Che vi
posso dire?
Giusto
ieri ho sentito i soliti commenti idioti su quanto sia orribilmente contro
natura essere omosessuali…
E come
al solito mi è venuta la bile…
Perciò,
per farmi passare la rabbia mi sono messa a scrivere… il mio più
ricorsivo deterrente alla stupidità di alcune persone, che non riescono a
capire che l’amore è amore, l’unica cosa da fare è sentirlo (come
dice la grande Sandy Youko)…
Really
hope you’ll enjoy it!
“ Persone… persone
e basta che vuoi avere vicino, persone con le quali hai bisogno di essere,
persone che hanno costruito la loro dimora nel tuo cuore.
In fondo quello che conta è l’amore, il
voler bene.
Forse è tutto quello
che ci è dato di portare con noi quando usciamo dal blu ed entriamo nel
nero.”
Stephen
King
Like Fallen
Angels
di Antares
Sto cadendo di nuovo
addormentato… mi sento protetto, al sicuro…
Una delle sue mani abbandona il mio fianco e posso presto percepirla
mentre mi accarezza gentilmente la guancia, scostandomi via i capelli
dagli occhi chiusi.
E’ un movimento
soporifero, rilassante.
Sento il bacio proprio mentre sto nuovamente scivolando verso l’oscurità.
Labbra soffici come
petali, accostate alle mie con tale esitazione…
Voglio di più, voglio
ricambiare il bacio, ma sono troppo prossimo al sonno, affondo
nell’oblio... un dolce oblio profumato di lui.
Avverto un leggero
singhiozzo, appena al di fuori dai confini del sonno.
E’ questo che,
lentamente, mi riporta a galla.
E lui è lì, che tenta
di soffocare il pianto contro il cuscino.
“Hana…”
Lo sapevo. Sapevo che
sarebbe accaduto.
In fondo, nonostante la
sua aria da teppista e la sua spacconeria, per certe cose è ancora un
bambino, e come tale è fragile.
Sospiro, piano.
Solo lui riesce a farmi
provare questa istintiva e sconcertante tenerezza… ora sono io il più
forte, ed è lui che ha bisogno di protezione.
Socchiudo leggermente
gli occhi, non sono ancora abituato a esprimere a voce i miei
sentimenti…
Così mi avvicino piano,
gli passo le braccia attorno al corpo e lo stringo forte.
Lo sento che mi stringe
in risposta, abbracciandomi stretto, quasi volesse fondersi con me… è
spaventoso ed esaltante questo insaziabile sentimento.
Avverto il suo respiro
che mi solletica, caldo, la pelle, la sua testa ancora annidata nella
curva del mio collo.
Kami sama… è come
soffiare su un incendio.
Ma non è solo
desiderio… no, sarebbe troppo semplice… è il disperato bisogno di
riscaldarmi contro di lui, di potergli toccare anche l’anima… è
tenerezza e pace e l’assoluta sensazione di essere uno in due.
Nessuno può capire
questo… nessuno…
***Flashback***
Rukawa Kaede, giovane
promessa del basket nipponico, pedalava piano verso la scuola.
L’aria frizzante
del mattino sembrava non contribuire minimamente a scuoterlo dall’ormai
proverbiale torpore che lo coglieva non appena smetteva di giocare a
basket.
Ma il ragazzo non
sembrava minimamente preoccuparsi di questo fastidioso inconveniente…
come se avesse avuto un radar in testa, sapeva di stare dirigendosi
esattamente dove voleva andare… questa abilità aveva quasi del
miracoloso.
“Oi, volpastro!”
Due sole semplici
parole bastarono a risvegliarlo come d’incanto dalla sua trance.
Bloccò la bici e
lentamente volse il capo verso la direzione da cui aveva dedotto provenire
la voce.
Incredibilmente
sorrise… una leggera, quasi impercettibile curvatura delle labbra…
Sakuragi gli si fece
incontro con il suo solito passo sbracato, un ghigno che gli si andava
allargando sul viso, mano a mano che gli si avvicinava.
“Do’hao”
“Baka kitsune”
Anche prima si
salutavano così e, nonostante il loro rapporto fosse radicalmente mutato,
certe cose non potevano mai cambiare… anche per mantenere la loro
reputazione di odiati nemici.
Ma se davvero
qualcuno avesse potuto ascoltare quello scambio di insulti, avrebbe notato
un nuovo, sconcertante affetto, appena celato, nel tono usato da entrambi.
Si scambiarono uno
sguardo e scintille di elettricità sembrarono correre dall’uno
all’altro.
Cominciarono
lentamente ad avviarsi verso la scuola, appena consci di quello che
avveniva attorno a loro, completamente assorbiti dalla reciproca presenza
per fare veramente caso al mondo che li circondava.
Camminavano
lentamente, le mani lungo i fianchi che si toccavano leggermente,
sfiorandosi in una innocente carezza e provocando in entrambi uno strano
miscuglio di emozioni…
“Avete sentito…
sembra che Sendoh e Koshino siano insieme” Gracchiò una voce poco
distante da loro.
Entrambi i ragazzi si
bloccarono.
“Ma chi… i due
giocatori del Ryonan?”
“Esatto… Akira
Sendoh e Hiroachi Koshino…”
“Ma
intendi…insieme in quel senso?” Domandò una terza voce,
scandalizzata.
“Certo che intendo
in quel senso… sono una COPPIA!”
Gridolini di puro
orrore e costernazione accolsero l’ultima informazione.
Sakuragi e Rukawa si
guardarono.
Il rossino era
pallido come un cadavere, quasi gli si poteva leggere in faccia quello che
gli stava passando per la testa.
Dal canto suo Rukawa
fumava di rabbia.
C’era voluto così
tanto perché Sakuragi accettasse la loro relazione come qualcosa di
normale, e ora quelle arpie stavano rovinando tutto…
“Che pervertiti”
ululò una voce”Certe cose sono contro natura… ”
“E poi è uno
spreco… voglio dire, sono entrambi così carini….”
“Orribile…”
“Due hentai…”
I commenti si
accavallarono in un unico brusio di disapprovazione.
Rukawa fissò
preoccupato Sakuragi, che aveva assunto uno sconcertante colorito
verdastro.
“Hana…”
Il rosso alzò
lentamente il viso, fino ad agganciare lo sguardo del compagno.
Rukawa si sorprese a
trattenere il fiato, mentre si perdeva nelle torbide profondità degli
occhi di Sakuragi, pozzi d’ombra così diversi dai scintillanti gioielli
di vita che erano di solito.
"Perché?”
un’unica semplice domanda che sembrava riecheggiare in quegli occhi così
buoni, così dolci…
Rukawa si sentì
improvvisamente triste, di una tristezza pesante e inconsolabile.
Avevano trovato,
l’uno nell’altro, ciò che erano andati cercando per anni, ed era
stata una scoperta difficile, sconcertante… più per Sakuragi che per
lui, a dire la verità.
Ma alla fine si erano
entrambi arresi all’evidente sentimento che sembrava li avesse legati
fin dal loro primo incontro…
E adesso, questo…
“Non avrei mai
pensato che quei due…”
Ancora???
Ancora quelle
stamaledettissime oche ottuse….
"Ma la volete
piantare!!!”
L’insolente,
arrabbiato ruggito di Sakuragi lo riscosse dai suoi pensieri. Guardò
l’amico, sorpreso ma inconsciamente felice di quell’inaspettata
reazione.
“Si può sapere
cosa ve ne importa a voi, eh? Se loro stanno bene insieme sono fatti
loro!!! Siete solo delle puttanelle invidiose e piene di boria….”
Le ragazze fissavano
con aria decisamente spaventata la furia rossa che sbraitava davanti a
loro, troppo occupate a cercare una via di fuga per assimilare davvero
tutti gli insulti che lanciava
loro contro.
“E poi si può
sapere cosa c’è di sbagliato nell’amare qualcuno?!?! Sempre che voi
sappiate il significato della parola amare, ovvio!!”
Rukawa fece un passo
in avanti, prendendo per il braccio Sakuragi… se lo avesse lasciato
continuare, Buddha solo sapeva cosa sarebbe accaduto.
“Dai, vieni via.”
Sakuragi mise a fuoco
il volto del suo kitsune… rimase a fissarlo per qualche attimo, poi annuì.
“Andiamo.”
Si incamminarono di
nuovo, la mano di Rukawa che scivolava ad ogni passo sempre più vicina a
quella di Sakuragi, come per rassicurarlo della sua presenza, senza però
stringerla, dolorosamente consapevole degli sguardi inquisitori del gruppo
di ragazze che si erano lasciati alle spalle.
“Al diavolo!”
Sbottò Sakuragi ad un tratto, intrappolando con una stretta decisa la
mano di Rukawa nella propria.
Si guardarono per un
istante, un leggero sorriso che andava aprendosi sui volti di entrambi,
incuranti dell’improvvisa esclamazione di sgomento del gruppo alle loro
spalle.
***Fine Flashback***
Si, forse è vero.
Forse siamo andati
contro una regola della società, amando ciò che non avremmo mai dovuto
amare…
Siamo come angeli
caduti, a cui sono state strappate le ali per avere osato troppo.
Ma nessuno ha ancora
capito che questo non ha importanza.
Niente ha alcuna
importanza… perché noi siamo insieme e non ci serve alcun paio d’ali
per volare.
Non abbiamo bisogno
dell’ipocrita approvazione del mondo per essere felici, ciò che
proviamo l’uno per l’altro è un sentimento che basta a se stesso… e
intendo fare in modo che anche Sakuragi se ne convinca una volta per
tutte…
Lo guardo, cercando di
capire quali sono i suoi pensieri, cercando di leggere attraverso il velo
delle lacrime.
“Ti amo. Ora. Sempre.
Fino a che mi sarà concesso di avere respiro…”
E’ incredibile come mi
escano con facilità queste parole.
Lui mi guarda, serio.
E dopo un istante
sorride, sorride davvero, prima di avvicinare il suo viso al mio in una
sorta di muta richiesta.
Tutto attorno a noi
comincia a svanire e prima di perdermi nel meraviglioso calore del suo
bacio, con la coda dell’occhio vedo l’intorno tingersi di blu.
Sorrido in risposta a
lui e ai miei pensieri, e finalmente avverto la morbida carezza delle sue
labbra contro le mie.
No, a noi non servono le
ali per volare.
THE END
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