Lost (and found you, today)

 

Di N

 

Chapter 7 - Friends

“Kaede, tieni le braccia più unite.. ecco così, bravo!”

Sto insegnando al piccolo a tirare a canestro da lontano. E lui apprende con una velocità pazzesca. 

Inutile, nei geni dei Sakuragi c’è scritto che sono nati per il basket…

Una voce interrompe l’allenamento.

“Ecco Raga, avevo ragione io! È qui!”

So a chi appartiene questa voce. Mitsui. Prevedo guai.

Mi volto verso il cancello e lo vedo, che mi sorride ironico.

“Ciao Ru, vedo che hai cambiato idea e sei rimasto in Giappone… ti sei dato all’allenamento, ora?”

La mia risposta pepata viene fermata dall’apparizione di altre due persone... il vecchio Shohoku ora è al completo: Mitsui, Akagi e Miyagi sono davanti a me e mi guardano ironici.

Hana mi ucciderà…

“Come avete fatto a trovarmi?”

“Abbiamo letto l’articolo… sai, quel giornalista è un amico e così…”

“avete pensato a una rimpatriata…”

“già. Bella idea, vero?”

“hn.”

“Kitsune, questi signori sono tuoi amici?” mi chiede il piccolo, attirando la mia attenzione.

Gli altri sorridono, divertiti dal soprannome.

“Già, questi sono amici miei e del tuo papà…”

vedo i sorrisi spegnersi e gli occhi farsi curiosi…

“Papà?” è il sussurro che sfugge ad Akagi…

“Ragazzi, lasciate che vi presenti Kaede Sakuragi.”

E i loro occhi si sgranano.

 

“Prego, ragazzi! Questi sono i vostri tè…”

tutti ringraziano Midori, che li ha fatti accomodare attorno al tavolo del giardino e ha offerto loro qualcosa di fresco…

“Figuratevi, è un piacere! Hana sarà qui tra poco. Vi fermerete per cena, vero? Non accetto rifiuti!”

Tutti si piegano ridenti al suo volere e lei si allontana sorridendo, per iniziare a preparare uno dei suoi banchetti, suppongo.

Rimaniamo un attimo in silenzio.

“Allora, come va la gamba? Che hai combinato??” chiede Mitsui.

“caviglia andata. One on one.”

“mmm… e chi era il macellaio?” interviene Miyagi.

“Era il Do’aho. Ma mi ero già fatto male in partita. E sono caduto da solo.”

“Stupido” è il lapidare commento di Akagi. Ci voltiamo tutti verso di lui, che fino ad ora aveva detto sì e no due parole.

“Stupido. Dovevi farti sostituire nell’ultimo quarto, invece di continuare a giocarci sopra. E non dovevi certo giocare con Sakuragi!!! Ma chi cavolo credi di essere??”

“la Kitsune nera” rispondo io, in un soffio. E loro mi guardano incerti e incuriositi. Probabilmente si stanno chiedendo se hanno sentito bene…

“Se non altro, hai trovato Hana… come sta?”

“è un Do’aho.”

“sì, sì… intanto siete nelle stessa casa da settimane. Devo supporre che abbiate appianato alcune vostre divergenze…”

“secondo me, hanno trovato il modo di andare d’accordo…”

“sarebbe ora…”

e continuano a fare congetture su di noi. Come facevano un tempo.

Quante volte ho sentito i loro velati riferimenti a quello che c’era tra me e Hana?

“Allora, finalmente vi siete messi insieme??”

velati, appunto…

“Hn”

“hn  sì o hn no?”

“hn hn.”

“cavolo Ru, sei sempre chiaro! Io dico che l’hanno fatto!”

“ma… un iceberg e un imbranato… se non ce l’hanno fatta quando era palese, figurati ora…”

“Basta con le cazzate.” Di nuovo, Akagi stoppa le loro divagazioni. Poi mi fissa. Non è cambiato tanto. Forse un po’ meno granitico. Forse.

“Lui come sta?” che domanda semplice. Ma la sua espressione mi fa capire che in realtà avrebbe bisogno di una risposta molto complicata.

“Puoi chiederlo a lui” rispondo. Alzo lo sguardo oltre la sua spalla. “è appena arrivato.”

Lui si volta.

Ecco a voi Hanamichi Sakuragi.

È fermo, lì dal cancelletto d’entrata, con uno sguardo confuso e curioso.

La scena si ferma un istante.

“Ciao Hana, come va?” è il saluto di Miyagi che, con Mitsui, gli va incontro. Dopo alcuni minuti, è come se non si fossero mai persi di vista… si prendono in giro e scherzano ridenti.

Tuttavia noto l’occhiata che Hana dà al capitano, quasi di sfuggita. E noto lo sguardo di Akagi, corrucciato e serio. Che cavolo…?

 

“Scimmia rossa, passami il riso”

“Tieni. E non chiamarmi così, Mitchy!”

“Scimmia rossa?” domanda Kaede incuriosito, guardando il padre.

“Sì, sì… era il soprannome preferito del tuo… ehm.. di Hana!”

“non era il mio soprannome preferito!”

“lo sappiamo, che era un altro…” dice Miyagi, fissandomi con un sorrisetto complice…

“stupido” lo diciamo contemporaneamente, io e il Do’aho. Ma mentre il mio tono è freddo e indifferente, come sempre, il suo è imbarazzato e partecipe.

“Ehi, adesso dicono pure le stesse cose contemporaneamente! Un miracolo!” ribatte Ryota, ora apertamente ridendo.

“Tu...” inizia Hana, arrabbiato. Ma viene interrotto da Kaede, che indicando i suoi capelli esclama:

“Scimmia rossa!” Midori sta per sgridarlo, ma la fermiamo. Non lo sta prendendo in giro, sta solo facendo alcune considerazioni…

Gli altri iniziano a sghignazzare, mentre il piccolo si gira verso di me. Mi guarda i capelli.

“Kitsune nera”. Già, piccolo…

Poi si volta verso gli altri, con occhi lucenti e inizia ad additarli:

“Nano!” e Miyagi quasi sputa il boccone. Mitsui sta per prenderlo in giro, ma Kaede lo ferma: “Cicatrice!” e Hisashi istintivamente si tocca il marchio di uno dei suoi ricordi più imbarazzanti.

Infine “Gori!” esclama, puntando il ditino verso Akagi, che fulmina Hana con lo sguardo.

Se potessero, ora lo starebbero già picchiando.

“Penso che tu ci debba delle spiegazioni…” mormora il capitano, con sguardo truce…

“credo anch’io” risponde un mesto Hana, mentre Kaede saltella intorno alla tavola, gridando “Shohoku, Shohoku!”

 

“Personaggi delle favole???” tutti lo guardano allibiti.

Siamo al campo da basket del parco, seduti per terra. Hana ha già raccontato del trasferimento, di Kaede, del negozio.

Ora sta cercando di non farsi ammazzare, per questa sua trovata.

“Ehi, con le favole classiche non c’era verso di tranquillizzarlo… non sapevo più che inventarmi!!”

“invece le nostre partite funzionavano? Vuoi forse dire che erano noiose??”

“no! Solo che, per lui, erano storie dove i buoni vincevano sempre…”

Loro lo guardano poco convinti.

Per la prima volta dal loro arrivo, cala il silenzio vero. Pesante e avvolgente.

“E il basket?” è la voce di Akagi, questa. È stato silenzioso per tutta la serata, e questa è la prima volta che parla spontaneamente. Lo fa, fissando Hana.

Vedo l’altro incerto; per un attimo, ha uno sguardo che non riesco a decifrare…

“Gori, ti sfido. Kitsune, fai l’arbitro.Tu ti prendi il Nano, io il Teppista – ehi! Era meglio questo, come soprannome, altro che ‘Cicatrice’-. Vince chi arriva a venti!”

Mitsui e Miyagi lo guardano titubanti. Non sanno ciò che li aspetta. Akagi sembra studiarlo con lo sguardo. Hana  sostiene l’esame.

“Ok. Palla a voi” “Vedrai! Il sublime Tensai vi stupirà e vi annienterà…” Nessuno lo ascolta, avviandosi verso il canestro. Lui si placa e li raggiunge. E inizia lo spettacolo.

All’inizio, vanno in vantaggio Takenori e Ryota, perché comunque loro, ogni tanto, giocano ancora insieme e perché Mitsui è disorientato dal gioco di Hana, molto diverso da ciò che ricordava e da ciò che si aspettava. Poi ingrana e la partitella diventa esaltante.

Vorrei esserci io a giocare con te, Do’aho. È la prima volta che ho un desiderio di questo tipo. Fino ad ora volevo confrontarmi con te, sfidarti, sconfiggerti. Umiliarti.

Ma ormai questi sentimenti non hanno più ragione d’essere. Così rimango qui, ad ammirarti mentre voli in alto e schiacci potente, battendo Akagi.

 

20-18 per Gori e Miyagi. Peccato. Ora sono tutti sdraiati al centro del campetto a prendere fiato. Mi siedo accanto al loro groviglio umano.

Improvvisamente il Do’aho si alza e guarda Akagi, con addosso  un’espressione da bambino furbo.

“Te l’avevo promesso...”

“Scemo” è la risposta dell’ex capitano. Ma anche lui sorride, per la prima volta veramente, in questa serata.

“Scemo a chi? Io sono il mitico, l’unico e incredibile Tensai! L’invincibile! Il..”

sbonk. Akagi l’ha appena colpito con un pugno in testa, mentre gli altri scoppiano a ridere e pure io non riesco a reprimere un sorrisetto.

“Ite, Gori! Una volta, era più delicato!”

“O forse tu avevi la testa meno dura…” è la serafica risposta. E Hana inizia a protestare.

Improvvisamente ricordo una scena. Quando Hana ci venne a salutare prima di partire, Akagi gli disse una cosa, che allora non capii bene.

“Non l’abbandonare.” Lo disse guardandolo fisso, come se gli stesse chiedendo una solenne promessa. E vidi Hana rispondere serio allo sguardo. Serio, come poche volte l’avevo visto.

“Prometto.” E un sorriso, che mi aveva affascinato in modo diverso. In quel giorno, si era mostrato per la prima volta un nuovo Hana. Quello maturo, nonostante tutto.

Ora capisco, cosa quei due si erano detti. Cosa il maestro aveva fatto promettere all’allievo. E capisco il comportamento di Akagi di stasera.

Mitsui, che ride, mi riporta alla realtà. Perché? La domanda non è solo mia. È scoppiato a ridere improvvisamente, incuriosendo tutti.

“Che cavolo ti è preso?” “Oddio, adesso a Kogure che diciamo?” “è andato…”

“Scemi. Mi è solo venuta in mente una cosa. Quando, dopo la vittoria con lo Shoyo, ci siamo addormentati nello spogliatoio…”

Tutti si illuminano. Anch’io non posso evitare di provare un leggero senso di benessere a quel ricordo.

“In effetti, la posizione era più o meno questa…” “Posizione? Il groviglio, vorrete dire! E sempre tutti addosso a me!” grida Akagi.

“Ma è perché ti vogliamo bene, Gori nostro” gli sussurra Mitsui con tono suadente, mentre fa per accarezzargli la testa.

“Eh? Ma sei impazzito?? Giù le mani!” ora Akagi è spiazzato… Hana e Ryota si guardano ammiccanti… “Ragazzi, no!! È un ordine! Non provateci!”

“Ru?” la domanda di Hisashi. Alzo le spalle, sbuffando. Ma per loro è una risposta chiara.

“No!!! Rukawa! Non anche tu!” ora, Gori è letteralmente terrorizzato. Prova a divincolarsi, ma Hana gli blocca le gambe ed io le braccia…

“Shohoku…” esclama Mitsui, ridente.

“Fight!” esclamiamo tutti in coro, mentre Hisashi e Ryota iniziano a fare il solletico a Takenori e io e il Do’aho cerchiamo di tenerlo fermo.

 

“Deficienti…  pant!.. circondato da deficienti.. pant! Pant!”

“Taci e cerca di respirare pant!… che poi, ti sei divertito pure tu!”

Di nuovo, tutti svaccati sul terreno. La tortura di Akagi è degenerata in una allegra rissa…

“Siamo, anzi, siete un branco di pazzi!”

“esagerato…”

Eppure non posso dargli tutti i torti. Ma questo, tutto sommato mi rassicura. Chi sa perché.

Li guardo di sottecchi. I miei amici. Che strano, non avrei mai creduto di attribuire questo appellativo a delle persone. Eppure. Anche se sono da anni negli States, anche se ho conosciuto molte altre persone. Anche se, con altri, ho vinto trofei più importanti… Sono solo questi 4 idioti, i miei veri e unici amici. Chi sa, forse perché gli unici capitati al momento giusto, nel posto giusto… oppure perché sono gli unici che si sono presi il disturbo di andare oltre…

O forse, semplicemente, perché sono loro

 

“Ehi, voi dove dormite?”. Ormai è tardi e stiamo rincasando.

“Doveva pensarci Ryota” è la risposta di Akagi.

Lo vediamo sbiancare e poi diventare violaceo.

“Ops…” “ops, che?”

“Ehm… vedete…”

“Non dirmi che non hai prenotato da nessuna parte?!?”

“Ehi, io volevo farlo, ma poi Asuka ha iniziato a piangere… e tra biberon e ruttino…”

“e tua moglie?”

“Sakura si occupava di Keiji! Vorrei vedere voi, alle prese con due gemelli, che fanno tutto in sincrono, tranne che dormire!!” Sbotta lui.

Tutti sogghigniamo… “Povero Ryota…”

Poi Hana lo guarda, con quello sguardo malinconico e un po’ pensieroso, che ormai ho imparato a conoscere e che contraddistingue i suoi momenti dei ricordi.

“Però. Che strano. Pensavo che alla fine tu e Ayako vi sareste sposati.”

“Si vede che non era destino. Ma non fa nulla. Sakura è meravigliosa. E temo proprio di esserne un po’ innamorato…” dice l’altro, sorridendo ironico…

“un po’? ma se sei cotto marcio!” lo sfotte Gori.

“io?! E tu? Della povera Ai, che non so ancora come riesca a sopportarti. Da anni!”

lei non mi sopporta. Lei mi adora!” è la sfrontata risposta dell’altro. Quella ragazza è l’unico argomento in cui Akagi dimostra vanità… pazzesco.

Tutti ridiamo. Sembra di essere tornati al secondo anno di liceo, quando ad Akagi capitava di tornare a trovarci e Hana non era ancora partito.

“Per la cronaca… io sto ancora con Kimi-chan…”

“Ovvio! -risponde Hana- Altrimenti sarebbe apparsa la notizia sui giornali! ‘Divisi i Panda di Kanagawa! Il mondo sconvolto!” grida ridendo.

“Stronzo!” e pacca sulla testa.

“Teppista manesco” e massaggino lenitivo…

“Ehi, ormai gli unici single siete vuoi due!” esclama Miyagi, guardandoci alternativamente, malizioso… “Già” è la risposta imbarazzata di Hana, che si placa. Placando anche tutti noi.

Camminiamo un poco senza parlare. Poi il Do’aho salta su, ritrovando molta della sua baldanza

“Raga, potete dormire da me. Ma io ho solo una stanza per gli ospiti. Due dormiranno lì e uno con me.”

“Dormire con te, che schifo!” “Io e te nella stessa stanza, non ci staremmo” “Ho giurato a Kimi-chan che non avrei mai diviso la stanza con altri uomini!”

“Ehi! Allora arrangiatevi!”

“Mmm.. Ru, com’è il tuo futon?”

“è un letto all’occidentale.”

“ok. Ma è grande?”

“Abbastanza.”

“abbastanza per due?”

“Sì”

“Ehi, lui non può salire le scale! Già è molto che sia arrivato fino al campo!”

“Lo so. Lui non può salire. Ma tu puoi scenderle senza problemi, mi sembra. Io e Akagi, nella stanza libera, Mitsui nella tua e tu, Scimmia Rossa, con Ru, al piano terra.”

“ma..ma.. no! Kitsune digli qualcosa…”

“Ok.”

“Ma è una congiura!!”

 

 

“Non mi hai appoggiato.”

“Hn?”

“prima. Con la storia delle stanze. Non mi hai appoggiato.”

“preferivi dover sgattaiolare, per venire a dormire con me?”

“no. Ma…”

“ma che?” questa conversazione è assurda…

“Ma non vorrei si facessero idee sbagliate…” dice, da dentro la maglia che si sta togliendo. Il suo viso è nascosto dal tessuto. E per un momento, penso che non sia una cosa del tutto casuale.

“Quelli ‘idee sbagliate’ se le fanno da anni! E poi … è solo la verità. E non credo si facciano tanti problemi su questo. e comunque, sarebbero problemi loro.”

“e cosa dirò loro, poi?”

“poi, quando?”

“quando tu te ne andrai e io rimarrò qui. Cosa dirò?” mi chiede, guardando tutta la stanza tranne il sottoscritto.

Mi avvicino a lui, che ancora mi si nega. Prendo il suo viso tra le mani e gli pianto i miei occhi dentro l’anima.

“Non lo so. Non mi importa, in verità. Probabilmente non ci sarà bisogno di dire nulla, perché capiranno. O semplicemente perché non faranno domande. Ci penseremo poi. Ora, contiamo solo noi.”

Sfioro le sue labbra con le mie, in una carezza. Vedo i suoi occhi tormentati, specchio di una guerra interna che ormai inizia a logorarlo. Ma che, ancora una volta, vince. Mi sorride.

“Solo noi” e mi bacia con passione.

 

 

 

Sbadiglio e mi avvio in cucina. Mi hanno svegliato i rumori -i fragori…- provenienti da lì.

A quanto pare, gli altri sono già svegli.

“’giorno” saluto i ‘tre ospiti’, che stanno facendo colazione.

“Ehi, è finito il letargo, Ru?”

“Hn”

“ecco. Per un momento, vedendoti già in piedi, mi ero spaventato. Ora so che sei veramente tu.”

“Pfff”

mi siedo e mi ritrovo magicamente davanti la colazione.

“Takahashi-san è stata così gentile da prepararla per tutti, prima di uscire a fare la spesa. Quella donna è una forza!”

“Hn”

Inizio a mangiare in silenzio. Per un po’ siamo intrappolati in questo strano quadretto familiare.

“Noi ce ne andiamo oggi pomeriggio…. Ora sappiamo dove trovare la scimmia, abbiamo anche il suo numero di telefono.”

“Quello, lo potevate avere anche dal giornalista…”

“Diciamo che ci tenevamo e verificarlo di persona…”

Occhiate d’intesa. Volevano vederlo. Anche loro, sebbene in un modo diverso dal mio, hanno sentito molto la sua mancanza.

“Ru…” inizia Mitsui, incerto.

“Hn?”

“Partirai veramente?”

“Sì”

“E tornerai?”

Domanda da milioni di yen. La risposta c’è. Certa e decisa nella mia testa. Però.

Non li guardo mentre parlo.

“No”

solo il silenzio mi risponde.

 

“Perché?” sono passati alcuni minuti. Akagi riprende la conversazione, come se, in realtà, non ci fosse stata alcuna interruzione.

Lo guardo negli occhi. Mi fissa deciso e serio. Non si accontenterà di un mio sbuffo.

“Viviamo in due continenti diversi. Abbiamo obblighi e responsabilità verso le persone che ci circondano. Ormai apparteniamo a due mondi diversi e, nessuno dei due, può abbandonare il proprio. Chiaro il concetto?” sibilo con sarcasmo.

Lui mi guarda. Poi si alza, scuotendo la testa.

“Stupidi” e se ne esce dalla cucina.

“lo so” rispondo sottovoce, abbassando il capo sui resti della mia colazione.

Che situazione di merda. 

“Non vuoi nemmeno provarci?” La voce di Mitsui mi riscuote. Alzo la testa e noto che solo lui è rimasto nella stanza. E mi guarda, come probabilmente farebbe un fratello maggiore, se ne avessi uno.

“Come hai vissuto, in questi anni? Te lo ricordi, Kaede? Io, sì. Ti trascinavi, cercavi di sopravvivere. Oh, sì. C’era ‘l’amato basket’. Lo sai che ormai quello non ti basta più, vero? Non ti bastava, Kaede. Tu hai vissuto anni in un limbo di ricordi e rimpianti. Non avergli parlato dei tuoi sentimenti, non averlo cercato, aver lasciato che tutto scorresse… se te ne vai in America così, di nuovo, precipiterai in quella situazione. E non ci saranno altre prove d’appello. Nessuno è così fortunato da averne due. Pensaci.”

E anche lui lascia la stanza, andando a radunare le proprie poche cose.

Nessuno è così fortunato da avere due prove d’appello, per raggiungere la propria felicità…e qualcuno deve buttare la propria, per dovere.

Che situazione di merda!   

 

 

“Hana”. È la voce profonda di  Gori, questa.

“Dimmi” risponde pacato l’interpellato.

Sono in giardino, nello stesso punto dove, giorni fa, il Do’aho parlò con il suo amico della sfida di Shiro. Anche questa volta, sono in una posizione favorevole e ne approfitto. Il perché, non lo voglio indagare.

“Perché sei sparito?” il tono di Akagi è pacato. Non c’è cattiveria o recriminazione. Se Mitsui è il mio pseudo fratello maggiore,  Gori è il suo.

“All’inizio non è che volessi proprio sparire… sai, scuola nuova, club nuovo: volevo sistemarmi. Poi vi avrei contattato. Ma. C’è stato l’incidente.”

“perché non ti sei messo in contatto, dopo?”

“Davvero non lo capisci?”

“No”

Anche da qua, sento Hana trattenere il respiro.

“Mi vergognavo.” Butta fuori.

“Perché?”

“Perché? Perché non avrei più avuto il basket, perché non avrei fatto l’università. Perché non avrei mantenuto la promessa!”

“E tu, per orgoglio, ci hai mollato così? Sei veramente un cretino, Sakuragi! Cosa pensavi avremmo detto, una volta saputa la situazione? Pensavi che ti avremmo deriso o criticato per aver preso la decisione più matura e difficile della tua vita? Ci pensavi così stupidi? Pensavi che ti avremmo mollato? Eri un nostro amico, non l’avremmo mai fatto. Come sempre, l’unico do’aho della squadra sei tu!”

“scusa.” L’ho sentito veramente, o l’ho solo immaginato?

“baka. E adesso?”

“e adesso che?”

“tu e Ru.”

“niente.”

“baka al quadrato. Entrambi.”

“Cosa dovremmo fare? Dovrebbe rinunciare all’NBA lui, o dovrei mollare qui mio figlio e Midori?”

“E portarli in America?”

“E poi? Andiamo! Davvero pensi che ce la possa fare?”

“Penso che l’unico che non lo creda, sia tu. E questa è la cosa che più mi colpisce, visto che da quando ti conosco hai sempre sostenuto di farcela, sempre e comunque, anche quando era obbiettivamente impossibile.”

“Beh, mi hai sempre ordinato di ridimensionarmi. Ora l’ho fatto, di che ti lamenti?”

“Smettila di nasconderti. Non è da te.”

“non mi sto nascondendo, Gori. Ma non è solo la mia vita, in gioco. E non posso rischiare quella di altri.”

“cielo! Per anni ho aspettato un tuo discorso sensato e maturo. E ora che l’ottengo, mi rendo conto che è veramente una merda…”

“cosa vuoi, la realtà è sempre diversa da come ce l’immaginavamo. Io lo so bene.”

“Hana.”

“hn?”

“Comunque vada.”

“Sì?”

“non vergognarti mai più. Ci saremo, ci sarò, sempre.”

“Grazie. CAPITANO.” Sorriso.

“Pff. Baka.” Sorriso.

 

 

“Ok. Noi andiamo! Non combinate troppi casini! E tu, Scimmia, aspettati nostre telefonate regolari, d’ora in poi. E preparati a venirci a trovare a Kanagawa, presto!”

“Ok, ok… ora andate, se no perdete il treno e mi tocca ospitarvi ancora! E non ci penso proprio!”

“Ingrato, noi siamo venuti fino a qua solo per vederti!”

“per svuotarmi il frigo, vorrai dire!”

“Brutto bastardo! Scimmia!”

“Teppista!”

“Adesso basta!” Sbonk…

 

Dopo un altro paio di scenette simili, gli altri partono e io e Hana restiamo a fissare il loro treno, che si allontana.

“Ah.. finalmente ce ne siamo liberati!”

“hn”

“Locuste… mi hanno svuotato il frigo.”                               

“hn”                                                                              

“e anche la dispensa!”

...

“Ti mancavano, vero?”

“Da morire.”

 

 

 Ovunque saranno e saremo. Qualunque cosa facciano e facciamo. Pensiero, sorriso e complicità.

Liti e mancanza. Per sempre i nostri amici.

 

End chapter 7 - Friends

 

 

I personaggi appartengono al loro creatore

 



 



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