Disclaimers: spesso Yue parla di sé e di Yuki in terza persona, mi sembrava il modo migliore per mettere in evidenza la differenza di personalità tra i due personaggi. Spero di non confondere troppo le idee.

 


 


L'indecisione dell'angelo

di Kourin


La prima falce di luna nuova brillava alta nel cielo terso, nessuno sterile bagliore artificiale turbava il vivace scintillare delle stelle, tuttavia Yue sospirò ugualmente, in preda all’amarezza. La ciclica rinascita dell’astro che rappresentava aveva il sapore di una beffa per lui, che invece non riusciva a staccarsi da ciò che era accaduto da un tempo che necessariamente gli appariva troppo breve; invece mentre dormiva  erano passati anni e ogni cosa che aveva conosciuto sembrava essere cambiata radicalmente, persino il suo Padrone, di cui aveva sempre pensato di poter comprendere ogni cosa. Non avrebbe mai pensato che la magia potesse essere un peso tanto gravoso per Clow…Staccò una foglia e fece ruotare lentamente il picciolo fra le dita. Poteva comprendere le ragioni del mago, ma non riusciva ancora a perdonargli completamente il fatto di avergli lasciato ricordi falsi e di avergli dato la forma provvisoria di Yukito. Clow, anzi Eriol, aveva mostrato pazienza e comprensione mentre gli spiegava le sue ragioni eppure Yue aveva trovato le sue parole piene di egoismo. Clow era stato il punto attorno a cui erano ruotate le vite di tutte le sue creature, non poteva pretendere che si scordassero di lui…anche le Carte sentivano la sua mancanza, perfino Kerberus, che si sarebbe fatto spiumare piuttosto di ammetterlo. Un sorriso triste gli piegò le labbra, quindi si lasciò sfuggire un sospiro. Quelle riflessioni non erano certo il solo cruccio che rovinava la bellezza della notte. Avrebbe preferito continuare a fingere, ma ormai non riusciva più ad ignorare il fatto che la sua forma provvisoria smentiva clamorosamente quello che lui invece aveva sempre considerato una certezza; era irritante, al punto tale da costringere anche Yuki al suo malumore, e questo non era corretto, né nei confronti della sua padrona né di Touya. Si coprì gli occhi con una mano. Era diventato tutto così difficile…

“Yueeeee!!!!!”

Una cometa di peluche giallo sfrecciò tra le foglie, prima di andare a schiantarsi contro un robusto ramo appena oltre le sue spalle. Yue sospirò profondamente, afferrò al volo lo strano animaletto, e lo fece dondolare tenendolo per la punta della coda. Kerberus era impresentabile, come sempre, col musetto sporco di briciole di torta e uno sbaffo di crema a colorargli un orecchio.

“D’accordo.” bofonchiò il Giudice.

Con un gesto noncurante gettò il suo compagno tra i cespugli e saltò a terra, dirigendosi verso la casa che anche quell’anno aveva ospitato le vacanze dei Kinomoto. Ad un tratto comprese che ciò cosa lo agitava così tanto i suoi pensieri era angoscia. Si fermò senza preavviso e il piccolo peluche  finì per sbattere contro la sua schiena, ma Yue non vi badò, non udì nemmeno le sue rumorose proteste. Si coprì le labbra con le dita, chinando la testa. L’indomani la sua padrona sarebbe tornata in città insieme al padre, mentre Yuki e Touya sarebbero rimasti ancora qualche giorno per recuperare il tempo che non avevano dedicato agli studi. Giorni. Soli. Migliaia di minuti in cui non avrebbe potuto evitare di confrontarsi con l’altro ragazzo  e con l’affetto sincero che provava per Yuki…e per Yue. Un sospiro stanco gli sfuggì dalle labbra.

“Yue?”

Il musetto preoccupato di Kerberus occupò completamente la sua visuale. Il Giudice gli gettò un’occhiata truce e gli colpì la fronte nel modo in cui un bambino lancia una biglia. Il peluche ruzzolò svolazzando poco più in là, coprendosi la fronte con le zampette arrotondate.

“Che diavolo ti prende?!” ruggì ”Mi hai fatto male!”

“Mi dai fastidio.”

Yue passò oltre, camminando con lentezza, con lo stesso portamento di un principe altezzoso, completamente sordo alle sue ulteriori proteste. Si fermò a una decina di metri dall’ingresso e si lasciò ricoprire dalla sua forma provvisoria. Era solo una momentanea fuga da ciò che lo aspettava e in parte se ne vergognò, ma il malumore di Yue avrebbe preoccupato inutilmente la padrona e reso inquiete le Carte.

Sakura uscì sul portico, indossando ancora una volta una delle assurde creazioni di Tomoyo e un cappellino conico di carta dorata che pendeva tutto a sinistra. Yukito la salutò alzando una mano, sorridendo con dolcezza a scusandosi per il ritardo, dopodiché la sollevò da terra per abbracciarla e lasciò che il suo cuore si alleggerisse sotto lo sguardo carezzevole di Touya.

 

******

 

“…ki...ehy…Yuki…”

Qualcuno lo stava chiamando, scrollandolo dolcemente. Si coprì gli occhi con una mano, mugugnando piano, accecato dalla luce che filtrava dalle tende.

“Touya?” mormorò.

Il ragazzo seduto sul bordo del letto sorrise.

“Stai bene?”

“Sì…perché?”

Touya gli carezzò lieve la fronte.

“Perché sono quasi le quattro del pomeriggio…e non sono riuscito a svegliarti prima. Mi sono spaventato.”

Yuki si alzò a sedere, con gli arrossati e un’aria un po’ confusa.

“Che strano…sto bene, davvero…”

“Ti porto qualcosa da mangiare?”

L’altro scosse la testa. Strinse le dita intorno al braccio del moro e gli appoggiò la guancia contro la spalla, per impedirgli di vedere la sua espressione tesa. La verità era che si sentiva malissimo, bruciato dal desiderio immotivato di fuggire da lì e soprattutto dal ragazzo che gli stava accarezzando affettuosamente le spalle. Non si era svegliato prima perché non voleva farlo. Restò in quella posizione ancora qualche istante, poi si tirò indietro e incrociò le gambe sfoderando un sorriso che sperò di far apparire allegro e soprattutto sincero.

“Mangerò qualcosa più tardi…ora abbiamo altro da fare.”

Touya piegò all’insù gli angoli della bocca.

“Forse sarebbe stato meglio lasciarti dormire ancora un po’.” bofonchiò.

Yuki scrollò le spalle, sorridendo di nuovo poi si sporse in avanti per toccargli le labbra con le proprie.

“Forse…ma quanto hai studiato mentre dormivo?”

Il ragazzo moro si schiarì la voce, imbarazzato.

“Ti aspetto giù.”

 

 

Touya contò con apprensione le poche ore che li separavano dalla notte. Sopportò con indulgenza i richiami del suo compagno e non si concentrò su nulla, ma fortunatamente il sole sembrò tramontare prima di quanto si fosse aspettato. Yuki mangiò poco e andò a dormire presto, lasciandolo davanti alla TV con il categorico ordine di raccontargli la fine del film che stavano guardando. Touya aveva ribattuto qualcosa in tono burbero, facendolo sorridere, e poi si era sdraiato pigramente sul divano, finendo per addormentarsi meno di un’ora dopo.

Un rumore secco lo svegliò di soprassalto; il telecomando era caduto sul parquet, scivolando fra le sue dita intorpidite e il film era stato sostituito da una pellicola in bianco e nero vecchia di almeno una cinquantina di anni. Sorrise, assonnato, quindi con uno sforzo notevole si trascinò lungo le scale, fino alla stanza che divideva con Yuki. Entrò senza fare il minimo rumore e andò subito a chinarsi sull’altro ragazzo. Si morse il labbro inferiore, amareggiato. Il viso del suo tesoro era contratto in un’espressione corrucciata; cominciava ad intuirne il motivo e la cosa lo preoccupava seriamente.Gli sfiorò una guancia con il dorso delle dita quindi si chinò a baciargli le labbra morbide. Lo avrebbe lasciato in pace, almeno fino a che Yuki avrebbe lasciato in pace lui.

Il giorno seguente il ragazzo dai capelli chiari si svegliò apparentemente di buon umore e fece colazione con Touya, scusandosi contemporaneamente per la sera precedente. Sembrava quello di sempre, eppure al suo compagno non sfuggì l’ombra che oscurava il suo sguardo; preferì fingere di ignorarla, sperando che fosse solo una nuvola passeggera.

Intorno all’ora di cena Touya giaceva miseramente sul divano, in preda ad un’emicrania che non ricordava di avere mai sperimentato prima. I ritmi di studio di Yuki erano troppo anche per lui. L’altro ragazzo lo prese bonariamente in giro perfino mentre cucinava, ma si prodigò in ogni modo per alleviargli quel fastidio. Con somma vergogna, intorno all’ora in cui di solito mandava a letto la sorella, il ragazzo moro si trascinò lungo le scale e si gettò a peso morto sul letto.

“Avrei dovuto mandare a casa te, invece di Sakura.” brontolò.

Yuki si sedette a terra, in modo da poter incrociare il suo sguardo.

“Hmmm…davvero ce l’avresti fatta a sopportare il suo sguardo trasognato e triste nell’attesa di una chiamata dal suo cinesino?”

L’altro gli gettò un’occhiataccia, il viso atteggiato in un’espressione che avrebbe voluto essere truce e che strappò a Yuki una risata sincera.

“Vedi? Hai scelto il male minore.”

Il ragazzo moro sbuffò senza ritegno e calò la mano aperta sulla sua testa.

“Parli troppo per essere un danno minore.”

Yuki rise di nuovo, sommessamente, liberandosi di quell’affettuoso ingombro.

”Vuoi che resti a farti compagnia?”

Touya piegò all’insù un angolo della bocca, lo sguardo stranamente lucido. Si girò su un fianco e si spostò verso la parete.

“Dormiresti con me?”

Per una sola, eterna frazione di secondo Yuki sentì qualcosa rivoltarsi dentro di lui, ma sorrise comunque.

“Devo considerarla una proposta indecente?”

Il moro sbuffò, mentre un lieve rossore gli colorava gli zigomi.

“Scemo.” borbottò.

Gli diede le spalle, tirandosi le lenzuola sulla testa. Yuki rise, socchiudendo gli occhi, quindi si infilò sotto le lenzuola con lui e gli abbracciò la vita, poggiando il mento sulla sua spalla.

“Come siamo permalosi…”gli sussurrò.

Touya avvertì un imbarazzante calore diffondersi nel ventre e si sentì avvampare. Possibile che Yuki non si rendesse conto di quanto poteva essere…deglutì e strinse le dita su quelle del suo tesoro, sbuffando rumorosamente per nascondere il suo imbarazzo.

“E tu non provocarmi.”

Yuki piegò le labbra all’insù e lo strinse con più forza.

“Scusa…” mormorò mite.

L’altro gli carezzò piano le dita poi si mosse nel suo abbraccio per voltarsi verso di lui. Yuki fu costretto a lottare con se stesso per non cedere al pianto. Il sorriso gentile di Touya era troppo difficile da sopportare in quei giorni. Nascondendo con abilità il suo turbamento sorrise di rimando e strinse le dita sulla nuca del compagno. Lo attirò a sé, facendogli poggiare la fronte contro l’incavo della spalla perché potesse stringerlo forte, secondo il tacito desiderio che i suoi occhi non erano stati in grado di tacere. Quando le braccia dell’altro ragazzo lo circondarono, con vigore e gentilezza, si morse l’interno della bocca per impedirsi di rabbrividire. Adorava Touya, eppure anche ora qualcosa di troppo simile al disgusto avvelenava la dolcezza di quei momenti. Con uno sforzo di volontà mise a tacere quel tumulto e si costrinse a rilassare i muscoli per adattarsi alle forme dell’altro, arrivando a insinuare un ginocchio tra le sue gambe. Touya accettò quella resa silenziosa con gratitudine trattenendosi a stento dal stringerlo con tutta l’energia che aveva.

“Ti amo, lo sai vero?”mormorò.

Le labbra di Yuki si piegarono in un accenno di sorriso mentre gli carezzava piano la nuca.

“Lo so, certo.”

“Bene.”

 

 

Touya si svegliò solo, le coperte strette addosso come se avesse freddo, ma il rumore della TV proveniente dal soggiorno fu sufficiente a tranquillizzarlo. Si stiracchiò pigramente e poi gettò i piedi fuori dal letto, buttando con malagrazia la maglietta stropicciata per infilarsi nella doccia.

Yuki sospirò quando udì lo scroscio dell’acqua. Touya di era addormentato quasi subito, ma lui non aveva chiuso occhio per tutta la notte, troppo agitato dalle emozioni contrastanti che lo tormentavano. Amava Touya, stare in sua compagnia lo faceva sentire bene, aveva sempre adorato sentire le sue mani vagargli sulle spalle e quelle labbra cercare tanto spesso le sue…ma forse per la persona che dimenticava di essere non era la stessa cosa. Con l’indice tirò su gli occhiali sul naso, mentre con la mano destra faceva saltare con abilità un’enorme frittella.

“Buongiorno!”

Touya era entrato coi capelli ancora umidi, sfoderando un sorriso smagliante. Yukito gli gettò un’occhiata esageratamente rassegnata.

“Perché non ti asciughi quei capelli? Ormai è quasi autunno, finirà che ti prenderai un raffreddore.”

“Hmph…sì, mamma…”

Il ragazzo moro si sedette al tavolo, strizzandogli un occhio. Attaccò le frittelle con energia, complimentandosi con il cuoco alle sue spalle. Udì una lieve risata e finalmente l’altro ragazzo si sedette di fronte a lui. Poggiò il viso sulle mani, sorridendo, ma appena lo fece Touya smise di ingozzarsi e tese la mano per toccargli una guancia.

“Sei pallido…” disse preoccupato.

L’altro scrollò le spalle.

“Non sono riuscito a dormire.”

Touya arrossì fino alle orecchie e chinò gli occhi.

“Mi…”

“Dispiace…lo so.”

Yuki gli strinse le dita sul mento, per costringerlo a guardarlo. Era stanco di quella situazione, e questo lo aveva reso più intraprendente.

“Non hai nulla di cui scusarti…e con tutta probabilità dovrei essere io a sentirmi in colpa…” si morse il labbro inferiore, guardandolo afflitto “Ora sii sincero…come sono con te quando non…” si interrupe e sorrise amaramente “quando sono davvero io?”

Touya deglutì a vuoto negli ultimi giorni si era preparato ad affrontare quell’argomento…aveva riflettuto, cercato parole appropriate ed ora non riusciva a fare altro che restare immobile, lo sguardo incatenato a quello dorato dell’altro. Balbettò qualcosa, cercando tra le parole che gli affollavano la mente e infine chinò la testa, tacendo.

Yuki sospirò, amareggiato dalla sua confusione ma decise di portare a termine ciò che aveva cominciato.

“Hai paura di toccarmi…a volte esiti perfino quando si tratta di guardarmi in viso…”

Touya piegò all’insù un angolo della bocca. Per quanto potesse fare male quella era la verità.

“Rispondimi…”

Il moro sospirò profondamente e si massaggiò la fronte con le dita per scacciare il nervosismo.

“Certo…non posso negarlo…” confessò.

Yuki si irrigidì e un brivido gelido gli percorse la spina dorsale.

“Quindi?” sussurrò.

Touya sospirò di nuovo e le dita scivolarono dalla fronte a coprirgli gli occhi.

L’espressione di Yukito allora cambiò all’improvviso, indurendosi. Voleva delle risposte e per quanto la confusione di Touya potesse fargli male era deciso ad averle.

“Smettila di girare intorno alla cosa e parlami!”

Silenzio… e poi di nuovo, un ennesimo sospiro, profondo, lento, carico di amarezza.

“Non me la sento di discuterne adesso…per favore, Yuki…”

Yukito lasciò che l’ira cancellasse la preoccupazione, il dolore per la sua afflizione e si alzò in piedi di scatto, scostando rumorosamente la sedia.

“Così non risolveremo nulla!”si morse il labbro inferiore con forza, tanto da lasciare i segni dei denti, maledicendo il tremolio che gli avrebbe incrinato la voce “E non è giusto…ne per te…né per me.”

Touya tornò a guardarlo in viso, incurante della sua ira.

“No, non è giusto…ma non è una cosa che possiamo affrontare da soli…” nel suo sguardo si fece strada una silenziosa supplica “Ti prego, Yue…”

Per tutta risposta Yuki gli diede le spalle, lo sguardo incendiato dalla rabbia e uscì sbattendo la porta. Touya appoggiò la fronte su un avambraccio. Erano giorni che il Giudice lo evitava, anche privo della forza che gli aveva donato riusciva a percepire con chiarezza la comparsa di quello strano angelo a discapito della sua forma provvisoria. Quando riusciva anche solo ad intravederlo Yue richiudeva su di sé le ampie ali, sibilandogli un aspro: “Non sono io quello che vuoi, e allora lasciami in pace!” e quello che rimaneva al suo posto era Yukito col suo umore instabile e l’aria confusa; una creatura irriconoscibile e spaventata quanto lui. Non conosceva nulla di Yue, ogni volta che aveva provato ad acchiappare quel piccolo e irriverente peluche giallo aveva guadagnato solo dei morsi vigorosi sulle dita, tuttavia non aveva faticato a comprendere che ciò che legava il Giudice al suo creatore probabilmente era più forte di qualsiasi sorta di affetto filiale… e che quei sentimenti dovevano essere ancora vivi. Si morse il labbro inferiore. Ma forse si stavano affievolendo, facendo sentire Yue in colpa. Ridacchiò mesto. Più che una constatazione quella era una speranza e anche se era consapevole che illudersi era pericoloso non riusciva a farne a meno. Con un sospiro stanco uscì di casa e si avviò lungo il sentiero. Il potere del Giudice vibrava ancora nell’aria ma era troppo debole perché potesse guidarlo in una direzione precisa. Dopo un lungo peregrinare si fermò sotto alcuni alberi secolari.

“Dannazione! Yueee!!”

“Che vuoi?!”

La voce, piuttosto scocciata lo colse di sorpresa; non si aspettava davvero una risposta, voleva solo dare sfogo alla sua mortificazione. Contro la luce che filtrava tra le foglie riuscì appena a distinguere una sagoma scura dalle ali enormi.

“Voglio parlare.”

“Beh, io no!”

Touya sbuffò. Yue era testardo, ma lui non era da meno.

“Dobbiamo rimanere qui ancora tre giorni, non voglio passarli litigando con te e Yuki!”

“Nemmeno io, quindi lasciami in pace!”

Bastò un solo attimo, il tempo di spiegare le ampie ali e del Giudice non c’era già più traccia. Quando ebbe la certezza di essere solo il ragazzo moro di lasciò cadere sulle ginocchia e si coprì il viso con le mani, singhiozzando sommessamente. L’ondata di emozioni che agitava l’animo del Giudice era in qualche modo arrivata fino a lui, tangibile e improvvisa come uno schiaffo… ma molto più dolorosa e frustrante. Touya trasse un respiro profondo e per cercare di calmarsi fece scorrere le mani fra i capelli, fino alla nuca. Restare lì non avrebbe portato comunque a nulla. Un fruscio lieve gli fece alzare la testa. Yue si inginocchiò in fretta e gli strinse le mani sul viso, per evitare che il suo sguardo gli sfuggisse.

“Anch’io sono stanco di tutto questo…ma ho ancora bisogno di tempo per riflettere…e capire.”

Touya chiuse gli occhi, assaporando il calore dolce che lo avvolse come il giorno in cui aveva ceduto la propria forza per consentire al Giudice di continuare ad esistere, e quando li riaprì incrociò lo sguardo dorato di Yuki. Sorrise appena e si chinò in avanti, fino a poggiare la fronte sulla sua spalla. Yukito lo strinse in un abbraccio gentile, consolante.

“Cosa ti ho detto?” sussurrò.

“Che hai bisogno di tempo…di riflettere.”

“E servirà?”

Touya rise piano, nervoso.

“Non lo so.” confessò.

 

 

La notte seguente Touya si svegliò di soprassalto, come se d’un tratto non avesse più aria da respirare. Il letto di Yuki era vuoto e la finestra aperta, probabilmente il Giudice aveva deciso di andare a fare una passeggiata notturna. Sospirò. L’umore di Yukito era migliorato, ma era ancora nervoso e a volte gli stringeva le mani come fossero l’unico appiglio ad una realtà che non sentiva completamente sua.

“Vuoi ancora parlare?”

Il ragazzo sobbalzò. Yue sembrava essere comparso dal nulla e lo stava guardando con un sorriso mesto, al di là dell’intelaiatura della finestra. Touya si alzò in piedi di scatto, come se fosse stato attraversato da una scossa elettrica. Yue ridacchiò, con un sorriso indefinibile di nuovo disegnato sulle labbra.

“Vai a lavarti il viso, Touya Kinomoto…hai l'aspetto di un cucciolo ripescato dall’immondizia.”

Gli diede le spalle, allontanandosi per aspettarlo sotto al portico. Il ragazzo lo raggiunse poco più tardi, viso e denti lavati e i capelli bagnati tirati indietro dalla fronte. Il Giudice si girò di tre quarti quando lo vide arrivare e arricciò le labbra in un sorrisetto antipatico.

“Bene…un cucciolo ripescato da una pozzanghera…”

Touya gli gettò un’occhiata truce, arrossendo lievemente per l’ira. Il Giudice rise piano e tornò a guardare di fronte a sé, aspettando che gli si sedesse accanto.

“Com’è possibile che quel peluche sia tanto diverso da te?!” sbottò Touya “Morde ma almeno è simpatico, accidenti!”

Invece di mollargli una gomitata nello stomaco, a cui il ragazzo si era già preparato, Yue si piegò in avanti ridendo.

“La Luna è diversa dal Sole…e io ho sempre avuto un brutto carattere, a volte perfino Clow se ne è lamentato.”

Touya piegò all’insù un angolo della bocca.

“Certo è una cosa che non si può negare.”

Il Giudice scrollò le spalle.

“Sono come sono, di certo non cambierò per far piacere a te.”

Il ragazzo moro si morse il labbro inferiore. Yue aveva parlato con leggerezza, ironia, forse non si era nemmeno accorto di quanto fossero dure le sue parole. Per qualche istante tacquero, mentre il Giudice si allontanava di qualche passo e rivolgeva lo sguardo alla luna.

“Quanto di te c’è in Yuki?” chiese infine Touya.

“Non lo so.”

Quell’affermazione lapidaria colse il ragazzo di sorpresa, confondendolo ancora di più. Yue riprese a parlare, senza guardarlo in viso.

“Yuki è una strana creatura, di cui io ho coscienza, mentre lui di me non ne ha nessuna…è come soffrire di schizofrenia… Abbiamo personalità praticamente opposte e non comprendo appieno  le sue azioni…non riesco a considerarlo me, anche se so che le cose stanno così.” finalmente gli rivolse uno sguardo “ Lo sai benissimo altrimenti non mi avresti fatto questa domanda.”

Il suo tono severo mise Touya a disagio; annuì a malapena e chinò la testa.

“Quindi ti struggi per il desiderio che hai di Yuki, ma spesso non ti azzardi nemmeno a toccarlo perché senti che Yue non vuole.” si voltò di tre quarti “Non è forse così?”

Il ragazzo moro era avvampato, se gli avesse visto uscire dalle orecchie uno sbuffo di fumo non si sarebbe nemmeno stupito.

“E’ così.” concluse lapidario il Giudice, girandosi verso di lui, le braccia incrociate  e le dita strette sui gomiti “Ma per quanto questo mi possa infastidire la verità è che Yuki ne soffre enormemente.” distolse gli occhi, sospirando appena “E questo non  fa che confondermi ancora di più.”

“Forse si tratta solo di riconoscenza…può darsi che il suo affetto non è altro che quello.”azzardò Touya. Era un’ipotesi plausibile, anche se dolorosa; temeva di averne conferma, ma vivere nell’incertezza sarebbe stato molto peggio..

“Idiozie! Ascoltami quando parlo invece di perderti in ipotesi assurde!”

Touya rise, amaro.

“Certo che hai davvero un caratteraccio…”

“Se non vuoi che mi arrabbi allora ascoltami.”

“Lo sto facendo.” si abbracciò le ginocchia, tenendo lo sguardo basso “Ma non capisco... se è vero che Yuki ne soffre, perché Yue continua a provare repulsione per me?”

Il Giudice sbatté le palpebre, sorpreso, quindi sospirò.

“Io non provo repulsione per te…” si strinse ancora di più nelle braccia “Non starei qui a parlare con te altrimenti.”

Chinò la testa, distogliendo lo sguardo. Cominciava ad essere davvero stanco di tutta quella storia. Aveva accettato la forza di Touya per continuare ad esistere e svolgere il suo compito, aveva ubbidito al suo primo Padrone, tuttavia non riusciva farsi una ragione di tutto quello che era accaduto…e soprattutto il suo orgoglio e la sua testardaggine gli rendevano insopportabile  l’idea di non avere più bisogno di Clow per riempire il vuoto della sua anima. Allargò le ali, piegando dolcemente l’erba con il movimento dell’aria.

“Sono stanco di parlare con te.”

Touya chiuse gli occhi per proteggersi dallo sfavillio bianco e quando li riaprì di fronte a sé aveva di nuovo Yuki, che lo guardava confuso e amareggiato.

“Ciao.” mormorò.

“Ciao.”

“Abbiamo risolto qualcosa o ti ho svegliato per niente?”

Touya ridacchiò.

“Chi lo sa? “ gli tese le braccia “Vieni qui.”

Yuki si inginocchiò sull’erba, tra le sue gambe e si lasciò stringere, ricambiando l’abbraccio e lasciandosi carezzare la schiena dalle mani forti del suo compagno.

“Touya.” mormorò.

“Hm?”

“Io avrei…fame...”

Touya suo malgrado scoppiò a ridere, stringendolo.

 

 

Touya si tirò le lenzuola sulla testa, mugugnando.

“Che c’è?” chiese Yuki, indaffarato dall’altro lato della stanza.

“Non mi va di tornare…”

“Beh, non è che abbiamo molta scelta a riguardo.”

Yukito parlò con vivacità mentre litigava con la cerniera di una borsa sul punto di esplodere. Dopo qualche tentativo l’ebbe vinta e riuscì a chiuderla, quindi si voltò verso il bozzolo di stoffa in cui si era rinchiuso l’altro ragazzo.

“E la tua borsa?”

Un braccio sbucò dal groviglio di stoffa per indicargli una borsa miseramente vuota ai piedi del letto.

“Sei davvero incorreggibile, cucciolo Kinomoto.”

Quelle parole furono sufficienti a farlo schizzare a sedere. Yue sedeva sul letto accanto, le gambe accavallate e lo sguardo vagamente divertito. Quando il Giudice si alzò per avvicinarsi Touya sentì il cuore perdere un battito. Appena fece per buttare giù i piedi dal letto Yue lo fermò, perentorio, poggiandogli le dita sul petto prima di sedersi al suo fianco, senza peraltro degnarlo di un’occhiata. Touya si sentì avvampare e fu lieto che l’altro non lo stesse guardando. Le labbra dello strano angelo si piegarono appena all’insù non appena avvertì sotto le dita il battito furioso del suo cuore. Il ragazzo moro arretrò, in preda al disagio, finendo per poggiare la schiena contro la parete nel vano tentativo di scostarsi dalla sua mano. Il ragazzo moro biascicò qualche dittongo sconnesso, il corpo teso come una corda di violino. Benché sapesse che il suo Yuki e Yue fossero la stessa persona, non riusciva a comportarsi col Giudice con la stessa disinvoltura che riusciva a dimostrare al suo compagno di scuola. Provava nei suoi confronti una sorta di soggezione mista ad imbarazzo, perché per quanto si sforzasse di negarlo e invocasse il suo autocontrollo, era fin troppo evidente che il suo corpo trovava Yue di una sensualità da capogiro. Il Giudice finalmente lo guardò, voltando appena il viso, le labbra piegate in un ghigno malizioso che lasciava intuire chiaramente quanto sapesse delle sensazioni che sapeva scatenare in lui anche con quel semplice tocco. Gli occhi del ragazzo si dilatarono leggermente, poi distolse lo sguardo, il viso in fiamme e il desiderio di essere in un posto che non fosse quello. Ad un tratto un suono sconosciuto, attraversò l’aria, stupendolo. Il Giudice stava ridendo, sinceramente, chinato in avanti, con la bocca coperta da una mano.

“Che…che diavolo ti prende adesso?!” tuonò il moro.

Yue si ravviò i capelli, traendo un respiro profondo.

 “Sei un buffo cucciolo, Kinomoto…tra noi è rimasto una sorta di legame, di cui Yuki non sa nulla, ma di cui non si possono trascurare le implicazioni visto che, come hai avuto modo di accorgerti, questo canale è a doppio senso …quindi non credere che sia tanto semplice impedirmi di sapere cosa ti passa per la testa...” gli gettò un’occhiata fin troppo esplicita “ e per il corpo.”

 Touya desiderò dal profondo del cuore di sprofondare per la vergogna.

“Ormai il danno è fatto, sentirsi tanto in imbarazzo è perfettamente inutile.”

“La fai facile tu.” bofonchiò l’altro.

“E’ facile.” ribatté il Giudice con tranquillità.

Gli prese il viso fra le mani avvicinandosi a lui in modo molto pericoloso per il povero cuore di Touya.

“E’ incredibilmente facile vederti dentro, non serve nessun legame particolare con te per capire come sei.” distolse lo sguardo “ E quanto rispetti Yuki…e me.”

Gli lasciò il viso e fissò gli occhi nei suoi, incatenandolo al suo sguardo.

“Sarò sincero, ascoltami bene…Yuki farebbe qualsiasi cosa per te e ti avrebbe già dato se stesso se glielo avessi lasciato fare…e la verità è che lo avrebbe già fatto anche Yue, se solo non temesse di peggiorare le cose.”

Touya, ad occhi sgranati, scosse piano la testa, confuso, senza capire.

“Peggiorare?” sussurrò.

Yue alzò una mano per sfiorargli lieve il viso.

“Perché Yue è il Giudice…lo sarà fino a che esisteranno le Carte e i loro Padroni…perciò anche se Yuki dividesse con te la sua vita, alla fine Yue si ritroverà solo.” gli sfiorò le labbra con la punta delle dita “ Ti amo, Touya Kinomoto, ma non voglio inseguire anche te vita dopo vita.”

Il ragazzo moro si sentì travolgere da un’ondata di emozioni confuse e contrastanti che gli strinsero la gola e gli fecero inumidire gli occhi. Ora capiva la ragione di molte cose e provò una forte vergogna per non avere avuto il buon senso di pensare razionalmente alla loro situazione. Sentì gli occhi bruciargli.

“Mi dispiace.” sussurrò “Non ho mai pensato a tutto questo...mi dispiace.”

Il Giudice fece scorre la mano lungo la sua guancia, fino alla nuca e poggiò la fronte contro la sua.

“Lo so…come so anche che se avessi saputo tutto questo non ti saresti avvicinato a Yuki come hai fatto e avresti messo a tacere i tuoi sentimenti…ma questo non è accaduto, e come ti ho detto, ormai il danno è fatto.” sospirò profondamente “E ora continuo a chiedermi quanto abbia senso continuare ad allontanarti…”

Touya si morse l’interno della guancia, serrando gli occhi, quindi sospirò.

“Devi fare quello che ti senti…è la tua vita.”

Yue rise piano.

“Saggio, gentile e corretto…mi metti davvero in difficoltà.”

Il ragazzo moro arrossì e si chinò in avanti a poggiare la fronte sulla sua spalla.

“Metterti in difficoltà non ti farà restare con me.” mormorò flebilmente.

“E’ vero.”

Sotto le dita il Giudice avvertì contrarsi i muscoli della spalla del giovane. Aspettava una risposta, una qualunque  e l’avrebbe accettata in ogni caso, questa era una cosa che sapevano entrambi. Yue socchiuse gli occhi. Era difficile…era la decisione più difficile che avesse dovuto prendere.

“Va bene…proviamo.” sussurrò infine.

Touya si staccò da lui per guardarlo in viso, gli occhi animati da speranza, sorpresa e da un’ ultima ombra scura che sembrava non volere scomparire.

“Co…sa…?”

Il Giudice sorrise, intenerito e si sporse a toccare la sua bocca con la propria. Il ragazzo socchiuse appena le labbra, piacevolmente travolto dalle sue emozioni. Rimase immobile, ad occhi chiusi.

“Fallo ancora.” implorò in un sussurro.

Il Giudice rise piano, accontentandolo senza farsi pregare oltre. Poggiò appena le labbra sulle sue e poi si ritrasse, con gli occhi socchiusi. Touya lo guardò timidamente, il viso arrossato. Con una certa cautela tese le mani e intrecciò le dita dietro la nuca del Giudice, quindi avvicinò il viso al suo, lentamente, cercando approvazione sul volto dell’altro. Yue rise piano e finalmente lo circondò con le braccia, attirandolo a sé, accettando senza più riserve quello che gli veniva offerto. Ad un tratto abbandonò le sue labbra, cercando di soffocare senza successo un sospiro venato di piacere. Touya si immobilizzò, perplesso e stupito. Il Giudice allora gli afferrò gli avambracci, perché sollevasse le mani.

“Le mie ali.” sussurrò con lentezza, fissando lo sguardo nel suo con serietà, nonostante un lievissimo rossore  gli colorasse le guance.

Touya aprì la bocca, balbettò qualcosa e poi preferì tacere e chinò gli occhi, con il viso imporporato fino all’attaccatura dei capelli. Lo strano angelo rise, per l’ennesima volta in quel giorno, poi fece scivolare le mani lungo le sue braccia, fino a stingerlo con forza. Era una scommessa rischiosa, eppure non riusciva a pentirsi di averla accettata; Yuki sarebbe tornato come prima, tutto sarebbe tornato come prima…escludendo il fatto che mentre Yukito sarebbe stato rimasto remissivo e gentile, Yue non lo sarebbe stato per nulla, non avrebbe mai smesso di condurre il gioco del loro rapporto…ma Touya non se ne sarebbe lamentato, entrambi avrebbero  avuto la loro quantità di potere da esercitate l’uno sull’altro. Piegò appena il collo, per poggiare la guancia sui capelli scuri. Strinse con forza il ragazzo e poi le ali candide carezzarono l’aria per lasciare al loro richiudersi l’esile figura di Yuki, abbandonato tra le braccia forti dell’altro. Era la prima volta che Touya viveva all’interno del ristretto cerchio candido la trasformazione del suo tesoro e quando Yuki aprì gli occhi e si scostò appena per guardarlo, scoprì sul suo viso una strana espressione, dolce, quasi estatica. Rise tra sé e si sporse a baciargli le labbra appena socchiuse. Touya si riscosse e quando incrociò lo sguardo dell’altro avvampò di nuovo, strappando una risata sincera e divertita all’altro ragazzo.

“ Allora abbiamo fatto pace?” chiese Yuki con un’insolita espressione malandrina.

“Aaahhh…s-sì.” biascicò l’altro.

Yukito scoppiò a ridere, dolce, coprendosi la bocca con le dita.

“Sì…direi proprio di sì.” commentò.

Si districò dall’abbraccio e si allontanò, fermandosi sulla soglia, con le mani affondate nelle tasche e un altro sorriso sulle labbra.

“E adesso muoviti, pigrone!” disse vivacemente “Tuo padre sarà qui tra poco.”

“Sì…”

“Io scendo a preparare qualcosa da mangiare.”

Gli strizzò un occhio e si avviò lungo il corridoio salvo tornare sui suoi passi subito dopo per affacciarsi sulla camera.

“Mi sento bene, veramente…come se mi avessero tolto un peso dall’anima.”

Un attimo dopo la sua figura snella aveva già abbandonato il riquadro della porta, ma ciò che aveva detto era ancora lì, nei pensieri di Touya. Il ragazzo trasse un respiro profondo e si passò entrambe le mani fra i capelli corti. D’un tratto ridacchiò, le guance di nuovo arrossate: era semplicemente euforico. Girò su sé stesso facendo perno su un tallone per disfare il letto, ma quando afferrò il lenzuolo si fermò e sorrise, chinando la testa. Non riusciva a dimenticare la strana sensazione che aveva sentito sulla punta delle dita quando, attraverso la stoffa sottile, aveva toccato quelle lievi irregolarità sinuose sulle scapole di Yue. Si batté le mani sulle guance arrossate per scacciare i pensieri che vennero ad affollargli la mente. Scosse la testa. Avrebbero avuto tempo anche per quello, prima o poi…ora bastava che potessero cominciare a costruire serenamente il loro futuro.

 



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