Mi spiaceva proprio non avere niente di pronto per festeggiare il ruhana day, così ho rispolverato una vecchia fic che giaceva in attesa sul mio desktop, qualcuno l'avrà già lettà, ma spero che per qualcuno sia nuova. Così magari vedendola qui mi verrà l'ansia di finire qualcosa di quello che ho iniziato ^^

 


L'isola

parte I

di ria


 

La risacca portava sempre strane cose a riva.

Quel giorno, però, dopo il violento uragano che aveva spazzato tutta l'isola, abbattuto palme e quasi distrutto la sua capanna, aveva portato la sorpresa più curiosa di tutte.

L'aria era cristallina, il cielo d'un turchese così abbagliante da non poterlo fissare a lungo, l'oceano d'uno scintillante color zaffiro, come sempre dopo la violenza della tempesta che purificava ogni cosa.

Si passò una mano tra le ciocche irregolari di capelli rossi, indeciso sul da farsi, fissando il mucchio di stracci che doveva, in teoria, essere un essere umano.

"E adesso?" esclamò ad alta voce. Aveva preso l'abitudine di parlare da solo, da quando il nonno era morto, lasciandolo solo in quel posto dimenticato da dio.

Allungò un piede nudo e abbronzato e diede un colpetto deciso a quella cosa informe "Ehi, sei vivo?" nessuna risposta.

Si guardò intorno, magari ce n'erano altri come lui, ma l'oceano aveva restituito solo quello e qualche cassa, unici superstiti di un naufragio, probabilmente, pensò.

"Meglio che faccia qualcosa o dovrò seppellirne un altro." Era una cosa straziante, qualcosa che non avrebbe mai più voluto fare, sbattè gli occhi per scacciare le lacrime di commozione.

Afferrò la sagoma informe e la trascinò sulla sabbia, dove le onde non arrivavano. Maledizione! Pesava un accidenti! Doveva cercare di capire dove era la testa, se voleva scoprire se era ancora vivo... o viva per quello che ne sapeva.

Si inginocchiò a rovistare tra gli abiti laceri per esporre la pelle nuda.

Una mano d'acciaio scattò d'improvviso e gli bloccò il polso.

Abbassò gli occhi stupito su quel mucchio di stracci così bellicoso.

"Ehi amico, sto cercando di salvarti la vita."

"Do'aho!" riuscì a mormorare lo sconosciuto, decisamente era una voce maschile, prima di cominciare a tossire e sputare acqua.

Dopo il primo attimo di panico Hanamichi Sakuragi lo aiutò a girarsi su un fianco per liberarsi di tutta l'acqua che aveva bevuto. Dopo un po' la tosse si calmò.

"Va meglio?"

"Hn..."

"Certo che sei di poche parole... Non che di solito io parli molto di più." rifletté ad alta voce "E devo anche sistemare la capanna prima di notte, questo qui mi sta facendo perdere un sacco di tempo." continuò sopra pensiero. Non si accorse che l'altro si era irrigidito alle sue parole.

"Lasciami!"

"Che cosa? Ah sei tu." il fagotto di stracci stava cercando penosamente di rimettersi in piedi, senza molto successo.

"Fermati amico, dove vuoi andare?"

Due occhi blu si alzarono furiosi su di lui e poi si spalancarono sbalorditi.

"Sei... sei nudo!" esclamò con voce resa roca dall'acqua salata.

Sakuragi abbassò gli occhi stupito sul suo corpo abbronzato, effettivamente era nudo, ma era così abituato a girare per l'isola in completa libertà che non si accorgeva neanche più di non indossare i vestiti.

Si grattò la testa perplesso, aveva infranto qualche strana usanza di quello sconosciuto?

"Beh... si... ma..." fece una pausa imbarazzato, il nonno, in ogni caso, aveva cercato di insegnargli le buone maniere "Metterò qualcosa... se ti da fastidio..."

Lo sconosciuto scrollò le spalle indifferente, mentre i penetranti occhi blu osservavano con curiosità distaccata il suo salvatore. Capelli del più incredibile colore rosso che avesse mai visto, oltre tutto naturale, la prova ballonzolava allegramente libera davanti ai suoi occhi. Fisico da urlo, abbronzatura perfetta, lineamenti marcati, bocca generosa e pronta al sorriso e neanche l'ombra d'un briciolo di pudore in tutto il corpo.

Sakuragi ricambiò l'esame a cui era sottoposto, ma non trovò niente di particolarmente attraente.

Accidenti! Almeno la fortuna poteva ridergli una volta e mandargli una donna, non che avrebbe saputo che cosa farsene, ma il nonno aveva cercato di spiegargli per sommi capi come nascevano i bambini. E sapeva che ci volevano un uomo e una donna, due uomini erano perfettamente inutili, non che lui desiderasse un bambino, ma visto che era condannato a rimanere su quell'isola per tutta la vita, non si poteva mai sapere...

Niente di attraente, se si escludevano gli occhi, gli abiti informi e laceri nascondevano il fisico, i capelli erano una massa arruffata di un colore indefinito, incrostati di sabbia e sangue, e la pelle sembrava... beh molto pallida... sotto lo strato di sporcizia.

"Come ti chiami? Credo che dovremo passare un po' di tempo insieme e non posso chiamarti sempre 'ehi tu'."

"Rukawa... Kaede Rukawa..."

"Piacere, io sono Sakuragi Hanamichi, ma puoi chiamarmi Tensai."

"Do'aho..." borbottò a voce bassa, respinse la mano che Sakuragi gli tendeva "Posso fare da solo! Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!" si tirò su a sedere con fatica, la testa gli faceva male in un modo terribile.

"Il signorino è permaloso, eh?"

"Dove siamo?" chiese freddo.

"Sulla mia isola."

Lo fissò sarcastico "Dal momento che sei qua, suppongo che sia tua, ma... DOVE siamo?"

"Non lo so." scrollò le spalle con indifferenza.

"Vuol dire che non sai dove siamo?!" urlò quasi sconvolto.

"No!" gli rispose con un certo compiacimento, vedendolo perdere le staffe per la prima volta, sembrava reduce da un party e non da un naufragio. Ben gli stava!

"Maledizione! Tutta colpa di Sendoh!" ringhiò tra i denti, e accidenti a lui quando aveva accettato il suo invito per una crociera sul suo yacht! Che cosa gli era saltato in testa? Sapeva benissimo quali erano le mire di Sendoh, solo che era stufo di quelle femmine svenevoli che gli stavano addosso.

"Ehi amico..." la voce potente di Sakuragi irruppe nei suoi pensieri "... Rukawa? Dico bene? Non è così brutto sai? L'isola è stupenda, c'e cibo in abbondanza e..."

"Taci! Che ne puoi sapere di come mi sento!" si prese la testa tra le mani ferite "Tu sei qui per tua scelta!"

"Io sono qui da quando avevo cinque anni." Rukawa alzò il viso di scatto nell'avvertire il tono serio e quasi rabbioso "Siamo naufragati io e mio nonno quando la sua barca da pesca è colata a picco."

"Tuo nonno?"

"E' morto un anno fa."

"Ah." si fissarono in un silenzio teso.

"Avanti, ce la fai a camminare?" lo aiutò ad alzarsi ed al suo cenno lo lasciò andare "Per prima cosa dobbiamo curare le ferite e poi si vedrà..." lo precedette e si diresse verso un gruppo di palme e Rukawa non potè fare a meno di notare il fondoschiena sodo e muscoloso che oscillava ad ogni passo. Decisamente quel ragazzo non sapeva che cos'era la modestia!

Con difficoltà raggiunse l'ombra degli alberi e si lasciò cadere stremato... su una stuoia? Fissò interrogativo Sakuragi che gli rispose con un largo sorriso.

"E' il mio punto di osservazione preferito, tanto vale renderlo comodo."

Annuì e chiuse gli occhi sfinito, dolorante in tutto il corpo. Non voleva pensare a niente, a come tornare a casa, a come affrontare Sendoh, se lo avesse visto ancora...

"Tieni, bevi..." aprì gli occhi in tempo per vedersi offrire una tazza di legno, rudemente intagliata, colma d'acqua.

La afferrò e cominciò a bere avidamente, due mani forti, ma gentili lo fermarono "Bevi piano... o ti sentirai male..." cercò di bere a piccoli sorsi ma la sete era troppo grande.

"Ancora!"

"Tra un po'... devi lasciare che il tuo corpo si abitui..."

"Senti... chi ti credi di essere!"

"Quello che si prenderà cura di te! E ti impedirà di commettere qualche sciocchezza!" lo fissò accigliato. Sarebbe stata una convivenza difficile.

"Adesso vediamo quelle ferite..."

"Lasciami stare!" respinse la mano e si strinse addosso gli abiti laceri.

"Forza... non fare storie..." cercò di togliergli qualcosa, ma ricevette un pugno in faccia.

"Toglimi le mani di dosso!"

"Ho capito con te ci vogliono le maniere forti!" lo afferrò improvvisamente e se lo gettò di traverso su una spalla, tenendolo fermo e inoltrandosi velocemente nella foresta. Arrivato alla sorgente si fermò e lo buttò in acqua completamente vestito.

Scoppiò a ridere quando lo vide annaspare ed emergere sputacchiando e imprecando contro di lui.

"Razza di idiota! Che cosa volevi fare? Ammazzarmi!"

"Bastava solo che ti lasciassi sulla spiaggia per quello!" saltò anche lui nella pozza sollevando spruzzi d'acqua "Avanti che aspetti, togliti quei vestiti e lavati via il sale dalla pelle..." lo vide esitare e sogghignò malignamente "Non dirmi che ti vergogni di farti vedere nudo da me!"

"Do'aho!" gli voltò le spalle e cominciò a togliersi gli indumenti bagnati, usandoli anche per strofinare la pelle incrostata di sangue.

"Non lasciare i vestiti nella pozza, è l'unica sorgente d'acqua dolce dell'isola, si rinnova continuamente, ma non voglio sporcarla." giunse la voce alle sue spalle, incredibilmente vicina, prima che due mani rudi ma delicate cominciassero a lavargli la schiena. Si irrigidì, incerto sul da farsi, non gli piaceva essere toccato, e non gli piaceva neanche l'invasione del suo spazio. Ma quel Sakuragi non intendeva far nulla di male, ne era certo. Se ne andava in giro allegramente nudo per la sua isola e non nascondeva alcuna malizia.

"Devi lavarti anche la testa..." questo prima che si ritrovasse sott'acqua, ad annaspare, tenuto fermo da una stretta potente. Prima che svenisse per mancanza d'aria fu ripescato come uno straccio.

"Ah! Ah! Ah!" la risata fragorosa di Sakuragi gli risuonò nell'orecchie che fischiavano ancora per la mancanza d'aria. La sua abituale freddezza andò a farsi benedire. Se quel selvaggio voleva il gioco sporco lo avrebbe avuto!

Si girò di scatto e gli diede una spinta, facendolo cadere all'indietro e gli fu subito addosso per restituirgli lo scherzetto.

"Anche tu hai bisogno di una risciacquata, scimmia rossa!" Continuarono a lottare e sguazzare nell'acqua, cercando molto seriamente di uccidersi a vicenda.

"Vuoi stare un po' fermo! Devi lavarti le ferite! Non fartene delle altre!"

"Non sono io che ho cominciato!" rispose freddamente, spingendolo lontano e togliendosi gli ultimi abiti di dosso, rimanendo completamente nudo anche lui, nella luce smeraldina della foresta tropicale.

Sakuragi rimase a fissarlo a bocca aperta. Doveva rimangiarsi tutto quello che aveva pensato. L'aveva trovato poco attraente... poco attraente?!

Davanti ai suoi occhi spalancati, c'era un fisico proporzionato, snello ma con muscoli scattanti, capelli neri, più lucidi dell'ala di un corvo e la pelle più bianca e splendente che lui avesse mai visto.

"Beh?" quei gelidi occhi blu erano fissi impietosi su di lui.

"Io... io..." era a corto di parole. Che cos'era quella sensazione alla bocca dello stomaco, che gli faceva battere il cuore più forte e avvertire caldo in tutto il corpo, soprattutto al basso ventre?

Rukawa gli voltò le spalle, ignorandolo sdegnosamente. Perplesso uscì dall'acqua e rimase a fissare il gioco di luci e ombre sulle foglie verde smeraldo della foresta.

"Hai finito?" gli chiese senza guardarlo. Non riusciva a capire che cosa gli stava succedendo, sapeva solo che gli metteva addosso una strana agitazione vedere quel corpo statuario nudo e bagnato... Quello sconosciuto stava stravolgendo il suo equilibrio e quello dell'isola.

"Muoviti! Non posso perdere tutto il giorno dietro te!" gli abbaiò contro più rudemente di quello che avrebbe voluto, ma doveva combattere in qualche modo quelle emozioni disturbanti.

Rukawa si irrigidì, infastidito e fissò quella schiena abbronzata con i muscoli che sembravano scolpiti da un artista. Il selvaggio aveva anche un bel sedere... *Kaede ma che cosa vai a pensare! Non sono un maniaco come Sendoh! E poi non lo sopporto neanche!* questo comunque non gli impediva di ammirarne il fisico possente. Scosse la testa disgustato con se stesso, aveva altri problemi ben più gravi di quello di pensare a come infilarsi nei pantaloni di quel Sakuragi... cioè infilarsi nel suo perizoma semmai...

"Ho finito." gli rispose con voce piatta.

"Allora seguimi!" non si voltò neanche per vedere come stava, ma si inoltrò nella foresta a passi svelti.

Rukawa strinse i denti, il bagno l'aveva rimesso in sesto, ma non fino a quel punto e quella specie di cretino, lo mollava lì nel bel mezzo della giungla!

Ma non gli avrebbe chiesto aiuto neanche a morire! A fatica cercò di uscire dalla pozza d'acqua, ma scivolò e ricadde con un tonfo. Strinse i denti e cercò di nuovo di arrampicarsi sulla sponda, e riuscì a stento ad uscire.

Rimase sdraiato per terra ad ansimare dolorante.

Due braccia calde e forti si avvolsero intorno a lui e lo sollevarono.

"Siamo anche orgogliosi oltre che permalosi eh?" lo prese in giro Sakuragi, camminando senza sforzo, malgrado il suo peso.

"Do'aho..." mormorò a stento, chiudendo gli occhi e abbandonando la testa contro il suo torace, sfinito.

"Baka kitsune!"

Non rispose a quell'ennesimo insulto, provava una sensazione piacevole, stretto tra quelle braccia si sentiva assurdamente al sicuro, anche se si trovava nel bel mezzo del nulla, senza sapere come tornare a casa e come avvisare i suoi genitori di non preoccuparsi. Ma non voleva pensare a nulla, adesso contava solo il caldo abbraccio di quello strano tipo e poi si  sentiva debole come un gattino, ci avrebbe pensato domani...

Sakuragi abbassò gli occhi sul suo viso e sorrise, senza traccia di ironia, adesso che Rukawa non poteva vederlo. Non era stato molto tenero con lui, ma era passato tanto tempo da quando aveva avuto un'altra persona sull'isola di cui prendersi cura, con cui parlare... Non si ricordava che fosse così piacevole... Lo strinse di più tra le braccia, mentre un pensiero angoscioso si affacciava nella sua mente, ma lo scacciò subito. Quel Rukawa era giovane, come lui, non correva il rischio di vederselo morire tra le braccia, come  era successo per il nonno. Non avrebbe potuto sopportare un'altra esperienza come quella. Solo il suo carattere ottimista e allegro e la natura selvaggia e meravigliosa dell'isola gli avevano permesso di sopravvivere senza  impazzire.

Si fermò ai piedi dell'albero gigantesco su cui era situata la sua capanna.

Era stato il nonno ad insistere di costruire una casa sull'albero, anche se con gli anni si erano resi conto che non c'erano bestie pericolose, era stata una precauzione dovuta e anche divertente.

Ma adesso come avrebbe fatto a salire con Rukawa tra le braccia?

Il più gentilmente possibile lo depose a terra, cercando di non svegliarlo, ma non avrebbe dovuto preoccuparsi, sembrava in coma da quanto stava dormendo profondamente!

Salì più rapido di una scimmia e controllò i danni. Non erano poi così gravi.

Ci avrebbe pensato il giorno dopo, per stasera aveva cose più importanti da fare, pensò con un brivido di eccitazione! Non si era reso conto di soffrire la solitudine, ma era proprio così, e adesso era elettrizzato dall'avere la compagnia di un'altra persona. Cercò di sistemare alla meglio le foglie e le pelli che usava come letto. Fortunatamente non c'era bisogno di coperte.

Adesso doveva pensare a come portarlo su. Si guardò intorno pensieroso, registrando la presenza della scorta d'acqua e di alcuni frutti. Poi gli venne un'idea. Prese una corda la legò ad un ramo robusto e la fece cadere a terra, si sarebbe aiutato con quella.

Scese dagli scalini intagliati e rimase in silenzio a fissare Rukawa dormire.

Il viso rilassato nel sonno, malgrado i lividi, conservava una bellezza androgina, qualcosa che gli faceva venire la voglia di stare a guardarlo e accarezzarlo, per accertarsi che la pelle fosse liscia e setosa, proprio come sembrava. Si guardò le mani scure e callose e scosse la testa ironico. Ma che cosa andava a pensare? E poi lo avrebbe sicuramente svegliato.

Lo afferrò, cercando di fare piano e se lo issò in spalla. Quel bel tipo non si svegliava, neanche se penzolava a testa in giù! Cominciò a salire con attenzione, aggrappandosi alla corda con una mano, per tenersi in equilibrio, e passando l'altra attorno alle natiche di Rukawa per tenerlo fermo. Gli scappò da ridere, in mezzo a tutto quel trambusto quello continuava a dormire!

Si accorse immediatamente di quando Rukawa si svegliò, lo sentì irrigidirsi nella sua stretta, ma fortunatamente non fece alcun movimento brusco o si sarebbero spiaccicati entrambi al suolo.

"Che cosa stai facendo?" chiese con voce fredda e secca, incredibilmente calma, considerato il fatto che era graziato dalla vista molto da vicino delle natiche muscolose di Sakuragi, che vedeva tutto il mondo sottosopra e che una mano rude e callosa stringeva poco cerimoniosamente il suo fondo schiena per tenerlo fermo.

"Resisti, siamo quasi arrivati." cercò di dire tra gli scoppi di risa che lo prendevano ancora.

"Non ci vedo niente di divertente!"

"Tu no..." borbottò senza fiato per l'ultimo sforzo, prima di arrivare alla piattaforma e lasciarlo cadere sul morbido giaciglio di foglie e pelli "... ma io si!" rimase sdraiato supino a riprendere fiato, tra una risata e l'altra.

Quando il mondo smise di girare e la terra e il cielo ritornarono al loro posto, Rukawa si mise seduto, guardandosi intorno. La capanna era costruita in un incavo naturale dell'albero, avevano aggiunto una piccola piattaforma e una tettoia, il giaciglio dove si trovava era piazzato al riparo proprio nella nicchia del grande albero.

Poi i gelidi occhi blu ritornarono a fissarsi su Sakuragi, sdraiato che continuava a ridere imperterrito, nudo in tutto il suo splendore. Non pensava che anche lui era nudo, lo disturbava vedere quel corpo bronzeo e statuario esibito senza alcuna vergogna.

Allungò un piede e gli diede una botta sulla testa.

"Smettila di ridere!"

Sakuragi si girò e si sollevò sui gomiti a fissarlo, dandogli in questo modo una visuale grandiosa dei suoi glutei perfetti. Maledizione a lui! Sembrava lo facesse apposta! *Non sono come Sendoh!* cercò di tranquillizzarsi *Ma     allora perchè non riesci a staccargli gli occhi di dosso?* gli ripetè una altra vocina nella sua testa.

"Ci siamo ripresi, eh?"

Rukawa rimase a fissarlo impassibile.

"Hai fame? Sete?" indagò noncurante, lo vide scuotere la testa in silenzio e rimase a fissarlo ricambiando l'esame minuzioso che gli aveva riservato Rukawa qualche attimo prima. Si era accorto di essere fissato ma non ci aveva badato e poi era quasi piacevole...

"Sono solo stanco..." mormorò con voce roca, lasciandosi ricadere  all'indietro, nel fresco abbraccio delle foglie profumate.

Sakuragi si alzò e scrutò l'orizzonte, era quasi il tramonto e quelle nuvole nere non promettevano nulla di buono.

"Sarà meglio dormire, credo ci sarà un altro uragano questa notte. Siamo nel periodo delle piogge." si voltò per vedere se aveva sentito, ma scoprì che si era addormentato profondamente.

"Beh, credo che dovrò parlartene un'altra volta..." tirò fuori la cerata che il nonno usava per ripararsi in barca e la sistemò con gli uncini contro la nicchia. Si era riparato in quel modo, il giorno prima e l'espediente aveva funzionato, l'albero poi era talmente grande da non doversi preoccupare che il vento lo abbattesse. Si infilò all'interno del cavo e finì di fissare la cerata, adesso erano a posto. Esitò un attimo poi si sdraiò al suo fianco sul morbido letto di fortuna. Sospirò, era veramente stanco.

Rukawa si rannicchiò contro il suo fianco in cerca di calore e inconsciamente Hanamichi gli passò un braccio intorno alla vita, sfiorando quella pelle liscia come seta, e lo attirò più vicino a sè.

"Oyasumi nasai... Rukawa..." borbottò scivolando in un sonno profondo.

"Oyasumi nasai... do'hao..." sussurrò Rukawa stringendosi ancora più vicino

a lui.

 

owari parte I.