Festeggiamo! Oggi è la nostra festa!!! ^_^
Un_oggetto_volante_non_identificato_colpisce_in_pieno_l’autrice
Naj:
ahiii!!! ç_ç
Ru:
è_é
Hana:
>.<
Naj:
^_^’ ok ok... è la vostra festa!! -.- uff... pg tiranni....
Buon RuHana day a tuttiiiiii!!! ^___^
Limoncello
di Naika
“Buon
sabato pomeriggio Kitsune!”
Hanamichi aprì il cancelletto metallico, percorrendo, poi, a grandi passi il
vialetto d’ingresso, sul volto un sorriso splendente rivolto alla magnifica
creatura mora che, appoggiata con grazia indolente al portone d’ingresso, lo
fissava a braccia conserte, una luce velatamente minacciosa nelle iridi
turchine.
“Hn...” sbottò l’interpellato scostandosi con un movimento fluente, per lasciar
entrare in casa quel turbine di rumori, colori e confusione che s’identificava
nel numero dieci dello Shohoku.
“Non
ci crederai mai kitsune!” esclamò il rossino togliendosi le scarpe per riporle
in un angolo dell’ingresso “C’era una vecchietta sull’autobus che ci ha fatto
perdere venti minuti buoni perchè LEI” disse sottolineando il pronome con
uno sventolio delle braccia e conseguente volteggiamento nell’aria del lungo
nastro rosso del pacchetto regalo che teneva nella mano “...aveva sbagliato
mezzo e quindi secondo la SUA opinione l’autista doveva riportarla alla
fermata!!” continuò a brontolare deponendo il regalo sul piccolo mobiletto
d’ingresso, vicino al telefono.
“Ci
pensi?” chiese entrando in cucina, aprendo il frigorifero “E non voleva proprio
sentire ragioni, sai?!” disse con gli occhi sgranati dallo stupore, appoggiando
il borsone sportivo a terra per poi aprire con sicurezza la terza anta della
credenza e prendere un bicchiere da quelli ordinatamente dispostovi.
“Sono
stanchissimo!!” sbottò lasciandosi cadere su una delle sedie che circondavano il
piccolo tavolo rotondo “Ho fatto tutta la strada da qui alla fermata di corsa!!”
sospirò versandosi un’abbondante dose di succo di frutta.
“Prego... fa come se fossi a casa tua...” mormorò ironico Rukawa, osservandolo
bere avidamente, approfittando di quell’attimo di ritrovato silenzio.
Hanamichi arrossì deponendo il bicchiere ormai vuoto.
“Avevo sete...” tentò di giustificarsi con le guance lievemente arrossate.
“L’ho
notato..” sussurrò Kaede divertito, avvicinandoglisi con passo felino.
Il
rossino si ritrasse impercettibilmente sulla sedia quando l’altro posò le mani
ai lati dello schienale, intrappolandolo nel suo abbraccio.
“Sei
in ritardo...” mormorò il moretto, chinandosi a soffiarglielo in un orecchio,
piantando gli occhi blu nei suoi per un lungo istante prima di sollevarsi un po’
e posargli un bacio sulla nuca, affondando per un momento la punta del naso in
quella massa di seriche ciocche scarlatte.
Hanamichi emise un lieve sospiro rilassandosi tra le sue braccia, fortunatamente
non sembrava poi tanto arrabbiato.
“Non
si mette fretta ai geni non lo sai?” gli chiese divertito.
“Do’aho...” sbuffò l'asso dello Shohoku prima di scioglierlo dall’abbraccio,
prendendo la sacca che il rossino aveva abbandonato a terra “Vieni mettiamo
questa roba di sopra...” disse avviandosi verso le scale che conducevano alle
camere.
Hanamichi ripose il bicchiere nel lavello e il succo nel frigorifero prima di
correre appresso al compagno, lanciando qualche occhiata alla casa silenziosa.
“I
tuoi sono già partiti?” chiese distrattamente mentre salivano le scale.
“Stamattina alle cinque..” mormorò Rukawa coprendo uno sbadiglio con la mano
candida, gli veniva sonno solo al pronunciare quell’ora antelucana.
“Naoko?” chiese ancora il rossino mentre l’altro entrava nella sua stanza
depositando la sacca a terra, accanto alla scrivania.
“Mia
sorella è al club...” gli rispose Kaede voltandosi verso di lui “...tornerà
quando noi saremo già usciti...” lo informò appoggiandosi al mobile, fissando
gli occhi blu in quelli dell’amante.
“Dunque...” mormorò Hanamichi arrossendo, cercando di sfuggire a quello sguardo
scuro “...siamo soli...” sussurrò.
Rukawa piegò le labbra in un piccolo sorriso “Do’aho...” soffiò con tenerezza
raggiungendolo con pochi passi “Che cosa c’è?” gli chiese piano, mettendogli due
dita sotto il mento per obbligarlo delicatamente a sollevare il viso, così da
poterlo fissare negli occhi.
“E’
che così.... è strano!!” borbottò il rossino imbronciato.
Kaede
rise sommessamente appoggiandogli le mani sui fianchi, attirandolo a se quel
poco necessario a far combaciare i loro corpi “Cosa è ‘strano’?” gli
chiese accarezzandogli le anche con dita leggere.
Sakuragi rabbrividì, sollevando le braccia per allacciargliele alle spalle.
“Programmare quando fare l’amore...” sussurrò con le guance rosse d’imbarazzo.
Il
moro si chinò su di lui sfiorando con un bacio lieve la gota arrossata e calda.
“Lo
sai come la penso...” mormorò facendogli scorrere le mani su, sulla schiena,
stringendolo a se.
Hanamichi affondò il capo nella sua spalla inspirando il suo profumo “Lo so...”
mormorò mentre un sorriso gli incurvava le labbra al ricordo.
Flash back
Hanamichi ansimò pesatamente, tendendosi contro il corpo di Rukawa.
“Kaede...” supplicò con voce irriconoscibile.
Il
moretto lo sorreggeva con il braccio sinistro mentre il destro si frapponeva tra
i loro corpi sparendo, giù, tra le sue gambe.
Sakuragi tremò violentemente soffocando un grido contro la spalla del compagno
che dovette affrettarsi a stringerlo a se per sorreggerlo dato che l’altro si
era improvvisamente accasciato contro di lui.
La
porta del bagno a cui era appoggiato il numero undici, scricchiolò sinistramente
ma resse.
Era suonato l’intervallo da poco quando Rukawa era andato a prendere il rossino
in classe, trascinandolo lì.
Erano insieme ormai da quasi due mesi ed erano amanti da pochi giorni ma ancora
tra loro non c’era stato quel fatidico scambio di parole che ne facesse degli
innamorati.
'Per il momento va bene così', si diceva Hanamichi.
Era certo che per Rukawa non fosse un gioco.
Era troppo gentile, troppo premuroso e attento perchè fosse solo una sbandata.
E
poi... quando solo qualche giorno prima avevano fatto l’amore...
Nella stanza della volpe, sul suo grande letto all’occidentale...
Aveva avuto finalmente la risposta alle domande che ancora il suo animo gli
poneva...
Lo
amava.
Amava quella volpe indisponente e silenziosa come non credeva che avrebbe potuto
amare mai.
E
per il momento gli era sufficiente.
Stare con colui che amava era già più di quanto avrebbe potuto sperare dopo ben
cinquanta rifiuti.
E
con il tempo... con il tempo sarebbe riuscito a farsi ricambiare dal suo algido
ragazzo.
Era o non era il Tensai?
“Do’aho...?” lo chiamò piano l’oggetto dei suoi pensieri scostandogli dolcemente
una ciocca rossa dalla fronte sudata.
Hanamichi si godette quella carezza gentile, cercando di riprendere fiato, prima
di sollevare lo sguardo affondando negli occhi incredibilmente scuri del
volpino.
"Ru
io...” sussurrò piano, cercando il coraggio per dirgli quello che voleva.
Il
membro del suo amante premeva bisognoso di soddisfazione contro la sua coscia.
Hanamichi
non aveva mai dovuto chiedere nulla a Rukawa.
Il
volpino l’aveva toccato, baciato, accarezzato sempre con dolcezza e rispetto.
Aveva aspettato senza mettergli fretta, anche quando, Sakuragi se n’era accorto,
il volpino di fretta ne aveva.
Più di una volta l’aveva visto fermarsi, trattenersi, mutare baci appassionati
in morbide rassicurazioni soltanto perchè l’aveva sentito irrigidirsi o ritrarsi
un po’.
Avevano cominciato ad incontrarsi a casa sua, ad approfondire il contatto sempre
di più solo quando Hanamichi aveva cominciato ad affidarsi totalmente a lui,
passo dopo passo...
Finchè quel pomeriggio di alcuni giorni prima il rossino gli aveva chiesto di
non fermarsi.
Rukawa era stato gentile e attento, aveva dimostrato una dolcezza che Hanamichi
non si era aspettato.
Certo non pensava che la volpe gli sarebbe saltata addosso come un animale in
calore ma, alla fin fine, credeva si trattasse soltanto di soddisfare un
bisogno.
Di
provare piacere insieme.
Fare l’amore con lui era stato stupendo.
Aveva creduto di toccare un cielo con un dito quando, passato il dolore
iniziale, Rukawa aveva cominciato a muoversi dentro di lui.
Quello che non si aspettava era stato il... dopo.
Erano esausti tra le lenzuola sfatte quando Kaede aveva cominciato a coccolarlo.
Hanamichi lo aveva fissato con gli occhi sgranati per la sorpresa.
Non si aspettava che dopo aver fatto l’amore si alzasse e se ne andasse ma si
sarebbe ritenuto più che soddisfatto anche dal poter, semplicemente, riposare
tra le sue braccia.
Invece la volpe... quella volpe che sembrava così fredda e distante... l’aveva
accarezzato con tenerezza, l’aveva ricoperto di soffici baci leggeri, l’aveva
sfiorato con la punta delle dita, piano, delicatamente, venerando la pelle che
prima aveva segnato con passione, riverendo con delicatezza quel corpo che aveva
posseduto con forza solo pochi istanti prima, nei suoi occhi blu una luce così
calda e gentile che senza nemmeno rendersene conto Hanamichi aveva cominciato a
piangere.
Non gli era mai capitato...
Piangere di gioia....
Davvero, non gli era mai capitato....
Ma
d’altronde non gli era mai nemmeno successo di amare qualcuno come amava quella
creatura magnifica e silenziosa.
Per quel motivo, in quel bagno stretto e scomodo, Sakuragi prese la mano del
suo amante accompagnandosela alle labbra.
Rukawa lo fissò ipnotizzato succhiargli le dita, ad una ad una, facendo scorrere
la lingua tra esse con impacciata sensualità, prima di lasciarle libere e
sollevare un po’ il bacino, spingendolo contro il suo.
Sperava che capisse senza doverglielo spiegare perchè sarebbe morto prima di
riuscire a dirgli una cosa del genere.
Il
bagno non era certo il luogo ideale per fare l’amore e probabilmente non sarebbe
stato così bello come la prima volta ma... voleva fargli capire che per lui era
disposto a quel piccolo sacrificio.
Tuttavia Rukawa non si mosse.
“Possiamo... possiamo anche..” mormorò Hanamichi, mordendosi le labbra in
imbarazzo.
Non riusciva davvero a pronunciare ad alta voce una cosa simile.
Ma
il moretto scosse piano il capo “No...” sussurrò “non così...” disse
accarezzandogli il viso con la punta delle dita, obbligandolo ad incatenare il
suo sguardo al proprio “....non voglio ‘scoparti’” mormorò piano.
Hanamichi lo fissò incredulo per un momento e il moro gli sorrise dolcemente
“Do’aho... non hai ancora capito...?” sussurrò conducendo la sua mano tra le
proprie gambe.
“Toccami..” gli soffiò all’orecchio e Sakuragi annuì, cercandogli la bocca con
la propria in un lungo bacio prima di far scivolare la mano sul suo sesso,
accarezzandolo piano, facendo scorrere le lunghe dita abbronzate su di lui, il
respiro del volpino che si infrangeva contro il suo collo.
Aumentò il ritmò spingendo il moretto a tendersi contro di lui finchè non lo
sentì inarcarsi e liberare un lungo gemito contro il suo orecchio.
“Kit... se gemi così mi farai eccitare di nuovo....” ansimò Hanamichi con voce
roca “..e non usciremo più da questo bagno!!” scherzò.
Rukawa sollevò il volto dal suo collo, i capelli arruffati a velargli le iridi
lucenti, regalandogli un lieve sorriso malizioso “Eri tu quello che mi sospirava
contro... prima..” gli ricordò malizioso sfiorandogli le labbra con un
bacio.
“Stupida volpaccia..” mormorò il rossino piano, accarezzandogli una guancia
arrossata con il pollice.
“Do’aho..” gli rispose a tono, Rukawa, prima di chiudergli definitivamente la
bocca con la propria.
Sprofondarono in un lento, dolce, bacio finchè non dovettero separarsi per
respirare.
Hanamichi si appoggiò a lui strofinando il capo contro la sua spalla e Rukawa
gli passò le dita tra i capelli rossi, in una lenta, tranquilla, carezza.
“Ti
amo...”
Hanamichi sollevò il viso di scatto fissandolo con occhi enormi.
Il
suo volpino...
Il
suo volpino aveva appena detto...
“Non l’avevi ancora capito?” gli chiese dolcemente Rukawa, sfiorandogli le
labbra socchiuse per lo stupore con le proprie.
“Sei proprio un do’aho...” lo prese dolcemente in giro sollevando una mano per
raccogliere una lacrima che era scivolata silenziosa lungo la gota abbronzata
del suo ragazzo.
“Baka kitsune...” sussurrò con voce rotta il rossino mentre un sorriso gli
illuminava il volto di gioia “...anch’io ti amo ..” mormorò piano affondando nel
calore del suo abbraccio, stringendolo con forza a se.
....
“Dai
vieni..” la voce di Rukawa che lo chiamava lo riscosse dai suoi ricordi.
Il
volpino si allontanò da lui e sedutosi sul letto, gli tese una mano per
invitarlo a fare lo stesso.
Hanamichi lo raggiunse lentamente sempre più in imbarazzo.
Sentiva l’aspettativa crescere nel petto insieme al battito veloce del suo
cuore.
Ormai
aveva perso il conto delle volte in cui si erano amati ma... era banale da dire
ma.. ogni volta l’imbarazzo aveva il sopravvento su di lui.
Ogni
volta che si sdraiavano nudi su quel letto che li aveva accolti, allacciati,
quel giorno ormai lontano...
Ogni
volta che Rukawa lo fissava con quello sguardo... avvolgente... lui non poteva
fare a meno di sentirsi ardere.
“Se
fai così mi viene voglia di violentarti..” scherzò il volpino, affascinato dallo
sguardo basso e dalle guance così innocentemente scarlatte del compagno, prima
di afferrarlo per una mano e tirarlo sul letto, spingendolo contro il materasso.
Con
un unico movimento si sedette sul suo bacino, intrappolandolo sotto di se, gli
occhi blu due pozze scintillanti di malizia a cercare quelli del compagno.
“Baka
kitsune!!” sbottò Hanamichi fissandolo con sguardo fiammeggiante e Rukawa
sorrise soddisfatto.
Quella era la luce che gli piaceva vedere nei suoi occhi quando erano assieme.
Quella luce viva, splendente, scintillante di sfida.
“Eri
così impacciato...” mormorò prendendolo dolcemente in giro “..ti ricordi la
prima volta..?” gli chiese godendosi il volto del suo amore che diventava rosso
aragosta.
“Tremavi come una foglia...” continuò il moretto mentre saliva a slacciare i
primi bottoni della sua camicia.
“Non
è vero!!” protestò vivacemente il rossino senza riuscire a trattenere un brivido
quando le dita candide sfiorarono la sua pelle calda nel liberare dall’asola il
piccolo cerchietto di madreperla.
“Tremi anche adesso..” gli fece notare candidamente il volpino, muovendosi
delicatamente sul suo bacino, facendo strofinare piano i loro ventri.
Hanamichi mugolò un insulto appoggiando le mani sulle anche della volpe per
approfondire quel contatto che gli mandava una serie di scariche elettriche
lungo la spina dorsale mentre il compagno finiva di slacciargli la camicia
lasciando che i due lembi bianchi si accasciassero ai lati del suo petto
muscoloso, rimanendo poi a fissarlo per un lungo istante.
Rukawa sfiorò quella colata d’oro fuso con delicatezza, facendo scorrere le
punte delle dita su quella pelle calda e lucente che si alzava e si abbassava in
fretta prima di allargare le dita, strofinando con il palmo un capezzolo scuro e
Hanamichi inarcò la schiena, socchiudendo le labbra per liberare un flebile
ansito che si spense in un sospiro lieve nell’aria che andava scaldandosi.
“Sei
diventato sensibile...” soffiò piano Rukawa, con morbida meraviglia, chinandosi
in avanti su di lui.
Gli
sfiorò le labbra con le proprie, appoggiando i gomiti ai lati delle sue braccia
per non gravarlo con il suo peso, e non dargli la soddisfazione di far
combaciare i loro petti, accogliendo la lingua del compagno che aveva sollevato
la testa per cercare le sue labbra, impaziente.
Hanamichi lasciò ricadere la testa sul materasso quando i muscoli del collo
brontolarono infastiditi affondando lo sguardo liquido in quello sempre più
scuro del compagno.
“E’
colpa tua...” gli soffiò piano strofinando la schiena contro il materasso per
sistemarsi meglio sotto di lui.
Kaede
trattenne il fiato quando il compagno allargò le cosce in un muto, fin troppo
chiaro, invito.
“Abbiamo tempo..” mormorò adagiandoglisi accanto, negandogli il suo calore,
deciso a giocare ancora un po’ con lui.
Il
rossino lo fissò torvo mettendosi su un fianco, per fronteggiarlo imbronciato, e
il moretto allungò il viso per sfiorare con le labbra quelle arrabbiate del
numero dieci, disegnandone il contorno con la lingua finchè esse non si arresero
a lui con un sospiro.
Allungò allora la mano facendo correre le dita sul suo sterno seguendone la
linea lentamente, passando tra gli addominali scolpiti per poi disegnare piccoli
cerchi attorno al suo ombelico.
Hanamichi tese la schiena con un gemito sottile e Rukawa ne approfittò per
lasciare che le sue dita affondassero sotto il tessuto dei pantaloni.
“Non
avevi detto che c’era tempo?” ansimò Sakuragi divertito, afferrando il polso
candido dell’amante e allontanandolo da se.
Rukawa gli scoccò un’occhiataccia che il rossino accolse con un sorrisetto
soddisfatto prima di mettersi a sedere sul materasso, allontanandosi da lui.
Con
una disinvolta scrollata delle spalle, lasciò che la camicia gli scivolasse
lungo le braccia abbronzate prima di gettarla a terra con indifferenza, lo
sguardo fisso in quello blu del compagno.
Un
lieve sorriso gli incurvò le labbra mentre, proprio come aveva fatto Rukawa,
poco prima, gli si metteva a cavalcioni prendendo la sua maglia nera, sfilandola
delicatamente dai pantaloni.
“Alza
le braccia...” ordinò deciso ma il volpino non si mosse, regalandogli
un’occhiata maliziosa.
“L’ultima volta mi hai quasi staccato la testa..” gli ricordò più divertito che
preoccupato.
Hanamichi divenne violaceo per un momento prima di cominciare a gridare “E’
stata colpa tua! Ti sei comprato una maglia con il collo così stretto!! Che ne
potevo sapere io!!” protestò vivacemente, lo sguardo assassino e le guance in
fiamme.
Rukawa scosse il capo rassegnato “E va bene do’aho...” mormorò alzando le
braccia per poi lasciarle ricadere dietro la propria testa con un sospiro
languido, inarcando un po’ la schiena per accompagnare il movimento.
Hanamichi inspirò bruscamente, sentendo il proprio membro tirare pericolosamente
la stoffa dei jeans alla vista di quell’angelo dalle iridi maliziose che gli si
offriva con sospetta arrendevolezza.
“Allora...?” lo stuzzicò il volpino, sollevando un po’ il ventre per colpire
delicatamente il sesso teso del rossino, che torreggiava immobile su di lui.
Hanamichi gli regalò un’occhiata incendiaria prima di stringere con forza il
tessuto scuro tra le mani e cominciare a sfilarlo con attenzione.
L’ultima volta nell’impeto di spogliare la sua volpetta aveva strattonato la
maglia con troppa forza e l’aveva quasi strozzato...
Arrossì furiosamente al ricordo liberando con delicatezza il capo del compagno
dall’indumento prima di gettarlo a terra.
“Visto!” si esaltò “Sono un tensai anche in questo!!” disse soddisfatto di se.
Rukawa lo fissò con gli occhi blu lucenti, i capelli corvini sparsi sulle
lenzuola candide in languide ciocche scure, emettendo un lieve sospiro
sconsolato.
“Tensai...” mormorò ironico “...vediamo come te la cavi con i pantaloni
adesso...” lo istigò, sollevando il bacino per invitarlo a muoversi.
Hanamichi lo folgorò con un’occhiataccia prima che un lampo dorato gli
illuminasse lo sguardo.
Con
minacciosa lentezza un sorrisetto tese le sue labbra mentre Rukawa sollevava un
sopracciglio preoccupato.
Che
diamine passava per la testa del suo ragazzo?
Quel
ghigno sadico non gli piaceva per niente.
“Hana...?” cercò di richiamarlo da qualsiasi fosse la sua folle intenzione, ma
il rossino si era già mosso.
E
ogni ulteriore pensiero scomparve dalla mente del moro quando Sakuragi si chinò
su di lui cominciando a deporre una serie di baci sul suo petto candido.
Succhiava delicatamente la pelle con le labbra, arrossandola con attenzione, il
respiro caldo che gli incendiava la cute di brividi mentre la lingua scendeva a
lambire delicatamente i piccoli marchi rossi, blandendoli con dolcezza.
Non
potè fare a meno di gemere piano, inarcando la schiena così come aveva fatto
prima il suo ragazzo, offrendo il petto a quella bocca golosa che scivolava
inesorabilmente verso il suo membro.
Hanamichi afferrò con i denti l’elastico dei pantaloni dell’amante tirandolo
poi, delicatamente, verso il basso, gli occhi lucenti piantati in quelli blu del
compagno che si era sollevato sui gomiti per poter goder appieno di quell’immagine
che, da sola, stava rischiando di farlo venire nei pantaloni come un’adolescente
alla sua prima cotta.
Il
rossino tirò i pantaloni portandoli poco più giù dell’inguine prima di posare un
bacio sulla stoffa tesa dei boxer del compagno.
“Vuoi
che ti tolga anche questi?” chiese con falsa innocenza, il respiro affrettato e
la voce roca che tradivano il suo turbamento.
“Se
ci riesci...” lo sfidò il moretto cercando di dare alla sua voce incerta un tono
freddo e distaccato, stando al gioco.
Hanamichi accarezzò le cosce del compagno con entrambe le mani infilando le
lunghe dita dentro i boxer, sfiorando con voluta casualità il loro contenuto.
Rukawa si morse le labbra per trattenere un gemito e il rossino abbassò il volto
di nuovo, afferrando l’elastico tra i denti per poi tirare giù l’indumento così
come aveva fatto con i pantaloni.
La
punta del suo naso sfiorò delicatamente il membro teso del moretto che non
riuscì a trattenere un lamento inarticolato, un suono così puramente sensuale
che Hanamichi dovette scostarsi in fretta da lui, la salivazione totalmente
azzerata, per non cedere alla tentazione di accogliere il membro teso tra le
labbra.
Si
scostò afferrando pantaloni e boxer con le mani, spostandosi dal compagno per
tirarli via del tutto, gettandoli a terra.
“Allora volpe?” sussurrò, cercando di dare un tono almeno umano alla sua voce
rauca, prima di sdraiarsi al fianco del compagno che lo fissava da dietro le
palpebre socchiuse “Ammetti che sono un tensai...?” lo sfidò.
“Hn...” borbottò il moretto voltandosi verso di lui “...stai migliorando...”
ammise passandosi con indolente eleganza una mano tra le ciocche scure che erano
scivolate a coprirgli gli occhi lucenti.
“Come
sarebbe a dire che sto...!!” il resto della frase si perse nella bocca del
volpino che non aveva intenzione di ascoltare l’ennesima proclamazione del suo
tensai personale.
Tuttavia Rukawa conosceva molto bene la testardaggine e l’ostinazione del suo
ragazzo e non si stupì affatto quando, pochi secondi dopo che le loro labbra si
erano divise, seppure a corto di respiro e con occhi liquidi di passione, il
rossino ebbe il fiato di sbottare “Tu credi di poter fare di meglio?”
Sakuragi fece appena in tempo a porre la domanda che si ritrovò inchiodato
contro il materasso.
“E’
una sfida?” gli chiese con occhi scintillanti il numero undici dello Shohoku
osservando il compagno mordersi le labbra per trattenere un gemito.
Hanamichi era già eccitato.
Molto
eccitato.
E’
avere un Rukawa completamente nudo, che troneggiava in tutta la sua,
incandescente, argentea, perfezione, su di lui, i capelli neri, scarmigliati,
che gli davano un’aria arruffata e sensuale, selvaggia, in tutta la sua indomita
pericolosità, non lo aiutava.
Non
lo aiutava proprio!
Un
alito di vento scosse le grandi tende bianche facendole ondeggiare all’interno
della stanza, allungandole verso il volpino come mani che bramavano disperate
quella creatura magnifica, troppo lontana per loro, su cui il sole s’infrangeva
in mille brividi scintillanti d’estasi.
Rukawa inarcò la schiena con un involontario sospiro quando l’aria tiepida lambì
la sua pelle accaldata, spingendo indietro il capo, i capelli neri un’onda di
tenebra liquida in cui vibravano ombre blu mentre i raggi solari, non più
filtrati dai tendaggi accecavano il rossino avvolgendo la creatura in ginocchio
su di lui in un’aura scintillante.
Un
angelo di bianca luce incandescente.
Hanamichi lo fissò, incapace di pensare, di muoversi, il suo cuore smise
semplicemente di battere per non coprire con il suo volgare tamburellio il suono
di quel ansito leggero, il tempo trattenne i minuti che increduli fissavano
quella creatura infrangere la luce divenendone la fonte, impedendo loro di
scorrere per non intaccare la cristallina perfezione di quello sguardo azzurro
che si abbassava sulla sua vittima sacrificale, priva ormai della capacità e
della volontà di sottrarsi al suo altero dominio.
Una
vocina ricordò al rossino che l’ultima volta che aveva sfidato Rukawa a letto...
bhe... il giorno dopo aveva dovuto inventare di essere stato colto da un mal di
gola fulminante per spiegare il perchè fosse completamente senza voce.
“Allora do’aho...?” soffiò sinuoso Kaede chinandosi un po’, in avanti, per
spingere quelle parole sulle sue guance accaldate, mentre nelle iridi blu
fiammeggiavano saette viola.
Hanamichi deglutì a vuoto mentre il suo cuore ripartiva impazzito infrangendogli
il respiro.
Non era saggio sfidare Kaede.
Non lo era affatto...
“Paura tesoro...?” insinuò il moretto chinandosi di più su di lui, lasciando
solo pochi centimetri d’aria a separare le loro labbra.
“Tzè!
Stupida volpe non vincerai mai il tensai!” sbottò il rossino con sguardo
incandescente.
Lui non era una persona saggia...
Non lo era mai stato.
Negli
occhi del moretto scariche azzurre si mescolarono al viola prima di fondersi nel
blu pavone dei suoi occhi incatenando nuovamente Hanamichi alla sua malia.
“Bene...” sussurrò soddisfatto il moro, scendendo verso il basso avendo cura di
fa scivolare ogni centimetro del suo corpo sulla pelle tesa del compagno.
Infilò le mani sotto il tessuto dei pantaloni scuri dell'amante, le dita aperte
per catturare più pelle possibile cominciando a tirarli delicatamente verso il
basso, centimetro dopo centimetro, facendo sfregare piano il tessuto ruvido
contro la cute abbronzata.
“Non
è ni..niente... di... partcola...a...ah..” Hanamichi non riuscì a terminare la
sua affermazione.
Rukawa aveva chinato il viso e inseguiva con la lingua il lento procedere dei
jeans, accarezzando ogni piccolo pezzetto di pelle che veniva all’aria,
assaporandolo piano per poi succhiarlo delicatamente.
Mentre, inesorabilmente, i pantaloni scendevano, Rukawa incatenò anche i boxer
tra le dita, continuando quella lentissima tortura facendo scivolare i due
indumenti, insieme, verso il basso.
L’elastico della biancheria intima urtò contro la punta del membro teso di
Hanamichi che lanciò un urlo inarcando la schiena.
“Kae..kaede...” ansimò, ma il volpino non accelerò la sua corsa, anzi, lasciò i
boxer dov’erano, stringendo tra le dita solo il bordo dei jeans tirandoli
leggermente verso l’alto per poi riabbassarli ancora, facendo attenzione che il
bottone di metallo freddo, strofinasse proprio su quel punto delicato, umido e
già perlaceo, del suo sesso, passandovelo più volte mentre l’elastico dei boxer,
pochi centimetri più giù, stringeva il pene congestionato del rossino, contro il
suo stesso ventre.
Hanamichi cominciò a respirare pesantemente, il suo autocontrollo già fin troppo
a dura prova, cercando di spingere il bacino verso il compagno che però lo
teneva saldamente ancorato al materasso impedendogli di sottrarsi a quella
tortura.
Solo
quando ai gemiti del compagno s’inframmezzarono tremiti ed ansimi Rukawa riprese
a far scendere i pantaloni millimetro dopo millimetro sempre più lentamente
strofinando il tessuto ruvido contro il sesso teso del suo ragazzo e i palmi
delle mani contro la pelle delicata delle cosce, la punta delle dita che si
allungava a sfiorare, graffiando delicatamente la base del suo membro laddove
tutto il calore del suo corpo si stava concentrando rischiando di esplodere da
un momento all’altro.
“Allora do’aho...?” lo provocò il moretto accarezzando con la lingua la sua
pelle compatta, soffiando delicatamente il proprio respiro sulla punta del suo
membro turgido prima di deporvi una piccola lappata, assaggiando il gusto salato
del suo piacere.
Hanamichi gemette tra i denti, mordendosi le labbra a sangue per trattenere i
brividi violenti che gli trapassavano il corpo per piantarsi con appuntita
precisione proprio laddove il respiro di Rukawa si stava infrangendo in morbide
volute trasparenti.
Inarcò la schiena, cercando disperatamente di spingere il proprio bacino contro
quella bocca assassina, conscio che non sarebbe riuscito a trattenersi ancora.
“Non
lo ammetterò nemmeno sotto torturaaa.....” ansimò contorcendosi con un ultimo
disperato tentativo di non arrendersi.
“Come
vuoi...?” mormorò Rukawa dolcemente e poi con un solo gesto deciso tirò i
pantaloni e i boxer del compagno verso il basso. L’elastico teso frizionò con
forza la pelle delicata ormai allo spasimo strappando un ansimo violento al
rossino che incapace di trattenersi ancora inarcò la schiena, gridando, mentre
il suo seme spruzzava il volto candido del volpino.
Hanamichi ricadde sul materasso con un rantolo incredulo.
Era
venuto così...
E
Rukawa non aveva ancora fatto praticamente niente....
La
bocca calda del suo compagno lo ripulì delicatamente prima di tornare a
stendersi su di lui.
“Stai
bene..?” gli chiese piano.
Il
rossino annuì ad occhi chiusi “Vedrai volpino ti batterò!” borbottò con voce
irriconoscibile, socchiudendo le palpebre “...prima o poi ti batterò!”
sentenziò.
“Do’aho...” mormorò Rukawa divertito “Non hai bisogno di battermi...” gli soffiò
all’orecchio depositandogli poi un bacio salato sulle labbra.
Hanamichi arrossì avvertendo il proprio sapore sulla sua bocca e divenne ancora
più rosso quando si accorse che sulla guancia del compagno c’era una piccola
gocciolina perlacea.
Allungò l’indice catturandola con il polpastrello, imbarazzato.
Rukawa lo osservò con un sorriso tenero prima di afferrargli il polso e portare
l’indice alle labbra “Questo è mio...” mormorò prendendo in bocca il dito,
succhiandolo.
Hanamichi boccheggiò, gli occhi incatenati dai suoi mentre il suo polpastrello,
spariva tra le labbra gonfie del volpino, racchiuso in quell’antro caldo e
bagnato che lo succhiò con lentezza salendo e scendendo delicatamente,
strofinando la pelle abbronzata come aveva già fatto molte altre volte su una
parte ben più sensibile del suo corpo.
Rukawa lo lasciò dopo pochi minuti che parvero ad Hanamichi un’eternità, visto
che li aveva passati in apnea, prima di chinarsi a cercargli le labbra.
Sakuragi allargò le gambe invitandolo a posizionarglisi contro e il volpino
questa volta non si fece pregare cominciando a strofinare i loro ventri insieme
facendolo mugolare piano, il fiato ancora corto dall’amplesso precedente che si
spezzava nuovamente tra i gemiti rochi.
Lentamente Kaede gli fece scivolare le mani lungo la schiena fino ai glutei
affondando con delicatezza il primo dito dentro di lui accogliendolo contro di
se quando il rossino si tese, solo lievemente infastidito, facendo aderire i
loro addomi. Gli depose un bacio gentile, sulle labbra prima di cominciare
nuovamente a percorrere la sua strada preferita.
Tracciò la linea del collo con la bocca, giocò con i capezzoli scuri, scivolò
lungo lo sterno, modellò gli addominali con le labbra, per poi venerare il
ventre piatto e precipitare giù a baciare il suo membro.
Hanamichi cominciò a gemere spingendo le anche in alto e questa volta il volpino
socchiuse le labbra per accoglierlo in se così come il rossino permetteva che il
secondo dito scivolasse in lui.
Rukawa prese a spingere a fondo seguendo il ritmo con cui il membro dell’amante
penetrava le sue labbra, le orecchie torturate dai suoi gemiti e dai suoi ansiti
che crescevano senza sosta.
Sorrise tra se pensando che il suo amante sarebbe rimasto di nuovo senza voce
stringendo le labbra sulla base del suo sesso nel momento in cui affondava il
terzo dito nel suo corpo, allargandolo con decisione, strappandogli un grido
violento e un tremito che ricompensò le sue labbra bagnandole con il suo
nettare preferito.
Rukawa sollevò il capo pochi istanti più tardi, liberandolo contemporaneamente
anche dalle dita, lasciando che l’aria calda della stanza avvolgesse il corpo
sudato del suo amato per un piccolo istante mentre tornava a stendersi
completamente su un Hanamichi che respirava affannosamente gli occhi chiusi e la
bocca semiaperta, le guance arrossate, i capelli un disastro rosso sulle
lenzuola arruffate.
Gli
baciò le palpebre, le gote e poi le labbra, insinuandovi delicatamente la lingua
e il rossino aprì piano gli occhi osservandolo con esausta dolcezza prima di
sollevare le braccia e cingergli le spalle, spingendo il ventre verso il membro
del compagno.
Delicatamente Rukawa spinse i fianchi contro i suoi, cominciando a penetrarlo,
arrestandosi quando il ragazzo gli strinse con forza le braccia attorno alle
spalle emettendo un mugolio di dolore.
Lo
baciò dolcemente facendo scivolare una mano tra i loro corpi accarezzando il suo
membro teso.
Aspettò di sentire un lieve gemito violare le sue labbra prima di spingere
nuovamente, una spinta profonda che lo fece giungere a fondo dentro di lui ma
che strappò ad Hanamichi un ansimo violento.
Il
rossino nascose il volto contro la sua spalla e Rukawa usò la mano libera per
accarezzargli la schiena tesa.
Detestava profondamente quel momento.
Per
quanto lo preparasse, per quanto lo spingesse a rilassarsi o lo eccitasse era
impossibile non fargli male nell’entrare ed era una cosa che non gli piaceva
affatto.
“Kaede...” lo chiamò con voce rotta il rossino.
“Shhh..” mormorò piano Rukawa posandogli un bacio tra i capelli arruffati.
Hanamichi sollevò il volto dalla sua spalla fissando gli occhi liquidi nei suoi
e il moretto si chinò per baciarlo con dolcezza prima di spingere nuovamente
dentro di lui facendolo tendere con un lungo gemito mentre le gambe abbronzate
gli si stringevano intorno ai fianchi in quello che Kaede aveva imparato a
riconoscere come un segnale di via libera.
Ondeggiò il bacino cominciando ad affondare e a ritrarsi, dapprima di poco, poi
via via sempre di più, fino quasi ad uscire completamente da lui per poi
affondare sempre più in profondità finchè con un grido Rukawa non inondò il
corpo dell’amante che si tese, ansimando violentemente, nel sentirsi bruciare
dal suo sperma, liberandosi a sua volta con un urlo.
Rimasero allacciati per alcuni minuti a riprendere fiato poi Rukawa si mosse
delicatamente liberando il compagno che emise un piccolo guaito nel sentirlo
scivolare fuori da se.
Il volpino
si stese al suo fianco allungando una mano per scostargli i capelli umidi dal
volto arrossato prima di deporre un bacio lieve sulla sua fronte e il rossino
gli si accoccolò contro, ad occhi chiusi, mentre le labbra del compagno
continuavano a deporre una pioggerellina di baci leggeri sulle sue palpebre e
sulla sua fronte.
Sakuragi strofinò felice la punta del naso contro l’incavo del suo collo e il
moretto lo strinse dolcemente a se passandogli con delicatezza il dorso delle
dita sulle gote, mentre l’altra pettinava alla bell’e meglio i capelli rossi.
Hanamichi sospirò soddisfatto e Rukawa sorrise “Sembri un gatto che fa le fusa,
lo sai..?” gli soffiò, chinandosi un po’, nell’orecchio.
L'altro
non rispose, si limitò a sistemarsi meglio e a strofinare la guancia contro il
suo petto candido, esattamente come un gattino.
Kaede
sorrise teneramente allungando il braccio libero e tirando su di loro il
copriletto che pendeva sbilenco dal materasso per avvolgere i loro corpi
abbracciati, continuando delicatamente ad accarezzare la schiena del compagno
finchè non si addormentarono entrambi.
...
Rukawa emerse dal bagno del piano inferiore con l’accappatoio bianco allacciato
a metà e un asciugamano tra i capelli corvini, arruffati.
Aveva
preferito usare la doccia del piano terra per non disturbare il sonno esausto
del suo amante ancora beatamente accoccolato tra le coperte.
Tanto
in casa non c’era nessuno....
Quasi
a smentire il suo pensiero la porta d'ingresso si aprì in quel momento,
rivelando una siluette familiare.
“Ciao
fratellone!” lo salutò Naoko, con un sorriso mentre l’amica, che aveva
evidentemente accompagnato a casa sua sorella, si disidratava sul tappetino
d’ingresso.
“Grazie di avermi accompagnato Mako-san” mormorò Naoko con un inchino
all’immobile moretta, ferma poco dietro la soglia di casa.
“Mako-san?” provò a richiamarla Naoko sventolandole una mano di fronte al viso.
La
ragazza non diede segni di vita, gli occhi, due enormi sfere lucenti, piantate
sulla divinità in accappatoio bianco che era ferma a piedi nudi, pochi metri più
avanti.
Naoko
sospirò sollevando gli occhi al cielo prima di chiudere la porta in faccia alla
compagna mentre Rukawa ignorava entrambe per far correre lo sguardo
all’orologio.
“Sei
tornata prima...” constatò, tirando un silenzioso sospiro di sollievo nel notare
che non erano in ritardo.
Ryota
si era raccomandato la puntualità... conoscendoli...
“Hanno accorciato i nostri allenamenti perchè la palestra serviva alla squadra
di pallavolo...” gli spiegò lei con una scossa di spalle prima di guardarsi
attorno con attenzione.
“Hana?” chiese con occhi luccicanti sbirciando oltre le spalle del fratello,
verso le scale che davano al piano superiore.
Il
volpino scosse le spalle con uno sbuffo.
Sua
sorella gli somigliava molto fisicamente anche se, caratterialmente, erano
diversi in tutto.
O
meglio.. quasi in tutto...
Perchè a quanto sembrava in fatto di ragazzi avevano gli stessi gusti.
Naoko
era rimasta folgorata da Hanamichi dalla prima volta che l’aveva visto.
Sapeva che era off-limits anzi, era lei la prima che quando notava qualcuno
guardare il rossino si affrettava a minacciare con lo sguardo ed ad avvertire
che era impegnato, ma ciò non le impediva di sbavare spudoratamente su di lui
quando poteva.
“Dorme ancora...” mormorò Rukawa dirigendosi verso la propria camera seguito a
ruota dalla moretta.
“Oh
oh oh...” ridacchiò maliziosamente lei, fissando l’uscio chiuso.
“Naoko...” l’avvertì Rukawa con sguardo glaciale, onde prevenire ogni genere di
commento.
E
conoscendo la sorella... poteva fare davvero OGNI genere di commento...
Proprio in quel momento la porta della sua camera si aprì rivelando un Hanamichi
seminudo e dall’aria sensualmente arruffata.
“Oh
oh oh...” ridacchiò nuovamente Naoko notando gli occhi lucenti del rossino
nonostante questi fosse ancora visibilmente assonnato e un po’ stanco.
“Na...naoko..” balbettò Hanamichi riscuotendosi di scatto, nascondendosi dietro
Rukawa nel ricordarsi che indossava solo i boxer.
“Ciao
Hana!” trillò lei con un sorriso a trentadue denti “Ti chiederei come stai
ma...” disse con fare malizioso mentre nei suoi occhi si accendeva una luce
azzurra “...si vede che stai benissimo!” sentenziò puntando lo sguardo su un
succhiotto che il suo fratellino aveva lasciato a Sakuragi proprio sotto il
capezzolo.
Hanamichi divenne bordò e lei ridacchiò di nuovo.
“Naoko...” ringhiò Rukawa con un tono che avrebbe congelato persino il nucleo
del sole.
“Bhe... mi sono ricordata di avere un impegno!!” esclamò lei leggermente pallida
“Ciao ciao...” salutò sventolando una mano con fare plateale schizzando a
chiudersi nella sua stanza.
“Non
doveva tornare tardi?” borbottò Hanamichi.
Rukawa scosse le spalle “Dai, vai a farti la doccia o non arriveremo mai in
tempo a casa di Ryota.”
Il
rossino annuì recuperando la sacca con i vestiti di ricambio dalla camera della
volpe prima di dirigersi verso il bagno.
“E
chiuditi a chiave!” borbottò Kaede entrando in camera mentre da quella adiacente
proveniva un oltraggiatissimo “Cattivoooooo!!!” da parte della sua sorellina.
....
Hanamichi ritornò in camera poco più tardi trovando il volpino già vestito.
Un
paio di jeans scuri che sembravano pennellati su di lui gli fasciavano le lunghe
gambe muscolose mentre un maglioncino leggero di filo azzurro/grigio gli
avvolgeva il petto e le spalle ampie cadendo con un morbido sospiro ad
sfiorargli i fianchi.
Dal
colletto a V del maglione comparivano i lembi acuminati di una camicia di seta
bianca che regalava riflessi argentei alla sua pelle e luci incandescenti al suo
sguardo.
Elegante e altero.
Glaciale e magnifico.
“Come
al solito...” mormorò tra se e se il rossino rassegnato all’idea di dover
compiere una strage anche quella sera.
Ogni
volta che usciva con lui doveva circondarlo di filo spinato per evitare che una
mandria di pazze assatanate gli saltasse addosso.
Rimase a fissarlo imbambolato finchè l’altro, percependo la sua presenza
immobile, non si volse verso di lui.
“Dove
credi di andare conciato così?” chiese il moretto gelido, raggiungendolo con
pochi passi.
“Che
cos’ho che non va?” chiese il rossino perplesso “Ho già sporcato i pantaloni?”
domandò innocentemente girando su se stesso nel tentativo di vedere se i larghi
pantaloni candidi, a vita bassa, si fossero macchiati.
Rukawa boccheggiò un paio di volte chiedendosi se quel do’aho del suo ragazzo si
rendesse conto dell’effetto che facevano quei pantaloni su di lui, accarezzati
com’erano dalla maglia di cotone elasticizzato, nero, senza maniche sopra la
quale portava una camicia di flanella bianca, aperta.
Tutto
quel candore gli dava un’innocenza maliziosamente smentita dalla maglia aderente
che fasciava i suoi muscoli in maniera sensuale e da quella vita bassa...
decisamente troppo bassa per i suoi gusti!
“Do’aho!” lo apostrofò tirandolo a se “Non mi piace che giri messo così!!” gli
soffiò sul viso.
Hanamichi arrossì comprendendo il motivo dell’osservazione del compagno, senza
tuttavia poter fare a meno di esultare interiormente.
La
sua volpetta era gelosa!
“Soprattutto dato che nessuno sa che sei impegnato!” sbottò il volpino e
Hanamichi a quelle parole s’irrigidì tra le sue braccia prima di fare un passo
indietro.
Eccolo... il punto dolente.
Ormai
da un po’ Rukawa premeva per dire, almeno ai membri della squadra, che stavano
insieme, ma il rossino continuava a rimandare la cosa per lui era ancora troppo
fresco il ricordo di ciò che era accaduto con Yohei.
Mito
l’aveva scoperto da solo, era andato a cercare Hanamichi in palestra per
proporgli un’uscita con l’armata e l’aveva trovato... tra le braccia del suo
dichiarato nemico.
Non
si stavano baciando.
In
effetti non stavano facendo assolutamente niente di particolarmente
sconveniente.
Rukawa stava passando le mani tra i capelli rossi di Sakuragi con dolcezza,
mentre quest’ultimo teneva il capo appoggiato alla sua spalla, le braccia
strette alla vita del numero undici.
Si
stavano.. coccolando.
Fu
quella la cosa che tolse il fiato a Mito.
Quelli non erano gesti che si scambiavano con un compagno occasionale.
Non
erano le carezze riservate ad una passione del momento.
Non
era un flirt.
Quel
bozzolo di pace e tenerezza che sembrava avvolgerli scintillando attorno a loro,
a monito per tutti gli altri...
...quello era amore.
E
Yohei di fronte a quella visione era scappato.
Per
giorni aveva rifiutato di rivolgere la parola al rossino, non aveva risposto
alle sue telefonate, non si era fatto trovare in casa.
Hanamichi era sulla soglia della disperazione e Rukawa non sapeva più cosa fare
vedendo il suo ragazzo spegnersi giorno dopo giorno un po’ di più.
Da
quando aveva perso il padre, Yohei era diventato per Hanamichi più che un amico,
un fratello, un confidente e in un certo qual senso anche un sostituto per
quella figura che gli mancava così tanto.
Solo
con lui Hanamichi, prima di conoscere Rukawa, si era concesso di dimostrarsi
debole o in difficoltà, lusso che non si poteva permettere nemmeno con la madre,
già impegnata a mandar avanti la famiglia e ad occuparsi del proprio dolore
perchè Hanamichi potesse sobbarcarla anche del proprio.
Essere rifiutato da Mito... per Hanamichi era stato uno shock tremendo.
Alla
fine dato che la situazione non si sbloccava Rukawa stesso era andato da Yohei.
Flash back
Mito osservò con occhi infuocati il moretto di fronte a lui che gli ricambiò lo
stesso sguardo assassino.
Senza una parola lo fece entrare in casa, accompagnandolo poi in camera sua.
“Che ca**o vuoi ancora?!” gli ringhiò contro, pochi secondi dopo essersi
sbattuto la porta della stanza alle spalle, in modo da tenere lontane orecchie
indiscrete.
“Voglio sapere perchè ti stai comportando così!” gli rispose gelido Rukawa.
“E
me lo chiedi anche?” gli sputò contro Mito afferrandolo per il colletto della
giacca “Mi fai schifo!”
Rukawa chiuse le mani dell’altro in una presa ferrea staccandolo con forza da
se.
“Ti faccio...?” chiese, colpito dal fatto che Yohei non avesse usato il plurale.
“Hai sempre detto di odiarlo! Lo insulti continuamente!!” lo accusò il moro
senza rispondere alla sua domanda.
Rukawa sollevò un sopracciglio sorpreso.
Il
ragionamento del moro era sconclusionato, sembrava avercela con lui più che con
il fatto che Hanamichi era gay.
Un
pensiero cominciò a farsi largo nella mente del giocatore dello Shohoku mentre
ascoltava l’altro inveire contro di lui.
Quelle non erano parole adatte al Yohei Mito che aveva imparato a conoscere in
palestra o dalle parole del suo do’aho...
“E’ lui che m’insulta..” gli fece notare Rukawa interrompendolo con calma “Ed è
sempre lui che aveva deciso di odiarmi...” gli ricordò.
“Questo non vuol dire niente!” sbottò il moretto furioso “Tu lo farai solo stare
male!!” gridò “Ad Hana piacciono le ragazze, lascialo in pace!!” tuonò dando
una nuova conferma ai dubbi del numero undici.
“E’ così allora..” mormorò Kaede “...ti sentivi al sicuro quando faceva la corte
a quelle ochette perchè sapevi che nessuna di loro avrebbe potuto farlo
innamorare davvero ma adesso... adesso che ti sei accorto che mi ama... hai
paura...” constatò freddo.
“Io non ho paura di un bel niente!” ringhiò Yohei furente “Lui è il mio migliore
amico, un fratello per me! E tu non devi azzardarti a farlo diventare un deviato
come te solo per divertirti un po’!!” gli gridò contro.
Il
pugno del numero undici lo mandò a sbattere violentemente contro il letto.
"Divertirmi?” ringhiò con voce sinistramente bassa.
“Credi che per ME sia stato facile!” disse furioso, alzando improvvisamente la
voce.
“Come credi che mi sia sentito a guardarlo fare il filo a quell’ochetta?” chiese
con occhi incandescenti di rabbia e dolore.
“O
subire i suoi insulti? La sua rabbia?” ringhiò.
"Come credi che
ci si senta a scoprire improvvisamente di essere attratti dalla metà sbagliata
degli studenti della tua scuola?!" chiese.
"A ritrovarsi
davanti ad uno specchio, tutte le dannate sere, a chiedersi perchè diamine con
tutta la scuola che ti viene dietro deve piacerti l'unica persona che ti odia!"
ringhiò.
“E
per lui? Credi che per lui sia stato facile tenere dentro un dubbio del genere?”
mormorò “Non potersi confessare con nessuno.. soprattutto con TE...?” sbottò
fissandolo con astio.
“Sai perchè non ti ha detto niente?” chiese gelido ad un Yohei che lo fissava
incredulo, con gli occhi sgranati, incapace di reagire di fronte ad un Rukawa
così diverso da quello che conosceva.
“Aveva paura!” sputò “Paura di perdere il suo migliore amico!! Ha affrontato
tutto da solo... ha lottato da solo.. ha trovato la forza da solo di accettare
ciò che è!!” disse gelido il volpino “E adesso arrivi tu! Tu che avresti dovuto
aiutarlo e distruggi tutto quello che ha faticosamente costruito!” tuonò.
“Hana ti ama come un fratello. Più di un fratello!! Per lui la tua accettazione
è tutto, il tuo rifiuto...” Rukawa scosse il capo con rabbia incapace di trovare
le parole giuste.
“Lo sai che non mangia da due giorni ormai?” sibilò.
“E
tu saresti suo amico?” disse con disprezzo avviandosi verso l’uscio “Tu che per
paura di perderlo, lo stai uccidendo?” gli sputò in faccia facendolo sussultare
violentemente.
“Io...” ansimò Yohei basito.
Rukawa si fermò davanti alla porta, dandogli le spalle, la mano già sulla
maniglia.
Poi emise un sospiro e sollevò quella stessa mano per passarsela tra i capelli
neri con uno sbuffo, cercando di riacquistare il sangue freddo, prima di
voltarsi un’ultima volta e fissare Yohei, pallido, seduto sul letto.
“Non te lo porterò via Yohei..” sussurrò piano “...non potrei nemmeno se
volessi...” mormorò prima di uscire dalla stanza chiudendosi delicatamente la
porta alle spalle.
Il
giorno successivo Yohei stesso si era presentato a casa del rossino.
L’aveva trovato pallido e con gli occhi cerchiati dalla stanchezza e
probabilmente dal pianto.
Non
gli aveva detto niente.
L’aveva solo abbracciato con forza.
Si
era staccato diversi minuti più tardi e Hanamichi aveva mormorato un “Mi.. mi
dispiace.. Yo... io lo so che non... non...è ... naturale.. però io... io lo
amo..” aveva ansimato lasciando che una lacrima scivolasse lungo la guancia “..
non posso farne a meno... non chiedermelo.. ti prego...” gli aveva chiesto con
dolore.
“Shhh...” aveva soffiato piano, Yohei, posandogli un dito sulle labbra
“Ha
ragione lui, sei un do’aho...” lo aveva dolcemente preso in giro, sorridendo
quando aveva visto gli occhi dorati spalancarsi sorpresi “...ma lo sono anch’io”
aveva mormorato prima di abbracciarlo nuovamente e sussurrargli all’orecchio un
lieve: “Sono felice per te Hana!”
Ora
Hanamichi aveva paura di soffrire di nuovo.
Rukawa poteva solo cercare di capirlo.
Al
volpino non era mai importato molto di quello che gli altri pensavano o dicevano
su di lui.
Ma
per Sakuragi era diverso.
Molto
diverso.
E se
gli altri non l’avessero presa bene come Yohei? Si chiedeva Sakuragi ripensando
a quell’episodio ormai lontano.
Ora
Mito era il loro complice numero uno, era arrivato anche a prestargli la camera
approfittando del fatto che i suoi genitori avevano deciso di passare un week
end alle terme e che lui era figlio unico.
“Ma
per l’amor del cielo non venirmi a dire che cosa ci avete fatto!!” aveva
avvertito l'amico, assumendo una colorazione verdognola..
Hanamichi evitava ancora di baciare Rukawa di fronte a Mito che tuttavia
cominciava ad abituarsi alle loro effusioni divertendosi moltissimo a mettere in
imbarazzo il rossino quelle volte in cui Rukawa usciva con loro due.
Il
pomeriggio seguente la sua prima volta Hanamichi era piombato a casa del moretto
galleggiando su una nuvoletta rosa.
“Non
lo voglio sapere!!” l’aveva avvertito Yohei, mezzo secondo dopo avergli aperto
la porta, pallido di fronte all’espressione sognante dell’amico.
“Daiiiii!! Yo se non lo dico a te a chi lo racconto?” gli aveva chiesto il
rossino con occhi supplichevoli.
Mito
si era passato una mano tra i capelli deglutendo un paio di volte.
Non
era sicuro di voler sapere che cosa rendeva così lucenti gli occhi del suo
migliore amico anche perchè...
Bhe..
i capelli rossi della sua testa matta preferita erano pericolosamente
arruffati...
E i
suoi vestiti erano decisamente spiegazzati...
Ma se
era per renderlo felice...
“Ok
ce la posso fare...” aveva mormorato “Sentiamo che è successo...?” aveva chiesto
sperando di essersi preoccupato per niente.
“Abbiamo fatto l’amore!” era stata l'esclamazione di un Hanamichi rosso in volto
ma dagli occhi scintillanti.
“AAaaahhh!!!” aveva gridato Yohei tappandosi le orecchie “Non voglio sapere
niente! Niente di niente!!”
“Ma... ma...” aveva pigolato il rossino con occhioni supplicanti.
“Hana
lo sai che ti voglio bene e che persino Rukawa comincia a starmi simpatico...”
aveva cercato di spiegarli il moretto “...ma ti prego...” lo aveva supplicato
“...già se vi becco che vi baciate mi viene la pelle d’oca... immaginarti che..
che..” la sua colorazione si era spinta per un lungo momento verso una sfumatura
indefinita tra il giallo e il verde “Oddio... no, no, no!! Non lo voglio
immaginare!!” era stata la sua conclusione mentre si copriva il viso con le mani
sperando così di riuscire a cancellare anche le immagini che saettavano nella
sua mente.
“Ma
Yoooo!!” aveva protestato il rossino “DEVO raccontarlo a qualcuno!!”
“Ti
ho detto che non lo voglio sapere!!” gli aveva risposto piccato Mito,
cominciando a spostarsi.
“Daiiiiiiii!!” aveva insistito il rossino andandogli dietro.
“Ti
ho detto di no!!” aveva protestato il ragazzo più basso cambiando stanza.
“Sapevi Yo, che Kaede ha un letto all’occidentale...” lo aveva inseguito
Hanamichi “...matrimoniale per di più!”
“No,
che non lo sapevo! E non lo volevo sapere!” gli aveva detto l’interpellato,
diventando rosso come i capelli dell’amico mentre tentava di sfuggirgli.
“E’
comodo sai...” aveva mormorato Hanamichi serio, fermandosi un momento per
accarezzarsi il mento pensieroso, con il tono di chi fa una constatazione
scientifica.
“AAAAAAAHHHH!! Non voglio sentireee!!” era stato il grido dell’altro che poi era
schizzato di corsa su per le scale per non ascoltare altro.
Avevano passato mezzo pomeriggio ad inseguirsi: Yohei con le mani sulle orecchie
e Hanamichi che cercava di dirgli quanto dolce, gentile, bello, fantastico,
ecc.. ecc.. era il suo volpino.
Finchè Mito non si era arreso.
“Sei
peggio del Rukawa fans club...” aveva gemuto accasciandosi esausto sul divano.
Hanamichi era diventato bordò azzittendosi di colpo, rendendosi conto che in
effetti si stava comportando in maniera molto... bhe... molto innamorata...
Si
era seduto accanto al moro fissandosi le scarpe in imbarazzo e Yohei aveva
sorriso esasperato, passandogli teneramente una mano tra i capelli rossi.
“E’
stato bello?” aveva chiesto piano e Hanamichi aveva sollevato il volto
regalandogli un sorriso che non gli aveva mai visto.
L’unica cosa che gli aveva risposto era stata “sì...”.
Ma
nessuno gli garantiva che la squadra l’avrebbe presa alla stessa maniera.
E se
li avessero allontanati?
O se
li avessero cacciati dal club?
“Micchy si arrabbia sempre moltissimo quando lo chiamo ‘bacia piselli’...”
mormorò piano Hanamichi a mo’ di scusa.
Rukawa scosse il capo piano, allungando una mano per accarezzargli il viso.
“Si
arrabbia perchè è vero...” gli spiegò divertito nel vedere il compagno arrossire
furiosamente.
Tuttavia era chiaro che non gli credeva.
“Su
muoviamoci se vogliamo arrivare in tempo alla festa..” si arrese, abbandonando
il discorso.
“Ru..
io davvero.. vorrei dirglielo.. non è che mi vergogni di te... è che... ho
paura...” soffiò piano e Rukawa gli sorrise sfiorandogli le labbra con un bacio.
“Lo
so, piccolo lo so..” mormorò “...non ti preoccupare... quando verrà l’occasione
giusta glielo diremo...” disse.
Hanamichi annuì con il capo prima di avviarsi verso le scale e Rukawa osservò
quella schiena ampia, che sembrava così forte ma che proteggeva un animo così
fragile, prima di scuotere piano il capo, con un lieve sorriso dolce sulle
labbra. Senza una parola ma racchiudendo in quel gesto tutto il suo desiderio di
proteggerlo il moretto prese da un cassetto della scrivania il suo regalo per il
compleanno del loro nuovo capitano e poi raggiunse il compagno, avvolgendo la
sua vita con un braccio, attirandolo a se per posargli un lieve bacio sulla
fronte prima di precederlo fuori casa.
Rukawa giunse da Myaghi dieci minuti più tardi e, incredibilmente, senza nessuna
ammaccatura nuova sulla bicicletta.
Il
playmaker lo accolse con un sorriso facendolo entrare nella sala da pranzo,
addobbata per l’occasione con palloncini e striscioni di carta.
Il
tavolo era già apparecchiato per la cena con ogni schifezza disponibile sul
mercato, dal dolce al salato, mentre Akagi brontolava qualcosa sui capitani
indegni che avvelenano i loro giocatori.
Kaede
si guardò attorno con indifferenza constatando che Hanamichi non era ancora
arrivato.
Era
stupido andare separati ma finchè non fosse riuscito a fugare i timori del suo
amante preferiva concedergli quei piccoli inganni che servivano a far sembrare
il loro rapporto sempre lo stesso.
Depose il suo pacco con gli altri avvicinandosi ad Ayako, salutandola con un
lieve cenno del capo.
Dieci
minuti più tardi giunse anche il suo rossino.
“Sei
l’ultimo come al solito!” lo prese in giro Ryota accompagnandolo in salotto.
“I
tensai vanno attesi..” disse lui con un sorriso soddisfatto a cui seguì
l’immancabile “Do’aho...” del volpino.
“Non
mettetevi le mani addosso qui eh?” li prevenì il playmaker mettendosi tra loro
“Che poi devo pulire io!” ricordò.
Negli
occhi blu di Rukawa si accese una luce maliziosa che il rossino non ebbe nessun
problema ad interpretare.
“Volpe hentai!” borbottò tra se e se senza riuscire a trattenersi
dall’arrossire.
La
serata passò allegramente, mangiarono, scherzarono, guardarono un film finchè
non si fece mezza notte.
Il
padre di Ayako venne a prendere la loro manager per accompagnarla a casa, e i
ragazzi rimasero a parlare ancora un po’ finchè anche Akagi e Kogure
annunciarono di doversene andare perchè il giorno dopo li aspettava una pesante
sessione di studio a casa di un loro sempai, per preparare un esame
particolarmente difficile.
Rimasero così solo Mitsui, Myaghi, Rukawa e Sakuragi.
“Che
facciamo?” chiese Hisashi guardandosi attorno, era ancora troppo presto per
mettere fine alla serata.
“Ho
un’idea!” esclamò Myaghi dopo un po’ che riflettevano su che cosa potevano fare,
cominciando ad armeggiare con l’anta di vetro di un piccolo mobiletto.
“Che
cos’è?” chiese perplesso Mitsui osservando l’altro trarre dal mobile una
bottiglia lunga, piena di un liquido di un acceso color giallo.
“Limoncello” disse questi con un sorriso posando la bottiglia piena a terra
“Hanamichi aiutami a spostare il tavolino” disse indicando il mobile ancora
ricoperto di bottiglie, per lo più vuote.
Sakuragi lo aiutò a sollevare e mettere in un angolo il tavolo e poi Ryota fece
loro cenno di sedersi a terra, in cerchio.
Pose
la bottiglia nel mezzo e un bicchiere di carta di fronte ad ognuno di loro.
“Bene
è come il gioco della bottiglia...” spiegò mentre gli altri prendevano posto.
“Chi
gira la bottiglia ha il diritto di fare una domanda alla persona che viene
scelta dalla bottiglia.” Cominciò a dire.
“Una
volta risposto tocca a lei far girare la bottiglia e porre la domanda...”
raccontò “...ma prima di farla girare deve bere due dita di limoncello...”
spiegò “...se invece si rifiuta di rispondere alla domanda se ne deve bere un
bicchiere intero...” disse “...tutto qui!”.
“Perchè chi non vuole rispondere deve berne un bicchiere intero?” chiese
Hanamichi che già cominciava a preoccuparsi “E’ così cattivo?” ipotizzò.
Ryota
rise “No, anzi è buonissimo ma è anche molto alcolico e va subito alla testa!”
spiegò “Per cui chi si rifiuta di rispondere a troppe domande alla fine si
ubriaca e spiattella tutto lo stesso!!” disse con un sorriso soddisfatto.
Hanamichi deglutì a vuoto.
Lui,
di solito, reggeva bene l’alcool ma avevano già brindato durante la cena e
bevuto del vino con il dolce e quel ‘Limoncello’ non l’aveva mai nemmeno sentito
nominare...
E se
si fosse ubriacato?
E se
gli avessero chiesto chissà cosa su Haruko?
O
peggio sulla volpe?
Tirarsi indietro tuttavia era impensabile, sarebbe stato come gridare ai quattro
venti di avere qualcosa da nascondere.
Incrociò mentalmente le dita mentre mandava una maledizione a Ryota per la sua
stupidissima idea e una a Rukawa che tanto per cambiare sembrava indifferente
come al solito.
Il
primo a bere le due dita di limoncello fu proprio il festeggiato che dopo si
affrettò a far girare la bottiglia.
All’inizio le domande furono piuttosto blande, anche se Hanamichi ebbe quasi un
colpo apoplettico quando Ryota chiese a Rukawa se gli capitava mai di gridare.
Il
rossino riconobbe negli occhi del suo amante un lampo di malizia violetta che
gli riportò fin troppo chiaramente alla mente come la sua volpe, solo poche ora
prima, aveva gridato eccome... venendo dentro di lui!
Fortunatamente
Rukawa si era limitato ad un lanconico: "Qualche volta..." che aveva fatto
tirare un silenzioso sospiro di sollievo al rossino.
Tuttavia
ma man mano che, uno dopo l’altro, i ragazzi facevano girare la bottiglia e,
di conseguenza, bevevano da essa, i quesiti cominciarono a farsi maliziosi.
Il
tappo rosso della bottiglia ormai mezza vuota puntò contro Hanamichi e Mitsui
che l’aveva fatta ruotare fissò il rossino per un lungo momento pensando ad una
domanda piccante.
“Sei
vergine?” se ne uscì, deciso a mettere un po’ in imbarazzo il rossino,
ricordandogli i suoi fallimenti amorosi.
Hanamichi spalancò gli occhi arrossendo di botto trattenendosi appena un secondo
prima che il suo capo si voltasse verso Rukawa alla ricerca di aiuto.
Sarebbe stato come scrivere un cartello!
“Io..
io...” ansimò piano, poi scosse il capo e si fissò le mani “...mi rifiuto di
rispondere...” disse scegliendo la fuga.
“E
allora devi bere!” disse già brillo Ryota aprendo la bottiglia e versandone un
bicchiere a Sakuragi.
Il
rossino che già si sentiva la testa leggera fissò il bicchiere alquanto
preoccupato ma decise di trangugiare in fretta per non dar loro modo di
stuzzicarlo ancora.
Depose con un sospiro il bicchiere di plastica vuoto e poi fece girare a sua
volta la bottiglia.
Il
fato volle che essa puntasse proprio su chi l’aveva messo in quella situazione.
Con
un lampo di soddisfazione minacciosa nello sguardo Hanamichi fissò Mitsui,
contro cui il tappo rosso puntava, e gli porse la stessa domanda che gli era
appena stata fatta.
“E tu
Mitchi sei vergine?!” chiese con sfida.
Il
moretto tuttavia non si scompose più di tanto, sorridendogli.
“No”
disse con una scossa di spalle indifferente.
“Davvero???” chiese Ryota voltandosi verso l’altro che annuì in conferma prima
di far girare di nuovo la bottiglia.
“Incredibile...” mormorò il nuovo capitano nel mentre il famigerato tappo si
puntava proprio su di lui.
Mitsui gli porse un sorrisetto maligno ponendogli la stessa domanda.
Il
ragazzo annuì con le guance in fiamme affrettandosi a far girare a sua volta la
bottiglia che puntò su Rukawa, che per stranamente, sembrava vigile e sveglio.
“E tu
Rukawa?” volle sapere il playmaker ormai curioso.
Il
moro fece segno di no con il capo.
“E
bravo il nostro bell’addormentato...” commentò Mitsui non troppo sorpreso, prima
di lanciare un’occhiata al rossino.
“Così
l’unico che non ha risposto sei tu...” insinuò mettendolo in difficoltà.
“Hmp..” sbottò il volpino con disinteresse.
“Non
sei curioso?” gli chiese Mitsui un po’ deluso mentre Hanamichi si scioglieva in
una vasca di sudore.
Certo
che la volpe non era curiosa... lui sapeva la risposta!!!
Ma il
moretto non aggiunse nulla limitandosi a far ruotare nuovamente la bottiglia che
puntò, questa volta contro l’ex teppista.
Rukawa rimase in silenzio per mezzo secondo prima di mormorare con tutta calma
“Sei gay?”
Hanamichi boccheggiò mentre l’interpellato per la prima volta in tutta la serata
arrossiva.
Mitsui rimase in silenzio per alcuni minuti evidentemente combattuto su come
rispondere prima di emettere un sospiro e mormorare: “...bissessuale”.
“EEEEHHH?” esclamò Hanamichi incredulo.
“Hey,
guarda che sei tu quello che mi chiama bacia piselli pensavo lo sapessi!”
brontolò il moro.
“Wow
è la serata delle rivelazioni!” disse brillo Ryota “Io comunque lo sapevo!!”
disse battendo alcuni colpetti sulla spalla del tiratore da tre.
“Hn..” annuì Rukawa.
“EHHH?” ripetè Hanamichi che davvero non lo credeva possibile.
“Ma
dai non hai notato come si guardano lui e Kogure?” mormorò Ryota facendo
l’occhiolino a Sakuragi.
“Pensa che Akagi una volta mi ha detto che li ha beccati in centro insiemeeee....”
spifferò all’orecchio di un sempre più incredulo rossino.
“Adesso basta parlare di me!” si affrettò a dire Mitsui girando velocemente la
bottiglia per evitare altre domande.
Il
tappo si puntò nuovamente sul volpino mentre Hisashi lanciava un’imprecazione.
“Accidenti ho mancato Hana di poco..” borbottò “..voglio proprio sapere perchè
prima non hai risposto!!” disse con un’occhiata maliziosa.
Hanamichi ringraziò la sua buona stella mentre Mitsui si voltava verso il
volpino.
“Va
bene ‘mister gelidità’...” disse allegramente “...ultimamente sei decisamente
molto più umano...” disse pensieroso “....hai una nuova fiamma?” volle sapere.
Hanamichi divenne verdognolo ma fortunatamente gli altri due non avevano occhi
che per l’asso dello Shohoku.
“Una
nuova.. fiamma...” mormorò Rukawa accarezzando quell’ultima parola con un
sorriso.
Mitsui non sapeva quanto vicino era andato alla verità.
“Sì”
disse tranquillamente.
“Ragazzo o ragazza?” insinuò il tiratore da tre malizioso mentre Hanamichi
cercava di diventare invisibile.
“Questa è un’altra domanda...” mormorò il moretto allo stesso tono prima di
posare la mano sulla bottiglia e farla girare con decisione.
Hanamichi tirò un mentale sospiro di sollievo che si spezzò quando il tappo si
puntò proprio su di lui.
Fissò
Rukawa e poi la bottiglia, poi di nuovo Rukawa.
Mitsui battè le mani, anch’egli ormai alticcio “Dai dai!! chiedigli perchè non
ha risposto prima!” incitò.
Hanamichi scosse il capo con forza “Non sono affari tuoi quelli!” sbottò.
“Oh
oh oh...!!” rise Mitsui divertito “Guarda che non c’è niente di cui vergognarsi
anche Ryochan qui...” disse indicando il loro capitano “...è vergine come te!”
disse sicuro.
Hanamichi lo fissò mordendosi le labbra.
“Hanamichi ignoralo, è lui che ha bruciato le tappe...” mormorò il playmaker
battendogli un colpetto sulla spalla.
Hanamichi lo fissò esasperato “Guarda che io NON sono vergine!!” sbottò.
“CHEEE?” ansimò Mitsui facendo tanto d’occhi in perfetta sincronia con Myaghi.
“Do’aho...” sospirò Rukawa scuotendo il capo.
“TU
taci!” gli ringhiò contro il rossino consapevole di aver appena scatenato la
curiosità degli altri due.
Bastava che facesse finta di essere vergine davvero e non sarebbe successo
niente!
Maledizione a lui, al limoncello e alla volpaccia malefica!
“Non
ci credo!!” esclamò ancora incredulo Mitsui.
“Rukawa chiedigli chi è?” incitò Myaghi che non stava in se dalla curiosità.
Il
moretto fissò l’amante prima che un sorriso gli piegasse le belle labbra.
“Allora do’aho... che rispondi?” mormorò.
Hanamichi fissò prima lui poi gli altri due, nel panico.
Poi
d’un tratto si rammentò la domanda che Rukawa aveva fatto poco prima a Mitsui.
La
sua preoccupazione non aveva senso.
Mitsui aveva dichiarato di essere bisessuale e Ryota non aveva fatto una piega.
Anzi
sembrava che tra lo sdentato e il sempai Kogure ci fosse addirittura qualcosa.
Akagi
evidentemente lo sapeva ma non sembrava dargli fastidio, lui e Kogure erano gli
amici di sempre.
E
lui?
Lui
perchè si preoccupava ancora?
Sorrise a Rukawa che lo fissava in silenzio fornendogli il suo invisibile
appoggio e poi scosse il capo, finalmente rilassato, soddisfatto di potersi
togliere quel peso che aveva portato inutilmente per tanto tempo.
“Dovresti saperlo...” mormorò con voce maliziosa fissando l'amante negli occhi
“...se non ricordo male c’eri anche tu, Kaede...” sussurrò.
.....
Hanamichi ancora ridacchiava sommessamente mentre tornava a casa insieme al
volpino.
Un
po’ per il liquore che gli era andato alla testa, un po’ perchè davvero non
riusciva a dimenticare le facce di Mitsui e Ryota.
“Staranno ancora raccogliendo le mandibole secondo te?” chiese ridacchiando
divertito, di nuovo.
Rukawa scosse il capo con un piccolo sorriso mettendo un braccio attorno alla
vita del compagno che camminava zizzagando lievemente.
“Si
riprenderanno in fretta vedrai..” mormorò felice di vedere il compagno così
allegro.
Hanamichi rise di nuovo prima di appoggiare il capo sulla spalla del volpino.
“Ru...” chiese dopo qualche minuto di silenzio mentre svoltavano l’angolo, ormai
giunti di fronte a casa sua.
“Hn?”
chiese il moretto armeggiando con le chiavi.
“Che
cosa voleva dire Mitsui quando ha detto che sei più ‘umano’?” chiese perplesso.
Rukawa sorrise accompagnandolo all’interno e poi, silenziosamente, su per le
scale.
“Probabilmente era un modo tutto suo di dire che si vede che sono felice”
mormorò togliendosi il maglione e gettandolo su una sedia vicino all’armadio.
Hanamichi si sedette sul letto sorridendo.
“Sei
felice volpe?” chiese dondolando le lunghe gambe come un bambino.
“Do’hao...” mormorò il moretto avvicinandoglisi e prendendogli il viso tra le
mani “...sì, sono felice” mormorò posandogli un bacio lieve sulle labbra “E
adesso spogliati che è tardi e io ho sonno!” mormorò coprendo uno sbadiglio con
la mano pallida.
Hanamichi saltò giù dal letto svestendosi in fretta per poi infilarsi sotto le
coperte.
Rukawa lo raggiunse poco dopo e il rossino gli si accoccolò contro, soddisfatto.
Il
moro gli accarezzò la schiena dolcemente posandogli un bacio tra le ciocche
fulve.
“E tu
sei felice Hana?” gli chiese piano.
Il
rossino sollevò il capo regalandogli un sorriso dolcissimo.
“Baka
kitsune...” gli soffiò piano ripetendo le sue stesse parole di pochi attimi
prima “...sì, sono felice...” sussurrò prima di affondare nuovamente il capo
contro la sua gola.
Si
addormentarono così, pochi istanti più tardi, l'uno nel calore dell’altro.
Fine....
Ancora buon RuHana day a tutti mi raccomando
scrivete e leggete tante ficcine RH oggi ^_-
Vai all'Archivio Fan Fictions |
Vai all'Archivio Original
Fictions
|
|