Life must
go on
Parte III
di Hymeko
"Non andare...non andare...nel...bagno"
Tremava. La sua stretta, sul braccio di Rukawa, non era salda. Brividi
incontrollati scuotevano il suo corpo. Non a causa del freddo...non del
tutto.
Rukawa si portò davanti a lui, facendo attenzione a non scivolare.
'È in stato di shock...'
Hanamichi non gli lasciò il braccio.
Il ragazzo moro si accoccolò in silenzio, limitandosi ad osservarlo.
Il rossino non sembrava essersene accorto. Forse l'unico motivo che gli
ricordava la sua presenza era il braccio caldo che stringeva.
Il volto cinereo, gli occhi stretti. Respirava dolorosamente, a fatica.
Goccioline di sudore si confondevano con perle d'acqua, scorrendo insieme
a loro verso il basso attratte dalla gravità.
Aveva le labbra secche, e strette fino a diventare bianche.
Entrambe le sue mani si serrarono.
Rukawa fissò sconcertato le dita che lasciavano un segno rosso sulla sua
pelle. La morsa si allentò, per poi riproporsi più forte, ma non
abbastanza da fargli male.
I muscoli delle braccia si tesero. Rukawa ebbe paura che stessero per
stirarsi. Fremevano per lo sforzo. Poi, di nuovo, si rilassò.
'Sembra stia lottando contro qualcosa...'
Rukawa scosse la testa, rimandando le questioni psicologiche a un altro
momento. Prese la mano che lo tratteneva e la slacciò con dolce fermezza.
Il rossino non si oppose, rimanendo immobile.
"Che cosa c'è, che non va?"
Silenzio.
"Non vuoi che vada a vedere?"
Ancora nulla.
"C'è forse...qualcuno dei nostri compagni, là?"
Una reazione. Fulminea, istantanea, improvvisa. Inaspettata.
Hanamichi si chiuse a riccio, allacciando le braccia davanti alle
ginocchia.
Non emise suono.
Rukawa rimase immobile, senza reagire. Si sentiva spiazzato. Non era
pronto a quella situazione. Non era in grado di...consolare Sakuragi. Il
ragazzo che lo odiava. Il ragazzo che lo prendeva a pugni. Il ragazzo che
era indistruttibile...prima di allora.
'E io che faccio? Non posso certo abbracciarlo e tentare di parlargli...cosa
faccio?'
Rukawa si morse le labbra.
'È evidente la presenza di qualcuno dei nostri là dentro, o non avrebbe
reagito così alla mia domanda. Ma chi? E ci sono anche gli altri, da
andare ad aiutare...'
Sospirò, tentando di dare alla sua voce un tono di delicata autorità.
"Ehi...ascoltami...lo so che stai male...ma dobbiamo andare via di qui.
Gli altri...potrebbero aver bisogno del nostro aiuto...noi...siamo gli
unici in grado di soccorrerli"
...........
"S-S-Sakuragi?"
Era la prima volta che si rivolgeva a lui chiamandolo per cognome.
'Forse lo avrei dovuto chiamare Hanamichi...no, non ne avrei il
coraggio...'
Il ragazzo alzò un po' la testa. I loro occhi si incontrarono, e la volpe
si trovò davanti il fantasma del giocatore che conosceva. Niente vitalità.
Niente forza combattiva. Niente scintille negli occhi.
Nulla. Un fantoccio vuoto, un manichino, un guscio senz'anima.
"Non posso venire dagli altri"
Rukawa sobbalzò, mentre un brivido gli correva lungo la schiena. Cosa
aveva avuto il potere di ridurlo così?
"P-P-Perché?"
"Perché io..."
La sua voce si incrinò senza scelta, e due rivoli cristallini scesero
lungo le guance, segnando senza pietà quel volto già scavato dal dolore.
"...io...non potrei tollerare di vedere qualcun altro morire...non lo
sopporterei...di nuovo..."
Lo stomaco di Rukawa si strinse. Istintivamente allungò una mano e gli
asciugò le lacrime, riprendendo in seria considerazione l'idea di
abbracciarlo stretto.
Hanamichi lo lasciò fare. Lo guardò e basta, con un misto di stanchezza,
incredulità e di sorpresa.
Vedeva Rukawa davanti a lui, la pupille sbarrate, le labbra socchiuse come
se non credesse egli stesso a ciò che stava facendo, come se quelle dita
bianche che cancellavano la scia delle lacrime non gli appartenessero...lo
vedeva, ma non lo percepiva realmente. Non sentiva il suo calore
accarezzarlo. I suoi occhi non lo scaldavano, la sua presenza non
annullava la solitudine che gli pesava sul petto...erano vicini, ma
enormemente distanti.
Nessuno si accorse del tronco che si avvicinava...la sommità del ceppo
sfondò il vetro posteriore del bus, mandandolo completamente in frantumi
con un rumore stridente.
Schegge appuntite schizzarono in tutte le direzioni, e briciole di vetro
caddero nelle piccole pozze formatesi dopo il primo schianto, luccicando
come gemme sul fondo di un lago.
L'acqua scrosciò con forza all'interno del bus, infradiciando la schiena
di Rukawa. Il ragazzo non si era reso conto di ciò che accadeva. Dopo il
botto iniziale, si era trovato subito a lato il tronco, senza avere il
tempo di reagire. Ora era fermo...a pochi centimetri dalle gambe di un
Hanamichi immobile.
La volpe si riprese dallo shock, afferrò l'altro e lo gettò di lato.
Quindi si girò. Rami del tronco ne avevano bloccato la corsa contro il
telaio metallico del pullman. Era immobile...per ora.
Si voltò verso il compagno, e di nuovo si chiese se quello fosse davvero
il ragazzo che conosceva. Non era minimamente turbato dallo schianto. Non
era spaventato o scioccato. Guardava anzi il tronco con curiosità...o
forse bramosia...
Rukawa strinse i denti. Non gli piaceva l'espressione di quel ragazzo. Lo
tirò su a forza:
"Sakuragi dobbiamo andare! Gli altri ci aspettano!"
Senza tentennamenti, senza paura di chiamarlo per nome, senza incertezze.
Hanamichi si lasciò sollevare, ma rimase appoggiato contro di lui, senza
forze.
"Io...non posso...venire dagli altri"
Chiuse gli occhi, mentre rivedeva l'immagine di un uomo accasciato
nell'ingresso che si teneva strette le mani al torace...
Rukawa sbuffò.
"Non capisci? È pericoloso rimanere qui!"
"Io...verrò fuori, se vuoi. Ma non andrò...dagli altri"
Il ragazzo moro guardò attraverso il vetro schizzato di melma. I fulmini
avevano cessato di cadere, il vento si era un po' calmato, ma la pioggia
si rovesciava ancora con violenza sulla zona.
Era ancora rischioso uscire, però...lo era anche rimanere dentro.
"Va bene, allora usciamo. Seguimi"
Sakuragi non fece una piega, e eseguì l'ordine senza discutere.
Rukawa gattonò fino al fondo del bus, spezzò i rami più sottili creando un
varco in cui passare, ripulì dai rimasugli di vetro l'intelaiatura e si
issò fuori.
"Attento a non tagliarti!"
Si accovacciò sul lato del pullman, e tese una mano. Hanamichi si puntellò
contro lo schienale di un sedile, gli afferrò la mano e salì accanto a
Rukawa.
Immediatamente si strinse nella divisa: per quanto fosse umido dentro,
erano riparati, mentre ora si trovavano esposti al getto diretto
dell'acqua che scendeva fredda da nubi fumose. Nonostante fosse quasi
estate, gli aliti del vento somigliavano più a stiletti ghiacciati che a
dolci brezze di fine primavera.
Rukawa lo fece avanzare a forza fino alle ruote.
"Ascoltami. Rimani qui, e se rischi di scivolare, aggrappati alle ruote!
Io vado a vedere gli altri"
Hanamichi face sì con la testa.
Rukawa lo guardò, concedendosi un secondo per studiarlo con calma. Era
svuotato. Stava lasciandosi andare. E lui...doveva essere forte per
entrambi e sostenerlo.
'Come se io non avessi bisogno di aiuto...'
Hanamichi osservò senza interesse il volto del compagno che lo guardava.
Non sapeva cosa ci trovasse di tanto interessante in lui, né aveva le
forze per chiederlo. Era stanco, solo questo. Sarebbe volentieri tornato
di sotto, si sarebbe appoggiato a un sedile e si sarebbe addormentato. Per
quanto...non lo sapeva neppure lui. Vide la mano di Rukawa togliersi una
ciocca di capelli fradici dagli occhi. Non c'era abbastanza vento perché
si muovessero, però...gli sembrava che il viso del compagno fosse più
accessibile. Forse era Rukawa stesso a volerlo...i capelli non lo
schermavano come al solito...o probabilmente era solo la fantasia di un
ragazzo sull'orlo del precipizio.
Non ebbe il tempo di osservare meglio.
Guardò Rukawa girarsi facendo attenzione a non scivolare nel fiume. Lo
vide avanzare a gattoni, afferrandosi ai minimi appigli che il bus
offriva. Arrivato alla fine del troncone, saltò giù, atterrando sulla
roccia per poi scalarla e discenderla fino all'altro pezzo del mezzo...dove
lui non poteva andare.
Rukawa svanì oltre la roccia resa aguzza dalla corrente e dal vento.
Era di nuovo solo. Nella tempesta, nel freddo, in compagnia dei suoi
ricordi, e della scena che aveva visto pochi minuti prima. Lo spettacolo
che gli aveva strappato la sua forza vitale. Lo scenario che lo aveva
riportato a un altro evento di morte, cui aveva già assistito in passato...morte,
sempre morte. La triste Compagna lo scortava sempre, dunque?
Ma non lo colpiva mai...sempre le persone che gli stavano accanto...
Pensò seriamente all'acqua che stava salendo all'interno del pullman...non
sarebbe stato difficile arrivarci...bastava averne il coraggio.
L'aveva, lui? Non ne era sicuro. O forse era troppo spossato per trovarlo.
'Chissà se sarebbe dolce...'
'Non ho scelta...lo devo lasciare qui...'
Dopo un'ultima occhiata al compagno, il ragazzo dai capelli neri si
diresse verso l'altra metà del pullman.
'Maledizione!'
Avanzò imprecando sottovoce, maledicendo la pioggia che gli faceva andare
i capelli negli occhi e che rendeva viscida la strada.
Arrivato a tre quarti guardò all'interno. Sapeva che sull'altro lato c'era
il vano in cui si snodavano i pochi scalini della porta posteriore, e lì
accanto...il piccolo bagno.
Non riusciva a vederlo bene, era troppo buio. Chissà se avrebbe potuto
scoprire qualcosa.
Scosse la testa. Doveva continuare. Gli altri lo stavano aspettando.
Ripresa le lenta marcia, ostacolato dall'acqua e dal vento. All'estremità
le lamiere increspate si allungavano verso il cielo come canini spezzati,
lanciando maledizioni contro le nubi gonfie di pioggia che avevano causato
la loro fine.
'Se non mi taglio sarà un miracolo...'
Rukawa si allungò verso roccia, cercando un appiglio. Strinse i denti:
doveva saltare. Rischiava di slogarsi una caviglia, o peggio. Ma non aveva
scelta.
Si alzò in piedi, tenendosi basso per contrastare meglio il vento, scelse
il posto migliore che la pioggia gli permettesse di vedere e saltò.
.....................
Il ragazzo si puntellò contro una lamiera e ritornò sul bus. Alzò gli
occhi. Il rossino, in fondo al pullman, non stava guardando nella sua
direzione. Il suo sguardo era fisso sull'interno del mezzo, ormai sommerso
quasi interamente da un cocktail di acqua e fango.
'A che sta pensando quell'idiota?'
Avanzò più velocemente che all'andata, incurante dei piedi che
scivolavano. Doveva andare da lui, e distrarlo dai pensieri che lo stavano
portando in una brutta direzione.
Perché lo aveva capito. Dai suoi occhi vuoti. Dall'aria stanca.
Dall'aspetto di uno che...non ce la più. E quello sguardo fisso sulla
corrente...Sakuragi stava pensando di farla finita.
Lo raggiunse per inerzia, dopo essere scivolato.
"Che stai facendo?"
"Che stai facendo?"
Hanamichi sussultò. Non si era accorto che Rukawa fosse già tornato.
Lo fissò con aria colpevole.
"Io...nulla..."
balbettò confuso.
"Perché fissavi l'interno del pullman pieno d'acqua?"
........................
Il ragazzo abbassò gli occhi, rinunciando mestamente a mentire:
"Io...non sarebbe stato...più facile, se noi...fossimo rimasti...lì?"
Lo schiaffo che Rukawa gli tirò risuonò forte anche nell'ululare del
vento.
Hanamichi lo fissò, portandosi una mano sulla guancia che scottava.
Sembrava davvero arrabbiato...no, non sembrava, lo era. Rukawa era...furibondo.
Hanamichi tremò per la prima volta, di fronte a lui. Il volto non tradiva
emozioni, ma i suoi occhi bastavano a terrificarlo. Erano diventati
veramente di ghiaccio. Un ghiaccio blu, innaturale, più freddo del
ghiaccio vero e dell'acqua che li colpiva. Ghiaccio spaventoso, il cui
gelo si trasmetteva al resto della persona, infondendole un'aria
sovrannaturale, da creatura leggendaria...dominatore del freddo.
E l'inverno stava sconfiggendo l'estate...
Hanamichi giaceva soggiogato ai piedi del compagno, dominato dalle sue
paure fomentate dalla furia dell'altro, incapace di reagire...e persino di
piangere...
Rukawa fece la prima mossa, inginocchiandosi accanto a lui. Gli prese
senza gentilezza il viso tra le mani, e lo costrinse a guardarlo negli
occhi.
Hanamichi lasciò cadere le braccia, senza combattere.
"Ascoltami bene. Non osare mai più dire una cosa del genere. Non osare. È
questo il modo in cui vorresti onorare la memoria dei nostri compagni
morti?"
Gli occhi castani, quasi liquidi, si spalancarono, dimenticandosi per un
secondo della paura:
"Allora...siamo rimasti...solo noi?"
"...sì. Ci siamo solo noi"
Improvvisamente gli parve che il volto di Rukawa si addolcisse. Non aveva
cambiato espressione, ma i suoi lineamenti parevano più distesi. E gli
occhi non lanciavano più dardi di gelo velenoso. Due pollici gentili
asciugarono lacrime che non erano state versate, accarezzando lievemente
le sue guance.
Tuttavia Hanamichi non ebbe il tempo di soffermarsi su quel cambiamento,
che morì rapido come una stella cadente. Sgarbatamente, Rukawa lo tirò in
piedi.
"Vuoi davvero morire qui?"
Hanamichi lo fissò spaventato. La sua voce dura sbriciolava le sue difese.
Rukawa lo scosse violentemente, cercando di ottenere una risposta.
"Vuoi morire qui? Rispondi!"
"Ah...io...n-n-no. Non voglio...morire"
Di nuovo, Rukawa si rilassò.
"Bene, allora andiamo"
"D-d-dove?"
"Io conosco questi luoghi. Ci venivo da bambino, in campeggio. C'è un
vecchio rifugio, a qualche chilometro da qui"
"...va bene...ma, Rukawa?"
"Hn?"
"Perché siamo vivi?"
Il ragazzo moro lo fissò. Sembrava che non pensasse più al suicidio, ma...che
stesse cercando una spiegazione razionale per quello che era successo.
'Che stia forse cercando un motivo...per giustificare la nostra
sopravvivenza rispetto agli altri?'
"Guarda laggiù..."
indicò con una mano la scogliera su cui correva la strada
"...vedi, qui il burrone non è alto come prima. Tocca sì e no i venti
metri esagerando al massimo. Noi...ci siamo salvati perché eravamo
incastrati. Non abbiamo sbattuto violentemente contro nulla perché non
potevamo muoverci. Abbiamo riportato dei lividi, siamo ammaccati e feriti,
ma l'essere bloccati ci ha protetto da qualcosa di molto più serio"
Hanamichi rimase incantato a fissare la parete scoscesa che li dominava
imponente.
"...quindi noi siamo vivi perché ci stavamo picchiando?"
"...sì"
"...ho capito..."
...............
"...che cosa facciamo, adesso?"
"Dobbiamo andarcene di qui, o ci prenderemo qualcosa. Cammineremo in
quella direzione tenendoci lungo la parete rocciosa, dove la corrente è
più lenta. Vedi laggiù quella curva della montagna? La strada non la
segue, ma tira dritta fino al monte vicino grazie a un viadotto. Noi gli
passeremo sotto e arriveremo a una piccola insenatura sabbiosa, dove
finisce la scogliera. Da lì arriveremo al rifugio. Coraggio, scendi"
"...va bene..."
Hanamichi saltò nel fiume e rimase in attesa, mentre l'acqua mista a fango
si infrangeva sgraziata contro di lui.
Rukawa lo raggiunse in fretta, temendo che potesse avere ancora in mente
qualcosa.
Hanamichi lo guardò senza emozioni:
"Guidami tu"
Rukawa annuì, e iniziò a spingersi verso la parete. Era faticoso
camminare. L'acqua scorreva forte, tentando di spingerli a valle,
avvolgendosi attorno ai loro arti con lunghe flessuose dita che li
ostacolavano senza compassione. Il dolore alle sua gambe si era
riacutizzato, costrette com'erano a contrastare la forza del fiume. Si
fermò un attimo, mentre la vista gli si appannava.
"Che c'è?"
Hanamichi impaurito fu subito al suo fianco, appoggiando la mano contro un
braccio.
Rukawa lo guardo stupito, poi scosse la testa.
"Nulla...sono solo un po' stanco..."
"Ti gira la testa?"
"...un po'"
"Hai perso sangue, è normale"
"Basterà arrivare al rifugio, e potremo mangiare. Lì ci sono sempre
provviste per i viaggiatori in difficoltà"
"...non cadere..."
"Sì..."
Rukawa fece un passo e si inclinò pericolosamente di lato.
"Rukawa!!!"
"S-s-sto bene"
Hanamichi lo strinse più forte, proteggendolo dall'acqua che gli
gorgogliava attorno alle gambe. Era riuscito ad afferrarlo per miracolo.
Se fosse caduto...
"Stai tranquillo, non ti allarmare, vedrai andrà tutto bene stai calmo!"
"...e chi si agita? Sei tu quello che sta andando fuori"
"...io..."
"Non è nulla. È come contro la banda di Mitsui. Mi sono alzato ma sono
subito crollato, te lo ricordi?"
"...sì"
"Ho solo bisogno di prendere fiato..."
"...va bene"
"...ma non qui. Dobbiamo arrivare alla spiaggetta"
"S-s-sei sicuro?"
"Sì"
Rukawa si staccò. Hanamichi lo vide traballare, e fu subito al suo fianco.
Rukawa lo rassicurò con la testa, e si incamminarono insieme verso un
masso che offriva un po' di riparo.
Il ragazzo moro camminava da solo, ma Hanamichi era accanto a lui, pronto
a intervenire. Gli aveva fatto piacere, oltre che profondamente stupito,
la preoccupazione che aveva dimostrato nei suoi confronti quand'era
tornato da lui e lo aveva trovato a pensare al...bè, ora che ci pensava
sul serio, era davvero una scemenza. Non avrebbe risolto nulla lasciandosi
annegare, anzi, avrebbe aggiunto dolore al dolore. Sarebbe stato un atto
egoistico e vile. No, ed era vivendo che si sarebbe riscattato da quel
pensiero. E aiutando Rukawa. Non lo avrebbe perso.
Non anche lui.
Rukawa si appoggiò alla parete, prendendo fiato. La testa gli girava a
intervalli più o meno regolari, e le gambe minacciavano di cedergli da un
momento all'altro. Persino Sakuragi era preoccupato per lui, ne sentiva la
presenza al fianco, pronto ad aiutarlo. Ma non avrebbe mollato. Non se lo
poteva permettere.
"Ti vuoi riposare un po'?"
La voce gentile lo fece drizzare.
"No. Andiamo"
"Sei certo di non voler rimanere qui a prendere fiato?"
"Ho detto di no. Sei sordo?"
Hanamichi sussultò e rimase a bocca aperta, ma non disse nulla. Si limitò
a zittirsi e ad abbassare lo sguardo.
Rukawa si maledisse. Non voleva essere così brusco. Non lo voleva ferire...sapeva
che era preoccupato per lui, e gliene era grato. Ma non era riuscito a
trattenersi...non voleva trovarsi anche un Sakuragi assillante alle
calcagna... Gli bastavano le sue fans. Anche a costo di ferirlo...non lo
avrebbe fatto diventare un altro cagnolino scodinzolante.
"Andiamo"
ordinò secco.
Hanamichi si accodò a lui, senza osare dire altro.
..................
Il cammino fu lento e spossante. In testa Rukawa marciava a tappe forzate,
grazie più alla forza di volontà che alle reali forze di cui disponeva.
'Non accadrà più...non mi mostrerò di nuovo debole ai suoi occhi. Non mi
asfissierà anche lui'
Non si rivolse mai a lui, non lo degnò di uno sguardo, non gli chiese come
stava.
Lo aveva relegato ai margini della sua coscienza.
Hanamichi non riusciva che a fissare la schiena leggermente curva che
procedeva dinanzi a lui. Non aveva il solito atteggiamento spavaldo, ma
conservava comunque la sua indipendenza. Non aveva voluto che lo aiutasse,
e per lui era stato un duro colpo.
'Mio padre...lo volevo aiutare, e non ci sono riuscito. Rukawa...lo
stesso, ma non vuole lui. Però io...non potrei sopportare di vederlo
morire...Dio...mi sento così depresso...'
Provava anche un profondo male fisico. La sua testa aveva iniziato a
fargli male, e lo stomaco era sottosopra. Avrebbe voluto rimettere, ma
sicuramente avrebbe peggiorato le cose. Forse l'unica era distrarsi un
po'...alzò lo sguardo, e vide il viadotto descrittogli da Rukawa, che
univa le due montagne grazie a un unico balzo elegante.
"Manca poco"
sentì mormorare all'altro, senza capire se stesse parlando a sé stesso o a
lui. Scosse la testa, non aveva la forza di comprenderlo.
Alla sua sinistra la scogliera declinava ripidamente, fino a stabilizzarsi
a un'altezza di un paio di metri.
"Siamo arrivati"
Hanamichi seguì Rukawa fuori dall'acqua. Si trovavano in una piccolissima
baia ai margini di una foresta. Un sentiero abbastanza largo si inoltrava
tra i cespugli, sparendo alla vista.
Rukawa si sedette su un masso, e appoggiò la testa sulle ginocchia. Aveva
smesso di girargli, ma la stanchezza non accennava a diminuire. E avevano
ancora un po' di strada da fare. Guardò Sakuragi, che appoggiato a un
albero fissava immobile il cielo. Sembrava non accorgersi dell'acqua che
scorreva su di lui.
Inspirò varie volte, poi si costrinse ad alzarsi.
"Andiamo. Non dobbiamo fermarci"
Si avviò lungo il sentiero senza voltarsi.
Hanamichi si staccò dall'albero e lo seguì, senza parlare.
Fine capitolo terzo
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