“poi, quando?”
“quando tu te ne andrai e io rimarrò qui. Cosa dirò?” mi chiede,
guardando tutta la stanza tranne il sottoscritto.
Mi
avvicino a lui, che ancora mi si nega. Prendo il suo viso tra le mani e
gli pianto i miei occhi dentro l’anima.
“Non lo so. Non mi importa, in verità. Probabilmente non ci sarà bisogno
di dire nulla, perché capiranno. O semplicemente perché non faranno
domande. Ci penseremo poi. Ora, contiamo solo noi.”
Sfioro le sue labbra con le mie, in una carezza. Vedo i suoi occhi
tormentati, specchio di una guerra interna che ormai inizia a logorarlo.
Ma che, ancora una volta, vince. Mi sorride.
“Solo noi” e mi bacia con passione.
Sbadiglio e mi avvio in
cucina. Mi hanno svegliato i rumori -i fragori…- provenienti da lì.
A quanto pare, gli
altri sono già svegli.
“’giorno” saluto i ‘tre
ospiti’, che stanno facendo colazione.
“Ehi, è finito il
letargo, Ru?”
“Hn”
“ecco. Per un momento,
vedendoti già in piedi, mi ero spaventato. Ora so che sei veramente tu.”
“Pfff”
mi siedo e mi ritrovo
magicamente davanti la colazione.
“Takahashi-san è stata
così gentile da prepararla per tutti, prima di uscire a fare la spesa.
Quella donna è una forza!”
“Hn”
Inizio a mangiare in
silenzio. Per un po’ siamo intrappolati in questo strano quadretto
familiare.
“Noi ce ne andiamo oggi
pomeriggio…. Ora sappiamo dove trovare la scimmia, abbiamo anche il suo
numero di telefono.”
“Quello, lo potevate
avere anche dal giornalista…”
“Diciamo che ci
tenevamo e verificarlo di persona…”
Occhiate d’intesa.
Volevano vederlo. Anche loro, sebbene in un modo diverso dal mio, hanno
sentito molto la sua mancanza.
“Ru…” inizia Mitsui,
incerto.
“Hn?”
“Partirai veramente?”
“Sì”
“E tornerai?”
Domanda da milioni di
yen. La risposta c’è. Certa e decisa nella mia testa. Però.
Non li guardo mentre
parlo.
“No”
solo il silenzio mi
risponde.
“Perché?” sono passati
alcuni minuti. Akagi riprende la conversazione, come se, in realtà, non
ci fosse stata alcuna interruzione.
Lo guardo negli occhi.
Mi fissa deciso e serio. Non si accontenterà di un mio sbuffo.
“Viviamo in due
continenti diversi. Abbiamo obblighi e responsabilità verso le persone
che ci circondano. Ormai apparteniamo a due mondi diversi e, nessuno dei
due, può abbandonare il proprio. Chiaro il concetto?” sibilo con
sarcasmo.
Lui mi guarda. Poi si
alza, scuotendo la testa.
“Stupidi” e se ne esce dalla cucina.
“lo so” rispondo sottovoce, abbassando il capo sui resti della mia
colazione.
Che situazione di merda.
“Non vuoi nemmeno
provarci?” La voce di Mitsui mi riscuote. Alzo la testa e noto che solo
lui è rimasto nella stanza. E mi guarda, come probabilmente farebbe un
fratello maggiore, se ne avessi uno.
“Come hai vissuto, in
questi anni? Te lo ricordi, Kaede? Io, sì. Ti trascinavi, cercavi di
sopravvivere. Oh, sì. C’era ‘l’amato basket’. Lo sai che ormai quello
non ti basta più, vero? Non ti bastava, Kaede. Tu hai vissuto anni in un
limbo di ricordi e rimpianti. Non avergli parlato dei tuoi sentimenti,
non averlo cercato, aver lasciato che tutto scorresse… se te ne vai in
America così, di nuovo, precipiterai in quella situazione. E non ci
saranno altre prove d’appello. Nessuno è così fortunato da averne due.
Pensaci.”
E anche lui lascia la
stanza, andando a radunare le proprie poche cose.
Nessuno è così
fortunato da avere due prove d’appello, per raggiungere la propria
felicità…e qualcuno deve buttare la propria, per dovere.
Che situazione di merda!
“Hana”. È la voce profonda di Gori, questa.
“Dimmi” risponde pacato l’interpellato.
Sono in giardino, nello
stesso punto dove, giorni fa, il Do’aho parlò con il suo amico della
sfida di Shiro. Anche questa volta, sono in una posizione favorevole e
ne approfitto. Il perché, non lo voglio indagare.
“Perché sei sparito?”
il tono di Akagi è pacato. Non c’è cattiveria o recriminazione. Se
Mitsui è il mio pseudo fratello maggiore, Gori è il suo.
“All’inizio non è che
volessi proprio sparire… sai, scuola nuova, club nuovo: volevo
sistemarmi. Poi vi avrei contattato. Ma. C’è stato l’incidente.”
“perché non ti sei messo in contatto, dopo?”
…
“Davvero non lo
capisci?”
“No”
Anche da qua, sento
Hana trattenere il respiro.
“Mi vergognavo.” Butta
fuori.
“Perché?”
“Perché? Perché non
avrei più avuto il basket, perché non avrei fatto l’università. Perché
non avrei mantenuto la promessa!”
“E tu, per orgoglio, ci
hai mollato così? Sei veramente un cretino, Sakuragi! Cosa pensavi
avremmo detto, una volta saputa la situazione? Pensavi che ti avremmo
deriso o criticato per aver preso la decisione più matura e difficile
della tua vita? Ci pensavi così stupidi? Pensavi che ti avremmo mollato?
Eri un nostro amico, non l’avremmo mai fatto. Come sempre, l’unico do’aho
della squadra sei tu!”
…
“scusa.” L’ho sentito
veramente, o l’ho solo immaginato?
“baka. E adesso?”
“e adesso che?”
“tu e Ru.”
“niente.”
“baka al quadrato.
Entrambi.”
“Cosa dovremmo fare?
Dovrebbe rinunciare all’NBA lui, o dovrei mollare qui mio figlio e
Midori?”
“E portarli in
America?”
“E poi? Andiamo!
Davvero pensi che ce la possa fare?”
…
“Penso che l’unico che
non lo creda, sia tu. E questa è la cosa che più mi colpisce, visto che
da quando ti conosco hai sempre sostenuto di farcela, sempre e comunque,
anche quando era obbiettivamente impossibile.”
“Beh, mi hai sempre
ordinato di ridimensionarmi. Ora l’ho fatto, di che ti lamenti?”
“Smettila di
nasconderti. Non è da te.”
“non mi sto
nascondendo, Gori. Ma non è solo la mia vita, in gioco. E non posso
rischiare quella di altri.”
“cielo! Per anni ho
aspettato un tuo discorso sensato e maturo. E ora che l’ottengo, mi
rendo conto che è veramente una merda…”
“cosa vuoi, la realtà è
sempre diversa da come ce l’immaginavamo. Io lo so bene.”
…
“Hana.”
“hn?”
“Comunque vada.”
“Sì?”
“non vergognarti mai
più. Ci saremo, ci sarò, sempre.”
“Grazie. CAPITANO.”
Sorriso.
“Pff. Baka.” Sorriso.
“Ok. Noi andiamo! Non
combinate troppi casini! E tu, Scimmia, aspettati nostre telefonate
regolari, d’ora in poi. E preparati a venirci a trovare a Kanagawa,
presto!”
“Ok, ok… ora andate, se
no perdete il treno e mi tocca ospitarvi ancora! E non ci penso
proprio!”
“Ingrato, noi siamo
venuti fino a qua solo per vederti!”
“per svuotarmi il
frigo, vorrai dire!”
“Brutto bastardo!
Scimmia!”
“Teppista!”
“Adesso basta!” Sbonk…
Dopo un altro paio di
scenette simili, gli altri partono e io e Hana restiamo a fissare il
loro treno, che si allontana.
“Ah.. finalmente ce ne
siamo liberati!”
“hn”
“Locuste… mi hanno
svuotato il frigo.”
“hn”
“e anche la dispensa!”
...
“Ti mancavano, vero?”
“Da morire.”
Ovunque saranno e
saremo. Qualunque cosa facciano e facciamo. Pensiero, sorriso e
complicità.
Liti e mancanza. Per
sempre i nostri amici.
End chapter 7 - Friends
I personaggi
appartengono al loro creatore