Rating: NC-21 (mi piace l'idea di dire che non sia per nulla una pwp -.-)
Nota: L'idea mi è venuta guardando un corto su canale 5^^ A volte star sveglia fino alle quattro di mattina (a me succede sempre -.-) fa bene^^
Dediche: A Ria, in ritardo per il suo compleanno e in tempo per augurarle una dolce e piacevole convalescenza!

 

Ipnosi

di Seimei


La stanza era leggermente in penombra.
Un leggero profumo di sandalo avvolgeva l'aria, e si appoggiava sulle foglie della grande felce posta nell'angolo che dava a nord-ovest.

Un divano nero era appoggiato contro la parete nord, ed era illuminato dalla luce che, fievole, entrava dalle serrande abbassate della finestra posta sul muro adiacente.
Di fronte alla finestra c'era una poltrona scura, in coppia con il divano, con il sedile girevole, ed ampia e comoda, sulla quale poter ascoltare nel massimo del confort i problemi dei pazienti seduti sul lettino.

Di lato una grande scrivania di mogano piena di scartoffie, una lampada neon di vetro verde e una quantità indefinita di penne, matite e block notes.

L'incenso crepitava silenzioso nel suo alloggio, il vento sbatteva leggero sui vetri opachi, e la calma regnava sovrana in quella stanza.

Poi l'uragano.
La porta si spalancò, e due ragazzi, visibilmente alticci, entrarono come valanghe nello studio, ridendo a crepapelle.

"Adoro che tuo padre faccia lo psicologo"

Il ragazzo che aveva parlato si gettò sul divano, mentre l'amico prendeva posto sulla poltrona paterna, assumendo una posizione professionale così azzeccata, che entrambi scoppiarono in un irrefrenabile scroscio di risa.

Il ragazzo disteso si passò una mano fra i corti capelli rossi, soffermandosi a tirarli un poco fra le dita, e saggiando la loro setosa morbidezza.
Incrociò le mani sul ventre e sospirò.

L'amico di fronte a lui sorrise, e prese una caramella dal suo taschino.
La scarto lentamente e gettò l'involucro sopra la scrivania.

"Yohei..." disse il ragazzo sul divano "mi sa che dovrei dirti una cosa..."

Mito guardò il suo migliore amico e strabuzzò gli occhi.
Che c'era che ancora non sapeva?
Cosa Hanamichi non gli aveva mai raccontato?

"Dimmi Hana... ti ascolto"

Sakuragi chiuse gli occhi, e si mise a raccontare.


@@@@@@@@@@@@@

Hanamichi camminava avanti e indietro davanti alla sala professori in attesa del suo insegnante di psicoterapia.
Non pensava che quella materia lo avrebbe coinvolto fino a quel punto.
L'aveva scelta perchè fra i corsi obbligatori che il preside aveva stabilito che ogni studente dovesse frequentare, era quello che suonava come il meno peggio.
Non gli interessava nè la psicoterapia, nè tanto meno frequentare un corso in più ogni settimana, ma da quando il relatore aveva iniziato a parlare di ipnosi il discorso era diventato più che interessante per lui.

Il professor Sakurada era un genio nel suo campo.
Aveva ipnotizzato Hotta e Piccolo Nori e aveva fatto in modo che si coccolassero a vicenda, come madre e figlio e, per inciso, era Hotta la madre.

Anche lui voleva provarci.
Voleva assolutamente riuscirci!
Il professore aveva detto che per diventare buoni ipnotizzatori servivano una buona dose di carisma, serietà, fiducia in se stessi e, soprattutto, era necessaria la capacità di porre il proprio ascendente sugli altri.
Hanamichi era convinto di potercela fare, e così aveva seguito attentamente ogni parola uscita dalla bocca di Sakurada, e aveva addirittura comprato un ciondolo d'argento che gli servisse al suo scopo.

Ma gli mancava la parola d'ordine.
Una volta ipnotizzata una persona, gli si possono impartire degli ordini, che questi dimenticherà al suo risveglio.
Ordini che però possono essere richiamati alla mente da una parola d'ordine, che dovrebbe far scattare automaticamente il processo ipnotico, facendo sì che la persona sotto ipnosi esegua ciò che le è stato ordinato.

E Hanamichi non sapeva come formulare quella dannatissima parola d'ordine.
Perciò doveva chiedere al professor Sakurada.

Lo vide arrivare da lontano e, come ogni volta, ebbe un leggero sussulto.
Era come se quell'uomo emanasse un'aura mistica, come se da lui provenissero una sorta di vibrazioni capaci di stordire chiunque al suo passaggio.

"Sakuragi" disse con la sua voce profonda.

Hanamichi gli si fece incontro, sorridendo, e cercando di mantenere un portamento carismatico e influente.
"Sei impazzito? Perchè cammini in quel modo?" chiese Sakurada guardandolo in tralice.

Sakuragi simulò un colpo di tosse per nascondere un piccolo gemito di disappunto, e poi si avvicinò, ponendogli subito la domanda.

"Per far scattare l'ipnosi si può usare una frase qualsiasi?" 
"Certo, ovvio..."
"Anche qualcosa del tipo.,.. 'ti va di venire da me a studiare?', che ne dice?"
"Dico che è ok, non c'è limite nè di parole, nè di significati... l'importante è che la persona con cui parli abbia un legame con le parole che dici.
"Ok, la ringrazio allora"

Sakuragi corse via, verso la palestra, fremente per la prossima realizzazione del suo piano.
Avrebbe ipnotizzato Rukawa.
E l'avrebbe costretto a sottostare alla sua volontà.
E finalmente avrebbe potuto dare sfogo alle proprie fantasie senza correre il rischio che la volpe lo rifiutasse.
Era terrorizzato dal fatto che il suo Kaede potesse dirgli che gli faceva schifo, che potesse allontanarlo e trattarlo ancora peggio di come già non facesse.
Ma da quel momento in poi sarebbe andato tutto diversamente.
Lui avrebbe avuto la volpe e la volpe... bhe, la volpe si sarebbe chiesta perchè alcuni giorni non riusciva a camminare... ma non importava.
L'importante era esorcizzare finalmente le sue fantasie.
Non poteva passare il resto della vita a farsi seghe pensando a lui... anche se... forse, un'ultima volta...

Si infilò nei bagni dello spogliatoio, e si chiuse in uno dei cessi con la porta.
Mancava ancora mezz'ora all'arrivo dei suoi compagni.
Il pensiero che presto avrebbe fatto sesso con Kaede lo aveva eccitato non poco.
Sotto i pantaloni della divisa era ben visibile un grosso rigonfiamento, che toccò piano con una mano, venendo subito percorso da forti brividi.
Si sfilò i pantaloni, facendoli cadere sulle caviglie e si sedette a terra, appoggiando la schiena al muro, una mano sul suo uccello, l'altra con della carta igienica stretta fra le dita.
Iniziò a muovere piano la mano, su e giù lungo l'asta testa allo spasimo, giocando con il pollice sulla cappella gonfia, e toccandosi le palle con le dita.
Si posò la carta in grembo, e andò con una mano a stimolare la sua apertura, muovendosi quasi allo stesso ritmo della mano, che scuoteva il suo pene allo spasimo, su e giù, su e giù, la spalla che si abbassava e risaliva, e il bicipite che doleva nello sforzo.
Ancora su e ancora giù, la punta del suo dito che entrava dentro si lui, e su e giù, dentro, fuori, dentro, gli arti che si tendono, il pene che spasima e poi un'esplosione nel ventre, e il suo latte che si riversa su di lui.

Rimase fermo qualche istante, il petto ansante e un sorriso più o meno ebete dipinto sul volto.
Si ripulì con la carta ed uscì dal bagno.
Non era ancora arrivato nessuno.
Aprì l'acqua fredda e mise le mani sotto il getto freddo, sfregandole con vigore, pulendosi con il sapone ogni centimetro di pelle.
Poi ritornò nello spogliatoio ed iniziò a cambiarsi.
Prese dalla borsa il piccolo ciondolo che aveva comprato per ipnotizzare Kaede.
Era una catenina d'argento a cui era appesa una piccola palla da basket, perfetta in ogni minimo dettaglio.
La stava rimirando con aria beata, quando all'improvviso la porta si aprì ed entro il suo sogno erotico, con la divisa sbottonata e la borsa a tracolla.
Kaede lo guardò storto e, per la prima volta in vita loro, fu lui il primo dei due a parlare.

"Ehi, Do'aho, cos'è quello? Un regalo per la tua babbuina?"

Hanamichi spalancò la bocca per replicare, ma non ne uscì nessun suono.
Che significava quella frase?
E poi che babbuina?
Intendeva forse Haruko?
Probabilmente sì... lui non sapeva che la sua cotta per Haruko si era dissolta in una misera bolla di vomito quando l'aveva vista squittire saltellante per i corridoi con il solo motivo che la sua amica le aveva prestato uno stupido CD di una stupida Idol che cantava pure male.

Cercò di riprendere il controllo di sè, e notò che le braccia di Kaede avevano già assunto la posizione di difesa.
Voleva fare a botte.
Eccome se lo voleva.
Ma Hanamichi non aveva nessuna intenzione di dargli soddisfazione.
Accavallò le gambe e, con l'espressione più erotica che la sua faccia da scimmia rossa potesse permettersi, disse a mezza voce "No, è per te..."

Kaede trasalì.
I suoi occhi si spalancarono e qualcosa di molto simile ad un'espressione attraversò per un brevissimo istante il suo volto solitamente immoto.

"Mpf" disse, e Hanamichi lo interpretò come un "Come sarebbe a dire per me? E che me ne faccio io di quel coso?"
Rispondendo alla domanda che si era immaginato, Hanamichi si alzò e si avvicinò alla volpe tenendo la catenina nel pugno, lasciando che una parte del filo e il ciondolo penzolassero dalla mano.
Era un po' che pensava al momento adatto in cui avrebbe ipnotizzato la volpe, ed era stato proprio lui ad offrigli l'occasione su un piatto d'argento.

"Vedi Kaede" disse con voce pacata, facendo dondolare il ciondolo davanti al viso di Rukawa "Questa è una piccola palla da basket... visto che è la sola cosa che sembra smuoverti, ho pensato di regalartene una da portare sempre al collo... la vedi, guarda... è minuscola, e argentata, ma così perfetta... perfetta..."

Gli occhi di Rukawa seguirono d'istinto le mosse del ciondolo, a destra e a sinistra, a destra e a sinistra, a destra e a sinistra...

"Hai sonno Kaede... tanto sonno... Le tue palpebre si chiudono, il tuo corpo rimane fermo, ma la tua mente si sta per addormentare... sei stanco Kaede, tanto stanco..."

Destra e sinistra, destra e sinistra, destra e sinistra... 
Le palpebre di Rukawa iniziarono ad abbassarsi, lentamente.
Ogni tanto tentava di riaprirle, ma destra e sinistra, destra e sinistra, e i suoi occhi si chiudevano.

"Ora ti addormenterai Kaede, ma potrai ancora sentire la mia voce.... dormi Kaede, dormi..."

E gli occhi del volpino si chiusero.
Hanamichi gli passò una mano davanti alla faccia, e gli diede una piccola spinta sulla fronte, con un dito.
Kaede barcollò un po' sul posto, ma non si mosse dalla sua posizione.

"Bene Kaede, riesci a sentirmi?" chiese Hanamichi, senza mai modificare il tono e il volume della voce.
"Sì" rispose il ragazzo moro, mantenendo sempre gli occhi serrati.

"Bene. Ora voglio che tu ti sieda e che appoggi la testa contro la mia pancia"
Kaede prese posto sulla panca, e si protese in avanti, fino a quando non toccò il ventre solido di Hanamichi, che si era messo di fronte a lui.

"Benissimo. Rimettiti pure dritto"
E Kaede raddrizzò la schiena.

"OK, Kaede. Da questo momento sei in mio potere. Farai tutto ciò che io vorrò e quando lo vorrò. Ogni volta che sentirai la parola d'ordine tu eseguirai gli ordini che ti darò fra poco. Hai capito?"
Kaede annuì.

"Bene. Kaede, da questo momento, ogni volta che sentirai la frase 'Vieni da me a studiare?' pronunciata da Hanamichi Sakuragi, tu lo seguirai tranquillamente, ovunque lui voglia portarti. E poi farai tutto ciò che Hanamichi Sakuragi vorrà. Anche se volesse fare l'amore. E' tutto chiaro?"
Kaede annuì di nuovo.

"Bene, Kaede. Ora ripeti gli ordini"
"Ogni volta che sentirò la frase 'Vieni da me a studiare' pronunciata da Hanamichi Sakuragi, lo seguirò tranquillamente, ovunque lui voglia portarmi. E poi farò tutto ciò che Hanamichi Sakuragi vorrà. Anche se volesse fare l'amore."

Sakuragi esultò.
Era impossibile che il volpino riuscisse a rimanere totalmente impassibile dicendo una cosa del genere.
Anche lui era umano, che diamine!

"Ora conterò fino a tre, al tre ti sveglierai e non ricorderai niente di ciò che è successo, anche se gli ordini rimarranno impressi nella tua coscienza e riaffioreranno solo quando sentirai la parola d'ordine. Sei pronto?"
"Sì"

Hanamichi si allontanò di un poco da lui, e si mise vicino al proprio armadietto.
"Uno, due e tre"

Gli occhi di Kaede si spalancarono, e il ragazzo si guardò in giro, un po' spaesato.
Hanamichi lo guardò felice.
Ancora poche ore a avrebbe avuto ciò che più desiderava al mondo.


Gli allenamenti quel giorno furono più leggeri del solito.
Forse perchè lui si sentiva così felice, o forse perchè Miyagi era molto più buono di quando il gorilla fosse mai stato.

Raggiunse le docce raggiante, ed aspettò con calma che il volpino si cambiasse.
Era ora di sperimentare se i suoi ordini ipnotici facessero o meno effetto.

Quando furono sul cancello, Hanamichi notò che Rukawa non aveva la bici, ma che si stava avviando a piedi.

"Ehi, volpe, dov'è la tua arma di distruzione di massa?" chiese, riferendosi alle innumerevoli volte che, addormentatosi in sella, aveva investito più di una persona.
"Ruota bucata" rispose la volpe, lapidaria.
"Che fai volpe, VIENI DA ME A STUDIARE?"

Rukawa si fermò, si voltò e si avvicinò a lui.
"Certo" disse, e aspettò che lui si muovesse.

Mentre camminava per le strade che conducevano al suo appartamento, Hanamichi sentiva il cuore che batteva all'impazzata.
Aveva funzionato.
Eccome se aveva funzionato.
Kaede era lì, accanto a lui, e lo stava seguendo su una strada che non era quella del campetto.

"Kaede ti va una pizza?"
"Sì, volentieri"
"Kaede ti va anche un gelato?"
"Certo"
"Kaede ti va di fare sesso?"

Hanamichi e Kaede erano sul divano di casa sua, avevano mangiato una pizza, del gelato, e ora erano fermi a guardarsi da venti minuti, finchè Hanamichi non gli aveva fatto la domanda fatidica.

Vide la volpe avvicinarsi e sentì le sue labbra premere contro le proprie.
Una lingua curiosa si fece largo fra di esse, e si intrecciò alla sua, mentre le mani del volpino si avvinghiavano contro la sua schiena, infilandosi sotto la maglietta.

Hanamichi ricambiò subito il bacio, e Kaede lo fece stendere sul divano, muovendosi contro di lui.
Al di sotto della stoffa le loro virilità si cercavano, così come i loro corpi, la cui temperatura cresceva momento dopo momento, facendo diventare la loro pelle sempre più bollente.

"Sei buono" disse la volpe, mentre abbandonava la bocca del rosso, per scendere piano lungo il mento, e da lì sul collo.
Succhiò avido una clavicola, e assaggiò il petto glabro e scolpito, un capezzolo roseo che si inturgidì e poi il ventre piatto e perfetto, e l'ombelico in cui infilò la lingua per solleticare le voglie di Hanamichi, che ancora non credeva di essere steso sul proprio divano a gemere sotto i tocchi di Rukawa.

Kaede gli tolse i pantaloni della divisa, aiutandolo anche a liberarsi della giacca e della maglia che portava sotto.
Poi gli sfilò i boxer.
Hanamichi vide la propria eccitazione pararsi davanti al viso affamato di Kaede, che prese fra le mani quello strumento, avvicinandoselo al ventre nudo, e muovendosi contro di esso, simulando le mosse del coito.
hanamichi sentiva gli addominali duri del ragazzo moro premere contro il suo membro, che dolorosamente pulsava, chiedendo una soddisfazione maggiore di quella che in effetti gli stava dando.
Come se gli avesse letto nel pensiero, Kaede scese lungo le sue cosce, mordendone l'interno, fino all'inguine, dove si fermò, ricoprendolo di delicate lappate e dolci succhiotti.
E poi lo toccò.
Le sue labbra ne sfiorarono appena la punta, e Hanamichi quasi urlò.
Era un insieme di dolore frustrante e piacere devastante che lo faceva fremere, e che gli faceva spingere i fianchi contro quella bocca assetata.
Kaede si levò boxer e pantaloni, e si mise fra le gambe del rossino, chinando la schiena e iniziando a succhiare.
Lo prese in bocca prima delicatamente, facendo scorrere la lingua sulla cappella turgida, mentre le mani stimolavano asta e testicoli, per poi avvolgerlo completamente con le labbra, muovendosi con veemenza, nemmeno volesse succhiargli via la ragione.
Hanamichi gemette di piacere, infilando le mani fra i capelli setosi del moretto, aiutandolo a mantenere il ritmo delle pompate, che lo stavano portando verso l'estasi.
Rukawa si leccò due dita avido, e poi le infilò là dove era più stretto, facendo urlare Hanamichi come mai nella sua vita aveva urlato.

"Prendimi" chiese il rosso, la voce arrochita dall'eccitazione totale, il volto trasfigurato dal piacere.

Rukawa abbandonò l'opera di suzione, e si posizionò sull'entrata del compagno, penetrandolo con un solo colpo.

Hanamichi gridò di dolore, e una lacrima scese lungo una sua gota arrossata, ma le labbra di Kaede andarono ad asciugarla, curando il suo male, mentre usciva quasi completamente da lui, per poi rientrare con forza, ed uscire di nuovo.
Una sensazione completamente nuova si fece strada dentro il rossino, che gridò ancora, stavolta di piacere, mentre sollevava le gambe più in alto che poteva, per prenderlo ancora più a fondo, ma ancora non bastava.

Kaede lo liberò da sè, e si sedette sul divano.
Hanamichi montò sopra di lui e si impalò su quel membro turgido ed enorme, abbracciando le spalle ampie della volpe, che lo prese per i fianchi, coadiuvando i suoi movimenti.

Hanamichi spingeva e sentiva la virilità di Kaede che si ingrossava dentro di lui, e sentì come se non fosse mai stato completo fino a quel momento.
Si muoveva con forza su quello strumento di piacere, gridando e gemendo, mentre gli ansiti di Kaede, in controcanto, rendevano la loro musica unica e irripetibile.
Spingeva, spingeva, e sentiva il suo corpo esplodere, devastato dal piacere che stava provando, ancora un spinta, un'altra, e quel membro che affondava in lui lacerandolo e colmandolo, facendolo piangere e gridare e ansimare, e spingere ancora di più con più forza, finchè un'esplosione di sensi non lo sconvolse, e sentì il suo membro fremere e svuotarsi su di loro, mentre il latte di Rukawa lo invadeva con il suo caldo tepore.

Hanamichi si sollevò piano.
Non pensava che avrebbe fatto il passivo, ma era stato tutto così naturale, così perfetto, che non rimpiangeva nulla.
Abbracciò forte la volpe, e lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo.
Rukawa rispose con altrettanta gioia, e rimasero abbracciati per un po', finchè Hanamichi non si ricordò come erano finiti lì, e cosa aveva spinto Rukawa a fare l'amore con lui.

Si alzò e si ripulì, aiutando Rukawa a fare lo stesso.
Lo fece poi sedere sul divano, mentre metteva libri a caso fra di loro.

"Ok Kaede. Ora conterò fino a tre. Quando ti risveglierai non ricorderai nulla di ciò che è successo, ma crederai di essere stato qui a studiare inglese tutta la sera. Uno, due e tre" 

Kaede sbatté le palpebre un paio di volte, e guardò Hanamichi come se fosse un alieno venuto da chissà dove per ucciderlo.

"Bhe, Do'aho, grazie, ma io ora devo andare. Spero di esserti stato utile" disse in un tono maledettamente troppo educato.
Hanamichi si sentiva morire, ma non voleva rinunciare ad avere tutto ciò che aveva sperimentato quella sera.
Fasullo o meno, quello era l'unico modo per ottenere l'amore della volpe.
E lui avrebbe perseverato, fino alla fine.

E così, il giorno successivo, chiese ancora alla volpe di andare a studiare e lui, docile, lo aveva seguito di nuovo fino a casa sua, dove avevano studiato storia.
E il giorno successivo, all'ora di pranzo, nella torre dell'orologio, e dopo gli allenamenti nelle docce, e ancora più tardi a casa sua.
E avanti così per tre intere, lunghissime settimane, passate con la volpe, mentre il suo amore cresceva a dismisura.

"Spingi Hana, spingi" urlava Rukawa, mentre, in una rarissima occasione, si era concesso a lui.
E Hana spingeva, spingeva, con forza, per lacerare quel tarlo che lo stava uccidendo.
Lui quella volpe la amava da morire.
Ma davvero da morire.
Amava tutto di lui.
La sua carne stretta, il suo sguardo cristallino, i suoi silenzi, il suo talento, la sua voce cupa, i suoi capelli di seta, il suo fisico perfetto, la sua sottilissima ironia.
Tutto.
E Rukawa, di lui, cosa amava?
Degli ordini dati sotto ipnosi.
No, assolutamente, non poteva continuare così.
Spinse a fondo dentro si lui, riversando il proprio nettare nel suo corpo, mentre le sua meni venivano bagnate da quello del volpino, che, venendo, emise un gemito strozzato.

Hanamichi lo guardò con aria afflitta, mentre andava a farsi la doccia.
Al suo ritorno il rossino, con un sorriso mesto, gli ordinò di credere di aver studiato gli schemi per la partita contro il Ryonan, cosa inutile dato che la volpe faceva sempre tutto da sola, ma non gli era sovvenuta una scusa migliore.

"Tanto prima o poi dovrò dirti la verità. E forse lo farò domani. Uno, due tre."
Rukawa lo salutò e se andò tranquillo verso casa, zoppicando un poco.


Si sentiva la più somma delle merde.
Doveva dirglielo.
E lui lo avrebbe odiato.
Lo avrebbe odiato così tanto che il suo cuore ne sarebbe morto.
Ma era in suo dovere farlo.

Si preparò il discorso per tutta la notte, auto-convincendosi che non esiste un modo gentile per dire a qualcuno che è stato ipnotizzato a scopo sessuale.

La mattina seguente, non appena lo vide, cercò di avvicinarlo per parlargli, ma prima Haruko e poi le galline-shitenai glielo impedirono.
Aspettò con ansia la pausa pranzo, e salì di corsa sul tetto, sicuro che lo avrebbe trovato lì.
Ma la volpe non c'era.
Era scomparsa.

"Che palle, dovrò aspettare gli allenamenti" si disse, e così, per cause di forza maggiore, fece.

"Ehi Rukawa" gli disse, dopo che erano rimasti da soli nello spogliatoio.
"Hn?" disse il volpino voltandosi verso di lui.

Il cuore di Hanamichi mancò un battito.
Indossava solo i calzoncini, e il petto nudo era percorso da una miriade di goccioline che lo rendevano lucente.
Il rosso deglutì.
/Ma sì dai, che vuoi che sia... volta più volta meno.../

"Ehm... ecco" balbettò, mentre il moro si avvicinava sempre di più "Vieni da me a studiare?"

Contro ogni previsione Rukawa gli si avvicinò e lo baciò appassionatamente.
Poi lo guardò fisso negli occhi e, incredibile ma vero, sorrise.

"Certo amore che vengo a studiare, ma stasera niente sesso, che i miei tornano a casa e devo andarli a prendere all'aeroporto"


@@@@@@@@@@@@@@@@@

"Che cosa ti ha detto?" gridò Mito spaventando Hanamichi.
"Che ti urli cretino?"

Yohei lo guardava più che sconcertato, cercando una spiegazione nel volto di Hanamichi.

"E quindi lui non... e aveva fatto... e... o mio Dio chissà come ti sei sentito..."

Sakuragi sorrise e il suo volto si illuminò.
"Bhe, sul momento una merda completa. Poi però ho realizzato che la volpe mi amava e che era stato con me perchè lo voleva davvero e non perchè era sotto ipnosi, e così ci siamo messi insieme..."

Mito quasi soffocò con la caramella che stava mangiando.
Erano insieme?
E da quando?
E come mai lui, che era intelligente e un acuto osservatore non se ne era accorto?

"Stiamo insieme da... mmm... vediamo.... senza contare quelle tre settimane di solo sesso... bhe, direi... più o meno un anno"

E Mito, per la seconda volta, rischiò di strozzarsi.
"Ma tu mi vuoi far morire!!!!" disse tossendo all'impazzata.

Sakuragi si rilassò sul divano e sorrise.
Era contento della reazione del suo amico.
Era stupito per il fatto di non essersene accorto, più che per il fatto di aver scoperto che lui era gay.

"Bhe, in fondo ne è valsa la pena. Ipnotizzare Rukawa, intendo. Se non lo avessi fatto chissà quanto avremmo aspettato prima di metterci insieme..."

Non molto, pensò
Ed era vero.
Lui e Kaede erano fatti l'uno per l'altro, e ipnosi o non ipnosi, bhe, non ipnosi in quel caso, il loro amore sarebbe scoppiato comunque, perchè le persone destinate, prima o poi, si ritrovano sempre.

Fine^^

Sei: Spero vi sia piaciuta, l'ho scritta tipo fino a quando Hana parla con il prof in un mese e il resto in meno di due ore^^
Ria ti voglio bene
Un bacione
Seimei


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