Lo schiavo dal sangue blu
parte II - Privilegiato
di Vikysweetgirl
Dopo essersi lavato, Enar indossò gli indumenti che gli avevano dato il giorno precedente. Su indicazione di Vilian, si sedette composto su l’enorme letto sul quale aveva perso la propria verginità. Il principe sparì dalla sua vista per poi riapparire poco dopo accompagnato da una cameriera. La giovane portava un vassoio che posò sul letto e se ne andò. Vilian indicò il vassoio pieno.
_Avanti mangia. Chissà da quanti giorni non
tocchi cibo e chissà da quanto tempo non mangi qualcosa di diverso da pane
raffermo. Puoi mangiare tutto, non temere. _Vi ringrazio…vi ringrazio infinitamente per il cibo che mi avete dato…
_Ma hai lasciato la marmellata. Enar abbassò lo sguardo sul barattolo davanti a lui. Era pieno di profumata confettura rosso scuro. Il principe si sedette sul letto accanto a lui; Enar indietreggiò istintivamente. Il biondo prese il barattolo di marmellata e vi intinse dentro un dito che poi portò verso le labbra del ragazzino. _Tieni. Assaggia_ il moretto dopo un istante di esitazione si avvicinò con il viso a quella mano e chiuse la bocca su quel dito e leccò la dolce marmellata alla ciliegia. Sembrava un sogno sentire quel sapore dopo tanto tempo, quel fantastico gusto zuccherino. Il giovane si ritrasse. Vilian lo guardò rapito. La tenera carezza di quelle labbra che sembravano due piccoli frutti maturi l’aveva turbato. Vide Enar assaporare la dolce polpa ancora stordito dal tutto_ buona vero? _Si._ disse piano il giovane arrossendo. Tutta quella situazione lo agitava. _Ora devo andare. Tu resta qui. Fa ciò che vuoi, qui dentro hai libertà massima…mio favorito. Gli disse il principe carezzandolo sulla testa come fosse il suo gattino. Poi si alzò dal letto e uscì dalla camera e dalle sue stanze. Enar, rimasto solo, si alzò dal letto fermandosi all’improvviso gemendo. Sentiva ancora male al fondoschiena. Lentamente uscì dalla camera da letto. Si guardò intorno: doveva andarsene di lì. Iniziò ad ispezionare ogni stanza. Dalle finestre non poteva calarsi, le stanze del principe si trovavano troppo in alto e sarebbe morto senza dubbio. L’enorme portone era chiuso saldamente e anche se fosse riuscito ad uscire? Sicuramente ogni salone ed ogni corridoio era accuratamente sorvegliato.
Era in trappola!
Si lasciò cadere a terra lungo una parete, le ginocchia al petto, le braccia intorno alle gambe. Non voleva subire di nuovo gli abusi della notte precedente. Si era sentito rubare l’anima. Ma cosa poteva fare? Preso dal panico si alzò di scatto, corse verso la finestra e decise di tentare di calarsi giù, usando qualcosa come appiglio. Si arrampicò sul davanzale di marmo quando l’enorme porta si aprì. Enar si girò di scatto, impietrito. Era sicuramente il principe. E invece era una ragazza della sua età. Dagli abiti che portava era sicuramente una cameriera. Ma certo era venuta a sistemare le stanze reali in assenza del sovrano. La giovane aveva capelli biondi nascosti in gran parte da una cuffia bianca e aveva occhi chiari e cristallini. Lo stava guardando orripilata, ma Enar scese lentamente dal davanzale e rimase immobile. La ragazza sospirò, sorrise in maniera forzata ed entrò nella stanza da letto per sistemare tutto. Enar la fissava terrorizzato…e se avesse raccontato tutto al principe Vilian? Quando la ragazza finì le sue faccende, si fermò a guardare il giovane moretto. _Non dirò niente, stai tranquillo. Disse la giovane sorridendogli dolcemente e se ne andò. Il moro non riusciva nemmeno a parlare. Era la prima volta nella sua vita che aveva così paura di qualcuno...
Lo voleva ancora…
Lo spostò malamente, facendolo poggiare con le ginocchia a terra e il petto sul letto. Infatti il moretto si svegliò inevitabilmente. Gli occhi assonnati si aprirono del tutto per lo spavento. _Cosa…?!_ gemette.
Il principe si era fatto sopra di lui, il petto
contro la schiena del più giovane, in una posizione molto particolare. Detto questo il sovrano gli strappò con violenza i vestiti di dosso e allargò con le mani le sue natiche rotonde e sode. Enar rabbrividì. _Vi prego…vi prego fermatevi! Fa…fa ancora male! _non sentirai dolore… Si slacciò i pantaloni e glielo mise dentro con forza. Enar si tese sconvolto. _Aaaah!!! Vi prego!!!! Ma il principe iniziò a spingere, incurante delle proteste e delle suppliche dell’altro. _Sei così caldo…sei così…aaaah… _Si…signore! Aaaah… _E’ fantastico!!! Continuò a spingere in lui, senza pensare, solo colto di nuovo da quell’irrefrenabile desiderio, quella voglia assurda di possedere quel piccolo e giovane corpo, quel ragazzino che era solo suo ormai. Gli baciò il collo, Enar tremava, era sconvolto. Vilian rallentò improvvisamente, come colpito allo stomaco da un pugno invisibile. Raggiunse presto l’orgasmo, ma prima di venire uscì dal corpo del giovane schiavo. Enar respirava velocemente, voltò la testa lentamente. Piangeva, aveva gli occhi rossi. E Vilian non si sentì bene. Non si sentì forte.
…si sentì in colpa.
Si sentiva in colpa per aver fatto esattamente ciò che fanno i padroni coi loro schiavi da letto. A cos’altro poteva servire un ragazzino così gracile e giovane, che probabilmente non aveva mai lavorato in vita sua? Enar si voltò e guardò il suo padrone dal basso verso l’altro, con sguardo straziato, triste, arreso, occhi rossi e piangenti.
Perché, perché si sentiva un mostro?
Uscì velocemente dalla camera e Enar finalmente si sfogò, pianse di disperazione, la testa sul letto e non si mosse dalla posizione in cui era stato disonorato ancora una volta…
Dopo essersi lavato, il principe tornò nella stanza buia, Enar era ancora nudo, rannicchiato sul letto, il viso nascosto sul cuscino. Gli si avvicinò e lo coprì con un lenzuolo. _Vestiti...non puoi rimanere sempre qui al buio…vieni con me. Enar lentamente, tremando si rivestì. Si sentiva male. Era dolorante e si sentiva pesante. Quando tentò di reggersi sui piedi cadde con le ginocchia a terra. Non si sentiva più padrone del proprio corpo. Non aveva più niente, ormai anche quello stesso corpo apparteneva al principe…
Aveva le mani legate da una corda, la cui estremità era trattenuta dal principe Vilian. Il ragazzo guardò il cielo con un sospiro; una rondine volava libera…avrebbe tanto voluto essere quella rondine.
_Ho pensato che ti servisse l’aria pura, il
sole…che ti servisse uscire un po’, mio dolce cherubino. Arrivarono al villaggio. Quando il principe, in tutta la sua maestosità e in tutto il suo splendore mise piede sulla pietra della piazza, tutta la gente là intorno lanciò sospiri increduli e si scostò, inchinandosi, facendo spazio al giovane sovrano. Quando dalla carrozza scese il suo piccolo schiavo, trascinato dal suo padrone per la lunga strada che portava al mercato, la popolazione si mise a mormorare.
“ma chi è quel ragazzino?” “il nuovo schiavo del principe…pare l’abbia pagato abbondantemente…” “ma è così piccolo e gracile...” “è sicuramente uno schiavo da letto” “in tutta sincerità non disdegnerei di provarlo!” “ah ah ah sporcaccione! Lascia al re il suo giocattolo…ihih”
Ed Enar si sentì avvampare, avrebbe voluto sprofondare nella fredda pietra. Si sentiva a disagio. Era chiaro che tutti sapevano cos’era e cosa era costretto a fare. Abbassò la testa umiliato. Il biondo principe si voltò a guardarlo; i due si fermarono davanti una bancarella piena zeppa di piccoli oggetti d’oro, tra cui moltissimi gioielli. _Scusate buon uomo._ iniziò il principe col suo tono deciso. _Oh, vostra altezza! E’ un onore averla al mio umile banco! _Potrei vedere meglio quella collana d’oro, con lo zaffiro incastonato nel medaglione? _Certamente! È il pezzo migliore che abbia al momento! Si vede che avete buon occhi vostra maestà…vedete_ disse il mercante prendendo in mano il prezioso oggetto e porgendolo gentilmente al principe_ lo spessore dell’oro e le dimensioni dello zaffiro. Lavorato magnificamente, noto con la mia lunga esperienza. Sarebbe di certo un incanto sul vostro petto, è un gioiello degno solo di un re! Il principe rigirò fra le mani il gioiello, che apprezzava molto. Si voltò e lo mise al collo del suo giovane accompagnatore, che si strinse nelle spalle. Si guardò il petto. non capiva più nulla:
Cosa ci faceva quel gioiello di inestimabile valore sul suo petto?!
_Ma! Signore! Cosa… _non trovate che gli doni?_ disse schiettamente il principe sorridendo al mercante_ qual è il suo prezzo? _500 monete d’oro signore…ma posso farvelo pagare meno mio Signore…_ rispose il mercante sbalordito dal gesto del suo principe. Dopo una breve passeggiata, Enar gemette abbassando la testa. _Cos’hai piccolo? _io… _Avanti…non aver paura..parla. _Ho…ho male… _Hai male…? _Al…al…_ avvampò. _Oooh! Ho capito! Piccolo, potevi dirlo prima. Avrei dovuto capirlo. Vieni. Il principòe lo prese in braccio; il moretto gli si strinse al petto, sconcertato.
I due tornarono al castello, nelle stanze del principe Vilian. Enar era seduto sul divanetto di pelle rossa, con la gambe incrociate e sentiva pesare quel gioiello fantastico sul suo petto. Il principe gli si fece davanti una volta che ebbe indossato abiti più comodi, anche se non lasciava mai il suo pugnale. Vilian guardò il suo giovane schiavo e gli accarezzò il mento, facendogli alzare il viso. _Lo zaffiro si accompagna perfettamente ai tuoi occhi…_ Enar guardava l’altro sbalordito_ consideralo un dono del tuo padrone e signore e un simbolo del fatto che mi appartieni, ora e sempre. _...si mio signore… _Bene._ Vilian sorrise. Si sedette sull’altra poltrona, quella di pelle nera e batté una mano sulla gamba_ avanti vieni qui. Coraggio._ Enar esitò un istante, poi si avvicinò al sovrano che lo incoraggiava a sedersi sulle sue gambe. Così il giovane, nervosamente, si sedette, le gambe strette, le mani unite una sopra l’altra su di esse_ non essere così spaventato…_ disse posandogli una mano sulla schiena_ non ti farò niente…_ Lo abbracciò, stretto a se, infilandogli la lingua dolcemente nella bocca, sentendolo agitarsi e gemere, poi si abbassò per baciargli il collo sottile e morbido e glielo morse piano, premendo a malapena i denti su quella pelle delicata e profumata, incontrando il sapore dell’oro della collana che gli aveva appena regalato. Se lo mise a cavalcioni sulle gambe, sentiva tutto il suo caldo corpo addosso e impazziva di voglia. Quel ragazzino lo faceva uscire fuori di senno. Si fermò dal donargli i suoi bollenti baci, lo guardò negli occhi e gli sorrise_ Vieni con me, andiamo a mangiare…hai sicuramente fame. Prendendolo per mano, Vilian lo portò con se fuori dalle proprie stanze, promettendogli cibo e rispetto per tutta la notte.
La sala da pranzo era qualcosa di enorme e sconfinato, quasi che lo sguardo si perdeva nell’ammirarlo. Tutto era bianco, illuminato da candele; il tavolo era lungo parecchi metri, allestito con una tovaglia bianca e apparecchiata per quattro con piatti e bicchieri di porcellana e posate d’argento. Tutto brillava, tutto riluceva nel chiarore della luce emessa dalle tante candele del lampadario di diamante e cristallo. Enar si sedette su un’enorme sedia indicatagli dal principe, che venne aiutato a sedersi a capotavola da un maggiordomo. Vilian poggiò il mento sulle mani, mettendosi a fissare Enar. Lo trovava bellissimo, così esile e delicato come un fanciullo, con quegli occhi magici che lo incantavano ogni volta…e lo attraevano; il moretto abbassò lo sguardo. Entrarono nella stanza due uomini. _Ah, vi aspettavo!_ esclamò Vilian alzandosi. Lo stesso fece Enar, con prontezza e grazia si inchinò ai nuovi arrivati. Uno dei due uomini era alto, sulla quarantina, con il viso non rasato, capelli neri come la barba e lo sguardo di chi la sa lunga; aveva una corporatura muscolosa e robusta e vestiti comodi e morbidi. L’altro era meno vecchio, un giovane uomo probabilmente della stessa età del principe, con i capelli rossi perfettamente pettinati, legati in un codino, era vestito interamente di blu e aveva un portamento molto più elegante del suo compagno…ma aveva l’aria di un uomo cattivo, occhi spenti e privi di compassione, freddi; e un sorriso malizioso. La cena venne servita subito dopo che i due uomini si sedettero con loro a tavola. _Allora non erano infondate le voci che ho sentito_ iniziò l’uomo dai capelli rossi poggiando il mento sulle mani intrecciate_ avete comprato un nuovo schiavo! E di qualità molto alta a quanto sembra. _Wow, davvero un bel bocconcino! Come ti chiami micetto? Enar sgranò gli occhi e non rispose. _Povero piccolo, l’hai spaventato con il tuo aspetto Pier._ disse il rosso ridacchiando. _Avanti caro, rispondi._ gli disse con voce bassa e profonda il suo principe. _Mi…mi chiamo Enar. _Enar. Hai un bel nome figliolo_ gli disse sorridendo lascivo l’uomo moro_ se il nostro sovrano ti fa stare a tavola con noi, significa che sei davvero un bravo schiavo! _Perdonate il suo silenzio, ma è qui da poco ed è un po’ spaventato._ disse Vilian_ Come sta vostra moglie capitano? Da molto non ho il piacere di incontrarla. _Sta bene vostra maestà. Vi porto i suoi saluti. _Bene, ricambiate pure. Una donna di gran classe. Forza mangiamo, o questa buona minestra si raffredderà. Enar iniziò a soffiare sul cucchiaio colmo di minestra e a soffiarci su. Vilian non riusciva a staccare gli occhi da lui. Adorava le sue lunghe ciglia nere, gli occhi grandi e dolci, la morbida linea delle labbra, il suo corpo magro…
E lui aveva posseduto quel corpo!
Più di una volta!
Dimentico della vergogna, il moretto si gustò la prelibata cena, sorseggiò il vino e si ubriacò dolcemente, divenendo debole ed assonnato. Intanto Vilian e i due uomini parlavano e discutevano di faccende che Enar non capiva o meglio non riusciva a cogliere. Avrebbe voluto ascoltare, ma il vino aveva annebbiato la sua mente e attirato il sonno. Dopo aver terminato la cena, il principe si alzò da tavola. _Perdonatemi signori, ho uno schiavo ubriaco da mettere a letto. _Non scusatevi. Fate pure. Se ce lo permettete berremo ancora un calice di questo vino squisito e ce ne andremo._ disse il capitano sorridendo; le guance rese rosse dalla bevanda bevuta in abbondanza. _Certamente. Vi auguro una buona notte…finiremo il nostro discorso la prossima volta. Vilian prese in braccio il ragazzino ed uscì dalla sala. I due uomini che si erano alzati, si sedettero di nuovo. _Ma lo hai visto?_ iniziò il rosso_ è ammaliato da quel moccioso. Ha interrotto persino la conversazione per portarlo a letto. _...e divertirsi con lui…cosa non darei per sfogare anch’io con lui le mie voglie mmm… _Se vostra moglie sapesse… _Ma non sa. I due risero di gusto.
Vilian camminava per i corridoi che lo avrebbero condotto nelle sue stanze. Mentre camminava si accorse che il suo giovane schiavo si era addormentato fra le sue braccia.Vide la sua bocca ancora bagnata di vino e lo baciò su quelle dolci, tenere labbra dopodiché sorrise. Si stava comportando come un ragazzino che ha preso una cotta…
CONTINUA...
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