Lo schiavo dal sangue blu

 

parte III - La verità

 

di Vikysweetgirl

 


 

Nella stanza da letto penetrava a malapena la luce della luna. Il principe Vilian, depose il corpo del giovane sul fresco letto e rimase in piedi, a guardarlo dall’alto verso il basso. Il suo sguardo cadde sulle invitanti labbra, sul piccolo bocciolo della sua bocca rossa. Quelle piccole labbra luccicavano nella notte…erano bagnate…bagnate del vino appena bevuto. Si inginocchio e avvicinò il viso a quello dell’altro che respirava lievemente, impercettibilmente.

 

Baciò quelle labbra.

 

Rimase con la bocca sulla sua, con gli occhi chiusi, assaporando la dolcezza di quel momento così singolare per lui…

 

Si staccò. Si leccò le labbra.

 

Era inebriato.

 

Sentiva il sangue ribollire nelle vene. Si morse le labbra.

 

Era eccitato ed aveva li sul suo letto il responsabile del suo attuale stato.

 

Ma aveva promesso. Quella notte non l’avrebbe toccato.

 

Lo bacio sulla fronte, si stese accanto a lui e lo cinse con un braccio, usando una dolcezza che non aveva mai dato a nessuno.

 

 

 

 

_Svegliati. Svegliati!

Di chi era quella voce?

_Andiamo alzati.

Enar aprì piano gli occhi. Si trovò di fronte il viso di una ragazza.  Si alzò di scatto a sedere. Era la cameriera dai capelli biondi!

_Cosa…io…

La ragazza si portò le mani alla vita sottile. Indossava un’ampia gonna scura, coperta in parte da un grembiule bianco, le maniche a sbuffo sulle spalle le davano l’aria di una bambola di porcellana. La pelle chiarissima quasi si confondeva con la sua camicia; la solita cuffia in testa.

_Finalmente! Sono parecchi minuti che tento di svegliarti ma inutilmente. Il padrone mi ha ordinato di svegliarti non appena il sole si fosse fatto alto nel cielo, ma hai davvero un sonno pesantissimo!

_Emh…scusa.

La giovane sorrise, piegando le labbra dolcemente, tanto che sorrisero anche i suoi occhi. Si avvicinò al letto ed Enar si alzò di scatto permettendole di sistemare le lenzuola. Il moretto si sentì improvvisamente mancare la terra da sotto i piedi. Barcollò. Il vino bevuto la sera precedente doveva averlo stordito troppo. La ragazza lo guardò.
_Tutto bene?

_Emh…si…si tutto bene…_ disse il moretto portandosi una mano alla testa.

La ragazza sorrise.

_Ieri ti ha portato a cena nella sala vero?

_oh…si.

_Lavoro qui da quando sono nata e aveva portato uno schiavo a mangiare con lui solo una volta.

_Davvero? E chi era lo schiavo?

_Non lo ricordo bene, è rimasto qui per pochissimo tempo. Nessuno sa che fine abbia fatto…molti dicono che il principe abbia dato ordine di ucciderlo in segreto.

_Farò anch’io la stessa fine?_ chiese il ragazzo tristemente, scioccato.

_Cosa?! Oh no, no stai tranquillo, non volevo spaventarti! Vedrai, se sarai obbediente ti terrà con te. Sei così grazioso.

Enar si sforzò di sorridere mentre si sentiva arrossire. La giovane ragazza smise di sistemare il letto, raddrizzò la schiena e si voltò verso il moretto.
_Sei infelice vero?_ chiese con voce calma e dolce_ Di dove sei? Ti manca la tua famiglia?

_Si, molto…vivo…vivevo in una terra molto lontana da qui.

_Com’è la tua terra? Non sono mai uscita da questo regno, vorrei tanto sapere com’è il luogo dove sei cresciuto.

_Ci sono immensi prati verdi e senti lo scorrere dell’acqua ovunque. E’ pieno di ruscelli e laghi e gli animale vivono in armonia con gli uomini. Le arance della mia terra sono le migliori che abbia mai mangiato.

_Vieni da  Kaanan non è vero?

_Si…

_Com’è la tua famiglia?

_Mia madre è una donna bellissima e tanto dolce. Quando ero bambino mi raccontava le favole…oh, quanto ho amato quei giorni.

_E tuo padre?
_Mio padre sembra un uomo burbero ma ha un cuore nobile e buono. Io lo stimo tantissimo. Lo vedevo poco, ma so che mi voleva bene…come io ne volevo a lui.

_Vedrai…magari un giorno li rivedrai.

_Lo spero. Mi accorgo di quanto sono importanti per me ora che li ho persi.
_Come ti hanno catturato? Come è successo?

_La guerra…tutto è andato distrutto, la gente del popolo è fuggita. Mi ero nascosto ma qualcuno mi ha trascinato via su un carro…verso questo regno, verso Arcatren.

La giovane accarezzò il viso di Enar poi si riscosse e tornò a sistemare velocemente la stanza.

_Oh cielo, devo finire tutto prima che torni il principe altrimenti passerò dei guai. Egli  è molto severo. È divenuto re quando era ancora un ragazzino, per questo tutti continuano a chiamarlo principe.

Enar accennò un sorriso sul viso triste. Pensò alla sua famiglia, a sua madre, a suo padre, alla sua vita perduta per sempre…

 

Il padrone non si era fatto vivo per tutto il giorno. Il moretto era rannicchiato sulla poltrona di pelle rossa, con un libro in mano, uno dei tanti dell’immensa libreria di Vilian. La notte era scesa sul mondo. Enar alzò gli occhi per guardare il suo padrone che era appena tornato. Vilian gli si avvicinò sorridendo, quando improvvisamente si fermò.

_Enar…

Il ragazzo guardò il libro che aveva fra le mani, sospirò e lo lasciò cadere a terra.

_Signore…

_Tu…sai leggere?

_Io…non…

Il principe si avvicinò ulteriormente.

_Chi sei veramente? Solo un nobile può imparare a leggere. Dimmi, chi sei in realtà?_ il giovane abbassò la testa senza sapere cosa rispondere_ ma certo, le tue mani sono troppo delicate e la tua pelle troppo morbida…di chi sei figlio?

_Non…non sono…

_Parla.

_Signore._ li interruppe un giovane uomo_ Signore, perdonate l’irruzione improvvisa, ma il signor Meriston ha chiesto di vedervi.

_ah…si. Digli che lo raggiungerò immediatamente nella sala.

Il ragazzo si congedò con un inchino. Vilian si voltò di nuovo verso Enar che era chinato a terra, con l’intenzione di raccogliere il libro che aveva accidentalmente fatto cadere; interruppe improvvisamente il gesto sentendo gli occhi gelidi del padrone sulla sua persona.

_Continueremo dopo il discorso. Resta qui e aspettami.

_Vi prego io…

Vilian si fermò a guardare gli occhi spaventati del suo giovane schiavo. Fece scattare un braccio e l’afferrò saldamente.

_Vieni con me.

Prima che Enar potesse parlare venne portato via dal principe che lo trascinò per i lunghi corridoi del castello senza mai allentare la presa sul suo polso. Arrivarono davanti l’entrata dell’immensa sala da pranzo; qui c’era il capitano Pier che accolse il suo re con un doveroso inchino.

_Vostra maestà.

_Capitano. Attendete da molto?

_No, sono appena arrivato. Meriston è già dentro…ma…se mi permettete…e il ragazzo?

Già, il ragazzo. L’aveva portato con sé senza pensarci due volte. Non voleva lasciarlo solo. Voleva sorvegliare su di lui, non perderlo d’occhio nemmeno un istante. Aveva la forte sensazione che quel ragazzino dal viso d’angelo gli stesse nascondendo qualcosa…ma avrebbe indagato più tardi. Il principe si rivolse a Pier.

_tenete d’occhio il mio schiavo. Dovrei scambiare qualche parola in privato con Asher Meriston.

Pier sorrise.

_Certamente_ afferrò il polso di Enar_ lo terrò sotto controllo, non temete maestà.

_Bene. A dopo._ e il principe scomparve dietro la porta della sala.

Enar era perplesso. Perché il principe voleva parlare da solo con l’uomo dai capelli rossi?
_Ragazzino_ il moretto alzò la testa per guardare l’uomo massiccio che lo teneva nella sua stretta_ dimmi_ disse Pier abbassandosi per sussurrargli nelle orecchie_ cosa fai con il nostro principe?_ Enar sussultò arrossendo_ avanti parla_ Pier sogghignò.

_Ecco, io…

_Stai arrossendo. Avanti racconta allo zio cosa fate…ti tocca così?_ e detto questo l’uomo dai capelli neri se lo tirò contro, spalmandosi contro il corpo dell’altro e stringendogli le natiche con decisione. Enar trasalì. Tentò invano di liberarsi dalla morsa dell’altro, poggiò le mani con forza contro il petto del capitano, ottenendo solo di farsi male ai polsi sottili_ stai fermo, da bravo piccolino…

Pier lo alzò senza sforzi da terra, trascinandolo per il lungo corridoio che si stagliava davanti la grande sala.

_Dove andiamo? Lasciatemi!

_Piccolo ribelle sta fermo, non divincolarti.

Allontanatosi a sufficienza e assicuratosi di essere solo, il tenace capitano sbatté con violenza il giovane Enar contro una delle enormi colonne sparse per tutto il castello; il moretto batté violentemente la testa.

_Aaah! Mi fate male, lasciatemi!

_Come osi darmi degli ordini piccolo pezzente? Sarò io a domarti per il principe Vilian. Il tuo corpo mmm…

Detto questo Pier iniziò a slacciarsi la cintura dei calzoni con una mano, velocemente e con l’altra reggeva il ragazzo poggiandogli forte la possente mano sinistra sul piccolo petto. Enar era terrorizzato. Sapeva perfettamente cosa gli stava per fare l’altro, lo sapeva fin troppo bene. Stava impazzendo dal terrore. Quando iniziò a gridare, il capitano gli tappò la bocca con forza e il ragazzino si sentì mancare, non riusciva nemmeno a respirare. Chiuse gli occhi forte, digrignando i denti, sentendo il corpo dell’altro attaccarsi con decisione al suo e quelle odiate mani alzargli con forza le gambe.

 

Sarebbe morto stavolta.

 

Senza rendersi conto di come e perché, Enar non sentì più addosso il corpo dell’altro e cadde violentemente a terra, gemendo. Riaprì gli occhi e li spalancò totalmente quando vide la figura di Vilian sovrastarlo. Teneva la mano stretta a pugno e aveva sul viso un’espressione terribile. Stava guardando con malcelata rabbia il capitano, anch’egli a terra. Si stava asciugando il sangue che gli colava dall’orecchio.

_Cosa stavate facendo?! Cove mi siete permesso di toccare il MIO schiavo?!

_Signore…mio signore…credevo…è un ribelle…pensavo di insegnarli come comportarsi._ rispose i capitano ansimando ancora di sorpresa, senza rimettersi in piedi.

_E pensavate di farlo godendo del corpo che ho comprato non è così?

_Perdonatemi…non intendevo mancarvi di rispetto.
Vilian continuò ad osservare il capitano con sguardo feroce, poi cambiò obiettivo ed i suoi occhi si posarono sul giovane Enar ancora per terra, tremante e con le mani portate al petto, una sull’altra; gli occhi carichi di paura. Aveva lo sguardo di chi sta per piangere. Il principe si avvicinò al ragazzo e si abbassò per aiutarlo ad alzarsi. Il moretto non si reggeva in piedi tanta era la paura che aveva provato i pochi istanti durati un’eternità, così Vilian lo sorresse.
_Vieni con me. Ho fatto bene a non fidarmi. Ti porto nelle mie stanze. E voi_ disse rivolgendosi al capitano ancora immobile a terra_ andatevene immediatamente da questo castello e dal mio regno, non voglio più vedere la vostra faccia nemmeno in lontananza, mi avete capito? Se vi rivedrò ancora per voi saranno guai seri.
_Ma signore! I soldati…hanno bisogno di…

_Di un capitano corretto, ligio e soprattutto che sappia stare al suo posto. Sono sicuro che Meriston saprà essere un capitano molto più a modo di voi.

Senza poter ribattere, il capitano si alzò e trattenendo la rabbia fece un inchino al principe biondo e si allontano frettolosamente, con ancora la cintura slacciata e la mano sull’orecchio sanguinante.

 

La porta delle stanze reali venne richiusa dietro le spalle del principe, che una volta entrato, accompagnò Enar nella propria camera da letto, aiutandolo a stendersi. Gli faceva male vederlo così, anche se rammentava che lui stesso l’aveva privato dell’onore e riempito di paura.
_Come ti senti?_ chiese il sovrano amorevolmente, con un tono che stupì anche se stesso.

_bene…bene…

_Non mentire…

Enar si rannicchiò sul letto, stringendo forte le lenzuola, piangendo silenziosamente.

_Ho paura…ho perso tutto…ho perso qualsiasi cosa…

Vilian si sentì orribile. Aveva fatto del male a quel fanciullo così delicato? Aveva davvero disonorato un ragazzino dolce e fragile come quello che stava lì, solo e disperato, giacente sul proprio letto? Era un suo diritto. L’aveva regolarmente comprato ed anche ad un prezzo piuttosto alto. Ora però Vilian vedeva quel ragazzino spaurito sotto una luce diversa. Lo sentiva vicino, sentiva di provare qualcosa dio più che semplice desiderio. Era tenerezza, era dolcezza, era senso di protezione.


Sapeva che era suo e che non avrebbe mai accettato di dividerlo con nessun altro.

 

_Non mi sono mai fidato del tutto di Pier. È un ottimo capitano, ma è violento,  ribelle e soprattutto, anche se ha una moglie incantevole e devota, ha un particolare interesse per i giovanetti…ricordando questo sono venuto a cercarti. Non riuscivo a sopportare l’idea che ti stesse importunando.

Enar aveva smesso di piangere, ma aveva il viso ancora bagnato di lacrime; ascoltava il suo signore con attenzione. Possibile che quell’uomo stesse provando pietà per lui?

_Signore…grazie per avermi aiutato…

_Mi ringrazi, eppure sono stato io a deflorarti senza il tuo consenso._ il moretto non proferì parola. Era vero. Ma era stato così felice quando l’aveva visto stagliarsi contro le mille luci dei lampadari di quel lungo corridoio_ Pier è…o meglio…era il capitano della mia armata. È un grande condottiero ma è troppo borioso e sicuro di se. Non guasta una buona parte di modestia e di buon senso per divenire un grande uomo. E l’ha imparato a sue spese. Non si toccano le mie cose!_ Enar arrossì a quest’affermazione_ Asher Meriston è un subordinato di Pier. Ma come hai sentito prima da oggi sarà il nuovo capitano dei miei soldati. È preparato quanto Pier, ed è rispettoso ed obbediente…e sa cosa può toccare e cosa no. Dovevo incontrarmi con lui per alcune questioni politiche. È un grande esperto in cartografia. Ci troviamo spesso in contrasto, ha un carattere forte ma so che posso fidarmi di lui.  Stai ancora tremando…_ detto questo si sporse verso il ragazzo e lo strinse a se con dolcezza ma con una tale decisione da togliere il respiro al giovane moro. Vilian lo sentiva, lo sentiva fragile e bisognoso di affetto, bisognoso di protezione. Inconsciamente sapeva che non l’avrebbe mai più toccato senza il suo consenso. Si staccò leggermente da lui per poterlo guardare in viso._ dimmi Enar…tu chi sei veramente? Come mai sai leggere?_ il ragazzo trasalì visibilmente fra le sue braccia_ non avere paura.

Il moretto si fece tanta forza e guardò il suo signore dritto negli occhi, occhi che fiammeggiavano nell’ombra.

_Sono Enh, figlio di re Olomer, unico erede del regno di Kaanan.

 

 

 

Continua...