Life must go on

Parte IV

di Hymeko


Lungo la strada che portava dalla spiaggetta al rifugio i due ragazzi non si scambiarono parola. La pioggia continuava ad abbracciarli con le sue gelide braccia, e il vento rubava quel po' di calore che rimaneva loro.
Hanamichi fissava senza sosta la schiena del compagno, che per tutto il tempo aveva camminato davanti a lui. Non si era mai voltato, non gli aveva mai parlato, non gli aveva chiesto una volta come si sentisse.
Ignorato. Lo aveva semplicemente ignorato, isolato nei suoi pensieri.
Ma lui...aveva bisogno del suo appoggio. Per poter superare la scena che si era presentata ai suoi occhi, che...lo aveva anche fisicamente toccato.
'Papà...papà, perché sono costretto a sopportare tutto questo? Perché devo sempre vedere gli altri morire in modo così doloroso, lui come te?'
Represse un conato di vomito, e si fermò contro un albero, passandosi una mano sugli occhi. Era solo pioggia, o c'erano anche delle lacrime?
Hanamichi non lo sapeva. L'unica cosa che ricordava erano i suoi occhi che lo guardavano fisso, e il sangue. Tutto il piccolo cubicolo imporporato di sangue umano.
Sarebbe stata una scena da perfetto film horror...se non ci fosse stato un suo compagno, lì dentro.
"Non stare appoggiato ad un albero. Può cadere un fulmine"
Hanamichi sobbalzò, e guardò Rukawa. Il suo volto era girato meno di un quarto. Ne vedeva a malapena un occhio, ma bastava a scorgervi la stessa freddezza che aveva avvertito nella sua voce.
Rukawa continuò a fissarlo per qualche istante, poi riprese il cammino come se niente fosse.
'Non vuole nemmeno perdere tempo con me...come posso chiedergli aiuto?'
Si staccò dall'albero, e lo seguì barcollando, tentando di non pensare a Kakuta, ai suoi compagni, alla sua solitudine.

Rukawa aprì la bocca, ma non parlò. Cosa avrebbe potuto dirgli, dopo averlo trattato così? Lo sapeva che stava male, ma aveva altro cui pensare. Il percorso, ad esempio, che non ricordava bene come credeva. Non era sicuro che la strada imboccata fosse quella giusta. O i suoi ricordi temporali erano distorti, o ci stavano mettendo troppo tempo ad arrivare al rifugio. E soprattutto, la sua gamba. Gli faceva male da morire. La botta doveva essere stata davvero forte, per farlo soffrire così. Ad ogni passo, fitte si propagavano dall'osso lungo il fascio di muscoli fino alla sua pelle. Tutta la gamba gli tremava, tanto da spingerlo a chiedersi fin quando avrebbe resistito, prima di crollare a terra. Scosse la testa. Doveva resistere.
Perché era solo. Sakuragi non era in condizione di aiutare. Poteva solo essere aiutato. Qualunque cosa avesse visto in quel bagno, lo aveva distrutto moralmente. Ma lui non era uno psicologo, non sapeva come sostenerlo, e aveva già abbastanza problemi a portarli sani e salvi alla piccola capanna. Scosse la testa. Almeno per un po', quell'idiota avrebbe dovuto cavarsela da solo.
.............
"Siamo arrivati"
Hanamichi alzò gli occhi da terra. Rukawa si era fermato davanti a un basso edificio in tronchi, a un solo piano. Non aveva notato la sfumatura di sollievo nella sua voce.
Dunque alla fine erano arrivati. Non si stupì di non provare nessuna emozione.
Rukawa prese la chiave appesa accanto alla porta ed entrò. La poca luce dell'esterno si insinuava nella porta, illuminando solo un grosso armadio e un tavolo lungo un muro. Rukawa aprì un'anta e accese una torcia.
"Qui non c'è corrente"
Hanamichi non rispose. Anche lì dentro il freddo era pungente. Le sue mani stavano diventando insensibili, gelate dalle intemperie, le dita intorpidite faticavano a muoversi. Tentò di scaldarle alitandoci sopra, ma non ci furono miglioramenti.
Rukawa gli gettò un'occhiata di sfuggita, poi prese dei candelabri e li accese, sparpagliandoli per la sala. Un sottile velo di polvere copriva i mobili.
'È un po' che nessuno viene e qui...speriamo che il camino sia a posto'
Si inginocchiò accanto al camino, preparò la legna e la accese, abbondando coi cubetti accendifuoco.
La legna secca crepitò subito, forzata dai cubetti, annerendosi in fretta al contatto delle lingue di fiamma. Un rivolo di fumo salì verso l'alto, senza lasciare odore.
"Meno male..."
Rukawa si alzò. La legna iniziava a bruciare allegramente, illuminando la saletta.
Rimase a godersi il primo caldo, che gli attraversava a malapena i vestiti appiccicati al corpo per la pioggia, quindi si voltò.
Hanamichi sedeva su una panca, fissando assorto il pavimento. Grondava d'acqua, ma non sembrava che gli importasse. Sembrava non si fosse accorto del fuoco acceso.
Gli occhi di Rukawa si spalancarono comprendendo infine di aver sottovalutato lo stato in cui si trovava il ragazzo.
"Maledizione!"
Imprecando sottovoce, entrò nella camera da letto e prese due coperte.

Hanamichi non reagì quando qualcosa di soffice gli avvolse le spalle.
"Scaldati con questa, mentre accendo il fuoco nella camera da letto"
Annuì senza sentire le parole.
Quando Rukawa fu tornato, trovò che il compagno non si era mosso.
'Merda...'
Gli si sedette accanto, abbracciandolo piano. Hanamichi non si scostò, ma non smise di guardare a terra. Un po' di calore si era diffuso nel locale.
'Non credevo stesse così male...'
Gli posò una mano sulla fonte. Hanamichi rimase immobile.
'No, non ha la febbre...'
"Do...Sakuragi, ascoltami. Non puoi rimanere con questi vestiti bagnati addosso, rischi di prenderti una polmonite. Siediti vicino al fuoco e togliteli, d'accordo?"
Sorprendentemente, Hanamichi annuì. Si alzò e fece come gli aveva detto, senza guardarlo. Rimasto solo in canottiera e boxer si avvolse strettamente nella coperta, accoccolandosi silenziosamente davanti alle fiamme.
Rukawa fissò il ragazzo accucciato. Iniziava a preoccuparsi sul serio. Sakuragi gli aveva immediatamente obbedito...senza una protesta, senza uno sguardo minaccioso. Doveva assolutamente scoprire cosa gli fosse accaduto in quel bagno, per abbatterlo così.
In silenzio, si portò accanto a lui.
"Fammi vedere le ferite"
Hanamichi non si mosse, ma non si oppose neppure quando l'altro gli tolse la coperta e la canottiera. Macchie scure, violacee e giallognole, gli chiazzavano il torace, risaltando lugubri alla luce del fuoco.
"Ti fanno male?"
Sakuragi scosse la testa, gli occhi persi nel danzare delle fiamme.
Rukawa sospirò, poi prese dell'unguento e lo spalmò sui suoi lividi. Tentò di farlo reagire premendo con forza dove aveva sbattuto, ma fu vano.
'Sembra un manichino...o un automa...'
Rifletté mentre si medicava. La gamba stava un po' meglio, anche se era di un brutto color melanzana.
Tutto era iniziato nel bagno del bus, e lui senza volerlo aveva aggravato la situazione. Sakuragi aveva disperatamente bisogno d'aiuto, del suo aiuto...erano rimasti solo loro, era naturale che cercasse appoggio in lui...
'E io come un cretino non me ne sono reso conto...sono io l'idiota!'
Ma cosa poteva fare ora, per non peggiorare la situazione? L'altro come reazione aveva limitato al minimo i contatti con lui, e un riavvicinamento non era una cosa facile, soprattutto per uno come lui...
'Forse a stomaco pieno mi verrà un'idea...'
Prese dall'armadio delle scatolette di carne e tonno a lunga conservazione, delle posate, dei bicchieri di plastica e li portò davanti al camino. Riempì una brocca d'acqua da un piccolo lavandino attaccato alla parete.
"Mangia qualcosa, non è molto ma ti darà un po' d'energia"
Senza discutere, Hanamichi prese la scatoletta più vicina e la aprì, iniziando meccanicamente a mangiare, come se non gli interessasse il gusto del cibo, come fosse solo carburante per il corpo...
La cena assomigliò in modo impressionante alla camminata verso il rifugio. Nessuno parlò.
Non c'era tensione tra loro, solo... disinteresse da parte di Hanamichi, e preoccupazione di Rukawa.
............
Hanamichi si rimise la canottiera quasi asciutta, poi si alzò, posò la scatoletta vuota in un bidoncino accanto al lavello e andò in camera.
"Non ha mangiato abbastanza..."
Rukawa trangugiò il resto della cane, e andò dietro a Sakuragi.

Hanamichi si sedette sul letto, fissando il fuoco che ardeva nel caminetto. Ormai aveva deciso di chiudere il suo animo...almeno sarebbe stato tutto più facile. Da quando erano arrivati non si era più dato pena per cercare di ottenere un po' d'attenzione da Rukawa. Ormai...aveva rinunciato a tentare di contare qualcosa per lui. Non lo aveva mai considerato un vero giocatore di basket, e ora scopriva che non lo riteneva nemmeno un ragazzo con dei sentimenti...quella passeggiata sotto la pioggia gliene aveva dato una dolorosa, inconfutabile conferma.
Scacciò le lacrime che affioravano nei suoi occhi. Non avrebbe pianto, non per lui, almeno.
Sebbene fosse più difficile del previsto.
Si passò la mano sul cerotto che Ayako gli aveva messo prima di partire. Sembrava un evento appartenente a un'altra vita.
"Ayako..."
L'unica persona nel club in grado di tenerlo realmente a bada, l'unica che sapesse dedicargli con pazienza un po' di tempo e che si complimentasse con lui, quando lo meritava.
Sorrise, al ricordo della sua lode dopo il dunk contro lo Shoyo...e Rukawa fece capolino nei suoi ricordi. In fondo, anche lui era rimasto colpito da quella schiacciata.
Un gemito gli sfuggì:
"Ma allora perché adesso non mi sta un po' accanto? Ne ho...bisogno...mi basterebbe un cenno d'approvazione, o una parola di conforto, come quelle di Yasu...ma anche lui non c'è più, adesso. Non c'è nessuno qui che mi possa aiutare...sono rimasto solo..."
Quasi maledisse il fuoco, che continuava a scoppiettare allegro senza curarsi del dolore che avesse nel cuore.
"...sono rimasto solo"
Singhiozzò. Il cerotto di Ayako si stava staccando.
"Cosa c'è? Perché piangi?"
Rukawa era entrato silenziosamente nella stanza. Hanamichi si accorse istantaneamente che lo guardava in modo diverso dal solito. Al posto dell'espressione gelida, il suo sguardo lo avvolgeva come in un abbraccio caldo e protettivo.
Un altro singhiozzo affiorò sulle sue labbra.
Sakuragi accarezzò il cerotto:
"C-c-come faremo a dirlo a Ryo-chan?"
Rukawa ricordò. Quello era il cerotto con cui Ayako l'aveva curato. Sakuragi stava piangendo per lei, per Miyagi, per tutti gli altri...
Le parole nacquero spontaneee:
"...gli diremo la verità. E staremo accanto a lui, aiutandolo a sopportare. Non possiamo che ricordare e onorare"

Il ragazzo moro si appoggiò alla maniglia. Aveva sentito distintamente un singhiozzo provenire dall'altra parte. Strinse la mascella. Non voleva che piangesse. Le lacrime non si adattavano al suo viso. Non erano la cosa giusta, per lui. Solo un sorriso solare doveva regnare sul suo volto. Improvvisamente si rese conto che era un pezzo, che non lo vedeva sorridere.
"Peccato...il suo sorriso mi è sempre piaciuto"
mormorò.
Abbassò la maniglia ed entrò. Hanamichi era sul letto, seduto sui talloni, le ginocchia leggermente divaricate. Si era tolto la coperta, rimanendo con gli indumenti intimi. Gli occhi limpidi pieni di lacrime, la bocca socchiusa incapace di trattenere ansimi.
Il fuoco si divertiva a creare strani giochi d'ombre, coi suoi muscoli. Sembrava così tenero, in quello stato. Tenero e...indifeso. Bisognoso di protezione. Di qualcuno cui potesse dormire tra le braccia, di qualcuno...che lo amasse.
"Cosa c'è? Perché piangi?"
Sakuragi lo guardò come se finalmente la barriera che li divideva fosse scomparsa.
Ryota. Era preoccupato per lui, per quello che dovevano dirgli...rispose con naturalezza alla sua domanda, come se sapesse già la risposta.
Qualcosa affiorò nel ragazzo seduto sul letto. Nel suo sguardo, sulle sue labbra, vide una lotta, come se un frase importante lottasse per venire alla luce, e lui tentasse di soffocarla, per qualche motivo a lui oscuro.
"R-R-Rukawa..."
Il ragazzo attese in silenzio.
"...promettimi che non morirai anche tu...non voglio essere solo"
Rukawa spalancò gli occhi. Sakuragi...aveva paura che anche lui morisse, che lo lasciasse solo?
'Che fosse questo il motivo che lo spingeva ad avvicinarsi a me? Qualcuno che...gli stesse accanto? Credo finalmente di capire il dolore che gli ho causato...ma posso rimediare. Se non lo faccio ora, non ci riuscirò mai più...'
Non disse nulla, limitandosi a coprire la poca distanza in due passi. Si sedette accanto a lui, accarezzandogli le labbra. Poi gli ruotò un po' il viso con una mano, e lo baciò.

Hanamichi si lasciò toccare da quelle labbra gentili. Non provò nulla, nemmeno sorpresa. C'era solo quello sfiorarsi morbido e dolce, e caldo. Non rispose, né mosse le braccia.
La pressione sulle sue labbra iniziò ad aumentare, e qualcosa in Hanamichi scattò.
Improvvisamente si sentiva bene, leggero, quel tepore stava incominciando a penetrare dentro di lui, sciogliendo il gelo che gli pesava nell'animo, dissolvendo le catene in cui si era rinchiuso.
Rukawa fece per allontanarsi, ma lui spinse inconsciamente il viso contro di lui, tentando di non interrompere il contatto. Rukawa lo lasciò fare, e non si staccò.
.........
Dopo qualche attimo, Rukawa si scostò per respirare, senza allontanarsi molto da lui, senza togliergli la mano dal mento.
Sentiva il palmo di Hanamichi posato mollemente sul petto. Ma soprattutto i suoi occhi fissi nei propri. Erano sgranati, come se si fosse reso conto solo in quel momento del loro gesto. Non vi lesse vergogna, e nemmeno rabbia e odio.
Un po' di imbarazzo gli velò le guance, ma Hanamichi non smise di guardarlo, senza sapere nemmeno lui il perché.
Forse...desiderava anch'egli che il gesto magico appena compiuto si ripetesse.
Rukawa lo baciò di nuovo, con più foga.
Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altro...la certezza di Rukawa incontrò la domanda che Hanamichi aveva dentro di sé...che gli chiedeva il perché di quella attenzione improvvisa...lui non aveva la risposta, sapeva solo che doveva farlo.
Il corpo di Hanamichi scivolò un po' in basso, verso quello di Rukawa. I lividi erano dimenticati.
La sua mano contro il suo petto si fece più audace, iniziando ad accarezzare sensualmente il capezzolo inturgidito che sentiva attraverso la stoffa umida.
La volpe lo strinse più a sé, afferrandogli delicatamente il collo con una mano, mentre l'altra lo teneva fermo per la schiena. I loro cuori battevano alla stessa folle velocità, correndo all'impazzata spinti dal desiderio.
Rukawa gli accarezzò le labbra con la lingua, voleva di più da lui, per lui...voleva il suo corpo, la sua anima, e cancellare da essa ogni traccia di tristezza...
Hanamichi schiuse la bocca al tocco del compagno. Non voleva che smettesse di fargli provare quella bellissima sensazione di importanza, di desiderio. Accolse la sua lingua calda nella bocca con una scossa di felicità, e iniziò a lottare con essa, in un susseguirsi di movimenti vorticosi e languidi.
Strinse la canottiera di Rukawa, poi iniziò a muoversi per sfilargliela. Un fuoco mai sperimentato prima lo stava possedendo, un bruciore che lo spingeva a cercare la pelle nuda dell'altro come se fosse aria...tutto sparì in quel fuoco, la consapevolezza di sé fu cancellata come orme sulla sabbia dai sussulti elettrizzanti che lo scuotevano. Non era solo un benessere fisico, ma anche dell'animo. Le carezze di Rukawa, i suoi baci...lo facevano sentire utile, importante, prezioso... Sentiva i gemiti della volpe, anche lui stava godendo...e questo dava al rossino la certezza che Rukawa avesse bisogno di lui, almeno per una notte...
Ricacciò nel profondo del suo cervello il dubbio che poi Rukawa l'avrebbe gettato via come un fazzoletto usato, e si lasciò dominare dall'istinto.

Rukawa gli permise di spogliarlo, gemendo sotto le carezze delle sue mani. Erano calde e morbide, e senza falso pudore.
Quasi gridò, quando sentì i capezzoli pizzicati dalle sue dita. Senza fiato, lasciò libera la sua bocca, respirando con fatica, il suo fiato mischiato con quello del compagno.
Hanamichi continuava a guardarlo. Non aveva tolto le mani dal suo petto, e una luce calda gli splendeva negli occhi, amalgamata ai riflessi del camino.
Sentì le sue dita sfiorargli lo sterno, scendendo dal suo collo fino all'ombelico, e poi di nuovo su...
Rabbrividì, mentre i boxer intrappolavano la sua erezione.
"Sei così luminoso...più di quel fuoco"
Finalmente un sorriso sbocciò sulle labbra del rossino, che sollevò le braccia appena Rukawa ebbe afferrato l'orlo della canottiera. Con un gesto fluido, gliela tolse, spingendolo sulla schiena, la scultura di un dio su un giaciglio di neve. Subito Rukawa fu sopra di lui, intrappolandolo fra le sue braccia.
Hanamichi fece le fusa, sfregandosi sensualmente contro di lui, chiamando piano il suo nome.
Rukawa soffiò sul suo petto, leccando una goccia di sudore. I muscoli venivano disegnati da ombre danzanti che si ritiravano e si spingevano audacemente in avanti seguendo l'impulso del fuoco, mentre li suoi occhi si beavano della pelle resa ardente dalla luce le sue mani esploravano ciò che era nascosto. Sospirò, allungandosi per leccargli il collo. La sua pelle salata si tese delicatamente sotto il suo tocco, mentre le sue mani iniziavano a scivolargli lungo i fianchi.
Un brivido incontrollato scosse il corpo di Rukawa, che tolse urgentemente i boxer a entrambi. Portò le dita alla bocca di Hanamichi, incapace ormai di resistere alla tentazione di possedere il corpo caldo sotto di lui.
La bocca del rossino si schiuse in fretta, succhiando con molta forza due dita.
Rukawa sospirò, sorpreso, chinandosi a baciargli il petto. Sentiva il suo cuore battere forte, quasi come il suo, e tante goccioline di sudore imperlargli la pelle. Hanamichi gemette, inarcandosi contro di lui, offrendogli la sua pelle, implorandolo con i suoi mugolii di accettarla.
Rukawa lo abbracciò col braccio libero, poi tolse le dita dalla sua bocca, chiudendola con la propria. Hanamichi lo abbracciò stretto, mentre sentiva il sapore sensuale dell'altro fondersi col suo, le sue dita scorrere verso il basso. La volpe gli lasciò libera la bocca, per posargli un bacio sulla fronte.
"Sei pronto?"
Hanamichi annuì, e un dito scivolò piano dentro di lui.
"Male?"
Scosse la testa. Un altro dito si fece largo nel suo corpo. Gli occhi castani si spalancarono, più di sorpresa che di dolore. La sua bocca socchiusa generò un ansito stupito, il respiro improvvisamente cristallizzato.
"Stai bene?"
"Sì"
"Sicuro?"
Sakuragi fece sì con la testa, gli occhi annebbiati dal piacere. Era bello sentire le dita di Rukawa dentro di lui, gli davano una sensazione di certezza, di stabilità, come se...tutto fosse più sicuro, mentre erano uniti. Chiuse gli occhi. Voleva di più, voleva...sentirlo del tutto dentro di sé, voleva che cancellasse col suo corpo il dolore che ancora si aggirava vagabondo ai limiti della sua mente.
"Entra dentro di me..."
mormorò contro il suo orecchio.
Rukawa trattenne il fiato, poi lo strinse urgentemente a sé, togliendo le dita.
"Hana?"
Il rossino annuì, spingendosi contro di lui.
Rukawa prese fiato e iniziò a penetrarlo, attento alle reazioni del corpo dell'altro.
Improvvisamente il compagno si irrigidì, singhiozzando. Rukawa si bloccò, maledicendosi per avergli fatto male. Gli sfiorò l'orecchio, soffiandogli sul collo. Sorrise, quando lo vide rabbrividire.
Una mano scese sul suo sesso, solleticandogli la pelle.
"Tranquillo, rilassati...andrà tutto bene..."
Aspettò ancora, poi le prese completamente. Il ragazzo si inarcò di dolore, stingendo i denti, mentre una lacrima scorreva sulla sua guancia. Rukawa la raccolse con le labbra, poi soffiò sul suo orecchio, mormorandogli parole di conforto. Hanamichi non rispose, respirando velocemente, fremendo ancora. Rukawa gli massaggiò con più forza il membro, leccandogli il collo, carezzandogli i fianchi, sfiorandogli il viso con le labbra. Lo sentì rilassarsi piano, e iniziare a muoversi contro di lui. Assecondò il movimento, controllando la sua reazione. Il dolore scomparve dal suo viso, sostituito dal piacere.
Hanamichi gettò la testa all'indietro, mentre Rukawa iniziava a spingere dentro di lui. Una goccia di sudore cadde dal volto pallido sulla pelle abbronzata, fondendosi col suo sudore. Rukawa si perse nella contemplazione del volto arrossato di Hanamichi, che si muoveva senza controllo contro il cuscino.
Rallentò il ritmo...non desiderava ancora che venissero, voleva prolungare il più possibile il loro amplesso. Hanamichi aprì gli occhi, domandandogli silenziosamente perché si stesse fermando.
"Non voglio ancora venire dentro di te"
Per la prima volta Rukawa lo vide arrossire sul serio. Appoggiò una mano sulla sua spalla, poi scese fino al polso accarezzandogli il braccio con la punta delle dita.
Hanamichi non distolse lo sguardo dal suo volto.
La volpe intrecciò le dita con le sue, poi gli sollevò la mano, portandosela alla bocca. Chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dal tatto.
Hanamichi lo guardò mentre apriva la bocca e succhiava lentamente un dito, poi l'altro, fino a alla fine, facendo scivolare le labbra avanti e indietro, succhiandole come si fa con una caramella. Sentì la sua lingua scendere lungo il palmo...un brivido gli corse per le membra, mentre lo sentiva giocare con esso, mordicchiargli la carne, bergli con golosità la pelle.
Gemette piano, quando Rukawa gli tirò il braccio facendolo aggrappare alla sua spalla, invitandolo ad inarcare la schiena.
Hanamichi obbedì, arcuandosi perché Rukawa potesse abbracciarlo meglio, accarezzandogli a sua volta la schiena con la mano libera. Sentì le sue labbra posarsi sulle sue, e improvvisamente le spinte dentro di lui farsi più forti, quasi prepotenti.
Il respiro di Rukawa si fece affannoso, mentre affondava disperatamente dentro di lui. Era quasi impazzito quando aveva visto gli occhi di Hanamichi guardarlo mentre giocava con la sua mano...nel suo sguardo si erano mischiati passione, piacere, morbidezza, e totale abbandono a lui...si era improvvisamente ritrovato a spingere dentro di lui, per farlo gridare, per farlo impazzire dal piacere, per far sì che...desiderasse ancora fare l'amore con lui.
Mentre lo baciava, mentre sentiva le sue urla soffocarsi nella sua bocca, mentre i loro corpi si univano sempre più indissolubilmente, percepiva anche un nuovo sentimento fare capolino nel suo cuore...una sensazione che andava ben oltre l'appagamento fisico, ma che stava esplodendo dall'animo nel resto del suo corpo, regalandogli la luminosa certezza di un qualcosa di più profondo del semplice sesso...qualcosa di più importante...
'Sono innamorato di lui'
pensò mentre veniva con un grido.
'Sono innamorato di lui'
si ripeté mentre Hanamichi veniva nel suo abbraccio.
Rukawa appoggiò la testa al suo torace. Poteva sentire il battito accelerato del suo cuore unirsi al proprio, con lo stesso ritmo che avevano avuto pochi secondi prima. Scivolò piano fuori di lui, e gli si stese accanto, su un fianco.
'Non rinuncerò mai a guardarti...ora comprendo perchè mi mancava il tuo sorriso'
Hanamichi si voltò verso di lui. La testa di Rukawa era appoggiata al suo polso. I capelli neri sparsi sul cuscino non riuscivano a celare gli occhi che lo stavano guardando con espressione indecifrabile. Hanamichi deglutì, poi si spostò piano verso di lui, appoggiando la testa sul suo gomito, avvicinando i volti recanti ancora ricordi della passione condivisa. Rukawa non si mosse, ma qualcosa nel suo sguardo si fece più attento.
Non dissero nulla per molto tempo. Ora che il fuoco si era spento, l'unica fonte di calore erano i loro corpi.
...........
"Perché l'hai fatto?"
Le dita di Rukawa sfiorarono le sue labbra ancora arrossate. Non c'era segno di rabbia in quella domanda, solo...chiedeva un perché.
"Perché ne avevi bisogno...perché non sapevo che altro fare per consolarti. Perchè volevo esserti accanto, come non lo sono stato prima. Scusami se non ho capito quanto stavi male"
Hanamichi lo guardò soppesando in silenzio la sua risposta. Chiuse gli occhi, e li riaprì.
"Allora...consolami di nuovo"
Rukawa attese un secondo, poi allungò la testa verso di lui, assaggiando ancora le sue labbra.

Fine capitolo quarto



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