_Ciao a tutti. Credevate che “Angeli da un’ala soltanto” fosse terminato? E INVECE NO!        collocate questo capitolo più o meno dopo che Mark riprende i sensi, dopo aver appreso la morte del suo amato Kevin. Quindi leggete questa storia dopo aver letto i precedenti capitoli. Ascoltate “Casper’s Lullaby” mentre leggete questo capitolo extra._


 


 

 

Lo schiavo dal sangue blu

 

prologo

 

di Vikysweetgirl

 


 

I piedi facevano male. Tagli profondi li ricoprivano.

Inciampava sui sassi. Faceva caldo, un caldo torrido.

Il respiro era affannoso, le labbra screpolate. Da quanto tempo non faceva un bagno?

Aveva male alla testa, il sole lo stava facendo lentamente impazzire.

I suoi vestiti ormai erano logori. La leggera veste di cotone era strappata, sporca e sgualcita, ormai a brandelli. I capelli sporchi e incrostati di fango si attaccavano alla sua fronte sudata.

Si trovava a camminare insieme ad altri compatrioti. Tutti, compreso lui, avevano i polsi stretti in catene, catene che univano anche tra loro tutti gli uomini che si trovavano a camminare in fila, stanchi, affamati ed assetati.

La sete era straziante.

 Era quello l’inferno? Perché non gli permettevano di bere?

C’erano uomini adulti e ragazzi. Ma lui sembrava essere il più giovane e la sua corporatura esile lo aveva fatto stancare prima degli altri. A tratti si fermava, per essere trascinato di nuovo dalle pesanti catene e spinto dalla più o meno lunga fila dietro di lui.

_Muovetemi! Avanti!

Gridava a intervelli regolari, il mercante di schiavi, grasso, vestito con stoffe pregiate, con un grande turbante sulla testa e che viaggiava su uno stallone bianco. Esibiva una ricchezza e un potere non indifferenti, sicuramente frutto del suo mercato crudele. I suoi subordinati, armati di tutto punto, circondavano quei miseri uomini, per scoraggiare ed impedire, qualsiasi tentativo di fuga.

Arrivarono alle porte di una città sconosciuta.

Quanto avevano marciato? Molti soli e molte lune, ma non avrebbe saputo dire quanto precisamente.

Entrarono senza complicazioni nella vivace città. Le case erano modeste e tute diverse fra loro; la popolazione era attiva e lavorava sodo. C’erano molte bancarelle, il mercato tanto famoso del nord, di cui aveva sentito parlare nella sua terra natia. Come gli mancavano i fiori di campo rossi e gialli dei suoi prati e le mandrie libere in corsa sugli immensi prati del suo mondo.

Il mercante salutava con allegria i borghesi ben vestiti, conoscenti di vecchia data, o gente con cui aveva portato a termine trattative. Camminarono così, incatenati e distrutti fra la gente, desiderando quell’acqua che le signore gettavano a terra per lavare la strade e quel vino rosso che stava nelle bottiglie di vetro sulle bancarelle.

La sete, orrida nemica non perdona.

La gente gli lanciava occhiate indifferenti, evidentemente erano talmente abituati a quella sfilata di uomini trattati come merce, da non farci nemmeno caso.

Si allontanarono dal centro della città, fino a che arrivarono a un porto.

Il giovane non aveva mai visto il mare e ne rimase affascinato. Vedere il sole brillare su quella lastra azzurra era meraviglioso.

_Forza, mettetevi in fila e state buoni…così.

I prigionieri stavano in fila, aspettando decisioni altrui. I soldati e gli uomini di porto confabulavano tra loro, il mercante di schiavi si torceva le mani furiosamente. Da quanto era riuscito a capire dalle chiacchiere stava arrivando qualcuno di importante, anche se nessuno aveva menzionato un nome o un titolo. Lui a malapena riusciva a reggersi sulle gambe malferme.

D’un tratto tutti si zittirono e guardarono verso una direzione. Il mercante iniziò a lisciare i proprio baffetti neri. Contro luce si stagliò la figura di un uomo. Camminò verso di loro, entrando nella luce, con solo il rumore dei suoi passi. Il giovane alzò la testa per guardarlo. Rimase a bocca aperta. Davanti a lui c’era un uomo alto, dal portamento elegante e virile. Aveva folti capelli biondi, pettinati all’indietro e profondi occhi verdi. Le labbra erano ben disegnate, sottili e sensuali, il naso dritto, le perfette sopracciglia nere gli davano un’aria corrucciata, quasi cattiva. Era alto, dal fisico evidentemente allenato, che personificava la perfezione. Era vestito quasi totalmente di nero. Portava alti stivali in pelle e calzoni stretti e sui fianchi sfoggiava una cintura anch’essa di pelle, a cui era attaccato un pugnale che sembrava avere molto valore. La stretta maglia fasciava il suo torace perfetto; le ampie spalle coperte da un mantello rosso erano dritte e perfette.

_Altezza! Mio signore,  è un onore avervi al mio piccolo mercato.

Altezza? Uno di sangue reale?

_ Avvicinatevi_ disse con veemenza il mercante, avvicinandosi a tutti loro_ ho sicuramente ciò che fa per voi. Tutti questi uomini sono sani e forti, abili in diverse attività! Uomini proveniente dal sud, nelle terre di Kaanan.

_sarò felice di dare un occhiata ai vostri uomini.

Ormai il giovane aveva capito che quell’uomo doveva essere il sovrano di quella città, anzi probabilmente buona parte della terra che avevano calpestato per arrivare fino a quella città era di sua proprietà.

Quell’uomo misterioso e inquietante si avvicinò agli schiavi, camminando lentamente, osservandoli uno per uno. Erano tutti intimoriti. Lui li guardava con sguardo severe e attento. Stava quasi per oltrepassare il giovane schiavo, quando tornò lentamente indietro di un passo. Guardò negli occhi azzurri di quel ragazzo dai capelli neri come l’ebano. Gli prese il mento con le dita e lo forzò a voltare la testa prima a sinistra e poi a destra, strappandogli un sospiro di sorpresa; poi afferrò un suo polso in modo da fargli alzare il braccio. Il ragazzo iniziava ad essere agitato, sentiva il cuore battere rumorosamente nel proprio petto. L’uomo dai capelli biondi si voltò verso il mercante.
_Dove avete preso questo schiavo?_ chiese con tono fermo e deciso, di chi è abituato a comandare.

Una voce profonda.

_ecco…è uno dei pochi sopravvissuti alla strage del regno di Re Alamar.

Il giovane sussultò.

L’uomo dallo sguardo agghiacciante tornò a posare gli occhi su quel ragazzo.

_Lo compro.

Il ragazzo venne raggelato.
_Ma…principe Vilian…è molto gracile…il più gracile di tutti. Forse il meno adatto a lavorare ed è anche il più giovane di …

_Questo lasciatelo decidere a me signor Eventon. Pagherò qualunque cifra per averlo. Ho fatto la mia scelta. Liberate questo ragazzo.

Subito il mercante diede ordine di liberare il giovane che venne immediatamente condotto da due uomini sulla seconda carrozza del principe Vilian, intanto che quest’ultimo ricompensava adeguatamente il mercante con parecchie monete d’oro.

Durante il viaggio il ragazzo pensava. Era agitato, spaventato…cosa gli sarebbe successo di lì in poi?

Non sapeva cosa avesse in riservo per lui il destino. Sapeva solo che voleva tornare a casa…